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Mauro Carbonetti nuovo Amministratore Delegato di Coal

L’esperienza professionale è consolidata e indiscutibile, la conoscenza del territorio anche, ma il vero segreto potrebbe essere l’entusiasmo di affrontare una nuova sfida. Mauro Carbonetti (nella foto in alto) è stato nominato Amministratore Delegato di Coal, impresa socia di Gruppo VéGé. Un rientro in prima linea per un manager ben noto nel settore Gdo. Romano di nascita, ma da molti anni residente nelle Marche, Carbonetti ha avviato il suo percorso in Oviesse-Coin, proseguendo poi in Exportex e Pam, fino ad approdare nel 1989 nell’azienda a cui è maggiormente legato il suo nome: la Magazzini Gabrielli. Della società marchigiana, Carbonetti è stato dapprima Direttore Commerciale, poi Amministratore Delegato fino al 2021 e dunque tra gli artefici della sua crescita in un’area che oggi, oltre alle Marche, comprende anche Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise. Altri ruoli ricoperti nel tempo sono quelli di Consigliere e Vicepresidente della supercentrale ESD, Consigliere Delegato del consorzio SUN e Membro del Consiglio Direttivo di Federdistribuzione. Negli ultimi anni, lasciata Magazzini Gabrielli, Carbonetti è stato consulente per varie organizzazioni distributive e per l’industria.

Coal, che compirà 65 anni nel 2026, nell’ultimo esercizio ha registrato un fatturato alle casse di circa 500 milioni di euro. L’azienda è attiva in sei regioni (Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio, Emilia-Romagna e Molise) e nella Repubblica di San Marino, con 290 punti vendita di varie metrature. In questi territori opera con tre insegne: Coal, Eccomi e il Buongustaio.
A Carbonetti è ora affidata la responsabilità di guidare l’azienda in una nuova fase di sviluppo strategico, con l’obiettivo di rafforzare la presenza sul territorio, innovare l’offerta commerciale e consolidare il rapporto con clienti e fornitori. “Siamo lieti di accogliere Mauro Carbonetti alla guida di Coal – dichiara Carlo Palmieri, Presidente del CdA – certi che la sua visione e competenza saranno determinanti per affrontare le sfide del mercato e cogliere nuove opportunità di crescita”.

Mega investimento immobiliare a Liverpool per NewPrinces

NewPrinces compra casa a Liverpool e sceglie una location di alto valore, economico e simbolico. Il gruppo guidato da Angelo Mastrolia ha reso noto che la sua controllata Princes Limited – uno dei principali player del food & beverage del Regno Unito e dal 2024 parte di NewPrinces – ha completato l’acquisto della sua sede storica Royal Liver Building a Liverpool nell’ambito di un investimento di 60 milioni di sterline (circa 69 milioni di euro al cambio attuale). L’operazione si inserisce in un più ampio piano immobiliare del valore complessivo di 83 milioni di sterline (95 milioni di euro), che include anche l’acquisto del sito Symington’s di Cross Green a Leeds per 23 milioni di sterline (26 milioni di euro). Il Royal Liver Building è un degli edifici simbolo dell’identità di Liverpool. L’operazione risulta avere un impatto neutro rispetto al rapporto debito netto/Ebitda di Princes, grazie a risparmi annuali ricorrenti derivanti dall’eliminazione dei costi di locazione e dai contributi dei canoni di locazione degli attuali affittuari, ed è stata supportata da Hsbc UK, che ha concesso un finanziamento a lungo termine di 50 milioni di sterline.

