CLOSE
Home Tags Startup

Tag: startup

Cresce il prezzo del panettone industriale. Più contenuti i rincari in pasticceria

Prezzi del panettone in leggero aumento rispetto al 2023: +6% nella Gdo, +4% nelle pasticcerie. A certificarlo l’Osservatorio Panettone di Maiora Solutions, che ogni anno monitora l’andamento dei prezzi medi dei panettoni classici a Milano. Giunto alla quinta edizione, l’Osservatorio ha comparato 28 tra i principali brand che producono il dolce natalizio per eccellenza, 12 a produzione industriale e 16 delle principali pasticcerie milanesi. Un’indagine che Maiora, specializzata nello sviluppo di soluzioni di AI e sistemi di analisi sui prezzi di prodotti e servizi sul mercato, ha realizzato attraverso Resmart, lo strumento di intelligenza aumentata dedicato all’ottimizzazione dei risultati delle aziende del settore food.

“Dopo l’impennata del 2022 dovuta all’aumento del costo delle materie prime, e in parte all’inflazione, i prezzi si sono stabilizzati. Quest’anno, infatti, così come nel 2023, i prezzi sono saliti meno, ma il trend di crescita esiste dal 2021 e non va trascurato, soprattutto in questo periodo dell’anno in cui i consumi sono più sostenuti. Abbiamo ampliato l’analisi, che comprende quest’anno 28 brand rispetto ai 20 monitorati nel 2023: se i panettoni di pasticceria presentano aumenti più omogenei, i panettoni industriali fanno parte di un sistema più variegato dove per un Balocco che abbassa significativamente il prezzo medio al chilo, Tre Marie, Le Grazie e Bauli decidono invece di propri prodotti, mentre Motta fa un’operazione diversa: il panettone firmato Bruno Barbieri ha un costo che sfiora i 15 euro al chilo e ciò, di fatto, lo differenza rispetto agli altri brand presenti sugli scaffali dei supermercati” spiegano Andrea Torassa ed Emilio Zunino, fondatori di Maiora.

I panettoni industriali

Nel 2024 si registra un aumento contenuto dei costi medi al chilo dei panettoni industriali: +6% rispetto al 2023, anche se l’indagine di Maiora Solutions mostra un panorama di prezzi più variegato rispetto ai panettoni artigianali. Infatti, se brand come Tre Marie e Le Grazie aumentano i costi del +10%, Terre d’Italia si ferma al +5% mentre Carrefour Extra e Maina decidono di non aumentare i prezzi rispetto al 2023 (Carrefour) o di abbassarli leggermente (Maina, -1%). C’è però Balocco, che con una politica in controtendenza abbassa del -23% il costo medio al chilo del proprio panettone, che quest’anno è pari a 5,73 euro, contro i 7,45 euro del 2023. Motta, invece, presenta la nuova linea di panettoni firmata da Bruno Barbieri e, di fatto, sceglie di riposizionarsi all’interno della Gdo: quest’anno il panettone costa infatti mediamente 14,9 euro al chilo, diventando così il panettone più costoso tra quelli monitorati, mentre lo scorso anno il prezzo medio era pari a 5,76 euro. Si tratta, però, di una scelta aziendale differente rispetto agli altri brand. Se escludiamo quindi Motta, il costo medio al chilo dei panettoni industriali quest’anno è pari a 7,74 euro, con Tre Marie e Terre d’Italia come brand più costosi (13,71 euro e 12,49 euro rispettivamente) e Bistefani come panettone più economico (3,79 euro) tra quelli monitorati. Da ultimo, novità di quest’anno, l’indagine ha monitorato anche i panettoni Cova (12,4 euro al chilo), Galup (10,79) e Coop (4,98 euro), oltre al già citato Bistefani.

I panettoni artigianali 

Resmart ha analizzato i prezzi al chilo dei panettoni prodotti dalle pasticcerie più note di Milano, confrontandoli con quelli rilevati nel 2023. A livello generale il prezzo al chilo dei panettoni artigianali di pasticceria è aumentato del +4%, frutto di una media di incrementi di prezzo delle singole pasticcerie che oscilla tra lo 0% di Sant’Ambroeus, Martesana, Pavè Milano e Cucchi – che non hanno aumentato i costi – fino al +11% di Peck, il cui panettone classico è passato dai 36 euro al chilo del 2023 ai 40 euro di quest’anno, seppur tra il ’22 e il ’23 lo storico brand milanese non aveva aumentato i prezzi.

Oltre a Peck, non ci sono aumenti in doppia cifra. Infatti, i panettoni griffati Massari, Gattullo e Cova aumentano del +7% e, quest’anno, costano rispettivamente 46 euro al chilo (Massari) e 45 euro (Gattullo e Cova). Variazioni meno significative per Zàini Milano, Clivati e Ranieri (+5%) e Marchesi (+4%), che si conferma però – come lo scorso anno – il panettone più caro: 48 euro al chilo. Di contro, Pasticceria San Gregorio è il brand che per valore assoluto costa meno, con 39 euro al chilo come prezzo medio. Tra le new entry monitorate quest’anno, l’analisi di Maiora Solutions comprende anche Le Polveri, Cracco e Davide Longoni, i cui panettoni sono disponibili, mediamente, a 44 euro (i primi due) e a 42 euro al chilo. Il Natale 2024 porta con sé anche una sorpresa che rompe con la tradizione: un panettone realizzato con farina di grilli e insetti caramellati. Si chiama PanCricri ed è stato ideato dal pastry chef Davide Muro dell’Antica Pasticceria Castino di Pinerolo: è disponibile con un costo medio pari a 55 euro al chilo, il 28% in più della media dei panettoni artigianali.

