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Luigi Vanzella alla direzione generale del sistema Viticoltori Ponte

L’enologo Luigi Vanzella raddoppia. Già dal 2013 direttore generale della Cantina Viticoltori di Ponte di Piave Sca, dal primo gennaio assume anche la direzione generale di Viticoltori Ponte Srl, nell’ambito di una riorganizzazione che punta al rafforzamento dell’integrazione tra le due aziende che costituiscono il “sistema Viticoltori Ponte” coprendo tutta la filiera, dal vigneto alla tavola dei consumatori in Italia ed in 28 paesi in tutto il mondo. Un sistema che rappresenta 1.200 soci, 2.000 ettari di vigneto, che si estendono dal Nord di Venezia fino alla zona pedemontana della provincia di Treviso e circa 13 milioni di bottiglie prodotte

«L’obiettivo del nuovo piano strategico – dichiara Vanzella – è quello di proseguire il percorso di valorizzazione del marchio Ponte intrapreso fin dalla fondazione della cantina sociale nel 1948 e rafforzatosi significativamente negli ultimi anni. Per questo vogliamo aumentare e migliorare ulteriormente le sinergie già esistenti tra la fase di produzione dell’uva e del vino e quella di imbottigliamento e commercializzazione grazie ad una maggior focalizzazione della gestione».

Nello sviluppo e realizzazione del nuovo piano strategico, la nuova Direzione Generale sarà coadiuvata da Lorenzo Biscontin, titolare della società di consulenza Biscomarketing Consulting ed uno dei più esperti manager del settore viti-vinicolo italiano.

Copia di VP_Presidente Guidolin«Prevediamo di concludere la riorganizzazione della struttura aziendale per gennaio 2016 – chiosa Giancarlo Guidolin (nella foto a sinistra) Presidente della Cantina Viticoltori di Ponte di Piave Sca ed artefice del nuovo indirizzo – mentre stiamo già lavorando ad alcune importanti novità di prodotto che presenteremo al prossimo Vinitaly».

A 40 milioni di italiani il Prosecco piace

Il 92% di chi beve vino (cioè l’87% degli italiani), ama il Prosecco. In numeri assoluti questo vuol dire che è conosciuto, apprezzato e bevuto (ovviamente in modi e con intensità differenti) da circa 40 milioni di italiani.

È quanto emerge dall’indagine realizzata da SWG spa di Trieste, su un campione di 1200 italiani, maggiorenni. Ricerca che segna l’avvio di un nuovo osservatorio sul Prosecco, voluto dal Consorzio di tutela Prosecco e affidato ad SWG con l’obiettivo di analizzare la relazione tra il consumatore contemporaneo e il Prosecco. L’indagine demoscopica ha portato alla luce un’intensa relazione di gusto e piacere tra il Prosecco e il consumatore nostrano.

Per il 41% delle persone la scelta del Prosecco è un fattore di gusto: perché gli piace. Un altro 31% lo ritiene semplicemente buono. Altri importanti driver di consumo, sono la sua versatilità e il fatto che si abbina a qualunque momento della giornata. Il Prosecco ha conquistato, quindi, il gusto e il cuore degli italiani. È un vino fresco, piacevole, spiritoso, eclettico, adatto ai tanti palati differenti. Una proposta giovane e al contempo tradizionale, di qualità e con un prezzo accessibile e soprattutto che favorisce il buon vivere e lo stare insieme agli altri. Non a caso, il Prosecco appare un vino ottimo per cerimonie, ricorrenze e festeggiamenti, ma è anche ritenuto una buona proposta per la pausa o il break quotidiano. Un vino che serve a fare bella figura, rendere l’aria della festa, ma anche un vino che ti fa evadere regalando un momento di piacevole relax.

