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Anna Muzio

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Instant Payments, in Italia crescono lentamente, ma il futuro è qui

Gli instant payments crescono (lentamente) in Italia, e questo consentirà di attenuare il costo sociale dell’uso del contante, che gli esperti calcolano tra gli 8 e i 10 miliardi all’anno. Lo dice uno studio Deloitte sui trend evolutivi della “payment industry” in Italia e nel mondo che analizza le tendenze attuali e fino al 2020.

 

Italia nelle retrovie: nel 2020 ancora il 70% in contanti

Secondo il report ancora nel 2017 il 73,7% del volume delle transazioni nel nostro Paese avviene in contanti (nel 2014 eravamo al 77,2%), e questo dato scenderà lentamente nei prossimi anni, attestandosi appena sotto il 70% (69,4%) nel 2020. Il resto delle transazioni avviene con le carte di debito (8,6%, mentre nel 2014 era il 6,6% e nel 2020 sarà il 10,5%), con bonifici Sepa (oggi 6,8%, nel 2014 6,4%, nel 2020 7,3%), con carte di credito (3,3%, tre anni fa 3,1%, tra tre anni 3,4%) e con altri metodi residuali che comprendono dividendi digitali, emoney (oggi al 2,4% ma in grande crescita: nel 2020 sarà al 4,4%) e gli assegni, che coprono ancora lo 0,9% delle transazioni ma che sono in forte calo, che gli esperti prevedono si accentuerà con l’introduzione degli Sct (i bonifici Sepa) digitali.

Di certo secondo lo studio Deloitte manca ancora in Italia una precisa comprensione del fenomeno dell’instant payments. Pesa la necessità di una riorganizzazione del front-end e la frammentazione eccessiva dei player: troppe iniziative concorrenti finiscono per indebolirsi a vicenda. Front end interoperabili e l’ingresso sul mercato di nuovi player con una elevate user experience potranno agevolare l’incremento dei pagamenti peer to peer.

 

Psd2 la normativa per favorire il peer-to-peer

Importante in questa fase sarà l’adozione della Psd2, la nuova direttiva europea per l’attivazione di una normativa comune che dovrebbe favorire l’adozione dei pagamenti digitali. Di recente in Italia è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 170 del 12 agosto 2016 che delega il Governo al recepimento della direttiva. Direttiva che ha come scopi principali la fornitura di nuovi servizi, l’ingresso nel mercato di nuovi player, l’esenzione per certe tipologie di pagamenti, regole addizionali per i Payment Service Providers e, soprattutto, maggiore protezione per i consumatori. Importante anche la riduzione dei costi, che potrebbe costare alle banche entro il 2020 fino al 29,5% dei ricavi del business dei pagamenti rispetto al livello raggiunto nel 2015. Gli istituti bancari non dovranno limitarsi a ottemperare alle regole del Psd2, ma dovranno diventare concorrenziali trasformandosi in piattaforme digitali grazie anche alla collaborazione con player che svilupperanno app. Importante anche la relazione anche psicologica con il cliente, che dovrà vivere l’esperienza del pagamento digitale in tutta sicurezza e con il minor numero di frizioni possibile. Questo passaggio sarà certamente favorito dal progressivo ricambio generazionale.

Cambiano i tempi ma il tonno in scatola tiene nei consumi: +2%

Il tonno in scatola continua a correre, e a piacere agli Italiani. Secondo i dati resi noti dall’Ancit, l’Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare che associa 21 aziende in rappresentanza di un settore che dà lavoro a 1.550 persone, nel 2016 ha registrato una crescita dei consumi del 2%, confermandosi uno dei comparti trainanti dell’alimentare made in Italy. Il valore del settore lo scorso anno è stato di 1,2 miliardi di euro (mentre il fatturato totale del comparto conserviero ittico, che comprende anche sgombri, sardine, salmone, acciughe e altro è di 1,55 miliardi) con una crescita del 3% rispetto al 2015. Gli Italiani consumano ogni anno 150mila tonnellate, pari a 2,4 kg pro capite, con una crescita del 2% rispetto all’anno scorso, più o meno il doppio rispetto alla produzione nazionale, che si è attestata nel 2016 a 74mila tonnellate, con un aumento del 9%. L’Italia è il secondo produttore europeo dopo la Spagna. Le esportazioni hanno toccato quota 23.531 tonnellate (+4%), le importazioni 89.491 tonnellate (+4,2%).

