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Parlare di cibo piace ai giovani, ma non online: un’infografica

Ma quanto ci piace parlare di cibo? Ovvio, siamo italiani, giovani o anziani accomunati dalla voglia di discutere ciò che passa a tavola. Anzi, più si è giovani e più spesso se ne parla, anche più volte al giorno. Non a caso tra i modi di dire più utilizzati c’è “Parla come mangi”. E che non sia un luogo comune, lo conferma anche la ricerca “Italiani che parlano di cibo: un dibattito infinito” realizzata da Squadrati per Coca-Cola, che rivela con quanta frequenza e passione nel nostro Paese si parli di gusti e scelte a tavola. 

I dati emersi dalla ricerca confermano una passione irresistibile che ogni giorno coinvolge il 51% dei nostri connazionali. Una tendenza costante rispetto al passato secondo circa la metà del campione (53%), ma percepita addirittura in crescita per il 43% degli intervistati, che negli ultimi cinque anni afferma di aver aumentato le proprie conversazioni sul cibo.

 

Tutti i giorni, a tavola e al top in Campania

Il 51% degli italiani parla di cibo e di gusti in fatto di cibo tutti i giorni. E con una propensione, forse a sorpresa, ben maggiore da parte dei giovani: nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni la percentuale sale infatti fino al 58%. Questo però non ha nulla a che vedere con l’utilizzo dei social network, che si posizionano solo al sesto posto fra i “luoghi” in cui avvengono le conversazioni.

È la casa infatti il regno delle discussioni sul cibo e sui gusti (80% degli intervistati), seguita a distanza da ristorante (53%) e ufficio (45%). Seguono i supermercati (34%), il bar (30%) e infine proprio i social network (20%). Fra questi la piattaforma preferita per discutere di cibo è Facebook: usata a questo scopo dal 59% delle persone che dibattono sui social.

La Campania è la regione più social: si confrontano su questi mezzi il 32% dei campani vs 20% della media nazionale. D’altra parte è proprio la Campania una delle due regioni, insieme alla Puglia, in cui il dibattito è più frequente (rispettivamente per il 66% e il 61% degli intervistati vs. 51% della media nazionale).

Nella classifica delle persone con cui capita più spesso di intavolare discussioni sul tema, gli amici conquistano il primo posto (segnalati dal 74% del campione) e battono il partner (al secondo con il 62% delle risposte), seguiti poi, in terza posizione, da genitori e colleghi (entrambi al 45%).

Se nel Lazio, più che in ogni altra regione, si parla con maggiore frequenza di cibo con gli amici (78% degli intervistati vs. 74% della media nazionale), il Piemonte è in controtendenza rispetto alle conversazioni con il partner, che qui raggiungono il 71% delle preferenze vs. 62% della media nazionale.

 

Parlare di cibo? Piacevole e socializzante

Sul perché il tema del cibo sia così rilevante nelle conversazioni il 44% degli italiani non ha dubbi: perché è un piacere della vita. L’essere parte della nostra cultura territoriale viene indicato solo in seconda battuta come motivazione di dibattito dal 17% del campione. Al terzo posto si posiziona il fatto che “crea unione” (11%).

L’edonismo degli italiani si rispecchia anche nel loro approccio ai momenti di conversazione su questi temi, che risultano piacevoli per il 54% degli intervistati – con un picco nel Lazio per cui sono dichiarati piacevoli dal 60% degli intervistati – per il 41% creano socializzazione mentre per il 34% del campione sono divertenti.

Le fasce più giovani della popolazione si distinguono anche in questo caso. È fra i 18-24enni che la percentuale di chi li ritiene al contrario “animati” sale (21% vs. 11% della media campionaria), così come di chi pensa che creino polemiche (13% vs 8%), o divisioni (12% vs 6%). Anche in Campania, più che altrove, i momenti in cui si parla di cibo sono percepiti come animati (19% vs 11%), mentre in Piemonte sono vissuti come tranquilli più che in altre regioni.

Ma se parlare di cibo per gli italiani è, in generale, qualcosa di piacevole e che crea unione, quando si tratta di scegliere effettivamente cosa o dove mangiare la situazione cambia e l’armonia può incrinarsi: quando si tratta di uscire con altre persone e non si trova un posto che soddisfi i gusti di tutti, infatti, il 53% sceglie in base al proprio gusto o piuttosto non esce.