«Non nascondo una certa soddisfazione nel leggere questi primi dati emersi dal sondaggio – dichiara il Presidente del Consorzio Prosecco Doc Stefano Zanette – In particolare mi compiaccio nel riscontrare che la prima ragione per la quale il Prosecco viene utilizzato, è il fatto che il Prosecco piace perché a buono. Non perché è economicamente vantaggioso rispetto ad altri vini come spesso mi capita di sentire. Questo dato è una conferma a quanto sostenevo anche senza il suffragio dei dati». «Insieme ai molti dati positivi – precisa il presidente Zanette – emergono anche altri segnali dai quali si evince che c’e ancora un certo lavoro da svolgere sia sul piano della formazione sia sul piano della promozione, per meglio far conoscere questo prodotto e il territorio che lo esprime. Noi siamo pronti».

L’economia circolare di Caviro: la sostenibilità che crea valore

Nel 2016 festeggerà 50 anni di vita, Caviro, la prima azienda vitivinicola italiana che ha colto l’occasione di questi ultimi scampoli di Expo per raccontare – e ce n’è bisogno, perché poco conosciuta – la sua interpretazione di sostenibilità, lontana dal green washing o da convenineze di marketing, ma ben radicata nel suo dna di cooperativa.

Caviro, al grande pubblico, non dice molto. Ben più noto è il suo prodotto di punta, quel Tavernello confezionato in brik che guarda al vino con un approccio poetico snobba, ma che ogni 7 secondi passa dalle casse dei supermercati italiani, acquistato in 90 milioni di litri da 4 milioni di famiglie ed è la prima marca di vino italiano nel mondo.

Ma Caviro non è solo Tavernello, comprende un arcipelago di marchi per i diversi canali e per i differenti target di consumatori che contemplano veri must, come il Chianti Leonardo (leader di categoria negli Stati Uniti con l’etichetta Da Vinci) o la cantina Cesari con il suo Amarone pluripremiato.

Soprattutto, ancora meno noto, è l’insieme di attività che costituiscono l’economia circolare di questa azienda, capace di trasformare lo scarto in risorsa.

Negli ultimi sei anni Caviro ha investito 100 milioni di euro che – afferma il direttore generale Sergio Dagnino – «ci hanno permesso di ottenere un continuo miglioramento delle performance in termini di qualità e rispetto dell’ambiente. L’impegno in materia di ecosostenibilità però ci accompagna sin dalle origini, basti pensare che il nostro Gruppo recupera il 30% delle acque e risparmia 50.000 tonnellate sul packaging ed imballaggi grazie all’utilizzo di brik e vetro leggero». A titolo esemplificativo, un milione di litri di vino in un brik Tetra Pack da 75 centilitri (prodotto con cellulosa da foreste certificate Fsc) può risparmiare fino a 463 tonnellate di imballaggi.

L'impianto di distillazione
L’impianto di distillazione

Il gruppo, che oggi conta 535 dipendenti in 4 diversi stabilimenti produttivi e che ha registrato 314 milioni di euro di fatturato nel 2014, opera meccanismi virtuosi che coinvolgono almeno 4 ambiti diversi:  l’estrazione di polifenoli dai vinaccioli, enocianina e acido tartarico; l’autosufficienza energetica  e lo sfruttamento delle rinnovabili; il recupero delle acque e la creazione di compost, anche per le culture biologiche. Con un immediato riflesso nei numeri: il 99,9% dei rifiuti prodotti viene recuperato e l’energia autoprodotta è pari a 110.627.569 kWh, equivalente a 20.687 tonnellate di petrolio (Tep) risparmiate.

Il presidente di Caviro Carlo Belmonte
Il presidente di Caviro Carlo Belmonte

«Il modello di economia circolare di Caviro – sintetizza il presidente di Caviro Carlo Dalmonte – consente di recuperare gran parte degli scarti per produrre valore. Ciò permette di ammortizzare parte del costo, arrivando sul mercato con un prodotto di qualità e con prezzi in linea con le aspettative del consumatore».

E dal sottosegretario al ministero dell’Ambiente Barbara Degani è arrivata la conferma di un impegno a sostenere le imprese verso lo sviluppo di un’economia circolare. «Stiamo lavorando su due fronti – ha dichiarato Degani – da una parte sulla base di accordi volontari con le aziende che dimostrano come ci sia una nuova sensibilità su questo tema e dall’altra attraverso politiche di defiscalizzazione che agevolino le realtà che già applicano l’economia circolare».