 

FoodSeed, sono 7 le startup selezionate per la seconda edizione

Sono sette le nuove startup made in Italy selezionate per la seconda edizione di FoodSeed, programma di accelerazione della Rete Nazionale di CDP Venture Capital SGR. Queste imprese emergenti sono pronte a trasformare la filiera agroalimentare con soluzioni innovative che abbracciano l’intera catena del valore, dall’agricoltura sostenibile alla trasformazione alimentare, integrando principi di economia circolare. Con una dotazione di 15 milioni di euro, il programma di accelerazione sostiene e promuove la crescita di innovative realtà italiane in grado di rispondere alle principali sfide del settore agroalimentare e contribuire alla sostenibilità e all’efficienza della filiera. Allo stesso tempo, FoodSeed favorisce connessioni strategiche con aziende, investitori e attori chiave del settore in un’ottica di open innovation, un approccio che mira a rafforzare il tessuto imprenditoriale nazionale e a favorire nuove sinergie per promuovere uno sviluppo tecnologico ed etico del comparto AgriFood. Ne è un esempio virtuoso, Foreverland, startup pugliese accelerata nella prima edizione di FoodSeed, che ha recentemente chiuso un round di investimento da 3,4 milioni di euro per la sua alternativa sostenibile al cioccolato a base di carruba, confermando così il ruolo chiave delle startup AgriFoodTech italiane come motori del cambiamento.

Vortex: trasformare gli scarti agroalimentari in risorse preziose
Vortex è una biotech company che trasforma i sottoprodotti agroalimentari in ingredienti ad alto valore aggiunto, applicabili in diversi settori come food & beverage, pet food e cosmetica. Il loro modello circolare mira a risolvere il problema della svalutazione economica e della sostenibilità ambientale legata alle tonnellate di scarti generati dalle industrie agroalimentari, che spesso vengono destinati a smaltimento o utilizzati per biomasse. Grazie a una tecnologia innovativa che stabilizza e standardizza i sottoprodotti – evitando, quindi, il loro deterioramento causato dall’elevato contenuto di umidità – Vortex è in grado di trattare sia scarti dell’industria agroalimentare morbidi, come le mele, che quelli secchi, come le nocciole, fino a quelli di produzione eliminati dalle regole della Gdo. Da questo processo nascono farine, paste ed estratti, applicabili in diversi ambiti dell’industria alimentare, pet food e cosmesi.

Nous porta in tavola l’alternativa sostenibile e salutare alla caffeina
Nous Energy è una startup biotech che sviluppa una nuova generazione di ingredienti per i mercati Food & Beverage e Nutraceutico. Il primo ingrediente creato è un’alternativa alla caffeina che migliora le prestazioni cognitive e fisiche, potenziando memoria, concentrazione e riflessi senza gli effetti collaterali tipici della caffeina, come picchi di pressione sanguigna o tachicardia, e favorendo il benessere gastrointestinale. Con questo nuovo ingrediente si stima una riduzione del 60% dello spreco d’acqua e del 65% delle emissioni di Co2 a piena produzione, rispetto all’estrazione della caffeina dai chicchi di caffè verde. La startup, impegnata nell’innovazione sostenibile, prevede di riutilizzare tutti i residui della produzione di Mindave entro il 2028, creando nuovi ingredienti e prodotti per ampliare il proprio portfolio.

Aflabox: l’intelligenza artificiale in campo per la sicurezza alimentare
Aflabox è una startup innovativa in grado di rilevare in tempo reale, nei cereali, noci e semi oleosi, la presenza di aflatossine, micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova soprattutto in zone caratterizzate da clima caldo e umido. Utilizzando sensori UV e una tecnologia sviluppata con l’AI, Aflabox offre un rilevamento rapido, preciso ed economico di queste tossine, che possono causare gravi problemi di salute al consumatore come danni al fegato, tumori e compromissione del sistema immunitario. Un processo semplice e accessibile che elimina non solo la necessità di inviare campioni di prodotto in laboratorio, ma riduce anche i tempi e i costi di rilevazione dell’infestante. I risultati vengono, infatti, inviati immediatamente al cloud, per un controllo tempestivo e preciso. Nata per rispondere a un problema che è, attualmente, molto grave in Africa, Aflabox ha vinto una competizione con il World Food Program e prevede di estendere la sua tecnologia al monitoraggio di altri contaminanti e parametri qualitativi, con l’obiettivo di offrire un profilo completo e accurato dei cereali.

Asteasier: la nuova frontiera dell’Astaxantina
Asteasier è specializzata nella produzione di ingredienti di alta qualità per la nutrizione umana e animale. La loro tecnologia proprietaria ha permesso lo sviluppo di nuovi ceppi di microalghe in grado di produrre astaxantina naturale (AX) – carotenoide con forti proprietà antiossidanti e benefici per la salute cardiovascolare, cerebrale e oculare. Una soluzione completamente naturale che offre un’alternativa sostenibile all’astaxantina sintetica, oggi ampiamente utilizzata per la pigmentazione di salmoni e crostacei. Grazie a un processo di produzione semplificato e altamente efficiente, Asteasier riesce a ridurre i costi fino all’80% rispetto ai metodi tradizionali, rendendo economicamente accessibile l’astaxantina naturale, impiegabile anche nell’ambito nutraceutico. Oltre all’astaxantina, le microalghe utilizzate dalla startup sono in grado anche di produrre pigmenti blu, proteine e omega-3, rendendo l’azienda un punto di riferimento nella nutraceutica e nel settore dell’acquacoltura.

Mama Science: l’alternativa sostenibile alla plastica nel packaging alimentare
Mama Science, con sede a Bologna, nasce con l’obiettivo di affrontare uno dei problemi ambientali più gravi del nostro tempo: l’uso eccessivo di plastica, in particolare nel packaging alimentare. I tradizionali imballaggi, infatti, danneggiano il nostro ecosistema e il loro processo di produzione è altamente energivoro e nocivo per il clima. In un’epoca in cui la riduzione della plastica è una priorità globale, Mama Science si specializza così nello sviluppo di una gamma di prodotti avanzati, tra cui bio materiali quali film e coating per il packaging alimentare. Si tratta di materiali biomimetici 100% bio-based, che replicano le proprietà della plastica senza causare gli stessi dannosi impatti ambientali, offrendo un’alternativa sostenibile ed efficace ai tradizionali imballaggi plastici. I loro prodotti innovativi, ottenuti da materie prime di origine vegetale, aumentano la shelf life di alimenti quali verdure, carni e latticini. A seconda delle applicazioni, possono attribuire proprietà quali idrorepellenza e resistenza meccanica se utilizzati su supporti cartacei. Se applicati direttamente sui prodotti alimentari, riducono l’uso di plastiche per l’imballaggio, mentre nel caso del film consentono la completa sostituzione delle alternative realizzate con polimeri di origine sintetica.

