Poker in Campania per Leroy Merlin, che ha inaugurato a Salerno il suo quarto punto vendita nella regione. Situato in via delle Calabrie, sullo snodo che collega Salerno e Pontecagnano tramite statale, autostrada e tangenziale, il nuovo Leroy Merlin guarda ovviamente alla popolazione residente, ma anche alla clientela business come proprietari di locali commerciali, B&B, bar, ristoranti, artigiani e imprese. Nelle intenzioni dell’insegna, il mix di prodotti e servizi proposti rende il negozio un hub per l’home improvement a 360 gradi dedicato agli abitanti di Salerno e provincia, dall’appassionato del fai-da-te a chi vuole affidarsi ad un partner capace di gestire i progetti di rinnovamento della casa e che sappia dare supporto per tutti gli aspetti, compresi quelli burocratici. Nello store lavora una squadra di oltre 100 persone, guidata dalla Direttrice Luisa D’Adamo. Inoltre, una rete di 20 imprese di artigiani collabora per i servizi di posa e installazione. Aperto dal lunedì al sabato, dalle 7 alle 21, e la domenica dalle 9 alle 21, il negozio – secondo quanto dichiarato dall’insegna – ha un’offerta pensata su misura per il territorio. Grazie ad un’analisi di mercato, l’osservazione dell’area e dei trend di vendita online, Leroy Merlin ha definito peso e dimensioni di showroom e ambienti ispirazionali dedicati a spazi esterni, bagno, decorazione e illuminazione, presentati per stile e funzionalità. All’offerta in store, si aggiungono i servizi digitali per un totale di oltre 2 milioni di referenze, disponibili con consegna a domicilio, clicca e ritira entro due ore dalla prenotazione online e locker per il ritiro self-service. Inoltre, vi è la possibilità di beneficiare di finanziamenti, estensioni di garanzia e polizze assicurative a tutela dei prodotti acquistati.
Accanto ai reparti più tradizionali, lo store di Salerno offre uno spazio dedicato al mondo del giardino in cui trovare pavimentazioni per esterno, recinzioni, cancelli, BBQ, piante, accessori e uno showroom per i mobili da giardino con una esposizione costante tutto l’anno. Maggiore rilevanza hanno anche i mondi decorativo e dell’illuminazione, ai quali viene riservata una boutique con prodotti su misura e personalizzati. La Casa della Circolarità è invece uno spazio studiato per sensibilizzare i clienti su un consumo più consapevole e responsabile. Lungo il percorso si possono trovare infatti prodotti con piccoli difetti estetici o nel packaging, che anziché essere scartati, vengono proposti a prezzi vantaggiosi, offrendo ai clienti un’opportunità per risparmiare e contribuire attivamente a un futuro più sostenibile. Sempre per ridurre l’impatto ambientale, sono disponibili servizi come il noleggio di elettroutensili e macchine da giardino – con una gamma sia per utilizzi occasionali, sia per i professionisti – e la riparazione. Da segnalare Arky, il servizio di progettazione e ristrutturazione chiavi in mano di Leroy Merlin: gestito da architetti che già lavorano sul territorio, accompagna i clienti lungo l’intero iter delle ristrutturazioni, dalle pratiche amministrative alla direzione lavori.
Realizzato secondo i criteri di sostenibilità ed efficienza energetica, il nuovo negozio si inserisce nell’opera di bonifica e riqualificazione della zona industriale che restituisce a Salerno una nuova area commerciale. La struttura è dotata di domotica per la gestione delle accensioni e spegnimento delle utenze in maniera controllata, BMS (Building Management System) per la telegestione degli impianti, in particolare della climatizzazione dell’area vendita (tramite PLC e sonde temperatura, umidità e qualità dell’aria), EMS (Energy Management System) per il monitoraggio dei consumi energetici da remoto. Tutta l’illuminazione interna ed esterna è a Led e gli impianti di climatizzazione sono tutti a pompa di calore. Sul nuovo negozio, inoltre, come già fatto in altri 26 Leroy Merlin, sarà attivo un ampio impianto fotovoltaico installato sul tetto, in grado di generare energia solare per una potenza di 550 kWp. “Con il nostro arrivo a Salerno siamo fieri di poter contribuire all’accelerazione della crescita economica locale – sottolinea Luisa D’Adamo, Store Leader del Leroy Merlin di Salerno (nella foto in alto) – generando occupazione e un significativo indotto per la zona tramite soluzioni volte a valorizzare e rendere ancor più attrattivo il territorio. Abbiamo studiato attentamente le esigenze del salernitano per offrire soluzioni su misura, capaci di rispondere ai bisogni specifici della comunità. Questa apertura è parte di una strategia più ampia che mira a rafforzare la nostra presenza capillare, integrando negozi fisici con servizi specializzati e consulenza personalizzata, il tutto in un’ottica di omnicanalità”. In Italia dal 1996, Leroy Merlin conta sul territorio nazionale 52 punti vendita, 1 garden e 9 showroom in 15 regioni per un fatturato di oltre 2 miliardi di euro.
