CLOSE
Home Authors Posts by Anna Muzio

Anna Muzio

Anna Muzio
2122 POSTS 0 COMMENTS

Svolta green di Findus: certifica 24 referenze e l’80% del pesce con Msc

Una mossa forte, di grande impatto, che non mancherà di avere conseguenze sul settore: Findus, leader di mercato del pesce surgelato in Italia (con un terzo del valore del surgelato e un quarto dei volumi) ha deciso di certificare la maggior parte delle referenze con Msc, Marine Stewardship Council, il principale ente certificatore per la pesca sostenibile: 24 le referenze coinvolte a partire da questo mese che rispondono per l’80% del fatturato della categoria pesce, e che appariranno nei banchi frigo con una nuova confezione con il “bollino blu” di Msc e la scritta “insieme per il futuro degli oceani”. L’obiettivo è di arrivare al 90% nei prossimi due anni e poi al 100% del pescato sostenibile.

findus-fiori-di-merluzzoUn processo che dal momento della decisione definitiva ha impiegato a realizzarsi solo nove mesi. Con un investimento importante è stato anche certificato anche lo stabilimento di Cisterna di Latina che produce l’80% dei surgelati italiani, con oltre 350 milioni di bastoncini l’anno.

Il tutto senza aumenti del prezzo raccomandato: “È un investimento molto complesso che tocca vari aspetti del business, dal planning alla struttura organizzativa, alla gestione di un portafoglio fornitori meno elastico e che sicuramente ha impatti sul conto economico – ci ha detto Francesco Fattori, Ad Findus Italia, a margine della presentazione del progetto all’Acquario di Milano -. Questo progetto è così importante che abbiamo deciso di gestirlo come un investimento a lungo periodo, che non deve avere un impatto a breve termine. Nonostante il prezzo al consumo sia piena responsabilità dell’esercente, non pianifichiamo un aumento del prezzo raccomandato in quanto questo potrebbe diluire l’effetto dirompente che la campagna potrebbe avere sul mercato e sulla ricaduta sul consumatore, che spesso si dice interessato alle tematiche ambientali, ma poi non è disposto a pagare un surplus di prezzo”.

 

Perché proprio ora?

«Sono convinto che essere leader comporta delle responsabilità – spiega Fattori -. Oggi la qualità è un concetto dinamico e comprende anche temi quali la tracciabilità, la sostenibilità, la salute. È importante che garantiamo la qualità nel pieno rispetto della sostenibilità delle risorse. Siamo la prima grande azienda di marca sul mercato alimentare italiano a ottenere questa certificazione sui propri prodotti. Perché l’abbiamo fatto? Prima di tutto va detto che c’era un ritardo strutturale in Italia sui temi della sostenibilità, che ho notato ancora più dopo che sono tornato dopo 16 anni all’estero. C’era una necessità sentita di raccogliere la sfida e allinearci agli standard di Gruppo all’estero. Findus è una delle marche top in Italia, altri nostri marchi all’estero con un peso minore sono riusciti a guidare questa agenda perché hanno contribuito a creare nel corso degli anni una sensibilità nei consumatori sulle tematiche di sostenibilità. In Italia c’erano varie barriere, anche strutturali, come per esempio il tipo di pesce che va per la maggiore, che non è così facilmente certificabile attraverso Msc rispetto ad altre specie commercializzate all’estero. Ci siamo posti l’obiettivo di togliere queste barriere perché è il nostro dovere. Con questo progetto ci siamo allineati, e in alcuni casi ci siamo posizionati addirittura davanti agli standard e alle performance di gruppo».

