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Anna Muzio

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Alce Nero va alla Design week milanese da Eataly con la marble machine

Si chiama Gea, come la Terra, l’installazione ludico-educativa progettata da dotdotdot in collaborazione con Opendot per Alce Nero che sarà ospitata dal 4 al 9 aprile sul palco di Eataly Smeraldo per tutta la durata del Fuorisalone 2017.

Ispirata alle marble machines, le “macchine a biglie” che fanno girare piccole sfere lungo un percorso più o meno complesso, racconta le fasi di un processo virtuoso di coltivazione e trasformazione del cibo, dalla terra al fruitore finale, attraverso un’esperienza interattiva che invita a comprendere la stretta relazione tra natura, uomo e prodotto mostrando come ogni processo avvenga per tappe e come ad ogni scelta corrisponda una azione-reazione.

Il meccanismo viene innescato dal visitatore stesso per mezzo di un “seme” che dà il via al processo: attraverso una serie di percorsi e ingranaggi vengono coinvolti cielo, terra e paesaggio, generando un messaggio che parla della straordinaria opportunità di riscoprire uno stile di vita in equilibrio con la Terra. Il tutto, amplificato da un’interconnessione immediata con i social: il visitatore al termine dell’esperienza può decidere di condividere il messaggio o semplicemente farlo proprio. Installata sul palcoscenico di Eataly Smeraldo, sarà visitabile liberamente durante gli orari di apertura dello store (8:30 – 24).

«Ogni anno partecipiamo al Fuorisalone cercando di raccontare il nostro cibo in un contesto di assoluta trasversalità, qui dove la bellezza e l’innovazione si incontrano. Per questa edizione con Opendot abbiamo dato vita a GEA per visualizzare, attraverso un’installazione interattiva creata per l’evento, i nostri valori, i paesaggi, le persone e il nostro modo di fare agricoltura biologica. Oltre che di un concetto di equilibrio che lega uomo e ambiente, in un flusso circolare fatto di relazione e responsabilità» ha spiegato Chiara Marzaduri, Responsabile Comunicazione Alce Nero.

MD, a Imola la prima apertura delle 30 previste nel 2017

Un nuovo punto vendita, il secondo a Imola, è la prima apertura delle 30 annunciate da MD S.p.A, sul territorio nazionale quest’anno. Lo store, 1.100 metri quadri realizzati interamente su terreno di proprietà a cura della MD Immobiliare S.p.A., si trova in via 1° Maggio e va ad aggiungersi allo storico LD di via Pisacane, che entro giugno di quest’anno assumerà a sua volta l’insegna MD.

«Imola è una piazza commercialmente molto interessante, una città dinamica e in crescita – ha detto Patrizio Podini, presidente MD S.p.A.  -. Raddoppiamo proprio per soddisfare al meglio le esigenze della clientela locale». L’inaugurazione di via 1° maggio porta così a 4 i punti vendita in provincia di Bologna e a 18 il numero di negozi del Gruppo in Emilia Romagna.

Nel periodo 2017-2019 MD ha annunciato un piano di 488 milioni di euro: 180 nel 2017, 160 nel 2018 e 150 nel 2019. Gli investimenti programmati consentiranno l’apertura di circa 90 nuovi punti vendita (30 l’anno), tutti con format e insegna MD, che saranno realizzati su terreni di proprietà e costruiti da società del gruppo. Per il 2017 sono già confermate 30 nuove aperture.

Per la gestione sono stati assunti 15 dipendenti di età compresa tra i 20 e i 30 anni, tutti del territorio. I nuovi store MD uniscono la concezione di un supermercato moderno – per la profondità di gamma, l’ampiezza e la luminosità degli spazi, l’assoluta concorrenzialità dei prezzi a parità di qualità, l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità – con quella del market di prossimità. I clienti vengono accolti da ampie vetrate luminose, impianti a led di ultima generazione, 5 casse e 6 corsie simmetriche di vendita.

All’ingresso il reparto ortofrutta a libero servizio offre frutta e verdura di stagione anche da agricoltura biologica. I reparti assistiti di gastronomia e macelleria, insieme al corner del pane in doratura a libero servizio, completano la “buona spesa”, claim con cui MD è conosciuto, insieme agli oltre 2.000 prodotti presenti sul punto vendita. Per finire, l’area dedicata al “no food” propone elettrodomestici, casalinghi e articoli high tech a costi concorrenziali rispetto agli specialisti del settore. A disposizione del pubblico c’è un parcheggio con 100 posti auto.

