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Istat, cresce il clima di fiducia dei consumatori e delle imprese. Futuro meno fosco

La cautela è d’obbligo, ma se un clima di fiducia positivo è la premessa per la ripresa dell’economia, allora l’ultimo bollettino Istat apre qualche spiraglio di luce.

Stando alla rilevazione del clima di fiducia dei conaumatori e delle imprese, a febbraio l’indice composito del clima di fiducia dei consumatori, espresso in base 2005=100, aumenta in misura significativa, passando a 110,9 da 104,4. Anche l’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator), in base 2005=100, mostra un deciso miglioramento, salendo a 94,9 da 91,6 di gennaio 2015.

I consumatori
I giudizi dei consumatori migliorano sia con riferimento all’attuale situazione economica del Paese (a -73 da -101, il saldo), sia per quanto riguarda le attese (a 23 da -3, il saldo). Il saldo dei giudizi sulla dinamica dei prezzi al consumo negli ultimi 12 mesi mostra una diminuzione a -27 da -22 e quello delle attese per i prossimi 12 mesi conferma questa tendenza (a -33 da -31, il saldo). Migliorano decisamente le aspettative sulla disoccupazione (a 10 da 40, il saldo).

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I giudizi sulla situazione economica della famiglia migliorano: il saldo passa a -50 da -55. Quanto alle attese future il saldo diminuisce a -6 da -14, questa variazione è determinata dalla diminuzione della quota di intervistati che si attendono un peggioramento lieve (a 14,8% da 19,3%) o più rilevante (a 2,8% da 3,7%) della situazione economica della propria famiglia. Migliorano anche i giudizi sul bilancio familiare il cui saldo aumenta a -10 da -12.

Diminuiscono i giudizi sulla convenienza all’acquisto immediato di beni durevoli (a -74 da -67, il saldo), per l’aumento della quota di coloro che ritengono quello attuale un momento poco favorevole per fare acquisti di beni durevoli (al 55,7% dal 53,9%). Al contrario, il saldo delle intenzioni di acquisto di beni durevoli nei prossimi 12 mesi migliora, passando a -84 da -95 per la diminuzione dalla quota di intervistati che si attendono di spendere molto meno in futuro (al 37,6% dal 43,7%).

Le imprese
Riguardo le imprese, migliora il clima di fiducia di quelle dei servizi di mercato (a 100,4 da 94,9), del commercio al dettaglio (a 105,3 da 99,4) e della manifattura (a 99,1 da 97,6), mentre scende lievemente quello delle imprese di costruzione (a 76,6 da 77,4).

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L’indice del clima di fiducia sale in tutti i principali raggruppamenti di industrie: in particolare, l’indice sale a 97,9 da 96,8 nei beni di consumo, a 99,8 da 99,7 nei beni intermedi e a 98,8 da 95,4 nei beni strumentali. Anche i giudizi sugli ordini migliorano: nei beni di consumo il saldo sale a -20 da -23, nei beni intermedi a -22 da -24 e nei beni strumentali a -18 da -24. Il saldo dei giudizi sulle scorte di prodotti finiti passa a 3 da 2 nei beni di consumo, a 2 da 0 in quelli intermedi, mentre rimane stabile a 0 nei beni strumentali. Le attese sulla produzione migliorano nei beni intermedi e nei beni strumentali, i cui saldi salgono rispettivamente a 4 da 3 e a 7 da 3, mentre rimangono stabili a 3 nei beni di consumo.

 Le imprese del commercio al dettaglio
Nel commercio al dettaglio il clima di fiducia migliora passando a 105,3 da 99,4 (in gennaio). L’aumento è dovuto, in particolare, al forte recupero del saldo dei giudizi sulle vendite correnti (da -16 a -5) e alla crescita di quello relativo alle aspettative sulle vendite future (da 8 a 13); in lieve decumulo sono giudicate le scorte di magazzino (da 5 a 4).

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Disaggregando i risultati per tipologia distributiva, la fiducia migliora con particolare intensità nella distribuzione tradizionale (a 107,6 da 100,0 il relativo indice), ma cresce anche nella grande distribuzione (a 103,3 da 99,8). Nella prima emerge in forte recupero il saldo dei giudizi sulle vendite correnti (da -31 a -16) ed in miglioramento quello relativo alle attese sulle vendite future (da -3 a -1); nella seconda, si evidenziano in aumento sia il saldo dei giudizi sulle vendite correnti (da 4 a 10), sia quello delle attese sulle vendite future (da 21 a 28). Quanto alle scorte di magazzino, il saldo della variabile aumenta da 11 a 13 nella grande distribuzione e si ridimensiona da 1 a -2, in quella tradizionale.