instore
Leroy Merlin apre a Salerno e guarda alla clientela business
La Linea Verde punta agli amanti della cucina spagnola con la Tortilla DimmidiSì
L’interesse degli italiani per la cucina internazionale può dare lo spunto all’innovazione. L’esempio arriva da La Linea Verde, che presenta la Tortilla DimmidiSì, declinando al vegetale una ricetta classica della tradizione gastronomica spagnola. Lo spazio, a giudizio dell’azienda, c’è: secondo i dati GFK Sinottica 2024, il 56% degli italiani consuma cibi stranieri, con un incremento del 15% rispetto al 2019, e se da un lato la cucina cinese e giapponese restano tra le più apprezzate, dall’altro si registra una forte crescita di attenzione per quella messicana e spagnola.
La Tortilla DimmidiSi è proposta in tre varianti: Classica con patate; Con Zucchine, definita dall’azienda più fresca e leggera; Alla Campesina, arricchita con un mix di verdure fra cui zucchine, spinaci e peperoni, per chi predilige i sapori decisi. Senza glutine e senza conservanti, le referenze si prestano a diversi momenti di consumo: come piatto principale, abbinate ad un’insalata fresca, o a cubetti, servite come aperitivo. Il formato da 250 g è adatto sia per la condivisione sia per il consumo individuale come piatto unico. Il target sono i cosiddetti urban tasters, consumatori pronti alla sperimentazione e inclini alla convivialità, alla ricerca di soluzioni che siano salva-tempo senza trascurare la dimensione del gusto. Le tonalità vivaci del packaging mirano a valorizzare gli ingredienti e conquistare visibilità nel banco frigo dell’ortofrutta, mentre il film della confezione trasparente offre una chiara percezione del contenuto.
“La nostra azienda è da sempre pioniera nell’accogliere e anticipare i food trend – dichiara Matteo Laconi, Direttore Marketing La Linea Verde Group – investendo costantemente in innovazione per rispondere alle nuove esigenze dei consumatori. La crescente inclinazione verso la fusione gastronomica e un desiderio di esplorare sapori nuovi sono per noi un’opportunità per integrare elementi esotici nelle preparazioni quotidiane, offrendo al pubblico esperienze culinarie uniche. Il nostro obiettivo è attrarre un pubblico giovane, sempre più attento alla praticità e al gusto, ma anche alla possibilità di condividere e sperimentare nuovi orizzonti gastronomici, senza mai compromettere la qualità che da sempre contraddistingue i nostri prodotti”.
Dazi Usa, al via la conta dei danni nel food & beverage italiano
La guerra commerciale con gli Usa è ufficialmente cominciata: sono oltre 100 i Paesi su cui impatteranno i dazi voluti da Donald Trump e tra questi c’è ovviamente l’Italia. Brilla l’assenza nell’elenco di Russia e Corea del Nord, come ha rimarcato già nelle prime ore la stampa internazionale. In sintesi, a partire dal 5 aprile gli Usa applicheranno dazi del 10% su tutte le importazioni e per alcune nazioni – per esempio il Regno Unito – questa sarà l’unica misura adottata. Dal 9 aprile entreranno in vigore tariffe più pesanti e differenziate per una sessantina di Paesi: nel caso dell’Unione Europea – e dell’Italia, dunque – saranno pari al 20%, mentre il 34% annunciato per la Cina dovrebbe andarsi ad aggiungere al 20% già previsto, portando il totale a ben il 54%. Anche per l’Unione Europea e l’Italia le nuove tariffe si vanno a sommare a quelle già applicate per le singole merci. La conta dei danni per il nostro Paese è subito iniziata, accompagnata anche da proposte per affrontare l’emergenza: “Con i sanguinosi dazi americani al 20% il mercato dovrà tagliare i propri ricavi di 323 milioni di euro all’anno – dichiara Lamberto Frescobaldi, Presidente di Unione italiana vini (Uiv) – pena l’uscita dal mercato per buona parte delle nostre produzioni. Perciò Uiv è convinta della necessità di fare un patto tra le nostre imprese e gli alleati commerciali d’oltreoceano che più di noi traggono profitto dai vini importati; serve condividere l’onere dell’extra-costo ed evitare di riversarlo sui consumatori”.