 

Consumato da 9 italiani su 10

Dati tutti positivi che confermano l’attenzione per un prodotto che ha nella leggerezza, nella praticità, nell’economicità, nella salubrità i suoi skill principali. Lo dimostra anche un’indagine commissionata dall’Ancit alla Doxa, che fotografa il rapporto che gli italiani hanno con il tonno in scatola. Il 94% consuma abitualmente questo alimento, e il 43% lo mangia addirittura almeno una volta a settimana. Interessante scoprire come il tonno sia particolarmente amato da alcune tipologie di persone: gli “under 25”, le famiglie con bambine e ancora di più gli sportivi, che lo inseriscono tra i cinque alimenti irrinunciabili nella loro dieta assieme a carni bianche, legumi, yogurt e bresaola. Merito delle proteine nobili, degli Omega3, dello scarso apporto calorico.

Il tonno appare anche vincente grazie alla sua versatilità. Può essere consumato da solo o in molti modi diversi. Da questo punto di vista gli italiani sembrano preferirlo con gli spaghetti, in un sugo semplice e leggero, oppure come ingrediente di insalate di riso e di pasta, soprattutto nella bella stagione. Gli abbinamenti prediletti sono con il pomodoro (31%), con la pasta (27%), con il riso (16%), con le uova (9%), con i peperoni (4%) e con i carciofi (3%). Il tonno entra anche nelle nostre “schiscette” come ingrediente del piatto più gettonato per la pausa pranzo “homemade”, l’insalata di riso con tonno e pomodori, scelto dal 40% del campione. Segue l’intramontabile panino (o tramezzino) con tonno e pomodoro, che viene mangiato dal 35% degli intervistati. Piatti che sono amati perché considerati una pausa pranzo leggera e nutriente, da qualcuno perfino un “superfood” all’italiana grazie alla combinazione delle proteine nobili del tonno e degli antiossidanti contenuti nel pomodoro.

Pam Panorama pensa agli animali con il progetto Porgi la zampa

Estate significa purtroppo anche abbandono degli animali domestici, sembra per questo proprio ora parte in tutta Italia il progetto “Porgi la Zampa”, l’iniziativa ideata da Pam PANORAMA per sensibilizzare i padroni di cani e gatti, e non solo, verso il tema del randagismo e dell’abbandono.

Il progetto si avvale della collaborazione delle Associazioni locali che, grazie al prezioso lavoro dei volontari, garantiscono la tutela degli amici a quattro zampe, ma che hanno bisogno di aiuti esterni per poter continuare la loro attività.

Ma cosa farà concretamente “Porgi la Zampa”? Organizzerà eventi e giornate dedicate agli animali, oltre a promuovere una raccolta permanente di cibo per cani e gatti nei punti vendita Pam e Panorama di tutta Italia. In realtà saranno i clienti i veri protagonisti dell’iniziativa, destinando uno o più prodotti alimentari della loro spesa all’iniziativa benefica: all’ingresso degli store infatti è stato posizionato un contenitore dedicato alla raccolta, che riporterà il nome dell’Associazione a cui saranno donati i prodotti, dove depositare il cibo donato.

«Porgi la Zampa è un progetto per noi molto importante perché ci permette di dare un aiuto concreto alle associazioni locali che da sempre sono impegnate nella cura dei cani e gatti. L’iniziativa è già attiva in Piemonte dove, in soli due mesi, sono stati raggiunti ottimi risultati nei 19 punti vendita coinvolti: abbiamo »accolto 2.400 chili di cibo che è stato poi distribuito alle oltre 70 Associazioni coinvolte” ha spiegato Giulia Laura Pivetta, responsabile comunicazione e marketing positioning Pam Panorama.