 

Primi in Europa in acquisti, non in consapevolezza

«Il consumatore italiano è pronto: da un’indagine che abbiamo effettuato in 21 Paesi tra cui l’Italia, il 77% degli italiani vorrebbe acquistare prodotti provenienti da pesca sostenibile e altrettanti pensano di poter fare la differenza tramite il loro acquisto» ha detto Francesca Oppia, Program Director MSC Italia. Ma è una sensibilità che va sviluppata. Ciò che è mancato finora era la disponibilità, l’offerta facile sia in termini di reperibilità, e la presenza di un marchio “forte” e conosciuto senz’altro aiuta, sia in termini di chiarezza di informazione, perché con informazioni generiche il consumatore non fa niente. «Non siamo tutti biologici marini e dunque la presenza di un marchio facilmente comprensibile, riconosciuto e affidabile è l’unico modo per rendere il prodotto facile da individuare e per innescare un circolo virtuoso che, dal consumatore e dalla Gdo, torna indietro fino al pescatore. L’azienda leader ha la capacità di parlare a milioni di consumatori, deve settare gli standard, poi i competitor seguiranno». Msc certifica 20mila prodotti con il suo marchio blu, ha accordi con la Gdo e l’industria ma anche con piccoli pescatori, e si appoggia su 3.500 aziende certificate che garantiscono la tracciabilità del prodotto

Gli italiani sono il primo Paese europeo in termini di spesa di pesce e hanno un consumo pro capite di 28/29 chili, il 16/17% in più della media europea.

Ma la condizione dei mari è molto compromessa, come ha ricordato Eva Alessi, responsabile sostenibilità di Wwf Italia. Solo il 10% del pescato e sostenibile e il 50% viene rigettato, morto, in acqua perché non commercializzabile. Le specie marine dal 1970 si sono ridotte del 36% mentre il pesce è fonte primaria di proteine per i 3 miliardi di persone che vivono lungo le coste. .

 

Finora retailer più bravi delle marche

La sensazione è che con questo progetto guidato da Findus potremmo essere di fronte a un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, dove tante aziende leader di marca non hanno saputo cogliere le tematiche della sostenibilità in modo proattivo. Ci sono tanti esempi al riguardo, tra cui il biologico, che nonostante la rilevanza per il consumatore, sono ancora oggi territorio quasi esclusivo dei retailer. Anche il caso dell’olio di palma con la presa “forte di posizione di Coop docet.

Leggi anche:

Carrefour e Msc, parte la campagna “Peschiamoci Chiaro” sulla pesca sostenibile

Pesce d’allevamento, il grande assente alla ricca mensa del biologico

Mareblu lancia il tonnetto striato certificato MSC

Carrefour Italia collabora con MSC per offrire prodotti ittici da pesca sostenibile

Greenpeace: il 77% dei consumatori disposti a pagare di più il pesce sostenibile

 

EnerCoop, a Cuneo al via la terza stazione di servizio di Nova Coop

Aumenta l’offerta di carburanti presso la Gdo in PIemonte: apre oggi presso l’IperCoop di Cuneo un nuovo distributore di carburanti EnerCoop di Nova Coop, il terzo della cooperativa. Situato in via Cascina Colombaro, 28/b in prossimità del centro commerciale al cui interno è presente l’ipermercato IperCoop, eroga, a prezzi al di sotto della media del mercato, benzina, gasolio e Gpl a marchio EnerCoop.

«Con questa iniziativa – ha spiegato Giuseppe Nicolo, Vicepresidente di Nova Coop – vogliamo favorire i soci e i consumatori offrendo loro la possibilità di un servizio moderno ed efficace con un impianto all’avanguardia nel quale coniugare la fedeltà al marchio di insegna Coop alla possibilità di risparmio in una fase economica molto difficile per le famiglie. Questa nuova stazione di servizio è la terza di Nova Coop, dopo Biella e Pinerolo, e la trentesima Italia».

Un milione e settecentomila euro sono stati investiti per costruire il nuovo distributore aperto 24 ore su 24 che si sviluppa su una superficie di 3.300 mq. e che – come ha ricordato Antonio Audo, Direttore area Tecnica e Patrimonio Nova Coop – “è stata realizzata prestando la massima attenzione al rispetto per l’ambiente e al risparmio energetico, con inserimento luci Led ed impianto fotovoltaico di 8 Kw”.

