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Anna Muzio

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Pasta 100% con grano italiano e alto-proteico: la nuova ricetta de La Molisana

Da settembre pasta La Molisana arriva sugli scaffali con una nuova ricetta, fatta con grano esclusivamente italiano e alto-proteico (fino al 17%). Tutto ciò è reso possibile da un percorso virtuoso di agricoltura sostenibile che valorizza le colture locali attraverso parametri qualitativi e tecnologici altissimi. Il grano proviene infatti da Molise, Puglia, Marche, Lazio e Abruzzo, dove gli accordi di filiera messi in atto da La Molisana riconoscono agli oltre 1.450 agricoltori un prezzo minimo garantito e introducono modelli premiali che incentivano la qualità della materia prima.
In questo modo La Molisana mette a punto un importante strumento per sostenere l’agricoltura italiana, creare un legame stabile con i coltivatori e tutelare il loro lavoro.

Questo impegno sarà ben evidente sulle nuove confezioni che orgogliosamente mostrano la scritta ”solo grano italiano decorticato a pietra”. La novità interessa l’ampia gamma di formati sia classici, sia integrali. Compreso l’iconico Spaghetto Quadrato che si rifà alla tradizione regionale abruzzese-molisana dello spaghetto alla chitarra, i Rigatoni e le Farfalle Rigate Integrali, rivisitazione delle classiche farfalle in ridotte dimensioni dalla texture ruvida e porosa grazie alla trafilatura al bronzo è esaltata dalla rigatura su un lato, perfetta per catturare il condimento.

L’azienda ha anche lanicato il nuovo concorso “La Molisana e Gli Incredibili, insieme per una pasta da eroi”: modalità e informazioni su www.lapastaincredibile.it da dove è anche possibile scaricare il ricettario

Confesercenti: nel 2018 crescita lenta, peggiore risultato dal 2014

Una crescita lenta ferma all’1% e che rischia di avere conseguenze negative sui consumi, infleunzata dal dimezzamento del potere d’acquisto e dal deterioramento della fiducia: questa la “lettura” di Confesercenti dell’anamento dei consumi nel 2018. Una frenata allarmante, la peggiore dal 2014. La crescita prevista per l’anno è inferiore all’1,4% auspicato dal Documento di Economia e Finanza e il risultato più fiacco dal +0,3% registrato nel 2014. E la debolezza di quest’anno proseguirebbe per tutto il prossimo biennio: la crescita dei consumi si dovrebbe confermare al +1% nel 2019 per poi frenare ancora a +0,7% nel 2020. In valori assoluti, si parla di 5 miliardi di euro in media di spesa all’anno in meno rispetto alle previsioni nel triennio 2018-2019-2020.

Il rallentamento dei consumi inciderà anche sul Pil: l’anno si dovrebbe chiudere con una variazione di +1,3% del prodotto interno lordo, due decimi di punto in meno dell’1,5% indicato nel DEF. E la debolezza proseguirebbe per tutto il prossimo biennio: la crescita dei consumi si dovrebbe confermare al +1% nel 2019 per poi frenare ancora a +0,7% nel 2020. La variazione del Pil, invece, dovrebbe rallentare ulteriormente sia nel 2019 (+1,2%) che nel 2020 (+1,1%). Le previsioni macroeconomiche sono state condotte da Cer per Confesercenti.

Tab. 1: Consumi famiglie e Pil, previsione variazioni 2018-2020. Fonte: modello econometrico Confesercenti Cer

Sono dunque confermate le maggiori difficoltà a superare la recessione registrate dal nostro Paese rispetto ai partner europei. A dicembre 2017, infatti, i consumi delle principali economie europee sono tutte al di sopra del 2007, ultimo anno prima della crisi: in Germania segnano il 10,9% in più, in Francia l’8,6% e nel Regno Unito il 5,5% in più. In Italia, invece, sono ancora al di sotto dei livelli del 2007 del 2,7%; pari a circa 26,3 miliardi di euro in meno. Un gap che, di questo passo, recupereremo solo nel 2021, ben 14 anni dopo la crisi.