 

Dialogo sopra i massimi sistemi di cosa ho nel piatto (e sulla pizza)

L’82% degli italiani ritiene che quello del cibo sia un argomento serio. Sarà per questo che se ne parla continuamente, prima, dopo e durante i pasti. Ben l’88% degli intervistati parla di cibo mentre è a tavola. Di questi il 67% parla di ciò che sta mangiando, ma il 20% è già proiettato a cosa mangerà durante i pasti successivi.

Gli argomenti più trattati quando si parla di cibo? Nell’ordine i propri gusti, come si è mangiato in un ristorante e i propri piatti preferiti.

In Emilia Romagna e Lazio è il trionfo dei “recensori”: più che altrove si parla di come si è mangiato in un dato ristorante. In Toscana, più che in altre regioni, si parla dei propri gusti in fatto di cibo e del regime alimentare preferito. Mentre in Veneto si parla più che altrove della qualità degli alimenti.

Entrando nello specifico delle conversazioni quelle su cui gli italiani si sentono più coinvolti sono: in primis la pizza (tipo di forno e altezza) per 3 intervistati su 4, a pari merito col livello di cottura della carne. Tema molto sentito, come immaginabile, dai campani che si accendono parlando di pizza alta o bassa (84% vs. 75% della media nazionale), o del tipo di forno (85% vs. 74% della media nazionale). Il 70% degli italiani discute e si infervora poi per il livello di cottura della pasta.

La passione nel dibattere sulla tipologia di pizza è stata confermata anche dalla campagna “De Gustibus” di Coca-Cola che da marzo a giugno ha indagato su Facebook le preferenze degli utenti italiani. Il risultato? Sul podio, al primo posto, appunto il post dedicato alla scelta della pizza, alta o bassa, che ha totalizzato oltre 500 commenti, quasi 400 commenti per l’elezione della piadina ideale con prosciutto cotto vs prosciutto crudo in un post dedicato e 340 per indicare la pasta preferita nella sfida tra quella corta e quella lunga.

Anche nei dibattiti allestiti in alcune pensiline interattive predisposte a Milano, Roma e Napoli la pizza è stata il tema più partecipato con oltre 7.000 voti in sole due settimane di attività. Una curiosità: per i milanesi vince la pizza alta con il 60% delle preferenze, mentre a Roma il dato è capovolto con il 61% di voti per quella bassa.

 

[1] “Italiani che parlano di cibo: un dibattito infinito”: indagine quantitativa, commissionata da Coca-Cola a Squadrati, su campione di 1.504 intervistati, di età compresa tra i 18 e i 64 anni, per quote proporzionali alla popolazione residente in Italia per sesso, classi di età e regione; metodo di rilevazione: CAWI, interviste realizzate online; periodo di rilevazione: 3 – 11 luglio 2018.

Starbucks debutta a Milano con una magica fabbrica del caffè

In fondo è tutto iniziato anni fa nella mente del fondatore di Starbucks, Howard Schutz, che trentenne nel 1983 venne in viaggio a Milano, come ha spiegato emozionato alla presentazione per la stampa. E, affascinato dalla cultura del caffè italiana, che significa anche e soprattutto socialità e accoglienza, immaginò come sviluppare la sua azienda, ispirandosi proprio al buon vivere italico. Oggi Starbucks è il primo torrefattore e rivenditore di caffè nel mondo con oltre 25.000 negozi in tutto il mondo. Ma fino ad ora nessuno in Italia. Il primo caffè alto di gamma, terza Roastery al mondo dopo Seattle e Shangai, apre le porte al pubblico il 7 settembre alle ore 9 in piazza Cordusio a Milano, nell’antico palazzo delel poste, ed è “il cerchio della storia di Starbucks che si chiude”.

