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Il terzo wagamama aprirà in centro a Milano: al via le selezioni per il personale

wagamama arriva a Milano, e apre il terzo locale in via San Pietro all’Orto, nel centro città: un cambio deciso rispetto alle prime aperture. Il debutto del brand di cucina pan-asiatica nato a Londra nel 1992 e giunto in Italia lo scorso anno è previsto prima dell’estate. Sono dunque aperte le selezioni delle oltre 50 posizioni per il new opening milanese con due career day, il 10 e l’11 aprile.

Pronto a deliziare cittadini e viaggiatori, un menù ispirato ai sapori del Giappone, dalle ciotole di profumata zuppa di noodles con carne o verdure, agli iconici ramen, passando per i gyozas, i tipici ravioli giapponesi e tante novità firmate wagamama. Pietanze e profumi che prendono forma dalla filosofia del “positive living” che si accompagna al “positive eating”, il tutto esplicitato nell’iconico motto “diffondere positività dalla scodella all’anima”.

Il nuovo ristorante presenta un ambiente minuziosamente ricercato e un’ampia varietà di piatti preparati al momento con elementi sempre freschi e selezionati. Ad accogliere i clienti, dal momento della colazione fino a sera in orario continuato, uno staff estremamente friendly.

E proprio l’elemento “friendly” che s’intreccia all’estrema professionalità, è una delle caratteristiche richieste per la selezione delle oltre 50 posizioni aperte per il new opening milanese: persone brillanti, capaci di dar vita a un team motivato ed entusiasta. Diverse le figure professionali ricercate: cuochi, camerieri, sous chef. Per candidarsi e partecipare ai career day fissati per il 10 e il 11 aprile è possibile inviare il proprio curriculum vitae alla sezione “Lavora con Noi – Opportunità professionali” sul sito www.percassi.it. Per tutti i selezionati è previsto un mese di formazione.

Le sedi italiane si sommano così agli oltre 170 ristoranti wagamama presenti nel mondo per una diffusione totale in ben 22 Paesi.

“L’arrivo di wagamama nel cuore di Milano rappresenta per noi una grande sfida, uno step fondamentale nel territorio italiano. Non vediamo l’ora di portare la nostra cucina d’ispirazione giapponese in un centro così importante e rappresentativo” dice Brian Johnston, International Managing Director di wagamama international.

Spiega così l’avvicinamento al centro città del marchio inglese Maurizio Raviolo, Managing Director di wagamama Italia: “Dopo quasi un anno dall’apertura a Oriocenter e a pochi mesi da quella all’interno dell’aeroporto di Malpensa, ci prepariamo ad affacciarci alla città di Milano. Siamo già all’opera per la nuova apertura che conterà oltre 200 coperti, per servire i nostri clienti dalla colazione del mattino fino a sera, dal lunedì alla domenica”.

Il brand giunge in Italia grazie all’accordo di partnership siglato a luglio 2016 da wagamama con W Italia srl – società nata dalla collaborazione tra Percassi Food & Beverage, la holding di Percassi attiva nel settore della ristorazione e Migebar srl, società di Giacomo Moncalvo e Maurizio Raviolo.

Riconoscimento facciale e robot, le tecnologie più avanzate si usano per vendere hamburger

Un chiosco con riconoscimento facciale che – giustappunto – ti riconosce e ricorda grazie all’intelligenza artificiale i tuoi ordini, già testato nel punto vendita di Pasadena, e un robot cuoco che cuoce alla perfezione e senza errori hamburger tutti (perfettamente) uguali, che dovrebbe partire nel corso del 2018: le ultime frontiere dell’interazione tra uomo e macchina non si trovano in qualche campus universitario americano ma da Caliburger, catena californiana con succursale a Dubai specializzata nel più diffuso tra i fast food, l’hamburger, appunto.

