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Il vino va forte all’estero, ma la Gdo non convince tutti

Primo semestre positivo per il vino italiano, che secondo i dati Istat nei primi quattro mesi ha messo a segno un incremento delle esportazioni del 3,85% per un totale di quasi 1,189 miliardi di euro, anche se con una contrazione dei volumi di circa il 2%.

Grazie a questa performance, l’85% delle cantine italiane si è dichiarata soddisfatta dell’attuale andamento del mercato, come emerge dal quarto Osservatorio wine2wine di Vinitaly, che ha intervistato oltre 400 cantine tra maggio e giugno.

Il trend è molto positivo soprattutto per le imprese del Nord-Est e dell’Italia meridionale, per quelle mediamente internazionalizzate (cioè presenti con i propri vini in 6-20 mercati) e per quelle con percentuali di export già superiori al 30%.

Grazie all’indebolimento dell’euro sul dollaro e all’andamento generale dell’economia, gli Stati Uniti sono il mercato del momento: il 76,2% delle cantine intervistate ha infatti dichiarato che quello americano è tra i tre mercati (con Canada e Regno Unito) che in questo momento stanno crescendo maggiormente. Questa opinione è condivisa sia dalle aziende che vendono i propri vini in meno di 10 mercati, sia in quelle maggiormente internazionalizzate. Controversi invece i giudizi su altri mercati come la Germania dove un terzo degli intervistati ha dichiarato una crescita delle vendite e un altro terzo una diminuzione. O la Cina dove le aziende più piccole sono positive e quelle più strutturate lo definiscono un mercato in calo.

Quanto ai canali di vendita, le cantine giudicano molto positivo (63,6% degli intervistati) il proprio rapporto con gli importatori, mentre divide il rapporto con la Gdo estera (molto positivo per il 47,3% ma allo stesso tempo particolarmente negativo per il 27,3%).

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In entrambi i casi c’è una correlazione diretta con la dimensione aziendale: le cantine con oltre 10 milioni di euro di fatturato e 1 milione di bottiglie prodotte sono soddisfatte degli importatori nell’85% dei casi, percentuale che scende fino al 41,2% per le cantine che producono fino a 150mila bottiglie. Andamento simile, ma con differenze meno marcate, per le vendite alla Gdo estera.Schermata 2015-07-01 alle 16.43.53

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Il prossimo appuntamento con il Vinitaly è fissato dal 10 al 13 aprile 2016 e sarà la cinquantesima edizione del Salone del vino di Verona.

Santa Margherita si rafforza in Toscana e punta al biologico

Presente da diversi decenni in Toscana nel Chianti (Lamole di Lamole) e in Maremma (Sassoregale), Santa Margherita Gruppo Vinicolo ha inaugurato a metà giugno il nuovo polo di Greti, nel comune di Greve in Chianti, che rappresenta oggi il nucleo operativo e logistico in Toscana del Gruppo Vinicolo. Qui sono state accorpate e razionalizzate le fasi più importanti, in un unico centro di lavorazione dotato di tecnologie all’avanguardia.

Una nuova e moderna linea di imbottigliamento e di stoccaggio, l’affinamento in legno e in acciaio, una sezione sperimentale dedicata all’affinamento in cemento e a quello in bottiglia (che varia da un minimo di 6 a un massimo di 12 mesi) per Riserve e Gran Selezione, sono solo alcune delle principali caratteristiche di Santa Margherita Tenimenti Toscani.

Inoltre proprio nella tenuta di Lamole (177 ettari, di cui 57 a vigneto e 4 uliveto) dagli anni Novanta ad oggi sono stati costanti gli investimenti per ripristinare e ricostruire i vigneti, preservare il paesaggio, sviluppare un’agricoltura che dal 2017 potrà fregiarsi della certificazione biologica maturando un’attenzione alla salvaguardia della biodiversità, delle risorse idriche e a tutte quelle tecniche che, allontanando la chimica di sintesi dai vigneti, rendono il vino un prodotto di estrema salubrità.