UN HUB PER SOSTENERE LA CRESCITA
Princes è nata proprio a Liverpool nel 1880 come Simpson & Roberts & Co., società specializzata nell’importazione di conserve alimentari, e nel 1900 ha adottato il nome attuale. L’acquisizione del Royal Liver Building rappresenta dunque un sorta di ritorno alle origini e – secondo quanto comunicato dall’azienda – anche una scelta strategica proiettata al futuro: il sito diventerà un hub operativo centrale, in grado di sostenere la crescita, l’innovazione e il dialogo con il territorio negli anni a venire. L’idea è quella di espandere la presenza all’interno dell’edificio, utilizzandolo non solo come sede aziendale, ma anche come spazio polivalente per eventi, collaborazioni e coinvolgimento del pubblico. Princes ha confermato che tutte le attività e gli accordi esistenti con gli attuali inquilini del Royal Liver Building resteranno invariati, garantendo continuità e stabilità. “Con questa acquisizione stiamo costruendo un patrimonio comune – dichiara Angelo Mastrolia, Presidente del Gruppo NewPrinces –. Il Royal Liver Building non sarà solo un simbolo della nostra ambizione, ma anche una piattaforma strategica per l’espansione, l’innovazione e l’impegno culturale”.
Princes conta 10 siti produttivi nel Regno Unito e impiega quasi 3.000 persone. L’azienda ha recentemente annunciato una campagna a sostegno dell’industria alimentare: molti dei suoi prodotti riceveranno presto il marchio UKM, che attesta la produzione negli stabilimenti britannici e il contributo dato all’economia e alla filiera locale. “Liverpool è parte integrante del nostro patrimonio e del nostro futuro – afferma Simon Harrison, Ceo di Princes –. L’acquisizione del Royal Liver Building riflette il nostro impegno nei confronti di questa grande città, della nostra gente e del successo sostenibile. Il Royal Liver Building è un simbolo intramontabile di Liverpool ed è un onore per Princes poterlo chiamare casa”.

GLI OBIETTIVI DI FATTURATO
L’operazione segue quelle realizzate dal Gruppo NewPrinces negli ultimi mesi: il sito di Santa Vittoria d’Alba in Italia, rilevato da Diageo, consolidando la propria presenza nei segmenti delle bevande alcoliche, a basso o nullo contenuto alcolico e dei formati ready-to-drink; il marchio di alimenti per l’infanzia Plasmon e il suo sito produttivo di Latina in Italia, comprati da Kraft Heinz. Queste acquisizioni porteranno il fatturato a 3,2 miliardi di euro nel 2025, segnando un solido progresso verso l’obiettivo di 5 miliardi di euro di fatturato entro il 2030.
Il Gruppo NewPrinces ha un portafoglio di oltre 30 marchi a livello internazionale in diverse categorie, tra cui pasta e prodotti da forno, latticini, pesce e alimenti in scatola, oli alimentari, piatti pronti e prodotti speciali come alimenti per la nutrizione infantile e per il benessere. Con una presenza consolidata in 4 mercati chiave e un export verso oltre 60 paesi, NewPrinces serve più di 30.000 clienti tra i più importanti retailer d’Europa. Nel 2024, ha generato ricavi per 2,8 miliardi di euro, grazie a una forza lavoro di oltre 8.000 dipendenti e 31 stabilimenti distribuiti in Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Polonia e Mauritius.

Tv e non solo per l’ananas Honeyglow di Fresh Del Monte

È dedicata all’ananas Honeyglow la campagna di comunicazione televisiva con cui Fresh Del Monte è tornata on air in queste settimane di luglio. La pianificazione ha riguardato i principali canali Rai (Rai1, Rai2, Rai3, RaiSport, RaiNews) e l’emittente La7. La scelta del “protagonista” dello spot è stata ovviamente dettata dalla stagionalità: l’ananas è un frutto adatto alle calde giornate estive. La creatività è stata studiata con l’intento di rafforzare il posizionamento premium del brand Del Monte, sottolineandone la capacità di portare i prodotti dai campi in cui vengono coltivati e raccolti direttamente alle tavole dei consumatori. Nella sequenza di immagini è stato inoltre incluso un tag dedicato alla novità del momento, le banane Honeyglow, con l’obiettivo di valorizzare l’intera linea extra-dolce e creare sinergia tra i diversi prodotti.

Per Fresh Del Monte si tratta di un’importante occasione di visibilità, pensata per supportare le attività sul punto vendita e stimolare l’interesse dei consumatori. Ecco di seguito i numeri comunicati dall’azienda: più di 270 passaggi in televisione su 3 settimane e più di 35 milioni di contatti stimati. Ad affiancare lo spot sul piccolo schermo c’è poi una campagna multicanale, che si è tradotta in uscite pubblicitarie sulle principali testate del settore, contenuti social e attivazione di influencers.