Il distributore dispone di sei (tre doppia faccia) erogatori di benzina e gasolio, con tre casse self-service bifacciali aperte 24 ore su 24. Il Gpl è fornito da una colonnina (doppia faccia). Il pagamento potrà essere effettuato tramite la cassa Self-Service dedicata, ma sarà garantita l’assistenza di personale qualificato dal lunedì al sabato dalle ore 7.30 alle ore 19.30 con orario continuato e domenica e festivi dalle ore 8.00 alle ore 13.00.

Con uno sguardo al futuro della mobilità, la stazione è stata predisposta per il posizionamento di una colonnina di ricarica elettrica in prossimità dei parcheggi interni.

«Prevediamo di arrivare a vendere 16 milioni di litri all’anno – ha affermato Marco Gasparini, Dirigente Vendite Nova Coop – Soci e consumatori troveranno molto convenienti i nostri prezzi, ottenuti grazie a una costante attenzione al controllo dei costi interni e di filiera».

 

 

 

Pet Food che passione: e al supermercato Uk arriva il banco dei freschi per cani gourmet

Se ne potrebbe discutere ma molti amanti degli animali domestici converrebbero che un frigorifero di Pet Food fresco con prodotti gourmet è il minimo che si possa fare per rendere la vita del proprio amico a quattro zampe degna di essere vissuta. Detto fatto, Tesco, una delle Big 4, le grandi insegne della Gdo britannica, ha introdotto – primo retailer nel Regno Unito – il banco frigo che contiene una linea di alimenti per cani e gatti di alta qualità, e soprattutto freschi.

La domanda, si legge in una nota di Tesco, per prodotti di alta qualità e snack golosi è in crescita, e nel periodo di Natale ha addirittura segnato una crescita del 100% dei pasti “di lusso” come pasticci, sformati e arrosti di selvaggina. In aumento del 20% lo scorso anno anche gli acquisti di cibo per animali biologico, con due milioni di pezzi venduti.

«Stiamo assistendo a un vero cambio di comportamenti, con i clienti che cercano alimenti per i loro animali domestici che abbiano credenziali simili a quelli che acquistano per loro stessi. La nostra linea Freshpet offre una alternativa di alta gamma al cibo di tutti i giorni». ha commentato Paul Jones, buyer pet food di Tesco.

La nuova linea, che comprende 10 referenze, costa dalle 3 alle 13,50 sterline (da 3,50 a 15,50 euro) ed è stata introdotta spreimentalmente l’esttae scorsa in pochi punti vendita, ma sarà da ora venduta in 300 store Tesco in tutto il regno Unito.

Insomma, il Pet Food cresce ed è più vivo che mai. Il mercato vale 70 miliardi di dollari mondialmente, 20 miliardi in Europa secondo Gfk. Per saperne di più vedi l’approfondimento sul numero di febbraio-marzo di InStore (a pag 34).

Apple Pay arriva in Italia: Carrefour Banca, UniCredit e Boon i primi partner

Entro, metto nel carrello, pago con il telefonino ed esco: questa ultima funzione, tema fondamentale nel supermercato che ci immaginiamo proiettato nel futuro, potrebbe essere tra poco disponibile grazie all’arrivo in Italia di Apple Pay, il sistema sviluppato dall’azienda di Cupertino per effettuare pagamenti direttamente con iPhone o Apple Watch nei negozi. L’annuncio non coglie certo impreparati ed era anzi atteso da tempo, visto che il servizio è stato lanciato negli Usa nel 2014 ed è stato poi esteso in Australia, Canada, Cina, Francia, Giappone, Hong Kong, Nuova Zelanda, Regno Unito, Russia, Singapore, Spagna e Svizzera. L’annuncio dell’attivazione imminente (anche se non ci sono tempistiche precise) nel Paese che ancora utilizza il contante come principale moneta di scambio è apparso sul sito ufficiale di Apple. Ma potrebbe essere questione di giorni.

 

Come funziona

Il sistema consente ai possessori di iPhone di associare allo smartphone le carte di credito Visa e Mastercard e i circuiti bancari partner che per ora sono UniCredit, Carrefour Banca e Boon, ma non è escluso che ne subentreranno di nuovi. Una volta giunti alla cassa del negozio fisico, avvicinando il telefono al terminale come fosse una carta contactless, si dà l’ok al pagamento. Per evitare sventure, è necessario che lo smartphone riconosca il proprietario. E ciò sarà possibile con l’attivazione del touch ID.