Decathlon debutta al Centro Commerciale Auchan Porto Sant’Elpidio

Foto: facebook Centro Commerciale Auchan Porto S. Elpidio.

Il Centro Commerciale Auchan Porto Sant’Elpidio amplia la propria offerta commerciale e con l’inaugurazione del nuovo negozio Decathlon, leader nel settore dell’abbigliamento e delle attrezzature sportive. L’apertura del nuovo punto vendita si inserisce nel progetto di restyling della Galleria, che prevede una serie di interventi “estetico-ambientali” e la futura riqualificazione dell’area food court.

Su una superficie di 1.400 metri quadri, il nuovo negozio Decathlon sarà l’unico nell’area di riferimento rappresentando un polo di attrazione e servizio per gli abitanti della zona che potranno vivere un’esperienza di shopping ancora più completa e di qualità.

Il Centro Commerciale, gestito da Gallerie Commerciali Italia Spa (Auchan Holding), ospita un ipermercato Auchan e 40 negozi specializzati che coprono tutte le principali categorie merceologiche: abbigliamento e sport, ristorazione, beni per la persona e per la casa, regali, cultura e servizi. All’esterno vi è un parcheggio di circa 1.700 posti auto.

 

Bottega Verde va green e sceglie la carta 100% riciclata

Imballaggi, materiale di comunicazione e shopper: l’impatto di tutto ciò sull’ambiente è pesante, e consapevole di ciò Bottega Verde sceglie di essere green di nome e di fatto utilizzando carta riciclata al 100% per tutte le sue attività di comunicazione. L’azienda toscana produttrice di cosmetici a base di principi attivi naturali rafforza la sua vocazione green e sceglie di essere ecosostenibile anche nelle attività di stampa. Utilizzando la carta riciclata di Arjowiggins Graphic nella realizzazione di cataloghi prodotti, cataloghi fedeltà, lettere di direct marketing e shopper disponibili nei punti vendita.

«Abbiamo deciso di utilizzare la carta riciclata per supportare la nostra politica di salvaguardia dell’ambiente promuovendo in modo significativo e concreto il risparmio energetico, la riduzione di emissioni di CO2 e la conservazione delle risorse, valori per noi irrinunciabili. Infatti, scegliendo di stampare su carta riciclata per l’intero 2016 abbiamo contribuito alla salvaguardia di più di 48 milioni di litri d’acqua, che equivalgono al consumo di 230 persone per poco più di tre anni, più di 300mila kg di CO2 pari al consumo di una Fiat Grande Punto 1.4 benzina per compiere 430 volte il tragitto Lisbona-Mosca (km. 4.567) e più di 2 milioni di kg di legno che corrispondono a 22.414 alberi di medie dimensioni. Non da ultimo, anche l’elevata resa qualitativa e l’efficace impatto comunicativo degli stampati sono diventati elementi fondamentali per supportare le nostre attività di comunicazione» spiega Matteo Cerreia Vioglio, direttore supply chain di Bottega Verde.

I benefici ambientali ottenuti da Bottega Verde sono stati elaborati attraverso l’Eco Calcolatore, uno strumento esclusivo che Arjowiggins Graphic mette a disposizione dei propri clienti per valorizzare in modo concreto la propria sostenibilità ambientale che deriva dalla scelta di stampare su carta riciclata anziché su una carta a fibra vergine. Vengono calcolati sei parametri diversi di risparmio: in materiali non inviati in discarica, acqua, energia elettrica, legno, emissioni di CO2 evitate e l’equivalente di chilometri percorsi da un’auto.

