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Anna Muzio

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Esselunga acquirente cercasi, e tra i pretendenti (ri)spunta Walmart

Se ne parla da anni ma forse siamo arrivati al dunque: Bernardo Caprotti, deus ex machina di Esselunga, potrebbe essere sul punto di vendere l’insegna. Secondo un’indiscrezione di Repubblica proprio oggi, lunedì 12 settembre, sarebbe previsto una riunione del Cda con lo scopo di dare un mandato alla banca d’affari americana Citigroup “per vendere e negoziare una partecipazione di controllo nella società della grande distribuzione”. Sullo sfondo, i ben noti contrasti tra Caprotti, alle soglie dei 91 anni, e i figli avuti dal primo matrimonio, e la volontà di assicurare la continuità dell’azienda tramite una gestione solida.

Tra i gruppi interessati a mettere le mani sulla prima catena di supermercati del nostro Paese (nel 1957 apre il primo punto vendita, in viale Regina Giovanna a Milano) oltre che la più efficiente (con una redditività a metro quadro di 15.840 euro), ci sarebbe anche Walmart, colosso americano nonché prima catena della Grande distribuzione al mondo, mentre avrebbero già mostrato il oro interesse i gruppi di private equity Cvc e Blackstone.

Walmart invero già nel 2004 pareva essere giunto alle soglie dell’acquisizione, poi rifiutata da Caprotti stesso, e in passato si è fatto il nome anche della spagnola Mercadona. Ora tra i gruppo interessati spunta anche il nome di Carrefour.

La valutazione dell’insegna oscillerebbe tra i 4 e i 6 miliardi, debiti compresi. La catena ad oggi possiede 152 Superstore e Supermarket in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio, conta oltre 22.000 dipendenti e nel 2015 ha registrato un fatturato di 7,3 miliardi di Euro.

 

Aggiornamento del 13/9

Confermato il mandato a Citigroup per selezionare le manifestazioni di interesse non vincolanti giunte all’insegna, arriva il commento del ministro del Lavoro Giuliano Poletti che, in occasione di un incontro organizzato dalla Camera di commercio italo-tedesca a Milano, ha dichiarato: «Da italiano, mi piacerebbe che Esselunga rimanesse in mano a un imprenditore italiano, ma penso che l’importante sia avere un imprenditore che abbia intenzione di fare bene l’imprenditore, come ha fatto Caprotti fino ad ora con questo bellissimo gruppo. Se rimane in mano a imprenditori italiani, benvenga. Se così non dovesse essere, io credo che l’Italia abbia comunque interesse a portare sul suo territorio investitori internazionali, se vogliamo crescere in un mercato aperto e competitivo. Il primo obiettivo è salvaguardare questa impresa».

Con Kiko Milano party, special guest e dj instore per lanciare la nuova linea

Dei veri e propri eventi instore all’interno dei punti vendita selezionati, con un allestimento evocativo, party a tema con special guest, dj set ed esperte make up artist che truccheranno gratuitamente le clienti: è il modo in cui Kiko Milano ha deciso di promuovere la collezione in edizione limitata Neo Noir lanciata in agosto.

Gli eventi si terranno dal 10 al 24 settembre e coinvolgeranno per prime le città di Roma, Torino, Verona e Varese.

La collezione Neo Noir è firmata del designer Ross Lovegrove, che ha rinnovato la sua collaborazione con il brand italiano dedicando i nuovi packaging alla donna moderna dal make up definito e sofisticato e al fascino del colore nero.

Gli eventi si svolgeranno in contemporanea nei 17 Paesi in cui Kiko Milano è presente con i suoi negozi, sono ispirati al Noir e alla ‘Kikoness’ così come definita da Lovegrove, ossia quell’insieme di eleganza, femminilità, sensualità e allo stesso tempo praticità e spigliatezza che il designer ha riconosciuto in KIKO e trasferito nelle sue creazioni per il brand.