 

Banche, operatori telefonici, sistemi operativi: chi la spunterà?

Apple, come è stato Amazon per le consegne di grocery online, potrebbe essere la testa di ponte che pare il Paese finora riluttante ai servizio di pagamento rapido. Dopo Apple presumibilmente arriveranno infatti Samsung Pay e Android Pay. Secondo l’’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano ci troviamo davanti a un settore composto da diversi attori: dai produttori di telefoni (Apple, Huawei, Samsung, Xiao- mi), ai fornitori di sistemi operativi (Android e Microsoft), fino agli operatori telefonici (Vodafone). Un quadro variegato, dunque, accomunato dalla scelta della tecnologia NFC (ovvero, del contactless). Tra questi attori, le banche, che non vogliono perdere il presidio dei loro clienti potrebbero attivare propri servizi di Mobile Wallet, in collaborazione con gli attori dell’ecosistema Mobile, ma anche con progetti autonomi. La concorrenza è agguerrita. E secondo l’Osservatorio non c’è spazio per tutti, perché i margini unitari sono estremamente ridotti e la scala è di conseguenza un differenziale competitivo importante. Staremo a vedere.

Conad, a marzo un braccialetto antiviolenza a favore dei centri Di.R.E.

Un braccialetto contro la violenza sulle donne: è l’iniziativa di Conad in occasione dell’8 marzo. Per tutto il mese di marzo è possibile acquistare nei punti di vendita della catena di supermercati uno o più braccialetti della linea “dedicata” firmata Keep Me Jewels e aiutare così i centri antiviolenza D.i.Re (Donne in rete contro la violenza) per aiutare le donne in difficoltà, che si trovano su tutto il territorio nazionale. I gioielli sono tutti realizzati artigianalmente in Italia con materiali di tendenza, chiusura in metallo e senza nichel. Cinque i modelli. Inoltre ogni braccialetto è personalizzato con una frase rivolta alle donne presente all’interno del cinturino.

L’iniziativa ha un duplice scopo: da una parte fornire un aiuto concreto alle donne che lottano per uscire dalla più terribile delle prigionie, quella della violenza, spesso domestica, di compagni e mariti; e dall’altra farlo non solo attraverso la mobilitazione di donne a favore di altre donne, ma coinvolgendo anche gli uomini. Del resto i dati relativi al 2016 sono drammatici: una donna uccisa ogni tre giorni (116 nel 2016) da uomini che quasi sempre sostengono di amarle e di non poter fare a meno di loro. Sette milioni – una su cinque – quelle che nel corso della loro vita hanno subito maltrattamenti, abusi, aggressioni, percosse, danni fisici e morali. Una condizione che finisce per avere un impatto profondo anche su tutte le donne che non hanno mai conosciuto questa paura.

I fondi raccolti da Conad andranno per il terzo anno consecutivo a favore dei centri antiviolenza D.i.Re, che si trovano su tutto il territorio nazionale. Con due precedenti campagne, Conad ha già raccolto 230mila euro. «Non dobbiamo chiudere gli occhi, perché la violenza sulle donne si può sconfiggere – sottolinea l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese -. Sosteniamo l’associazione D.i.Re, avendo la certezza che saremo seguiti da tanti clienti sensibili a questo delicato tema. La ricorrenza dell’8 marzo è un elemento di continuità con la nostra storia che ha come riferimento la comunità di persone, che sono anche clienti dei nostri punti di vendita, e della quale siamo noi stessi, prima di tutto, cittadini. Per noi essere una grande azienda non è solo una questione di dimensione patrimoniale; significa condividere i valori e contribuire a dare risposta ai bisogni delle comunità».