In particolare per produrre Cyclus, la carta green scelta da Bottega Verde, si utilizzano il 59% in meno di energie non rinnovabili, la sua produzione consuma il 61% in meno di acqua rispetto a quella di una carta a fibra vergine, perché l’acqua è riciclata durante il processo, e riduce notevolmente le emissioni di CO2 del 38%. Inoltre, lo sbiancamento e la disinchiostrazione sono effettuati con materiali naturali, senza agenti chimici. Cyclus Print, utilizzata per i cataloghi e lettere, è realizzata esclusivamente da fibre 100% riciclate ed è stata messa a punto per garantire un’ottima riproduzione di immagini policrome e di testi. Per le shopper Bottega Verde ha scelto Cyclus Pack, il cui bianco naturale e la qualità eccellente della superficie la rendono ideale per esaltare l’aspetto di ogni packaging.

 

Il giro del mondo nel concorso Crai, canale drugstore

Il superpremio è davvero goloso: un buono viaggio del valore di 20.000 euro da spendere per la vacanza dei propri sogni. Il nuovo concorso lanciato da Gruppo CRAI coinvolge le insegne del canale drugstore. Dal 1° aprile al 31 maggio nei punti vendita che aderiscono all’iniziativa, “Vinci il giro del mondo”: un’iniziativa importangte che ha il fine dichiarato di rafforzare la Brand Awareness delle insegne drug del Gruppo.
Per partecipare all’estrazione del premio finale basterà conservare lo scontrino e registrarsi sul sito www.vincilgirodelmondo.it. Il fortunato vincitore dovrà rispettare un’unica regola, davvero poco onerosa: spendere tutto il valore del premio. Per farlo avrà a disposizione ben 36 mesi e un’agenzia a supporto, con cui scegliere la meta della propria vacanza da sogno e i compagni di viaggi ideali con cui trascorrerla.
Oltre a ciò, sono oltre 10.000 i premi a vincita immediata, tra cui borsoni da viaggio, beauty case, mascherine e cuscini in microfibra da viaggio, assegnati tramite sms. Per i clienti delle insegne Drug del gruppo CRAI basterà fare una spesa del valore minimo di 15 euro, avendo cura di mettere nel carrello almeno un prodotto sponsor tra quelli indicati. Alla cassa verrà consegnata una cartolina con un codice gioco che il cliente dovrà inviare tramite sms; a questo punto saprà subito se ha vinto uno dei premi immediati che potrà ritirare direttamente nel punto vendita in cui ha fatto la spesa. La consegna dei codici di gioco avviene secondo una logica di multipli: ad una spesa di 30 euro, contenente due prodotti sponsor, corrispondono due cartoline e così via.
«Siamo il secondo player del settore specialisti drug in Italia con oltre 1.200 negozi – dice Paola Fuochi, Responsabile del canale Drug del gruppo CRAI – e molto lo dobbiamo alla fedeltà dei clienti che scelgono le nostre insegne. Per questo vogliamo ringraziarli con un’iniziativa davvero speciale che ci consente di accrescere il valore della rete e la qualità delle varie attività sviluppate sia a livello di Centrale Crai che a livello territoriale grazie alle singole Insegne Drug. Vogliamo regalare un sogno, essere vicini ai clienti abituali e nuovi che si affidano alla competenza e alla dedizione delle persone che lavorano nei negozi delle insegne drug del gruppo».
La selezione dei premi nasce dalla volontà delle insegne drug del Gruppo CRAI di offrire ai propri clienti qualcosa di diverso e aspirazionale, dando la possibilità al fortunato vincitore del superpremio finale di realizzare il viaggio dei propri sogni. L’iniziativa sarà attiva presso i punti vendita aderenti e appartenenti alle seguenti insegne: Cad, Caddy’s, Determarket, IperSoap, Pilato, Proshop, Risparmio Casa, Saponi&Profumi, Smoll e Target.

Il Gruppo CRAI conta su una rete di oltre 3.400 punti vendita ,è la sua innovativa formula distributiva multicanale, che copre due grandi filoni distinti: oltre al canale alimentare (65%), il 35% dei punti vendita sono specializzati nella distribuzione di prodotti drug/toiletries (igiene per la casa e la persona), facendo del Gruppo CRAI il secondo operatore del settore in Italia.