[Not a valid template]Non uno Starbucks qualunque dunque (anche se Schultz ha confermato che apriranno altri Starbucks entro l’anno a Milano, in collaborazione con il partner licenziatario Percassi), ma uno spazio di grande impatto che offre “tutto il meglio di Starbucks” e che presenta un vero e proprio palcoscenico sul fantastico mondo del caffè, variegato e caleidoscpico ma che noi italiani spesso vediamo a due dimensioni: miscela ed espresso.
Un sorta di fabbrica del cioccolato à la Willy Wonka dove poter gustare, odorare ma anche seguire la lavorazione dal chicco verde alla tazzina, con un caffè estratto in vari metodi. Tutto il caffè servito e venduto è torrefatto all’interno della Roastery dalla gigantesco tostatrice. L’effetto “wow” è assicurato dal caffè che sfreccia sopra le teste dei clienti dentro tubi in rame con “finestre” tasparenti che finiscono in silos posizionati nei vari bar della Roastery, dove è possibile assaporare la freschezza del caffè Reserve, o attraverso la linea di confezionamento, dove viene impacchettato per essere venduto o distribuito negli Starbucks di tutta Europa, Medio Oriente e Africa.
La Reserve Roastery di Milano, gestita direttamente dall’azienda, va a consolidare l’investimento aziendale nel suo brand esclusivo come parte della sua strategia di sviluppo generale, fungendo inoltre da base per l’innovazione commerciale e prodotto dei suoi negozi principali nel resto del mondo. 

Apre a Castel Guelfo The Style Outlets il secondo beer shop di 32 Via dei birrai

Sceglie l’Emilia Romagna 32 Via dei birrai per aprire oggi lunedì 13 agosto al Castel Guelfo The Style Outlets il suo secondo beer shop, dopo quello di Noventa di Piave inaugurato nel maggio dello scorso.

Nel beer shop – bistrot  del birrificio di Pederobba si potranno consumare colazioni sane e sfiziose, panini gourmet e le immancabili birre 32. Il tutto all’interno del Castel Guelfo The Style Outlets, lo shopping center a pochi km da Bologna con oltre 110 negozi di marchi prestigiosi.

32 Via dei birrai BEER SHOP – BISTROT è un progetto internazionale che rispecchia il linguaggio concettuale del brand. Ironia e competenza, idee e passione, luce e colore, forme in intervalli sospesi per esprimere al meglio la visione dell’invisibile.

Artigianalità ed ecosostenibilità sono esaltate dagli intrecci eleganti del ferro, dal calore vivo del legno, dal sapiente riutilizzo di materiali e oggetti del tutto ordinari, apparentemente insignificanti ma capaci di creare una nuova forma di bellezza dalla disarmante semplicità.

La formula e la filosofia sono le medesime del beer shop – bistrot presente al Noventa di Piave Designer Outlet: attenta selezione delle materie prime e continua volontà d’innovazione per offrire ai clienti tutte le birre 32, da assaporare nella loro essenzialità o in abbinamenti inediti con pietanze gourmet.

Tv e food delivery accoppiata vincente: per Deliveroo +20% durante i Mondiali

Cibo pronto, divano, partita alla tv e – direbbe l’inossidabile Fantozzi – rutto libero: è un trend degli ultimi anni ma in ascesa quello che vede un grande evento come i Mondiali di Calcio appena conclusosi accoppiarsi con il food delivery, le consegne di pasti a domicilio. Una conferma viene da Deliveroo, che ha monitorato gli ordini delle cucine appartenenti ai Paesi che hanno partecipato ai Campionati del Mondo in Russia e i piatti che hanno avuto più successo da giugno ad oggi.
Durante l’ultimo mese gli ordini su Deliveroo sono cresciuti di circa il 20%, con picchi del 24% a Roma.

Analizzando i dati relativi alle cucine rappresentative dei Paesi coinvolti nella competizione, la sfida a tavola ha visto rivaleggiare tra di loro in modo particolare tre Paesi su tutti: il Brasile, il Giappone e il Messico, le tre cucine best seller tra i Paesi partecipanti al Mondiale.

Una sfida all’ultimo colpo a suon di sushi, burrito e roll che ha visto predominare le specialità brasiliane, in modo particolare a Roma, quelle made in Japan a Milano, Roma e Firenze e quelle messicane a Torino.

A livello di preferenze assolute, sempre secondo i dati registrati da Deliveroo durante il periodo dei Mondiali, dominano i menù McDonald’s, che ha da poco siglato in diverse città italiane un accordo con Deliveroo per il servizio McDelivery.

Tra i più gettonati, oltre alle classiche e tanto amate patatine, i Chicken McNuggets (i bocconcini di pollo impanati), il classico hamburger e il Crispy McBacon, l’hamburger con bacon croccante e formaggio filante.