UIV AUSPICA UNA REAZIONE DI FILIERA
Secondo un’analisi dell’Osservatorio Uiv, l’unica soluzione è infatti da ricercare lungo la filiera, con il mercato – dalla produzione fino a importatori e distributori – che dovrebbe farsi carico di un taglio dei propri ricavi per un valore pari a 323 milioni di euro (su un totale di 1,94 miliardi) e mantenere così gli attuali assetti di pricing. Sempre in base ai calcoli di Uiv, ben il 76% delle 480 milioni di bottiglie tricolori spedite lo scorso anno verso gli Stati Uniti si trova in “zona rossa” con una esposizione sul totale delle spedizioni superiore al 20%. I picchi si registrano per il Moscato d’Asti (60%), il Pinot grigio (48%), il Chianti Classico (46%), i rossi toscani Dop al 35%, i piemontesi al 31%, così come il Brunello di Montalcino, per chiudere con il Prosecco al 27% e il Lambrusco. In totale sono 364 milioni di bottiglie, per un valore di oltre 1,3 miliardi di euro, ovvero il 70% dell’export italiano verso gli Stati Uniti. Per Paolo Castelletti, Segretario Generale di Uiv (nella foto in alto), “Rispetto ai partner europei, l’Italia presenta due principali fattori di rischio: da una parte la maggiore esposizione netta sul mercato statunitense, pari al 24% del valore totale dell’export contro il 20% della Francia e l’11% della Spagna. Dall’altra, una lista di prodotti più sensibili su questo mercato, sia in termini di esposizione, che di prezzo medio a scaffale: solo il 2% delle bottiglie tricolori vendute in America vanta un price point da vino di lusso, mentre l’80% si concentra nelle fasce “popular”, che tradotto in prezzo/partenza significa in media poco più di 4 euro al litro”.
CENTROMARCA AVVIA UN’INDAGINE SUL FRONTE INDUSTRIALE
Dal canto suo, Centromarca ha avviato un’indagine rapida per misurare l’impatto che i dazi americani avranno sull’industria di marca e fornire dati utili in sede nazionale ed europea. “Nel settore del largo consumo il prezzo è una componente significativa – sottolinea Vittorio Cino, Direttore Generale di Centromarca –. Le conseguenze non dovrebbero essere omogenee: ogni merceologia ha specifiche dinamiche di esportazione, variabili produttive e commerciali. Per esempio, ci sono diverse elasticità della domanda alle variazioni di prezzo che i dazi potranno determinare per i consumatori. Certo la scelta statunitense crea una discontinuità senza precedenti nel mercato globale: ci vorrà tempo e un’attività diplomatica di vasta portata per recuperarla”.
GLI EFFETTI SUI COMPORTAMENTI DEL CONSUMATORE STATUNITENSE
Secondo una ricerca, condotta in questi giorni negli Stati Uniti da YouGov per Centromarca, circa la metà dei consumatori americani utilizza prodotti grocery italiani: il 14% lo fa ogni settimana, il 25% mensilmente. Tra i prodotti usati abitualmente, nelle prime cinque posizioni troviamo pasta (50% di citazioni), seguita da olio di oliva (46%), formaggi (38%), salse (37%) e vino (33%). In merito all’effetto dazi solo il 16% dei consumatori afferma di essere disposto a pagare di più per acquistare prodotti grocery italiani, il 48% afferma di essere disposto a spendere la stessa cifra che sborsa per altri prodotti, il 10% vorrebbe investire di meno, il 26% non ha un’opinione precisa. Fatto cento coloro che consumano prodotti grocery made in Italy, il 47% asserisce che in caso di aumento dei dazi manterrebbe la quantità di prodotti italiani acquistati, mentre il 30% la ridurrebbe. Tra gli elementi che guidano l’acquisto di prodotti italiani primeggiano qualità percepita, reputazione della marca e rapporto qualità/prezzo.