Made in Italy sotto attacco, i dazi di Trump mettono a rischio 3,8 mld di export USA

L’ascesa sembrava inarrestabile per i prodotti agroalimentari italiani che hanno vissuto un 2016 eccezionale (vedi Meraviglioso Made in Italy, nel 2016 export alimentare a 38 mld e siamo primi nel vino), e invece no: la politica proibizionistica del neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump ci ha messo lo zampino. Ed ora non è solo la Vespa, icona dell’Italian way of life, ma piuttosto sono 3,8 miliardi di esportazioni di made in Italy agroalimentari, che nel 2016 hanno segnato un +6%. È quanto emerge da uno studio della Coldiretti in occasione della diffusione delle indiscrezioni sulla lista di prodotti italiani ed europei sui quali l’amministrazione statunitense sta valutando di imporre dazi punitivi del 100%, E le esportazioni verso gli USA pesano parecchio: il 10% del totale dell ‘agroalimentari italiane nel mondo (38,4 miliardi) con il terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016) secondo le analisi della Coldiretti: che ora rischieranno un crollo nelle vendite.

 

La lotta si gioca sulla sicurezza alimentare

Secondo Coldiretti un tale success sarebbe frutto anche dei primati qualitativi e di sicurezza alimentare dell’Italia, l’unico Paese al mondo con 4.965 prodotti alimentari tradizionali censiti, 289 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, e il divieto verso le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni.

Sullo sfondo, la presunzione statunitense di imporre ai cittadini europei la carne trattata con ormoni, che peraltro trova contrari il 98% degli italiani i quali non vogliono correre il rischio di consumarla secondo una indagine Coldiretti/IprMarketing.

Il divieto europeo di far entrare sul proprio mercato carne trattata con ormoni risale agli anni 80 ma nel 1996 gli Stati Uniti e il Canada hanno presentato il ricorso al Wto con il quale è iniziata una lunga battaglia con alti e bassi che sta portando ora gli Usa a definire una lista di prodotti da colpire. L’obiettivo  è individuare particolari prodotti e Stati membri dell’UE da assoggettare all’imposizione di dazi supplementari fino al 100% del loro valore come era già avvenuto in passato, dal 1999 al 2011, quando a farne le spese erano state conserve di pomodoro, carne suina, il formaggio francese Roquefort, acqua minerale, cioccolato e succhi di frutta.

 

 

Un diluvio di Italian sounding, formaggi e vini in primis

Il rischio di chiusura delle frontiere potrebbe portare a una proliferazione sul mercato statunitense del fenomeno dell’Italian sounding, che vale già 20 miliardi di euro, secondo la Coldiretti. Il 99% dei formaggi di tipo italiano sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola fino al Fontiago, un improbabile mix tra Asiago e Fontina. Ma c’è anche il Chianti prodotto in California, mentre sempre negli States è possibile acquistare del Marsala Wine. Il fenomeno del falso vino “Made in Italy” trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare da aziende statunitensi pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Verdicchio, Lambrusco o Montepulciano. Soggetti al “taroccamento” però ci sono anche altri prodotti, dai pomodori san Marzano all’olio d’oliva fino ai salumi.

Allarme Ocse: 143 miliardi di fake nell’Ict, falsi un telefono su 5 e una console su 4 online

Un telefono cellulare su cinque acquistato all’estero e spedito via corriere o posta è contraffatto. La percentuale sale a livelli ancora più allarmanti per le console di videogiochi: una su quattro è un fake. Lo rivela un report dell’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che raggruppa 35 Paesi occidentali, che analizza il crescente fenomeno della contraffazione nel commercio di strumenti elettronici e di telecomunicazione.

Il report, redatto in occasione del forum 2017 sulla lotta alla corruzione e sull’integrità globale in corso in questi giorni, registra che i consumatori di batterie per lo smartphone, di caricabatterie, memory cards, carte con banda magnetica e lettori musicali sono sempre più spesso preda dei contraffattori. In base media il 6,5% del commercio globale dell’ICT (information and communication technology) riguarda prodotti “taroccati”. Un fenomeno favorito dall’insaziabile domanda di smartphone e di accessori ICT. I prodotti più contraffatti sono le console da videogiochi (quasi il 25% di quelli spediti all’estero sono falsi), telefoni e relativi accessori (poco meno del 20%) e i lettori musicali (poco meno del 10%), mentre il fenomeno riguarda molto meno strumenti per il controllo remoto, laptop, tablet e batterie.