 

Ipotesi aumento IVA 

Va sottolineato, inoltre, che queste stime sono state elaborate ipotizzando lo stop agli aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia. Se così non fosse, come tuttora iscritto nel bilancio ‘a legislazione vigente’, il quadro di previsione sarebbe decisamente peggiore: la variazione dei consumi si abbasserebbe allo 0,8% già nel 2019, per arrivare quasi allo stop (+0,3%) nel 2020. Anche la crescita del Pil si indebolirebbe, scendendo a +1,1% nel 2019 e inabissandosi sotto la soglia psicologica del +1% già nel 2020 (+0,8%).

Tab. 2: Consumi e Pil, previsione variazioni 2018-2020 in caso di applicazione aumenti IVA (clausole di salvaguardia)

A pesare sui consumi – e, di conseguenza, sulla crescita dell’intera economia – è il deciso indebolimento del potere d’acquisto, la cui crescita si è dimezzata passando dal +1,4% del 2015-2016 al +0,7% di quest’anno. Ma incide anche il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie consumatrici, che rende improbabile un recupero della spesa nell’ultima parte dell’anno. Tra gennaio ed agosto del 2018, infatti, l’indice di fiducia delle famiglie è sceso dello 0,3%, contro la crescita del 2,6% registrata nello stesso periodo del 2017. Il calo di ottimismo degli italiani – che scoraggia le decisioni di spesa – è dovuto ad un quadro economico percepito come meno favorevole. Disaggregando le componenti relative al clima economico e al clima futuro, infatti, le contrazioni registrate dall’indice di fiducia nei primi 8 mesi di quest’anno sono ancora più accentuate (rispettivamente -4,5 e -1,6 punti).

“I consumi delle famiglie sono, purtroppo, il grande malato della nostra economia – commenta Patrizia De Luise, Presidente di Confesercenti -. Non ci siamo mai ripresi dalla caduta della grande recessione, e l’ulteriore rallentamento previsto per il 2018 non può che allarmare. E non solo i commercianti: senza una ripartenza decisa del mercato interno, infatti, il nostro Pil – che per il 60% è fatto proprio di consumi – è condannato ad avere un andamento asfittico, soprattutto in un contesto di riduzione del valore aggiunto delle esportazioni come quello attuale”.

 

Difficoltà per le piccole imprese

“Con queste prospettive economiche, essere e rimanere una piccola impresa in Italia è sempre più un’impresa”, conclude De Luise -. “Come se non bastasse un’economia in netta frenata, il sistema Paese italiano sembra quasi diventato strutturalmente anti-impresa. Basti pensare alla pressione fiscale sulle PMI, già oltre il 60%. Ma c’è anche l’eccesso di burocrazia, un macigno che pesa 22 miliardi di euro l’anno, e una grave situazione del credito: nonostante il successo nella riduzione delle sofferenze, a causa della stretta a livello europeo delle varie Basilea, il sistema bancario sta smettendo di erogare finanziamenti alle piccole imprese: solo nell’ultimo anno sono spariti 12 miliardi di prestiti vivi alle attività economiche. Poi c’è la Bolkestein, che sta distruggendo il valore delle imprese ambulanti e degli stabilimenti balneari. Elementi che, insieme, formano un vero e proprio percorso ad ostacoli, che sta tramutando il fare impresa in una sfida di sopravvivenza. Serve almeno una svolta netta sul piano fiscale, che ridia fiducia ed ossigeno alle famiglie. O i consumi ed il nostro Pil rimarranno al palo”.

Coca-Cola punta sul caffè e compra Costa, la “Starbucks britannica”

Coca-Cola acquisirà la catena di caffetterie britanniche Costa dalla controllante Whitbread PLC ha un valore di 5,1 miliardi di dollari (4,4 miliardi di Euro). L’annuncio è stato dato oggi dalla multinazionale americana e la transazione dovrebbe avvenire entro la metà di ottobre. L’accordo è soggetto alle approvazioni antitrust nell’Unione Europea e in Cina, e si prevede sarò chiuso nella prima metà del 2019.