Insomma, un progetto di comunicazione rilevante per l’azienda, avviato con una tempistica corretta anche sotto un più ampio profilo di marketing, alla luce dell’eco mediatico che hanno avuto in Italia le vicende della statunitense Del Monte Foods Inc. per la quale è stata avviata la procedura di fallimento ai sensi del Chapter 11. Così come precisato da GBInews, sito di informazione e attualità di GBI, storica rivista di Italgrob, Fresh Del Monte Produce – questa la dizione completa – è infatti totalmente indipendente, quotata in borsa (NYSE: FDP) e senza alcun legame legale, operativo o finanziario con Del Monte Foods Inc. In pratica, si tratta di due realtà distinte, con operazioni e mercati differenti, perché Del Monte Foods Inc. si occupa di prodotti food confezionati e solo negli USA, mentre Fresh Del Monte Produce è un’azienda produttrice e distributrice di frutta fresca in tutto il mondo e di prodotti food ovunque tranne che nel mercato statunitense.

Epta, l’accordo con Hauser porterà a 2 miliardi di ricavi consolidati

Si chiama Hauser, è austriaca, ha una forte presenza in Germania, Austria e Svizzera, oltre che nei mercati dell’Europa Centrale e Orientale, e nell’esercizio finanziario 2024/25 ha generato un fatturato di circa 410 milioni di euro, con 1.500 dipendenti. Ecco l’identikit della società che consentirà ad Epta di fare il balzo verso i 2 miliardi di euro di ricavi consolidati, rafforzandone la posizione nel settore della refrigerazione commerciale. Il passaggio da concorrenti ad alleati è stato sancito dalla firma di un accordo in base al quale Hauser entrerà a far parte del Gruppo Epta. Più nel dettaglio, una volta completata la transazione, che avverrà attraverso un conferimento delle azioni di Hauser in Epta, gli attuali azionisti di Epta (la famiglia Nocivelli, a cui fa capo una quota quantificabile nell’80%, e quella Triglio Godino) deterranno circa l’86% dell’entità combinata, mentre la fondazione di proprietà Hauser si attesterà intorno al 14% del capitale.
A una domanda di InstoreMag relativa al futuro del brand, Epta ha risposto che continuerà ad esistere: “Il marchio Hauser vanta un’elevata riconoscibilità e un solido posizionamento in diversi dei suoi mercati. In linea con la nostra strategia di valorizzazione dei brand, dimostrata in operazioni precedenti, ci impegniamo a preservare e rafforzare marchi consolidati come parte integrante dell’ecosistema Epta”. L’obiettivo è chiaro: essere più competitivi nel settore retail. Insieme, Epta e Hauser rafforzeranno significativamente la loro presenza geografica, con un forte focus su Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Ungheria, altre nazioni dell’Europa Sud Orientale, Regno Unito e Francia. In totale i dipendenti saranno 10.000 e al network produttivo di Epta si aggiungeranno i due stabilimenti che Hauser possiede in Austria e Repubblica Ceca.
L’unione delle famiglie imprenditoriali di Epta e Hauser segna l’inizio di un nuovo capitolo di eccellenza industriale europea – dichiara Marco Nocivelli, Ceo di Epta (nella foto a sinistra) – fondato su valori condivisi, una visione comune e un profondo impegno verso l’innovazione sostenibile. La nostra esperienza congiunta nel business della refrigerazione commerciale è unica. Insieme alla recente partnership con la famiglia Viessmann nata nel 2023, l’accordo con Hauser rafforza ulteriormente la nostra posizione di player globale nel settore. In uno scenario plasmato dalla transizione ecologica e digitale, creare partnership e reti significative è essenziale per generare crescita sostenibile: questo accordo rappresenta perfettamente la nostra strategia e la nostra volontà di continuare a investire nel futuro del Gruppo secondo il nostro Purpose – Preserving our planet with conscious innovation. Together”.
Grazie ad un partner solido come Epta – afferma Thomas Loibl, Ceo di Hauser (nella foto a destra) – proseguiamo la nostra tradizione di azienda familiare rafforzando al contempo la nostra presenza internazionale. Questo passo garantisce uno sviluppo sostenibile dell’azienda, offre stabilità in un contesto economico volatile e apre nuove opportunità per Hauser”. Al momento del closing, Hauser sarà pienamente consolidata nei bilanci di Epta e, come parte dell’accordo, sarà rappresentata nel Consiglio di Amministrazione. Il completamento dell’operazione è soggetto alle consuete condizioni sospensive, inclusa l’approvazione da parte delle autorità antitrust europee, attesa entro la fine del 2025. Nell’ambito dell’operazione, Epta è stata assistita da Bain & Company per la due diligence business e operativa, da PwC per gli aspetti finanziari e fiscali e da Clifford Chance come advisor legale. Hauser è stata invece assistita da PwC per gli aspetti finanziari/fiscali e legali.