L’EXPORT DI PRODOTTI DI LARGO CONSUMO NEGLI STATI UNITI
Alcuni dati elaborati da Nomisma per Centromarca descrivono l’importanza dello sbocco statunitense per le produzioni grocery alimentari e non food italiane. Tra il 2023 e il 2024 l’incremento delle importazioni a valore negli Usa è stato del +16%, da 8,5 a 9,9 miliardi di euro. In dettaglio, l’alimentare cresce da 6,8 a 8,0 miliardi di euro e i prodotti per la cura della casa e della persona da 1,7 a 1,9 miliardi di euro. Nel decennio 2014 – 2024 il fatturato grocery complessivo è passato da 3,8 a 9,9 miliardi di euro, pari a una crescita del +161%. Le analisi mostrano che nel 2024 il peso degli Usa sull’export italiano food & beverage era pari al 12%; 13% per i prodotti cura casa/persona. Il 72% dell’export di sidro italiano (spesso usato come intermedio di lavorazione) ha come canale di sbocco gli states. Seguono: acque minerali (41%), olio di oliva (32%), aceti (30%), liquori (26%), vini fermi/frizzanti (25%), spumanti (24%), formaggi duri/semi duri (19%), profumi/fragranze (18%), pasta (16%), trucchi/prodotti di bellezza (15%), conserve di pomodoro (7%). Per il 54% dei consumatori statunitensi acquistare un prodotto alimentare di marca italiana è sinonimo di bontà, per il 49% di qualità delle materie prime, per 36% di sicurezza e tutela della salute. Nell’ambito dei prodotti per il personal & home care il 53% delle persone trova qualità delle materie prime, il 49% sicurezza, il 32% sostenibilità ambientale.
IL POSIZIONAMENTO PREMIUM SALVERÀ IL PARMIGIANO REGGIANO?
A confidare nella specificità della nostra produzione è Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano (nella foto a destra): “I dazi sul nostro prodotto passano dal 15% al 35%. Di certo la notizia non ci rende felici, ma il Parmigiano Reggiano è un prodotto premium e l’aumento del prezzo non porta automaticamente ad una riduzione dei consumi. Lavoreremo per cercare con la via negoziale di fare capire per quale motivo non ha senso applicare dazi a un prodotto come il nostro che non è in reale concorrenza con i parmesan americani. Ci rimboccheremo le maniche per sostenere la domanda in quello che è il nostro primo mercato estero e che rappresenta oggi il 22,5% della quota export totale. Il Parmigiano Reggiano copre circa il 7% del mercato dei formaggi duri a stelle e strisce e viene venduto a un prezzo più che doppio rispetto a quello dei parmesan locali. Nel 2019, quando Trump introdusse tariffe aggiuntive pari al 25%, il Parmigiano Reggiano fu il prodotto più colpito con un incremento del prezzo a scaffale dai 40 ai 45 dollari al chilo. Fortunatamente i dazi sono poi stati sospesi il 6 marzo del 2021 e non ci hanno creato problemi in termini di vendite. Gli americani hanno continuato a sceglierci anche quando il prezzo è aumentato. Negli Stati Uniti chi compra il Parmigiano Reggiano fa una scelta consapevole: ha infatti un 93% di mercato di alternative che costano 2-3 volte meno”.
