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Nasce Emporio Rimini, il supermercato sociale, tra solidarietà e spreco zero

Un momento dell'inaugurazione. Foto dal profilo Facebook del Comune di Rimini.

Ha aperto a Rimini dopo un percorso di crowdfunding partito l’ottobre scorso Emporio Rimini, anzi #EmporioRimini, il supermercato sociale dedicato alle famiglie in difficoltà del territorio. Un vero e proprio supermercato dove però chi fa la spesa non paga perché dispone di un “carnet” mensile di punti da utilizzare, un supermercato solidale insomma.

Il progetto, promosso dal Comune di Rimini insieme ad associazioni e con il sostegno di privati, è nato dall’iniziativa di gruppo di lavoro sul settore sociale che si è posto il compito di sensibilizzare i soggetti privati economici della Provincia di Rimini e di elaborare proposte finalizzate a fronteggiare la grave situazione di impoverimento di molte famiglie residenti nel territorio.

Può accedere ai servizi del “supermercato solidale chi è residente in provincia, ha un reddito ISEE di valore massimo di 7.500 euro ed è iscritto al centro per l’impiego, una sorta di centro di collocamento per chi cerca un lavoro. A domanda accolta, viene consegnata una tessera necessaria per fare la spesa con caricati dei punti che serviranno per acquistare i beni alimentari necessari.

Il progetto prevede anche un protocollo d’intesa volto a “sostenere, facilitare e implementare la raccolta di eccedenze del mercato alimentare e dei prodotti non più commerciabili ma ancora commestibili conferiti gratuitamente dalle industrie alimentari del territorio di Rimini e dell’area vasta al fine di realizzare il progetto Emporio Solidale di Rimini”. Un circolo virtuoso che unisce solidarietà, sostegno alle persone in difficoltà e e lotta allo spreco alimentare.

Quello di Rimini non è il primo “supermercato solidale” d’Italia. Un precedente di questa logica che lega spreco zero, donazioni e solidarietà si trova a Modena ed è l’Emporio Sociale Portobello, un negozio per famiglie e persone a basso troppo che però utilizza un’altra logica: i clienti “pagano” la spesa fornendo il loro tempo libero per partecipare ad attività di volontariato da svolgere nell’emporio stesso o nelle associazioni del territorio.

Emporio Solidale Portobello
L’Emporio sociale Portobello di Modena.

A Milano i Genitori antismog laureano i Negozi amici dell’Aria: meno traffico, più affari

Genitori Antismog, associazione che da anni si occupa di tematiche ambientaliste ma soprattutto dell’inquinamento in città, ha lanciato il progetto Negozi amici dell’aria. Obiettivo: creare un network di negozianti e esercizi commerciali “sensibili al tema dell’inquinamento dell’aria e del traffico e allo stesso tempo consapevoli che lo sviluppo degli affari vada di pari passo con la trasformazione urbana in favore di città a misura di persona”. Al progetto hanno già aderito una trentina di attività commerciali, dai negozi di bici agli alimentari a km 0 (ma c’è anche Eataly), dalle gelaterie e bar ai negozi per la casa e il benessere. Alcuni sorgono all’interno dell’AreaC, l’area a traffico regolamentato, altri in periferia. L’obiettivo dell’associazione è di superare le 100 adesioni entro fine anno.

logo-negoziVa detto che da quando è stata aperta AreaC, e anzi anche prima, i rapporti tra commercianti e ambientalisti nel capoluogo lombardo sono stati piuttosto tesi, con i negozianti che si sono sempre opposti alla regolamentazione del traffico nelle zone centrali, perché avrebbe apportato un danno agli affari. L’idea di Genitori antismog è invece proprio quella di considerare la città come una sorta di “centro commerciale naturale” “anche se negli ultimi decenni le auto hanno preso tutti gli spazi disponibili – ha dichiarato Lucia Robatto, responsabile del progetto — e oggi per avere “spazio libero” bisogna proprio prendere l’auto e uscire dalla città. Anche per contrastare questo abbiamo deciso di riunire i negozianti che con noi vogliono che le città mettano al centro le persone e non le auto”.