Prima apertura a Casoria per Crai Mediterranea

Comincia da Casoria il cammino di Crai Mediterranea, la società nata dalla partnership tra Abbi Group e l’imprenditore Michele Apuzzo. Il primo passo è stato riportare in Campania il format Tuttigiorni, già presente in Sardegna, Lazio e Veneto, dopo l’esperienza durata circa un anno e mezzo a Cardito, sempre in provincia di Napoli. Il nuovo punto vendita – l’ottavo dell’insegna a livello nazionale – ha una superficie di 1.540 metri quadri e propone la formula everyday low price (Edlp) studiata da Giangiacomo Ibba, Presidente di Crai e di Abbi Group, e Roberto Comolli, Direttore Generale di Food 5.0 (società che per Crai cura lo sviluppo dei prodotti a marchio).
Ambiziosi gli obiettivi di Crai Mediterranea: 100 aperture nei prossimi tre anni, tra il format tradizionale Crai e quello Tuttigiorni, con un piano di investimenti di 80 milioni di euro destinati alla crescita della rete, allo sviluppo infrastrutturale e all’innovazione del servizio. A supportare questa espansione sarà una piattaforma logistica di 42.000 metri quadri. La struttura – in grado di gestire secco, fresco, surgelati, freschissimi – consentirà di ottimizzare il rifornimento dei punti vendita, garantendo continuità nell’offerta. Il fatturato alle casse stimato per il 2025 è di circa 200 milioni di euro, segnando un importante passo avanti nel consolidamento di Crai. L’iniziativa porterà inoltre alla creazione di opportunità di lavoro con l’inserimento di oltre 1.000 risorse nei settori acquisti, vendite, marketing, logistici e gestionali. La struttura è già operativa con una direzione generale, supportata dai principali dipartimenti aziendali, tra cui direzione commerciale, vendite, assistenza di rete, IT, legale e risorse umane.

L’OFFERTA DI TUTTIGIORNI
All’interno del punto vendita di Casoria l’offerta comprende reparti specializzati: piante e fiori, pasticceria con produzione artigianale, panificio, gastronomia con cucina espressa, macelleria, pescheria, surgelato sfuso. Da segnalare il Vegetal Corner per chi cerca soluzioni di pasto fresche e veloci, il sushi preparato in giornata, l’Enoteca con cella dedicata ai vini pregiati e la Bottega del Malto, con una selezione di birre artigianali. Tuttigiorni, aperto ogni giorno dalle 8 alle 24, si presenta come un ecosistema di servizi, quali il Social Commerce, che consente di interagire con il punto vendita via chat e fare acquisti attraverso i canali social, il Click & Collect per ordinare online e ritirare in negozio, mentre ogni mattina, dalle 9 alle 10, c’è l’appuntamento “Caffè con il direttore”, un’occasione informale di ascolto e confronto. Una nutrizionista è a disposizione per offrire consigli personalizzati su un’alimentazione equilibrata, mentre l’Angolo Verde garantisce composizioni di frutta e verdura di stagione, già tagliate. Completano l’esperienza numerosi servizi utili: fotocopie, Wi-Fi gratuito, accettazione dei principali buoni pasto, Too Good To Go per contribuire attivamente alla lotta contro lo spreco alimentare. La Tuttigiorni Card permette di accedere a vantaggi, agevolazioni dedicate e servizi pensati per premiare i clienti. L’insegna incoraggia scelte sostenibili attraverso piccoli gesti quotidiani, come il riconoscimento simbolico di 5 centesimi a chi porta con sé la propria borsa della spesa. Dal 17 al 19 luglio a chi effettua una spesa minima di 5 euro sarà regalata una shopper riutilizzabile. Nel punto vendita è presente anche un eco-compattatore, che incentiva il riciclo e la riduzione dei rifiuti. A dimostrazione dell’attenzione al territorio, il negozio sta formando il personale per aderire alla rete nazionale dei Punti Viola promossa da DonnexStrada, offrendo uno spazio sicuro per le donne in difficoltà. L’apertura è stata festeggiata con buoni spesa per un valore complessivo di 55 euro, utilizzabili in negozio e online.

