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Anna Muzio

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Il vino online, sempre più al femminile, sinonimo di convivialità e lifestyle

L’immagine dell’uomo che assaggia e decide, grande conoscitore di vitigni e cuvé, acquirente compulsivo di pregiate bottiglie d’annate rigorosamente straordinarie su siti online, non è poi così veritiera. O quanto meno non è più esclusiva. Perché in realtà anche l’altra metà del cielo, le donne, stanno sempre più interessandosi di vino. Secondo una ricerca Survey Lab di ExactEtudes per vente-privee, pioniere delle vendite-evento online che nel 2014 ha venduto in Europa 4 milioni di bottiglie, sui suoi soci, in Europa il 47% dei clienti che acquistano vino online è donna, tra i 30 e i 40 anni; in Italia, la percentuale si assesta al 39% con un trend costante di crescita. Questi dati confermano quanto emerge anche dalle tendenze di acquisto offline, ovvero che le donne sono sempre più protagoniste nella scelta e nell’acquisto della bottiglia che verrà assaporata a tavola.

Una caratteristica femminile è quella di acquistare del vino avendo già in mente l’occasione in cui sarà consumato. Soprattutto in Italia: l’98% delle intervistate (vs 81% degli europei) associa il vino alla cena, il momento di convivialità e condivisione per eccellenza, con amici (72%), in famiglia (62%) o in coppia (60%).

Il 75% degli e-shopper di vino europei consuma vino almeno due volte a settimana (vs. 46% degli acquirenti tradizionali), preferendo le cene – nel weekend (74%) o in settimana (57%) – i pranzi nel fine settimana (46%) e le serate nel weekend (46%), a casa (96%) o al ristorante (86%) o ancora a casa di amici o in famiglia (82%). Il 74,3% dei clienti che acquistano vino online sono in coppia (vs 66,2% dei clienti offline) e lo acquistano anche per regalarlo al partner (52% dei casi, vs 44% dell’acquisto offline). Uomini e donne si dividono anche sulla preferenza della tipologia di vino: se il vino rosso è più apprezzato dagli italiani online (62%) e il più consumato (91%), il 45% delle donne preferisce il vino bianco e rosé.

La fotografia dei nuovi compratori del nettare di Bacco è stata fatta da vente-privee e Masi Agricola, azienda vitivinicola leader mondiale nella produzione dell’Amarone, nel corso della presentazione di un nuovo prodotto che per il terzo anno consecutivo presenta un vino che si rivolge principalmente a una clientela femminile: Rosa dei Masi, variante in rosa del Campiofiorin, il vino più famoso dell’azienda veneta.  “Il vino parla sempre più la lingua delle donne. Troviamo una corrispondenza accentuata tra i nostri prodotti e l’universo femminile, ed è per questo che da anni organizziamo in tutto il mondo eventi e incontri che mettano in contatto le donne con il mondo del vino. Non solo per imparare a degustarlo e conoscerlo a fondo, ma anche per creare una consapevolezza e aumentare un vero fattore di “self confidence” che passa anche dalla scelta del vino al ristorante.”  ha commentato Alessandra Boscaini, Direttore Commerciale di Masi Agricola.

Delverde rinnova il Pack a Expo per valorizzare la sua acqua

È stato presentato a Expo, dove si trova nel padiglione CIBUS E’ ITALIA di Federalimentare, la nuova immagine di marca e il nuovo packaging di pastificio Delverde.

Il pack è pensato non solo per avere massima visibilità e distintività sullo scaffale ma anche per venire incontro al consumatore più esigente, con una serie di servizi a valore aggiunto, come il QR code geolocalizzato, che fornisce immediatamente una varietà di ricette in lingue diverse, e l’inserimento di tempi di cottura che “spaccano il secondo” per garantire un risultato ottimale.