L’adesione al progetto prevede la sottoscrizione a un “manifesto” in 5 punti

1. Condividiamo la visione di una città a misura di persona

2. Accogliamo le politiche di moderazione del traffico

3. Ci impegniamo a contenere sprechi ed emissioni

4. Sensibilizziamo i fornitori sull’uso di mezzi a basso impatto ambientale

5. Offriamo ai clienti consegne a impatto zero (con biciclette) e ci facciamo promotori dei valori espressi.

Una vetrofania dedicata identificherà presso il pubblico gli esercizi che sostengono l’iniziativa. Una sorta di “responsabilità sociale d’impresa” dal basso, che coinvolge i retailer, piccoli o grandi che siano, per il bene del territorio in cui operano.

Genitori Antismog chiede anche la detassazione l’occupazione di suolo pubblico per quegli esercizi commerciali che vogliano arricchire lo spazio urbano a proprie spese con elementi di arredo, come panchine, tavoli, rastrelliere per bici, piante ecc. “perché non è tollerabile che secondo le stesse fonti del Comune di Milano ogni giorno 50.000 veicoli sostino abusivamente, e gratuitamente, sui marciapiedi degradando lo spazio urbano mentre un commerciante deve pagare e rispettare rigide regolamentazioni se vuole mettere una panchina o un vaso sull’ampio marciapiede di fronte alla sua attività”.

 

Carrefour Italia collabora con MSC per offrire prodotti ittici da pesca sostenibile

Offrire ai consumatori, sempre più attenti alle problematiche ambientali, prodotti ittici certificati sostenibili che garantiscano la salute dei mari e tutelino l’attività della pesca per le generazioni future: è l’obiettivo della collaborazione attivata tra Carrefour Italia e MSC Pesca sostenibile.

msc-pescasostenibileIl marchio blu MSC (Marine Stewardship Council) assicura che i prodotti ittici siano realizzati con materie prime certificate sostenibili secondo i più alti standard riconosciuti a livello mondiale per la pesca sostenibile. La certificazione secondo gli standard MSC non si esaurisce a una valutazione della sostenibilità in acqua (secondo tre principi: la salute dello stock, l’impatto sull’ecosistema e l’efficace gestione dell’attività di pesca) ma certifica l’intera filiera produttiva in modo da poter tracciare ogni singolo prodotto dal mare al piatto e dal piatto al mare.

Il marchio blu MSC aiuta i consumatori ad effettuare un acquisto sostenibile in modo semplice senza preoccuparsi di dover valutare all’atto di acquisto alcuni elementi fondamentali per la sostenibilità, ma che talvolta sono complessi per chi non ha conoscenze specifiche. Area di pesca FAO, attrezzo di pesca, taglia minima, pesca illegale, catture accessorie sono solo alcuni degli aspetti coperti dal programma MSC Pesca Sostenibile.

Nei prossimi mesi, nei punti vendita Carrefour si potranno trovare diversi prodotti con il marchio blu MSC di differente tipologia (surgelati, inscatolati e refrigerati). Diverse le specie coinvolte: acciughe, platessa, merluzzo, salmone selvaggio e gamberi boreali e anche una referenza di tonno in scatola Alalunga. Ma l’impegno di Carrefour non si esaurisce nell’offerta di prodotti con marchio blu MSC. L’idea dell’insegna francese è quella di creare un sistema virtuoso spingendo i propri fornitori a certificarsi ed approvvigionarsi di materie prime certificate MSC. Aumentando infatti la domanda di prodotti sostenibili, si ha l’effetto immediato di incentivare i nuovi pescatori a entrare nel Programma MSC mettendo in atto pratiche di pesca sostenibili.

«Dobbiamo tutti prendere coscienza che gli oceani e le risorse marine non sono una fonte illimitata e che l’unico modo per garantire nel tempo la possibilità di dare accesso a questi alimenti a tutte le popolazioni del mondo è solo ed esclusivamente la pesca realizzata in modo sostenibile. L’impegno di Carrefour verso la sostenibilità ittica è iniziato nel 2007, con l’adesione all’appello del WWF di fermare la commercializzazione del tonno rosso ed è continuato nel tempo attraverso la lotta alla pesca illegale e la verifica costante delle taglie minime. Con l’adesione al programma di certificazione MSC Pesca Sostenibile, oggi, Carrefour continua a dimostrare il suo impegno per la sostenibilità e la salvaguardia delle risorse marine» spiega Flavia Mare, responsabile Qualità e CSR manager Carrefour Italia.