BeadRoots: idrogel biodegradabili contro la siccità in agricoltura
Per combattere la siccità e migliorare la produttività agricola, BeadRoots, startup biotecnologica con sede legale a Lecce, ha sviluppato idrogel da polimeri superassorbenti naturali, derivati dalle alghe. Gli idrogel, applicati durante il trapianto, assorbono grandi quantità d’acqua e la rilasciano gradualmente alle radici quando necessario, riducendo l’evaporazione superficiale e ottimizzando l’uso delle risorse idriche. Questa soluzione 100% biodegradabile non solo è in grado di conservare l’acqua, ma nutre le piante e migliora la qualità del suolo grazie all’incremento di batteri benefici che hanno effetti positivi anche sulla produttività. Attualmente, BeadRoots sta testando gli idrogel su colture come orticole, vigne e legumi, con l’obiettivo di estendere l’applicazione a tutte le coltivazioni che richiedono ingenti quantitativi di acqua, soprattutto nelle aree a rischio siccità.

Alkelux: additivi naturali per combattere lo spreco alimentare
Combattere lo spreco alimentare con additivi antimicrobici naturali ricavati dagli scarti di liquirizia: così Alkelux, la startup biotech sarda, affronta una delle emergenze globali più significative. Solo in Italia, infatti, lo spreco di cibo nel 2023 ha superato i 9 miliardi di euro, mentre a livello mondiale questo fenomeno causa la dispersione di oltre 250.000 miliardi di litri d’acqua e l’utilizzo improprio di 1,4 miliardi di ettari di terreni agricoli. Gli additivi ricavati dalla startup, sotto forma di polvere, vengono integrati nei materiali di confezionamento per prolungare la durata di conservazione degli alimenti, come già dimostrato nei test condotti su fragole e altri prodotti. Il valore aggiunto della soluzione proposta da Alkelux risiede nelle sue caratteristiche uniche: completamente privo di metalli, solubile in acqua e a basso impatto ambientale, l’additivo non richiede modifiche agli impianti produttivi già esistenti. Ciò consente alle aziende del settore del packaging di adottare questa tecnologia senza affrontare costosi interventi strutturali, contribuendo così alla riduzione dello spreco alimentare in un’ottica sostenibile ed efficiente.

Anche quest’anno FoodSeed ha attratto talenti non solo dall’Europa, ma da tutto il mondo: ben il 15% delle candidature ricevute, infatti, arriva da Spagna, Romania, Regno Unito, India e Turchia. Un dato che conferma e avvalora l’impegno condiviso nel tutelare e promuovere l’eccellenza enogastronomica italiana nel mondo che, seppur ancorata alle radici della tradizione, necessita di una spinta verso un futuro sostenibile ed eticamente innovativo.

Boom per la startup Saporeeto che punta al milione di fatturato

Una capacità produttiva di 250.000 porzioni al mese con un aumento del +600% tra agosto 2023 e agosto 2024, un milione di piatti pronti al mese entro il 2027, una crescita di fatturato da € 256.000 del 2023 al milione previsto per quest’anno e il traguardo fissato a €14 milioni entro il 2027: sono le cifre che, a un anno dal suo ingresso sul mercato per mano di Tommaso Pelladoni e l’incubatore Axxelera, attestano la crescita di Saporeeto, la startup food tech che intende rivoluzionare il mercato dei pasti pronti puntando su sostenibilità e R&D. Una crescita che ha trovato terreno fertile in un mondo fortemente dinamico, quello del food & beverage, popolato da consumatori sempre più consapevoli e inclini a preferire alimenti poco impattanti sull’ambiente, non senza un occhio al portafoglio e alla semplicità di preparazione.

“Questi numeri ci confermano quello in cui abbiamo creduto fortemente sin dal primo giorno, vale a dire la portata innovativa del nostro progetto e l’impatto positivo che questo avrebbe potuto avere sui consumatori. L’aspetto a cui teniamo molto, infatti, e su cui puntiamo di più è la parte di ricerca e sviluppo che avviene nel nostro Food Lab, dove testiamo e assaggiamo in continuazione nuove ricette da proporre al mercato: a quello italiano, da cui siamo partiti, e presto anche a quello straniero, verso il quale stiamo già muovendo i primi passi”, commenta Tommaso Pelladoni, General Manager di Saporeeto.

A guidare la produzione di Saporeeto, che entro il 2027 si propone di raggiungere 1 milione di pasti realizzati ogni mese, è il trend dei flexitariani, che secondo un recente studio di Ipsos interessa il 12% degli italiani che seguono questo regime alimentare tutto l’anno (il 30% solo saltuariamente). Globalmente invece, quasi il 70% degli intervistati abbraccia questo genere di alimentazione, che prevede un consumo ridotto di carne e pesce per motivi di salute, etici o economici, scegliendo alternative vegetali e sostituendo la carne con le verdure (nel 57% dei casi), altre proteine animali (48%) e con i legumi (42%). Quando intervistati sul perché assumano questo tipo di alimenti, il 38% dei partecipanti dichiara di volersi prendere cura della propria salute preventivamente, il 16% per dimagrire e il 32% per ragioni economiche.

Tra i milestone per il futuro prossimo di Saporeeto, attualmente presente in cinque insegne della Gdo tra le più diffuse del Nord Italia, c’è l’approdo su alcuni marketplace italiani nel corso del 2025, oltre alla partecipazione alle fiere del settore, nazionali e internazionali. “La cucina per noi italiani fa parte del quotidiano, è tradizione e storia, ma anche legami, ricordi. Ecco perché nei nostri piatti pronti portiamo l’incontro fra questi aspetti e l’innovazione, le nuove tendenze delle persone, le necessità che non sono più quelle di una volta ma che vertono sempre più in direzione di un atteggiamento salutare e sostenibile. Saporeeto è un laboratorio di idee e di open innovation, sia verso il consumatore finale che le aziende e i retailer. Il nostro team di R&D, infatti, è a disposizione anche del settore B2B, per chi vuole sviluppare piatti pronti di qualità e ottimi al gusto in private label”, conclude Pelladoni.