Costituita nel 2008, D.i.Re è la prima associazione italiana di centri antiviolenza non istituzionali e gestiti da associazioni di donne che affronta il tema della violenza maschile sulle donne secondo l’ottica della differenza di genere, collocando le radici di tale violenza nella ancora attuale disparità di potere tra uomini e donne nei diversi ambiti sociali. In 77 centri antiviolenza presenti su tutto il territorio nazionale, D.i.Re aiuta le donne che hanno subito violenza a superare il loro dramma personale grazie all’accoglienza telefonica, ai colloqui personali, all’ospitalità in case rifugio e a numerosi altri servizi messi a loro disposizione.

«La violenza maschile contro le donne è un fenomeno strutturale della nostra società e i Centri Antiviolenza aderenti a D.i.Re accolgono ogni anno decine di migliaia di donne che vogliono sottrarsi alla violenza e ricostruire la loro vita, insieme alle figlie e i figli – spiega la presidente dell’associazione D.i.Re Titti Carrano -. I proventi della campagna di Conad saranno investiti anche quest’anno in formazione e sostegno ai Centri Antiviolenza in particolare di quelli con maggiore difficoltà. Grazie alla collaborazione con Conad potremo continuare a sensibilizzare e coinvolgere un vasto pubblico sul tema della violenza maschile contro le donne e soprattutto permettere a tante di loro di avere una vita libera dalla violenza».

 

 

CheckBonus entra al supermercato, e punta all’interazione con i marchi

Si estende anche ai brand della Gdo il raggio d’azione di CheckBonus, la app che permette ai clienti di interagire con i prodotti e raccogliere buoni spesa, punti e premi anche solo entrando in un negozio. Un sogno per il consumatore di oggi, per il quale la spesa è spesso non solo un obbligo ma anche un divertimento. CheckBonus ora stimola i consumatori a raccogliere punti all’interno dei supermercati, consentendo una sempre maggiore interazione con i marchi. Basta scansionare il codice a barre di alcuni prodotti presenti in store infatti per aumentare il proprio punteggio che consente di accedere al ricco catalogo di gift card proposto da CheckBonus. In questi giorni, ad esempio, è possibile acquisire punti grazie a Buondì Motta, rotoloni Regina e salse Cirio.

Del resto, unire utile al dilettevole sembra essere la vera caratteristica della shopping experience così come la viviamo oggi. Lo rivela l’ultima ricerca GFK “Fare la spesa oggi, Tra relax e piacere”, che fotografa un mondo di consumatori per i quali fare acquisti all’interno della catene di largo consumo è un rito rilassante, addirittura piacevole per il 44% degli intervistati, percentuale che cresce fino al 70 per coloro che hanno elevata disponibilità economica e livello culturale. Persone che non vedono la spesa come un obbligo ma come uno stimolante viaggio in un territorio in cui entrare, scoprire, leggere, confrontare. Insomma, divertirsi. E proprio in questa direzione va la app Check Bonus.

CheckBonus, il cui obiettivo è aumentare lo store traffic attraverso una sofisticata piattaforma di proximity marketing che consente ai brand di fidelizzare il cliente dialogando con esso direttamente in store, è la soluzione in grado di raccogliere le esigenze di visibilità ed engagement dei marchi e quelle di esperienza di acquisto e risparmio dei consumatori. Le funzionalità della app consentono infatti la trasformazione dello store fisico in uno store digitale e interattivo. Gli utenti vengono accolti nei punti vendita dove hanno la possibilità di raccogliere punti entrando in relazione con i prodotti con il proprio smartphone attraverso la scansione dei barcode sponsorizzati. In questo modo, l’engagement viene portato dal digitale al fisico. Ulteriori punti possono infatti essere raccolti mettendo semplicemente i prodotti nel carrello. Si sviluppano dunque negli “store reali” le dinamiche dell’e-commerce, dove i siti più avanzati spingono passo a passo il consumatore ad acquistare i prodotti attraverso una user experience coerente, semplice e divertente.

«Con CheckBonus – spiega Pierluigi Casolari, fondatore della start up – vogliamo portare le logiche dell’esperienza digitale apprezzate e condivise dai consumatori all’interno dei negozi reali. Il consumatore diventa il centro della nostra ricerca per sviluppare sempre nuove funzionalità dell’applicazione e offrire vantaggi nell’interazione con i brand. È questo il motivo dominante che ci ha permesso di estendere le possibilità offerte da CheckBonus al settore del largo consumo, con brand nazionali e internazionali per ora su prodotti del settore beverage e dolciario».