I danni dell’elettronica taroccata sono di vario genere. Prima di tutto economico: i prodotti contraffatti infrangono i trademark e costituiscono un mancato guadagno per le aziende produttrici. Il rapporto stima che il fatturato dei prodotti ICT contraffatti ammontasse nel 2013 a 143 miliardi di dollari, con mezzo milione di sequestri fatti nel periodo 2011-13, ma il dato sarà nel frattempo certamente cresciuto. Il settore dell’ICT fattura globalmente circa 2.400 miliardi di dollari e cresce di circa il 6% all’anno. Quasi due terzi dei prodotti falsi sono spediti tramite servizi postali, ciò che complica non poco la ricerca e le indagini. Le aziende più danneggiate sono quelle statunitensi: quasi il 43% dei prodotti contraffatti sono di marchi americani, il 25% di finlandesi e il 12% di giapponesi. Il Paese da cui proviene il maggior numero di prodotti ICT contraffatti è la Cina. Inoltre beni contraffatti minano la fiducia del consumatore nei confronti di brand consolidati in un mondo in cui la reputazione dei marchi è un valore sempre più prezioso. Infine creano rischi per la salute, la sicurezza e la privacy del consumatore. Possono contenere sostanze pericolose come piombo e cadmio, i caricatori possono danneggiare gli impianti elettrici e provocare corti circuiti e incendi.

Nearly one in five mobile phones and one in four video game consoles shipped internationally is fake, as a growing trade in counterfeit IT and communications hardware weighs on consumers, manufacturers and public finances, according to a new OECD report.

Trade in Counterfeit ICT Goods finds that smartphone batteries, chargers, memory cards, magnetic stripe cards, solid state drives and music players are also increasingly falling prey to counterfeiters. On average, 6.5% of global trade in information and communication technology (ICT) goods is in counterfeit products, according to analysis of 2013 customs data. That is well above the 2.5% of overall traded goods found to be fake in a 2016 report.

Launched just ahead of the 2017 OECD Global Anti-Corruption and Integrity Forum on March 30-31, the report says the high value of smartphones and ICT accessories and insatiable demand makes them a lucrative target for counterfeiters, and cautions that the number and range of affected products is growing.

Counterfeit ICT goods entail health and safety risks, service outages and loss of income for companies and governments. China is the primary source of fake ICT goods, and US manufacturers are the most hit by lost revenue and erosion of brand value. Almost 43% of seized fake ICT goods infringe the IP rights of US firms, followed by 25% for Finnish firms and 12% for Japanese firms.

Counterfeits are goods that infringe trademarks. In an industry that relies heavily on intellectual property rights, ICT counterfeiting preys on consumers’ trust in established brands and poses risks to their health, safety and privacy. Counterfeit phones can contain more hazardous substances like lead and cadmium than genuine ones, while fake phone chargers can mean fire and electric shock risks. Fake intermediary ICT devices and components, including transistors, printed circuits and radio masts, are also being shipped.

The report estimates the value of global trade in counterfeit ICT goods at USD 143 billion as of 2013, based on data from nearly half a million customs seizures around the world over 2011-13. Almost two-thirds of counterfeit ICT goods are shipped by express and postal services, significantly complicating the screening and detection process.

©OECD

 

The ICT sector accounted for 5.5% of total value added in the OECD area in 2013, equivalent to about USD 2.4 trillion. World exports of manufactured ICT goods grew 6% per year from 2001 to 2013 to USD 1.6 trillion, with China exporting almost a third of the total.

The report estimates the value of global trade in counterfeit ICT goods at USD 143 billion as of 2013, based on data from nearly half a million customs seizures around the world over 2011-13. Almost two-thirds of counterfeit ICT goods are shipped by express and postal services, significantly complicating the screening and detection process.

The ICT sector accounted for 5.5% of total value added in the OECD area in 2013, equivalent to about USD 2.4 trillion. World exports of manufactured ICT goods grew 6% per year from 2001 to 2013 to USD 1.6 trillion, with China exporting almost a third of the total.

Trump, Brexit? Ma no, Produit en Bretagne, il marchio regionale che salva posti di lavoro

È ormai chiaro che uno dei temi più caldi del momento è quello della perdita di occupazione in tutti i settori, dall’agricoltura al commercio all’industria, già colpita in passato. Tanto caldo da aver fato da sfondo a decisioni importanti quali la vittoria del sì al referendum sulla Brexit nel Regno Unito e all’elezione del tycoon Donald Trump negli USA. Sono milioni i posti di lavoro a rischio per una serie di motivi: dall’automazione all’ingresso delle intelligenze artificiali in tutti i campi, dalla medicina al commercio, dall’e-commerce ai mutati stili di vita. Ciò su cui più si discute è piuttosto come fare a salvare o addirittura creare nuova occupazione.

Una risposta viene – almeno nelle intenzioni – dal “marchio regionale” lanciato in Francia già da qualche anno con l’obiettivo dichiarato di promuovere le produzioni locali, spingendo i consumatori a fare acquisti a chilometro zero, o quasi. Una sorta di “spesa sociale” che dovrebbe fare da volano, o quanto meno mantenere, posti di lavoro “della porta accanto”. Si chiama “Produit en Bretagne” ed è costituito da “una rete di imprese che hanno come obiettivo la difesa del lavoro locale attraverso la promozione del know-how delle imprese bretoni”. che impiegano 110mila persone.

 

Il ruolo della Gdo

Fin dalla nascita, avvenuta in tempi non sospetti, nel lontano 1993, un ruolo determinante è stato assegnato alla distribuzione, che ha lavorato insieme alle imprese produttrici per creare forti operazioni commerciali con al centro i prodotti bretoni (oltre 4mila). I quali per poter usare il marchio, devono avere dei requisiti specifici, verificati per ogni prodotto che ne fa richiesta: utilizzo di materie prime locali se disponibili, trasformazione nel caso di materie prime esterne in loco secondo criteri specifici, relazioni con altre imprese della regione.

Le insegne che partecipano al progetto si impegnano a promuovere i prodotti a marchio all’interno di un progetto comune, mentre a fine maggio viene lanciata una settimana dedicata nella quale tutte le insegne propongono una stessa selezione di prodotti. 

Un modello replicabile, certamente, anche in altri Paesi e regioni d’Europa e in particolare in Italia, così ricca di specificità territoriali. Un modo chiaro e forte di promuovere non solo i prodotti del territorio, che tutte le ricerche ormai indicano come richiesti dal consumatore e sinonimo di qualità e genuinità, ma anche per sensibilizzare quest’ultimo alle tematiche sociali e fargli sentire che, con la spesa, può dare una mano. 

Al via M’Ama, la linea Gourmet Italia “bilanciata” con specialità italiane ed etniche

Ad aprile sugli scaffali arriva M’Ama, il nuovo marchio di piatti pronti monoporzione surgelati di Gourmet Italia, società del gruppo Dr. Schär, che si presenterà con oltre 30 ricette e due linee: Classici Italiani, che ripropongono specialità della tradizione regionale italiana, e i Nuovi Sapori, etnici di tendenza e ricette di ispirazione internazionale. Nelle intenzioni dell’azienda di Borgo Valsugana (TN) c’è il recupero del “buon senso della cucina della mamma, con un tocco di moderna innovazione”.

La nuova gamma nasce dalla volontà di proporre ricette ricche di gusto e rispettose della tradizione ma realizzate con un occhio attento alle calorie e ai grassi. All’interno della linea M’Ama ci sono piatti in grado di rispondere alla quasi totalità delle specifiche esigenze alimentari dei nostri giorni, con ricette 100% vegetariane e senza glutine. Inoltre, nell’ideazione di questo nuovo marchio, Gourmet Italia ha voluto pulire ulteriormente l’etichetta, con l’obiettivo di utilizzare ingredienti normalmente disponibili in casa, senza aggiungere aromi, coloranti, grassi idrogenati e olii che non siano monoseme.

Anche il mondo dei prodotti surgelati insomma cerca di proporsi con gamme sempre più ampie e assortimenti sempre più completi. Parallelamente, continuano ad aumentare le richieste di pasti equilibrati e di prodotti “free from”, e anche chi non soffre di specifiche intolleranze alimentari preferisce spesso abbracciare scelte alimentari più salutistiche, vegetariane o vegane, senza dovere a tutti i costi rinunciare al gusto.

