In margine al convegno Internazionalizzazione: nuove opportunità distributive per un mercato sempre più globale, organizzato da Popai Italia in collaborazione con Tuttofood e Ice alla fiera dell’ambientare chiusa da pochi giorni, abbiamo posto alcune domande a Daniele Tirelli, presidente dell’associazione che si occupa di retail a 360°.
Tirelli, grande conoscitore delle dinamiche dei rapporti tra distribuzione e industria e del mondo distributivo internazionale, in particolare americano, risponde ad alcune domande sul tema del successo del cibo italiano a livello internazionale e smonta quella che si potrebbe definire la retorica dell’export, ricordando che bisogna sempre confrontarsi con il mercato globale e con i suoi assiomi.
Perché un prodotto che in Italia ha una sua riconoscibilità, in un altro mercato rappresenta una specialità che poi va comunicata e supportata con adeguati azioni di marketing in uno stretto rapporto con i retailer.
Consumi di pollame, salute e benessere. Al rapporto tra questi tre temi è dedicato il il primo Documento di Consenso sul ruolo delle carni bianche in un’alimentazione sana ed equilibrata pubblicato da Nutrition Foundation of Italy (NFI), coordinato da Andrea Poli e Franca Marangoni con il supporto di esperti nazionali, con il contributo di Unaitalia (Unione Filiere Agroalimentari Carni e Uova).
In Italia i consumi delle carni avicole rappresentano circa il 25% del consumo totale di carne e sono molto al di sotto della media europea; il consumo di pollo, escludendo gli altri volatili, è pari a 13,6Kg l’anno pro-capite, contro i 17,8 Kg medi in Ue (dati Unaitalia e AVEC 2014).
Socondo il Documento di Consenso – che riassume e i dati più solidi descritti in letteratura al riguardo – le carni avicole sono un perfetto alleato per la salute e il benessere fisico ad ogni età, il cui consumo, in un’alimentazione varia ed equilibrata, si associa ad effetti neutri o favorevoli sul rischio delle principali patologie degenerative: come le malattie cardiovascolari, alcuni tipi di tumori e il diabete.
“Con la realizzazione di questo documento di consenso – spiega Andrea Poli, presidente di NFI – colmiamo una lacuna di carattere scientifico sul tema delle carni avicole e sul loro ruolo nell’ambito di una corretta alimentazione. Il documento conferma come le carni avicole siano caratterizzate da un profilo nutrizionale decisamente favorevole: gli studi epidemiologici che abbiamo analizzato mostrano come un adeguato consumo di carni di pollo, in associazione ad una dieta ricca di vegetali, con un apporto moderato di grassi, e ad uno stile di vita attivo, possa facilitare il mantenimento del giusto peso corporeo, con effetti complessivamente neutri o favorevoli sul rischio delle principali malattie degenerative tipiche della nostra società”.
“Ma il livelli di consumo di queste carni – aggiunge Poli – sono tuttora contenuti nel nostro Paese: un loro impiego più ampio, nell’ambito di una corretta alimentazione, con un apporto adeguato di proteine, sia vegetali che animali, consentirebbe un miglioramento della qualità complessiva della dieta nella popolazione italiana”.
Il profilo nutrizionale delle carni avicole, infatti, comprende una componente proteica definita “nobile” che presenta cioè tutti e nove gli amminoacidi essenziali che l’uomo non è in grado di sintetizzare e che deve assumere attraverso la dieta. Hanno poi un basso contenuto di grassi (dall’1 al 9% a seconda dei tagli e della presenza della pelle) e sono soprattutto mono e polinsaturi. Contengono inoltre vitamine e minerali.
Anche per la salute, conclude il documento NFI, le carni avicole svolgono un ruolo neutro o addirittura positivo: esclusa qualsiasi correlazione tra l’assunzione di pollame e la mortalità per cause cardiovascolari, anzi consumare carni avicole, in alternativa ad altre fonti proteiche, potrebbe rappresentare una strategia utile per controllare il rischio coronarico. Esclusa inoltre ogni relazione tra il consumo di carni avicole e lo sviluppo della malattia diabetica di tipo 2, così come il consumo di carni bianche è stato associato a una riduzione del rischio di alcuni tumori.