«Vorrei ringraziare quindi tutte le associazioni aderenti al progetto, i volontari e soprattutto i nostri Clienti, che ogni volta ci sorprendono con la loro generosità» ha concluso.

Dalla Romania all’Italia: Adrian Comaneci è Chief Financial Officer di Mars

Adrian Comaneci, 36 anni, già Chief Financial Officer di Mars Romania, ha assunto ufficialmente l’incarico di Chief Financial Officer di Mars Italia in sostituzione di Yesim Ozer.
«Sono molto felice di avere l’opportunità di unirmi a Mars Italia, che anche quest’anno si è contraddistinta per essere un eccellente ambiente di lavoro per i suoi Associati, entrando nella classifica del Great Place to Work 2017. Sono sicuro che lavorando a stretto contatto con il team e insieme ai nostri clienti, consumatori e partner riusciremo a raggiungere l’obiettivo di una crescita reciproca e di benefici condivisi» ha commentato Comaneci, il quale ha cominciato la sua esperienza in Mars nel 2014 e segnalandosi da subito come uno dei protagonisti della crescita accelerata della sede rumena. Precedentemente all’arrivo in Mars Italia, Comaneci ha lavorato per 12 anni in diverse posizioni, sia come consulente sia come responsabile finanziario per aziende e multinazionali operanti in diversi settori: Largo Consumo, Retail, Oil&Gas e Trasporti. In particolare, ha coperto diversi ruoli gestionali in ambito finance nell’area balcanica di Procter&Gamble, gestendo innumerevoli progetti strategici. Comaneci riporta a Paolo Rigamonti, General Manager di Mars Italia.
Yesim Ozer lascia Mars Italia per ricoprire il ruolo di Chief Financial Officer Central Europe.

Mars Incorporated è un’azienda multinazionale a proprietà familiare e a capitale privato fondata nel 1911. Presente in 78 Paesi nel mondo, occupa circa 80.000 Associati (così vengono definiti i dipendenti) tra uffici e siti produttivi. Con un fatturato di oltre 35 miliardi di dollari, l’azienda opera in sei segmenti di business: Chocolate, Petcare, WrigleyGum&Confections, Food, Drinks e Symbioscience.
Mars Italia, con sede ad Assago Milanofiori (Mi), è la consociata che commercializza alcuni dei marchi del gruppo sul territorio italiano. L’azienda occupa circa 220 dipendenti e ha un fatturato di oltre 320 milioni di Euro.

Pierluigi Tosato è il nuovo presidente di Deoleo

È un italiano, Pierluigi Tosato, il nuovo Presidente e Amministratore Delegato di Deoleo, leader al mondo nella produzione e commercializzazione di olii alimentari che in Italia commercializza marchi di olio storici come Carapelli, Bertolli, Sasso, Maja, Friol, San Giorgio oltre alle linee di aceti Sasso.

Già alla guida del gruppo come Ceo da settembre 2016, tosato è stato nominato durante il consiglio di amministrazione tenutosi presso la sede della Multinazionale, dopo le dimissioni della presidente uscente Rosalia Portela.

Questo importante riconoscimento al manager Italiano apre una nuova pagina al futuro del gruppo. Pierluigi Tosato dopo gli importanti risultati conseguiti in questi mesi concentrerà tutti gli sforzi e le risorse necessarie per lo sviluppo del business di tutti i marchi a livello mondiale.

Pierluigi Tosato, manager di grande esperienza, già a capo di multinazionali come San Benedetto e Bolton, con il suo team rafforzerà la presenza del gruppo nei mercati consolidati e svolgerà una forte azione di sviluppo verso i mercati emergenti con alti tassi di crescita, grazie anche alla forza e alla qualità dei marchi Italiani sempre più apprezzati dai consumatori di tutto il mondo.