Costa Limited, fondata a Londra nel 1971 e cresciuta fino a diventare un importante marchio di caffè in diversi Paesi dell’Europa, Asia-Pacifico, Medio Oriente e Africa con quasi 4.000 punti vendita.
Per Coca-Cola, “l’acquisizione aggiunge una piattaforma di caffè scalabile con know-how e competenze critici in una categoria in rapida crescita e di tendenza.”

Costa è leader nel caffè nel Regno Unito e si sta sviluppando in Cina, tra gli altri mercati. I Costa Express propongono un caffè di qualità in location on-the-go, tra cui distributori di benzina, cinema, stazioni e aeroporti, con vari format.

Coca-Cola è già presente nel settore caffè con Georgia, leader di mercato in Giappone, e con vari prodotti a base caffè.

“Costa offre a Coca-Cola nuove capacità e competenze nel caffè, e il nostro sistema può creare opportunità per far crescere il marchio Costa in tutto il mondo – ha dichiarato il presidente e CEO di Coca-Cola James Quincey -. Le bevande calde sono uno dei pochi segmenti del panorama delle bevande in cui Coca-Cola non ha un marchio globale. Costa ci dà accesso a questo mercato con una solida piattaforma di caffè”.

Alla chiusura, The Coca-Cola Company acquisterà tutte le azioni emesse e in circolazione di Costa Limited, una sussidiaria interamente controllata da Whitbread. Questa filiale contiene tutte le attività operative esistenti di Costa. Il caffè è un segmento crescita del business globale delle bevande. A livello mondiale, il caffè rimane un mercato ampiamente frammentato e nessuna azienda opera su tutti i formati su base globale. 

“Il team Costa e io siamo estremamente entusiasti di entrare a far parte di The Coca-Cola Company – ha dichiarato l’amministratore delegato di Costa, Dominic Paul -. Costa è un’azienda fantastica con collaboratori impegnati e appassionati, una grande esperienza e un enorme potenziale globale. Essere parte del sistema Coca-Cola ci consentirà di far crescere il business di più e più velocemente. Vorrei ringraziare enormemente i nostri clienti e tutti quelli del team Costa che ci hanno aiutato a costruire l’azienda per arrivare in questa posizione”.

 

In Uk sorpasso storico: il caffè supera il tè

Secondo Euromonitor nel 2021 il consumo di caffè nel Regno Unito raggiungerà 91,1 mila tonnellate, superando il tè (90,6 mila) sotto la spinta del boom del cappuccino, che sta modificando il tradizionale “English breakfast” a base di tè, uova e pancetta.

Secondo Coldiretti “Così come gli americani, anche gli inglesi prediligono bere caffè con il latte o soprattutto sotto forma di cappuccino. Si tratta di una ulteriore conferma dell’affermazione dello stile di vita italiano nel mondo ma anche di una sconfitta delle fake news su caffè e latte che rischiano di influenzare i comportamenti a tavola. Inizialmente il cappuccino era una bevanda consumata prevalentemente a colazione, ma in Nordamerica e in molti Paesi europei come la Germania, l’Olanda, il Belgio e il Regno Unito si è diffusa l’abitudine di consumare il cappuccino dopo i pasti e in altri momenti della giornata. Un comportamento che spinge l’aumento dei consumi e ha contribuito a rendere appetibile l’investimento del settore da parte della Coca Cola”.

La pubblicità creativa di Intermarché: ognuno ha un suo motivo per mangiare sano…

Carinissimo questo nuovo spot di Intermarché, insegna del gruppo francese Les Mousquetaires. Una bambina, che come molti bambini detesta il passato di verdura, cambia idea con un obiettivo preciso: crescere per raggiungere lo scaffale dei biscotti al cioccolato. En passant, aiuterà la mamma a fare la spesa al supermercato di verdura fresca (broccoli compresi).

Lo spot non ha solo valenza “sociale” (invitare i clienti a consumare gli irraggiungibili “5 a Day”, le cinque porzioni di frutta e verdura necessari per una sana alimentazione) ma in qualche modo promuove il nuovo sistema della carta fedeltà della catena, partito a primavera e che incentiva gli acquisti di frutta e verdura e di prodotti biologici MDD con il claim “Meglio mangiate più sarete ricompensati”. I possessori di carta fedeltà infatti su questi prodotti beneficeranno di uno sconto del 5%, che diventa del 10%, al netto di promozioni, a partire dalla quarta visita mensile.

Secondo i rilevamenti di Kantar Worldpanel il gruppo Mousquetaires ha avuto un buon andamento di vendite quest’estate, trainato proprio da Intermarché (+0,2 pt), apprezzato per le promozioni e per l’assortimento.

 

Lotta alla plastica: Tesco crea un parcheggio con 225mila sacchetti riciclati

Un parcheggio Tesco, il Tesco Extra Cuckoo Bridge, Dumfries in Scozia, è stato ricoperto utilizzando il peso equivalente di 225.000 sacchetti di plastica, e salvando dunque dalla discarica oltre 900 chilogrammi di plastica.

In partnership con MacRebur, azienda che realizza ricoperture di strade, Tesco è il primo supermercato del Regno Unito ad utilizzare questa tecnologia.  Il manto stradale del parcheggio del supermercato è stato ricoperto utilizzando plastica di scarto che sarebbe stata destinata alla discarica o all’incenerimento, aggiunta a un mix di asfalto senza la necessità di modificare l’attrezzatura esistente utilizzata per realizzare e installarlo. Usando la plastica dei rifiuti, l’impronta di carbonio è stata ridotta di oltre una tonnellata (1.044 chilogrammi).

“Con questo merodo siamo in grado di prendere i rifiuti di plastica che sono altrimenti destinati alla discarica e aggiungerli in un mix di asfalto per creare una superficie stradale più robusta, più duratura e senza buche” ha spiegato Toby McCartney della MacRebur Plastics Road Company.

“Stiamo lavorando duramente per ridurre la plastica e riutilizzarla e riciclarla ovunque possibile.
Riutilizzare la plastica di scarto in questo modo è un altro esempio di come Tesco sta innovando nella guerra contro lo spreco” ha detto Kene Umeasiegbu, Tesco Head of Environment.

Tesco testerà questo nuovo manto stradale presso il negozio Cuckoo Bridge durante l’inverno, e spera di lavorare con MacRebur su progetti futuri.

Le materie plastiche, ricavate da rifiuti, vengono aggiunte per migliorare la resistenza e la durata delle strade,  e allo stesso tempo riducono la quantità di bitume a base di olio utilizzata in un tradizionale asfalto stradale. Per ogni dieci tonnellate di asfalto,  viene utilizzato l’equivalente di 71.432 bottiglie di plastica o 435.592 sacchetti di plastica monouso o 32.399 pannolini usati. Dieci tonnellate di asfalto ricoprono una superficie di circa 90 metri quadrati. L’area del parcheggio ricoperta a Dumfries  richiedeva circa 300 tonnellate di asfalto di mastice di pietra. L’aggiunta di materiale plastico non ha modificato la produzione di asfalto quanto a tempo di miscelazione, temperature o controllo di qualità, e la posa non ha richiesto ulteriori macchinari, manodopera, tempo o controllo di qualità.

 

Obiettivi per il 2025

La mossa va inserita nella strategia del supermercato che ricerca sempre nuovi modi per riutilizzare i rifiuti plastici, ridurre il carbonio e promuovere un sistema a ciclo chiuso sostenibile. Tra le iniziative realizzate c’è stata la rimozione dai punti vendita dei sacchetti da 5p, che ha portato a ridurre della metà la vendita di sacchetti monouso nell’ultimo anno.

Oggi, oltre l’84% della confezione di tutti i prodotti Tesco private label è riciclabile. Tesco si è impegnata entro il 2025 a rendere tutti gli imballaggi completamente riciclabili o compostabili, a garantire che tutta la carta e il cartone utilizzati saranno sostenibili al 100% e a dimezzare rispetto ai livelli del 2007 il peso degli imballaggi.

Defibrillatore, cliente salvata in un Auchan, Cobas: “renderlo obbligatorio per legge”

Una necessità, uno strumento salva vita che andrebbe imposto per legge in tutti i super e ipermercati: questa la posizione, e la proposta, dei Cobas circa l’introduzione del defibrillatore che ha permesso a un commesso Auchan di Concesio (BS) di salvare la vita a una cliente. Lo scorso martedì una donna di 66 anni, colpita da infarto all’interno del supermercato, è stata infatti rianimata prima manualmente, poi utilizzando il defibrillatore in dotazione alla struttura. In attesa dell’arrivo dei medici, è stato proprio il dipendente del supermercato a salvarle la vita. La donna, intubata e trasferita d’urgenza in ospedale in codice rosso, è ancora ricoverata ma fuori pericolo.

“Questo è il secondo caso che registriamo negli ultimi tempi – ha detto Francesco Iacovone, dell’esecutivo nazionale Cobas –  anche all’Ipercoop Euroma 2 recentemente un uomo è andato in arresto cardiaco ed è stato rianimato da un addetto alla vigilanza, in questo caso con il massaggio cardiaco ma con a portata di mano il defibrillatore. Due episodi avvenuti in luoghi aperti al pubblico che vedono il passaggio di moltissime persone, 7 giorni su 7″.

E proprio per l’alta affluenza delle persone e la frequenza delle visite, è importante che nei punti vendita della Gdo ci sia un servizio di questo tipo. “A dimostrazione che il defibrillatore è uno strumento necessario e non può restare discrezionale l’averlo o il non averlo in strutture di vendita medie e grandi – prosegue il rappresentante Cobas – si rende indispensabile una legge più stringente che regoli la materia e personale formato per intervenire nei casi di emergenza. In Italia ogni anno decine di migliaia di persone, colpite da arresto cardiaco, muoiono solo perché non si riesce ad intervenire tempestivamente. Intervento tempestivo che sarebbe facilitato dalla defibrillazione elettrica che, se eseguita entro pochissimi minuti, può salvare molte vite”.

Del resto, i dati mostrano come la maggior parte dei decessi per arresto cardiaco avvenga durante le ore di lavoro “e in quelle strutture ci sono da centinaia a migliaia di lavoratori. Al commesso Auchan di Brescia e a Simone, l’addetto della vigilanza intervenuta a Euroma2, tutta la nostra ammirazione per il coraggio e il sangue freddo dimostrato. A volte  – conlude Iacovone – gli eroi si annidano anche tra gli scaffali di un supermercato”.

 

Maxi Zoo, una campagna europea per l’apertura del 1500° store

E siamo a 1500, o quasi: aprirà infatti a metà ottobre, in località del Vecchio Continente su cui si sta mantenendo il più stretto riserbo fino all’inugurazione, lo store che permetterà a Maxi Zoo di raggiungere l’importante traguardo.
Nel frattempo la più grande catena di punti vendita di alimenti e accessori per animali in Europa parte del tedesco Gruppo Fressnapf, ha già dato il via alle celebrazioni attraverso una campagna europea che coinvolgerà tutti gli 11 stati in cui il Gruppo è presente e il cui slogan recita: “1.500 negozi Maxi Zoo in Europa. Festeggia e risparmia con noi!”.

Sono passati 29 anni da quando il fondatore Torsten Toeller ha aperto il primo negozio a Erkelenz, una cittadina della Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania. In questi tre decenni Maxi Zoo ha avuto modo di espandersi e crescere e a oggi il gruppo vanta un fatturato annuo di circa 2 miliardi di euro e impiega 11.000 collaboratori.

La campagna per l’apertura del 1.500° store verrà comunicata ai clienti attraverso una campagna outdoor attiva dal 3 al 16 settembre. Le affissioni saranno presenti in diverse città e regioni in cui si trovano i punti vendita Maxi Zoo. Inoltre la campagna verrà comunicata tramite pagine stampa sulle più importanti testate settimanali e mensili nazionali a partire da domenica 2 settembre. Il concept grafico per le affissioni outdoor e le pagine stampa richiama i festeggiamenti per questo importante traguardo, con dei palloncini dorati che volteggiano sull’Europa, circondati da coriandoli e festoni. Sullo sfondo verde campeggia il pay off della campagna accompagnato da un invito a partecipare alla “festa di sconti” appositamente organizzata.  

 

Nuovo store a Moncalieri

Nel frattempo continua ad allargarsi anche la rete italiana: dal 31 agosto al 2 settembre viene inaugurato un nuovo store a Moncalieri, in provincia di Torino, in Corso Savona 10.

Sviluppato su una superficie di oltre 450 metri quadri, sin dall’apertura offrirà oltre 7.000 articoli, di cui 4.500 a marchio esclusivo, per tutte le tasche e le esigenze. Inoltre, al fine di migliorare e facilitare il rapporto tra pet e proprietario, saranno presenti specifici corner dedicati agli accessori, alla cura e al benessere dell’animale. Per tutta la durata dei tre giorni di festa inaugurale sarà applicato un extra sconto del -20% su tutti i prodotti in assortimento, compresi quelli già i promozione.

Nel punto vendita prenderà servizio uno staff di 6 persone, tutti professionisti appositamente assunti e provenienti dalla zona di riferimento, che hanno in comune la passione per gli animali e una solida formazione fornita dal programma di training della Maxi Zoo Academy per i nuovi dipendenti. Con il coinvolgiemento di un veterinario e uno psicologo, prevede, oltre all’affiancamento con colleghi esperti, programmi di e-learning e 15 giornate all’anno di sessioni in aula. Forte di questo programma di formazione che non ha eguali, il personale Maxi Zoo è in grado di consigliare i clienti al meglio e nel pieno interesse dell’animale.

Il nuovo store Maxi Zoo di Moncalieri è provvisto di un ampio parcheggio riservato ai clienti di fronte al punto vendita. A disposizone dei clienti ci sono servizi quali l’area picnic con acqua fresca e cibo di ottima qualità e la bilancia per cani per controllare in modo facile e veloce il peso del proprio pet, l’incisione medagliette e una donation box, in cui è possibile lasciare alimenti di prima necessità che saranno devoluti alle ONLUS locali del settore.

Back to school, secondo Idealo online risparmi fino al 30%

Finiscono le vacanze e arriva puntuale la batosta delle spese scolastiche e, per motivi di risparmio o comodità, sempre più i genitori – specie di ritardatari – ricorrono all’online dove, secondo una indagine Idealo, grazie alla comparazione prezzi è possibile risparmiare il 30,2% in meno rispetto allo stesso kit “last-minute” del 2017. Intanto l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha monitorato il costo del materiale scolastico, compresi i ricambi e i prodotti di marca, evidenziando che per ogni ragazzo o ragazza (prima media oppure prima superiore) si spenderanno mediamente 526 euro per il corredo scolastico (+0,8% rispetto al 2017 ), senza tener conto dei libri di testo. Che quest’anno sono invece In lieve flessione: 456,90 Euro (-1,1%).

Idealo ha stimato il prezzo medio di un kit base perfetto per il “back to school”, in questo caso per un alunno delle scuole elementari: acquistando online prodotti delle 13 categorie più richieste (zaini, diari, astucci, 5 penne a sfera, 12 matite colorate, set di gomme da cancellare, forbici da carta, righello/goniometro, 6 quadernoni A4, blocco da disegno A4, t-shirt + pantaloncini, borracce e ombrelli da bambini) la spesa quest’anno si aggira intorno al 110 euro , vale a dire il 30,2% in meno rispetto alla composizione dello stesso kit “last-minute” nel 2017 che poteva costare alle tasche degli italiani fino 160 euro senza l’utilizzo di un portale di comparazione prezzi. Nel dettaglio, i prodotti che consentono un maggiore risparmio rispetto allo scorso anno sono i quadernoni A4 (-79,5%), seguiti dalle matite colorate (-67,1%) e dai diari (-55,3%) . Idealo ha confrontato i dati di Federconsumatori riferiti ai prezzi medi dei vari prodotti in supermercati/ipermercati e cartolibrerie con quelli proposti online.

Le differenze di prezzo sul 2017, articolo per articolo.

Secondo l’indagine, l’utilizzo di un comparatore di prezzi consente un notevole risparmio, specialmente se si è disposti a rinunciare ai prodotti di marca: nel dettaglio, se 6 quadernoni A4 in negozio costano in media 13,50 euro, online si possono trovare a 1,71 euro (-87,3%). Per le matite colorate da 12, invece, se il prezzo di queste in negozio è in media di 8 euro, utilizzando un comparatore di prezzi è possibile pagarle 3,16 euro, circa il 60% in meno. Un altro esempio? Un diario per bambini che in negozio costa circa 12,50 euro, online è reperibile a 6,44 euro, quasi la metà.

 

Gli zaini scolastici -27% online
Se esiste un prodotto che però più di tutti rappresenta il ritorno a scuola questo è lo zaino: non è soltanto una sacca contenitore di tutto l’occorrente, ma è un vero e proprio simbolo delle mode e dei personaggi del momento (Star Wars, Avengers o le Principesse Disney solo per citarne alcuni). Secondo idealo, acquistarlo online significare risparmiare fino al 27% in meno rispetto allo scorso anno, pari a quasi 16,21€. Se infatti a metà agosto 2017 il prezzo medio online di uno zaino era di 60,06 euro, nell’arco di un anno la cifra può scendere sino a 43,85 euro se si ricorre alla comparazione prezzi e non si ha fretta per l’acquisto. Tra gli zaini più cercati online primeggia in classifica il marchio Seven, seguito in seconda posizione dall’antagonista per eccellenza Invicta. Nel 2018, l’interesse verso questo marchio è stato circa 3,5 volte minore rispetto al brand più richiesto.

Ma qual è la tipologia di e-consumer che acquista gli zaini online – o per lo meno che ne compara i prezzi al fine di trovare l’offerta migliore? Si tratta per la stragrande maggioranza delle ricerche (il 47,9%) della fascia di età 35-44, seguita dalla fascia 45-54 (18,9%) e poco distante da quella 25-34 (nel 17,8% dei casi). Anche in questo caso i meno interessati alla tematica sembrano essere gli over 65. Che i nonni non badino a spese quando bisogna fare regali ai nipoti, a maggior ragione quando si tratta di istruzione?
Sempre per quanto riguarda gli zaini la maggior parte delle ricerche viene effettuata da donne (nel 73% dei casi), mentre gli uomini si fermano solo al 27%. Lo smartphone si consolida come strumento preferito per navigare (67,9%), il desktop viene usato solo nel 23,9% dei casi, a conferma che in una società sempre più impegnata i tempi per gli acquisti devono essere ottimizzati il più possibile.
Da un punto di vista geografico, la top 3 delle regioni più digital vede al primo posto il Lazio (14% dell’interesse online), seguito dalla Lombardia (10,4%) e dal Trentino-Alto Adige (7,6%) .

“Con un costo della vita in costante aumento e famiglie che si impegnano ad acquistare tutto l’occorrente per garantire un’istruzione adeguata e dignitosa ai figli, noi di idealo siamo stati felici di scoprire che attraverso un comparatore di prezzi è possibile risparmiare notevolmente, sfruttando la variazione dei prezzi a nostro vantaggio – ha commentato Antonio Pilello, Responsabile PR e Comunicazione di idealo per l’Italia –. Non solo risparmio però, ma anche possibilità di scelta e comodità di consegna, preziosi aiuti in soccorso di chi a settembre è travolto dalle spese e dagli impegni, perché ricominciare l’anno con il piede giusto aiuta a ripartire nel miglior modo possibile”.

Nutri-score, la controversa etichetta a semaforo arriva anche in Belgio

Il logo Nutriscore.

L’etichetta a semaforo Nutri-score che dà i voti agli alimenti classificandoli in più o meno salutari, già adottata l’anno scorso in Francia (leggi Parte in Francia Nutri-score, l’etichetta a semaforo: un danno per il Made in Italy?), arriva anche in Belgio. Il ministro della salute federale Maggie De Bock come anticipato da The Brussles Times ha dato – è il caso dk dirlo – semforo verde , anche se l’adozione per ora rimane volontaria. Ma il ministro cladeggia. Da parte loro le sue maggiori insegne Delhaize e Colruyt, hanno già adottato il sistema, approvato anche dall’organizzazione dei consumatori Test-Achats. L’etichetta fornisce un’indicazione che va dalla A (verde scuro) alla E (rosso) che dovrebbe riflettere in che misura un prodotto alimentare contribuisce a una dieta sana.
Meno entusiasta l’industria alimentare, che avrebbe dichiarato che la maggior parte dei produttori non utilizzerà l’etichetta.

Il Nutri-Score si basa su un calcolo del contenuto di zucchero, sale, grassi saturi e calorie che per molti (compresa la nostra Coldiretti) è a dir poco semplicistico. Molto cavalli di battaglia della sanissima dieta mediterranea ad esempio si guadagnano punteggi scrasi tendenti al rosso, tra questi l’olio EVO, il parmigiano e il prosciutto. Da consumare cum grano salis, ma che sarebbe un delitto (per il gusto, quanto meno) eliminare dalla dieta.

I dubbi sull’industria alimentare processata sono comprensibili: sono già obbligati ad elencare gli ingredienti e le loro proporzioni, ma le informazioni sono in caratteri minuscoli e potrebbero essere inintelligibili per la maggior parte dei laici, specialmente quando ingredienti come gli zuccheri sono elencati sotto diversi nomi in modo che le quantità appaiano più piccole di quelle che sono.

“Il codice colore è troppo semplicistico”, ha detto il portavoce di Fevia, la federazione dell’industria alimentare, Nicholas Courant. “Non tiene conto delle esigenze individuali. Potete immaginare che un atleta di 25 anni abbia requisiti diversi rispetto a un pensionato. Ma questo sistema non tiene conto di ciò. E ha anche aggiunto. “Pensate al nostro cioccolato belga, un prodotto di cui siamo giustamente fieri. Vogliamo davvero attaccare un segnale di avvertimento rosso sulla confezione?”

Gruppo Gabrielli, Massimo Tomasetto è il nuovo direttore Cfo

Massimo Tomassetti è il nuovo direttore Amministrazione Finanza e Controllo (CFO) del Gruppo Gabrielli.
Torinese, cinquantuno anni, Tomassetti entra a far parte dell’organizzazione aziendale del Gruppo Gabrielli rispondendo all’AD del Gruppo Gabrielli, Mauro Carbonetti.
Laureato in economia e commercio, Tomassetti ha maturato importanti esperienze in realtà aziendali nazionali ed internazionali tra cui in Dayco Europe e Otis, dirigendo le diverse funzioni dell’area finanziaria.

Il Gruppo Gabrielli è una realtà dinamica e in crescita – ha detto Massimo Tomassetti –, sono molto orgoglioso di far parte di questa squadra fatta di persone appassionate. Auspico di poter dare un contributo importante con la mia esperienza alla storia di questa che è già una grande azienda ultracentenaria e che guarda con ottimismo al futuro.”
La nuova direzione AFC unirà la direzione Amministrazione Finanza e Controllo e la direzione Controllo di Gestione (DCG).

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