Infine le carni avicole, secondo il documento, sono un alimento ideale per bambini, donne in gravidanza, anziani e sportivi.
Alla elaborazione del documento hanno collaborato alcuni dei principali rappresentanti della comunità clinica e nutrizionale italiana.
Manca solo Willy Wonka, ma il padiglione di Lindt Italia a Expo ha già attirato nella prima settimana di Expo oltre 35 mila visitatori. Situato da fianco al cluster del cacao e del caffè The Chocolate Factory ha l’obiettivo di diffondere la cultura del cioccolato di qualità secondo la tradizione che anima l’azienda fin dal 1845, producendolo nel rispetto dei più elevati principi etici e di sostenibilità, dall’approvvigionamento del cacao alla produzione, fino al consumo.
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Il team di Maîtres Chocolatiers ha già realizzato live 5.500 praline decorate secondo la tradizione della maison, 13.000 tavolette con ingredienti a vista e 15.000 boule Lindor (quelle dell’irresistibile scioglievolezza).
Progettata e costruita in collaborazione con Eurochocolate, la “The Chocolate Factory” Lindt si apre con un percorso emozionale ed educativo dedicato ai segreti della produzione del cioccolato Lindt, dalla selezione delle fave di cacao fino alla tavoletta, passando per le diverse fasi di lavorazione come la tostatura, la raffinazione, il concaggio, il modellaggio e il confezionamento.
Ci sono i territoriali e gli i-family, quelli che OK il prezzo è giusto e i Nonno Italo, i Wow shop e gli Hasta il consumo siempre.
Sono i sei cluster individuati dall’edizione 2015 della Shopping Map di Marketing & Trade, che traccia i modelli di consumo degli italiani, individua le tipologie di comportamenti di acquisto, gli atteggiamenti rispetto ai brand, alle promozioni, a qualità e sostenibilità, alle diverse forme della comunicazione. Disegna inoltre la propensione alla multicanalità di acquisto e alle influenze dei social e del web, oltre ad associare a ciascun modello di consumo i format preferite e le insegne retail frequentate e preferite di cui definisce una precisa performance rispetto a tutti gli elementi dell’offerta.
Shopping Map è basata su oltre 1100 interviste a consumatori dentro i luoghi dello shopping realizzate in 9 città metropolitane e in provincia, dal nord alle isole.
“La premessa – Afferma Daniela Ostidich, presidente di Marketing & Trade (scrivi una mail) – è che in questo inizio del 2015 il Il consumo in Italia riprende, ma su terreni del tutto inesplorati, creativi, sorprendenti e in qualche modo persino votati all’ottimismo e alla solidarietà che – prima che per i produttori – si deve esprimere tra i consumatori. C’è tuttavia una fascia di Italiani che ancora appare fuori da questo segnale di crescita: si tratta di una fascia di consumatori rimasta legata ad un consumo arcaico, frutto di una crisi del consumismo che per loro non ha avuto risposta, oppure di una vocazione al tatticismo e all’opportunismo che limita la capacità di costruire nuovi percorsi di shopping ma anche di socialità».
La Shopping Map individua alcuni temi e snodi su cui concentrarsi per leggere queste nuove direzioni di consumo.
Un tema centrale è quello della multicanalità, vista come contemporanea presenza di decisioni di acquisto -ma anche di raccolta di informazioni ‐ che maturano in modo totalmente sostituibile e complementare sul web oppure dentro il punto di vendita (oppure in aeroporto, in palestra, in metropolitana…).
Un altro tema discriminante per capire i differenti modelli di consumo degli italiani, è quello guardare alla dimensione dell’orizzonte percepito delle relazioni personali che appare sovrapporsi in modo importante con quello dell’ambito spaziale in cui gli acquisti avvengono.