La Coop svizzera lancia Karma, nuovo format di supermercato 100% vegetariano

Un supermercato vegetariano e vegano non è una novità. Lo è però la prima insegna di un grande gruppo della grande distribuzione dedicato interamente al mangiare sostenibile. Accade in Svizzera, un Paese sempre all’avanguardia nella grande distribuzione “illuminata”, che spesso lancia le nuove tendenze che vengono imitate dagli altri Paesi vicini. Qui Coop ha inaugurato il primo negozio del concept Karma, pensato per soli prodotti vegetariani e vegani. Il punto vendita, grande 140 metri quadri, si trova a Zug, a Sud di Zurigo, ed è il primo spin-off di quella che finora era soltanto una linea “private label” di Coop. Il suo successo, dovuto al fatto che attualmente il 40% degli Svizzeri si dice flexitariano, ovvero tende a consumare sempre meno carne, ha convinto Coop ad aprire, il 30 maggio scorso, questo negozio nella stazione ferroviaria della cittadina svizzera. Un nuovo punto vendita di questo brand sarà presto aperto nella stessa Zurigo. E preso la Svizzera potrebbe essere invasa da questi negozi.

 

Uno su tre è bio

Il negozio Karma propone prodotti vegani e vegetariani al 100%. A parte i prodotti freschi (frutta e legumi, prodotti da forno) gli altri sono tutti di marchi specializzati, poi naturalmente ci sono quelli della private label Karma. Un alimento su tre è certificato bio o equo e solidale. Il negozio propone anche cosmetici e un assortimento di prodotti di cancelleria.

Una quarantina di prodotti (tra cui pasta, cereali, frutta secca) sono venduti sfusi, per acquistarne solo la quantità necessaria ed evitare quindi sprechi.

Panini, smoothie, insalate e anche gli hot dog vegani sono prodotti sul posto e possono essere anche consumati nel negozio.

Un piccolo bar serve caffè e tè, e un assortimento di miscele vegane è proposto da asporto. C’è anche il Golden Latte Vegano, prodotto che riscuote grande successo nei cantoni.

Sono anche venduti “breakfast bowls” per un pranzo veloce da consumare sul treno, in ufficio, a casa (e in effetti siamo proprio in una stazione). A pranzo e a cena l’offerta è ulteriormente arricchita. Alla fine delle corsie un espositore propone gli ingredienti necessari alla preparazione della ricetta della settimana, che cambierà ogni volta e sarà ideata in sinergia con il sito di ricette di Coop Fooby.

Grande attenzione è rivolta anche all’ambiente, fresco, allegro, colorato. Il negozio è arredato interamente con materiali naturali e di riciclo. La musica diffusa dagli altoparlanti è volutamente rilassante per rendere l’esperienza della spesa meno stressante del solito.

Tutti pazzi per l’intelligenza artificiale, ma a cosa serve nel retail?

Un settore sempre più al centro dei pensieri ma anche concretamente dei progetti dei retailer, sia online sia nel punto vendita: è quello dell’intelligenza artificiale, che già nel 2012 Gartner prevedeva avrebbe gestito entro il 2020 l’85% dei loro rapporti con le aziende senza interagire con una persona (e già i chatbot si diffondono a macchia d’olio). McKinsey profetizza come già ora il 59% della produzione mondiale può essere robotizzata. Venendo a casa nostra, l’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano, stima che il 39% dei CIO italiani vede la Business Intelligence, i Big Data e gli Analytics come priorità d’investimento principale nel 2017 per l’innovazione digitale.
Se ne è parlato in occasione di Essentials Milano 2017 organizzato da Salesforce.com, piattaforma CRM numero uno al mondo, a Milano la scorsa settimana dove sono state presentate le soluzioni potenziate dall’Intelligenza artificiale, i trend e la visione sull’evoluzione futura della relazione di un’azienda con i propri clienti, temi che abbiamo trattato nell’intervista a Maurizio Capobianco.