A seguire, la classica pizza Margherita, che si conferma come una delle compagne preferite a tavola in occasione di eventi tv, e i più innovativi poke, ciotole a base di pesce crudo tipiche della cucina hawaiana, vero e proprio fenomeno del momento, amati in modo particolare nelle versioni al salmone, avocado ed edamame.

E proprio i poke sono stati i protagonisti dell’ordine più consistente registratosi durante il corso della manifestazione dal Ristorante Pokèria by NIMA di Milano, con uno scontrino da 290 euro.

 

Fuga dal ristorante, ma la consegna tampona l’emorragia

Secondo un sondaggio interno svolto da Deliveroo gli oltre 3mila ristoranti partner nelle 20 città italiane dove il servizio è attivo hanno registrato durante i Mondiali di Calcio Russia 2018 un aumento degli ordini online (nel 55% dei casi) a fronte di un calo fisiologico delle presenze fisiche nei locali (segnalato dal 60% dei partner).

La campagna di Burger King Belgio sui colleghi in vacanza: genial!

Burger King in Belgio ha avuto un’idea di marketing davvero originale, rivolta a chi è già in vacanza mentre i colleghi sono al lavoro, e viceversa. Punta a un piaga estiva universale: a nessuno piace ricevere quelle e-mail di risposta “out-of-office” mentre si suda al lavoro con il miraggio del ferie.

Per rendere la frustrazione un po’ meno pesante, la catena di hamburger americana propone al fortunato vacanziere di mandare, insieme al ferale messaggio del tipo “scusa non posso rispondere, sono in una fantastica isola greca impegnato a sorseggiare un cocktail” un “riparatore” buono omaggio per un panino o un frappè di Burger King.

Come dire, sono in vacanza ma ti penso. Divertente anche il video creato per lanciare la promozione. Mandare il buono regalo invece è semplicissimo: basta andare sul sito di Burger King all’indrizzo https://whopperooo.burgerking.be/fr, compilare il form con nome, indirizzo di posta elettonica del destinatario, periodo e luogo delle ferie e partirà “la prima risposta e-mail automatica che offre un “Whopper” ai tuoi colleghi”. naturalmente, biosgn aesssere in Belgio. o quanto meno deve esserlo il malcapitato collega.

Panini Durini, club deal con Astraco, 20 punti vendita ed estero nel futuro

Astraco, società di advisory indipendente, attiva da gennaio 2018 sotto la guida di Nino Dell’Arte ha organizzato e strutturato l’ingresso di investitori privati in Pancioc S.p.A., società attiva nella gestione della catena di lunch bar tavola fredda a marchio Panini Durini. 

L’operazione è stata perfezionata attraverso l’acquisizione di una quota di maggioranza di Panini Durini da parte di una società veicolo ad hoc costituita e capitalizzata dal club deal. Nell’acquisizione ha co-investito, attraverso uno strumento di debito mezzanino, il Fondo Impresa Italia gestito da Riello Investimenti Partners SGR. I soci fondatori rimarranno co-investitori assieme alla nuova compagine azionaria.

Panini Durini, fondata nel 2011 con il primo lunch bar dal format innovativo e dal concept italiano, conta oggi 14 punti vendita localizzati nelle aree centrali e più strategiche di Milano e altri tre all’interno di centri commerciali. Ha riscontrato un notevole successo sulla piazza milanese grazie al sapiente posizionamento di prodotto e alla coerenza operativa, registrando un fatturato di 9.5 milioni di euro nel 2017 e una proiezione di chiusura prossima agli 11 milioni di euro per il 2018. 

L’obiettivo strategico del progetto è di sostenere una fase di ulteriore sviluppo ampliando il network di Panini Durini di oltre 20 nuovi punti vendita in Italia e all’estero nel corso del prossimo triennio. Panini Durini sarà guidata da un nuovo Amministratore Delegato, Domenico Mazzeo, investitore del club deal promosso da Astraco e manager di successo nel settore food retail, con alle spalle numerose esperienze tra le quali Obicà.