L’ultimo tema riguarda l’atteggiamento verso lo shopping visto come attività di entertainment e autogratificazione oppure di mera 3 funzionalità.
Con la metabolizzazione dello shock da “crisi”, in sostanza c’è chi di shopping ha ancora fame e chi invece ne ha avuto abbastanza.
Vediamo allora come si definiscono questi modelli di consumo.
I TERRITORIALI sono gli shopper affezionati: al quartiere, alla prossimità, al prossimo come riferimento per i propri acquisti, dal consiglio del vicino di casa al consiglio del macellaio.
È un cluster formato da persone concrete, amanti dei rapporti diretti e degli acquisti su misura, che si concentrano sulla soddisfazione dei bisogni per loro primari. Senza appiattirsi, ma con poco o nessuno interesse per lo shopping frivolo, questo cluster vuole essere coccolato e viziato, ma nel punto vendita del cuore, vicino a casa. I negozi del centro storico preferiti sono quelli specializzati, sia perché è lì che si percepisce esserci la maggiore qualità, sia perché qui è ancora forte il rapporto umano con il personale. L’insegna di riferimento è Carrefour Market
Il reparto freschi di un punto vendita Natura Sì.
I-FAMILY è il perfetto risultato dell’evoluzione della famiglia moderna: giovane, attenta, giudiziosa, al passo con i tempi e con l’evoluzione dei modi e delle modalità di consumo. L’I-Family si destreggia su tutti i format e tutti i canali, da fisico a virtuale.
Da consumatori evoluti, quando fanno shopping scelgono insegne distintive, ma il massimo peso è dato al valore e alla sostanza, sono alla loro costante ricerca di innovazione: non per snobismo, piuttosto per ottenere un’esperienza d’acquisto tanto soddisfacente quanto gratificante. L’insegna di riferimento è Natura Sì
NONNO ITALO rappresenta quella fascia di Italia che continua a invecchiare, persone sempre più costrette a barcamenarsi tra 4 salute, famiglia, spesa quotidiana e gestione della casa.
Il risultato è che aumenta il senso di disillusione e stanchezza nei confronti del consumo come attività e fare acquisti diventa sempre più una sofferenza, una perdita di tempo. Pongono massima attenzione alla semplicità dell’acquisto, evitando di essere abbagliati da mode e novità. Emarginati tanto per necessità che per scelta, acquistano solo in luoghi comodi per vicinanza e orari e preferiscono i negozi facili da girare e da leggere, assortimenti mirati. L’insegna di riferimeto è Lidl
WOW SHOP sono gli animali da consumo, quelli per cui acquistare è uno stile di vita e un modo di presentarsi al mondo, hanno trovato altri canali su cui scatenarsi.
Alla costante ricerca di stimoli, il piacere dello shopping per loro è esaltato dall’innovazione negli spazi fisici del retail. Se lo shopping si fa nei flagship store, l’acquisto dei prodotti alimentari si fa nei negozi diretti di marca, ancora meglio se sotto forma di “eventi” come i temporary store. Internet è costantemente monitorato per poter sapere dell’ultima apertura di locali di tendenza, un’inaugurazione a cui partecipare e magari finire in qualche foto Se potessero mettere tenda da Eataly, l’avrebbero già fatto, magari vicino al carico/scarico per controllare gli arrivi delle novità. La loro insegna di riferimento è Designer Outlet
HASTA IL CONSUMO SIEMPRE è il cluster di shopper che, nel polverone della crisi, sembra non essersi nemmeno scompigliato i capelli: sono i consumatori che amano fare shopping, possono e vogliono farlo e come dargli torto?