UN NUOVO CAPITOLO AL SUD
L’avvio di Crai Mediterranea rappresenta un tassello fondamentale nella strategia di crescita del Gruppo Crai, come sottolinea Giangiacomo Ibba, Presidente di Crai e Presidente di Abbi Group (a sinistra nella foto a fianco, che ritrae anche Michele Apuzzo al centro e Roberto Comolli a destra): “Con questo progetto apriamo un nuovo capitolo nel nostro sviluppo nel Sud Italia. Crai Mediterranea non è solo un piano di espansione commerciale, ma una scelta strategica per rafforzare il nostro legame con il territorio e portare il modello di prossimità sempre più vicino alle persone. Il coinvolgimento di Michele Apuzzo come socio è l’elemento chiave di questo progetto: la sua profonda conoscenza del territorio e l’esperienza maturata nel modello Edlp in Campania rappresentano un valore aggiunto determinante. Vogliamo costruire un modello di crescita sostenibile, capace di valorizzare le specificità locali, generare occupazione e offrire ai clienti un servizio sempre più attento alle loro esigenze. Il nostro obiettivo? Diventare protagonisti in un territorio strategico per noi”.
Anche Michele Apuzzo, Presidente di Crai Mediterranea, evidenzia l’importanza di questo nuovo percorso: “Crai Mediterranea nasce con l’intento di sviluppare un modello di distribuzione che unisca tradizione e innovazione, radicandosi profondamente nei territori in cui operiamo. Il nostro impegno è creare un’offerta in sintonia con le esigenze delle comunità locali, valorizzando la prossimità e sostenendo le piccole produzioni. Questa nuova realtà non è solo un’opportunità di crescita per il gruppo, ma per l’intero tessuto economico e sociale del Sud Italia. Ho abbracciato con entusiasmo il progetto CraiFutura di Ibba, trovandovi innovazione e un’attenzione concreta ai modelli di business dei punti vendita. Sono certo che Crai Mediterranea diventerà un punto di riferimento nel settore”.

L’avena guida la corsa dei superfood a scaffale

Il 2024 è stato l’anno dell’avena: i 666 prodotti che segnalano la presenza di questo cereale in etichetta hanno aumentato del 6% il giro d’affari rispetto all’anno precedente, raggiungendo quasi i 292 milioni di euro in super e ipermercati, con una crescita annua a volume del 4,6%. Aumenti record per altri due superfood emergenti, ancora relativamente poco diffusi ma in forte progressione sia per giro d’affari sia per vendite a volume: sono i semi di chia (con il +33,6% annuo a valore) e la tahina (+20%). A svelarlo è la diciassettesima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, che propone l’innovativa classifica elaborata rilevando i claim relativi a 40 ingredienti trendy presenti sulle etichette di oltre 15.000 prodotti alimentari confezionati e incrociandoli con i dati di vendita di NielsenIQ relativi a supermercati e ipermercati.

Tra gli altri fenomeni del 2024 l’Osservatorio Immagino segnala il successo come prodotto e/o ingrediente di anacardi (+17,1% a valore e +15,4% a volume), noci (+9,7% e +6,3%) e mirtilli (+7,6% e +2,7%), oltre al ritorno alla crescita della soia edamame (+4,6% a valore e +0,9%). Nel corso del 2024 è continuata l’escalation delle vendite dei prodotti che segnalano on pack la presenza di avocado (+12,6% a valore, +7,9% a volume), mango (+11,5%) e pistacchio (+4,7%).

Complessivamente il fenomeno degli ingredienti benefici nel carrello riguarda il 16,9% delle referenze food, esclusi acqua e alcolici, monitorate dal servizio Immagino di GS1 Italy Servizi e sviluppa quasi 4,8 miliardi di euro di sell-out nel canale super e ipermercati, in crescita del 3,7% rispetto al 2023. Un trend trainato dal contributo dell’offerta (+2,7%), mentre la domanda è risultata inferiore al 2023 e ha determinato una contrazione di -1,8% dei volumi acquistati. Il calo delle quantità di prodotti messe nei carrelli della spesa ha riguardato tutte le famiglie di superfood, a eccezione di superfruit, supercereali/farine e semi, dove le quantità vendute sono rimaste stabili.

