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MD investe sul vino, +13,2% di bottiglie vendute

MD continua ad affermarsi come insegna della grande distribuzione sempre più lontana dai canoni del discount, una crescita che si evince anche dalle nuove proposte del reparto vinoin continua evoluzione. MD in questi mesi ha infatti sottoposto lo scaffale vini a una profonda revisione che oggi lo presenta arricchito e razionalizzato inserendo etichette di pregio e di tendenza, e un’ampia scelta di DOCG, DOC, IGT, vini locali e biologici.

In MD insomma quello dei vini non è più un reparto “accessorio” ma un anello importante per l’insegna italiana, che contribuisce a fidelizzare i clienti e ad attrarne di nuovi, anche grazie ad una precisa strategia: dare al cliente la certezza di acquistare un prodotto di qualità al giusto prezzo. Un obiettivo reso possibile, oltre che dalla ricerca costante di prodotti premium e attuali, da uno stringente Protocollo di analisi chimico-fisiche e organolettiche che si è tradotto nel 2020 in oltre 600 controlli sui vini proposti. E il consumatore sembra gradire: dopo un 2020 di vendite record, sostenute dall’anomalia rappresentata dalla pandemia, la crescita a doppia cifra in volume e valore si conferma anche nel 2021 che registra alla settimana 39 un +13,2% di bottiglie vendute e un +12,7% di fatturato alle casse.

Dati che promettono di far chiudere l’anno con un segno decisamente positivo rispetto alle più contenute previsioni per il settore di un 2021 in cui il consumo casalingo e quindi l’acquisto in grande distribuzione di vini ha pagato lo scotto della ritrovata normalità fuoricasa.

“L’obiettivo di MD è fare dei vini una “famiglia” di richiamo: il consumatore deve poter scegliere di fare la spesa in MD anche per i vini”, ha spiegato Giuseppe Cantone, direttore commerciale MD S.p.A., intervenendo alla tavola rotonda “Il mercato del vino nella distribuzione moderna: nuovi equilibri e nuove opportunità”, che si è svolta questa mattina al Vinitaly di Verona.

Vino, le vendite crescono del 2% nei primi 9 mesi del 2021

Le vendite dei vini nella Distribuzione Moderna si stanno assestando, dopo il boom del 2020. Viaggiano sempre in territorio positivo, ma con un riequilibrio progressivo, conseguenza della condizione di relativa normalità che i vaccini hanno indotto: più libertà di consumare fuori casa, più presenze nelle sedi di lavoro e meno spesa per i consumi casalinghi. E’ quanto emerge dall’anticipazione della ricerca IRI per Vinitaly, che sarà presentata lunedì 18 ottobre a Vinitaly Special Edition (a Verona dal 17 al 19 ottobre). Nei primi 9 mesi del 2021 le vendite dei vini sono cresciute del 2% a volume e del 9,7% a valore.

Nella classifica dei vini Top, cioè quelli più venduti in assoluto, vanno sottolineati i cali delle vendite a volume del Lambrusco (-6,7%), della Barbera (-10,6%%) e della Bonarda (-4,9%) e gli aumenti del Vermentino (+25,7%) e della Valpolicella (+23,9%). Crescono i vini blasonati nella classifica dei vini Best, cioè quelli con maggior tasso di crescita: in 3° e 4° posizione Barolo (+42,8%) e Brunello di Montalcino (+41,5%), che però nel 2020 avevano risentito molto dei lockdown. Le prime posizioni del podio di questa particolare classifica, utile per individuare i trend, sono occupate dal Lugana (+46,4%) e dal Sagrantino di Montefalco (+43,7%). Complessivamente una conferma dell’ampia gamma di vini di qualità presente negli scaffali della DM, offerti a prezzi convenienti.

La ricerca IRI per Vinitaly dettaglia le dinamiche delle vendite: i vini a denominazione d’origine, nella classica bottiglia da 0,75 lt, continuano a performare molto bene, seguendo un trend che prosegue da anni: i vini DOC crescono del 4,8% a volume e del 10,8% a valore; i vini IGP crescono del 3,6% a volume e del 8,1% a valore. Le bollicine vendono più del vino, registrando una crescita rilevante del 27,1%. Male tutti gli altri formati: bottiglioni di vino comune, brik, bag in box. Le bottiglie a marca del distributore (MDD) crescono del 3,0% nel formato da 0,75lt, ma calano del 2,9% nel totale.

Per quanto riguarda i prezzi, prosegue la tendenza degli ultimi anni di una progressiva rivalutazione del valore del vino nella DM: 3,9 euro a bottiglia il prezzo medio complessivo del vino, 5,6 euro a bottiglia delle bollicine.