Questo cluster infatti tende a frequentare tutti i canali e format della grande distribuzione, reali o virtuali: dal centro commerciale al negozietto vintage, dal negozio sotto casa all’outlet online, senza nemmeno farsi grandi pensieri sullo spendere/sperperare un po’ (anche grazie alla buona disponibilità economica). Aleggiano in una società post-postmoderna, eppure non si sono mai discostati dal passato: si riconoscono dallo sguardo poco attento a volantini e tv ma non sono rimasti indifferenti all’evoluzione dei canali, strada alternativa e pur sempre intrigante per comprare, comprare, consumare. L’insegna di riferimento è Coin
OK IL PREZZO È GIUSTO minuziosi e pragmaticamente infedeli, perspicaci fautori della spesa economa e misurata, attenti cacciatori del mercato e perseveranti ricercatori di convenienza, sono gli evergreen del mercato, la cui abilità a far la spesa (e farla bene) è il motivo di maggiore orgoglio sulla piazza degli shopper italiani e parte della routine sociale di questo cluster, un aspetto importante per dare senso alla propria giornata.
Il discount, a cui ci si è avvicinati in passato come reazione al periodo di ristrettezze economiche, rimane un buon punto di riferimento, così come il resto della Gdo. I rimanenti canali e formati sono praticamente ignorati, dalla ristorazione commerciale all’entertainment, tranne quelli che permetteno loro di sfoggiare la propria abilità di cherry pickers. La loro insegna de cuore è OVS
Presente in 35 paesi con un fatturato di 140 milioni di euro, Lamberet è un player europeo nel settore del trasporto frigorifero con un’ampia varietà di soluzioni per chi opera nel food ai diversi livelli, dalla gdo alla ristorazione, dal negozio al dettaglio all’industria alimentare. Si tratta sempre di veicoli isotermici con casse realizzate con materiali brevettati per un’elevata tenuta della temperatura, cellule integrate con alte performance, telaio specifico per frigo per una perfetta integrazione tra veicolo, allestimento e sistemi di refrigerazione.
Il tutto per garantire standard di prestazione e qualità con un occhio di riguardo al trasporto cittadino “green” con insonorizzazioni per ridurre la rumorosità, rispettando le norme PIEK, a partire dal pianale in alluminio speciale fino alla porta sollevabile isotermica con assistenza pneumatica, alla sponda e al gruppo frigo silenziati. L’elevata manovrabilità dei mezzi LAMBERET permette di arrivare nei supermercati cittadini trasportando 33 euro pallets o 66 pallets su due livelli con un’unica consegna, riducendo così il numero dei veicoli in città con un grande risparmio energetico.
Tra le ultime realizzazioni di Lamberet, presentate all’ultima edizione di Tuttofood vi sono due allestimenti Peugeot per il trasporto dei freschi: Peugeot Pianale Cabina Partner con cella isotermica 4 m³ e gruppo frigo Carrier mod. Xarios 200 RS 220 V e Peugeot Telaio Cabinato Boxer con box Lamberet Frigoline 10 m³ e gruppo frigo Carrier mod. Xarios 350.
Con Ford invece due allestimenti per il trasporto dei freschi e dei surgelati: Ford Transit V363 con cella isotermica Lamberet da 15 m³ e gruppo frigo Carrier modello Xarios 350 e Cassa rimorchio 750 KG PPT da 2,8 m³.
How are retail food distribution groups moving in Italy after these years of crisis and decline in consumption?
To give an answer, albeit partial, because obviously the dynamics of the various retailers can be different), we retrieved figures on the market shares of distribution groups in June 2007 (Source: Iri Top Trade, published in Beverages & Grocery, December 2012) and compared them with those of January 2013 and January 2015, again sourced from Iri Top Trade. Excluding discount stores. But perhaps we must start to include them in these rankings.
Nearly eight years ranging from the pre-crisis period to date allow us to observe how the different groups have emerged from this turbulence, assuming it is over and, as is probable, further setbacks are not awaiting us. The table shows how the market shares of the various groups have changed and a number of facts are immediately noticeable.
Market shares of large-scale distribution groups in Italy
Source: Iri Top Trade
There is a group of companies that has faced the storm of the crisis with no apparent setbacks (Conad, Esselunga, Selex, Sigma, Sun, Crai, Agora) mainly due to the development of recent years through acquisitions and new openings, but also, in the case large-scale distribution, to the historic movement of companies from one group to another.