ALLARME NEL MONDO COOPERATIVO
Fortemente impattato è anche il tessuto cooperativo: negli Usa il fatturato delle cantine cooperative è di oltre 570 milioni di euro, il 30% di tutto l’export vitivinicolo nel mercato statunitense, mentre per un altro settore ad alto valore aggiunto con le sue produzioni DOP come i formaggi, le cooperative commercializzano negli Stati Uniti 122 milioni di euro, il 25% di tutte le vendite di formaggi negli Usa, che nel 2024 hanno toccato quota 484 milioni di euro. Seguono poi altre filiere e prodotti in cui la cooperazione esporta valori significativi come il pomodoro da industria. “Per quanto riguarda il settore vino – dice Raffaele Drei, Presidente di Confcooperative Fedagripesca (nella foto in alto) – occorre destinare maggiori risorse per la promozione, se davvero vogliamo aiutare le aziende ad acquisire nuovi mercati. Andrà fatto inoltre un grande lavoro di sburocratizzazione nelle procedure per l’accesso ai bandi. All’Europa chiediamo misure per la promozione più snelle e in generale risposte più efficaci rispetto al passato perché quelle attuali risultano un po’ timide rispetto all’urgenza di aggredire nuovi mercati”. Più in generale, per altri settori fortemente orientati alle esportazioni, le istituzioni secondo Drei “dovranno concentrarsi maggiormente nei rapporti internazionali per promuovere rapporti bilaterali con altri paesi extra-Ue, anche attraverso nuovi accordi di libero scambio al fine di migliorare canali commerciali già consolidati o aprire altri mercati in cui oggi è difficile conquistare quote di mercato. Il settore lattiero-caseario rischia di veder compromessa la stabilità della tutela delle Dop con il conseguente proliferare dell’Italian sounding”.
ODStore, sarà John Agostini a guidare l’espansione
Aveva suscitato curiosità l’uscita di John Agostini da Carrefour, dove ricopriva il ruolo di Direttore Franchising ed Espansione, coordinando oltre 800 punti vendita. Ora quella curiosità è stata soddisfatta: Agostini (a destra nella foto in alto) ha lasciato il gruppo francese per diventare Direttore Generale di Sapori Artigianali, società fondata 21 anni fa da Mauro Tiberti (a sinistra nella foto in alto) e attiva nella commercializzazione di prodotti da forno e dolciari con il marchio ODStore per un totale di 125 punti vendita, nella ristorazione fast food in franchising con il marchio KFC e nell’hotellerie di lusso con ODS Sweet Hotel & Restaurant, per un fatturato complessivo di quasi 190 milioni di euro. L’ingresso di Agostini arriva in un momento cruciale: Sapori Artigianali, presente con ODStore in Italia, in Polonia con quattro punti vendita e in Francia con altri due a Parigi, ha l’ambizione di consolidare la propria posizione sul mercato interno ed espandersi ulteriormente all’estero. In questa direzione si inserisce il nuovo progetto di apertura a breve del primo store in Spagna, mentre sono in fase di studio le opportunità di esordire in Germania. Di qui la scelta di Agostini, che ha una vasta esperienza nel retail e nella gestione di espansioni su larga scala. “L’ingresso di John Agostini segna un nuovo passo nel nostro percorso di crescita – afferma Mauro Tiberti, Fondatore e Amministratore Unico di Sapori Artigianali –. Siamo convinti che la sua visione strategica e la sua profonda conoscenza del settore ci aiuteranno a raggiungere nuove vette, ampliando la nostra presenza in Italia e soprattutto nei mercati internazionali”.
“Entrare in Sapori Artigianali in questa fase di forte evoluzione è un’opportunità stimolante – commenta John Agostini –. Lavorerò per accelerare lo sviluppo dei format esistenti, esplorare nuove soluzioni commerciali e rafforzare la nostra presenza internazionale. Sono felice di collaborare con un team giovane e dinamico, pronto ad affrontare nuove sfide”.
Kimbo celebra Napoli in televisione e sul digitale
Valorizzale il legame con Napoli e la trasversalità della propria gamma: ecco l’obiettivo della nuova comunicazione istituzionale di Kimbo. Lo spot racconta i diversi modi di preparare – e gustare – il caffè. Su una terrazza di Napoli, durante un party, il festeggiato chiede un caffè. Con un cenno il maître accoglie la richiesta, dando il via a un movimento corale che coinvolge tutta la città, dai vicoli di San Gregorio Armeno alle case e ai bar storici. Una nonna accende la cuccuma, un barista dosa la cremosità, giovani in scooter e camerieri in equilibrio su scalinate e motoscafi attraversano la città, portando con sé vassoi di tazzine fumanti, mentre un drone decolla sollevando una macchinetta del caffè. Insomma, “tutta Napoli in un caffè”, come recita il messaggio finale. Un ruolo importante ce l’ha la colonna sonora: “Anema e Core” di Serena Brancale, che ha già scritto con Kimbo il brano “Stu Cafè” ed ha portato, dopo Sanremo, due tazzine di caffè Kimbo nel videoclip della sua nuova canzone.