Crescita senza precedenti per l’agrifoodtech italiano: nel 2023 investiti quasi 170 milioni

Con oltre 740.000 aziende agricole, 330.000 imprese di ristorazione, 70.000 industrie alimentari e 4 milioni di lavoratori, il mercato agroalimentare italiano è il terzo più grande dell’Unione Europea e nel 2023 ha generato più di 65 miliardi di euro, pari al 3,8% dell’economia totale italiana. Non sorprende dunque che all’orizzonte si scorgano tante nuove realtà imprenditoriali che mirano a rinnovare un settore così strategico per il nostro Paese: ad oggi, sono circa 340 le startup attive nel settore Agri-Foodtech, un mercato che in Italia ha ricevuto un investimento pari a 167 milioni di euro nel 2023, contro i 152 milioni dell’anno precedente (+9,8%).

In questo scenario nasce il primo Report italiano sullo stato del Foodtech di Eatable Adventures, tra i principali acceleratori globali in materia Foodtech, promosso dal Verona Agrifood Innovation Hub.

L’identikit delle startup italiane Foodtech: Nord Italia, team agili e quote rosa
Il Nord domina il panorama delle startup in Italia: circa un terzo (30,5%) ha sede in Lombardia, seguita a ruota da Emilia-Romagna (11,1%) e poi da Piemonte, Veneto e Lazio, da cui ne provengono a parimerito circa il 10%. Inoltre, il 50% delle startup totali è nato tra il 2022 (25,3%) e il 2023 (22,8%): un fenomeno partito nel 2018 (7,6%) che, dal 2021 ha registrato una vera e propria impennata (19,1%), fino a toccare l’apice nel 2022. Un aumento, non solo dovuto al crescente interesse nel ricorrere all’innovazione per fornire risposte alle consistenti sfide della filiera agroalimentare e ai cambi nelle tendenze di consumo, ma anche alla nascita di iniziative di supporto dell’ecosistema e di nuovi strumenti di investimento per le realtà emergenti.

Guardando alla composizione delle startup, team compatti da 1 a 5 dipendenti per circa il 69% del campione, fino a un massimo di 6-10 dipendenti per il 13%. Società con un’età media di 35,6 anni, agili, ancora da plasmare e sviluppare nel tempo, non senza la presenza fondamentale dei talenti femminili: ben il 32% delle startup è stata fondata da una o più founder donne, una variabile molto positiva se si considera che la media nazionale delle imprenditrici si attesta solo al circa il 10% del totale, mentre quelle con team misti non superano il 16%. Questa osservazione non solo evidenzia la presenza di donne in ruoli chiave all’interno del settore delle tecnologie alimentari, ma suggerisce anche che l’industria ha un fascino particolare e impegna attivamente le quote rosa.

I must have del settore: focus su produzione, trasformazione alimentare, marchi e brevetti
Sono quattro le categorie individuate da Eatable Adventures nell’analisi dello stato del Foodtech in Italia: Agritech (tecnologie applicate all’agricoltura), Produzione e Trasformazione Alimentare, Retail&Distribuzione (robotica applicata, piattaforme di analisi retail, nuovi canali di vendita etc.) e Restaurant Tech&Delivery (piattaforme di prenotazione e gestione; robot di cucina etc). Le startup si concentrano principalmente nel segmento Produzione e Trasformazione Alimentare (36%), seguito dall’Agritech (22.3%), Restaurant Tech&Delivery (22%) e infine Retail&Distribuzione (19.6%). Quasi la metà delle startup (il 43%) attive nella Produzione e Trasformazione Alimentare si concentra sulla realizzazione di nuovi prodotti con ingredienti innovativi, mentre tra quelle attive nell’Agritech il 33% ha sviluppato nuovi sistemi di coltivazione o sistemi di automazione delle colture (31.5%).

Altro dato interessante è che il 66% del campione sviluppa internamente le proprie tecnologie, senza avvalersi di collaborazione con terze parti: solo il 12% ha cooperato con le università, il 2% con poli tecnologici e il 13% con altre aziende esterne. Ciò significa che circa il 70% delle startup mostra un livello di sviluppo autonomo notevolmente elevato, evidenziando una solida maturità tecnologica. Guardando alle tecnologie più impiegate, l’intelligenza artificiale emerge come quella predominante, utilizzata dal 42,86% delle startup intervistate; seguono a ruota il machine learning, con un tasso di utilizzo del 37,14% e le biotecnologie con uno del 32,38%. Per proteggere la proprietà intellettuale delle innovazioni create, elemento fondamentale per garantire la competitività sul mercato, oltre la metà delle startup (54,3%) implementa la registrazione di marchi nel proprio modello di business e il 40% possiede almeno un brevetto, mentre il 19% si affida al segreto commerciale.

Investimenti in Italia: lo stato dell’arte
Da una parte, a livello globale, gli investimenti nel Foodtech hanno registrato, nel secondo trimestre del 2023, un calo pari a circa il 61% rispetto all’anno precedente, dovuto principalmente ai conflitti geopolitici e alla crisi economica che hanno colpito a 360° tutti i settori. Dall’altra, invece, il mercato italiano emerge tra i più dinamici e in crescita con un +9% rispetto al 2022: nel 2023, infatti, le startup italiane hanno raccolto 167 milioni di euro (43% in fase seed; 32,3% in fase pre-seed), un dato che evidenzia la fiducia degli investitori nazionali e internazionali nel potenziale di crescita del segmento. Non solo: tra gli investimenti di primo piano in Italia, spiccano anche i programmi di formazione sostenuti da realtà come CDP Venture Capital Sgr e la stessa Eatable Adventures con Foodseed, il primo acceleratore nazionale nell’ambito foodtech italiano che, nel 2023, ha selezionato e accelerato sette realtà emergenti Made in Italy, destinando a ciascuna un investimento iniziale di 170 mila euro – con possibilità di incremento fino a ulteriori 500mila euro per le più performanti. Un programma che ha attirato l’interesse di primari partner di settore che hanno appoggiato l’iniziativa, tra cui Amadori e Cattolica, Business Unit di Generali Italia. Come ulteriori risorse che potrebbero agevolarne lo sviluppo, le startup intervistate segnalano l’attrazione di Investitori Internazionali, il sostegno da parte dell’Industria Alimentare Italiana, la presenza a eventi Internazionali, la conoscenza delle best practice e la semplificazione dell’accesso agli aiuti pubblici.