“La dinamica dei prezzi e delle promozioni assume una valenza importante in uno scenario di progressiva normalizzazione, come vedremo nella tavola rotonda di Vinitaly Special Edition – ha spiegato Virgilio Romano, Business Insight Director IRI. Analizzeremo i trend per capire quali vantaggi e opportunità potrà cogliere la DM, anche nei rapporti con le cantine dedicate all’Horeca”.

La ricerca completa dell’Iri sarà presentata lunedì prossimo 18 ottobre a Vinitaly Special Edition, dalle 10 alle 12, nella Sala Rossini e discussa dai rappresentanti di Conad, Coop, MD, Federvini e Unione Italiana Vini (l’ingresso è libero; non sarà trasmessa in streaming).

Seguono le classifiche dei vini top e best

Vino e GDO: tavola rotonda virtuale a Wine2Wine

Vino e Grande distribuzione di fronte al cambiamento”, questo il titolo della 16° edizione della tavola rotonda tematica organizzata da Veronafiere. Originariamente programmata in aprile a Vinitaly 2020, si terrà lunedì 23 novembre, dalle ore 11,00 alle 12,30, on line nell’ambito della manifestazione Wine2Wine Exhibition.

Verrà presentata la ricerca elaborata da IRI per Vinitaly che analizza l’andamento delle vendite del vino italiano nel canale della Grande distribuzione (Gdo) nei primi 10 mesi del 2020, con tendenze discontinue tra primavera, estate e autunno, causate dall’intensità variabile della pandemia Covid. Favorite anche dalla chiusura, totale o parziale, di ristoranti, bar e affini (il canale HoReCa), le vendite del vino sono complessivamente aumentate nella Gdo del 6,5% a volume.

Saranno esaminati l’andamento dei vari formati, dei vini a denominazione d’origine, degli spumanti e del prosecco in particolare, del vino a marchio del distributore (MDD), del vino biologico ed altro ancora. Il dibattito che seguirà la presentazione della ricerca cercherà di individuare le tendenze d’acquisto dei consumatori, di prefigurare lo scenario del 2021 e le possibili sinergie tra cantine e insegne della Grande Distribuzione.

Il programma

La tavola rotonda sarà aperta dalla presentazione della ricerca da Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI e seguita dagli interventi dei discussant, con la conduzione di Luigi Rubinelli, Direttore di RetailWatch:

  • Federvini, Mirko Baggio (Responsabile vendite canale Gdo Italia di Villa Sandi)
  • Unione Italiana Vini, Enrico Gobino (Marketing Director del Gruppo Mondodelvino Spa)
  • Carrefour, Gianmaria Polti, Responsabile Beverage
  • Conad, Alessandra Corsi, Direttore marketing dell’offerta e MDD
  • Coop Italia, Francesco Scarcelli, Responsabile Vini, Birre, Bevande Alcoliche
  • Gruppo Selex, Fabio Sordi, Direttore commerciale.

Modalità di partecipazione

La tavola rotonda è gratuita e aperta a tutti;  per collegarsi sarà sufficiente collegarsi al link seguente:

https://www.vinitaly.com/it/wine2wine-exhibition-digital-edition/?utm_source=Fanini&utm_campaign=Wine2Wine20&utm_term=26&utm_content=digitaledition

 

 

Vino, effetto Covid: è boom di degustazioni on line

Consolidamento dei canali social, tanta solidarietà in risposta alla pandemia, nuovi formati di degustazioni dettati dalle misure anti-covid, content strategy su abbinamenti con cibo e territorio. Ancora opportunità da sviluppare su podcast, wikipedia ed e-commerce proprietario.

Questi in sintesi i risultati della settima edizione della ricerca condotta da Omnicom PR Group Italia, che ha analizzato la presenza e le attività online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’indagine Mediobanca 2020.

L’evoluzione digitale

Nell’ambito social, Instagram continua a crescere rispetto a tutte le altre piattaforme, con un incremento in aggregato di follower del 51% rispetto al 2019, favorito anche dal ruolo degli influencer nel racconto delle esperienze. Oggi sono 16 su 25 le aziende ad avere un account ufficiale (contro le 6 del 2014). Facebook registra invece una crescita del 1,2% quando si parla fan base per i marchi analizzati mentre la frequenza di aggiornamento settimanale rimane invariata rispetto al 2019. YouTube presidiato (con poca intensità) da 11 aziende mentre Twitter solo da 9. Wikipedia invece, molto utile anche in ottica SERP (Search Engine Results Page), presidiata solo da 3 cantine.

e-commerce

Dopo la crescita registrata nel 2019, con il passaggio da 3 a 6 aziende su 25 che offrono un e-commerce proprietario, il 2020 è all’insegna della stabilità. Parte delle cantine (8 sulle 19 non dotate di e-commerce proprietario) preferisce indicare sui propri siti enoteche, alcune delle quali dotate di wine shop online, presso le quali è possibile acquistare e degustare i prodotti. Pur rimanendo la volontà da parte dei brand di accompagnare il consumatore lungo tutto il percorso d’acquisto, quando questo non è possibile, vengono suggerite terze parti “qualificate”.