Le regioni italiane in cui farà tappa il “Neo Noir Tour” sono: Lombardia (Milano, Bergamo, Varese, Como), Liguria (Genova), Piemonte (Torino), Friuli-Venezia Giulia (Trieste), Veneto (Verona, Padova, Treviso), Emilia Romagna (Bologna, Parma, Piacenza, Rimini), Toscana (Firenze), Lazio (Roma), Marche (Ancona), Campania (Napoli e Marcianise) e Puglia (Bari).

I primi appuntamenti sono previsti sabato 10 settembre nelle città di Roma, Torino, Verona e Varese. Nella capitale, in particolare, lo store in Via del Corso 484 ospiterà il dj set del famoso Dustin Phil e vedrà la presenza della blogger Pamela Juicy Make Up, trasformandosi in un’occasione d’incontro per i suoi follower.

Lidl apre il terzo punto vendita a Catania, green e con il nuovo format

Un nuovo punto vendita Lidl debutta a Catania, in via Segantini, il terzo in città, su una superficie di oltre 1.100 metri quadri.  Con un parcheggio di 197 posti auto, è uno store di nuova concezione caratterizzato da ampie vetrate che migliorano la luminosità interna, e da un layout ancora più gradevole e funzionale per il cliente, con corsie spaziose e una disposizione dei prodotti visivamente più efficace. Grande attenzione è stato poi posta al tema della sostenibilità, grazie all’impianto fotovoltaico da 150 kW e a una colonnina di ricarica per automobili elettriche.

«Siamo orgogliosi di inaugurare oggi il terzo punto vendita a Catania, città su cui puntiamo e dalla quale stiamo ricevendo grandi soddisfazioni – commenta Antonio Spoto, Direttore Regionale di Lidl Italia –. L’installazione di un pannello fotovoltaico da ben 150 kW e di una colonnina per la ricarica di bici e auto elettriche, sono solo alcuni segni tangibili dell’attenzione di Lidl all’impatto ambientale. Non è un caso se abbiamo scelto Catania per introdurre queste innovazioni. La sensibilità verso questi temi dell’Amministrazione Comunale e la stretta collaborazione instaurata ci hanno infatti permesso di inaugurare questo nuovo modello di punto vendita».

Sugli scaffali un ampio assortimento di circa 1.800 prodotti, di cui l’80% è Made in Italy, tra cui la linea Italiamo che punta sul patrimonio gastronomico del nostro Paese. Presente anche il reparto panetteria, che accoglie i clienti all’entrata e sforna tutto il giorno pane, croissant, focacce e pasticceria. Anche il reparto cosmesi è stato profondamente rinnovato per meglio valorizzare le qualità dei prodotti a marchio Cien come solari, make up, creme viso e shampoo.

Il taglio del nastro si è svolto alla presenza del Sindaco Enzo Bianco. che ha commentato: «Da qualche tempo Catania ha cominciato nuovamente ad attirare investimenti da parte di grandi aziende. Si tratta di un segnale evidente che il nostro Comune e la Città Metropolitana vengono visti come un tessuto economico che si sta rimettendo in moto e che interessa l’intero Paese. Tutto ciò si traduce anche in una ricaduta positiva sul territorio in termini occupazionali, sia diretti che sull’indotto».

Grazie al nuovo store sono stati infatti creati 24 nuovi posti di lavoro, che si collocano all’interno di un piano di sviluppo più ampio annunciato ad inizio anno dall’azienda che prevede circa 2.000 nuovi inserimenti in organico per il biennio 2016-2017. Il forte investimento sulle risorse umane, sia in termini di assunzioni che di costante formazione e sviluppo, è valso all’azienda per il secondo anno consecutivo il riconoscimento di “Best Workplace” conferito dal Great Place to Work Institute.

 

Gli italiani cambiano, Coop si attiva per affrontare il futuro

Gli italiani cambiano: più tecnologici, attenti alla salute e alle esigenze dell’ambiente e del benessere, mangiano meno ma meglio e riempiono il carrello della spesa con prodotti diversi dal passato. Meno carne e latticini, più frutta, fresca e secca, verdura e in generale alimenti considerati salutari, come i cosiddetti “superfood”: questo emerge dal Rapporto Coop 2016.