Il chiosco di Caliburger, sviluppato con la tecnologia di NEC Corporation of America, unisce riconoscimento facciale, analisi degli ordini precedenti e programma fedeltà per fornire un’esperienza personalizzata e coinvolgente. Ai clienti – già ora a Pasadena – è sufficiente andare al chiosco e sorridere per visualizzare i propri ordini precedenti, eventualmente riordinarli con un clic e nel frattempo guadagnare punti fedeltà. In una seconda fase che potrebbe già attivarsi quest’anno il riconoscimento facciale dovrebbe poter essere utilizzato anche per il pagamento.

«Legare il programma fedeltà al riconoscimento facciale riduce molto gli ostacoli legati alla registrazione e al suo uso; inoltre consente a una catena di ristoranti come CaliBurger di fornire ai clienti un’esperienza personalizzata e interattiva al chiosco per gli ordini -ha detto l’Ad di Cali Group di John Miller -. Il nostro obiettivo nel 2018 è di sostituire le carte di credito con i pagamenti tramite riconoscimento facciale. quest’ultimo fa parte di una strategia più ampia che consenta ai settori della ristorazione e del commercio di garantire lo steso tipo di benefici e convenienza nel mondo reale di quelle che i clienti sperimentano con retailer come Amazon nel mondo digitale».

Quanto al robot cuoco, soprannominato Flippy, secondo il produttore Miso Robotics impara dall’esperienza, e non avrebbe l’ambizione di sostituire gli umani ma piuttosto lavorerà al loro fianco. Potrebbe essere impiegato in 50 ristoranti nella catena già da quest’anno, e oltre a cuocere hamburger e può essere programmati per svolgere nuovi compiti come tagliare verdure o friggere pollo.

E i dipendenti in surplus dalla cucina? Secondo il produttore potranno essere reimpiegati in sala per interagire con la clientela. Sempre, naturalmente, che non sia troppo occupata a sorridere al chiosco per gli ordini…

I tempi sono dunque maturi per il ristorante automatico, in cui il cliente interagisce solo con le macchine? Teoricamente sì, la tecnologia c’è. Va detto però che la prima “mini-catena” di ristoranti automatici, Eatsa, ha chiuso i battenti di cinque dei suoi sette ristoranti automatici dopo poco più di un anno dall’apertura. Al momento piuttosto che insalate salutari sta vendendo la sua tecnologia ad altre catene fast food. La prima, Wow Bao, specializzata in ravioli cinesi, ha aperto a dicembre a Chicago il suo primo ristorante automatico. Cuochi nel retro, nascosti, e un paio di assistenti per aiutare i clienti negli ordini, ma nessun cameriere. Secondo il presidente Geoff Alexander i tempi sono maturi: «Il mondo era forse pronto per Facebook? O per fare acquisti su Amazon? È la stessa cosa con i ristoranti. L’ospitalità sta evolvendo» ha detto al Chicago Tribune

Apre a Milano CrudoCotto, il ristorante firmato Rovagnati

Un’officina del gusto in bilico tra tradizione e innovazione: è questo, secondo l’ambizione di chi lo ha pensato, l’obiettivo di CrudoCotto by Rovagnati 1943, il concept store inaugurato lunedì scorso a Milano, al numero 41 di corso Garibaldi dalla nota azienda produttrice di salumi. Nel ristorante vengono offerti piatti creati secondo le ricette tradizionali italiane ma con un occhio alle tendenze della gastronomia internazionale, secondo quello che è il dna aziendale. Le ricette sono tutte creazioni di Paolo Rovagnati.

Lo spazio di corso Garibaldi è aperto tutto il giorno, dal lunedì al giovedì dalle 7 alle 23 il venerdì e il sabato dalle 7 a mezzanotte. Un luogo quindi dove fare una capatina per colazione, per pranzo, per l’aperitivo e per cena e in ogni momento della giornata. Per ogni ora ci sono più soluzioni, con spazio anche per piatti dolci. Una delle novità della formula è il cosiddetto “formato sfizio”: è infatti possibile ordinare il proprio piatto e accompagnarlo con una o più combinazioni di altri piatti in versione “tapa”. Lo scopo è quello di condividere il cibo con gli amici, oppure di assaggiare un po’ di tutto. Tra le proposte, salumi e formaggi accompagnati dallo gnocco fritto (i salumi sempre affettati al momento e a freddo con le storiche macchine Berkel oppure a mano), o i saltimbocca di branzino e Pata Negra.