Agromonte festeggia 25 anni con una Capsule Collection

Ci sono traguardi che meritano di essere celebrati non solo con un numero, ma con un racconto. Per festeggiare il 25esimo anniversario della nascita del brand, Agromonte firma una speciale Capsule Collection. Si tratta, in pratica, di una linea da collezione, composta da tre latte illustrate, ognuna con una creatività differente, ma unite da uno stile vintage e un messaggio comune: rievocare la terra siciliana, la sua bellezza, la storia del marchio e rendere omaggio al pomodorino siciliano. Un racconto per immagini che inizia con la latta oro, che la stessa azienda siciliana indica come la più celebrativa, con le sue illustrazioni che intrecciano la vita nei campi e i pomodorini maturati al sole. La latta oro è disponibile anche in versione limited edition, impreziosita dal logo celebrativo. La latta verde viene definita da Agromonte mediterranea e ispirata ai colori del cielo e del mare, mentre la rossa, pop e audace, richiama il colore del pomodorino ciliegino, materia prima utilizzata dall’azienda, oltre che simbolo del brand.

Cosa troveranno gli acquirenti all’interno delle latte? Un assortimento selezionato di prodotti rappresentativi della qualità Made in Sicily dell’azienda: la Salsa Pronta di pomodoro ciliegino con un’etichetta speciale in edizione limitata. Inoltre, quattro varianti di Bruschette, Pesti e Specialità, per un aperitivo o un pasto ricco di gusto. Ma la collezione unisce allo stile anche la sostenibilità. Realizzate in latta, materiale totalmente riciclabile, le gift box possono essere utilizzate – una volta consumati i prodotti – in modi creativi, come portaoggetti o elementi decorativi. L’iniziativa vuol essere quindi un omaggio sentito a chi ha reso possibile la nascita dell’azienda e il suo sviluppo e soprattutto a chi continua a scegliere il suo marchio ogni giorno. In vendita da questo mese di luglio solo su Amazon, le latte della Capsule Collection di Agromonte hanno un prezzo di 25 euro.

Grupo Consorcio, il fatturato sale a 78 milioni di euro (+12%)

Si è chiuso con un fatturato di 78 milioni di euro il 2024 di Grupo Consorcio, azienda spagnola attiva nel segmento premium delle conserve ittiche. La crescita sull’esercizio precedente è superiore agli 8,4 milioni di euro (+12,2%). Vola l’utile netto, che aumenta del 356% raggiungendo 1.590.741 euro, rispetto ai 348.347 euro del 2023. Il risultato operativo è salito del 650%, passando da 418.365 euro nel 2023 a 3.139.999 euro nel 2024. L’azienda sottolinea che questo significativo incremento arriva dopo aver superato le notevoli difficoltà di approvvigionamento di materie prime che, a causa di fattori naturali, hanno caratterizzato il 2023. I risultati sono anche il frutto di una strategia di miglioramento della redditività che sta funzionando e si riflette già chiaramente nei principali indicatori finanziari.

In totale, l’azienda ha operato in 42 Paesi, con una presenza nei cinque continenti: il 59% del suo fatturato proviene infatti dalle attività di esportazione, rispetto al 55% dell’anno precedente. Gli stabilimenti produttivi di Santoña (Spagna) e Pisco (Perù) e l’apertura del primo ufficio vendite indipendente a Milano, a gennaio 2024, sono stati fondamentali per il raggiungimento di questo traguardo. “Il 2024 è stato un anno positivo per l’azienda – dichiara Jesús Gómez, Ceo di Grupo Consorcio (nella foto in alto) – poiché ci ha permesso di continuare a consolidare la nostra posizione di leadership e di sviluppare ulteriormente il nostro modello di business. La nostra presenza in più di 40 Paesi, i nostri oltre 900 professionisti e l’apertura della nostra filiale indipendente a Milano sono pietre miliari importanti che riflettono la nostra ambizione di crescita globale. Questi risultati, insieme a quelli finanziari, ci spingono a continuare a espandere il nostro marchio mantenendo i valori di tradizione ed eccellenza che ci caratterizzano”.

“Nel mercato italiano, Grupo Consorcio ha chiuso il suo primo anno di gestione autonoma del business con un bilancio positivo – commenta Dario De Stefano, General Sales Manager per l’Italia –. Il volume di prodotto finito venduto è passato da 863.000 chili nel 2023, quando ancora operava attraverso un distributore esterno, a 1.185.000 chili nel 2024, con un incremento del 37%. Questa crescita dimostra la buona ricezione del marchio nel Paese e il successo della strategia commerciale attuata in questo mercato”.