«La cultura e le abitudini degli italiani stanno mutando più velocemente di quanto stiano cambiando le imprese – ha detto alla presentazione del Rapporto il presidente di Coop Marco Pedroni -; alcuni trend riteniamo siano passeggeri, altri invece resteranno. Soffre anche il sacro Graal della dieta mediterranea, la pasta. Coop, di fronte a questi profondi mutamenti della società, ha ritenuto che fosse il momento di cambiare e provare non solo a incontrare i nuovi bisogni, ma anche a immaginare il futuro».

Da qui il completo ripensamento della marca commerciale (vedi Coop, restyling su 4000 referenze private label, al via due nuove linee), con cinque nuove linee in preparazione “ma in seguito ne entreranno altre”, 400 nuove referenze e un obiettivo di vendite a 18/24 mesi del +4% a valore e del +7% a quantità.

Ma non si gioca solo sulla marca commerciale la partita di Coop, come ci spiega Pedroni nella video intervista. La prima insegna italiana infatti soffre “come tutta la grande distribuzione” ma investe “650 milioni nel biennio 2015/16 nel rinnovo della rete”. Mantenendo i propri valori: evitando i licenziamenti e continuando a investire anche nelle aree più deboli e difficili del Paese.

Il biologico vola anche nel 2016: +21%, Gdo primo canale

Gdo primo canale, l’e-commerce avanza, e, in generale,  non si arresta, anzi segna un ottimo +21% sul 2014 il consumo di biologico in Italia. Lo confermano i numeri del rapporto Bio Bank 2016. Il valore al consumo è stimato in circa 2,5 miliardi di euro su base annuale. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati relativi al primo semestre divulgata in occasione dell’apertura del Sana 2016, il Salone internazionale del biologico e del naturale a Bologna.

 

In Gdo offerta quadruplicata in 15 anni

Come rileva il rapporto Bio Bank 2016, tra il primo censimento del 2001 e l’ultimo del 2015 l’offerta di prodotti bio con la marca dei supermercati è quasi quadruplicata: da oltre 600 referenze si è passati a quasi 2.300. Tanto che la Gdo è oggi il primo canale di vendita, essendo avvenuto il sorpasso delle vendite bio tra supermercati e negozi specializzati: 873 milioni di euro contro 862, in un mercato domestico che vale complessivamente 2.317 milioni di euro nel 2015, secondo i dati di AssoBio.

 

Fote: Bio Bank 2016
Fote: Bio Bank 2016

Dal pioniere Coop, il primo a metter il bio sugli scaffali dell’ortofrutta nel lontano 1992, la diffusione è stata costante e oggi quasi tutte le insegne hanno la propria marca dedicata al bio: Auchan (Auchan Bio), Carrefour (Carrefour Bio), Conad (Conad il Biologico), Coop (Vivi Verde Coop), Crai (Crai Bio), Despar (Bio,Logico), Dico (Biodì), Esselunga (Esselunga Bio), Finiper (iNaturale Bio), In’s Mercato (Bio), Pam (Bio), Selex (Bio Selex) e Sma (Bio Simply).

Come rileva il rapporto, il 2015 è stato l’anno del bio, con un aumento notevole di referenze rispetto all’anno precedente, per tre insegne: Finiper (passata da 190 a 300), Auchan (da 135 a 180) e Crai (da 20 a 75). Nel 2016, due catene hanno presentato la loro nuova linea bio: Sigma (Bio) e VéGé Retail (sul marchio esistente Delizie VéGé, con la specifica biologico), mentre Conad ha annunciato un ampliamento significativo della sua gamma. Non solo: un distributore storico del settore ha presentato BeneBio, “servizio a 360° per sviluppare con la grande distribuzione soluzioni ad hoc”. Forte di una gamma di oltre 200 prodotti bio secchi e freschi.