Centromarca: gennaio positivo per i prodotti di marca. Evitare gli aumenti dell’Iva

In un mercato che dà segni di ripresa, i prodotti di marca crescono in misura superiore alla media grocery. Lo segnala una nota diffusa da Centromarca puntualizzando che le vendite dei prodotti di marca hanno registrato un +1,2% a valore e +1,3% a volume, in linea con i segnali di ripresa del comparto grocery (+1,2% e +0,4% rispettivamente).

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«Sono segnali positivi, frutto dello straordinario impegno delle nostre imprese a sostegno della domanda», commenta Luigi Bordoni, presidente di Centromarca, ricordando gli investimenti effettuati dalle Grandi Marche nell’innovazione, nelle iniziative di marketing sui punti di vendita della moderna distribuzione e la crescita del +5% registrata dalla pianificazione pubblicitaria a fronte di un calo complessivo del mercato del -2,5% (fonte: Nielsen 2014).

«Nei prossimi mesi», sottolinea Bordoni, «avremo modo di verificare se la domanda manifesta effettivamente un’inversione di tendenza. Certo continueremo a collaborare con la moderna distribuzione con l’obiettivo di mantenere dinamiche le vendite al dettaglio». Nel 2014 la filiera ha investito in promozioni circa 8 miliardi di euro.

Stando alle rilevazioni relative alle prime settimane di febbraio, infatti, le vendite nella gdo sarebbero in leggera crescita, ma cautela vuole che si attenda almeno fino a marzo-aprile per capire se si tratta di una vera inversione della curva negativa oppure no.

Resta il fatto che se di ripresa dei consumi si dovesse trattare, incombe come un macigno la clausola di salvaguardia che, in mancanza di interventi di razionalizzazione e revisione della spesa pubblica, aprirebbe la strada a incrementi dell’Iva. Con il rischio di paralizzare ancora una volta i consumi, gli investimenti delle imprese, l’occupazione.

Secondo le elaborazioni di Ref Ricerche per Centromarca, nell’ipotesi di un intervento nella sua dimensione massima l’impatto degli aumenti Iva determinerebbe: incremento aggiuntivo dei prezzi al consumo superiore al 2%; riduzione dei consumi delle famiglie dell’1,8% e contrazione addizionale del Pil pari allo 0,8%.

Per questo Centromarca lancia l’appello al Governo per sterilizzare la clausola di salvaguardia Iva.

Superconti-Coop Centro Italia: prima di Pasqua la decisione dell’Antitrust

Si conoscerà solo prima di Pasqua la decisione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato in merito all’acquisizione della rete di punti vendita Superconti da parte di Coop Centro Italia.

A Superconti fano capo trentasei punti vendita tra centri commerciali, grandi magazzini e supermercati distribuiti nelle province di Terni, Perugia, Rieti, Viterbo, Roma e Macerata con oltre 800 dipendenti all’attivo.

L’operazione, stando alla stampa locale, non è totalmente indolore per i soci di Superconti: la famiglia Antonioli, proprietaria del 50% del gruppo si è infatti dissociata dall’operazione, anche se proprio all’indomani della firma del contratto Federico Conti, uno degli amministratori, aveva imputato proprio ai dissapori tra i soci la decisione della vendita.

Peraltro per Coop Centro Nord, che rafforzerebbe in questo modo il presidio del territorio, potrebbe configurare secondo l’Antitrust il rischio di una posizione dominante, soprattutto nella provincia di Terni. «L’operazione in esame – si legge infatti nel provvedimento dell’Antitrust -appare suscettibile di determinare effetti restrittivi sotto il profilo concorrenziale sul mercato degli ipermercati nella provincia di Terni: Coop Centro Italia, infatti, già primo operatore con una quota pari a circa il 43%, porterebbe la propria quota al 60% circa. Il secondo operatore, il gruppo Conad, detiene su tale mercato il 35% circa. Inoltre, qualora si dovesse verificare una sostanziale unitarietà decisionale o di comportamento tra le società aderenti al sistema Coop, l’operazione potrebbe determinare effetti di rilievo anche nel mercato degli ipermercati della provincia di Viterbo».

Se così fosse potrebbe scattare la decisione di un correttivo, con la cessione di alcuni punti vendita ad altri compratori. E qui, secondo Il Giornale dell’Umbria, potrebbe rientrare in gioco la famiglia Antognoli rilevandoli.

Auricchio consolidates its position on the US market with acquisition of The Ambriola Company

“A strategic decision and an important signal for the entire food industry”. Said Alberto Auricchio, commenting on the acquisition by the global leader in the production of Provolone cheese of the American firm The Ambriola Company, one of the largest importers and distributors of Italian cheeses and Parma ham in United States.