Il focus della nuova immagine punta sull’unicità nella lavorazione della pasta che nasce nel Parco Nazionale della Maiella, grazie al lavoro di maestri pastai che uniscono le migliori semole di grano duro all’acqua purissima della Sorgente del fiume Verde. E la nuova comunicazione verte proprio su questa antica sorgente, di oltre 7 milioni di anni, da cui Delverde attinge un’acqua batteriologicamente pura, oltre che oligominerale, e per questo ricca di importanti elementi (quali calcio, fosforo, potassio e magnesio) che vengono trasferiti anche alla pasta. L’acqua è utilizzata direttamente nel processo produttivo (senza stoccaggio, filtraggi né clorazione o trattamenti di tipo termico), dopo essere stata prelevata a 80 metri di profondità, alla temperatura naturale di 8 °C, considerata ideale per l’impastamento e per chi lavora a bassa essiccazione, in quanto crea le migliori condizioni per la protezione del glutine e consente di produrre una pasta con elevata consistenza e capacità di tenuta in cottura.

La nuova brand image valorizza il ruolo dell’acqua tramite il nuovo logo, reso più semplice ed essenziale, dal disegno pulito, che evoca la purezza degli ingredienti, primo tra tutti, appunto, l’acqua, elemento iconico protagonista sui nuovi pack, dove troviamo l’immagine distintiva della goccia (come finestra o come riproduzione grafica) nonché un pittogramma che rappresenta un sigillo con la raffigurazione della sorgente del Fiume Verde, ad enfatizzare il legame tra acqua e pasta.

Il restyling grafico è stato affidato alla Saatchi & Saatchi. Il lancio del nuovo pack sarà sostenuto sul punto vendita da materiali pop aggiornati per comunicare la nuova immagine di marca, nonché da una campagna stampa internazionale che avrà come focus principale l’acqua e che sarà declinata nei principali mercati del marchio, Canada e Brasile in primis, e naturalmente Europa.

“Non potevamo certo mancare al più grande evento mai organizzato sull’alimentazione e sulla nutrizione – ha dichiarato Luca Ruffini Ceo Managing Director Delverde – e abbiamo pensato che Expo 2015 potesse essere l’occasione migliore per presentarci con una nuova immagine, che rappresenta in pieno i nostri valori di pastificio “premium” la cui filosofia è strettamente legata all’eccellenza tipica del Made in Italy, che quotidianamente ricerchiamo per i nostri consumatori, grazie all’esperienza maturata nei processi di produzione e alle straordinarie materie prime a nostra disposizione, prima tra tutte l’acqua purissima della Sorgente del Fiume Verde”.

U2 si espande in Piemonte: apre a Vigone (To) il 114° pdv

Apre domani il primo punto vendita U2 Supermercato di Vigone (To), in via Giovanni Nitais 3.
Il supermercato, il 29° U2 in territorio piemontese, fedele alla filosofia che contraddistingue gli U2 è caratterizzato da un forte e costante impegno nella tutela dell’ambiente e dall’adozione del format Every Day Low Price (EDLP). Esteso su una superficie di 744 mq, ha quattro casse e 15 addetti. All’esterno, il parcheggio dispone di 60 posto auto coperti e 50 scoperti.

Reparto ortofrutta
Il reparto ortofrutta.

Il cliente potrà scegliere tra 7700 referenze fra le quali 300 di gastronomia e panetteria, insieme a un ampio assortimento di frutta e verdura, carne, surgelati, latticini, scatolame e prodotti non food. Per un totale di 650 referenze freschissime e di 7.050 referenze a scaffale.
La Panetteria Pane Sfuso offrirà prodotti genuini appena sfornati.
Tra le misure ecosostenibili adottate nel nuovo supermercato troviamo la vendita esclusiva di lampadine a basso consumo per il progetto di riduzione di consumi e rifiuti; l’utilizzo di barre denominate “Cliente successivo”, nate dal recupero di 108 bottiglie PET; la vendita di bottiglie d’acqua senza imballo, per proseguire l’impegno nella riduzione dei rifiuti; i classici sacchetti biodegradabili in mater B e le borse riutilizzabili in tessuto non tessuto a 0,50 cent€.
Continua il progetto “È stupido sprecare è bello scoprirlo”, campagna pubblicitaria iniziato a maggio e che terminerà il 18 ottobre. Con questo claim Unes rafforza un principio fondamentale della propria politica commerciale: la vocazione anti-spreco che ha portato U2 Supermercato a coinvolgere i propri clienti stimolandoli ad una riflessione trasversale legata al tema dello spreco.