La creazione e la regia dello spot sono state affidate al regista Umberto Marino, commediografo, scrittore e sceneggiatore (La fiamma sul ghiaccio, Totò Sapore, Cuore cattivo, Cominciò tutto per caso…): “Tentare di onorare un marchio glorioso e la città dalla quale viene non è stata un’impresa difficile. Ho semplicemente mobilitato i geni trasmessimi da mia nonna per raccontare la bellezza e la simpatia di Napoli, il suo essere antica e contemporanea, il suo caffè, che resta quello che beveva mia nonna, ma che viene scelto anche dalla parte più giovane e dinamica del paese”.
Con la produzione della Moviheart di Massimiliano La Pegna, nei prossimi mesi lo spot sarà trasmesso da tutte le principali emittenti televisive (Rai, Cairo, Publitalia, Discovery, Sky) con una programmazione ed investimenti pianificati in collaborazione con OMD Italia, partner di Kimbo dal 2024. “La Tv rappresenta ancora oggi un mezzo cardine all’interno del media mix – aggiunge Massimiliano Scala, Head of Marketing di Kimbo – ma per una buona strategia di comunicazione che bilanci copertura e frequenza, gioca ormai un ruolo determinante il digitale. Abbiamo infatti previsto un investimento importante sui media digitali, con una campagna integrata che coinvolgerà le principali piattaforme, dalle TV digitali (RaiPlay, Mediaset Infinity, Netflix, Amazon Prime, Disney Plus), fino a YouTube e Spotify. A giocare un ruolo determinante sarà il nuovo spot, che utilizza degli elementi studiati per catturare l’attenzione del consumo tipicamente digitale. Uno spot che intende affermare Kimbo come brand premium, napoletano autentico ma moderno, capace di innovare senza perdere le sue radici”.
Kimbo festeggia con questo spot anche i 2.500 anni di Napoli. “Una maniera affettuosa di rinsaldare un rapporto che ci lega da oltre sessant’anni – dice Mario Rubino, Presidente di Kimbo –. La nostra prima miscela è nata nel 1963 in un bar del quartiere Sanità per iniziativa dei fondatori, i fratelli Elio, Francesco e Gerardo Rubino”.
A Vinitaly and the City arriva il Wine Truck di Esselunga
Il vino ha sempre avuto un posto di rilievo nelle strategie commerciali di Esselunga, che ha costantemente lavorato per valorizzare la categoria e darle un percepito di qualità. Fino ad arrivare a lanciare – a novembre 2023 – l’e-commerce dedicato Enoteca Esselunga. E proprio per dare visibilità a questa iniziativa, per la prima volta quest’anno Esselunga sarà presente come espositore a Vinitaly and the City, l’evento fuorisalone di Vinitaly che dal 4 al 6 aprile trasformerà il centro storico di Verona in un palcoscenico dedicato al vino e alla cultura per celebrare l’eccellenza vinicola italiana.
L’insegna allestirà il proprio Wine Truck Enoteca Esselunga e, con esperti sommelier, proporrà una mescita con 6 etichette esclusive che rappresentano la varietà della produzione enologica italiana. Riservato esclusivamente al mondo del vino e dei distillati di qualità accessibile, Enoteca Esselunga permette di ricevere gli ordini in tutta Italia e non solo nelle aree in cui sono presenti i negozi della catena. Il sito comprende una selezione di circa 330 cantine italiane e di circa 2.000 etichette italiane. Il truck Enoteca Esselunga sarà posizionato nel Cortile del Tribunale e si potrà accedere alle degustazioni venerdì 4 aprile dalle 18.00 alle 23.00, sabato 5 aprile e domenica 6 aprile dalle 15.00 alle 23.00.