Ormai da cinque anni Coop guida con la maggiore presenza di referenze private label biologiche.

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Fonte: Bio Bank 2016

 

 

Produzione in crescita

La crescita dei consumi bio dura ininterrotta da oltre un decennio con ben 13 milioni di italiani che portano in tavola cibo bio almeno una volta a settimana.

La Coldiretti rileva come, a sostenere i consumi, ci sia l’aumento in Italia delle superfici coltivate e agli animali allevati (dati Sinab). Le superfici coltivate con metodo biologico in Italia hanno raggiunto nel 2015 la quota record di 1,5 milioni di ettari, il 12% della Sau nazionale (superficie agricola utilizzata), con una crescita dell’8 % rispetto all’anno precedente. “In pratica – rileva Coldiretti –  oltre centomila ettari di campagne sono passati alla coltivazione bio in un solo anno. Ma ad aumentare del 20 % è anche il numero di bovini, del 18 % il pollame e del 9 % i caprini, con un trend sostenuto dalla richiesta di carne e formaggi biologici. E vola pure il numero degli operatori, anche qui in crescita dell’8 %, saliti a quota 60mila che è il numero più elevato a livello comunitario”.

 

e-commerce canale in crescita

Vola anche l’e-commerce, cresciuto del 71% nel giro degli ultimi cinque anni, e che oggi conta 286 siti di e-commerce alimentari. Nello stesso periodo, sono aumentate del 69% le attività di ristorazione bio. In crescita anche i negozi specializzati di alimenti bio (+15%), gli spacci per la vendita diretta presso le aziende agricole biologiche (+14%), gli agriturismi aperti da coltivatori bio (+13%), le mense scolastiche che utilizzano materie prime biologiche (+12%). Il tutto per una rete che conta oggi 8.884 attività, con 2.878 aziende con vendita diretta, 1.527 agriturismi, 1.395 negozi, 1.250 mense scolastiche, 877 gruppi d’acquisto, 861 ristoranti, e 221 mercatini.

«La crescita rapida dei consumi pone l’esigenza di rafforzare il sistema dei controlli con particolare attenzione ai falsi prodotti biologici importati dall’estero come dimostrano i numerosi casi di frode scoperti dalle forze dell’ordine» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare “l’importanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti”.

Pagamenti digitali a 175 miliardi nel 2015, ma il 56% dei consumi si pagano in contanti

Un’incremento superiore alle aspettative, ma non sufficiente ad allinearci agli altri Paesi occidentali: nel 2015 i pagamenti digitali con carta in Italia hanno sfiorato i 175 miliardi di euro (+12,2% rispetto al 2014), superando il 22% dei consumi delle famiglie. Anche se è ancora presto per mettere il contante in soffitta, tra “vecchie” carte e nuove soluzioni (pagamenti e trasferimenti di denaro peer to peer tramite smartphone e pagamenti contactless) ma soprattutto grazie all’e-commerce e al mobile commerce, qualcosa si sta indubbiamente muovendo. Però, lo strumento preferito dagli italiani continua ad essere il contante, con cui si pagano il 56% dei consumi (430 miliardi di euro), e l’80% delle transazioni rappresenterebbe oltre l’80% delle transazioni. Lo rilevano i dati dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano.

3df1e31e-751d-489b-a19b-e2d8f7fc1cc6__OMentre il mondo dei New Digital Payment (pagamenti attraverso Pc, tablet, Mobile e i pagamenti in punto vendita attraverso carte contactless o su Mobile POS) a fine 2015 ha raggiunto un valore di circa 21,5 miliardi di euro (+22% rispetto al 2014 e 12,2% del transato complessivo con carte), i più tradizionali pagamenti con carta in negozio raggiungono i 153,4 miliardi di euro (+11% rispetto al 2014).