Nei primi giorni di apertura verranno regalate ai clienti le shopper-bag “Usi & riusi” firmate U2 insieme a buoni spesa del valore di 20 euro spendibili all’interno del supermercato.

Unes, nata a Milano nel 1967 da un gruppo di piccoli imprenditori, è stata acquisita dal Gruppo Finiper nel 2002, ed è oggi presente in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna con oltre 180 punti vendita tra diretti e franchising. La società, che conta su un organico di 2.500 dipendenti, ha chiuso l’esercizio 2014 con un fatturato di 869 milioni di euro lordi, con una crescita del 74% del fatturato dal 2005 ad oggi.

Metro vende i grandi magazzini Kaufhof e Inno alla canadese Hudson’s Bay

I canadesi partono alla conquista del mercato europeo, con l’acquisto per la cifra di 2,83 miliardi di Euro da parte di Hudson’s Bay, retailer canadese, già proprietario di Saks Fifth Avenue e Lord & Taylo, del “braccio grandi magazzini” (che comprende le catene Galerie Kaufhof in Germania e Galeria Inno in Belgio) del maggiore retailer tedesco Metro. L’accordo dovrebbe chiudersi il prossimo settembre.

Galeria Kaufhof, fondata nel 1879, ha 135 punti vendita tra Germania e Belgio, con 21.500 impiegati e un fatturato l’anno scorso di 3,1 miliardi di Euro. Da vent’anni faceva perte del Gruppo Metro.

Hudson’s Bay è il più antico retailer canadese (le sue origini risalgono al 1670), già proprietario dei negozi di abbigliamento Saks Fifth Avenue e Lord & Taylo, ed è al debutto in Europa. Dopo l’acquisizione prevede di aumentare le proprie vendite del 50%. Tra le innovazioni che si prevede apporterà c’è lo sviluppo della multicanalità con l’avvio probabile dell’e-commerce (negli anni passati la catena ha molto sofferto la concorrenza con i principali siti online, da Zalando ad Amazon) e la conversione di alcuni negozi, che diventeranno Saks Fifth Avenue.

Il gruppo Metro si aspetta dopo la cessione di aumentare il proprio risultato operativo (Ebit) di 700 milioni di Euro circa. Resterà immutato il management di Galeria Kaufhof, basato a Colonia, con a capo il belga Olivier Van den Bossche.

Master lancia Mamma Emma, linea di gnocchi di patate “come fatti in casa”

Vere patate cotte al vapore con la buccia, farina tipo 0, uova fresche e sale. Sono questi (e solo questi) gli ingredienti che rendono unici gli gnocchi “Mamma Emma”, la nuova linea che l’azienda Master lancia sul mercato, buoni come quelli fatti in casa, veloci e facili da preparare, pronti in due minuti.

Gli gnocchi della nuova linea “Mamma Emma” sono riconoscibili perché passati uno ad uno sulla grattugia come insegna la migliore tradizione gastronomica italiana. La sapiente lavorazione delle materie prime consente di mantenere il gusto tipico dei veri gnocchi realizzati in casa, vellutati e gustosi, capaci di esaltare qualsiasi condimento.