Cantine Ferrari Sparkling Wine Producer of the Year

Ferrari, Trentodoc
Camilla Lunelli (a sinistra) e Essi Avellan

Le Cantine Ferrari si aggiudicano il titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year” nel concorso internazionale The Champagne and Sparkling Wine World Championships 2015, un riconoscimento che le ha viste imporsi sugli altri due finalisti, i produttori di Champagne Charles Heidsieck e Luis Roederer.

Questo risultato si aggiunge al premio al Ferrari Perlé 2006 Trentodoc come Best Italian Sparkling Wine e a ben nove medaglie d’oro assegnate a diversi Trentodoc della casa, dal Ferrari Maximum Brut al Giulio Ferrari Riserva del Fondatore.

The Champagne and Sparkling Wine World Championships è un concorso dedicato esclusivamente alle bollicine organizzato da Tom Stevenson, un’autorità internazionale nel campo. Lo stesso Stevenson, nel suo discorso di premiazione durante la cena di gala del 2 settembre alla Vintner’s Hall di Londra, ha affermato che il premio al produttore dell’anno è il riconoscimento all’azienda di maggior successo del concorso e, tra le tre cantine in gara, il vincitore era assolutamente chiaro.

Se la prima edizione del concorso aveva consacrato il Ferrari Perlé 2007 Trentodoc World Champion Sparkling Wine Outside Champagne, il premio di quest’anno rappresenta l’incoronazione del Ferrari Trentodoc a Metodo Classico in grado di primeggiare sui migliori Champagne. Un’ulteriore conferma della straordinaria vocazione del territorio trentino e della sua viticoltura di montagna per la produzione di bollicine di eccellenza.

Questo riconoscimento arriva a pochi giorni dalla nomination di Ferrari a The Best European Winery per i Wine Star Awards di Wine Enthusiast, l’importante premio del magazine americano che sarà annunciato a fine 2015.

SenzaTempo, la nuova linea di Cantine Riunite & CIV sugli scaffali del Supermercato del Futuro

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Passato, presente e futuro, un unicum ininterrotto, senza cesure, senza soluzione di continuità: SenzaTempo, appunto. Proprio come la nuova linea di Cantine Riunite & CIV, lanciata in  occasione dell’Esposizione Universale 2015 e che presenta tre vini frizzanti, con il fondo in bottiglia, preparati- dunque- secondo il metodo ancestrale.

Una scommessa importante, quella della rifermentazione in bottiglia, che mira a recuperare la tradizione vitivinicola locale, secondo un metodo che è sinonimo di una produzione legata alla cultura, all’esperienza tramandata di generazione in generazione, alla semplicità e alla genuinità, alle «cose buone come si facevano una volta», al prodotto non filtrato, crudo e schietto.

Corrado Casoli
Corrado Casoli

«È un progetto cui teniamo molto – racconta Corrado Casoli, presidente del gruppo – perché rispecchia le nostre radici contadine e perché ci ricorda le nostre origini, la nostra infanzia. I nostri vini tradizionali (Lambrusco, Pignoletto e Prosecco), in questa formulazione ci fanno infatti vivere un’esperienza gustativa senza tempo in cui affiorano i ricordi, ma rivisitati in chiave moderna, espressione di un modo di bere e di vivere meno sofisticato, ma di maggior soddisfazione».

 

Ed è proprio il concetto di “recupero delle buone pratiche di una volta” che collega direttamente la linea Senza Tempo” al tema portante di Expo, “Nutrire il Pianeta”, dandole una collocazione privilegiata all’interno dell’Esposizione Universale: negli scaffali del Supermercato del Futuro di Coop, per offrire al consumatore moderno un vino capace di farsi espressione della storia enologica del nostro paese e delle tradizioni proprie della base sociale dell’azienda.

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La linea SenzaTempo comprende il Lambrusco Riunite, il Prosecco Maschio e il Pignoletto Righi: ogni marca interpreta, secondo gli elementi chiave della propria strategia e del proprio posizionamento, il richiamo alla tradizione attraverso il packaging, l’immagine e il prodotto.