 

Gdo all’avanguardia tra le Pmi

Secondo l’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano, il mercato degli Analytics è cresciuto del 15%, raggiungendo il valore di 905 milioni di euro, con le soluzioni di Business Intelligence che valgono l’80% del mercato. In prima fila ci sono le grandi imprese (sopra i 249 addetti), che hanno implementato soluzioni di Descriptive Analytics nell’80% dei casi, e quelle di predictive analytics nel 30%. Il settore più interessato nel mercato degli Analytics è quello bancario (29%), seguito da manifatturiero (22%), telecomunicazioni e media (14%), Pubblica Amministrazione e sanità (8%)

Nelle PMI (10-249 addetti) le percentuali hanno ancora ampi margini di crescita: il 26% ha adottato descrittive Analytics e il 16% ha implementato le predictive Analytics, ma qui, alle spalle del settore banche e assicurazioni (55%), troviamo la GDO (47%) e seguono, più distaccati, Pubblica Amministrazione e sanità (39%) e manifatturiero (34%).

 

Salute trend dell’alimentazione quest’estate, anche in viaggio

cibo salute

È la salute il vero trend dell’alimentazione dell’estate 2017. Lo rivela un’analisi della Coldiretti presentata in occasione dell’incontro su “Vacanze tra cibo e cultura con i superfood della nonna” svoltosi a Roma. Lo studio rivela che un terzo della spesa di turisti italiani e stranieri in vacanza in Italia è destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o per l’acquisto di specialità enogastronomiche, con una decisa svolta verso prodotti ad alto valore salutistico nell’estate 2017. L’Italia del resto è leader mondiale nel turismo enogastronomico, e anche il Paese che ha conquistato nel 2017 il primo posto come Paese più sano al mondo secondo la classifica Bloomberg Global Health Index che analizza le condizioni di salute di 163 Nazioni. Quindi unire le due cose è naturale, quasi nel destino del nostro Paese.

 

In vacanza cibo prima voce di spesa

Le voci legate all’alimentazioni ormai hanno superato nel budget dei vacanzieri anche quelle per l’alloggio: 26 miliardi in tutto, dei quali 14 miliardi per la ristorazione, e 12 miliardi per l’acquisto di specialità gastronomiche da portare a casa su un totale di 75 miliardi del fatturato turistico complessivo annuale. Ma la novità è l’aumento sensibile del budget per alimenti e ingredienti salutistici: +11% per i cibi integrali, +26% per gli alimenti senza glutine, +20% per il biologico, +7% per le bevande vegetali (dati Nielsen 2017). E anche per i “superfood”, quei cibi a cui si attribuiscono proprietà assai benefiche, l’Italia vanta molti esponenti autoctoni: dalle carote viola di Polignano considerate un elisir di lunga vita al peperoncino calabrese ritenuto afrodisiaco, dalla cipolla rossa di Cavasso Nuovo, un toccasana contro lo stress e l’ipertensione, alla pompìa sarda, un agrume rarissimo i cui oli essenziali curano tosse e raffreddore, dal pomodoro del piennolo del Vesuvio, che può essere conservato a lungo senza perdere le sue caratteristiche al carciofo moretto di Brisighella, che è addirittura lassativo. Uno scrigno di tesori buoni e che fanno bene che ora può essere scoperto grazie alla nuova App “Farmersforyou” il nuovo servizio di Coldiretti che sullo smartphone o sul tablet permette di accedere a tutta la rete di Campagna Amica, il più grande circuito europeo di vendita diretta degli agricoltori. L’app prevede anche il servizio “around me” che, geolocalizzando l’utente, gli permette di visualizzare tutto ciò che è presente nel raggio di 30 km.

Una domanda straordinaria, quindi, alla quale non risponde solo la ristorazione tradizionale (+34% di ristoranti vegani in un anno, 4mila locali attenti ai celiaci) ma anche lo street food, che propone centrifugati, frullati, smoothies e macedonie. Ma il Belpaese può contare anche sull’agricoltura più green d’Europa ed è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche e la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare.