«Ci aspettiamo molto dalla linea dei prodotti etnici, in fondo una novità per il mercato. Per questa linea non possiamo e non vogliamo usare la parola salutista, perché non è corretta né scientifica – spiega Milo Compagnoni, direttore marketing e vendite Gourmet Italia -. Certo è che abbiamo pulito l’etichetta, intervenendo anche sui fornitori, e abbiamo limitato l’aggiunta di grassi, sale e, ove presenti, zuccheri, creando un prodotto il più corretto possibile dal punto di vista nutrizionale. Tutto questo senza sacrificare il gusto».

 

Target: Millennials

Le nuove linee di prodotto puntano alle necessità dei Millennials: una generazione di transizione, fortemente proiettata al futuro che non vuole perdere il proprio legame con le tradizioni del passato; innovativa e curiosa di sperimentare sapori ricercati e lontani dalle proprie abitudini alimentari, ma ancora legata alla cucina della mamma e del territorio. Sono consumatori esigenti, buongustai selettivi, consumatori ultra-informati che, rispetto alle generazioni precedenti, sono più attenti all’etichetta e ai valori nutrizionali dei prodotti che consumano sia dentro sia fuori casa.

Gourmet Italia produce già piatti pronti, in particolare monoporzioni, per molte private label di insegne italiane da Conad a Esselunga, da Coop a Despar, Selex ed Agorà. I top seller sono lasagne, cannelloni e melanzane alla parmigiana. 

A Torino Winkle ripensa lo shopping tra off e online

Si chiama Winkle ed è una app che ripensa il modo di fare shopping partendo da un presupposto: il consumatore contemporaneo ama informarsi e scegliere i propri acquisti online, ma alla fine preferisce acquistare nel negozio tradizionale. Così questa app nata in Piemonte un mese fa dall’idea di Alessandro Catanzariti e sviluppata con un gruppo di soci, ha messo insieme 25 retail multibrand di Torino, che nel frattempo sono già arrivati a 40, integrando lo shopping online con quello fisico. L’utente può “organizzarsi” in remoto uno shopping personalizzato con offerte e buoni sconto riservati ed esclusivi.

Tre le attività principali previste da Winkle: la ricerca di qualsiasi capo per tipologia o brand e, grazie alla geolocalizzazione di ogni attività commerciale, l’indicazione del negozio più vicino al proprio indirizzo in cui è disponibile e del prezzo; la prenotazione dello stesso (indicando misure e colore desiderati) nel negozio selezionato, che in breve tempo risponde alla prenotazione applicando eventualmente un’offerta o segnalando un codice sconto e mettendo il capo a disposizione del cliente che lo ha prenotato per provarlo e acquistarlo direttamente in negozio; la condivisione della propria esperienza di acquisto sui social. Con Winkle si può infatti inviare a un amico la foto di un articolo che pensiamo potrebbe interessargli. O chiedergli un parere.

 

Un modo per il retailer di farsi conoscere dal turista

A queste funzioni Winkle ne ha affiancata nei giorni scorsi un’altra, aprendosi al mondo del turismo. Grazie alla partnership con il Consorzio Turistico Incoming Experience, a tutti i clienti delle strutture ricettive del Piemonte individuate dal consorzio sarà segnalata la app Winkle, che diventa così una vera e propria guida ai luoghi “alternativi” dello shopping in città che vada oltre le vie più note e i monomarca più diffusi.

Winkle, che sta già pensando di allargarsi ad altre città italiane, nasce per assecondare la nuova tendenza del retail, fotografata da PwC, secondo la quale si cerca online, ma si compra offline, per un’esperienza di acquisto “ibrida” che mescola il contatto virtuale a quello fisico, abbattendo così le barriere. Dalla ricerca Total Retail Survey 2016 di PwC si evince che il 43% dei consumatori vuole ricevere offerte personalizzate in tempo reale all’interno del punto vendita. I canali dello shopping preferiti sono i negozi al 42% e, a seguire, gli shop online raggiunti tramite pc al 24%, smartphone (14%) e tablet (12%). Anche all’interno del punto vendita l’utilizzo del dispositivo mobile è rilevante, in particolar modo per ricercare prodotti online (39%), leggere review sui prodotti (30%), comparare i prezzi con i competitor (27%) e accedere ad un coupon/codice sconto (24%).

 

 

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