La scelta del biologico, facilitata dalla collocazione dei vigneti di Lamole in posizione isolata, circondata da boschi, elevata in altitudine e arieggiata, presume sempre da parte dell’uomo una riflessione partecipe sulla sostenibilità delle risorse e sul proprio futuro, che il Gruppo Vinicolo ha messo al centro della propria operatività.

Complessivamente per le attività in Toscana Santa Margherita ha investito dal 2011 al 2015 13 miloni di euro.

Il vino online, sempre più al femminile, sinonimo di convivialità e lifestyle

L’immagine dell’uomo che assaggia e decide, grande conoscitore di vitigni e cuvé, acquirente compulsivo di pregiate bottiglie d’annate rigorosamente straordinarie su siti online, non è poi così veritiera. O quanto meno non è più esclusiva. Perché in realtà anche l’altra metà del cielo, le donne, stanno sempre più interessandosi di vino. Secondo una ricerca Survey Lab di ExactEtudes per vente-privee, pioniere delle vendite-evento online che nel 2014 ha venduto in Europa 4 milioni di bottiglie, sui suoi soci, in Europa il 47% dei clienti che acquistano vino online è donna, tra i 30 e i 40 anni; in Italia, la percentuale si assesta al 39% con un trend costante di crescita. Questi dati confermano quanto emerge anche dalle tendenze di acquisto offline, ovvero che le donne sono sempre più protagoniste nella scelta e nell’acquisto della bottiglia che verrà assaporata a tavola.

Una caratteristica femminile è quella di acquistare del vino avendo già in mente l’occasione in cui sarà consumato. Soprattutto in Italia: l’98% delle intervistate (vs 81% degli europei) associa il vino alla cena, il momento di convivialità e condivisione per eccellenza, con amici (72%), in famiglia (62%) o in coppia (60%).

Il 75% degli e-shopper di vino europei consuma vino almeno due volte a settimana (vs. 46% degli acquirenti tradizionali), preferendo le cene – nel weekend (74%) o in settimana (57%) – i pranzi nel fine settimana (46%) e le serate nel weekend (46%), a casa (96%) o al ristorante (86%) o ancora a casa di amici o in famiglia (82%). Il 74,3% dei clienti che acquistano vino online sono in coppia (vs 66,2% dei clienti offline) e lo acquistano anche per regalarlo al partner (52% dei casi, vs 44% dell’acquisto offline). Uomini e donne si dividono anche sulla preferenza della tipologia di vino: se il vino rosso è più apprezzato dagli italiani online (62%) e il più consumato (91%), il 45% delle donne preferisce il vino bianco e rosé.

La fotografia dei nuovi compratori del nettare di Bacco è stata fatta da vente-privee e Masi Agricola, azienda vitivinicola leader mondiale nella produzione dell’Amarone, nel corso della presentazione di un nuovo prodotto che per il terzo anno consecutivo presenta un vino che si rivolge principalmente a una clientela femminile: Rosa dei Masi, variante in rosa del Campiofiorin, il vino più famoso dell’azienda veneta.  “Il vino parla sempre più la lingua delle donne. Troviamo una corrispondenza accentuata tra i nostri prodotti e l’universo femminile, ed è per questo che da anni organizziamo in tutto il mondo eventi e incontri che mettano in contatto le donne con il mondo del vino. Non solo per imparare a degustarlo e conoscerlo a fondo, ma anche per creare una consapevolezza e aumentare un vero fattore di “self confidence” che passa anche dalla scelta del vino al ristorante.”  ha commentato Alessandra Boscaini, Direttore Commerciale di Masi Agricola.

Vino online: cantine e retailer in un’analisi del white report di Business international-FMM

L’affermazione di Internet quale nuovo terreno del contesto competitivo delle imprese sta incidendo profondamente sulle dinamiche e modalità di organizzazione degli scambi commerciali che, in volumi sempre più consistenti hanno luogo attraverso gli spazi virtuali della rete. La rete diventa per le imprese non un “nuovo mercato” in cui competere ma “il mercato” e la presenza online viene da molti considerata non più come una strategia competitiva ma come un requisito per la sopravvivenza.

Questo è tanto più vero se pensiamo ai comportamenti di acquisto delle nuove generazione di consumatori che usano la rete come baricentro delle loro scelte sia per la ricerca di informazioni che per gli acquisti di prodotti e servizi. La generazione “Z” (nati tra il 1990-2000) o Millennials viene definita dai ricercatori di marketing come “always on” ovvero sempre connessa ed adotta modelli di “everywhere commerce” ovvero si acquista in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo grazie ai dispositivi mobili di cui fa uso circa l’89% degli utenti appartenenti a tale generazione1.

Di fronte ai radicali cambiamenti in atto nel mondo digitale, cosa sta succedendo nel settore del vino? A questa domanda si cerca di rispondere nel corso il white paper L’e-commerce del vino in Italia-Produttori e retailer di fronte i nuovi strumenti di vendita online (scaricabile qui), curato da Monica Faraoni, che ha l’intento di presentare uno spaccato sull’e-commerce in Italia attraverso due prospettive: quella dei produttori o “cantine” che si trovano di fronte a scelte di multichannel management e a conflittualità di canali e quella dei retailer o distributori che trovano nelle strategie di differenziazione della propria offerta il vantaggio competitivo.

Sono questi i principali operatori del settore che di fronte alle nuove modalità di vendita adottano modelli di business diversi.

Nel corso di questo lavoro, in merito ai produttori si analizzano le strategie di presenza online e si riportano i dati di un sondaggio su un campione significativo di aziende volto ad individuare i vantaggi e le difficoltà nella vendita online dei loro prodotti.

In merito invece al canale retail si illustrano i dati di una ricerca condotta sui principali store online di vino in Italia.

La ricerca identifica, attraverso la rilevazione di alcune variabili, il posizionamento degli stessi sul mercato di riferimento ed alcuni dati di web performance. Il modo in cui un retail store online organizza la propria offerta in termini di ampiezza di prodotti, fasce di prezzo praticate, elementi di content engagement, livello di servizio offerto, fluidità del processo di acquisto oltre all’utilizzo dei social media quali strumenti di customer engagement sono gli elementi che identificano la strategia di posizionamento dell’impresa per soddisfare le esigenze di uno specifico segmento di consumatori target. Tali scelte sono fondamentali per alimentare il tasso di conversione dell’utente che da semplice navigatore diventa consumatore generando performance positive per l’impresa.

Lo studio costituisce il primo numero della collana Wine Business Report,collegata al Wine Business Executive Program, corso di alta formazione organizzato da business international-Fiera Milano Media.

Gruppo italiano vini rilancia nel Prosecco e potenzia la produzione di spumanti

Dopo la decisione di Carpenè Malvolti di chiudere la collaborazione (v. Carpenè Malvolti chiude la partnership con Giv e distribuisce in diretta), e dopo i successi ottenuti all’estero con i propri Prosecco Bolla e Lamberti, il Gruppo italiano vini ha deciso di seguire il trend in forte crescita e di sviluppare ed ampliare la propria gamma di spumanti Prosecco sia nel segmento della denominazione Doc sia in quello della prestigiosa Conegliano Valdobbiadene Docg per replicare i successi internazionali anche nel mercato interno.

Si tratta di un progetto che prevede una gamma di spumanti Prosecco più ampia e ben diversificata per canale di vendita. «La quinquennale collaborazione con Carpenè Malvolti – dichiara Corrado Casoli, Presidente di Gruppo Italiano Vini (nella foto di apertura) – ci ha permesso di conoscere ancora più a  fondo il trend e le dinamiche dei vini spumanti e di affrontare così con competenza e convinzione il mercato nazionale. Sono certo che grazie ai nuovi spumanti Prosecco che presenteremo al mercato continueremo ad ottenere i successi conseguiti in questi anni di collaborazione con Carpenè».

Per celebrare i 10 anni di continua crescita della cantina Bolla dopo la sua acquisizione dall’americana Brown-Forman, Gruppo italiano vini presenterà presto un nuovo Bolla Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG destinato al canale off-trade.

Carpenè Malvolti chiude la partnership con Giv e distribuisce in diretta

Dopo un periodo di oltre quindici anni, in cui la vendita dei propri prodotti sul mercato Italia è stata affidata a partner distributivi di assoluto e riconosciuto valore (e in modo particolare negli ultimi cinque al Gruppo Italiano Vini) – si legge in una nota diffusa dall’azienda –  Carpenè Malvolti ha deciso di ricondurre a se stessa anche la gestione delle dinamiche commerciali attraverso una propria rete vendite dei propri vini spumanti e distillati, a presidio sia del canale moderno che di quello tradizionale nonché del duty free.

Si tratta di una scelta voluta dalla famiglia Carpenè e dal management che, in un più ampio quadro di rinnovamento strategico in ambito commerciale e marketing intrapreso ormai da due anni, si assumono anche la responsabilità del presidio distributivo sul mercato nazionale, da sempre riferimento imprescindibile, che oggi rappresenta ben il 45% del fatturato totale.

L’operazione è stata decisa nella convinzione che una strategia sempre più fortemente consumer oriented non possa prescindere dalla gestione diretta di tutte le dinamiche che la guidano, anche a supporto della brand equity.

Un concetto ribadito da Etile Carpenè, che dopo aver espresso soddisfazione per gli anni di collaborazione con il Gruppo Italino Vini ha detto che la decisione è in linea con «una nuova e più generale strategia di sviluppo su tutti i cinquanta mercati in cui l’Azienda da più decenni opera, in coerenza con gli obiettivi di medio-lungo termine che la nostra azienda si è recentemente posta, in coincidenza peraltro sia con il prossimo avvicendamento con la quinta generazione, rappresentata da mia figlia Rosanna, sia con l’ormai prossima importante storica tappa dei 150 anni nella conduzione diretta e continuativa dell’attività d’Impresa».

Sicurezza, sociale, sostenibilità. Il rilancio di Genagricola parte dal vino

Genagricola. Le Generali che non ti aspetti è il claim della campagna di comunicazione che Generali Italia ha lanciato in occasione di Expo, dopo aver vinto la gara europea per la copertura assicurativa danni e responsabilità civile dell’Esposizione universale. Un’occasione per dare visibilità internazionale a questa realtà che rappresenta una peculiarità all’interno del Gruppo Generali, come ha sottolineato il presidente di Genagricola e Ad di Generali Italia Philippe Donnet.

Un impegno, quello di Generali, nell’ambito agricolo che ha radici profonde: la prima acquisizione fdi Cà Corniani avvenne nel 1851, quando Generali realizzò una grande opera di bonifica.

Alessandro Marchionne, ad di Genagricola
Alessandro Marchionne, ad di Genagricola

Il 2015 è anche un anno di rilancio strategico dell’azienda, nel quale il vino ricopre un ruolo decisivo. Ne parliamo con Alessandro Marchionne, da settembre amministratore delegato di Genagricola che del proprio vino parla in maniera diversa, senza incamminarsi nei percorsi sensoriali, olfattivi e palatali, nelle spiegazioni sulle qualità del terroir che ne fanno un prodotto unico. Non perché con i suoi 760 ettari di vigneti in Italia e in Romania non abbia coscienza della biodiversità che esprime. A questo ci pensa l’enologo ingaggiato all’uopo. E che enologo! Nientemeno che Riccardo Cotarella, presidente degli enologi europei.

Marchionne ne parla in maniera diversa perché, dice: «Non puoi permetterti di fare progetti sul vino senza sapere prima dove vuoi vendere, come e con chi, con quale posizionamento. Per questo nel mondo del vino più ancora che investimenti in cantina devi investire in management e in cultura».

E dove vuole andare Genagricola? «Genagricola – afferma Marchionne – è la più estesa azienda agricola italiana, con i suoi 14.000 ettari di campi. Attualmente il 70% dei 46 milioni di euro di fatturato proviene dall’agricoltura e il 30% dal vino. Per noi il vino è strategico e il nostro obiettivo è quello di farlo crescere. Ma non solo, il cambiamento che abbiamo già iniziato a fare coinvolge le quattro aree del nostro core business: l’allevamento, le colture erbacee, la produzione di energie rinnovabili e ovviamente la viticoltura».

In che modo? «L’abbiamo chiamata agricoltura 2.0. vale a dire che ci concentriamo verso un rilancio strategico del comparto vinicolo, puntiamo a sviluppare un’agricoltura di precisione, vale a dire che vogliamo calibrare con esattezza i trattamenti necessari, dobbiamo valorizzare e rendere fruibili le aziende agricole secondo una logica multifunzionale, in collegamento con il turismo e il sociale. Molte delle nostre aziende infatti risiedono in territori unici e hanno anche un valore storico e paesaggistico non indifferente. Inoltre dobbiamo puntare su processi industriali innovativi per quanto riguarda la sicurezza e la logistica integrata. Infine in collegamento con le università di Trieste e Venezia abbiamo un programma di formazione e inserimento di giovani laureati nell’attività agricola»

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Più specificamente nel comparto vinicolo,oggi Genagricola con le sue etichette (Tenuta Santanna, Torre Rosazza, Bricco dei Guazzi, Borgo Magredo, Poggiobello, Gregorina, V8+ e Solonio) sviluppa circa 14 milioni di euro di fatturato, per il 70% con vini bianchi e il 30% con i rossi. Due le linee di sviluppo: crescita all’estero fino al 50% del fatturato con il rafforzamento del management dedicato e dell’organizzazione commerciale e distributiva e rafforzamento nei vini rossi eventualmente con acquisizioni di vini iconici per i mercati internazionali.

Nel frattempo è già cominciato un restyling delle etichette e delle immagini dei brand, a partire da Tenute Santanna che ha mantenuto il logo nella forma romboidale, ma sono stati inserite delle linee verticali a rappresentare in maniera stilizzata i filari d’uva.

A Cantina Tollo il Premio miglior packaging per il vino bio

Premiate per il miglior packaging, in grado di trasmettere i valori di un prodotto in modo da rispondere alle esigenze crescenti della distribuzione moderna: Cantina Tollo è tra le aziende che hanno ottenuto i Tespi Mediagroup Awards 2015, assegnati da una giuria di retailer, buyer della GDO, esperti del settore alimentare e chef .

Andrea Di Fabio, Direttore commerciale e mktg Cantina Tollo riceve il premio
Andrea Di Fabio, Direttore commerciale e marketing Cantina Tollo, riceve il premio.

Il Premio miglior packaging è stato assegnato per due etichette che racchiudono l’essenza del vino biologico. Sostenibile e Raccolto a mano sono le scritte che appaiono sul fronte, con una calligrafia dal tocco moderno e fluido. L’azienda decide anche di fornire un’indicazione sul corretto consumo di vino, grazie alla frase Bevi responsabilmente: un impegno nei confronti di un consumatore che cerca sempre più un prodotto sano, etico, che rispetti il territorio in cui viene prodotto e la salute di chi lo beve. Un’etichetta che è un taccuino di informazioni, che evoca, inoltre, il territorio da cui nascono tali vini: il disegno dell’orso, per il Montepulciano d’Abruzzo Bio, simbolo regionale per eccellenza che richiama i grandi parchi, e quello del pesce, per il Trebbiano d’Abruzzo Bio, che evoca la bellezza della costa del Mare Adriatico. Aspetti che hanno suscitato apprezzamento da parte dei rappresentati della grande distribuzione, chiamati a giudicare le aziende partecipanti.

Cantina Tollo ha commercializzato nel 2014 140mila bottiglie di vino bio, in crescita del 40% rispetto al 2013.

Cantina Cielo e Terra oltre la metà va all’export con vini “leggeri”

Punta sulla tendenza a privilegiare vini freschi e leggeri, a bassa gradazione alcolica, e vince all’estero, mantenendo le sue posizioni nella GDO italiana: con questa strategia la veneta Cantina Cielo e Terra, per la prima volta, vede salire la quota delle sue esportazioni oltre il 50% e raggiungere il 40esimo posto nella classifica annuale delle 100 cantine italiane d’eccellenza realizzata dal Corriere Economia.

In un anno che segna un calo nei consumi di vino sul mercato interno, la Cantina Cielo e Terra mantiene sostanzialmente invariato il suo fatturato che si assesta sui 38 milioni di euro e conta su una salda posizione nella GDO, con la linea Freschello, il vino dalla bassa gradazione alcolica e d’uso quotidiano da quasi 10 anni più venduto nella categoria 0,75 l. E proprio da questa linea, nell’ultimo anno, arrivano grandi soddisfazioni per la Cantina che segna una crescita a due cifre del Freschello Extra, lo spumante di soli 9,5% vol. che piace in Italia ma è anche molto apprezzato all’estero, specialmente tra i consumatori turchi e cinesi.

Distribuita in oltre 60 paesi, l’azienda ha registrato lo scorso anno un incremento del 25% delle vendite in USA proseguendo la corsa in questo mercato che, negli ultimi due anni, è cresciuto del 40%, al quale si affianca la performance in Gran Bretagna (+25%) e la buona presenza sui mercati del Giappone e Cina.

Pierpaolo Cielo.
Pierpaolo Cielo.

“In quattro anni, il nostro export è cresciuto di 11 punti – afferma Pierpaolo Cielo, direttore marketing – e questo risultato conferma la nostra vocazione internazionale e fa delle esportazioni il driver di crescita sul quale contiamo, nel 2015, di aprire, con la rivalutazione del dollaro, nuove possibilità di sviluppo in tutti questi mercati che apprezzano un prodotto simbolo dello stile italiano, adatto a chi vuole affrontare la vita con leggerezza”.

All’indomani dell’apertura di EXPO 2015 Cielo e Terra e i suoi 1400 soci testimoniano come la viticoltura ecosostenibile, sicura, controllata in tutta la filiera e attenta ai consumi di materie prime come l’acqua, bene primario per “Nutrire il Pianeta”, siano oggi, nel competitivo mercato internazionale, scelte realizzabili e vincenti.

I vignaioli indipendenti per il bere consapevole, ma contro le proposte di nuove strategie europee antialcol

Con una lettera indirizzata al Ministro Beatrice Lorenzin la presidente Matilde Poggi i vignaioli indipendenti riuniti nella Fivi esprimono preoccupazione per il documento proposto dal Comitato per le politiche sugli alcolici, che intende introdurre nuove strategie di riduzione del consumo di alcol nell’incontro in programma oggi e domani a Riga tra i Ministri della Salute dell’UE.

La Federazione dei vignaioli indipendenti infatti sottolinea che il documento proposto non sembra combattere gli abusi nel consumo di alcolici, ma il consumo di alcolici in genere, penalizzando così anche i consumatori responsabili di vino. Il vino è un prodotto agricolo, ricorda la Fivi, e come tale va considerato. “Non si può chiedere – afferma la presidente della federazione Matilde Poggi – di ridurre il contenuto in alcol delle bevande, quindi anche del vino, ignorando o non tenendo conto del fatto che quest’ultimo è un prodotto agricolo soggetto a legislazioni specifiche che, a seconda del disciplinare di riferimento, includono il requisito di un contenuto minimo di alcol. Così come non si può chiedere di inserire le informazioni nutrizionali in etichetta senza considerare che non c’è alcuna prova che abbiano influenza diretta o indiretta sugli abusi nel consumo”.

I paesi tradizionalmente produttori di vino del Sud Europa vedono un calo continuo dei consumi negli ultimi dieci anni e, ancor più importante, registrano problemi di alcolismo molto inferiori rispetto ai Paesi del Nord Europa.

Poiché le proposte contenute nel documento del Cnapa sono incompatibili con la legislazione europea e anche con i regolamenti dell’Ocm, Organizzazione comune di mercato, Fivi e Cevi (Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti) hanno messo in atto una strategia atta a sensibilizzare le autorità europee affinché tale documento non venga accolto.

Tra l’altro Cevi, di cui Fivi fa parte, è impegnata nel promuovere il bere consapevole e nel combattere la piaga dell’alcolismo e del consumo smodato di alcolici tramite il programma Wineinmoderation e le linee guida per il bere moderato illustrate nel video

 

 

 

 

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