La comunicazione

 

14 aziende su 25 hanno comunicato le iniziative promosse in risposta all’emergenza Covid-19.

A vario titolo si è trattato di: degustazioni online con sommelier e mixologist, aperitivi in streaming con influencer, storie legate alla quarantena. Importante il focus sulla solidarietà verso dipendenti e comunità locali anche attraverso raccolte fondi e donazioni.

Le iniziative sono state per lo più raccontate sui social, veri protagonisti della comunicazione al pubblico, rispetto ai siti, molto più “statici”.

In crescita anche i contenuti legati alla Responsabilità Sociale d’Impresa con 10 aziende su 25 (erano 7 su 25 nel 2019). Si parla principalmente di iniziative legate all’arte e alla cultura.

Come nel 2019, il 100% delle aziende (76% nel 2018 e 37% nel 2017) tratta il tema sostenibilità menzionando certificazioni, efficienza energetica, gestione sostenibile delle risorse naturali e agricoltura priva di pesticidi. Alcune aziende hanno una sezione dedicata sul sito, con maggiori informazioni, infografiche, dati e approfondimenti.

Tutte le aziende menzionano, a vario titolo, i vitigni autoctoni (come nel 2019 mentre nel 2018 erano il 64%). Varia il livello di approfondimento: alcune cantine non si limitano a citarli, ma dedicano spazio alla descrizione dei vitigni e alla scelta di utilizzo, altre dedicano particolare attenzione al tema con un’intera sezione del loro sito (e un racconto del programma di utilizzo e recupero dei vitigni autoctoni).

13 cantine su 25 (52%) fanno riferimento a percorsi di degustazione (come nel 2019, solo il 15% nel 2014). Le più virtuose sfruttano anche la vocazione turistica del territorio, spesso con menzione di luoghi da visitare e attività – anche sportive – da praticare. Interessante il trend del “food pairing” (abbinamenti vino-cibo) che vede 11 aziende su 25 protagoniste (10 su 25 nel 2019).

Lingue utilizzate

Oltre all’italiano, sono inglese, tedesco e cinese le lingue più presenti sui siti delle aziende analizzate. Nel 2020, abbiamo l’inglese (25 cantine su 25, erano 21 nel 2019) seguito dal tedesco (9 su 25, erano 7 nel 2019), cinese (4 su 25, erano 2 nel 2019). Sono quindi ben presidiati i mercati più importanti per il nostro export.  Sui canali social, 14 aziende su 25 propongono contenuti in lingua straniera (10 nel 2019).

Per ciò che concerne le chat – quasi tutte su Messenger – 15 aziende su 25 hanno risposto a richieste di informazioni vs le 12 su 25 del 2019.

Aree di miglioramento

Margini di crescita e miglioramento si riscontrano sia nell’ambito dei podcast (non ancora esplorati dalle aziende analizzate nonostante la potenzialità collegate alla narrazione del territorio e dei prodotti)sia in quella dell’user experience di alcuni siti, concepiti fino ad oggi per essere solo una vetrina di prodotti (solo 8 su 25 hanno un punteggio superiore al 7 in una scala da 1 a 10).

“La digitalizzazione del comparto vinicolo procede con intensità anche come risposta alla pandemia che ha messo a durissima prova ristorazione, export, turismo e fisicità dei luoghi di consumo e vendita. Oltre al consolidamento dei canali social, accompagnato spesso dalla scelta di esternalizzare l’e-commerce, abbiamo assistito alla creazione di nuovi formati online di degustazione. Questo è potenzialmente un elemento di grande interesse per il futuro alla luce dello sviluppo tecnologico atteso relativo all’internet dei sensi.” afferma Massimo Moriconi General Manager e A.D. di Omnicom PR Group Italia.

“Mentre continuiamo a dare valore alla fisicità dell’esperienza di consumo, esistono diversi progetti volti a tradurre i sensi in digitale e viceversa. L’attesa per avanzamenti significativi in quest’ambito è il 2030 ma la pandemia potrebbe decisamente accelerare il trend. Alcune di queste tecnologie potrebbero caratterizzare il dialogo brand-consumatore prima di quanto ipotizzabile fino a poco tempo fa, sia nella fase di ricerca delle informazioni sul prodotto sia in quella di fidelizzazione. Gli effetti del covid-19 stanno dando opportunità per immaginare sempre più concretamente e velocemente il futuro” continua Moriconi.

