Esselunga combatte l’inflazione, ma azzera gli utili

Esselunga paga cara la lotta all’inflazione: il primo semestre del 2022 si è chiuso con una tenuta delle vendite, ma un sostanziale azzeramento dell’utile netto per via del contenimento dei prezzi. Una circostanza piuttosto sorprendente – il gruppo di Limito di Pioltello si è sempre segnalato nell’ambito della Gdo per gli ottimi risultati finanziari – ma che bene esemplifica le tante insidie di questa fase economica. Esselunga rivendica, infatti, di aver difeso il potere di acquisto dei suoi clienti, con una riduzione tra il 6 e l’8% dei prezzi a scaffale di oltre 1.500 articoli. L’operazione, realizzata dall’11 novembre 2021 al 30 aprile scorso, ha comportato un importante investimento e di qui l’impatto assai pesante sui conti.

La semestrale si è chiusa con vendite per 4.322,1 milioni di euro, in lieve contrazione (-0,2%) rispetto al corrispondente periodo 2021 che era andato in archivio con +6,7%. Il margine operativo lordo è pari a 214,6 milioni di euro (5,0%), dimezzato rispetto ai 427,1 milioni di euro (9,9%) del 1° semestre 2021. Al già citato investimento sui prezzi si sono sommati il significativo aumento dei costi di energia elettrica, gas e combustibili e il venir meno di un effetto che aveva influito positivamente sul corrispondente periodo del 2021, cioè la chiusura della campagna Fìdaty quinquennale. Il risultato operativo si è attestato a 30,7 milioni di euro (0,7%), rispetto ai 241,8 milioni (5,6%) del 1° semestre 2021. Infine, l’utile netto: 2,7 milioni di euro (0,1%) e il confronto con l’analogo periodo 2021 – quando l’ultima riga del conto economico recitava +221,1 milioni (5,1%) – è davvero impietoso.

Ma qual è stata l’inflazione a scaffale in Esselunga? Per il primo semestre 2022, l’azienda dichiara un incremento medio dei prezzi dell’1,7% a fronte di un rialzo medio del 7,4% ricevuto dai fornitori, precisando che “assorbire il 5,7% dell’inflazione è stata una scelta strategica maturata proprio al fine di tutelare il potere di acquisto dei clienti”. In crescita l’indebitamento: la posizione finanziaria netta è negativa per 2.347,3 milioni di euro, in peggioramento di 630 milioni rispetto al 31 dicembre 2021, principalmente per effetto dell’acquisto da UniCredit del 32,5% del capitale sociale di La Villata – società immobiliare proprietaria di un’ottantina di superfici commerciali del gruppo, di cui Esselunga deteneva già le restanti quote azionarie – con un esborso di 444,2 milioni di euro. Va comunque ricordato che il primo semestre dell’anno ha visto anche investimenti per 151,9 milioni di euro e l’apertura dei punti vendita di Fino Mornasco (CO), Torino Porta Nuova e laEsse in Largo Augusto a Milano, portando così la rete a un totale di 180 negozi.

Alla luce dei dati del primo semestre, è presumibile che nella seconda parte dell’anno Esselunga stia trasferendo una percentuale maggiore degli aumenti di listino ricevuti dai fornitori e questo renderà ancora più interessante la chiusura dell’esercizio. Restano due domande in sospeso: i clienti hanno compreso e apprezzato lo sforzo fatto dall’insegna? E quali sono i risultati finanziari di altri operatori della Gdo che non hanno mai raggiunto performance comparabili in termini di marginalità a quelle di Esselunga?