Per Ibc il 2025 è un anno di consumi deboli e di alta propensione al risparmio
Quest’anno i consumi nazionali a prezzi costanti sono previsti in debole crescita, con un aumento del +0,8% rispetto al +0,4% dello scorso anno. Rallentano gli incrementi del potere d’acquisto dal +2,0% del 2024 al +0,8% del 2025. Le stime sono state diffuse in occasione dell’assemblea di Ibc – Associazione industrie beni di consumo. Un comparto popolato da più di 35mila imprese, in gran parte piccole e medie, che genera un giro d’affari di circa 500 miliardi di euro (230 solo nel settore grocery), occupa 1,1 milioni di addetti (il 29% dell’industria manifatturiera) e investe annualmente circa 17 miliardi di euro nella ricerca e nell’innovazione. Secondo l’analisi redatta da Ref Ricerche per Ibc, il prevalere nelle famiglie di un comportamento prudenziale rende difficile un reale rilancio della domanda interna, mentre resta alto il livello della propensione al risparmio (9,5% di incidenza sul reddito). La cautela degli italiani è confermata dalle evidenze presentate nel corso dei lavori dall’istituto di ricerche YouGov: massiccio ricorso alle promozioni per contenere lo scontrino, inclusione del canale discount nella spesa (la penetrazione è dell’88,7%) e acquisti sempre più frequenti (+3,9% nell’ultimo anno) ma ridotti (la spesa media per atto è diminuita del -2,7%).
“In un quadro geopolitico ed economico all’insegna dell’incertezza le nostre aziende hanno grosse difficoltà ad impostare piani di attività ed investimenti – sottolinea Flavio Ferretti, Presidente di Ibc (nella foto a sinistra) –. Subiamo elevati costi dell’energia, volatilità del prezzo delle materie prime, difficoltà di approvvigionamento. Problematiche che si sommano ai problemi di accesso al credito e all’elevata pressione fiscale, penalizzando la nostra competitività. I dazi? Lanciamo un appello affinché le istituzioni europee e nazionali intervengano per scongiurare un’escalation su vasta scala”. Nel corso dei lavori il presidente di Ibc ha inquadrato gli ambiti d’intervento suggeriti al Governo a sostegno della domanda interna e delle imprese. Ha rimarcato, tra l’altro, l’opposizione a sugar e plastic tax ed evidenziato l’importanza di azioni per la semplificazione normativa, il supporto a una transizione sostenibile che non pregiudichi la competitività, l’alleggerimento del carico fiscale per le imprese. Ha ricordato, inoltre, il varo da parte di Ibc di un ciclo di seminari sul territorio nazionale studiati per catalizzare, in particolare nelle piccole medie imprese, l’adozione degli strumenti abilitanti per digitalizzazione dei processi e la logistica integrata diffusi da GS1 Italy.
Avvicendamento di fondi in Casalasco: esce QuattroR, entra Fsi
Passaggio del testimone tra fondi nell’azionariato di Casalasco: QuattroR ha siglato un accordo vincolante con Fsi per la cessione della propria partecipazione nella società specializzata nella selezione, coltivazione, trasformazione del pomodoro, confezionamento e commercializzazione dei suoi derivati, con un portafoglio di brand come De Rica, Pomì, Pummarò, Pomito e Tomato al Gusto. A valle del perfezionamento di questa operazione – soggetta alle autorizzazioni regolamentari – la filiera agricola, attraverso il Consorzio Casalasco del Pomodoro e la sua Holding, rafforzerà la propria quota in Casalasco, mantenendo un ruolo chiave in questo ulteriore progetto di sviluppo. QuattroR era entrato alla fine del 2021 con un aumento di capitale da 100 milioni di euro. Nell’ultimo triennio i ricavi di Casalasco sono passati da 330 milioni ad oltre 600 milioni di euro, con una crescita più che proporzionale della marginalità e importanti investimenti focalizzati sugli impianti, sull’efficienza energetica e riduzione dei consumi idrici, e la creazione di un avanzato Innovation Center. Nelle ultime settimane, inoltre, la società ha annunciato la partenza della filiera integrata per la produzione di pesto e semilavorati da basilico fresco, facendo il proprio ingresso in un mercato altamente attrattivo. Sempre nell’ultimo triennio, Casalasco ha perfezionato quattro acquisizioni: Emiliana Conserve (2022), focalizzata sul rafforzamento della propria base industriale e agricola; De Martino (2023), dedicata all’esportazione di prodotti alimentari su mercati come Scandinavia e Giappone; il marchio premium Knorr Tomato al Gusto (2025), leader in Germania, acquisito dal gruppo Unilever; i marchi Pummarò, Polpabella e Sugo Lampo (2025) focalizzati sul mercato nazionale e comprati dal gruppo Star.