There are also groups that in the long term have lost market share, but have recovered between 2013 and 2015. Among these are Coop and Végé (formerly Interdis). On the contrary, Auchan had gained market share between 2007 and 2013 but lost it in the second period, and the union episodes of recent weeks are there to prove it.
A decrease for all the others, in some cases of a few decimal points, in others more substantial amounts.
In the longer term, therefore, things are a bit different and let’s try to summarise.
Firstly, most large-scale distribution groups have maintained their position, they have a reacted to the market, unlike their major foreign counterparts. The exit of Rewe from Italy and the difficulties of Auchan and Carrefour are the demonstration. Also groups built around entrepreneurs and very focused on the local area have shown a positive trend. The stability over time of small distribution companies is another story, but this is not the subject of this analysis.
Secondly, but we already knew this, groups more focused on the hypermarket format have suffered a decline.
As regards the four leading groups, the dynamics are different. Coop seems to be recovering after a decline between 2007 and 2013, while the expansionary policy of Conad, the investments of Esselunga and the consolidation of Selex form the basis of the positive trend in all the years considered. Obviously in these seven years the context in which retail distribution operates has changed, moving from a phase of growth in consumption to one of decline, of a change in the internal dynamics of consumption, which has challenged the business models of distribution groups, formats and individual retailers.
This scenario, however, is destined to change yet again, both due to the changes in recent months (Conad and Carrefour that have shared the spoils of Rewe-Billa and the entry of Bennet in Selex to name just two) and because sales and consumption have not yet stabilised but are proceeding in a kind of sawtooth manner and, finally, the general conditions which, with the possibility of a VAT increase still pending, are disturbing the sleep of retail entrepreneurs and managers.
In due decenni, per l’indagine svolta da Gfk Eurisko commissionata da Tre Valli Coooperlat, si registra un’evoluzione senza precedenti nella cultura gastronomica italiana. Dal 1995 a oggi sono infatti aumentati gli italiani che si ispirano alla dieta mediterranea (erano il 41%, oggi sono al 62%), che preferiscono i pasti slow (dal 40% al 21%, alla voce ‘mangio sempre in fretta’) e che sono più attenti all’alimentazione (dal 24% al 13% la quota di chi afferma ‘trascuro molto la mia alimentazione). Non solo: in vent’anni crolla il pasto completo a pranzo (dal 68% al 48%) ma soprattutto alla sera (dal 41% al 25%), mentre cresce la colazione (87% contro 70%) e si fa strada il fuoripasto (36%), non contemplato nel 1995.
Aumenta anche il consumo di prodotti a base vegetale, crolla quello di carne (sono 2 milioni gli italiani che hanno ridotto il consumo di carne negli ultimi 6 anni). Sono il 16% gli italiani che si sentono poi vicini ad almeno un regime alimentare particolare, a partire dalla cucina vegana e da quella vegetariana che, insieme, raccolgono consensi per 9% degli intervistati (3% vegani, 6% vegetariani), seguite dal macrobiotico e dal crudismo (vicini alla sensibilità del 2% del campione).
Quattro italiani su cinque conoscono alimenti a base di soia, e sfiorano il 40% quelli che li consumano abitualmente o ne hanno fatto uso almeno una volta negli ultimi 6 mesi. L’acquirente tipo viene dal nord-ovest (36%), abita in grandi città (13%) e occupa posizioni dirigenziali (25%); sono prevalentemente donne (58%), tra i 45 e i 54 anni (28%) e in possesso di una laurea (17%). A finire più spesso nei carrelli della spesa la panna vegetale (15%), le bevande sostitutive del latte (conosciute da oltre la metà del campione e scelte dal 14%) e i piatti pronti a base di soia (12%).