La piattaforma aumenta la pedonalità, la frequenza di visita e migliora la comunicazione in store, veicolando contenuti, promozioni, coupon ai consumatori. CheckBonus si basa su un circuito di oltre 2mila negozi convenzionati, più di 200mila utenti e 10 catene tra le più importanti in Italia tra cui Coin, Chicco, Geox, La Feltrinelli, Oviesse, Salmoiraghi e Viganò, Toys e Upim

Viridea compie 20 anni e supera i 60 milioni di euro di fatturato (+6% nel 2016)

Era il 1997 quando apriva il primo punto vendita Viridea di Cusago (MI) dall’esperienza dalla Rappo srl, storica azienda attiva nel settore del giardinaggio professionale: oggi dopo 20 anni sono nove i garden center dell’insegna tra Lombardia, Piemonte e Veneto. L’ultimo arrivato, l’anno scorso, ha aperto ne IL Centro di Arese: 5.400 metri quadri coperti, a cui si affiancano 1.200 metri quadri dedicati al vivaio, con il percorso merceologico ormai consolidato e la novità del reparto dedicato all’alimentazione biologica.

Nel 2016 i nove Viridea Garden Center hanno accolto complessivamente oltre 7 milioni di visitatori registrando un fatturato pari a 60,2 milioni di euro, in crescita del +6% rispetto all’anno precedente.

I punti vendita Viridea si caratterizzano per l’inconfondibile struttura a forma di serra e un percorso che include tre aree merceologiche: giardinaggio e piante, casa e dècor, animali. A queste si è aggiunto negli ultimi due garden center di Montebello della Battaglia (PV) e Arese (MI) un quarto reparto dedicato al mondo del biologico, con una gamma di oltre 3.000 prodotti certificati, dall’alimentazione all’erboristeria.

«L’apertura del primo punto vendita Viridea di Cusago, 20 anni fa fu la concretizzazione della volontà di un’impresa di giardinaggio di differenziare la propria offerta – commenta Fabio Rappo, fondatore Viridea – In quel momento si trattò di un puro gesto di passione pensato per gli appassionati, quali siamo noi stessi, di piante, fiori e animali. L’obiettivo era quello di offrire prodotti e servizi in un ambiente piacevole, che meritasse la visita indipendentemente dalla necessità di acquisto. I 20 anni trascorsi ci hanno consentito di perfezionare e replicare l’iniziativa, mantenendo immutati i principi ispiratori. Per il futuro siamo impegnati a realizzare altri punti vendita su nuovi mercati, adeguando la nostra offerta al mutare delle esigenze dei clienti ma restando sempre fedeli alla nostra filosofia».

Ad oggi sono 490 i dipendenti Viridea e, dato importante, è bassissimo il turn over delle risorse umane.

Viridea è presente a Rho, Cusago, Rodano e Arese in provincia di Milano, a San Martino Siccomario e Montebello della Battaglia in provincia di Pavia, a Settimo Torinese e Collegno in provincia di Torino, a Torri di Quartesolo in provincia di Vicenza.

Food & Grocery, la rivoluzione passa per l’e-commerce

Consegna del pesce fresco in 24 ore, preparazione e consegna di torte on demand della tradizione regionale, Uber nato per riportare frequentatori seriali di discoteche a casa di notte e che diventa un operatore per consegne di pasti, cene e colazioni: il mondo del Food & Grocery promette di essere la gallina dalle uova d’oro dell’e-commerce nel futuro prossimo. Basti pensare che gli acquisti alimentari sono al primo posto in tutti i mercati, e dato il cambio di abitudini e richieste del consumatore digital, le opportunità sono ricche ed estese, come ci spiega Roberto Liscia, presidente del Consorzio Netcomm.

«Visto il valore che il Made in Italy rappresenta in termini di benessere, qualità e culto della cucina, l’alimentare non solo vede una rivoluzione che è appena cominciata, ma è anche un settore importante per l’export, che ha già visto affacciarsi sul pianeta del digitale prodotti di abbigliamento, calzature e cosmetica».