In base ai dati NielsenIQ relativi all’anno terminante a giugno 2025, il mercato del tonno continua a crescere leggermente a valore nel 2025 (+1,9%), anche se registra un calo del -2,0% a volume. Il segmento premium, quello a cui appartiene Consorcio, mostra un incremento intorno al 3,8% (+133,5 Tn) a volume e del 4,5% a valore. Consorcio sottolinea di essere uno dei brand che sta performando meglio quest’anno, con un aumento nelle vendite dell’8,2% (+29 Tn), riuscendo così a guadagnare 0,5 punti di quota di mercato e a rafforzare la sua posizione come secondo marchio del segmento premium con una quota a valore del 12,1%. Il mercato delle acciughe evolve positivamente, con incrementi intorno al 4% (+4,1% a valore e +3,4% a volume). Le acciughe del Cantabrico (157,5 Tn) vedono salire le vendite al di sopra della media di mercato: +9,2% a volume e +9,3% a valore. Consorcio, che opera nel segmento premium delle acciughe cantabriche, migliora sensibilmente, con +27% a volume e +36% a valore, e porta la sua quota a valore al 12,8% (+2,5 punti rispetto all’anno precedente).

Kimbo torna alle origini con Antica Miscela 1963

Mio nonno era un nobile decaduto, che si reinventò pasticcere e aprì un bar al Borgo dei Vergini, nel rione Sanità; mia nonna era una donna piccola ed energica, la colta della famiglia: al mattino insegnava in una scuola materna di Aversa, al pomeriggio sedeva alla cassa. E comandava: era lei a tenere le redini dell’attività, consentendo di mettere da parte per poi investire. Zio Gerardo era il visionario, ma c’era bisogno di qualcuno che sapesse tenerlo a bada e questo ruolo spettava a mio padre Elio, che si occupava di amministrazione, mentre zio Franco si interessava del caffè”. Era una bella miscela di personalità, forti e differenti l’una dall’altra, quella che diede vita a Kimbo, per come la racconta il Presidente Mario Rubino (nella foto in alto). Egli stesso, peraltro, esempio di notevole versatilità: laureato in Medicina e specializzato in Urologia, ha esercitato per molti anni, prima di dedicarsi all’azienda di famiglia.
Da quel tempo, che vide una piccola attività commerciale muovere i primi passi e poi trasformarsi in industria, è riemersa l’Antica Miscela 1963, anno di fondazione di Kimbo: una ricetta delle origini ritrovata negli archivi aziendali, 100% Arabica (e non Robusta, la varietà più utilizzata all’ombra del Vesuvio), ma tostato alla napoletana per ottenere flavori tipici della tradizione. Tre i formati disponibili, in commercio in Gdo da settembre: macinato, cialde in carta e capsule compatibili Nespresso. Ad Host, la fiera dedicata al fuori casa che si terrà a Milano dal 17 al 21 ottobre, sarà presentata la versione in grani destinata soprattutto al canale Horeca e al retail internazionale. “Con questo prodotto per moka dal posizionamento premium – dichiara Massimiliano Scala, Head of Marketing di Kimbo – andiamo a coprire un segmento in precedenza non presidiato. Fatto 100 il prezzo medio di mercato, siamo su un indice di 140/160, quindi intorno ai 20 euro al chilo. Il lancio sarà accompagnato da una campagna di comunicazione digital, che probabilmente approderà anche in televisione nel 2026”.