La principale causa dell’aumento della diffusione dei pagamenti digitali va imputata a vari fattori: l’e-commerce in primis, che risulta la componente maggiore dei New Digital Payment, in crescita del 15% rispetto al 2014 con oltre 14 miliardi di euro, ma anche il Mobile Payment & Commerce, che segna un +50% rispetto al 2014, arrivando a toccare i 3 miliardi di euro. Mobile POS e Contactless Payment segnano infine 1,2 miliardi di transato nel 2015.
«Negli ultimi due anni la crescita dei pagamenti elettronici con carta ha superato le attese (+10,2% nel 2014 e +12,2% nel 2015), tanto da crescere a un ritmo maggiore di quello della media in Europa (intorno al 7-8%), sintomo probabilmente di un principio di cambiamento culturale nei consumatori italiani e di un effetto trascinamento del decreto ‘obbligo POS’, che ha generato un cambio di atteggiamento anche negli acquirenti» ha spiegato Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano. La quale ipotizza, visto il netto ritardo italiano nei pagamenti digitali rispetto agli altri Paesi, e ipotizzando una crescita in linea nei prossimi tre anni sempre intorno al 12%, un transato con carta nel 2018 a 246 miliardi di euro.

Un ritardo imputabile più a ragioni culturali che di infrastruttura, che in Italia è pari o superiore ai Paesi europei più sviluppati, con 87 milioni di carte in circolazione nel 2015 (+1% rispetto al 2014), e 1,76 milioni di POS (in calo rispetto agli 1,88 milioni del 2014, forse a seguito della dismissione di terminali datati censiti ma già non operativi). Nel 2015 però il valore del transato è cresciuto più che negli anni precedenti, con un tasso del 12,2% rispetto a un tasso medio dei tre anni precedenti del 5,6%, mentre il numero delle transazioni è cresciuto del 13,7% (da 2,33 a 2,64 miliardi). Valori bassi, perché in pratica è come se gli italiani utilizzassero la carta meno di una volta a settimana. Cresce anche il numero delle transazioni pro capite (da 38,8 a 44,1), anche se ancora molto lontano dalla media europea, mentre si contrae lo scontrino medio (da 67 euro a 66 euro).

«Per colmare il ritardo nella diffusione dei pagamenti digitali in Italia rispetto alla media europea, è a nostro avviso necessario muoversi in due direzioni: consolidare l’offerta di servizi innovativi che facciano davvero leva sull’attrattività dei pagamenti innovativi e mettere in atto un piano di incentivi promosso dal soggetto pubblico» dice ancora Portale.

L’Osservatorio prevede che nei prossimi mesi aumenteranno i pagamenti digitali su questo fronte e nel 2018 potranno raddoppiare arrivando tra i 5 e i 7 miliardi di euro di transato.

 

Anche nei pagamenti, avanza il mobile
Il Mobile Remote Commerce, sia di beni digitali che di prodotti e servizi, vale nel 2015 quasi 2,7 miliardi di euro (+56%), con la componente di beni e servizi che arriva a rappresentare il 70% del Mobile Commerce Totale, grazie all’aumento degli esercenti che offrono una soluzione su Mobile e a una maggiore predisposizione degli italiani verso gli acquisti da smartphone. Nel 2018, il Mobile Remote Commerce di beni e servizi raggiungerà tra i 4,2 e i 4,8 miliardi di euro (arrivando a rappresentare oltre il 15% dell’intero eCommerce) grazie all’ingresso di nuovi esercenti e alla semplificazione della fase di pagamento garantita dai Mobile Wallet. In primo piano il Turismo (+56% rispetto al 2014, con quasi 540 milioni di euro di transato), seguito da Informatica ed Elettronica, che registra circa 370 milioni di euro di transato (erano poco più di 155 milioni di euro nel 2014), Abbigliamento (15% del transato con circa 280 milioni di euro nel 2015, erano poco meno di 170 milioni di euro nel 2014).