Peculiarità comune è la presenza in bottiglia dei lieviti che conferiscono ai tre vini una corposità particolare, dall’indubbio carattere.

Il vino va forte all’estero, ma la Gdo non convince tutti

Primo semestre positivo per il vino italiano, che secondo i dati Istat nei primi quattro mesi ha messo a segno un incremento delle esportazioni del 3,85% per un totale di quasi 1,189 miliardi di euro, anche se con una contrazione dei volumi di circa il 2%.

Grazie a questa performance, l’85% delle cantine italiane si è dichiarata soddisfatta dell’attuale andamento del mercato, come emerge dal quarto Osservatorio wine2wine di Vinitaly, che ha intervistato oltre 400 cantine tra maggio e giugno.

Il trend è molto positivo soprattutto per le imprese del Nord-Est e dell’Italia meridionale, per quelle mediamente internazionalizzate (cioè presenti con i propri vini in 6-20 mercati) e per quelle con percentuali di export già superiori al 30%.

Grazie all’indebolimento dell’euro sul dollaro e all’andamento generale dell’economia, gli Stati Uniti sono il mercato del momento: il 76,2% delle cantine intervistate ha infatti dichiarato che quello americano è tra i tre mercati (con Canada e Regno Unito) che in questo momento stanno crescendo maggiormente. Questa opinione è condivisa sia dalle aziende che vendono i propri vini in meno di 10 mercati, sia in quelle maggiormente internazionalizzate. Controversi invece i giudizi su altri mercati come la Germania dove un terzo degli intervistati ha dichiarato una crescita delle vendite e un altro terzo una diminuzione. O la Cina dove le aziende più piccole sono positive e quelle più strutturate lo definiscono un mercato in calo.

Quanto ai canali di vendita, le cantine giudicano molto positivo (63,6% degli intervistati) il proprio rapporto con gli importatori, mentre divide il rapporto con la Gdo estera (molto positivo per il 47,3% ma allo stesso tempo particolarmente negativo per il 27,3%).

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In entrambi i casi c’è una correlazione diretta con la dimensione aziendale: le cantine con oltre 10 milioni di euro di fatturato e 1 milione di bottiglie prodotte sono soddisfatte degli importatori nell’85% dei casi, percentuale che scende fino al 41,2% per le cantine che producono fino a 150mila bottiglie. Andamento simile, ma con differenze meno marcate, per le vendite alla Gdo estera.Schermata 2015-07-01 alle 16.43.53

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Il prossimo appuntamento con il Vinitaly è fissato dal 10 al 13 aprile 2016 e sarà la cinquantesima edizione del Salone del vino di Verona.

Santa Margherita si rafforza in Toscana e punta al biologico

Presente da diversi decenni in Toscana nel Chianti (Lamole di Lamole) e in Maremma (Sassoregale), Santa Margherita Gruppo Vinicolo ha inaugurato a metà giugno il nuovo polo di Greti, nel comune di Greve in Chianti, che rappresenta oggi il nucleo operativo e logistico in Toscana del Gruppo Vinicolo. Qui sono state accorpate e razionalizzate le fasi più importanti, in un unico centro di lavorazione dotato di tecnologie all’avanguardia.

Una nuova e moderna linea di imbottigliamento e di stoccaggio, l’affinamento in legno e in acciaio, una sezione sperimentale dedicata all’affinamento in cemento e a quello in bottiglia (che varia da un minimo di 6 a un massimo di 12 mesi) per Riserve e Gran Selezione, sono solo alcune delle principali caratteristiche di Santa Margherita Tenimenti Toscani.

Inoltre proprio nella tenuta di Lamole (177 ettari, di cui 57 a vigneto e 4 uliveto) dagli anni Novanta ad oggi sono stati costanti gli investimenti per ripristinare e ricostruire i vigneti, preservare il paesaggio, sviluppare un’agricoltura che dal 2017 potrà fregiarsi della certificazione biologica maturando un’attenzione alla salvaguardia della biodiversità, delle risorse idriche e a tutte quelle tecniche che, allontanando la chimica di sintesi dai vigneti, rendono il vino un prodotto di estrema salubrità.