Nutella vs Delhaize, stop alla pubblicità anti olio di palma

Alla fine, ha vinto Nutella nella battaglia legale contro il gigante della Gdo Ahold Delhaize e la sua “pubblicità ingannevole”: la Corte d’appello di Bruxelles infatti ha dato ragione al gruppo di Alba, stravolgendo la sentenza di primo grado, ordinando al gruppo Delhaize di cessare la campagna sulla cioccolata spalmabile certificata “senza olio di palma” (la “Choco”, private label Delhaize), fissando un plafond di penalità di un milione di euro.

Ferrero accusava la campagna della società belga di essere “menzognera, ingannevole, e denigratoria” verso Nutella. È stata fissata una sanzione di 25mila euro a violazione (su qualsiasi mezzo, carta, social o web), con un massimale totale di sanzioni di un milione di euro. In primo grado nel 2015 i giudici avevano dato ragione a Delhaize.

Secondo Ferrero, tra i pochi “big” rimasti a difendere apertamente l’utilizzo dell’olio di palma nei suoi prodotti, la campagna di Delhaize che pubblicizza in primis la sua crema spalmabile al cioccolato sottolineandone le ricadute positive per la salute e l’ambiente poiché priva di olio di palma, allude indirettamente e dunque denigra Nutella, che appunto contiene olio di palma. 

Il perché Nutella continua ad usare olio di palma è stato oggetto di un dettagliato reportage da parte dell’agenzia di stampa britannica Reuters lo scorso gennaio (Nutella maker fights back on palm oil after cancer risk study). Mentre l’azienda parla di qualità del prodotto, il rapporto punta i riflettori sui costi: quello di palma è infatti l’olio vegetale più economico disponibile sul mercato (800 dollari a tonnellata contro 845 dollari dell’olio di girasole e 920 dell’olio di canola, possibili sostituti). Con circa 185mila tonnellate di olio di palma utilizzato l’anno, Reuters calcola costi per la sostituzione per Ferrero tra gli otto e i 22 milioni di dollari.

 

 

Per Delhaize inizio 2017 positivi in Olanda e USA, male in Belgio

Il colosso nato dalla fusione di Ahold e Delhaize con punti vendita in USA, Olanda e Belgio principalmente ha chiuso il primo trimestre dell’anno con risultati altalenanti: in Europa positivi per la divisione olandese (fatturato a + 3,9 % a 3,3 miliardi di euro e margine operativo in aumento dal 4,7 al 5 %) con risultati soddisfacenti sia per Albert Heijn sia per bol.com. Note dolenti invece in Belgio, che ha visto un calo di fatturato dell’1,1 % a 1,18 miliardi di euro e dell’EBIT al 6,7 % e 28 milioni di euro. Per correre ai ripari, il gruppo ha in programma di operare una ristrutturazione e modernizzazione dei 120 punti vendita belgi, 20 di proprietà e cento in franchising. 

 
 

Donne italiane attente alla salute sì, ma le Millennials sono più gourmet

Le donne italiane? Amano mangiare malgrado tengano alla linea, e per questo seguono una dieta complete ed equilibrata. Le giovani amano cucinare, le più grandi apprezzano la qualità e prediligono il made in Italy. È quello che emerge da uno studio Doxa/Unaitalia che mette a confronto in fatto di alimentazione e abitudini a tavola le giovani italiane, le cosiddette Millennials, e le over 35. Le prime sono più rilassate, sono buone forchette e amano cucinare per passione, mentre le seconde sono più attente alla propria alimentazione e più preparate quando fanno la spesa. Ma tutte le generazioni sono unite dallo stile di vita mediterraneo, considerato il migliore possibile – e a tavola fanno largo consumo di frutta, verdura e carni bianche.