Dopo alcuni anni di lenta crescita, il Mobile Remote Payment di beni e servizi fa registrare nel 2015 un aumento del 75% e supera i 300 milioni di euro, trainato da pagamenti di ricariche telefoniche e bollettini (rispettivamente 67% e 19% del totale).
Tra le altre componenti, cresce il ruolo del car sharing e dei servizi di mobile parking, oltre ai biglietti per il trasporto pubblico locale (+100% sul 2014).

pagamenti digitali 2015

 

pagamenti digitali 2018

Anche la birra diventa solidale con La birra del cuore di Adhor

Sette produttori di birra e 200 distributori, con il sostegno di Adhor (l’onlus Associazione le Donne dell’Horeca) scendono in campo per la solidarietà, impegnandosi fino a fine settembre a donare parte del prezzo della birra acquistata per la ricerca e le popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto. I produttori coinvolti sono Birra Menabrea, Radeberger, Heineken Italia, Theresianer, Birra Castello, Carlsberg Italia, Peroni. Il meccanismo è semplice: i distributori si impegnano ad acquistare un determinato numero di fusti di birra con una minima maggiorazione sul prezzo di acquisto, e automaticamente donano una somma per l’iniziativa solidale, alla quale si aggiunge un’ulteriore quota versata direttamente dai produttori di birra.

I fondi raccolti da La Birra del Cuore saranno devoluti in parte alla A.R.M.R. (Aiuti Ricerca Malattie Rare) una fondazione che fa capo al Centro di Ricerche Cliniche per le Malattie Rare presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, in parte alle vittime del Terremoto del 24 agosto.

I gestori dei locali aderendo al progetto ed esponendo in store il materiale promozionale (locandine, sottobicchieri, collarini per spillatori) diventano dei veri e propri ambasciatori di cultura birraia e di solidarietà, facendo sì che i loro clienti, i consumatori finali, possano apprezzare tutta la generosità di una buona “chiara” alla spina. A conti fatti saranno oltre 150mila i litri di birra spillata e poi servita sugli speciali sottobicchieri prodotti per l’occasione.

Organizza l’iniziativa ADHOR, associazione che promuove valori come etica, cultura e solidarietà, la carta delle Pari Opportunità nonché la valorizzazione del ruolo della donna.

Samsung e Apple guidano il mercato smartphone, ma Huawei cresce del 140%

Otto italiani su 10 scelgono uno smartphone Samsung o Apple ma la maggior crescita si registra dall’outsider Huawei, mentre la penetrazione di smartphone sul mercato nazionale ha raggiunto nel mese di maggio 2016 il 68,7%, con 30,6 milioni di utenti, in crescita del 17% rispetto allo stesso mese dello scorso anno: sono i dati diffusi da Mobilens di comScore.

Il mercato italiano degli smartphone è dominato da Android, installato sui dispositivi del 69,5% degli utenti (67,6% nel 2015), seguito da Apple/iOS, con una quota di mercato pari al 17,7% (17,2% nel 2015), e Microsoft, oltre la soglia del 10% ma in calo rispetto all’11,1% dello scorso anno. La società di misurazione cross-piattaforma ritiene che questi numeri rimarranno stabili nel corso dei prossimi mesi. Una volta scelto, il sistema operativo rappresenta un elemento fidelizzante, e a dimostrarlo sono le intenzioni di acquisto per i prossimi sei mesi: solo il 13% degli utenti Android dichiara di voler passare a piattaforma Apple, e il 16% degli utenti Apple è disposto a fare il percorso inverso.
Si può invece immaginare un effetto cannibalizzazione dei dispositivi non-smartphone: oltre la metà (53%) di coloro che possiedono un telefono cellulare di vecchia generazione e intenzionati a un prossimo upgrade dichiarano la preferenza per Android nel momento del passaggio a uno smartphone.