«Il mercato Italiano è immaturo per quanto riguarda la sostenibilità rispetto agli altri mercati europei ma sta dando segnali molto positivi. La nostra esperienza in Europa ci dimostra che i retailer possono essere il vero motore verso la sostenibilità ittica. Benvenuto a bordo Carrefour» dice Francesca Oppia, direttore MSC Pesca Sostenibile.

Secondo Fish Forward (progetto del Wwf cofinanziato dalla Ue), il 29% degli stock ittici mondiali è sovra sfruttato e il 61% è pienamente sfruttato.

Ferrero si laurea in sostenibilità, con Greenpeace e il Reputation Institute

Ferrero guadagna parecchi punti in immagine sul fronte della sostenibilità ambientale. Non solo si classifica tra i leader nella valutazione della Greenpeace Palm Oil Scorecard, ma si piazza anche 18a, prima tra le aziende alimentari, nel prestigioso Global RepTrak 100 2016 del Reputation Institute, leader mondiale nei servizi di misurazione e consulenza sulla reputazione che ogni anno stila la classifica dei 100 aziende più sostenibili. La classifica è stilata misurando la reputazione dell’azienda in sette dimensioni chiave considerate cruciali: prodotti e servizi, innovazione, posto di lavoro, governance, cittadinanza, leadership e performance.

Ferrero risulta anche come la prima azienda italiana per reputazione (43esimo posto), al 18esimo posto mondiale, seguita da Armani (32esimo), Pirelli (40esimo), Barilla (43esimo) e Lavazza (77esimo). Altre aziende del settore incluse nella lista sono Nestlé (22esima), Kellogg’s (35esima), Danone (42esima), Heineken (76esima), PepsiCo (95esima) e Carlsberg Group (dentro per un soffio, al 98esimo posto).
«Un risultato molto importante – ha commentato Michele Tesoro amministratore delegato Reputation Institute Italia, uno dei 15 Paesi che partecipano al sondaggio – vista la presenza di Ferrero e di altre aziende italiane nel ranking mondiale. Ciò dimostra la capacità delle nostre realtà di conquistare il consumatore anche fuori dalle mura domestiche. Una conquista che si basa sicuramente sui prodotti di eccellenza ormai riconosciutici, ma anche su altri fattori come la trasparenza e l’eticità dei comportamenti della singola azienda».

L’ultimo Scorecard pubblicato da Greenpeace International ha invece classificato Ferrero come ‘on track’, in linea, nella corsa per porre fine alla deforestazione grazie ai suoi impegni per un olio di palma sostenibile.
Greenpeace ha esaminato 14 produttori mondiali di beni di largo consumo con politiche di ‘deforestazione zero’ in atto, analizzando come queste stiano tenendo fede alle loro politiche attraverso azioni dirette sul campo. Ferrero è l’unica azienda in grado di tracciare quasi il 100% del suo olio di palma fino alle piantagioni d’origine, ed è riconosciuta come una delle aziende leader con una strategia di riforma forte e responsabile della filiera e dell’intero settore.

Ferrero ha lanciato la propria Palm Oil Charter nel 2013, e ha raggiunto l’obiettivo di avere il 100% olio di palma sostenibile certificato RSPO entro la fine del 2014. Dal 2015 è membro del POIG, The Palm Oil Innovation Group.

 

Oasi apre il 20esimo store, rinnovando il suo impegno verso la sostenibilità

Oasi taglia il 20esimo traguardo, con la nuova apertura di Bazzano. Il nuovo superstore a marchio Oasi dal claim “tutti i giorni prezzi bassi”,  si sviluppa su una superficie destinata alla vendita pari a 2200mq all’interno della quale sono presenti 14500 referenze di queste, 5000 no food e 9500 food.

Il Gruppo Gabrielli, da sempre attento alle esigenze del territorio, investe su di esso per generare valore e crescere con lui: sono infatti 40 i nuovi collaboratori in servizio, metà dei quali aquilani i restanti provenienti dai paesi limitrofi. Inoltre, sono stati rafforzati i rapporti con il territorio attraverso l’implementazione di offerte di prodotti locali, per valorizzarne le eccellenze, le tipicità e sensibilizzare al km0.

I consumatori possono contare sulla qualità e convenienza delle referenze di Consilia, la private label del Consorzio SUN presente sugli scaffali in tutte le declinazioni racchiuse nelle 4 linee di prodotto ad essa dedicate.

L’apertura rinnova l’impegno dell’azienda verso l’ecosostenibilità attraverso l’applicazione di accorgimenti green e conferma il proprio impegno e vicinanza con il Banco Alimentare.

“Questa nuova apertura di cui siamo molto felici – ha detto Barbara Gabrielli vicepresidente del Gruppo Gabrielli – rappresenta un impegno verso il territorio per costruire con esso fiducia attraverso la passione che ci contraddistingue e che auspichiamo di trasmettere .”

Le uova di Pasqua di Tesco private label tutte da fonti sostenibili

Tesco, una delle “Big 4”, le quattro maggiori insegne della Gdo britannica, continua nel suo impegno verso la sostenibilità e questa Pasqua garantisce la sostenibilità per tutte le 54 referenze di uova di cioccolato vendute con marchio commerciale. Il cacao utilizzato proviene da piantagioni sostenibili ed è certificato da tre programmi UTZ cocoa programme, Cocoa Horizons e Fairtrade. Il loro obiettivo è di promuovere un’agricoltura sostenibile ed etica più efficiente e garantire un prezzo più alto di quello normalmente garantito dal mercato con dei “premi”, che la comunità reinveste on programmi di sviluppo locale ed educazione.

“È importante – rilevano dalla catena – perché l’industria del cacao presenta una serie di problematiche tra cui lo sfruttamento intensivo del suolo, la deforestazione, l’uso indiscriminato di sostanze chimiche, ma anche il lavoro minorile, paghe basse e condizioni di lavoro misere”.

Tesco ha anche aderito alla World Cocoa Foundation, un organismo che riunisce attori dell’industria del cacao per supportare gli agricoltori e le comunità che coltivano cacao.

Le uova di Pasqua sono solo il primo step: l’obiettivo è di garantire la sostenibilità del cacao in tutta i prodotti a private label Tesco.

Vallelata attiva per l’ambiente, compensa la produzione di CO2

Gruppo Lactalis Italia, con la marca premium Vallelata,  ha sottoscritto un accordo volontario con il Ministero dell’Ambiente  per la realizzazione di un piano di analisi, misurazione e compensazione dell’impronta di carbonio (carbon footprint) dei due prodotti più venduti, Mozzarella 125 gr e Ricotta 250 gr.

Logo_attivaDa qui nasce il progetto Vallelata “Attiva per l’ambiente” con il quale la Mozzarella e la Ricotta possono vantare una produzione che riduce l’impatto ambientale grazie alla completa compensazione di emissioni di CO2 con il sostegno di progetti eco-sostenibili.

La carbon footprint dei due prodotti Vallelata di maggior successo è stata calcolata prendendo in considerazione tutta la filiera produttiva, ovvero sia la CO2 diretta, generata dai processi produttivi in azienda, sia quella indiretta, legata alla coltivazione e all’ acquisto delle materie prime.

A seguito di una prima fase di calcolo delle emissioni, Gruppo Lactalis Italia ha compensato 34.690 CO2e ton relativamente alla produzione 2015 dei principali formati di Mozzarella Vallelata 125g e al formato da 250g di Ricotta Vallelata.

Vallelata ha quindi neutralizzato completamente le emissioni di CO2 in atmosfera per la produzione dei due prodotti certificati, grazie all’acquisto e al ritiro di crediti di CO2 derivanti da un progetto di biogas localizzato a Belo Horizonte in Brasile.