I cuochi sono coordinati dall’Executive Chef Mario Fresu (già sous-chef presso il Boscolo Restaurant&Bar) e creeranno i piatti utilizzando prodotti freschissimi e italiani, in una spaziosa cucina a vista sulla sala del Prosciutto Wine Bar&Restaurant. Il wine bar in particolare ruota attorno a un bancone ornato di sgabelli ed è lo spazio privilegiato per l’aperitivo, che varia di giorno in giorno e ha due “misure”: per gli appetiti misurati il finger food, per chi ha più fame o deve andare al cinema o al teatro l’aperitivo “rinforzato”. Al sabato è invece dedicato il rituale del brunch.

Il design del locale è contemporaneo e industriale, vagamente futurista. Cerca di enfatizzare la dualità “crudo o cotto”. Per questo mixa materiali particolari, colori e luce: elementi declinati in modo profondamente metropolitano senza però abdicare alla provenienza naturale.

 

 

Per Fattorie Garofalo un 2017 positivo (+18%) trainato dal retail

Il Bistrò di fattorie Garofalo in via Marghera a Milano.

Un fatturato 2017 a 82,3 milioni di euro, +18% sull’anno precedente, trainato dagli investimenti nel retail (che ha registrato un +239%): è quello del gruppo Fattorie Garofalo, la galassia di aziende industriali, zootecniche e del retail che fanno capo alla cooperativa agricola Fattorie Garofalo di Capua impegnata nella produzione di latte e carne di bufalo, nella trasformazione delle materie prime in Mozzarella di bufala campana Dop e salumi

Gli investimenti nel 2017 hanno superato i 10 milioni di euro, pari al 22,9% di quelli effettuati negli ultimi sei anni a oltre 44 milioni, e l’aumento dell’occupazione, passata tra il 2016 e il 2017 da 260 a 330 unità lavorative medie (+29%).

 

Bistrot chiave della crescita

Il risultato in termini di volume d’affari ha alle spalle una scommessa già in parte vinta: la diversificazione degli investimenti nel settore retail che hanno assorbito 2,4 milioni negli ultimi anni, consentendo di incrementare sensibilmente il volume d’affari 2017 a livello di gruppo e l’occupazione.

Tutto questo grazie alla gestione diretta: la rete di somministrazione al pubblico di mozzarelle e salumi di bufala è di proprietà del gruppo mediante Holding Fattorie Garofalo, la nuova società impegnata nell’apertura e gestione dei Fattorie Garofalo mozzarella bistrot in Italia e all’estero. E proprio HFG ha visto più che triplicato il fatturato tra 2016 e 2017, da 3,1 a 10,5 milioni, con una crescita a tre cifre del 239%.

Nel complesso, il fatturato delle quattro società coinvolte nella produzione industriale e gestione dei punti vendita di mozzarella e salumi è cresciuto del 15%, passando dai 59,4 milioni del 2016 ai 68,6 milioni del 2017.

Parallelamente è cresciuta in HFG la forza lavoro, nel 2017 di 61 unità medie rispetto al 2016; da sola ha rappresentato l’87% della crescita occupazionale del gruppo.

 

Biologico, biogas, innovazione: gli investimenti nei settori tradizionali

Ma a crescere nel 2017 sono state anche le sei aziende zootecniche, con un bel +30%: le quattro società del gruppo a cui fanno capo hanno visto lievitare il fatturato dai 10,5 milioni di euro del 2016 a 13,7 milioni del 2017. Il latte di bufala, principale fonte di entrata delle quattro società, viene pagato dai caseifici del gruppo a prezzo di mercato, che si è mantenuto su livelli elevati.

Un risultato reso possibile anche dagli investimenti del gruppo, che hanno seguito una precisa policy: grande attenzione allo sviluppo e alla crescita delle aziende zootecniche (7,2 milioni solo nel 2017 e oltre 32 milioni tra 2012 e 2017) dove sono in corso importanti esperimenti colturali (entro il 2018 Arianuova sarà convertita al biologico) e di gestione aziendale, con un’attenzione particolare alla produzione di energia rinnovabile da biogas, come nell’azienda agricola Santo Ianni, dove è in esercizio un impianto di cogenerazione da 0,6 megawatt di potenza.

Gli investimenti nel settore industriale restano sostenuti nel 2017 (1,4 milioni di euro) e sono parte del consolidamento di quanto fatto negli ultimi sei anni: oltre 9,5 milioni tra 2012 e 2017 dedicati al miglioramento della produzione di Mozzarella di bufala campana Dop e al rafforzamento delle linee di produzione di Casaro del Re, che ha garantito nel 2017 una crescita del fatturato dell’11%.

Al Bacio! La catena italiana healthy, green e tech-friendly

Al Bacio!, avanti con brio. Come dimostrano i ritmi di crescita: da una a quattro insegne in meno di 24 mesi. Prende quota la catena di ristoranti italiani healthy, green e tech-friendly progettata da Francesco Aimi, amministratore delegato del gruppo, Fausto Salvador, Paolo Catti e Andrea Terzi, che ora è pronta a sbarcare anche a  Parigi e a Singapore. E nel 2018 prevede anche nuove aperture nel nostro paese.

Dopo il successo del primo locale pilota aperto nel centro di Parma nel settembre 2016, sono stati inaugurati i ristoranti all’interno dello Shopping Brugnato 5 Terre e del Franciacorta Outlet Village e, da poco, il punto vendita in via Vincenzo Monti a Milano, a due passi da piazza Cadorna

 

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di Nicole Cavazzuti

Il secondo wagamama italiano apre il 21 dicembre a Malpensa

Ha scelto il Terminal 1 di Milano Malpensa (VA) la catena di ristoranti di cucina pan asiatica wagamama per aprire, il 21 dicembre,  il suo secondo locale italiano. A seguito dell’accordo siglato tra Percassi Food & Beverage e SEA, lo sbarco di wagamama a Malpensa conferma l’impegno del brand nel mercato italiano. La gestione operativa del ristorante varesino resta a capo di W Italia.

Il nuovo locale wagamama, situato all’interno dell’area Airside Shengen del Terminal 1, si estenderà su 600 metri quadri per un totale di 215 coperti. Ad accogliere i clienti, uno staff di circa 60 persone, un design contemporaneo, curato con materiali naturali e la caratteristica cucina a vista all’ingresso del locale.

Sull’onda del successo ottenuto in soli pochi mesi dalla prima apertura ad Orio Center – oltre 70.000 coperti, più di 17.000 ramen e 24.000 teppanyaki serviti – wagamama porterà anche nel nuovo locale le sue specialità preparate al momento, servite in un ambiente ricercato, e accompagnate dall’iconico motto “diffondere positività dalla scodella all’anima”. Alla base la filosofia che contraddistingue il brand da oltre 25 anni, quella del “positive living” unito al “positive eating”.

Un’ampia varietà di piatti firmati wagamama sarà pronta ad accogliere i numerosi viaggiatori in partenza dal Bel Paese: dai caratteristici ramen, le ciotole di zuppa di noodles con carne o verdure, al gusto speziato dei gamberi piccanti, passando per le specialità pensate per i vegetariani, come l’insalata di tofu al chilli. Immancabile nel menù il pollo al katsu curry, uno dei piatti icona del brand: petto di pollo fritto e dorato con pangrattato, servito con salsa al katsu curry, riso e insalata. Tra le proposte ideali per colmare un semplice languorino ci sono i gyozas, i tipici ravioli giapponesi, i fagioli di soia saltati con chilli e sale e un’ampia varietà di centrifughe preparate al momento, dessert e bevande. E per i clienti più piccoli, wagamama offrirà un mini menù, una proposta ad hoc pensata per rispondere alle esigenze di tutta la famiglia.

Wagamama conta oggi oltre 180 ristoranti in 22 Paesi in tutto il mondo, e prevede di aprirne altri 20 globalmente nei prossimi 12 mesi. Il primo ristorante ha aperto a Londra nel quartiere di Bloomsbury nel 1992.

«Come pochi mesi fa per Orio Center, abbiamo dedicato la massima attenzione ad ogni dettaglio e non vediamo l’ora di partire con questa seconda avventura, aperta ai viaggiatori, che esprime l’internazionalità del brand» ha detto Maurizio Raviolo, managing director di wagamama italia.

Il brand giunge in Italia grazie all’accordo di partnership siglato a luglio 2016 da wagamama con W Italia srl – società nata dalla collaborazione tra Percassi Food & Beverage, la holding di Percassi attiva nel settore della ristorazione e Migebar srl, società di Giacomo Moncalvo e Maurizio Raviolo.

wagamama è stato insignito con numerosi premi, tra i più recenti, quelli del CGA Peach Hero e Icon Awards, prestigioso riconoscimento britannico, come “most admired company” and “best company” 2017.

Al via a Milano CityLife Shopping District, centro commerciale urbano da 100 negozi

Con 100 negozi su 39mila metri quadri è il più grande centro commerciale urbano d’Italia e debutta giovedì 30 novembre, come da scaletta, CityLife District, tra servizi e retail, intrattenimento e ristorazione negli spazi progettati dalla compianta Zaha Hadid, nel quartiere della ex fiera Campionaria che sta finalmente prendendo vita.

[Not a valid template]Un mix bilanciato di marchi selezionato da Sonae Sierra, partner di Generali Real Estate per lo sviluppo e la gestione dello Shopping District di CityLife che ha fornito tutti i servizi professionali durante le fasi di sviluppo e costruzione del centro, e di Asset e Property Management dopo l’apertura, in linea con il posizionamento premium e il contesto innovativo, molti al debutto nel mercato italiano: “alcuni retailer li abbiamo cercati perché pensavamo fossero perfettamente in linea con il centro, altri ci hanno cercato: solo per la ristorazione abbiamo ricevuto più di 150 richieste, che abbiamo selezionato” ha detto José Maria Robles, Direttore Property Sierra Sierra Italia.

Il layout del progetto si sviluppa attraverso tre componenti architettoniche distinte: la galleria commerciale su tre livelli progettata da Zaha Hadid Architects; la Piazza Tre Torri progettata da One Works; ed infine una shopping street pedonale open-air progettata dall’Arch. Mauro Galantino, naturale e simbolica porta di accesso allo Shopping District dalla zona residenziale e dal resto della città.

Un ulteriore elemento distintivo è il parco di CityLife, il secondo più grande di Milano, che si sviluppa intorno all’intero progetto su una superficie di circa 170.000 mq, ed offre ai visitatori un’area verde chiusa al traffico nella quale passeggiare, fare sport, giocare e ritrovare il contatto con la natura pur essendo in centro città.

Food hall

Ricca l’offerta ristorativa con tanti nuovi format che guardano a pranzo alle oltre 2mila lavoratori che popoleranno entro l’anno prossimo anche la seconda torre (170 metri per 44 piani, la Torre Generali, progettata da Zaha Hadid è stata ultimata nella sua parte strutturale e verrà completata entro il 2017),  e a sera (l’apertura è fino a mezzanotte) contano sul cinema multisala Anteo.

Dal 29 novembre al 1° dicembre lo Shopping District con la sovrastante torre Hadid sarà illuminato da un sorprendente spettacolo di luci serale visibile da tutta la città di Milano.

 

 

Gesto Fai Il Tuo, la catena di Tapas Cocktail Bar dalla filosofia green

Gesto Fai Il Tuo, format innovativo ed ecosostenibile ideato dalla giovane Martina Lucattelli, è stato aperto per la prima volta a Perugia nel novembre del 2014 con un investimento iniziale di 11 mila euro. Da allora l’insegna ha conquistato anche Firenze, Milano e Bologna. E ora la catena di green tapas cocktail bar si appresta a sbarcare a Roma.

Martina Lucattelli

Martina Lucattelli, quanti clienti servite mediamente al giorno?

Abbiamo una media di 200 coperti giornalieri.

Quali sono i punti di forza di Gesto Fai Il Tuo?

Le materie prime di altissima qualità selezionate in base a criteri di ecocompatibilità, la filosofia ecosostenibile, l’interazione con i clienti, l’ambiente accogliente e la cura nei det-tagli. Inoltre, siamo un’impresa giovane: lo staff ha un’età media inferiore ai 30 anni e un notevole entusiasmo.

In che modo Gesto Fai Il Tuo è eco-sostenibile?

In moltissimi ambiti. Per esempio, limitiamo i rifiuti trasformando gli scarti in ingredienti per la cucina e il bar ed evitiamo gli sprechi d’acqua grazie a un sistema di scarichi a doppio tasto e riduzioni di flusso ai lavelli.E ancora: forniamo posate biodegradabili e tovaglioli di carta riciclata e, contro il dispendio di carta, per gli ordini usiamo una lavagnetta con i gessetti. Non è tutto: nella progettazione abbiamo prediletto materiali bioe-dili e complementi arredo di recupero che ho riparato con le mie mani, aiutando così a migliorare l’ambiente e tagliando al contempo anche alcune voci di spesa.

Sigari di cioccolato – Foto di Nicole Cavazzuti

In base a quali criteri di ecocompatibilità scegliete le materie prime?

Tendiamo ad acquistare prodotti locali e di stagione realizzati con metodi di coltivazione, tipo di allevamento e condizioni di lavoratori e di animali sostenibili. Per quanto riguarda la carne, per esempio, ci riforniamo da allevamenti di animali allo stato brado, dotati di un proprio macello interno.

Come si fa a ridurre gli sprechi di cibo?

Per limitare gli avanzi e recuperare le materie prime è fondamentale il dialogo tra cucina e cocktail bar.Il mio consiglio è di utilizzare il prodotto nella sua interezza.

Qualche idea?

Noi, per esempio, non buttiamo l’acqua dei ceci, ma la usiamo al posto dell’albume nei cocktail a base sour. Stesso discorso per le bucce, che dopo essere state ben pulite utilizziamo per realizzare infusioni e guarnizioni. Recuperiamo persino la parte amara degli agrumi, quella bianca, per creare spume. Funzionale alla riduzione degli avanzi sono poi le por-zioni piccole: ecco perché ci siamo orientati sulle tapas.

Composizione con Tapas- Foto di Nicole Cavazzuti

Uno sguardo alla selezione di vini e distillati.

L’assortimento si articola in marchi noti e prodotti di ricerca di piccole aziende che rispecchiano la nostra filosofia, come Elephant Gin. Composto da 14 botaniche tra cui il frutto del Baobab e il bucco, è prodotto da una distilleria tedesca con un forte legame con l’Africa e un approccio sostenibile. L’azienda devolve infatti il 15% del ricavato a due enti impegnati a favore della salvaguardia dell’elefante africano. 

Com’è articolato il menu?

Per quanto riguarda il food, la carta è la medesima in tutti i locali, con piccole variazioni di prezzo e di proposte. Offriamo circa 25 tapas, dal raviolo Wonton alle verdure in tajine e melograno al mini-burger di manzo, patate chips. Per quanto concerne invece la cocktail list, è firmata dal barmanager Leonardo Cappiello e si compone di 10-14 signature drink a seconda della città. Ovviamente prepariamo anche tutti i drink classici, ma non sono in lista.

Che cosa caratterizza i vostri signature cocktail?

La ricerca di prodotti tradizionali, privi di coloranti e additivi chimici. Penso, per esempio, agli amari tipici locali che oltre a essere più naturali, rappresenta-no pure un elemento di novità e d’attrazione per la clientela perché spesso sono introvabili al di fuori del territorio di produzione. E poi, tra gli ingredienti usia-mo diversi prodotti antiossidanti e ad alto contenuto di fibre e vitamine come il centrifugato di sedano e la polpa di goiaba, un frutto originario del Messico e dell’America Centrale.

Come avviene la formazione?

Ogni locale è supervisionato da un ma-nager e si avvale di un responsabile di cucina e di un responsabile beverage. Il menù di tutti i locali, a rotazione stagiona-le, è studiato dal capo executive Adriano Venturini che è anche responsabile del-la formazione e dell’affiancamento delle nuove risorse, nonché del controllo di tutti i locali. La formazione è abbastanza rapida, perché in sala non abbiamo biso-gno di veri camerieri. Il tipo di servizio ci consente di avvalerci di giovani anche senza esperienza. Per noi è essenziale che siano sorridenti, attenti ai clienti e preparati sul format e sul menu.

Quali sono gli obiettivi di crescita di Gesto Fai Il Tuo?

Innanzitutto consolidare la nostra pre-senza in Italia con un nuovo locale a Roma e poi, in futuro, vorremmo portare il format negli Stati Uniti e in Asia.

Pensate di puntare sul franchising?

Lo escludo perché il format è troppo personale.

di Nicole Cavazzuti

Street Art, street food e servizi; arriva a Milano Nyx, l’hotel smart

NYX Milan, foto Serena Eller.

Alcuni tra i migliori writer ci hanno messo la firma, ma non è solo l’uso intelligente della Street Art a rendere Nyx Milan una delle aperture recenti più interessanti della ormai lanciatissima scena milanese: ai suoi ospiti, giovani (ma non solo assicura la direzione, perché ormai anche le barriere dell’età non bastano a definire i comportamenti delle persone) l’albergo del gruppo israeliano Fattal che ha aperto in Piazza IV Novembre di fianco alla stazione Centrale una agile selezione di Street Food e servizi innovativi quali il barbiere, il tatuatore, il parrucchiere e la truccatrice. Tutti da usufruire comodamente nella propria stanza.

Tante idee da copiare anche per il retail, perché ormai sempre più l’impronta contemporanea vuole spazi che si ibridano e si contaminano, specie nell’accoglienza  e nel food retail, tra settori che si fondono e spazi interni ed esterni che si confondono (il ristorante ad esempio, anche grazie a tipo di ‘offerta, è molto frequentato specie a mezzogiorno da “esterni” che lavorano in zona).

 

Accoglienza con la Street Art

NYX Milan segue di un anno circa l’inaugurazione del primo hotel – intitolato alla divinità della mitologia greca della notte – a Tel Aviv e, di pochi mesi, l’opening di quello di Praga, sempre nel solco di un legame con l’arte urbana che accomuna queste strutture. È infatti il primo albergo in Italia a ospitare, come in una galleria diffusa, opere di street art di artisti che hanno fatto la storia del writing nazionale e internazionale come Joys, Peeta, Jair Martinez e Yama11. Disseminate in varie parti dell’albergo ma sempre in aree “comuni” (dagli esteri ai piani, alla terrazza all’ultimo piano con spettacolare vista sulla “nuova” skyline milanese), sono stati realizzati appositamente per il luogo, nel corso di un cantiere durato circa tre mesi e in continuo “aggiornamento”. Il grande patio outdoor su cui si facciano un murales di 28 metri di Vesod, le colonne decorate con i classici 45 gradi di Joys, e una parete “affrescata” da Peeta e Yama11, fa da epicentro alla vita dell’hotel ed è stato scelto in questi primissimi mesi apertura dagli ospiti come luogo di lavoro, incontro e relax.

 

Servizi innovativi

Innovativi i servizi offerti ai clienti, volti a semplificare la vita dell’ospite che desidera, ad esempio, usufruire di un servizio di hairstylist o dell’abilità di un contemporary barber senza varcare la soglia della propria camera d’albergo. E ancora il tattoo artist può raggiungere l’ospite in hotel per un decoro sulla pelle, o la guida turistica pronta ad accompagnare in un tour alternativo di Milano, passando da una chiesa di periferia per scoprire le installazioni di uno dei più quotati artisti contemporanei o dal centro sociale per ammirare le più belle opere d’arte “muraria” della città. Anche chi desidera visitare il capoluogo lombardo in un percorso più “tradizionale e turistico” potrà farlo a bordo di una Fiat 500 vintage.  Nei prossimi mesi saranno attivati altri servizi: dal cinema allo yoga in terrazzo ai corsi di cake design. Ma sono anche previsti esposizioni ed eventi guidati dal fil rouge della contemporaneità e dal legame con la città e le sue manifestazioni d’arte più giovani.

I servizi di Beauty & Wellness sono realizzati tramite la società romana di Beauty on Delivery Moovage.

 

Ristorazione (anche) take away

La proposta gastronomica del ristorante Clash è ispirata allo street food,  non dimenticando una grande attenzione alle materie prime, all’originalità della proposta, all’appagamento della vista e ale sempre più richieste opzioni vegetariane. Tutti i piatti (si va dalle panelle siciliane agli arrosticini abruzzesi, dalla carbonara ai cubi di riso ai porcini al salto, all’hamburger, ma ci sono anche proposte più “gourmet” come polipo croccante o shabu shabu di spada) sono confezionabili, su richiesta, in cestini da pic-nic con cui andare alla scoperta della città nella bella stagione.

Il gruppo Fattal – 120 strutture ricettive in 50 paesi all’attivo in tutto il mondo- in Italia ha l’obiettivo di arrivare ad aprire un totale di 10 hotel in tre anni nelle principali città della Penisola (Milano, Roma, Firenze, Venezia e Napoli).

Spontini prosegue lo sviluppo in Lombardia e debutta a Como

Sempre più capillare la presenza in Lombardia di Spontini, la pizzeria al trancio più amata dai milanesi (e non solo). Dal 17 novembre il noto marchio sarà anche a Como, in via Boldoni 26, in pieno centro, con un locale su due livelli di 250 metri quadri, con 80 posti seduti che aumenteranno quando sarà aperto anche il déhor esterno. Una nuova apertura, dopo quelle di Monza, Brescia, Bergamo e i tanti punti vendita a Milano e nell’hinterland, del marchio nato nel 1953 da un semplice locale che sfamava con poca spesa i milanese ancora non del tutto ripresisi dalla guerra, e oggi diventato un vero simbolo dello street food alla meneghina.

Il nuovo punto vendita replica la formula già sperimentata con successo nella pizzeria aperta pochi mesi fa all’interno della stazione Centrale di Milano. Il design è in stile anni Cinquanta e con un layout internazionale, con l’utilizzo di ceramica, mosaici e ottoni. Naturalmente tutto semplice e funzionale, secondo lo stile Spontini. La pizzeria lariana offrirà il servizio al tavolo ma anche la modalità take-away.

«Siamo molto felici – dice Massimo Innocenti, amministratore delegato di Spontini Holding – di questa nuova apertura. Lo sviluppo del nostro marchio procede secondo l’agenda che avevamo annunciato già a inizio anno e questo è per noi fonte di grande ottimismo. Dopo Milano ci siamo concentrati nel presidiare le città con maggior affluenza della regione: Spontini è un marchio di Milano e una presenza capillare in Lombardia è fondamentale. Il prossimo passo, come avevamo previsto, sarà lo sviluppo a Nord-Est, ma stiamo valutando anche l’area nord-ovest e un affondo sui mercati stranieri».

Spontini Holding, di proprietà della famiglia Innocenti dal 1977, gestisce una ventina di locali in tutta la Lombardia e due pizzerie a Tokyo, in Giappone.

 

 

 

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