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Samsung in cima ma Huawei cresce di più
Se Samsung detiene il 42,4% di quota di mercato, al di sopra di Apple (17,7%) e Nokia (8,9%), quest’ultima, in calo, è incalzata da Huawei, arrivato all’8,1% di quota di mercato e in crescita del 140% nell’ultimo anno.
Gli utenti che hanno acquistato uno smartphone nel corso di maggio 2016 sono pari a 1,4 milioni (sono stati 1,2 milioni nello stesso mese del 2015), il 75% dei quali ha optato per Android come SO, con Apple/iOS a seguire al 18,2% e Microsoft al 5,2%.
Samsung si conferma il brand di smartphone più diffuso anche negli ultimi acquisti (33,8%), mentre i dispositivi Apple sono stati poco meno di un quinto del totale (18,2%), a seguire Huawei con il 14,7% e LG con il 6,6%.
Guardando la top 10 dei modelli, otto dei primi dieci smartphone più acquistati a maggio 2016 sono dispositivi Samsung o Apple, anche se il più acquistato in assoluto (con il 6,7% del totale acquisti) è stato il Huawei P8 Lite.
Seguono iPhone 6s (4,8%) e 5s (4,4%), Samsung Galaxy J5 (3,1%) e S6 (2,7%). Gli ultimi dispositivi Apple dotati di schermo di grandi dimensioni come l’Iphone 6 Plus non appaiono ancora nelle prime posizioni.
Quasi 4 acquirenti su 5 hanno speso oltre 400 € per il nuovo smartphone (19,2%), segue la fascia di chi ha speso tra i 170 € e i 249 € (18,6%).

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Ma che tipo di smartphone cercano gli utenti nel 2016? Sempre secondo la rilevazione comScore, ci si sta spostando verso dispositivi con display di maggiori dimensioni e con caratteristiche più potenti. A maggio 2016 oltre metà degli utenti (54,4%) ha acquisito dispositivi con display compreso tra i 5″ e i 6″, mentre nello stesso mese dello scorso anno erano al 27,9% a fronte del 58,4% che aveva acquisito un nuovo smartphone tra con display compreso tra i 4″ e i 5″.
Stesso discorso per la risoluzione della fotocamera, con la maggioranza di fotocamere nei nuovi dispositivi comprese tra i 12 e i 14 Megapixel (39,7%, erano al 12,3% nel 2015), seguiti dalle fotocamere con risoluzione tra 8 e 10 Megapixel (28,9%, erano al 41,7% nel 2015). La motivazione della ricerca di caratteristiche più potenti nei nuovi dispositivi può essere individuata, oltre alla maggiore disponibilità e alle fisiologiche evoluzioni del prodotto, nell’utilizzo che gli utenti fanno del proprio smartphone, che si configura sempre più come strumento per attività diverse dalla classica telefonata.
Sono infatti quasi 16 milioni gli utenti che dichiarano di aver guardato video o contenuti televisivi sul proprio dispositivo (in crescita del 17% rispetto a maggio 2015 e pari al 52% della smartphone audience), oltre 13 milioni (43%) coloro che hanno condiviso foto o video con amici, parenti e conoscenti (crescita del 14% in termini di utenti) e hanno ascoltato musica (in crescita dell’11%).

Mozzarella to go, debutta a Napoli, in stazione, il nuovo format Fattorie Garofalo

Ha debuttato a Napoli, di fronte al binario n. 7 della Stazione FS di Napoli Centrale, Mozzarella to go, il nuovo format, il terzo, dedicata da Fattorie Garofalo alla commercializzazione dei suoi prodotti. Mozzarella di Bufala Campana Dop, salumi di bufalo ed altri prodotti tipici della Campania sono a disposizione del viaggiatore in cerca di uno spuntino veloce prima di salire sul treno. su un mezzo di trasporto: si chiama Fattorie Garofalo mozzarella to go ed il primo negozio ha aperto lo scorso 24 agosto.

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Gli altri due format di contatto diretto tra l’azienda produttrice e il consumatore finale sono comparsi tra il 2014 e il 2015. Sono I’Amme, un vero e proprio luogo di ristoro concepito per i luoghi di grande transito (negli aeroporti di Napoli – Capodichino, che in un anno è diventato il primo retail dello scalo, e Torino – Sandro Pertini) e Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot, un mozzarella bar (dal 28 giugno 2016 nella Terrazza della Stazione FS di Roma Termini).