Inoltre Vallelata ha voluto dare un segno tangibile del suo impegno anche sul territorio italiano: è nato così il progetto a sostegno del Consorzio Forestale di Pavia, con il quale Vallelata si prenderà cura di un’area boschiva di 30 ettari con oltre 50.000 alberi proprio nelle aree di Belgioioso e Travacò (PV), in prossimità dello stabilimento di produzione di Corteolona dove la mozzarella e la ricotta Vallelata vengono prodotte.

 

Coop preme l’acceleratore sulla filiera pulita con “Buoni e Giusti”. E gli altri?

Per avere un controllo ancora maggiore sulla filiera dell’ortofrutta, Coop ha avviato la campagna “Buoni e Giusti Coop”. Coinvolti tutti gli 832 fornitori che operano con oltre 70.000 aziende agricole. Le 7.200 aziende agricole all’origine delle filiere dei prodotti a marchio Coop invitate a aderire alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità.

Le notizie di episodi di caporalato e di condizioni di lavoro inaccettabili nei campi italiani, specie durante la raccolta, hanno fatto notizia la scorsa estate fino ad arrivare agli episodi di cronaca con persone, italiane e straniere, decedute nei campi. Un duro colpo anche per l’agroalimentare in genere, che ha avuto ripercussioni anche all’estero. La Gdo, coinvolta in prima persona, non si era ancora impegnata in controlli di questa portata, ritenuti troppo difficili e dispendiosi. Anche la politica si era mossa per affrontare il problema delle agromafie con una proposta di legge presentata dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli. Secondo l’ultimo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti ed Eurispes, solo nel 2015 il business delle agromafie avrebbe ammassato 16 miliardi di Euro.

In realtà l’impegno di Coop sulla questione è decennale, con l’insegna tra le prime in Europa a certificarsi secondo lo standard etico SA8000 “ma – si legge in un comunicato -, a fronte di una situazione critica e drammatica che getta sempre più ombre sul cibo che arriva sulle nostre tavole, vogliamo rilanciare. Il rischio è che l’impresa “cattiva” scacci quella buona e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone”.

“Noi ci siamo. Ci aspettiamo un grande e più forte impegno da parte degli organi ispettivi e di controllo e del Governo nella lotta all’illegalità, al lavoro nero, al caporalato e alle truffe alimentari. Allo stesso tempo ci auguriamo che le associazioni dei produttori agricoli operino affinché le proprie imprese aderiscano alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità il cui accesso deve essere reso più semplice”.

Coop ha individuato 13 filiere ortofrutticole più esposte ai rischi di illegalità e dove più frequentemente emergono episodi di sfruttamento dei lavoratori. Con una pianificazione degli interventi che tiene conto della stagionalità si attueranno controlli sulla filiera degli agrumi, per proseguire con le fragole, i pomodori, i meloni, le angurie, l’uva, le patate novelle e altri 5 ortaggi di largo consumo. Saranno coinvolti non più soltanto gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70.000 aziende agricole). A tutti i fornitori Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

Dai primi dati che hanno coinvolto la filiera degli agrumi coinvolgendo tutti i fornitori Coop e un terzo delle aziende agricole in tre regioni – Calabria, Sicilia e Puglia – non è emersa alcuna segnalazione di gravi non conformità (caporalato, lavoro nero o casi di discriminazione). Le problematiche emerse riguardano norme di sicurezza disattese su cui è stato chiesto un pronto intervento. I prossimi controlli riguarderanno le fragole e il pomodoro ciliegino.

L’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop” è la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Non un semplice invito, ma l’impegno ad iscriversi allìl’organismo autonomo nato sotto l’egida del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali “per rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo” e rivolto alle 7.200 aziende agricole dei prodotti a marchio Coop e che attesta di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso. La complessità della procedura sta però ostacolando un’adesione massiccia.

 

Prezzo basso filiera a rischio

È chiaro che i prezzi troppo bassi e le promozioni eccessive possono rivelare un sistema di forniture agricole non trasparente. “Accanto al contrasto al lavoro nero e alle frodi alimentari, vogliamo affrontare anche il tema dei prezzi nel settore ortofrutticolo, perché spesso è lì che si trova un indicatore dell’illegalità. La volatilità dei mercati è elevata, ma si possono e si debbono trovare le soluzioni affinché sia i consumatori sia i produttori abbiano il giusto prezzo. Come Coop siamo attenti a riconoscere ai produttori agricoli prezzi equi, non il prezzo più basso del mercato che in certe filiere nasconde l’illegalità. Va segnalato che problemi importanti nella formazione del valore dei prodotti ortofrutticoli sono sia quello dei costi intermedi e logistici (che pesano quasi il 40% sul prezzo finale) che quelli di una migliore organizzazione e aggregazione dei produttori; se ne avvantaggerebbero sia i consumatori che gli agricoltori” conclude Marco Pedroni, Presidente Coop Italia.