La linea “Mamma Emma” si compone di quattro referenze: gnocchi di patate classici, gnocchi di patate con zucca, gnocchi di patate con ricotta e spinaci e gnocchi di patate con radicchio. Ogni passaggio produttivo è seguito passo a passo, dalla selezione delle materie prime per l’impasto fino al confezionamento finale, che mantiene inalterato il sapore genuino degli gnocchi. Master pone da sempre grande attenzione nella scelta del packaging, realizzato in cartone riciclabile al 100%, con ben visibile il prodotto come valore aggiunto per il consumatore, a voler trasmette i valori portanti dell’azienda: qualità, tradizione e sostenibilità.

L’azienda, punto di riferimento nel mercato per la produzione di pasta fresca, produce anche purè di vere patate, spatzle e canederli.

Fight against food waste and the grocery industry: what retailers are doing in Europe

After France, even Europe could come to pass a law to force large-scale distribution to take care of food products discarded because, for various reasons, they are unsellable. But many European retailers have long since embarked on internal initiatives and awareness campaigns to address the issue. An overview of the actions put in place in the field is made – with a wealth of case histories – by the 2014 “Retail Agreement on Waste” report by Eurocommerce, which includes the trade associations of the Old Continent, and European Retail Round Table.

In 2012, 20 retailers from various segments, from clothing to food, from furnishings to consumer electronics, adhered to the Retail Waste Agreement, pledging, by the middle of 2014, to put in place at least two awareness campaigns against waste addressed to the end customer. Recently, another six retailers signed the same agreement. The initiative took place within the Retailers’ Environmental Action Programme (REAP) supported by the European Commission.

Below are the types of initiatives put in place and the segments covered. The full report can be downloaded here.

Consumer “Tips”. Recipes for using leftovers, information on how to manage the cold chain (starting with, simply, as El Corte Inglès does, how to transport frozen food from the store to the home, how to arrange food in the fridge and how long it lasts once opened), through leaflets, house organs, social media or in-store posters. Asda last year launched the Simply Roast in the Bag packaging, a bag for roast chicken on which recipes and tips on how to use the leftovers were printed, and a QR Code which referred to the website with videos and recipes. Albert Heijn distributed a million “measuring cups” to dose the right amount of pasta and rice. The Dutch Vak Centrum invites customers to take fresh produce with the closest expiry date if they know they will use them in a short space of time; the habit of selecting the product with the longest expiry date increases waste.

 

How to educate the supplier. Carrefour France has created an award for the most virtuous supplier. The jury is composed, in addition to retailers, of the Ministry of the Environment, WWF and a pool of journalists.

Sustainable promotions. The classic 2 for the price of 1 promotions have been put on trial because they lead consumer to buy more, increasing the risk of waste, especially of food with expiry date. Some chains have decided to ban them. Auchan in French hypermarkets has taken a third route: “deferred” two for the price of one. For one week a month, when buying the first product, the customer gets a voucher to pick up the second a week later. Of the 100,000 of coupons distributed each month half are used.

Ugly but good. Billa in Germany has created the “Wunderlinge” brand for fruit and vegetables with strange shape but perfectly good.

Circular economy. That is, what is produced is recycled and reused. Lidl in Germany recycles 50% of PET bottles of its Saskia and Freeway brands. Rewe is increasing the percentage of plastic recycled and withdraws on site the packaging of Frosch-Cleaning products. The Dutch restaurant Instock uses unsellable products (imminent expiry dates, damaged packaging) picked with electric vehicles from Albert Heijn supermarkets. Since last summer, it has already “saved” 20,000 portions.

Packaging counts. Coop Denmark has decided to sell bananas individually because the pack, even if it contains only one marked banana, as often happens, is not purchased, and six thousand bananas a day were thrown away. Coop UK has discovered that the holes in the packaging of fresh produce to reduce internal humidity, if managed by a laser guided by a computer, allow the shelf life to be extended by one day with a consequent reduction in waste. Coop Norway has indicated on bags and packs the percentage of waste of fruit and vegetables, but also in packaged food the waste of that particular product.

Raising staff awareness. 75% of employees in the Carrefour head office in Poland have followed a program on how to reduce energy consumption at home and at work.

Learning while playing: quizzes, games, contests. Carrefour has put on line a questionnaire to determine energy consumption: the first drawn won an energy-efficient dishwasher. Ikea in the Czech Republic has invited customers to create objects out of waste material. The creators of the best projects participated in a course held by professional designers. The proceeds from the sale of the items went to charity. Many courses and competitions involve schools.

How to educate the supplier. Carrefour France has created an award for the most virtuous supplier. The jury is composed, in addition to retailers, of the Ministry of the Environment, WWF and a pool of journalists.

Sustainable promotions. The classic 2 for the price of 1 promotions have been put on trial because they lead consumer to buy more, increasing the risk of waste, especially of food with expiry date. Some chains have decided to ban them. Auchan in French hypermarkets has taken a third route: “deferred” two for the price of one. For one week a month, when buying the first product, the customer gets a voucher to pick up the second a week later. Of the 100,000 of coupons distributed each month half are used.

„Wunderlinge“ bei BILLA, MERKUR und ADEG: REWE International AG stellt neue Eigenmarke für nicht-konformes Obst und Gemüse vor

Ugly but good. Billa in Germany has created the “Wunderlinge” brand for fruit and vegetables with strange shape but perfectly good.

Circular economy. That is, what is produced is recycled and reused. Lidl in Germany recycles 50% of PET bottles of its Saskia and Freeway brands. Rewe is increasing the percentage of plastic recycled and withdraws on site the packaging of Frosch-Cleaning products. The Dutch restaurant Instock uses unsellable products (imminent expiry dates, damaged packaging) picked with electric vehicles from Albert Heijn supermarkets. Since last summer, it has already “saved” 20,000 portions.

Lotta allo spreco e Gdo: cosa stanno facendo le insegne in Europa

Dopo la Francia, potrebbe arrivare anche l’Europa a varare una legge per forzare la grande distribuzione a prendersi cura dei prodotti alimentari scartati perché, per vari motivi, invendibili. Ma molte insegne europee già da tempo hanno intrapreso iniziative interne e campagne di sensibilizzazione per affrontare il tema. Un quadro complessivo delle azioni realizzate sul campo lo fa – con dovizia di case histories – il rapporto 2014 “Retail Agreement on Waste” a cura di Eurocommerce, che raggruppa le associazioni di categoria del Vecchio Continente, e European Retail Round Table.

Le 20 insegne di vari settori, dall’abbigliamento agli alimentari all’arredamento all’elettronica di consumo, hanno aderito nel 2012 al Retail Waste Agreement, impegnandosi a intraprendere entro la metà de 2014 almeno due campagne di sensibilizzazione contro lo spreco rivolte al cliente finale. Recentemente, altre sei insegne hanno firmato lo stesso accordo. L’iniziativa si è svolta all’interno del Retailers’ Environmental Action Programme (REAP) sostenuto dalla Commissione Europea.

Di seguito segnaliamo la tipologia di iniziative intraprese e i filoni coperti. L’intero rapporto è scaricabile qui.

“Dritte” per il consumatore. Ricette per utilizzare gli avanzi, informazioni su come gestire la catena del freddo (a cominciare, banalmente, come fa El Corte Inglès, da come trasportare i surgelati dal pdv a casa, come organizzare gli alimenti nel frigorifero e quanto durano una volta aperti), tramite volantini, house organ, social o cartellonistica in negozio. Asda l’hanno scorso ha lanciato il packaging Simply Roast in the Bag, una busta per pollo arrosto sulla quale erano stampate ricette e consigli su come utilizzare gli avanzi, e un QR Code che rimandava alla pagina web con video e ricette. Albert Heijn ha distribuito un milione di “misurini” per dosare la giusta quantità di pasta e riso. L’olandese Vak Centrum invita i clienti a prendere i prodotti freschi con la data più vicina se sanno che li utilizzeranno a breve: l’abitudine a selezionare il prodotto con la data più estesa aumenta lo spreco.

Il packaging conta. Coop Danimarca ha deciso di vendere banane singole perché il pacco, se contiene anche una sola banana segnata come spesso accade, non è acquistato, e 6mila banane al giorno venivano buttate. Coop Uk ha scoperto che i fori nelle confezioni di fresco per ridurre l’umidità interna, se gestiti da laser guidati da un computer, consentono di allungare la shelf life di un giorno e di ridurre lo spreco. Coop Norvegia ha indicato su sacchetti e confezioni la percentuale di spreco di frutta e verdura, ma anche nei confezionati lo spreco di quel particolare prodotto.

Sensibilizzare lo staff. Il 75% degli impiegati degli uffici centrali di Carrefour in Polonia hanno seguito un programma su come ridurre il carico energetico a casa e al lavoro.

Imparo mentre mi diverto: quiz, giochi, concorsi. Carrefour ha messo online un questionario per determinare il proprio consumo energetico: al primo estratto è andata una lavastoviglie a risparmio energetico. Ikea in Repubblica Ceca ha invitato i clienti a creare oggetti con materiale di scarto. I creatori dei progetti migliori hanno partecipato a un corso tenuto da designer professionisti. Il ricavato della vendita degli oggetti è andato in beneficenza. Molti corsi e concorsi coinvolgono le scuole.

Come ti educo il fornitore. Carrefour Francia ha ideato un premio per il fornitore più virtuoso. La giuria è composta, oltre che da retailer, da ministero dell’Ambiente, WWF e un pool di giornalisti.

Promozioni.. sostenibili. Le classiche promozioni 2×1 sono state messe sotto accusa perché portano il consumatore a comprare di più, aumentando i rischi di spreco specie per alimenti con data di scadenza. Alcune catene hanno deciso di toglierle. Auchan ha intrapreso negli ipermercati francesi una terza via: il 2×1 “dilazionato”. Per una settimana al mese, all’acquisto del primo prodotto si ottiene un buono per ritirare il secondo una settimana dopo. Dei 100mila coupon distribuiti ogni mese la metà è utilizzato.

„Wunderlinge“ bei BILLA, MERKUR und ADEG: REWE International AG stellt neue Eigenmarke für nicht-konformes Obst und Gemüse vorBrutti ma buoni. Billa in Germania ha creato il brand “Wunderlinge” per frutta e verdura di forma anomale ma perfettamente sana.

Economia circolare. Ovvero ciò che è prodotto viene riciclato e riutilizzato. Lidl in Germania ricicla il 50% delle bottiglie in Pet dei suoi marchi Saskia e Freeway. Rewe sta aumentando la percentuale di plastica riciclata e ritira sul posto le confezioni dei prodotti Frosch-Cleaning. Il ristorante olandese Instock utilizza prodotti invendibili (scadenze vicine, packaging rovinati) prelevate con veicoli elettrici dai supermercati Albert Heijn. Dalla scorsa estate ha già “salvato” 20mila porzioni.

 

Con l’accordo tra Mipaaf e Gdo più visibilità ai prodotti Igp e Dop sugli scaffali

Garantire una migliore informazione dei consumatori e favorire una più facile individuazione dei prodotti Dop e Igp presso i punti vendita: è questo l’obiettivo dell’accordo siglato durante il Forum sulle Indicazioni geografiche italiane tenutosi a Expo tra il Mipaaf, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, e le associazioni della grande distribuzione organizzata come Federdistribuzione, Ancc-Coop, Ancd-Conad.

Tra gli strumenti previsti dall’accordo c’è incremento degli spazi dedicati ai prodotti DOP/IGP nei punti vendita, l’utilizzo sugli scaffali di segnaletica dedicata alla campagna informativa sulle DOP/IGP, campagne informative promozionali svolte in coordinamento tra le aziende delle catene GDO o dalle singole aziende come ad esempio la “settimana delle DOP/IGP”, l’esposizione e distribuzione presso i punti vendita di materiale informativo specifico dedicato ai prodotti a denominazione.

“L’accordo siglato oggi con la Gdo darà una spinta al rilancio dei consumi dei prodotti a denominazione – ha detto il Ministro Maurizio Martina – in uno dei mercati più importanti a livello nazionale come quello della grande distribuzione. Lo presentiamo in Expo proprio a ribadire che questo evento è una straordinaria occasione per le nostre filiere, per la grande qualità che tutti i nostri territori esprimono e che qui a Milano si presenta al mondo in tutta la sua forza”.

Nel corso dei lavori sono state presentate le azioni del Mipaaf per la tutela e la promozione dei prodotti Dop e Igp sul fronte nazionale e internazionale. Cinque le azioni principali: rilancio dei consumi sul mercato italiano grazie all’accordo siglato appunto con la GDO, rafforzamento del contrasto alla contraffazione anche sul web, focus sulle indicazioni geografiche nel piano del Governo per il sostegno all’export Made in Italy, difesa del sistema delle denominazioni a livello internazionale e testo unico per le Dop per semplificare le norme a favore di imprese e consorzi di tutela.  Il ministro ha ricordato anche la nascita recente, in funzione di contrasto con l’Italian sounding piaga sui mercati esteri, del segno unico ‘The Extraordinary Italian Taste’, che ha debuttato recentemente a Chicago in una delle fiere più importanti di contatto con la GDO statunitense.

 

Pasta bandiera italiana: solo il 2% l’ha eliminata per seguire una dieta iperproteica

Carbophobia? No, grazie, siamo italiani. Sembra proprio che gli attacchi ai carboidrati quali principali responsabili di obesità e diabete perpetrati delle varie diete iperproteiche, dalla zona alla Dukan alla funambolica “zona mediterranea”, non stia “attecchendo” più di tanto nel nostro Paese, nonostante la grande esposizione mediatica. Lo rivela una ricerca Doxa (1000 casi rappresentativi della popolazione italiana) commissionata da AIDEPI  ̶  Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane  ̶  dal titolo “Diete low-carb: cosa ne pensano gli italiani”, che per la prima volta ha cercato di fare chiarezza sul reale impatto delle diete iperproteiche nel nostro Paese. Le quali demonizzano l’uso della pasta e trovano da anni terreno fertile specie in aeree come il Nord America. Da noi però si suona un’altra musica, come è giusto che sia nel Paese della pasta: solo il 5% degli italiani ne ha sentito parlare, al di là del clamore mediatico e nonostante queste diete abbiano come testimonial personaggi famosi del mondo dello spettacolo, e soltanto il 2% dei nostri connazionali ha dichiarato di averne seguita una. Molto bassa (18%) è anche la percentuale di chi si dimostra interessato a seguirla in futuro, per lo più uomini che vivono in piccoli paesi del Centro e del Sud Italia. Di coloro poi che hanno sperimentato una delle tre diete low-carb più famose (nell’ordine: Zona, Dukan e Paleolitica), 1 su 3 si è dichiarato insoddisfatto, la metà perché non riusciva a fare a meno di pane e pasta e il resto perché non otteneva i risultati sperati. La dieta ideale resta, per il 72% degli italiani, quella Mediterranea, basata sui carboidrati di pane e pasta. La dieta iperproteica è considerata valida solo dall’11% del campione, mentre il 17% afferma di preferire quella vegetariana o addirittura veganaSe queste diete non fanno breccia in Italia è perché il 70% della popolazione le considera “un controsenso nel Paese della Dieta Mediterranea”, tanto che il 57% è convinto che non le seguirà mai.  Per il 53% degli italiani, infatti, è impossibile rinunciare alla pasta e al pane (45%). Alla pasta non sanno dire di “no” soprattutto gli uomini under 24, nativi dei piccoli centri del Mezzogiorno e delle isole. Per il 90% degli italiani la pasta non solo è buona, ma fa anche bene alla salute.

Riccardo Felicetti, Paolo Barilla e Massimo Menna (Garofalo) alla presentazione della ricerca.
Riccardo Felicetti, Paolo Barilla e Massimo Menna (Garofalo) alla presentazione della ricerca.

“La pasta è una summa di ‘Buona Italia’ – afferma Paolo Barilla, Presidente di AIDEPI -; ha tutte le caratteristiche nutrizionali per affrontare la vita di oggi, è uno dei prodotti più sostenibili, e fornisce tra le calorie più economicamente accessibilI (circa 15 centesimi per porzione). Inoltre è un asset economico fondamentale per il nostro Paese. Oltre ad essere il piatto preferito dalla stragrande maggioranza degli italiani, è sempre più amata anche all’estero, compresi gli Stati Uniti. Alcuni dati dovrebbero far riflettere: in Italia mangiamo in media circa 25 chili di pasta all’anno, tre volte più degli americani. Eppure il tasso di obesità tra gli adulti d’oltreoceano è intorno al 30%, tre volte quello italiano. Non è quindi la pasta a far ingrassare”.Carbophobia_INFOGRAFICA

La principale accusa rivolta ai carboidrati da tutte le diete a base proteica è di provocare picchi glicemici responsabili di una risposta sempre meno efficace all’insulina, favorendo malattie come diabete e obesità. In realtà i carboidrati complessi della pasta, a lento assorbimento, provocano un più graduale innalzamento della glicemia e contribuiscono a creare una sensazione di sazietà. L’indicazione della cottura al dente (imprescindibile per la nostra cucina) è fondamentale, visto che la cottura prolungata, attraverso una maggiore liberazione dell’amido, rende più rapida la digestione e più alto il picco glicemico postprandiale. Il controllo glicemico è anche favorito da un’alimentazione ad alto contenuto di carboidrati e fibre: frutta, legumi, avena, alimenti a base di cereali integrali, crusca di frumento e verdure andrebbero dunque usate come sugo per ottenere un piatto equilibrato.

 

Fairtrade +18% nel 2014, nuovi prodotti e prospettive future: parla Paolo Pastore

Il 50% delle banane biologiche vendute in Italia è Fairtrade, il 55% dei prodotti Fairtrade è anche biologico, sono state commercializzate o distribuite 600mila borse di cotone equosolidale (“un modo per l’azienda di comunicare il proprio engagement”), entrano e avanzano nuovi prodotti come spezie e cioccolato premium monorigine, e una linea gluten free e bio di cioccolato come Otto.

Anche per il 2014 non si arresta l’incremento a due cifre dei prodotti Fairtrade: +17,8%, con un valore del venduto di 90 mln di euro, +11% a volume per le banane e +29% per lo zucchero di canna. Anche se siamo fanalini di coda rispetto ai Paesi europei più “virtuosi” come Svizzera, Germani o Uk, sono numeri interessanti. Tra le novità, evidenziate dal direttore di Fairtrade Italia Paolo Pastore, l’ingresso in altri canali (come l’HoReCa con gli snack equosolidali Sperlari), gli abiti da lavoro in cotone certificato (“un modo per comunicare il rispetto per i lavoratori, vicini e lontani”) e le linee più fashion, (perché “equosolidale non deve essere solo impegno ma anche moda”). E poi i prodotti base certificati usati per realizzare prodotti finiti non completamente equosolidali: una scelta fatta da Coop e Lidl in Svizzera.

In Italia, il circuito Fairtrade si avvale di 145 aziende partner e 700 items di prodotto diversi commercializzati in 5.000 punti vendita.

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Incidenza delle categorie di prodotto Fairtrade

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