La classifica

Per l’edizione 2020, a guidare la classifica c’è Compagnia de Frescobaldi. Segue al secondo posto Villa Sandi e, al terzo, Mezzacorona (la classifica completa è consultabile nell’infografica allegata al presente comunicato).

 

Vino ed e-commerce, meno social ma di qualità e un focus sugli autoctoni

Vino ed e-commerce: qual è lo stato dell’arte? Ce lo racconta la  sesta edizione della ricerca condotta da Omnicom PR Group Italia, società di consulenza strategica in comunicazione attiva.

Ne emerge che si comunica su meno canali social ma che quelli prescelti sono di qualità più elevata. Inoltre è in crescita l’e-commerce proprietario, visto come opportunità per estendere il dialogo con i consumatori, quanto alla content strategy, infine, il focus è sui vitigni autoctoni. Opportunità ancora da cogliere su user experience dei siti, assistenza clienti via chat e utilizzo formati Podcast per raccontare vino e territorio.    

Vediamo adesso come nel 2019 si è evoluto il comparto digitale

I canali social

Instagram continua a crescere rispetto a tutti gli altri social, con un incremento di follower del 71% rispetto al 2018, segno di un crescente interesse verso il social network da parte dei brand ma anche da parte dei giovani verso il mondo del vino. Non solo, oggi sono 17 su 25 le aziende ad avere un account ufficiale (contro le 15 del 2018 e le 6 del 2014). Facebook rimane stabile con 21 aziende su 25 ad avere un account ufficiale mentre migliora la frequenza di aggiornamento settimanale (72% delle cantine nel 2018 contro l’84% del 2019). YouTube e Twitter non invertono il trend degli ultimi anni, risultano poco presidiati e aggiornati (il primo utilizzato spesso come “archivio”, il secondo per comunicare sporadicamente news sull’azienda).

e-commerce

Nell’epoca di Amazon e dei player specializzati in e-commerce del vino è interessante notare che – negli ultimi 12 mesi – le aziende con e-commerce proprietario sono passate da 3 su 25 (2018) a 6 su 25 (2019).  Una controtendenza quindi, forse guidata dalla volontà di accompagnare il consumatore lungo tutto il percorso d’acquisto, senza lasciare a terze parti – nell’ultimo miglio – storytelling, packaging del prodotto e assistenza clienti. 

Autoctoni, food pairing e sostenibilità

Tutte le aziende menzionano, a vario titolo, i vitigni autoctoni (nel 2018 erano il 64%, nel 2014 solo il 19%).

Varia il livello di approfondimento: alcune cantine non si limitano a citarli, ma dedicano spazio alla descrizione dei vitigni e alla scelta di utilizzo, altre dedicano particolare attenzione al tema con un’intera sezione del loro sito.

13 cantine su 25 (52%) fanno riferimento a percorsi di degustazione (nel 2018 erano il 40%, solo il 15% nel 2014). Interessante il trend del “food pairing” (abbinamenti vino-cibo) che vede 10 aziende su 25 protagoniste.

Seppur con diversa intensità, nel 2019 il 100% delle aziende (76% nel 2018 e 37% nel 2017) tratta il tema sostenibilità menzionando certificazioni, efficienza energetica, gestione sostenibile delle risorse naturali e agricoltura priva di pesticidi.

Lingue e chat

Le aziende scelgono di comunicare principalmente in lingua italiana e inglese sui loro siti. Nel 2019, dopo l’italiano (25 su 25), abbiamo l’inglese (21 cantine su 25) seguito dal tedesco (7 su 25), cinese (3 su 25) e russo (2 su 25).  Sui social, 10 aziende su 25 propongono contenuti in lingua straniera. Di queste 10, solo 5 hanno pagine interamente dedicate a mercati esteri.

Per ciò che concerne le chat – quasi tutte su Messenger – solo 12 aziende su 25 hanno risposto a richieste di informazioni.

Opportunità: Podcast, user experience e link-in

Nessuna azienda offre Podcast, aree di miglioramento arrivano anche dall’user experience di alcuni siti, concepiti fino ad oggi per essere solo una vetrina di prodotti (solo 8 su 25 hanno un punteggio superiore al 7 in una scala da 1 a 10) e poco ingaggianti con i visitatori.