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Terme di Lurisia presenta la nuova linea cosmetica: 9 prodotti per la cura della pelle

Terme di Lurisia presenta “La Nostra Cosmesi”, una linea di prodotti che ha come ingrediente principale proprio l’Acqua Termale Lurisa, abbinata a estratti biologici di piante ed erbe del territorio, italiano.

Dentro la nuova cosmesi ci sono i benefici che trovate nelle Terme, le qualità ipotermali delle fonti Lurisia e le virtù di essenze naturali pure. Ingredienti chesi è voluto conservare intatti, scegliendo di non utilizzare coloranti, allergeni, conservanti, parabeni, SLES, e senza praticare test sugli animali.

Ognuno dei nove prodotti della linea cosmesi è studiato per prendersi quotidianamente cura della pelle: l’acqua termale pura nebulizzata, le creme idratanti per mani, viso e corpo, il bagno doccia, il sapone mani e lo shampoo per uso frequente.

 

Lavoro, ambiente e sicurezza: le tre priorità delle aziende. L’indagine Gfk

Lavoro, ambiente e sicurezza: queste secondo i consumatori italiani le responsabilità prioritarie per le aziende di oggi. Ecco quanto emerge da un’indagine GfK che ha coinvolto 27.000 persone di 22 paesi.

Ai primi tre posti tra i compiti aziendali più importanti troviamo: offrire buoni posti di lavoro, essere responsabili nei confronti dell’ambiente e proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori. La priorità lavorativa è uguale tanto per gli uomini quanto per le donne, mentre la classifica cambia leggermente a seconda del genere dell’intervistato, per quanto attiene agli altri posti sul podio: gli uomini mettono al secondo posto investire in ricerca e tecnologia; le donne proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori.Responsibilities-Companies-Countries_Web-RGB_GfK-Infographic

Anche l’età dell’intervistato influenza la classifica delle responsabilità aziendali. Per le persone tra i 50 e i 59 anni, infatti, al primo posto c’è la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori, mentre dopo il 60 anni contano soprattutto gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico. Al contrario, i più giovani (15-19 anni) inseriscono in classifica anche la capacità di offrire beni e servizi a prezzi ragionevoli, cosa abbastanza comprensibile, vista la bassa capacità di spesa di questa fascia di età.

La tutela dell’ambiente e la sostenibilità rappresentano temi importanti soprattutto per le fasce d’età più giovani (dai 15 ai 49 anni).

I risultati fuori dall’Italia

La classifica generale vede al primo posto tra i compiti delle aziende quello di garantire buoni posti di lavoro (nominato dal 47% delle donne e dal 46% degli uomini) e al secondo la produzione di beni e servizi di buona qualità (41% per entrambi).

Il terzo posto in classifica cambia invece a seconda del genere dell’intervistato: per le donne è importante tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori (40%) mentre per gli uomini nominano come terza responsabilità più importante la tutela dell’ambiente. Si riscontrano delle differenze anche nelle posizione più basse della classifica: gli uomini citano più di frequente (21%) tra i compiti aziendali quello di investire in ricerca e tecnologia, rispetto alle donne (13%).
Nei vari Paesi coinvolti nell’indagine, si evidenziano sensibilità diverse su quali siano i compiti principali delle aziende di oggi. Per Regno Unito e Belgio, ad esempio, è molto importante che le società paghino una quota adeguata di tasse (rispettivamente al primo e al secondo posto in classifica). Svezia, Cina e Hong Kong contano invece i livelli più alti di persone che citano la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei primi tre posti della classifica. Per i Messicani, infine, la priorità va alla tutela mbientale.

 

 

 

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