Foodu debutta al Sana di Bologna

Ogni anno l’80% di nuovi prodotti alimentari lanciati sul mercato fallisce perché non vengono fatti testare prima dai clienti e non vengono svolte ricerche di mercato, per lo stesso motivo, il 45%* degli stessi non risulta profittevole per le aziende. Sugli scaffali di punti vendita e supermercati spesso si trovano prodotti selezionati sulla base di criteri che non sempre tengono conto a sufficienza della qualità e del gusto ricercati dai consumatori più attenti.

Al fine di coinvolgere i consumatori nella filiera agroalimentare per aiutare le aziende ad aumentare le vendite, a migliorare la qualità dei propri prodotti, la strategia di marketing, ideare il packaging perfetto e ridurre gli sprechi, nel giugno 2020 due ingegneri pugliesi hanno sviluppato e lanciato Foodu, il primo supermercato online partecipativo dove le aziende non solo possono vendere i propri prodotti, ma anche dialogare con i clienti stessi, tutti consumatori attenti all’alimentazione. Grazie alla digitalizzazione delle metodologie di ricerca di mercato e alla Tribù di Foodu, le aziende possono finalmente raccogliere driver e spunti decisionali per comprendere come aumentare le vendite.

A due anni dal lancio di questo nuovo modello di supermercato partecipativo, dove i decisori finali sono i clienti stessi, Foodu ha creato una community di oltre 3.000 clienti assaggiatori da tutta Italia per ben 56 categorie alimentari. La Tribù di Foodu è disponibile sia per test di prodotti già esistenti che per effettuare indagini su prodotti non ancora preseti sul mercato. Foodu ha già riscosso molto interesse nell’ecosistema delle Startup italiane, tanto da attrarre numerosi capitali privati attraverso una campagna di equity crowdfunding, investitori istituzionali e fondi di investimento.

Chiunque può unirsi alla community di Foodu: esperti indipendenti che valutano la qualità dei prodotti, mentre un gruppo di consumatori, veri e propri “clienti speciali” chiamati Approver, testano in anteprima i prodotti a prezzi scontati valutandone il gusto e il prezzo. Solo se il prodotto è sano e anche buono, allora viene messo in vendita per tutti su Foodu.

Nato come il primo modello di filiera agroalimentare partecipativa in Italia in cui è la community dei clienti che propone e decide cosa mettere in vendita, Foodu ha raccolto finora un ricco database sulle abitudini di consumo, utili alla piattaforma per ottimizzare il catalogo, ma anche alle aziende per comprendere opinioni e comportamenti dei consumatori e individuare gli interventi necessari per migliorare le vendite dei loro prodotti.

Il team della Startup food-tech pugliese oggi conta su 10 risorse altamente qualificate su Market Research, Quality Control, Category Management, Digital Marketing e Software Development e adesso intendono espandere la propria presenza nel mercato della spesa online, coinvolgere nuovi soci e accompagnare anche i produttori in un processo di trasformazione “consumer centric”.

“Tutto nasce da una visione: democratizzare la filiera agroalimentare e rimettere al centro il consumatore – commenta Antonella Fasano, Founder e CEO di Foodu. Le persone partecipano perché, da un lato, la spesa in Foodu è garanzia di qualità e, dall’altro lato, ritengono fondamentale che le aziende ascoltino i loro bisogni. E’ ingiusto parlare solo di consumatori consapevoli, bisogna iniziare a parlare anche di produttori consapevoli: consapevoli dei bisogni dei clienti e consapevoli della reale qualità percepita dal mercato. Foodu è il mercato!”.

“Attraverso le ricerche di mercato svolte da Foodu – spiega Maria Bordoni, Foodu Angel Investor e Metron Market Research President– le PMI hanno la possibilità di comprendere più a fondo le esigenze dei consumatori e di migliorare le loro decisioni, con positivi effetti sulle vendite e sulla redditività”.

Foodu sarà presente alla 34esima edizione di SANA, il salone internazionale del biologico e del naturale in programma a Bologna dall’8 all’11 settembre (Pad 30, Stand B/26).

Drive Me 2 Carrefour, la start-up Heres vince la Open Innovation Challenge

Si è conclusa pochi giorni fa la challenge “Drive Me 2 Carrefour” lanciata dalla Regione Lazio e da Lazio Innova insieme a Carrefour Italia, con il supporto tecnico di Digital Magics, per lo sviluppo di soluzioni innovative in grado di migliorare e rendere istantaneo il ritiro degli ordini tramite le modalità Drive e click&collect. Premiata la startup Heres, un conversational AI studio specializzato nello sviluppo di soluzioni multicanale e multilingua per automatizzare i processi aziendali e migliorare la customer experience.

La startup si è aggiudicata un premio in denaro da 20 mila euro con servizi specialistici messi a disposizione da Lazio Innova. Secondi e terzi classificati Yosh.AI e Indigo.ai, che riceveranno ulteriori servizi per lo sviluppo del progetto.

Con l’obiettivo di permettere ai clienti finali di Carrefour Italia di gestire in maniera più semplice gli gli ordini, ritirandoli presso il punto vendita senza alcuna attesa, e fornire supporto continuativo ai picker nella preparazione delle consegne, la startup Heres ha proposto una soluzione basata sull’intelligenza artificiale conversazionale che sfrutti pienamente le potenzialità delle tecnologie Natural Language Processing (NLP) testuali e vocali.

La soluzione si integra perfettamente ai sistemi Carrefour efficientandone la catena logistica last-mile, fornendo supporto operativo agli operatori impegnati nella preparazione dell’ordine e ottimizzando il servizio di customer care in ottica multicanale, consentendo ad esempio ai clienti di modificare i prodotti ordinati in tempo reale e avvisandoli caso di merce mancante proponendo delle alternative.