GLI OBIETTIVI DI DISTRIBUZIONE PONDERATA
Da dove arriva la materia prima? “Trattandosi di un segreto di famiglia, come recita il claim della campagna, preferiamo non rivelare tutte le origini – risponde Scala – ma una buona parte è Santos brasiliano, varietà chiave di tutte le nostre miscele più importanti. In termini di distribuzione, il macinato Kimbo è attestato sui 90 punti di ponderata e per Antica Miscela 1963 ci siamo dati un obiettivo sfidante: arrivare a circa 50 punti in un paio di anni”.
La scelta di un formato da 226 grammi per il macinato è certamente finalizzata ad alleggerire la battuta di cassa, ma Scala respinge con fermezza la definizione di “sgrammatura”, pratica tornata d’attualità nella fase di forte inflazione e vista con comprensibile sospetto dai consumatori: “Questo è un prodotto totalmente nuovo – sottolinea l’Head of Marketing di Kimbo – e dunque parlare di sgrammatura non ha senso, tanto più che non abbiamo nessuna intenzione di ridurre il peso delle referenze già in commercio. I 226 grammi sono uno standard adottato a livello internazionale e soprattutto sulla confezione è riportato un codice QR che rimanda a dettagliate informazioni su come preparare la moka evitando sprechi. Abbiamo calcolato in 5,5 grammi la porzione giusta e perciò con un pacchetto sarà possibile realizzare 40 tazzine, così come evidenziato sul facing”.

PREZZI DELLA MATERIA PRIMA ALLE STELLE
Kimbo ha chiuso il 2024 con un fatturato di 208 milioni di euro, in crescita del 7,7% sull’anno precedente, e come tutti i torrefattori deve fronteggiare l’emergenza prezzi: “Purtroppo è una crisi che dura ormai da quattro anni – lamenta Scala – e tutti gli outlook concordano nell’indicare che si resterà su livelli record, con un’elevata volatilità. In questo momento la Robusta è un po’ scesa rispetto ai picchi di febbraio/marzo e così l’Arabica, ma siamo comunque sopra le quotazioni di fine 2024. Negli ultimi due anni il costo della materia prima è triplicato, per alcuni origini si è anche quintuplicato. I rincari non sono stati riversati totalmente a valle, perché negli ultimi due anni il prezzo al consumo è raddoppiato”.
Alla luce di una situazione così complicata, Kimbo ha preferito giocare a carte scoperte nella relazione commerciale con le insegne della Gdo: “Siamo stati costretti a rivedere i listini cinque volte – ammette il Presidente Mario Rubino – ma abbiamo giustificato gli aumenti dati alla mano. Siamo partiti dalle quotazioni del caffè in borsa, abbiamo aggiunto i costi industriali, logistici e ricostruito l’intera filiera del valore, dimostrando come sotto una determinata soglia di prezzo è impossibile fornire un caffè di qualità”.

Più prodotti in vetro nelle case italiane

Gli italiani amano i prodotti alimentari che usano il vetro come imballaggio: secondo una recente indagine commissionata da Coreve (Consorzio Recupero del Vetro) a YouGov sulle abitudini di consumo è emerso che conserve, olio, sughi, vino, birra, i prodotti tipici della gastronomia italiana vengono apprezzati sempre di più se proposti con questo tipo di confezionamento. Analizzando gli scontrini emessi in ogni tipo di canale di vendita, YouGov è riuscita a mappare il consumo in termini quantitativi e qualitativi. Dall’analisi emerge che è aumentata la frequenza d’acquisto di prodotti in vetro (+3,9% nell’ultimo anno) ma si è contratto leggermente il numero dei pezzi acquistati per scontrino (-3,2%).
Se si guarda alla tipologia di prodotto “solido”, sale anno su anno la percentuale di prodotti che adottano questo imballaggio in ogni categoria. Cresce ad esempio del 2,8% l’acquisto di confetture in vetro (che toccano il 78% del totale), del 3,2% i sughi pronti che superano l’83% del totale, del 4% i sottoli e sottaceti, in vetro nell’83,4% dei casi.
Anche i prodotti liquidi vedono una prevalenza di questo materiale e precisamente: il 94% dell’olio, il 98% degli aperitivi, il 72% delle birre e oltre il 67% dei vini.

Abbiamo voluto monitorare gli acquisti di prodotti di largo consumo – dichiara Roberto Saettone, Direttore Generale di Coreve – con un campione altamente rappresentativo delle quasi 26 milioni di famiglie residenti. La metodologia YouGov ha permesso di analizzare gli acquisti dei prodotti a prezzo fisso e variabile di largo consumo ad uso domestico acquistati in tutte le tipologie di negozi e canali. L’indagine mostra come su alcune tipologie di prodotto il vetro venga apprezzato dai consumatori in modo particolare: essi riservano una fortissima percentuale di acquisto a questo imballaggio sebbene le tonnellate di vetro consumate sia fuori casa che in casa possano variare considerevolmente da regione a regione”.

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