  

Secondo l’indagine Doxa, oltre il 70% delle donne italiane mangia frutta e verdura tutti i giorni. Il 55%, oltre una su due, mangia quotidianamente pane, mentre perde terreno la pasta, che è un piatto quotidiano soltanto per una donna su tre (il 35%). Molto più amato il pollo, considerato magro e nutriente, pratico e veloce da cucinare, versatile e adatto a uno stile di vita sano, che viene portato in tavola almeno una volta a settimana dal 69% dalle donne, classificandosi al terzo posto tra le fonti proteiche più usate dopo i formaggi (78%) e legumi (71%) e davanti alle uova (68%) e al pesce (65%). Malgrado sia controverso l’utilizzo delle proteine animali, le donne italiane non rinunciano a una dieta completa ed equilibrata che le comprenda. Se è vero infatti che la maggioranza delle donne ammette di aver ridotto il consumo di molti tipi di carne (il 63% salumi e prosciutti, il 57% la carne rossa, il 55% quella di maiale, il 90% continua a portarla in tavola. «Le donne italiane – spiega il gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma Luca Piretta – dimostrano di saper seguire un regime alimentare completo ed equilibrato, in linea con la Dieta Mediterranea che prevede un largo consumo di frutta, verdura e cereali, ai quali si aggiungono carboidrati e proteine di origine animale, carne compresa. È infatti fondamentale, per un regime salutare, non escludere dalla propria dieta nessun alimento. Il principio di demonizzazione di alcuni gruppi alimentari e di iperselettività dei cibi è, infatti, assolutamente sbagliato».

E la dieta? Non è un’ossessione. Quasi il 60% delle donne afferma di non essere stata a dieta nell’ultimo anno, ma la metà delle ragazze dai 18 ai 34 anni ammette di averne seguita una negli ultimi dodici mesi. Ma pur ammettendo di dover perdere qualche chilo di troppo, la maggior parte delle donne di ogni generazione (il 65%) si dichiara mediamente soddisfatta dalla propria forma fisica, il 22% si dice a suo agio con il suo corpo mentre solo il 10% si dice insoddisfatta. La dieta migliore è considerato il buon senso: il 48% si limita a mangiare un po’ meno e fare un po’ di moto. Ma se le Millennials sono più rilassate, le over 35 si dichiarano in maggioranza (il 57%) più attente alla cura della propria alimentazione.

Per tutte il cibo è prima di tutto un’esperienza sociale e di condivisione. Conversare con familiari, amici e parenti mentre si mangia è la situazione preferita da una larga maggioranza di loro (79%). Solo per l’11% la tv accesa è la compagna ideale, mentre solo il 2% non si stacca dallo smartphone mentre mangia. «Il cibo – spiega la psicoterapeuta Maria Rita Parsi – costituisce un momento di condivisione sin dall’inizio della vita, in cui la donna, in quanto madre, ha ricoperto, pur nel mutare dei tempi e dei costumi, il ruolo di colei che alimenta la coesione del gruppo familiare proprio intorno alla condivisione del cibo. Oggi che le donne lavorano anche fuori casa, quella condivisione è ancora più preziosa e spesso l’atto di cucinare rappresenta per tante di loro un momento creativo, poiché non più strettamente legato all’obbligo di farlo».

Infine i fornelli. Solo il 6% delle donne dichiara di essere negata in cucina, mentre il 51% considera cucinare un piacere quotidiano, per il 17% un hobby, dato che si impenna al 31% per le più giovani (18-24 anni), slegate dai doveri familiari. Parola d’ordine: sperimentazione. Per una donna su tre, infatti, il sogno è provare tutti i sapori del mondo. «Soprattutto nelle Millennials – continua Parsi – sta fiorendo una ricerca del rapporto con il cibo che le vede interessate non solo a sperimentare sapori e gusti, anche e soprattutto nuovi, ma pure a diventare esperte cuoche, a cucinare ‘per’ e ‘con’ passione».

Quasi una donna su tre (il 28%) si dichiara scrupolosa e sceglie sulla base delle informazioni presenti in etichetta. Il 12% si dichiara salutista e il 21% afferma di essere abitudinaria. Il prezzo sembra più importante per le Millennials mentre le over 35 prediligono la qualità e la salubrità degli ingredienti.

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