Il modello di Astraco, nel solco delle nuove forme di private equity, è quello di club deal trasparente, flessibile e con incentivi fortemente legati alle performance. Gli investitori partecipanti, ad oggi famiglie imprenditoriali, selezionano direttamente i progetti di investimento a cui aderire in base al proprio gradimento, alla comprensione delle leve operative di creazione di valore ed al contributo strategico proveniente dalle rispettive esperienze nei settori industriali di appartenenza.

 

Gli advisor

Astraco e gli investitori privati sono stati assistiti dallo studio DWF, dai partner Luca Cuomo e Michele Cicchetti, con la collaborazione di Gianni Vettorello, Matteo Polli e Artemis Tiamkaris per gli aspetti legali e contrattualistici e dallo studio Nctm, dal partner Manfredi Luongo con un team composto da Vincenzo Cantelli e Stephanie Cappella, per gli aspetti fiscali e di strutturazione dell’acquisizione. La Due Diligence finanziaria è stata completata da Deloitte Transaction Services con il partner Luca Zesi. Riello Investimenti Partners SGR S.p.A. con un team guidato da Luigi Terranova e Alberto Lampertico è stata assistita dallo studio legale Pavia e Ansaldo con la partner Marina Balzano e l’associate Giulio Asquini.

Gli azionisti di Pancioc sono stati assistiti dall’advisor finanziario K Finance, partner di Clairfield International, con il partner Filippo Guicciardi, il director Maximiliano Turelli e l’analista Beatrice Reggiori; degli aspetti fiscali si è occupato lo Studio Villa & Villa e Associati con i partner Emiliano Villa e Giacomo Volpi e degli aspetti legali e contrattualistici si sono occupati lo studio Alpeggiani, con il partner Niccolò Piccone, lo studio Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners, con i partner Gerardo Gabrielli e Andrea Taurozzi e gli associate Andrea Mossa e Jacopo Ceccherini e lo Studio Legale Pepe & Ass.ti, con il Partner Francesco Ferrara.

[notizia da comunicato stampa]

A Roma Termini debutta il primo Sushi Daily con sedute

Sushi Daily, il brand di proprietà dell’azienda KellyDeli noto per i Sushi Kiosk spesso aperti all’interno di punti vendita della Gdo, apre a Roma il primo punto vendita con sedute, nella nuovissima ala della Terrazza Termini posta al 1° piano della Stazione Termini.

Il punto vendita Sushi Daily, aperto tutti i giorni dalle 7 alle 23, darà la possibilità a tutti i viaggiatori che passeranno dalla Stazione Termini di poter assaporare i piatti tipici della cucina giapponese, preparati quotidianamente dagli Artigiani del Sushi, in una duplice opzione che tiene conto della fruibilità del prodotto e del luogo: take away o consumo al tavolo.

I prodotti realizzati durante la giornata nella cucina a vista che è diventata simbolo dei chioschi Sushi Daily potranno essere prelevati direttamente dai viaggiatori dalla vetrina refrigerata per essere degustati in viaggio, oppure gustati con calma nel luminoso e accogliente spazio studiato dall’architetto Leonardo Venezia.

Dopo alcune esperienze di pop up store nelle principali stazioni e aeroporti di Francia e Olanda, Sushi Daily ha scelto la Stazione Termini di Roma per aprire il suo primo punto vendita di 150 metri quadri con 50 sedute. Caratterizzato dai colori tipici del brand rosso e nero, il concept con cui Sushi Daily ha scelto di accogliere i propri clienti si ispira apertamente allo Yin e Yang, l’equilibrio tra giorno e notte, positività e negatività che si alternano, tipico della cultura orientale.
Inondato da luce naturale grazie alla grande vetrata che si affaccia sui binari della stazione, il punto vendita è aperto dalla colazione alla cena, e porta un’offerta culinaria internazionale all’interno della Stazione di Roma Termini. Oltre alle 60 proposte classiche con o senza pesce crudo e verdure, saranno disponibili creazioni originali come il Crunch Roll. Tutti i piatti saranno disponibili in comodi formati studiati per rispondere alle esigenze di una clientela in continuo transito.
Anche per la colazione l’offerta resterà di respiro internazionale con offerte gustose che seguono i nuovi trend come toast avocado e salmone e yogurt con granola.
Nel punto vendita, inoltre, troverà posto anche una selezione di prodotti di origine asiatica e giapponese, comprese bibite importate, le birre Asahi e Kirin, le salse e, ovviamente, tutto il necessaire per il consumo di un perfetto sushi.