La sfida rientra nel programma strategico di “Open Innovation” della Regione Lazio che ha l’obiettivo di mettere in contatto le esigenze di innovazione delle grandi imprese con le idee e i progetti di innovatori e startup. Questa challenge, in particolare, ricercava soluzioni tecnologiche per permettere ai clienti del gruppo Carrefour di effettuare una spesa e-commerce facile e veloce, ritirando gli ordini di Drive e Click&Collect senza alcuna attesa.

“La Regione vuole gettare le basi di una nuova idea di sviluppo, basata sull’innovazione e sulla capacità progettuale di tanti giovani talenti; grazie alle challenge e alla strategia regionale di Open Innovation, stiamo mettendo in comunicazione il mondo imprenditoriale con le loro soluzioni innovative creando un circolo virtuoso che farà ripartire la nostra regione” ha dichiarato Paolo Orneli, assessore della Regione Lazio allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Università, Ricerca, Startup e Innovazione.

“A nome di Carrefour Italia ringrazio Regione Lazio e Lazio Innova, che ci hanno dato l’opportunità di entrare in contatto con tante realtà innovative costruendo questo momento di confronto e di crescita” commenta Alessandra Grendele, CIO di Carrefour Italia. “In coerenza con la strategia di Gruppo di diventare una Digital Retail Company entro il 2026, anche nel nostro Paese stiamo investendo sulla tecnologia e sull’innovazione, in modo da poter offrire ai nostri clienti un’esperienza di acquisto sempre più omnicanale per rispondere alle nuove esigenze di spesa. La open innovation challenge ‘Drive Me 2 Carrefour’ e le attività che abbiamo realizzato finora con le start-up ci hanno permesso di lavorare su idee e progetti innovativi portando avanti, insieme alle realtà del territorio, la nostra strategia”.

“La qualità delle soluzioni proposte dai partecipanti di questa challenge conferma che la strategia regionale di open innovation è in grado di rispondere in modo efficace e innovativo alle esigenze del mondo della produzione. Attraverso i nostri Spazi Attivi sosteniamo proprio l’emersione di queste idee e delle soluzioni tecnologiche per le imprese da parte di innovatori e startup” ha dichiarato Nicola Tasco, presidente di Lazio Innova.

Alla premiazione sono intervenuti, tra gli altri, Nicola Tasco, Presidente di Lazio Innova; Alessandra Grendele, CIO di Carrefour Italia; Alessandra Iacovelli, Head of B2C platforms, Italy Innovation Lead di Carrefour Italia.

Sono 6 le startup che, al termine di un percorso di mentorship, si sono affrontate in finale per raggiungere questo obiettivo e aggiudicarsi il premio in palio:

Debest ha presentato un progetto innovativo basato sull’IA, che consente alle aziende di gestire al meglio le interazioni a voce con i clienti, brevettando un Virtual Vocal Assistant

Userbot è una piattaforma di #customerexperience sviluppata attraverso intelligenza artificiale, in grado di offrire un’esperienza immersiva e omni-canale attraverso interfacce Digital Humans

Indigo.ai sviluppa soluzioni di intelligenza artificiali per servizi conversazionali come chatbot e tecnologie linguistiche

Heres disegna e sviluppa agenti conversazionali ed esperienze voice-first multicanale e multilingua, per automatizzare i processi aziendali e migliorare la customer experience

Yosh.AI promette di rivoluzionare la comunicazione tra aziende e clienti attraverso l’uso di assistenti virtuali basati sull’AI

Screevo ha sviluppato un sistema che consente a un assistente vocale di interfacciarsi e automatizzare tutte le attività di immissione dati

Erbert inaugura il terzo experience store a Milano

Erbert prosegue il suo cammino per rendere accessibile a tutti l’alimentazione del futuro e apre il suo terzo store a Milano diventando a tutti gli effetti la prima catena italiana del mangiare equilibrato, facile e accessibile a tutti.

Il Food Market con cucina di Piazza Quasimodo, presente all’interno del Vetra Building, con i suoi quasi 1.000mq, le 21 vetrine, le oltre 2.500 referenze, le numerose novità e 30 professionisti, sarà l’espressione massima della mission di Erbert. Sulle pareti dello store, infatti, sono riportati – ben visibili a tutti – le 5 promesse che sanciscono l’impegno della start-up verso i suoi consumatori: meno del 2% di sale aggiunto e meno del 5% di grassi saturi nei piatti pronti, solo farine non raffinate e solo tecniche di cotture salutari e meno del 15% di zuccheri aggiunti nella preparazione dei dolci. Erbert vuole che i suoi cibi siano il più possibile naturali e non utilizza aromi artificiali e conservanti, ma usa sapientemente erbe aromatiche e spezie per esaltare il gusto ai suoi piatti pronti.

L’offerta dei prodotti si amplia notevolmente: punto fermo rimangono la frutta e verdura che sono sempre al centro della proposta e i ready to eat freschi e freschissimi che riportano i bollini “Mangia Bene” e “Calorie”. Grazie ad essi, il consumatore sarà facilitato nel combinare i diversi nutrienti e nel comporre così piatti adatti al proprio stile di vita e a tutte le occasioni: dalla colazione alla cena, passando per la pausa pranzo e gli spuntini. Sarà inoltre possibile gustare le pietanze direttamente all’interno dei locali dello store e, nella bella stagione, sfruttare il dehor nel cortile interno del building.

Tra le principali novità ‘i salumi di mare’ ottenuti con la pesciugatura cioè la frollatura del pesce che, dopo aver passato dai 7 ai 10 giorni dentro un apposito macchinario viene venduto affettato o a tranci. Si tratta di un pesce dalla marinatura naturale, dall’ampia concentrazione di sapore e dal gusto netto e marcato, che può essere assaporato a crudo o appena saltato in padella. Speciali etichette grafiche ne illustreranno la tipologia, i corretti metodi di consumazione e come abbinarlo al meglio.

Altra novità la linea ‘ready-to-cook’, circa 70 referenze tra verdure, carne e pesce pronte da cucinare con diversi ingredienti, e che recheranno le nuove etichette grafiche con le indicazioni dei tempi di cottura, le modalità consigliate, e le calorie. A complemento dell’offerta anche il ‘mondo surgelati’ con 60 nuove referenze di marchi come Frost e Valle degli Orti i cui prodotti, in linea con i valori di Erbert, non contengono additivi conservanti e i cui packaging possono essere riciclati nella carta.