“La gamma dei prodotti vegetali – spiega Federico Camiciottoli, direttore pianificazione strategica e business innovation di TreValli, che ha presentata oggi a Milano al fuori Expo della Regione Marche la nuova linea di prodotti a base di soia Ogm free (Hoplà Idee di soia) – va incontro a esigenze relativamente nuove e in crescita. Oltre la metà dei consumatori infatti si è avvicinata al vegetale nell’ultimo anno (54%), e un quarto dei compratori storici ne ha aumentato il consumo. Per questo abbiamo lavorato su una linea tutta italiana OGM-free, ‘Hoplà Idee di soia’, che sta trovando un buon mercato anche in Cina”.
Genagricola. Le Generali che non ti aspetti è il claim della campagna di comunicazione che Generali Italia ha lanciato in occasione di Expo, dopo aver vinto la gara europea per la copertura assicurativa danni e responsabilità civile dell’Esposizione universale. Un’occasione per dare visibilità internazionale a questa realtà che rappresenta una peculiarità all’interno del Gruppo Generali, come ha sottolineato il presidente di Genagricola e Ad di Generali Italia Philippe Donnet.
Un impegno, quello di Generali, nell’ambito agricolo che ha radici profonde: la prima acquisizione fdi Cà Corniani avvenne nel 1851, quando Generali realizzò una grande opera di bonifica.
Alessandro Marchionne, ad di Genagricola
Il 2015 è anche un anno di rilancio strategico dell’azienda, nel quale il vino ricopre un ruolo decisivo. Ne parliamo con Alessandro Marchionne, da settembre amministratore delegato di Genagricola che del proprio vino parla in maniera diversa, senza incamminarsi nei percorsi sensoriali, olfattivi e palatali, nelle spiegazioni sulle qualità del terroir che ne fanno un prodotto unico. Non perché con i suoi 760 ettari di vigneti in Italia e in Romania non abbia coscienza della biodiversità che esprime. A questo ci pensa l’enologo ingaggiato all’uopo. E che enologo! Nientemeno che Riccardo Cotarella, presidente degli enologi europei.
Marchionne ne parla in maniera diversa perché, dice: «Non puoi permetterti di fare progetti sul vino senza sapere prima dove vuoi vendere, come e con chi, con quale posizionamento. Per questo nel mondo del vino più ancora che investimenti in cantina devi investire in management e in cultura».
E dove vuole andare Genagricola? «Genagricola – afferma Marchionne – è la più estesa azienda agricola italiana, con i suoi 14.000 ettari di campi. Attualmente il 70% dei 46 milioni di euro di fatturato proviene dall’agricoltura e il 30% dal vino. Per noi il vino è strategico e il nostro obiettivo è quello di farlo crescere. Ma non solo, il cambiamento che abbiamo già iniziato a fare coinvolge le quattro aree del nostro core business: l’allevamento, le colture erbacee, la produzione di energie rinnovabili e ovviamente la viticoltura».
In che modo? «L’abbiamo chiamata agricoltura 2.0. vale a dire che ci concentriamo verso un rilancio strategico del comparto vinicolo, puntiamo a sviluppare un’agricoltura di precisione, vale a dire che vogliamo calibrare con esattezza i trattamenti necessari, dobbiamo valorizzare e rendere fruibili le aziende agricole secondo una logica multifunzionale, in collegamento con il turismo e il sociale. Molte delle nostre aziende infatti risiedono in territori unici e hanno anche un valore storico e paesaggistico non indifferente. Inoltre dobbiamo puntare su processi industriali innovativi per quanto riguarda la sicurezza e la logistica integrata. Infine in collegamento con le università di Trieste e Venezia abbiamo un programma di formazione e inserimento di giovani laureati nell’attività agricola»
Più specificamente nel comparto vinicolo,oggi Genagricola con le sue etichette (Tenuta Santanna, Torre Rosazza, Bricco dei Guazzi, Borgo Magredo, Poggiobello, Gregorina, V8+ e Solonio) sviluppa circa 14 milioni di euro di fatturato, per il 70% con vini bianchi e il 30% con i rossi. Due le linee di sviluppo: crescita all’estero fino al 50% del fatturato con il rafforzamento del management dedicato e dell’organizzazione commerciale e distributiva e rafforzamento nei vini rossi eventualmente con acquisizioni di vini iconici per i mercati internazionali.
Nel frattempo è già cominciato un restyling delle etichette e delle immagini dei brand, a partire da Tenute Santanna che ha mantenuto il logo nella forma romboidale, ma sono stati inserite delle linee verticali a rappresentare in maniera stilizzata i filari d’uva.
SuperMix! is the new line of seed mixes enriched with ingredients selected for their specific beneficial properties that Pedon has presented at Tuttofood, dedicated both to consumers attentive to their diet and wanting to supplement it with a source of well-being, as well as those adopting a restrictive regime due to intolerances or vegetarian and vegan nutrition choices.
They are in fact characterised by a high fibre, protein, vitamin, omega3, iron, phosphorus and magnesium content. 100% natural, they contain no preservatives or additives, are GMO free and the only ones in the category guaranteed to be gluten free, nuts free and vegan OK.
“We are witnessing a new concept of food among consumers, based on the link, proven by scientific research, between nutrition and physical and mental well-being and where the time factor becomes increasingly crucial – said Luca Zocca, Pedon Marketing Manager – Modern foods have consequently invaded and acquired an important role in daily eating habits. We are attentive to the evolution and changes in the demand for such products, adapting the offer to new market segments. This is what led to the creation of SuperMix!, able to revitalise the category and meet the growing demand for natural, healthy and easy-to-use products”.
Available in six variants, they are designed to enrich salads and soups, make baked preparations such as bread and flat bread special and fortify breakfast in addition to cereals and in yoghurt. SuperMix! are also ideal as a snack, before and after sports activity or in the office as a healthy between-meals bite.
The SuperMix! line consists of different combinations of highly nutritious seeds – such as sunflower, pumpkin, sesame, flax and hemp – enriched with stabilised vegetables, toasted soybean, chia and soft blueberries in 4 variants for “savoury” mixes (salads, soups, breads, snacks), or with buckwheat flakes, chia, goji berries and blueberries covered with dark chocolate in 2 variants for breakfast. The QR Code on the label allows the consumer to easily access a full data sheet of the nutritional values of each product with usage suggestions.
The packaging used is also innovative, specifically and exclusively designed for this category.
SuperMix! in fact come in a convenient space-saving jar with a patented stay-fresh dispenser to easily dose the content. The transparency of the jar enhances the contents and the colours for better visibility and shelf impact. The practical display tray, which is also transparent and mono-facing, or the floor display offer different display solutions at the point of sale.
There were over 78,000 visitors to the Tuttofood edition which closed today, an increase of 40.8% over the previous year and 78.7% of foreign visitors.
Of significance is the fact that 2,100 selected top international buyers met with 2,838 exhibitors, of which 433 foreign, representing 7,000 brands, 11,790 in pre-scheduled appointments through the online Expo Matching Program calendar. So much so as to bring the new CEO of Fiera Milano, Corrado Peraboni, to say that “Tuttofood is ‘the’ ultimate tool for further internationalisation of Italian agrifood. Thanks to Tuttofood, many small to medium quality businesses had access to markets in which it would be difficult for them to be known in any other way. The goal of 50 billions in exports is increasingly within the reach of the food system and we are doing our part”.
A qualitative survey conducted on the top international buyers during the event revealed that Italian products are in demand worldwide, not only due to the appeal of our food and wine, but also because they have a reputation of being natural, safe and of high quality. Among the emerging markets, India and China are the most sensitive to the value added of all-Italian ingredients, while Middle East consumers especially appreciate the naturalness. Searching out original and little-known specialities, on the other hand, is the fad of Americans and Northern Europeans.
This strong interest in Italian food is confirmed by Kennet Pray, director of Kroger (2619 supermarkets and 786 convenience stores in the United States) for whom American food lovers are strongly attracted by Italian food that is affordable and simple and, especially upscale clientèle, is constantly in search of quality specialities.
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