Wagamama sbarca in città: il debutto in centro a Milano, il 21 giugno

Seicento metri quadri distribuiti su due piani, oltre 200 coperti, uno staff di circa 50 persone e un menù di oltre 50 portate, ispirate alla cucina fusion orientale: sono i numeri del primo wagamama milanese, terzo in Italia dopo quelli Orio Center e Malpensa, che aprirà a soli pochi passi dal Duomo in via San Pietro all’Orto il 21 giugno.

“Milano è indubbiamente un’icona della ristorazione in Italia e siamo entusiasti di poter portare la nostra cucina, il principio che ci guida da oltre 25 anni, ispirato alla filosofia kaizen, espressione giapponese che significa “miglioramento continuo” e il credo stesso che ci contraddistingue, quello della cultura del mangiare bene per sentirsi bene.” ha commentato Brian Johnston, International Managing Director di wagamama international.

Tra le pagine del menù un’ampia offerta perfetta per le calde giornate estive con piatti ricchi di verdure e ben nove centrifughe per una pausa ricca di vitamine e minerali: un mix di frutta e verdura spremuta e centrifugata al momento.

 

Dalla colazione ai cocktail

E per rispondere ai gusti e alle aspettative di un pubblico che vive nel cuore pulsante di una città simbolo della moda, del design e della ristorazione, wagamama si prepara al grande debutto milanese con un’offerta di cocktail studiati con opportune rivisitazioni asiatiche. Ma il buongiorno di wagamama parte dalle prime ore del mattino con un’offerta per la colazione pronta ad accogliere tutti i gusti, dalle proposte salate che vedono come base un’ampia varietà di uova, preparate in camicia o in versione omelette, passando per dolci dove frutta e cereali si trasformano in pancakes, porridge o accompagnano uno yogurt. L’ ambiente è fatto di legni, marmi e luci avvolgenti, in un intreccio di colori caldi e confortevoli.

“Dopo un lavoro lungo e meticoloso, siamo entusiasti di aprire le porte di questo nuovo spazio, una location importante in cui vogliamo portare un brand di fama mondiale, ma sempre con occhio attento alla cultura del luogo. Per questo l’offerta parte dalla colazione e vuole accompagnare i clienti tutti i giorni con orario continuato fino a sera. Il nostro staff, dopo un approfondito affiancamento con i responsabili internazionali, è pronto ad accogliere il pubblico con il tipico atteggiamento che porta la firma wagamama: estrema professionalità intrecciata al clima friendly, per un’atmosfera semplice, vivace e cordiale” dice Maurizio Raviolo, Managing Director di wagamama Italia.

Il brand è giunto in Italia lo scorso anno grazie all’accordo di partnership siglato a luglio 2016 da wagamama con W Italia srl – società nata dalla collaborazione tra Percassi Food & Beverage, la holding di Percassi attiva nel settore della ristorazione e Migebar srl, società di Giacomo Moncalvo e Maurizio Raviolo.

Le tre sedi italiane si sommano agli oltre 190 ristoranti wagamama presenti nel mondo in 24 Paesi. Tra i riconoscimenti recenti assegnati al brand per il successo riscontrato nel mercato italiano, il New Premium Foreign Retailer Confimprese Award 2018.

Surgital, il 100% torna ai Bacchini

Torna a casa Surgital, e per casa si intende la famiglia Bacchini, che ha fondato l’azienda nel 1980 e che che torna a possedere il 100% del capitale di Surgital Spa, prima azienda italiana produttrice di pasta fresca surgelata, piatti pronti surgelati e sughi in pepite surgelati per la ristorazione, il catering e il canale bar. Un’operazione finanziaria in cui ha riacquistato la partecipazione di minoranza detenuta dal 2013 dal Fondo Italiano d’Investimento, gestito da Neuberger Berman AIFM Limited, che aveva investito nel gruppo Surgital per sostenere un importante progetto di crescita organica in previsione anche dello sviluppo all’estero.