La grande distribuzione? Dopo un avvio estremamente lento e frammentario ci si sta buttando in pieno. Non esiste insegna che non abbia dei progetti attivi o in programma. Naturalmente, con modalità logistiche ed organizzative anche assai diverse. Se sono rose…

 

Le previsioni per l’e-commerce nel 2017

Per quanto riguarda l’e-commerce nel nostro Paese, per il 2017 Netcomm prevede una crescita annua vicina al 19%, che dovrebbe portare il volume delle transazioni a circa 23 miliardi e mezzo di euro. Tra i settori con trend in crescita ci sono: Arredamento e Home Living (48%), Food & Grocery (30%) e Editoria (+16%).

La pratica di effettuare acquisti online è ormai estremamente generalizzata: l’83,6% degli utenti internet italiani ha comprato online almeno una volta nella vita e più della metà – il 51,6% – lo fa abitualmente.

Per meglio identificare gli “everywhere shopper”, ossia gli utenti che effettuano acquisti da PC, tablet e smartphone, il Consorzio Netcomm con le elaborazioni di Human Highway ne ha tratteggiato un profilo: si tratta di un universo di un milione di individui (5,6% degli acquirenti online), principalmente uomini (64%), di età compresa tra i 25 e i 44 anni (70%), in possesso di una laurea (60%) e residenti in grandi centri urbani (43%). Per questa categoria di utenti gli strumenti online non sostituiscono gli acquisti offline, ma anzi li supportano: il 33,7% di loro dichiara infatti di utilizzare lo smartphone per orientarsi nell’acquisto in negozio.

Gli everywhere shopper, inoltre, contribuiscono all’11,7% del Net Retail perché spendono oltre il 100% in più della media.

Per Consorzio Sun nel 2017 fatturato a 2,79 miliardi e 31 nuove aperture

Un 2017 di espansione attende Consorzio Sun: sono infatti 31 le nuove aperture previste, per arrivare a quota 626 (erano 296 nel 2011), e un fatturato di 2,79 miliardi (contro 2,66 miliardi previsti nel 2016). La crescita delle aziende del consorzio SUN – Supermercati Uniti Nazionali nel corso del 2017 che sono: Italmark di Brescia, Alfi (Gulliver) di Alessandria, Cadoro di Venezia, Gruppo Gabrielli di Ascoli Piceno e Gros Gruppo Romano Supermercati di Roma, centrale di acquisto con 40 anni di storia, riguardano in particolare due nuovi mini iper o superstore, 13 supermercati di grandi dimensioni, dieci supermercati, cinque superette ed un punto vendita di minore dimensione. Il programma di espansione prevede anche 18 ristrutturazioni di punti vendita già esistenti.

 

Obiettivo 3,5% di quota di mercato

Le aziende che compongono il Consorzio SUN contribuiranno con il piano di espansione ad attuare il processo di modernizzazione della rete distributiva italiana soprattutto nelle proprie aree di competenza. Secondo gli ultimi dati, a livello nazionale la quota di mercato del Consorzio SUN è del 3,3% , ma sulla base dei programmi di sviluppo previsti per il 2017 l’obiettivo è di raggiungere il 3,5% alla fine del prossimo anno. Particolarmente interessante appare, infatti, la quota di mercato del Consorzio SUN nelle aree di riferimento dove operano i diversi soci ovvero nelle regioni: Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Umbria, Abruzzo e Molise. Ad esempio, nelle province di riferimento del Socio Alfi la quota di mercato è del 6,9%; nelle province di riferimento del Socio Cadoro raggiunge il 5,6%; nell’area di riferimento del Socio Cedigros è pari al 17,3%; nell’area di riferimento del Socio Gabrielli la quota è del 13,3% e nell’area di riferimento del Socio Italbrix si attesta al 13,3%. In tutte queste aree dove operano le aziende associate al Consorzio SUN la quota di mercato è del 12%.