Infine, continuano ad essere importanti in ottica SEO (Search Engine Optimization) i siti esterni di qualità (link-in) che rimandano ai website delle cantine, su questo un buon lavoro di ufficio stampa e digital PR può aiutare molto.

Classifica presenza online delle prime aziende vinicole italiane per fatturato

 

*Classifica “Indagine sul settore vinicolo”, Ufficio Studi Mediobanca (Milano, 4 aprile 2019)
 Periodo di riferimento per l’analisi: 20-27 maggio 2019

 

Per l’edizione 2019, a guidare la classifica c’è Frescobaldi. Segue al secondo posto, Mezzacorona. Conferma il suo terzo posto Masi Agricola e chiude in quarta posizione Villa Sandi

 

Metodologia

Omnicom PR Group Italia, società di consulenza strategica in comunicazione attiva con oltre 80 uffici in 30 Paesi, che ha analizzato la presenza e le attività online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’indagine Mediobanca 2019, confrontando i risultati con i trend rilevati dal 2014.

 

Vino: l’Australia sorpassa la Francia nell’export verso la Cina

Foto di Wokandapix da Pixabay

L’export di vino versa la Cina, non marca bene. Almeno per quanto riguarda gli storici leader (in materia enologica) europei: francesi (-31,5% a valore), spagnoli (-16,9%) e italiani (-12,5%).

Fuori dal vecchio continente, invece, le cose vanno in direzione opposta. Specialmente per australiani e cileni che crescono rispettivamente del 4,8% e 8,4%.

Le cause

Il calo nell’import cinese di vini francesi ha riguardato i vini fermi imbottigliati – che rappresentano a volume il 95% del totale – diminuiti a valore di quasi il 34%, mentre ha risparmiato gli spumanti (principalmente Champagne) che all’opposto sono cresciuti di oltre il 24%. La stessa cosa, nel suo piccolo, ha riguardato l’Italia: mentre si sono ridotti gli acquisti a valore del 15% in seno ai vini fermi, quelli relativi agli spumanti hanno fatto registrare un +5%.

Il prezzo gioca un ruolo fondamentale negli acquisti dei vini da parte dei cinesi e gli accordi di libero scambio di cui godono australiani e cileni (che permette loro di entrare in Cina a dazio zero) li favoriscono rispetto ai competitor, anche nei confronti dei più blasonati francesi che fino a qualche anno fa sembravano immuni da queste logiche concorrenziali”, dichiara Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor.

Ne è riprova quanto accaduto all’import di vini statunitensi in questi primi cinque mesi: la guerra commerciale combattuta da Trump con la Cina a colpi di aumenti tariffari alle frontiere ha portato le vendite di vini Usa sul mercato cinese a -54% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: una bella botta per i produttori americani!

E’ invece fuori di dubbio come l’Australia abbia deciso di investire pesantemente sul mercato cinese, tanto da farlo diventare il primo mercato di sbocco dei propri vini. Oggi il 40% dei ricavi derivanti dalle vendite oltre frontiera dei vini fermi imbottigliati australiani deriva proprio dalla Cina quando dieci anni fa tale incidenza non arrivava al 4%.

“Ma il sorpasso australiano ai danni della Francia può anche essere interpretato come un cambiamento nelle modalità di consumo dei vini da parte dei cinesi, un segno di maturità e maggior consapevolezza negli acquisti, non più dettati solo dalla ricerca di status e notorietà, ma di qualità al giusto prezzo. E, in questo caso, il vino italiano può giocare la sua partita, a patto di farsi conoscere dal consumatore cinese” ha aggiunto Pantini.

La riduzione che ha interessato l’import dei vini italiani sul mercato cinese non ha fortunatamente trovato analogie sugli altri principali mercati mondiali. Restando in tema di mercati terzi, l’import di vini dall’Italia è cresciuto infatti – sempre a valore e nei primi cinque mesi del 2019 – di quasi il 10% in Giappone, del 2% in USA, Svizzera e Norvegia e dell’1% in Canada. Percentuali significative di incremento in Corea del Sud (+18%) e Brasile (+4%).

Aziende vitivinicole: 11,2 miliardi nel 2018, +52% in 10 anni

Quanto vale il mondo delle imprese vitivinicole? La risposta viene dall’Osservatorio Qualivita Wine e InfoCamere, che hanno svolto un’analisi sulle 3000 imprese italiane legate alla produzione di vini e alla coltivazione di uva, che nel 2018 hanno depositato il bilancio presso il Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Ne è emerso un fatturato di oltre 11,2 miliardi di euro e un valore aggiunto di 2 miliardi di euro, per una crescita che se per numero di imprese con bilancio depositato è stata pari al +33% in dieci anni, ha raggiunto il+52% in termini di fatturato e il +59% come valore aggiunto.

Profilo occupazionale

Si tratta dunque di una crescita evidentei n un settore settore (quello vinicolo, appunto) che – stando ai dati INPS – dà lavoro a 34.000 addetti nel 2018 (+123% in dieci anni, dal momento che erano poco più di 15.200 gli addetti del 2009)- e che evidenzia una capacità di investimento di queste imprese crescente negli anni (oltre 11 miliardi di investimenti nel 2018, +3,6% sull’anno precedente).

Geografia produttiva

A livello territoriale, in Toscana, Puglia e Veneto si concentra un terzo delle aziende nel settore della produzione di vino e coltivazione di uva con bilancio depositato nell’ultimo anno eSiena, con 180 imprese, è la provincia italiana con maggior numero di società di capitali in questa particolare graduatoria.

Vino: crescono DOC e DOCG, benissimo i biologici, successo per la MDD

Vino: in attesa di parlarne al prossimo Vinitaly, diamo un’occhiata all’andamento del comparto. Ciò che merge dalle analisi di IRI (dati 2018 a volume, ricerca IRI per Vinitaly 2019, iper+super+libero servizio piccolo) è che i vini Doc e Docg in bottiglia registrano il +5,3% nel primo bimestre 2019 (dopo una sostanziale tenuta nel 2018); gli spumanti il + 2,1%, i vini biologici il +18% (+ 11,8% gli spumanti bio); i vini a marca privata o marchio del distributore (MDD) in bottiglia il + 7%. La quota di mercato del vino MDD è arrivata al 14% di tutto il vino venduto nella Grande Distribuzione per un valore di 156 milioni di euro. I soli vini Doc e Docg a marca del distributore sono cresciuti dell’8%.

Un’insegna come Conad, per esempio, mette a scaffale ben 85 referenze MDD, che vendono a valore oltre 47 milioni di euro l’anno. Carrefour, con “Trancio Antico” e “Terre d’Italia” registra un costante aumento, soprattutto nella fascia medio-alta. La Coop propone i marchi “Assieme”, vini quotidiani provenienti da cantine del mondo cooperativo e  “Fior Fiore”, di fascia medio alta, con 17 referenze prodotte da note cantine, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier (entrambe spuntano una performance positiva nel 2018). Iper La Grande J ha lanciato già 13 anni fa il marchio “Grandi Vigne” che dispone di circa 80 etichette grazie alla collaborazione con 35 cantine vocate sul territorio e detentrici dell’intera filiera. Penny Market, convinta che i vini MDD trovino nel formato discount una opportunità vincente, propone tre brand: i vini di pregio D’Alleramo; gli spumanti Rocca Merlata; i vini in tetrapak Archetto.

A fronte della crescita dei vini MDD, il 2018 ha fatto segnare una contrazione delle vendite a volume di varie tipologie di vino, su cui ha influito la scarsa vendemmia del 2017 e l’aumento dei prezzi del vino.

“I prezzi dei vini si sono confermati in aumento per tutto il 2018 – spiega Luca Bacciocchi, Category Manager Vini di Carrefour –  fino alla nuova vendemmia che, grazie ai risultati positivi, ha portato un effetto deflattivo che si dovrebbe esprimere nel corso dell’anno corrente.

Analisi condivisa da Federico Scarcelli, buyer vino di Coop: “La pessima vendemmia del 2017 e il conseguente aumento delle quotazioni del vino ha portato aumenti di prezzo importanti: Coop ha limitato l’inflazione a scaffale dei vini tipici e degli spumanti al 2% mentre l’aumento dei vini tavola è stato intorno al 7%”.

 Va sottolineata anche la flessione, seppur modesta, delle promozioni, come riferisce Alessandro Chiapparoli buyer vino di Iper La Grande I: “Altro elemento che ha determinato l’aumento dei prezzi è stato una politica promozionale meno aggressiva rispetto al 2017, con un calo di 5% punti promo”.

“I prezzi nel 2018 sono mediamente aumentati del 4% circa anche nella nostra insegna – riferisce Valerio Frascaroli, buyer vino di Conad con un incremento in percentuale più marcato sui tavola/igt ed anche spumanti (punte anche del 10%) e meno importante nei Doc e Docg”.

Ha risentito meno dell’aumento dei prezzi del vino, grazie alla formula discount, come conferma Zoran Mihovski, buyer vino di Penny Market: “I prezzi dei vini, legati fisiologicamente alla qualità delle vendemmie hanno subito un leggero rialzo, con un dato medio di inflazione del 4,5%”.