“Nel 2013 l’entrata del Fondo Italiano fu dettata da una precisa scelta strategica volta a tutelare gli investimenti che l’azienda aveva messo in atto e consentirne così l’effettivo realizzo, mantenendo fermo l’obiettivo, una volta trascorsa la naturale decorrenza quinquennale del contratto, di procedere al riacquisto delle azioni cedute al Fondo Italiano d’Investimento, cui va il nostro vivo ringraziamento per la fiducia e la collaborazione che hanno contribuito nel rendere possibile il raggiungimento di questo importante e gratificante traguardo” ha dichiarato Edoardo Bacchini, Amministratore Delegato di Surgital SPA.

Fondata come piccolo laboratorio artigianale, Surgital ha saputo portare la genuinità dei suoi prodotti su scala industriale, arrivando a produrre ogni giorno 135 tonnellate di pasta fresca, 60.000 piatti pronti monoporzione e 8 tonnellate di sughi in pepite, impegnando oltre 320 dipendenti. Alla sede produttiva di Lavezzola (Ra) si aggiungono due filiali commerciali in Francia, a Lione, e negli Stati Uniti, in Florida, e la presenza di area manager diretti in Germania e nel Regno Unito.

Surgital è guidata da Romana Tamburini, fondatrice e attuale Presidente, dai figli Massimiliano, Elena ed Enrica mentre l’Ad è Edoardo Bacchini. Il fatturato consolidato del Gruppo è passato da 55 milioni di euro nel 2013 a 75 milioni nel 2017, con un incremento del 36% anche grazie a un piano di investimenti industriali realizzato negli ultimi anni. L’organico è cresciuto dal 2013, quando erano impiegate 213 unità, alle 329 di fine 2017, crescita dovuta anche all’ingresso del Gruppo nel mondo della ristorazione retail attraverso la Ca’ Pelletti Retail srl.

Nello stabilimento, che copre una superficie di 60mila metri quadrati, sono attive 29 linee di produzione. Parte importante dell’azienda, oggi governata dall’intera famiglia Bacchini, sono i 70mila metri cubi di celle frigorifere, con un magazzino automatizzato a -20 °C da 14mila posti pallet in cui sono stoccate oltre 600 referenze di prodotto, tutte preparate con ingredienti eccellenti della tradizione italiana e materie prime, acquistate integre e lavorate nelle cucine interne, molte delle quali certificate Dop.

Day lancia il concorso fotografico dedicato a chi utilizza i suoi buoni pasto

Scatta una foto nel negozio dove pagherai con i tuoi buoni pasto digitali, e partecipa al concorso: è l’iniziativa lanciata da Day Gruppo Up, da trent’anni nel mercato dei servizi alle aziende e alle persone come il buono pasto, il buono regalo e piani di welfare.

Il nuovo concorso dedicato a tutti gl utilizzatori, è di fatto un contest fotografico che spinge a descrivere tramite immagini la propria “sacra” pausa pranzo, immortalandone l’aspetto che si ritiene più significativo, dalla location ai piatti più appetitosi e sfiziosi.

Fino a metà giugno, è possibile registrarsi sul sito Scatta e vinci con Day indicando tra i dati il numero del blocchetto o della ricarica dei buoni pasto digitali, caricare una foto che ritragga la propria pausa pranzo scattata nel locale dove il buono è stato utilizzato, e aggiungere una didascalia. La foto potrà anche essere condivisa sui propri social con l’hashtag #scattaevinciconday.

Sono previste dieci categorie di locale, dal ristorante al Fast Food al Take away, una al mese, e ogni mese è possibile caricare una foto per tipologia. Sarà il pubblico a stilare una classifica: le prime dieci più votate di ogni categoria verranno poi sottoposte al giudizio di una giuria che decreterà il vincitore di ognuna, secondo i criteri di valore artistico, originalità della foto ed efficacia nel rappresentare il tema della pausa pranzo.
Il più votato di ogni categoria può vincere 250 euro in buoni shopping Cadhoc e, in palio nell’estrazione finale tra tutti i partecipanti, 500 euro in buoni Cadhoc.

Day fa parte della multinazionale Gruppo UP, cooperativa sociale nata in Francia più di cinquanta anni fa e presente in 17 Paesi del mondo. Il gruppo ha 26 milioni di utenti e un fatturato di 7 miliardi di euro. In Italia raggiunge ogni giorno 16.000 aziende clienti e 500.000 lavoratori, collaborando quotidianamente con 110.000 partner affiliati, e realizza un fatturato di 500 milioni di euro con risultati sempre in crescita.

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