La scelta del biologico, facilitata dalla collocazione dei vigneti di Lamole in posizione isolata, circondata da boschi, elevata in altitudine e arieggiata, presume sempre da parte dell’uomo una riflessione partecipe sulla sostenibilità delle risorse e sul proprio futuro, che il Gruppo Vinicolo ha messo al centro della propria operatività.

Complessivamente per le attività in Toscana Santa Margherita ha investito dal 2011 al 2015 13 miloni di euro.

Il vino online, sempre più al femminile, sinonimo di convivialità e lifestyle

L’immagine dell’uomo che assaggia e decide, grande conoscitore di vitigni e cuvé, acquirente compulsivo di pregiate bottiglie d’annate rigorosamente straordinarie su siti online, non è poi così veritiera. O quanto meno non è più esclusiva. Perché in realtà anche l’altra metà del cielo, le donne, stanno sempre più interessandosi di vino. Secondo una ricerca Survey Lab di ExactEtudes per vente-privee, pioniere delle vendite-evento online che nel 2014 ha venduto in Europa 4 milioni di bottiglie, sui suoi soci, in Europa il 47% dei clienti che acquistano vino online è donna, tra i 30 e i 40 anni; in Italia, la percentuale si assesta al 39% con un trend costante di crescita. Questi dati confermano quanto emerge anche dalle tendenze di acquisto offline, ovvero che le donne sono sempre più protagoniste nella scelta e nell’acquisto della bottiglia che verrà assaporata a tavola.

Una caratteristica femminile è quella di acquistare del vino avendo già in mente l’occasione in cui sarà consumato. Soprattutto in Italia: l’98% delle intervistate (vs 81% degli europei) associa il vino alla cena, il momento di convivialità e condivisione per eccellenza, con amici (72%), in famiglia (62%) o in coppia (60%).

Il 75% degli e-shopper di vino europei consuma vino almeno due volte a settimana (vs. 46% degli acquirenti tradizionali), preferendo le cene – nel weekend (74%) o in settimana (57%) – i pranzi nel fine settimana (46%) e le serate nel weekend (46%), a casa (96%) o al ristorante (86%) o ancora a casa di amici o in famiglia (82%). Il 74,3% dei clienti che acquistano vino online sono in coppia (vs 66,2% dei clienti offline) e lo acquistano anche per regalarlo al partner (52% dei casi, vs 44% dell’acquisto offline). Uomini e donne si dividono anche sulla preferenza della tipologia di vino: se il vino rosso è più apprezzato dagli italiani online (62%) e il più consumato (91%), il 45% delle donne preferisce il vino bianco e rosé.

La fotografia dei nuovi compratori del nettare di Bacco è stata fatta da vente-privee e Masi Agricola, azienda vitivinicola leader mondiale nella produzione dell’Amarone, nel corso della presentazione di un nuovo prodotto che per il terzo anno consecutivo presenta un vino che si rivolge principalmente a una clientela femminile: Rosa dei Masi, variante in rosa del Campiofiorin, il vino più famoso dell’azienda veneta.  “Il vino parla sempre più la lingua delle donne. Troviamo una corrispondenza accentuata tra i nostri prodotti e l’universo femminile, ed è per questo che da anni organizziamo in tutto il mondo eventi e incontri che mettano in contatto le donne con il mondo del vino. Non solo per imparare a degustarlo e conoscerlo a fondo, ma anche per creare una consapevolezza e aumentare un vero fattore di “self confidence” che passa anche dalla scelta del vino al ristorante.”  ha commentato Alessandra Boscaini, Direttore Commerciale di Masi Agricola.

Vino online: cantine e retailer in un’analisi del white report di Business international-FMM

L’affermazione di Internet quale nuovo terreno del contesto competitivo delle imprese sta incidendo profondamente sulle dinamiche e modalità di organizzazione degli scambi commerciali che, in volumi sempre più consistenti hanno luogo attraverso gli spazi virtuali della rete. La rete diventa per le imprese non un “nuovo mercato” in cui competere ma “il mercato” e la presenza online viene da molti considerata non più come una strategia competitiva ma come un requisito per la sopravvivenza.