Vini Coraggiosi: a chi piace “bere strano”? La ricerca di Tannico

Foto di gusaap da Pixabay

Nella vita ci vuole coraggio.Anche nel mondo dell’enologia. E alcuni vini ne hanno. Da vendere. Parliamo appunto di Vini Coraggiosi, cioè di quelle tipologie naturali, in anfora, biodinamiche e da viticoltura eroica che Tannico, l’enoteca online di vini italiani più grande del mondo, ha analizzato nel periodo 2015-2018 per comprenderne l’appeal sui suoi  oltre 100.000 consumatori.  Cosa è emerso? Che stanno andando alla grande, come dimostra la quota di mercato, quasi raddoppiata nel triennio 2015/2018 e passata dall’8% al 15% sul totale del venduto di Tannico.

All’interno del gruppo dei coraggiosi spiccano i vini vegani (65%), seguiti dai naturali e dai vini “eroici” (entrambi pari al 14,3% ciascuno) e infine i vini macerati che rappresentano ancora una nicchia scelta da meno del 2,5% dei consumatori analizzati.

A conferma della ricercatezza e consapevolezza crescente dei consumatori, tra le denominazioni che non hanno ancora cavalcato l’onda dei vini coraggiosi si evidenzia il Morellino (-98%), il Ripasso della Valpolicella e il Bolgheri (rispettivamente -90% e -89%), a favore invece di denominazioni meno note come Timorasso (+300%), Etna (+290%) e Inzolia (+281%) dove le vendite per i vini coraggiosi sono anche di tre volte superiori. Per quanto riguarda la provenienza geografica dei vini acquistati, vengono dall’Italia il 66% dei vini biodinamici venduti e il 60% dei vini derivati da viticoltura eroica. Sul fronte vegan, i clienti Tannico scelgono invece etichette straniere: dall’estero arriva infatti il 67% dei vini vegani acquistati, mentre sostanziale parità per l’origine dei vini naturali (50,4% dall’Italia e 49,6% dall’estero) e macerati (45%-55%).

Come li bevono i Millennial

Ma chi è il principale consumatore di Vino coraggioso? I risultati di Tannico confermano che le donne si dimostrano più “coraggiose” e disposte a sperimentare degli uomini, con le scelte d’acquisto che superano quantitativamente quelle maschili per quanto riguarda i vini naturali ed eroici (+12% rispetto al sesso opposto), biodinamici (+7,1%) e vegani (+7,5%). I Millennial invece, per definizione attenti alle ultime tendenze e al consumo consapevole, non seguono tanto il filone vegano (-20% di acquisti rispetto agli altri consumatori), quanto invece rivelano una predilezione per i vini macerati (+35%) e naturali (+17%). Per quanto riguarda invece le fasce di reddito, sono contemporaneamente i clienti con reddito basso (<12k euro) e molto alto (>42k euro) ad avere aumentato i consumi dei vini coraggiosi, con gli acquisti dei primi saliti del +3,2% e quelli dei secondi a +6,35% rispetto a 4 anni fa, dimostrando come su Tannico qualità e accessibilità di prodotti ricercati non siano appannaggio del solo cliente alto spendente.

E lo Zodiaco?

In ultimo, per gli appassionati di astrologia, Tannico ha analizzato anche il trend di consumo dei segni zodiacali, confermando e talvolta smentendo i caratteri attribuiti dallo zodiaco. L’Ariete rimane convinto delle sue scelte anche in tema vino, ed è il segno che maggiormente segue il trend “coraggioso” (+10,24%), seguito dal Leone (+9,52%), altro segno fieramente deciso, e dai Pesci (+5,5%), equilibrati, altruisti e attenti all’ambiente. L’Acquario, nonostante la vena anticonformista, risulta il segno con meno consumo di questa tipologia di vini (-10,5%), e risulta insieme al Cancro (-5,2%)  e allo Scorpione (-4,69%) tra i più refrattari all’acquisto dei ‘coraggiosi di Tannico’.

Vini coraggiosi: le tipologie

Vini biodinamici: certificati da enti privati e prodotti da aziende vinicole completamente autonome dal punto di vista energetico, in sintonia con l’ambiente e le fasi lunari;

Vini naturali, tutti quei vini che si legano a un processo spontaneo di evoluzione senza l’uso di fertilizzanti, diserbanti o concimi e con un contenuto di solfiti molto basso o uguale a zero;

Vini vegani, ottenuti senza l’utilizzo di ingredienti, additivi o coadiuvanti di origine animale;

Vini macerati, che nascono da uve bianche ma tenendo, come per i rossi, le bucce a contatto con il mosto per periodi variabili:

Viticoltura eroica, produce vini frutto di un vero e proprio lavoro visionario in luoghi remoti o dove clima, pendenza e altitudine rendono ancora più difficile il raggiungimento dell’obiettivo finale.