Fattorie Garofalo mozzarella to go completa quindi la strategia di investimento nel retail dell’azienda di Capua, che punta ora ad inaugurare nuovi punti vendita. A settembre debutterà un nuovo Fattorie Garofalo Mozzarella to go nella Stazione FS di Torino Porta Nuova. I mozzarella bar I’Amme presiedono a loro volta ad una strategia di sviluppo internazionale che vedrà ad ottobre 2016 l’apertura a ottobre di uno I’amme France presso il Centre Commercial Évry-2 a Parigi, seguito da altre sei location in Italia. piano di sviluppo completo contempla l’apertura di 20 mozzarella bar I’Amme in tutto il Mondo.

Nel Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot oltre a poter acquistare i prodotti è possibile degustare piatti freddi a base di insalate, mozzarella di bufala, salumi di bufalo, panini, bibite, frutta fresca abbinabili a prestigiosi vini. Con servizio eccellente e lay-out confortevole, la Mozzarella di Bufala Campana Dop è il focus della sua offerta gastronomica.

Fattorie Garofalo, dalla produzione di latte di bufala, mozzarella di bufala e carne di bufalo sta creando nel Travel Food Retail una nuova area di business con un investimento consistente su propri punti vendita e mozzarella bar.
Le prossime aperture dunque saranno a settembre Fattorie Garofalo Mozzarella Bistrot alla Stazione Torino Porta Nuova, e a ottobre I’amme France presso il Centre Commercial Évry-2 a Parigi.

Sul web anche i testi scolastici, nel 2015 Genova Roma e Pescara prime su Amazon

La praticità e la convenienza dell’e-commerce si fa sentire anche nell’acquisto di testi scolastici, articolo a cavallo tra prodotto e servizio al cliente che anche quest’anno esce dai canali tradizionali delle librerie scolastiche per entrare nella Gdo, in primis, e che si avvale anche del web. Amazon dunque, colosso multiprodotto nato proprio con l’editoria, stila la classifica delle città che l’anno scorso si sono maggiormente avvalse del sito per ordinare più di un testo per l’anno scolastico ’15-’16. Gli acquirenti sono rapportati alla popolazione residente per identificare le città con la maggiore propensione all’acquisto su Amazon.it.

Sul podio nel 2015 salgono dunque Genova, città che ha maggiormente usufruito del servizio, seguita da Roma e Pescara. Grandi centri come Milano, Bologna e Firenze sono fuori dalle prime dieci posizioni, ma forse ciò si spiega con una maggior facilità di reperire il prodotto altrove, su altri canali, off e online. Nela top 10 spiccano invece molte città del Triveneto: Vicenza al quarto posto, seguita da Padova, Piacenza, Torino, Verona, Cagliari e, al decimo posto, Venezia. Milano e Bologna seguono comunque a ruota, rispettivamente all’11a e 12a posizione, mentre, tra le altre maggiori città italiane, Palermo si attesta solo 21a; Firenze e Napoli al 26° e 31° posto.

Oltre allo sconto del 15% su tutti i testi da quest’anno è disponibile anche su Amazon la lista dei testi adottati nella propria classe, grazie al database consultabile per area geografica selezionando regione, provincia, comune, istituto, classe e sezione.

Oltre ai libri, su Amazon sono a disposizione diari, quaderni, zaini e cartelle, calcolatrici, notebook e tutto quello che potrebbe servire per completare il corredo scolastico. Per festeggiare il rientro a scuola, dal 5 all’11 settembre, Amazon.it offrirà centinaia di questi prodotti.

Tra le soluzioni di consegna, con Spedizione Mattino 1.301 CAP italiani possono ricevere i prodotti entro le ore 12.00 del giorno successivo. Per i 44 CAP dell’area Milanese è inoltre disponibile il servizio spedizione Sera che consente di ricevere il pacco in giornata.

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