Questo è tanto più vero se pensiamo ai comportamenti di acquisto delle nuove generazione di consumatori che usano la rete come baricentro delle loro scelte sia per la ricerca di informazioni che per gli acquisti di prodotti e servizi. La generazione “Z” (nati tra il 1990-2000) o Millennials viene definita dai ricercatori di marketing come “always on” ovvero sempre connessa ed adotta modelli di “everywhere commerce” ovvero si acquista in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo grazie ai dispositivi mobili di cui fa uso circa l’89% degli utenti appartenenti a tale generazione1.

Di fronte ai radicali cambiamenti in atto nel mondo digitale, cosa sta succedendo nel settore del vino? A questa domanda si cerca di rispondere nel corso il white paper L’e-commerce del vino in Italia-Produttori e retailer di fronte i nuovi strumenti di vendita online (scaricabile qui), curato da Monica Faraoni, che ha l’intento di presentare uno spaccato sull’e-commerce in Italia attraverso due prospettive: quella dei produttori o “cantine” che si trovano di fronte a scelte di multichannel management e a conflittualità di canali e quella dei retailer o distributori che trovano nelle strategie di differenziazione della propria offerta il vantaggio competitivo.

Sono questi i principali operatori del settore che di fronte alle nuove modalità di vendita adottano modelli di business diversi.

Nel corso di questo lavoro, in merito ai produttori si analizzano le strategie di presenza online e si riportano i dati di un sondaggio su un campione significativo di aziende volto ad individuare i vantaggi e le difficoltà nella vendita online dei loro prodotti.

In merito invece al canale retail si illustrano i dati di una ricerca condotta sui principali store online di vino in Italia.

La ricerca identifica, attraverso la rilevazione di alcune variabili, il posizionamento degli stessi sul mercato di riferimento ed alcuni dati di web performance. Il modo in cui un retail store online organizza la propria offerta in termini di ampiezza di prodotti, fasce di prezzo praticate, elementi di content engagement, livello di servizio offerto, fluidità del processo di acquisto oltre all’utilizzo dei social media quali strumenti di customer engagement sono gli elementi che identificano la strategia di posizionamento dell’impresa per soddisfare le esigenze di uno specifico segmento di consumatori target. Tali scelte sono fondamentali per alimentare il tasso di conversione dell’utente che da semplice navigatore diventa consumatore generando performance positive per l’impresa.

Lo studio costituisce il primo numero della collana Wine Business Report,collegata al Wine Business Executive Program, corso di alta formazione organizzato da business international-Fiera Milano Media.

Gruppo italiano vini rilancia nel Prosecco e potenzia la produzione di spumanti

Dopo la decisione di Carpenè Malvolti di chiudere la collaborazione (v. Carpenè Malvolti chiude la partnership con Giv e distribuisce in diretta), e dopo i successi ottenuti all’estero con i propri Prosecco Bolla e Lamberti, il Gruppo italiano vini ha deciso di seguire il trend in forte crescita e di sviluppare ed ampliare la propria gamma di spumanti Prosecco sia nel segmento della denominazione Doc sia in quello della prestigiosa Conegliano Valdobbiadene Docg per replicare i successi internazionali anche nel mercato interno.

Si tratta di un progetto che prevede una gamma di spumanti Prosecco più ampia e ben diversificata per canale di vendita. «La quinquennale collaborazione con Carpenè Malvolti – dichiara Corrado Casoli, Presidente di Gruppo Italiano Vini (nella foto di apertura) – ci ha permesso di conoscere ancora più a  fondo il trend e le dinamiche dei vini spumanti e di affrontare così con competenza e convinzione il mercato nazionale. Sono certo che grazie ai nuovi spumanti Prosecco che presenteremo al mercato continueremo ad ottenere i successi conseguiti in questi anni di collaborazione con Carpenè».

Per celebrare i 10 anni di continua crescita della cantina Bolla dopo la sua acquisizione dall’americana Brown-Forman, Gruppo italiano vini presenterà presto un nuovo Bolla Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG destinato al canale off-trade.

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