Novità anche al bar dove è in funzione lo ‘Spremi-salute’ che, grazie alla sola forza della pressione, è in grado di spremere tutti i tipi di frutta maturi e di stagione estraendone il succo senza tuttavia stressarne la polpa. Da non dimenticare i gelati del brand Amati che in linea con la filosofia Erbert, sono prodotti con materie prime crude e con sostituti dello zucchero come l’agave e i fiori del cocco.

Si ampliano anche agli assortimenti di drogheria e bevande con circa 200 referenze, a partire dal miele neozelandese Manuka dai notevoli benefici nutrizionali; e da una selezione di vini di produttori a livello nazionale a rappresentanza di tutto il panorama enologico italiano, sino a selezioni di nicchia come la cantina di San Colombano al Lambro che produce con metodo classico (lo stesso dello champagne) il vino spumante di Milano. Ci sarà spazio anche per la cantina dell’olio grazie alle bottiglie dei piccoli produttori del sud Italia (uno utilizza scarti della produzione delle mandorle per realizzare le sue etichette), la macrobiotica con thè orientali e salse acidulate giapponesi, e i prodotti proteici assai apprezzati dai clienti Erbert.

Il design dello store segue il file rouge dei precedenti locali (il flagship esperienziale di Via Moscati e il ready-to-eat- di Via Mazzini) arredati in stile industrial, superfici in legno chiaro e colori vivaci che richiamano la natura, in linea con il principi che contraddistinguono il brand.

Nel corso dell’evento di inaugurazione del nuovo store, Enrico Capoferri, AD di Erbert ha dichiarato: “Nel corso di neppure due anni erbert ha compito passi da gigante, nonostante il periodo non facile che tutti abbiamo vissuto. Da giugno 2020 a oggi sono ben tre gli store aperti a Milano e siamo orgogliosi di continuare a far conoscere la nostra filosofia del mangiare bene e di essere sempre più riconosciuti come il luogo dell’alimentazione sana e gustosa. Oggi Erbert è una Catena Omnicanale, composta dai format esperienziali (come questo di piazza Quasimodo), dal Ready to Eat e dagli erbert Ready at Home, integrata con i servizi online del pranzo in azienda e della spesa a casa perché vogliamo che il mangiar sano e gustoso sia facile e accessibile a tutti, a casa come in ufficio. E domani il nostro orizzonte si amplierà: oltre a nuove aperture in città, ben 4 entro settembre, esporteremo il nostro modello in altre città metropolitane estere forti dell’esperienza e delle conoscenze sviluppate in Italia”.

Buono significa anche sostenibile, è per questo che i pack dei prodotti preparati e/o realizzati da Erbert sono costituiti al 100% da materiali compostabili, persino le etichette, e certificati secondo la norma UNI EN 13432:2002 o di carta certificata FSC, interamente biodegradabili e dunque adatti alla raccolta differenziata dell’umido, proprio come vuole la filosofia della start up.

Il nuovo store, già operativo, sarà aperto 7 giorni su 7: dal lunedì al sabato dalle 8:30 alle 21:00, e la domenica dalle 9:00 alle 20:00.

AllergenIO: caccia agli allergeni. Trovati 18.000 ingredienti

Si chiama AllerGenIO ed è la prima piattaforma digitale che identifica gli allergeni in oltre 18.000 ingredienti validati scientificamente dal laboratorio di Scienze della Salute Umana dell’Università degli Studi di Firenze. Una soluzione innovativa che si propone come punto d’incontro tra ristoratori da un lato e i consumatori allergici e intolleranti.

Quello delle allergie e delle intolleranze alimentari è oggi un fenomeno di dimensioni importanti (parliamo di un  mercato potenziale, solo in Italia, di 15 milioni di utenti). Si tratta di un dato tanto rilevante da spingere nel 2011 l’Unione Europea a emanare il Regolamento 1169, secondo cui tutti i ristoratori europei sono tenuti per legge a creare, stampare ed aggiornare il registro allergeni relativo agli ingredienti contenuti nei piatti somministrati.

Sull’onda di queste esigenze è nato AllergenIO.

“E’ arrivato il momento – afferma Andrea Casadio, CEO e Founder di AllerGenIO – di pensare in modo differente alla ristorazione, fornendo agli operatori uno strumento che possa permettere loro di tutelare e potenziare la propria clientela, rivolgendosi finalmente a un target finora trascurato”.

AllerGenIO ha avviato oggi la sua prima campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma StarsUp : un primo round di investimento che coprirà il fabbisogno finanziario della società per i prossimi 18 mesi.

“Il primo obiettivo – chiarisce Ilaria Filiberti, CFO di AllerGenIO – è lanciare campagne marketing mirate ad accrescere la community di consumatori, ad ampliare la rete commerciale e ad intensificare la presenza sui canali digitali. Il secondo è quello di coinvolgere nuove figure in modo da consolidare il nostro team e rafforzare in particolar modo le aree Information Technology, Marketing e Public Relations. Inoltre, continueremo a investire nell’ambito della R&S al fine di perfezionare e sviluppare nuovi servizi in target”.

Entro il 2020 l’obiettivo della startup è di espandersi verso l’estero e in particolare verso tutti i paesi dell’Unione Europea in cui vige la stessa normativa.

Il modello di business è basato sulla vendita di licenze a prezzi accessibili, a fronte di un servizio unico, scalabile, distintivo e totalmente replicabile nei 28 stati membri, per un mercato complessivo di 2 milioni di attività e 17 milioni di consumatori allergici.

“Un servizio che permette ai ristoratori di distinguersi e caratterizzarsi – conclude Casadio – con un vero strumento di marketing a portata di click. Lo sviluppo della nostra App, denominata IO, permetterà ai consumatori di accedere in tempo reale ai menù dei ristoranti AllergenSafe presenti nella zona, prenotare un tavolo e mangiare con piacere dove è più sano e sicuro dagli allergeni”.

 

 

 

 

Amazon apre alle startup con Launchpad, canale di vendita per prodotti innovativi

Una maglietta che rivela ciò che c’è dietro, ovvero dentro il corpo umano, per scopi educativi; una moka che produce un perfetto espresso ma senza la ingombrante, e difficilmente gestibile macchina da bar; un caricabatterie per smartphone che consente di ricevere una carica “di emergenza” in mobilità da un altro smartphone o dispositivo elettrico; un giardino intelligente da interno per coltivare erbe aromatiche; un kit per preparare una cena stellata con tutto l’occorrente già dosato, a prova di imbranato: sono solo alcune delle migliaia di invenzioni, più o meno bislacche (ma alcune diventano successi planetari) lanciate sul mercato ogni anno dalle startup. Il mercato, appunto, è il tasto dolente per queste aziende piccolissime, fatte spesso da una sola persona, con tante idee brillanti ma scarse capacità commerciali. A metterci una pezza arriva, tanto per cambiare ci verrebbe da dire, Amazon.it che si prende anche questa fetta di mercato: ora infatti i clienti possono disporre di una selezione di prodotti unica e innovativa dalle startup presenti in Europa e in tutto il mondo in una nuova sezione della dotcom, Amazon Launchpad.

Si tratta di un nuovo programma che rende più semplice per le startup italiane lanciare, commercializzare e distribuire i propri prodotti a milioni di clienti su Amazon.it e nel mondo.

La nuova vetrina Launchpad di Amazon.it include centinaia di prodotti suddivisi in cinque categorie, dall’elettronica di consumo al food, dai giocattoli alla casa o alla cura della persona, destinate a crescere nei prossimi mesi.

Le startup italiane hanno a disposizione un’esperienza di accesso semplificata ai servizi Amazon, pagine prodotto personalizzate, un pacchetto completo di soluzioni di marketing e l’accesso alla rete di distribuzione globale di Amazon, oltre ai servizi del Customer Service. Inoltre, i prodotti possono essere idonei per Amazon Prime e resi disponibili per gli oltre 100 milioni clienti Prime in tutto il mondo.

“In Amazon, l’innovazione è parte della nostra cultura e le nostre energie vengono impiegate per inventare per conto dei nostri clienti, piccole imprese ed imprenditori. Mentre il ritmo dell’innovazione continua ad aumentare all’interno della comunità di startup, Amazon Launchpad consente loro di essere riconosciute in Italia il più velocemente possibile e aiuta i loro prodotti unici a essere scoperti da milioni di clienti Amazon in tutto il mondo” spiega Mariangela Marseglia, Country Manager di Amazon.it e Amazon.es.

“Amazon Launchpad è progettato per far crescere gli inventori. Offriamo supporto nella gestione dell’inventario, ci occupiamo dell’evasione degli ordini, del servizio clienti e altro ancora, consentendo loro di concentrare gli sforzi sull’innovazione e realizzare prodotti sempre più originali. Inoltre, Amazon Launchpad offre ai clienti l’accesso a un negozio dedicato con una varietà di articoli all’avanguardia dagli attuali inventori emergenti in Italia” dice Luca Cassina, EU Director Seller Services – Marketplace, Amazon.

In Italia, Amazon collabora con più di 10 piattaforme di crowdfunding, incubatori, acceleratori e società di venture capital per portare i prodotti delle startup ai clienti di Amazon. Amazon Launchpad, tra cui Associazione Progetto Marzotto, Digital Magics, Italia Startup, Lventure Group e Talent Garden per l’Italia.

Per il lancio di Amazon Launchpad, alcune delle startup metteranno a disposizione prodotti in offerta in esclusiva con sconti dal 10% al 20% per i clienti di Amazon.it. Tra questi figurano Dodow, il dispositivo che a consente di addormentarsi più rapidamente, Naptime, un prodotto che aiuta a rilassarsi e Crazybaby, cuffie wireless per lo sport.

Amazon Launchpad è stato introdotto a partire dal 2015 ed è disponibile negli Stati Uniti, in Canada, India, Messico e, in Europa, in Francia, Germania, Regno Unito e ora anche in Italia e Spagna. Amazon Launchpad ha lanciato più di 2.100 startup a livello globale (oltre 650 in Europa), con più di 19.000 articoli nel programma, e più di 85 startup hanno superato $1 milione di dollari in vendite dal lancio del programma. Amazon Launchpad ha collaborato con oltre 100 società di venture capital, acceleratori di startup e piattaforme di crowdfunding per aiutare le startup a lanciare i prodotti ed i

Start up, grandi le opportunità ma come realizzarle? Un convegno a Milano

All’inizio, in fondo, erano tutte start up: e chi ma avrebbe scommesso su degli automobilisti qualsiasi trasformati in taxisti (Uber) o in sconosciuti che offrivano il divano di casa ai viaggiatori (AirbnB) o sconti improbabili su pieghe e tagli, saune o cene a lume di candela (Groupon)? Eppure l’idea giusta, ormai l’abbiamo capito, fa il miliardario. Ma, una volta avuta questa idea mirabolante, o quanto meno innovativa (prerequisito evidentemente essenziale per chi incomincia da zero), come e quando si può sviluppare?

È questo il cuore del primo di una serie di convegni organizzati a Milano da un team di sei professionisti (Elena De Munari, Fortunata Rea, Antonio Arezzi, Fabio Vizzi, Nicola Fracasso e Andrea Matteucci) che si terrà il 22 marzo all’Hotel Capitol. Obiettivo dell’evento (che ha come titolo Dall’idea innovativa alla finanza agevolata: linee operative e case histories per una sinergia di successo 4.0) sarà quello di confrontarsi con startupper e imprenditori, per mettere a fuoco le strategie di crescita professionale necessarie per emergere e progredire, usufruendo anche dei piani propri della finanza agevolata.

La prima parte del convegno vedrà le testimonianze, in qualità di relatori, dell’imprenditrice Elisabetta Pace (che approfondirà il tema delle strategie di crescita aziendale) e dell’avvocato Antonio Arezzi (che parlerà di un tema fondamentale, ovvero i fondi europei e la finanza agevolata).

A seguire, quattro tavoli di workshop, dedicati a fondi europei, internazionalizzazione d’impresa, case histories e comunicazione aziendale.

Per info e iscrizioni ideeimprese@gmail.com

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare