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Anna Muzio

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Meno spreco, più solidarietà (con qualche incentivo): nasce LIFE-Food.Waste.StandUp

Un protocollo d’intesa per incentivare le donazioni di prodotti alimentari verso le persone bisognose: è “LIFE-Food.Waste.StandUp”, progetto di filiera coordinato da Federalimentare in partenariato con Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare Onlus e Unione Nazionale Consumatori, è co-finanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma per l’ambiente e l’azione per il clima (LIFE 2014-2020). Si tratta di una campagna di comunicazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare e in favore dell’aumento delle donazioni che parte dall’industria, passa per la distribuzione e arriva ai consumatori. Il progetto è stato presentato venerdì presso il Belvedere di Palazzo Lombardia alla presenza dell’assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile Regione Lombardia Claudia Maria Terzi e dell’On. Maria Chiara Gadda, prima firmataria della recente legge contro lo spreco alimentare.

Su iniziativa di Federdistribuzione è stato inoltre sottoscritto un protocollo d’intesa con la Regione, siglato anche dagli altri partner di LIFE-Food.Waste.Stand.Up, finalizzato a sviluppare una serie di attività volte ad aumentare e rendere più agevoli, per le aziende che operano sul territorio lombardo, le donazioni di prodotti alimentari in favore delle persone indigenti. Un’iniziativa che dovrebbe portare a una riduzione dei quantitativi di rifiuti prodotti e, di conseguenza, alla diminuzione dei relativi costi economici, sociali ed ambientali di smaltimento, prevedendo anche l’introduzione di un concetto di premialità per i soggetti economici che facciano donazioni, come ad esempio la riduzione della tassa sui rifiuti, così come esplicitamente previsto dalla legge 166/2016.

In Italia ogni anno vengono prodotte circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari (dati Politecnico di Milano). Di queste solo l’8,6% è recuperato attraverso donazioni alle persone bisognose. Il resto è buttato: 12,6 miliardi di euro, il 15,4% del totale dei consumi alimentari.

«Numeri impressionanti – ha dichiarato Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione – che vanno imputati a tutti gli attori della filiera: produzione, industria di trasformazione, distribuzione e consumatori, a cui spetta la parte più rilevante dello spreco. Da anni ormai le imprese della Distribuzione sono impegnate in programmi di recupero delle eccedenze con accordi con Onlus e associazioni caritatevoli, tuttavia siamo convinti che si possa fare ancora di più. Ed è per questo che la nostra Federazione ha aderito al progetto LIFE-Food.Waste.StandUp, perché crediamo che solo attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti della filiera si possano ottenere risultati importanti».

L’On. Maria Chiara Gadda ha fornito i risultati della legge“antisprechi” 166/2016 a un anno dalla sua approvazione: sono state sottratte allo spreco e destinate per solidarietá sociale migliaia di tonnellate di cibo con una media nazionale di incremento del 20% rispetto all’anno precedente e con punte di eccellenza soprattutto nelle Regioni del centro e nord Italia. Allo stesso tempo, si è ampliata la qualità dei prodotti recuperati e si sono attivati progetti in luoghi prima impensabili (navi da crociera, banchetti o eventi sportivi). «Ciò dimostra quanto ci fosse davvero bisogno di una norma nazionale in grado di mettere a sistema i diversi attori coinvolti e definire un quadro estremamente semplificato assieme ad agevolazioni di tipo fiscale. È anche grazie a questa legge che molte Regioni e Comuni hanno avuto l’opportunità di avviare nuovi bandi e iniziative sul tema dello spreco alimentare» ha concluso Gadda.

È Aldi l’insegna più amata dai giovani tedeschi, piacerà anche ai giovani italiani?

È Aldi, Sud e Nord, l’insegna più amata dai giovani tedeschi: ha vinto infatti il premio per il “Supermercato più popolare“ al YoungBrandAwards di quest’anno, il settimo della iniziativa portata avanti da Youngcom. Un riconoscimento tutt’altro che banale,  dato che secondo alcuni analisti l’attuale successo dell’insegna – una delle prime a proporre la formula discount, già dagli anni ’50 – sia proprio dovuto all’attrazione che esercita verso fasce di consumatori che tradizionalmente non fanno la spesa. come giovani e perfino adolescenti.

Il YoungBrandAwards premia le marche più popolari tra gli under 30. In totale, più di 27.000 partecipanti in tutte le fasce di età hanno partecipato al voto su web da maggio a ottobre. Ma tra questi, oltre 11.000 partecipanti sono giovani dai 13 ai 29 anni. 

«Abbiamo preso diverse misure in questi ultimi anni per creare esperienze di marca avanzate. Il premio è un grande riconoscimento per noi perché significa che ALDIè molto popolare anche con target dei giovani» ha detto Kirsten Geß, responsabile Comunicazione di ALDI.

Il sondaggio dei YoungBrandAwards segnala non solo l’insegna, ma anche i marchi più popolari all’interno di una categoria, come il cioccolato o le auto. Sono nominati per il premio e partecipano al voto i più popolari sei marchi di una categoria. ALDI ha dunque prevalso su cinque concorrenti. Quest’anno le marche in lizza erano 168 in 28 categorie. «Siamo molto lieti che i giovani siano entusiasti di Aldi e lo considerino il luogo più popolare per la spesa. Evidentemente hanno valutato positivamente la nostra gamma di prodotti, il nostro buon rapporto qualità-prezzo e le nostre azioni innovative» dice Serra Schlesinger, responsabile della comunicazione aziendale presso ALDI Nord.

Il discount tedesco dovrebbe aprire i primi punti vendita italiani già entro la fine del 2017, con una sessantina di punti vendita nel Nord Italia. Tra le prime aperture potrebbero esserci Castellanza (Va), Cantù (Co), Conegliano (Tv) e Rovereto (Tn). Intanto La Stampa annuncia l’inizio dei lavori del punto vendita di viale Curtatone a Novara, mentre già da quest’estate la catena tedesca sta attivamente cercando nuovi manager da inserire in appositi percorsi di training nelle province di Novara, Bergamo, Brescia, Milano, Udine, Modena, Parma, Bologna, Verona, Treviso, Trento, Venezia, Bolzano e VicenzaIl quartier generale operativo è stabilito a Verona e il centro distribuzione a Oppeano.

Ecco Fico Eataly World, le filiere italiane pensate in grande

Un gigantesco supermercato, una faraonica food hall, una decorativa fattoria didattica: partirà il 15 novembre l’attesissimo Fico Eataly World, il progetto di Oscar Farinetti a Bologna nell’area del CAAB che ha l’ambizione di diventare una tra le prime destinazioni turistiche italiane (l’obiettivo è arrivare a 6 milioni di visitatori l’anno, di cui 2 milioni stranieri) e una vetrina permanente della produzione alimentare del nostro Paese. Una sorta di Expo permanente. Ieri l’anteprima per la stampa. Oltre agli orti, agli allevamenti e alle coltivazioni il “parco” (più struttura che parco invero) di estende su 100.000 metri quadrati progettati dall’architetto Thomas Bartoli:  2 ettari di campi e stalle all’aria aperta, con 200 animali e 2.000 cultivar e 8 ettari coperti con 40 fabbriche di alimentari gestite da brand di primo piano, dal partner storico Lavazza a Balocco, da Venchi a Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Amadori, tanto per citarne alcuni.
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I luoghi di ristoro sono per tutte le tasche e vanno dal più basico street food al ristorantini di carne e pesce, dal vegetariano a Cinque, il ristorante dello stellato Enrico Bertolini. Ma ci sono anche gelaterie, pasticcerie e bar.
 
Un gigantesco Eataly
Sono 9.000 i metri quadrati dedicati alle botteghe e al mercato con il meglio dei prodotti e del design per la buona tavola. Ci sono aree dedicate allo sport, ai bimbi, alla lettura e ai servizi; 6 aule didattiche e 6 “giostre” educative; un centro congressi modulabile da 50 a 1.000 persone, con spazi per teatro e cinema (i film in visione sono stati girati dagli allievi del Centro sperimentale di cinematografia di Milano diretto da Maurizio Nichetti); mentre sono previsti corsi ed eventi per animere tutti gli spazi di FICO. 
Dalla Stazione centrale di Bologna sono previsti autobus “vestiti” con i colori di FICO, che entreranno in servizio di linea dal 14 novembre. Costo (che ha già sollevato qualche polemica, di 5 euro a corsa).
Il Comune di Bologna è promotore del progetto FICO Eataly World, che sorge nell’area del CAAB, società partecipata all’80% dal Comune, di cui sono parte anche la Camera di Commercio di Bologna, la Regione Emilia Romagna e Città Metropolitana. FICO EATALY WORLD è la società nata per la realizzazione, la gestione e la promozione, in Italia e all’estero, del parco FICO Eataly World. È detenuta da Eataly insieme a Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno, cooperative di consumatori del sistema Coop.

Auchan Minute, il mini supermercato automatico, parte alla conquista della Cina

Un mini supermercato completamente automatizzato di 18 metri quadri, aperto 24 ore su 24, per piccoli acquisti tra necessità e impulso: sono gli Auchan Minute con i quali l’insegna francese intende “invadere” il mercato cinese. Dopo una fase di test quest’estate, Auchan Retail Chine è passato alla seconda fase di sviluppo di questo format pensato per le grandi città

In partnership con Hisense, operatore attivo nel campo del commercio e soluzioni digitali, il primo punto vendita è stato aperto nel quartiere di Yangpu a Shanghai. Ma l’obiettivo è di aprire centinaia di questi ministore in tutta la Cina entro fine anno.

I punti vendita misurano 6 metri per 3 e sono contenuti in dei container, sono sempre aperti e propongono 500 referenze, dai prodotti freschi a quelli per necessità immediate (dalle bevande agli snack alla frutta). 

 

Lo smartphone al centro

La shopping esperience multicanale  ha al suo centro lo smartphone. Il cliente infatti entra utilizzando WeChat, scansiona un codice QR che gli apre le porte e lo identifica. Una volta all’interno, sceglie i prodotti e li scansiona, inserendoli in un carrello digitale. Il pagamento avviene tramite Wechat Pay o AliPay (il sistema di pagamento del gigante locale Alibaba), e, dopo aver validato tramite smartphone la conformità del pagamento con il carrello, è pronto ad uscire. Nel caso abbia bisogno di assistenza, può chiamare tramite le videocamere presenti all’interno un addetto a distanza e dialogare con lui.

«Con questo debutto mondiale diamo ai consumatori cinesi iperconnessi una risposta in linea con i loro comportamenti d’acquisto. Abbiamo grandi ambizioni: prevediamo di aprire parecchie centinaia di Auchan Minute in tutto il Paese entro la fine dell’anno» ha dichiarato Ludovic Holinier, presidente esecutivo di Auchan Retail Chine

Mentre Auchan, undicesima insegna della Gdo mondiale, punta a rafforzare il suo marchio sul mercato cinese, Hisense ha progettato e sviluppato il format e si occuperà della manutenzione dei punti vendita.

Pagamenti sempre più easy, con guanto o spilletta con Visa alle Olimpiadi invernali

Si spinge sempre più in là nel senso della semplicità e velocità l’esperienza dei pagamenti, e come era già avvenuto a Londra con il contactless Visa scende in campo e utilizza l’occasione dei Giochi Olimpici e Paralimpici, di cui è partner, per lanciare la prossima frontiera: il pagamento tramite wearables, i dispositivi indossabili. Proposti in tre versioni: guanti, sticker e spille commemorative, saranno abilitati ai pagamenti contactless con tecnologia NFC e saranno utilizzabili da spettatori e atleti delle prossime Olimpiadi invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud.

«Stiamo lavorando alacremente per trasformare l’esperienza di pagamento di tutti coloro che parteciperanno ai Giochi 2018 di Pyeongchang – spiega Iain Jamieson, Corea country manager di Visa -. Ci siamo adoperati e lavoriamo senza sosta per assicurare che tutti i siti Olimpici siano equipaggiati con i più innovativi sistemi di pagamento, affinché i nostri clienti e ospiti possano vivere la migliore delle esperienze possibili presso le aree interessate dai Giochi».
I tre dispositivi, prodotti in collaborazione con Lotte Card, la divisione finanziaria del gigante sudcoreano del Retail, Lotte Department Store, saranno disponibili in Corea del Sud dal 9 novembre.
I guanti, necessari quando la temeperatura è ben sotto lo 0 come avverrà a Pyeongchang durante i Giochi, saranno abilitati al pagamento contactless grazie a un chip con interfaccia duale completato da un’antenna contactless in grado di effettuare acquisti nei siti olimpici e nei terminali compatibili di tutto il mondo. Saranno venduti con somme precaricate di 30mila o 50mila won sudcoreani (circa 23 e 38 euro).
Gli sticker sono equipaggiati anch’essi con chip e antenna NFC e possono essere attaccati a qualsiasi oggetto consentendo pagamenti contactless. Hanno otto diversi design tra cui Soohorang, la mascotte ufficiale dei Giochi, e saranno precaricati di varie somme dai 30mila ai 200mila won. Stesso funzionamento per le spille commemorative, dal costo di 5mila won e precaricabili con somme dai 30mila ai 50mila won.

Testimonial dell’iniziativa è Mikaela Schriffin, oro olimpico Usa e membro del Team Visa: «In qualità di atleta invernale Olimpico, per me è importante collaborare con un brand come Visa che, non solo supporta un folto gruppo di atleti di diverse discipline, ma consente anche a noi del Team Visa e ai fan di vivere un’esperienza indimenticabile per i propri acquisti ai Giochi. Le spille Olimpiche sono da sempre ricercatissime dai collezionisti, ma quelle di Visa, quest’anno, superano tutte le aspettative».
Oltre ai wearable, Visa sta predisponendo e gestendo l’intera infrastruttura e rete di pagamento in tutti i siti Olimpici, compresi oltre 1.000 terminali POS contactless abilitati sia all’accettazione di pagamenti con telefonini, tablet e altri dispositivi mobili sia all’accettazione di pagamenti con wearable.

Spontini prosegue lo sviluppo in Lombardia e debutta a Como

Sempre più capillare la presenza in Lombardia di Spontini, la pizzeria al trancio più amata dai milanesi (e non solo). Dal 17 novembre il noto marchio sarà anche a Como, in via Boldoni 26, in pieno centro, con un locale su due livelli di 250 metri quadri, con 80 posti seduti che aumenteranno quando sarà aperto anche il déhor esterno. Una nuova apertura, dopo quelle di Monza, Brescia, Bergamo e i tanti punti vendita a Milano e nell’hinterland, del marchio nato nel 1953 da un semplice locale che sfamava con poca spesa i milanese ancora non del tutto ripresisi dalla guerra, e oggi diventato un vero simbolo dello street food alla meneghina.

Il nuovo punto vendita replica la formula già sperimentata con successo nella pizzeria aperta pochi mesi fa all’interno della stazione Centrale di Milano. Il design è in stile anni Cinquanta e con un layout internazionale, con l’utilizzo di ceramica, mosaici e ottoni. Naturalmente tutto semplice e funzionale, secondo lo stile Spontini. La pizzeria lariana offrirà il servizio al tavolo ma anche la modalità take-away.

«Siamo molto felici – dice Massimo Innocenti, amministratore delegato di Spontini Holding – di questa nuova apertura. Lo sviluppo del nostro marchio procede secondo l’agenda che avevamo annunciato già a inizio anno e questo è per noi fonte di grande ottimismo. Dopo Milano ci siamo concentrati nel presidiare le città con maggior affluenza della regione: Spontini è un marchio di Milano e una presenza capillare in Lombardia è fondamentale. Il prossimo passo, come avevamo previsto, sarà lo sviluppo a Nord-Est, ma stiamo valutando anche l’area nord-ovest e un affondo sui mercati stranieri».

Spontini Holding, di proprietà della famiglia Innocenti dal 1977, gestisce una ventina di locali in tutta la Lombardia e due pizzerie a Tokyo, in Giappone.

 

 

 

Arriva Wami, l’acqua solidale, anche in Gdo: per ogni bottiglia 100 litri a chi non ne ha accesso

Un’acqua solidale che ha deciso di affrontare uno dei grandi problemi che travagliano, oggi e ancor più domani, il pIaneta: la disponibilità d’acqua potabile: è WAMI (che significa “water with a mission”), un nuovo brand di acqua oligominerale che, per ognuna delle sue bottiglie vendute, dona 100 litri di acqua potabile a chi oggi non ha accesso a questa risorsa vitale. E nel mondo si tratta di 700 milioni di persone, una cifra superiore alla popolazione europea.

 

Solidale e sostenibile

L’acqua oligominerale Wami sgorga sulle Alpi a 650 metri sul livello del mare e viene imbottigliata utilizzando solo packaging completamente riciclabile. Disponibile nei formati da 0,5L e 1,5L in PET e nel formato da 0,75L in vetro, è distribuita in numerosi bar e ristoranti tra Milano, Bologna, Torino e la riviera romagnola. Nella Gdo è presente in tutti i Carrefour Iper e in 200 Carrefour Market in tutta Italia con i formati PET 0,5L e vetro 0,75L, nei negozi Bio c’Bon e online su Weygo.com.

Attualmente WAMI sta realizzando con Fondazione ACRA un acquedotto che garantisce l’accesso all’acqua potabile direttamente nella propria abitazione a 53 famiglie della comunità di Eguilaye in Senegal, nella regione di Tenghory.

In occasione di questa operazione, la startup ha ideato un nuovo prodotto, la WAMI Urban bottle, una borraccia leggera perché realizzata in acciaio inossidabile 18/8 e sostenibile in quanto riutilizzabile all’infinito e CO2 neutral.

Precedentemente al progetto in Senegal, Wami ha costruito il suo pozzo inaugurato nel 2016 in Etiopia presso la scuola di Ilu Dhina, che serve oltre 900 bambini e circa 300 abitanti dei villaggi vicini.

WAMI si fonda su un meccanismo che si autoalimenta: individua la comunità bisognosa e analizza il sottosuolo per trovare una falda acquifera sicura e sostenibile. A questo punto si procede con la realizzazione del progetto idrico (pozzo, acquedotto), istruendo gli abitanti del villaggio a mantenere adeguatamente le strutture donate. Solo dopo aver realizzato il progetto, WAMI recupera quello che è stato investito tramite la vendita delle bottiglie. In questo modo chiunque acquisti una bottiglia di Wami può già sapere quale progetto sta rifinanziando sul sito www.wa-mi.org

 

Un esempio di Corporate Social Responsability

L’idea è nata da Giacomo Stefanini, il fondatore, quando si trovava negli Stati Uniti per studiare. Durante un corso universitario di Corporate Social Responsibility ha scoperto un nuovo modo di fare azienda che ha come obiettivo il valore sociale generato, e non il profitto. Questo nuovo modello chiamato “Buy One, Give One” consiste nel donare a chi ne ha bisogno il prodotto che compriamo per noi stessi, facendo un acquisto consapevole e responsabile.

«Bottiglia dopo bottiglia, vogliamo dare l’accesso all’acqua potabile al maggior numero possibile di persone nel mondo grazie al contributo sia della Gdo e dei diversi punti vendita e distributori commerciali, sia delle persone che acquistando WAMI daranno un importante contributo per sostenere il nostro progetto – spiega Giacomo Stefanini -. Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti finora. A un anno dalla nascita di WAMI abbiamo già all’attivo due progetti e puntiamo a vederne realizzati entro un anno altri sei. Alcuni consentiranno, per esempio, di espandere la rete idrica in Senegal nei villaggi limitrofi a quello attuale. La parola chiave è trasparenza, dato che chi acquista WAMI sa già quale opera sta sostenendo».

Un flagship per Urban Outfitters a Milano, nell’ex Fiorucci

Il corner di Urban Outfitters ad Annex Rinascente.

Urban Outfitters arriverà a Milano con un flagship in uno degli spazi più iconici del retail della moda milanese, il grande negozio multipiano in piazza San Babila dove nacque negli anni ’70 Fiorucci e successivamente occupato da uno store H&M chiuso all’inizio di quest’anno.

Il contratto di locazione è stato firmato con Cushman & Wakefield, incaricata da InvestiRE SGR della transazione high street, a testimonianza che il mercato Retail italiano continua ad attrarre marchi a livello globale di alto profilo.

«Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo incarico, abbiamo da subito valutato quali brand internazionali già presenti in altri mercati europei non erano ancora entrati in Italia e quali tra questi potevano essere ideali per le caratteristiche di questo immobile. Siamo sempre stati molto fiduciosi di poter trovare un brand prestigioso quale Urban Outfitters, che permettesse di valorizzare questo asset su corso Vittorio Emanuele» hanno commentato Thomas Casolo, International Partner, Head of Retail di Cushman & Wakefield Italia e Matteo Alessandrino, Partner del dipartimento Retail.

I dettagli dell’apertura non sono ancora stati rivelati. Il brand è già in Italia, sempre a Milano, dall’inizio del 2015 con un corner nello spazio Annex di Rinascente Duomo. Il brand statunitense è nato nel 1970 per iniziativa di Richard Hayne, Judy Wicks e Scott Belair, ed è oggi una multinazionale che controlla diversi marchi. Oltre a Urban Outfitters, Anthropologie, Free People e Terrain. L’azienda ha chiuso il primo semestre 2017 al 31 luglio con ricavi per oltre 1,6 miliardi di dollari, di cui 608 milioni con Urban Outfitters.

La proposta affianca capi, accessori e oggetti di design dal gusto hipster. Tra i nuovi mercati di Urban Outfitters nel mondo oltre all’Italia c’è Israele, dove l’azienda aprirà a breve un negozio, a Tel Aviv all’interno del Dizengoff Center.

Penny Market lancia una linea Free from

Si chiama “Free” la linea di prodotti a marchio free from dedicata a chi, per problemi di salute o di dieta, preferisce non consumare determinati ingredienti (glutine e lattosio, nella fattispecie), che sarà dal 9 novembre in tutti i punti vendita Penny Market.

È in aumento la richiesta dei consumatori per prodotti salutari, gustosi, con un buon rapporto qualità-prezzo, e allo stesso tempo privi di glutine e lattosio. Per rispondere a questa crescente esigenza, la nuova linea di Penny Market propone 14 nuove referenze. Il nuovo assortimento intende coniugare varietà e convenienza per incontrare le esigenze di qualsiasi tipo di stile di vita grazie a un’attenta selezione degli ingredienti, per ottenere un assortimento ampio ma a prezzi contenuti.

La linea comprende prodotti senza glutine tra cui diversi formati di pasta, gallette e biscotti e prodotti senza lattosio, tra cui yogurt e diverse tipologie di formaggi. In arrivo a breve altre referenze che andranno a completare l’offerta.

I primi prodotti della linea sono: Sedani rigati Mais e Riso 500g, Spaghetti Mais e Riso 500g, Penne Rigate Mais e Riso 500g, Gallette Bio Alla Quinoa 120g, Frollini alla Panna 200g, Frollini con Gocce di Cioccolato 200g, Yogurt Fragola/Vaniglia/ Bianco 2x125g, Primo sale 180g, Mozzarella 100g, Robiolino 2X60g, Spalmabile 125g, Stracchino 165g.

Sacchetti bio per l’ortofrutta, da gennaio un must, e in Svizzera si usano già i riutilizzabili

Biodegradabili e compostabili, e a pagamento: è la richiesta che dovranno seguire a partire dal gennaio 2018 i sacchetti utilizzati per il trasporto di merci e prodotti, a fini di igiene o come imballaggio primario, in gastronomia, macelleria, pescheria, ortofrutta e panetteria. Inoltre, il contenuto minimo di materia prima rinnovabile dovrà essere di almeno il 40%. La nuova norma permetterà, secondo un comunicato di Assobioplastiche, di reprimere la pratica illegale di diciture quali “sacchetti a uso interno” messa in atto per eludere la legge sugli shopper.

Intanto in Svizzera la Coop elvetica, a partire dal 6 novembre, ha preso la strada, senz’altro interessante come opportunità, dei sacchetti per frutta e verdura riutilizzabili. Le cosiddette Multi-Bag sono realizzate in cellulosa certificata FSC e “rappresentano l’alternativa ecologica per tutti i consumatori che, quando acquistano frutta e verdura, vogliono rinunciare al sacchetto di plastica monouso”.
L’insegna rileva anche come, da febbraio 2017, abbia anche ridotto il consumo di sacchetti di plastica alla cassa di oltre l’85%.
 

«Per noi era fondamentale che i sacchetti fossero realizzati in materiali sostenibili. Inoltre ci interessava che le etichette dei prezzi si potessero rimuovere con facilità e che il sacchetto fosse lavabile in lavatrice – spiega Guido Fuchs, specialista in materia di sostenibilità da Coop -. La Multi-Bag disponibile nei grandi supermercati Coop soddisfa tutti questi requisiti. Il sacchetto è realizzato a partire da legno di faggio certificato FSC e proviene quindi da boschi gestiti in maniera sostenibile. Durante la produzione del sacchetto, inoltre, vengono impiegate quantità di energia e d’acqua notevolmente inferiori rispetto a quanto accade per i sacchetti in cotone. Per questi motivi la Multi-Bag è certificata con l’etichetta Oecoplan ed è consigliata dal WWF. La Multi-Bag è disponibile nel reparto frutta e verdura in confezione tripla a 4,95 franchi [4,3 euro]». 

Istruzioni per l’uso
Per evitare che il consumatore debba pagare il peso della Multi Bag (pari a 27 grammi) la frutta e la verdura devono essere pesate senza il sacchetto e imbustate solo in seguito. Naturalmente è possibile anche riporre diverse varietà di frutta e verdura nella stessa Multi-Bag e incollare tutte le etichette dei prezzi sul sacchetto.

Già da tempo i clienti delle Coop svizzerre possono portare il proprio sacchetto o contenitore anche per riporre i prodotti a peso. L’unico presupposto è che siano trasparenti, in modo da permettere al personale di cassa di vederne il contenuto. Il cliente potrà anche in futuro continuare a utilizzare i propri sacchetti o contenitori.

Sono già numerose le insegne che hanno eliminato i sacchetti di plastica dalla vendita: in Germania REWE, che ha anche smesso di vendere banane con un qualsiasi imballaggio di plastica e ha testato sia imballaggi per prodotti freschi fatti con il 40% di erba secca e per il 60% di legno e ha testato anche le etichette con codice a barre impresse con laser direttamente sulla frutta, e Aldi, in Australia quasi tute le insegne a partire da quest’anno. 

Leggi anche: Obiettivo meno plastica, una delle sfide future. Le iniziative della Gdo

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