Con un fatturato aggregato di oltre 5 miliardi di euro, il portafoglio di QuattroR annovera, tra gli altri, investimenti in Cigierre, che opera nella ristorazione casual dining, e il torrefattore Segafredo Zanetti. “Siamo estremamente soddisfatti dei risultati raggiunti da Casalasco – commenta Francesco Conte, Amministratore Delegato di QuattroR e Vicepresidente di Casalasco – che rappresenta un caso di grande successo nell’ambito del settore agroalimentare italiano ed il primo disinvestimento del fondo QuattroR che riflette in pieno il valore di quanto creato. Lavorando in partnership con un management team di altissimo livello, abbiamo realizzato una crescita straordinaria e rafforzato ulteriormente la leadership di Casalasco nel settore, con significative acquisizioni strategiche e investimenti a sostegno di tutto il sistema”.
“Ringrazio innanzitutto il fondo QuattroR ed i suoi azionisti per aver creduto nella nostra filiera – dichiara Costantino Vaia, Ceo di Casalasco (nella foto in alto) – e averci accompagnato in un percorso di crescita di grande soddisfazione. Il supporto dei suoi manager poi, soprattutto nelle operazioni straordinarie di M&A, ci ha permesso di garantire il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi che ci eravamo prefissati. Lavoriamo ora per il futuro di Casalasco e delle sue 800 aziende agricole socie, a fianco di un altro prestigioso partner come Fsi, con il quale abbiamo già pianificato una nuova fase di sviluppo dimensionale e di creazione di valore condiviso”.
Kioene, la croccantezza è anche plant based
La croccantezza è da tempo una tendenza in cucina, apprezzata e in voga. Basti pensare che, secondo uno studio dell’Osservatorio Immagino GS1 Italy, nel 2024 sono 1.755 i prodotti che mettono in evidenza questa caratteristica sul packaging, a conferma dell’interesse dei consumatori. Kioene, azienda focalizzata sulle proteine vegetali e parte del Gruppo Tonazzo, ha deciso di declinare la croccantezza nel mercato del plant based con i Kroccanti, ponendo quindi la texture al centro dell’esperienza di consumo, con l’obiettivo di conquistare chi non si è mai avvicinato a questo tipo di prodotti. La gamma è composta da tre referenze, caratterizzate da diverse panature che avvolgono un ripieno: la Panatura Krisp di panko e fiocchi di patate aromatizzata al prezzemolo accompagna un ripieno a base di zucchine; la Panatura Krunch di cornflakes ha un cuore di tofu e pomodori secchi; la Panatura Krock di panko con origano, basilico e prezzemolo racchiude un ripieno di zucca e cipolla caramellata.
Nello spiegare la logica alla base del nuovo lancio, Kioene ricorda che gli studi condotti sin dalla seconda metà del ‘900 dalla ricercatrice di General Foods, Alina Szczesniak dimostrano come la texture sia un elemento fondamentale nel definire il piacere di un alimento; la croccantezza, in particolare, viene definita come un fattore capace di influenzare psicologicamente il consumatore. In pratica, il suono generato dal cibo mentre lo mastichiamo influisce sulla percezione del gusto, rendendo l’esperienza più appagante. E i Kroccanti Kioene giocano con la consistenza e il suono anche nel nome: le fasce colorate sulle confezioni riprendono onomatopee come “Krisp”, “Krock” e “Krunch”, evocando il piacere di un morso scrocchiante che raggiunge la sua massima espressione in friggitrice ad aria, modalità di cottura anch’essa assai di moda. Kioene amplia quindi la propria offerta grazie a un prodotto che non solo intercetta le nuove tendenze di consumo, ma risponde a una delle principali barriere di chi non acquista prodotti vegetali ossia la percezione di un gusto poco coinvolgente. “Abbiamo lavorato per creare una vera e propria esperienza di gusto a 360° – dichiara Cristian Modolo, Direttore Marketing di Kioene – in cui la panatura diventa protagonista, capace di soddisfare non solo chi già sceglie Kioene, ma anche chi è alla ricerca di un’alternativa gustosa e innovativa. Il nostro obiettivo è continuare a innovare e intercettare le tendenze di consumo, proprio come abbiamo fatto con il recente lancio di CampiAmati, la linea di contorni vegetali pensata specificatamente per il banco ortofrutta. Attraverso i Kroccanti, portiamo avanti questa missione, offrendo un prodotto che mette al centro la croccantezza e risponde al desiderio di un’esperienza di consumo sempre più esigente e contribuendo a rendere l’alimentazione plant based sempre più variegata”.