La metodologia della ricerca

La ricerca, resa nota in concomitanza con il lancio di VINI CORAGGIOSI, la nuova sezione del sito Tannico dedicata appunto ai vini spesso fuori dagli schemi tradizionali, si basa su  un Osservatorio privilegiato costituito da un network di 2.500 cantine e più di 100.000 clienti. Su questa base, Tannico è stato in grado di condurre la ricerca e analizzare le ultime tendenze attraverso Tannico Intelligence, il servizio di market analysis che l’enoteca online leader in Italia fornisce gratuitamente ai propri fornitori e ai consorzi.

Buon cibo e salute in scena a Milano alla 13a edizione di Golosaria

Andrà in scena tra sabato 27 a lunedì 29 ottobre negli spazi del Mi.Co – fieramilanocity la tredicesima edizione di Golosaria Milano che quest’anno ha per tema “Il buono che fa bene”.

Un tema nato per raccontare l’evoluzione del gusto nei primi 25 anni de ilGolosario: il cibo come piacere ma anche bene del corpo, anche grazie ai superfood. Ci sono poi le nuove comunità di produttori e di botteghe che cambiano volto contribuendo a tenere vive le città. Sarà il tema portante del talk show d’apertura, condotto da Paolo Massobrio e Tessa Gelisio, che vedrà la partecipazione del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Gian Marco Centinaio.

Buono e Bene, dunque, come specchio dello “stile italiano” e del modello mediterraneo che saranno declinati a Golosaria secondo alcune suggestioni. A partire dai supercibi quotidiani, ovvero ingredienti del nostro artigianato e dell’agricoltura che, inseriti regolarmente nell’alimentazione, possono cambiare la vita. Dai cereali trasformati in farina ai formaggi a latte crudo fino a verdura e frutta, dalla Mela Rossa Cuneo, diventata anche simbolo dell’ortofrutta italiana al Macfrut, al baby frutto Nergi, alleati del benessere. Saranno il tema dell’area showcooking, dove si racconterà come il cibo sta cambiando e come noi cambiamo il nostro modo di avvicinarci alla tavola, con particolari declinazioni anche nell’Atelier dell’Arte Bianca e nello spazio dedicato alle eccellenze dei Maestri del Gusto di Torino. Nell’Agorà, il grande palco di Golosaria lunedì 29 si aprirà uno spaccato sulla ristorazione contemporanea con la premiazione dei Faccini e delle Corone Radiose del GattiMassobrio, il taccuino dei ristoranti d’Italia.‬

Quindi lo spazio dedicato ai 25 anni del Golosario; un sistema di comunicazione partito nel 1994 con poco più di 100 produttori che oggi racconta in mille pagine il gusto in modo trasversale, dalla carta al web. A Golosaria saranno riuniti più di 300 espositori di tutta Italia, fra cui alcuni storici protagonisti che, in questi 25 anni, hanno cambiato il modo di fare impresa. Golosaria però guarda anche alla nascita dei nuovi modelli, in grado di incontrare al meglio le sigenze della vita moderna. Quest’anno un focus speciale sarà dedicato anche alla bottega italiana e alla sua capacità di adattarsi allo spirito del tempo, per sopravvivere e continuare a essere una risorsa. Per questo domenica (ore 14) saliranno sul palco di Golosaria storici bottegai e giovani fondatori delle boutique del gusto per firmare, tutti insieme, il Manifesto della Bottega Italiana.‬

Uno spazio speciale sarà dedicato al formaggio, esempio di un’evoluzione che non ha mai lasciato le sue radici, ma anche di un alimento che, a sua volta, cambia in base alla materia prima. A Golosaria per la prima volta approderà FormaggItalia, il Salone Italiano dei Formaggi Artigianali che porterà, oltre a una rappresentanza unica di circa 60 produttori, con il concorso “Formaggi di Classe”.‬ Il Consorzio per la Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto e del Consorzio Tutela Formaggio Montasio saranno presenti con show cooking e aperitivi a tema. Quanto al vino, 100 cantine italiane presidieranno l’area Wine e domenica 28 ottobre saranno premiati i Top Hundred. Un programma di wine tasting farà scoprire il potenziale enoico tricolore: un viaggio da Nord a Sud tra le etichette più rappresentative che non risparmierà anche alcune clamorose novità.‬‬

Ci sarà anche la mixology, con una speciale “isola” dove i professionisti del settore declineranno le ultime tendenze della miscelazione con una significativa rappresentanza del patrimonio liquoristico e delle firme degli spirits nostrani.

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