«Nel corso del 2017 continuerà il presidio nelle rispettive aree di competenza e di operatività degli attuali soci del Sun ovvero nel nord e centro Italia – ha detto Marco Odolini presidente del Consorzio Sun – in quanto intendiamo presidiare le aree dove già operiamo e nel contempo ampliare la nostra penetrazione in nuove zone».

 

Consilia va palm-free

Uno sviluppo che tiene ovviamente conto dell’apporto che è in grado di assicurare la marca del distributore Consilia, il brand di proprietà del Consorzio SUN. La quota della MDD Consilia sulle vendite da parte dei soci del Consorzio Sun ha avuto un’incidenza del 15,2% con un incremento dell’8,5% rispetto al precedente anno. «Il 2017 – ha detto il direttore generale del Consorzio SUN Stefano Rango – sarà un anno di sviluppo significativo per Consilia. La crescita da sempre si coniuga anche con un costante innalzamento dei livelli qualitativi dei prodotti a marchio Consilia. In proposito vorrei anche sottolineare che dal primo trimestre 2017 i nostri prodotti saranno tutti realizzati senza l’utilizzo dell’olio di palma».

 

Melinda accelera sul bio, piano per raggiungere 300 ettari in 5 anni (+370%)

Sempre più bio, non solo nei desiderata dei consumatori ma anche nei progetti di Melinda: il “piano bio” è stato presentato alla C.O.CE.A di Segno di Predaia (Tn) durante l’”Assemblea dei 300” che riunisce periodicamente tutti i consiglieri delle 16 Cooperative associate.

Oggi la produzione di Melinda Bio è di circa 2.500 tonnellate, su circa 80 ettari coltivati. Il piano prevede in cinque anni di raggiungere una superficie coltivata con metodo Bio di 300 ettari (+370%) per una produzione di mele stimata in 14mila tonnellate. Tale produzione consentirà a Melinda di essere presente in maniera costante sul mercato e di lavorare il prodotto in massima sicurezza: è prevista infatti una sala di confezionamento dedicata.

Varie le motivazioni per le quali il consorzio ha deciso di ampliare la propria offerta nel biologico. Prima di tutto la il rafforzamento del percorso intrapreso da anni in direzione di una sempre maggiore sostenibilità delle coltivazioni. La possibilità per i soci di differenziare le coltivazioni. Ma anche, banalmente, un’opportunità commerciale perché il Consorzio riuscirebbe in questo modo a garantire forniture costanti ai clienti.

 

La “road map” per realizzare il “Piano Bio”

Il progetto prevede la produzione di varietà adatte alla coltura biologica e richieste dal consumatore bio e che possibilmente abbiano caratteristiche di resistenza e quindi adatte ad una “facile” gestione agronomica.

È previsto un sostegno alla diffusione di Distretti o Isole BIO o comunque superfici sufficientemente grandi che garantiscano sicurezza alle produzioni biologiche.

Sarà organizzato un adeguato servizio di assistenza tecnica alle nuove superfici, con aumento delle unità lavoro dedicate, un eventuale team tecnico Bio con un responsabile e soprattutto promuovendo formazione specifica ai produttori soci. Saranno inoltre coinvolti capillarmente tutti i possibili interessati al progetto, compresi gli amministratori locali. La fattibilità del piano sarà garantita da un’adeguata copertura economica a sostegno dei soci intenzionati ad aderirvi.

«Melinda, da sempre impegnata in una coltivazione attenta al rispetto ambientale ed ai rapporti fra popolazione e sistema agricolo, crede fortemente in uno sviluppo che sia sempre più sostenibile. Il Piano Bio e l’inserimento delle varietà resistenti nell’assetto varietale della valle sono esempi concreti di tale orientamento» ha commentato Michele Odorizzi, Presidente del Consorzio Melinda.

Il Piano è stato illustrato dal Direttore Generale di Melinda Paolo Gerevini. Sono intervenuti anche Michele Odorizzi; Massimiliano Gremes, Responsabile Qualità; Alessandro Dalpiaz, Direttore APOT; Michele Dallapiccola, Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca della PAT e Federico Barbi, Direttore Commerciale.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare