Ha aperto a Rimini dopo un percorso di crowdfunding partito l’ottobre scorso Emporio Rimini, anzi #EmporioRimini, il supermercato sociale dedicato alle famiglie in difficoltà del territorio. Un vero e proprio supermercato dove però chi fa la spesa non paga perché dispone di un “carnet” mensile di punti da utilizzare, un supermercato solidale insomma.
Il progetto, promosso dal Comune di Rimini insieme ad associazioni e con il sostegno di privati, è nato dall’iniziativa di gruppo di lavoro sul settore sociale che si è posto il compito di sensibilizzare i soggetti privati economici della Provincia di Rimini e di elaborare proposte finalizzate a fronteggiare la grave situazione di impoverimento di molte famiglie residenti nel territorio.
Può accedere ai servizi del “supermercato solidale chi è residente in provincia, ha un reddito ISEE di valore massimo di 7.500 euro ed è iscritto al centro per l’impiego, una sorta di centro di collocamento per chi cerca un lavoro. A domanda accolta, viene consegnata una tessera necessaria per fare la spesa con caricati dei punti che serviranno per acquistare i beni alimentari necessari.
Il progetto prevede anche un protocollo d’intesa volto a “sostenere, facilitare e implementare la raccolta di eccedenze del mercato alimentare e dei prodotti non più commerciabili ma ancora commestibili conferiti gratuitamente dalle industrie alimentari del territorio di Rimini e dell’area vasta al fine di realizzare il progetto Emporio Solidale di Rimini”. Un circolo virtuoso che unisce solidarietà, sostegno alle persone in difficoltà e e lotta allo spreco alimentare.
Quello di Rimini non è il primo “supermercato solidale” d’Italia. Un precedente di questa logica che lega spreco zero, donazioni e solidarietà si trova a Modena ed è l’Emporio Sociale Portobello, un negozio per famiglie e persone a basso troppo che però utilizza un’altra logica: i clienti “pagano” la spesa fornendo il loro tempo libero per partecipare ad attività di volontariato da svolgere nell’emporio stesso o nelle associazioni del territorio.



Va detto che da quando è stata aperta AreaC, e anzi anche prima, i rapporti tra commercianti e ambientalisti nel capoluogo lombardo sono stati piuttosto tesi, con i negozianti che si sono sempre opposti alla regolamentazione del traffico nelle zone centrali, perché avrebbe apportato un danno agli affari. L’idea di Genitori antismog è invece proprio quella di considerare la città come una sorta di “centro commerciale naturale” “anche se negli ultimi decenni le auto hanno preso tutti gli spazi disponibili – ha dichiarato Lucia Robatto, responsabile del progetto — e oggi per avere “spazio libero” bisogna proprio prendere l’auto e uscire dalla città. Anche per contrastare questo abbiamo deciso di riunire i negozianti che con noi vogliono che le città mettano al centro le persone e non le auto”.
Il marchio blu MSC (Marine Stewardship Council) assicura che i prodotti ittici siano realizzati con materie prime certificate sostenibili secondo i più alti standard riconosciuti a livello mondiale per la pesca sostenibile. La certificazione secondo gli standard MSC non si esaurisce a una valutazione della sostenibilità in acqua (secondo tre principi: la salute dello stock, l’impatto sull’ecosistema e l’efficace gestione dell’attività di pesca) ma certifica l’intera filiera produttiva in modo da poter tracciare ogni singolo prodotto dal mare al piatto e dal piatto al mare.