The Ambriola Company, very well known both in retail and in large-scale distribution, has been importing Italian cheeses since 1921 and is the exclusive importer of the Locatelli brand – with Pecorino Romano other sheep’s milk cheeses – the number one brand of Italian cheeses exported to the USA.

The company, which is based in New Jersey, has for over twenty years been importing and distributing Auricchio (Provolone, Parmigiano Reggiano, Grana Padano), Giovanni Colombo (Gorgonzola, Taleggio, Mascarpone), F.lli Pinna (Pecorino Romano) and Luppi (Prosciutto di Parma) branded products. It also imports and distributes under the “Ambriola” brand Pecorino Romano, Parmigiano-Reggiano and Grana Padano. In the last financial year it had a turnover of 52 million dollars, with an increase of 10% over the previous year.

“The American market – added Auricchio – is for us the number one in terms of export share; moreover, more than 50% of the turnover of Ambriola already came from our Auricchio, Locatelli and Giovanni Colombo brands.Also, in the near future, we will be able to expand the range of Italian products to other food sectors”.

In 2014, the Auricchio Group had turnover in excess of 200 million euros, with growth of 2% in Italy and 8% in exports.

A fine aprile apre Il Mercato del Duomo, nuovo flagship store di Autogrill

Aprirà il 30 aprile Il Mercato del Duomo, il nuovo flagship store del Gruppo Autogrill, vera cattedrale del gusto affacciato sul Duomo di Milano realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche (UNISG) di Pollenzo e progettato da Michele De Lucchi.

Il progetto, con un investimento di 13,5 milioni di euro intende rivitalizzare l’offerta culturale e artistica della Galleria Vittorio Emanuele, al cui angolo si trova. Il progetto architettonico, realizzato in collaborazione con l’architetto Michele De Lucchi, che valorizza i disegni originali del Mengoni. Attraverso questo intervento, rispettoso dell’identità degli spazi, ma al tempo stesso in grado di coniugare le esigenze complesse tipiche della grande ristorazione, Autogrill restituisce alla città uno dei capolavori del suo patrimonio storico-urbanistico, in cui si inserisce la scultura realizzata dall’artista Adam Lowe, che riproduce le radici di un albero di ulivo secolare, simbolo denso di significati legati alla storia e ai valori del Gruppo.

«Abbiamo scelto di trasformare Milano nel principale laboratorio di innovazione e sperimentazione del Gruppo – ha dichiarato Gilberto Benetton – perché crediamo nelle potenzialità di questa città, del suo territorio e della nostra azienda. Con Il Mercato del Duomo torniamo alle radici della nostra storia per guardare al futuro, un futuro che parla d’innovazione ed eccellenza”.

«In questo nuovo progetto Autogrill ha concentrato tutto il know-how acquisito nei numerosi anni di attività in tutto il mondo –afferma Gianmario Tondato Da Ruos, Amministratore Delegato di Autogrill – proponendo un’offerta unica e originale in grado di soddisfare le nuove tendenze e gli stili di consumo del nostro tempo. Il Mercato del Duomo è la rappresentazione esemplare della nostra filosofia che mette al centro il territorio, il recupero delle pratiche e dei mestieri artigianali, all’interno di un modello di sviluppo sostenibile, per l’ambiente e le persone».

Il Mercato del Duomo si sviluppa verticalmente su 4 piani, per una superficie complessiva di 5.000 metri quadrati, di cui 3.000 aperti al pubblico, che riflettono i progressivi stadi di lavorazione della materia prima e le diverse esperienze di consumo: dal cibo nella sua forma più semplice e naturale al prodotto lavorato e trasformato in ricette, dalla consumazione veloce a un’esperienza più slow.

Questo percorso esperienziale verticale si riflette nei diversi concept sviluppati all’interno de Il Mercato del Duomo:

–       il Bar Motta, che in un’atmosfera suggestiva, connubio perfetto tra tradizione e modernità, offre prodotti di caffetteria e croissanteria di altissima qualità;

–       il Mercato, la novità principale del nuovo punto vendita, gestito da Compagnia Alimentare, che riproduce il tradizionale mercato cittadino composto da banchi alimentari di produttori e fornitori locali, selezionati con il contributo di UNISG, dove i visitatori troveranno le eccellenze del territorio lombardo, e non solo;

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–      il Bistrot Milano Duomo, il concept di nuova generazione inaugurato nel 2013 presso la Stazione Centrale di Milano, che attraverso un’ampia offerta sviluppata su due piani valorizza i prodotti tipici e il recupero delle pratiche di lavorazione artigianale, in linea con la nuova filosofia di ristorazione Autogrill;

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–       la Terrazza Aperol, luogo di tendenza e simbolo del tradizionale aperitivo milanese;

–       il ristorante-laboratorio Spazio – un progetto della Niko Romito Formazione – dove i giovani cuochi della Scuola di Formazione di Castel di Sangro (L’Aquila) condivideranno con gli ospiti le storie, le idee e le emozioni che nascono dall’ideazione di un piatto fino alla sua realizzazione.

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–       Allo stesso piano, inoltre, sarà presente un Wine Bar, che proporrà al visitatore una selezione delle eccellenze enogastronomiche italiane. Due concept di alta cucina, ma accessibili al grande pubblico, che rappresentano l’ultimo stadio della lavorazione della materia prima. L’edificio comprende anche la libreria Feltrinelli collocata al piano seminterrato.

Con “Birra io ti adoro“ Assobirra racconta la birra alle donne. E sulle accise torna alla carica

Screenshot Birraiotadoro.it“Birra io t’adoro”, il nuovo claim della campagna lanciata da Assobirra a trent’anni dal celebre “Meditate gente, meditate” di Renzo Arbore, avrà lo stessa capacità di imporsi nell’immaginario collettivo? Tanto più che questa volta il soggetto è donna, quella millennial tra i 18 e i 35 anni che, anche in Italia, stanno diventando una tipologia sociologica da studiare ma anche da corteggiare per il loro anticonvenzionalismo. In Assobirra sono pronti a scommetterci, considerando che l’Italia è il Paese con il più alto numero di consumatrici di birra in Europa (6 su 10), pur mantenendo il minor consumo procapite (solo 14 litri). Sono le donne che amano la birra così come ce le racconta la ricerca Doxa effettuata ad hoc.

La protagonista di “Birra, io t’adoro” è una donna moderna, indipendente, ironica, impegnata, che anche nella vita frenetica di tutti i giorni riesce a ritagliarsi dei momenti di piacere e socialità in cui il gusto della birra è complemento perfetto.

La campagna sarà on air da metà febbraio su stampa, outdoor, media online e sulle principali piattaforme social. AssoBirra la porterà avanti per tutto il 2015 integrando l’advertising con attività di PR. E infatti, Birra io t’adoro vivrà anche su un blog (birraiotadoro.it) e 5 profili social (Facebook, Twitter, YouTube, Pinterest e Instagram) per contribuire a farne conoscere la storia, creare cultura di prodotto e raccontare la cultura della birra.

Filippo Terzaghi direttore AssoBirra
Filippo Terzaghi direttore AssoBirra

L’associazione che riunisce i produttori di birra ha deciso questa campagna in un momento particolare per i consumi di birra, decisamente sotto pressione dopo l’aumento delle accise a gennaio. «Gli acquisti dei consumatori si stanno spostando verso i prodotti di primo prezzo», spiega il direttore di Assobirra Filippo terzaghi. «Ma forse il governo non ha considerato che in tal modo per recuperare una parte di accise sta aprendo voragini nell’iva, perché il gettito, su un prezzo di vendita più basso è inferiore. Con il bel risultato di non trarre grandi giovamenti sul fronte delle entrate ma di aver assestato un colpo a tutta la filiera della birra, che parte, non dimentichiamolo, dall’agricoltura». Proposte? «Non sta a noi trovare strade alternative, anche se intervenire sugli sprechi della pubblica amministrazione dovrebbe essere la prima opzione. Di certo chiederemo di ridurre le accise. Stiamo parlando di ricercare entrate sostitutive per 23 milioni di euro,. Che per il bilancio dello Stato italiano non dovrebbe essere impossibile».

Infografica: le millennials, donne che amano la birra

Una generazione che non si era mai vista, quelle delle millennials, donne, o meglio ragazze, tra i 18 e i 35 anni: donne che amano la birra, come recita il titolo della ricerca commissionata da Assobirra a Doxa in occasione del lancio della campagna che ha proprio le giovani donne come protagoniste e destinatarie del messaggio.

Sì perché le donne nate tra il 1980 e il 1996 sono circa 7 milioni e per valori, passioni, abitudini e stili di vita hanno poco a che vedere con le generazioni precedenti (che però hanno tracciato la strada della liberazione dai tabù e dai vincoli atavici, o per lo meno ci hanno provato). Le loro caratteristiche, rivela l’indagine Doxa-AssoBirra, sono molto diverse dalle loro madri o zie: 4 su 10 lavorano (42%, circa il 20% in più rispetto a venti anni fa), mentre il 16% (1 milione di giovani donne under 35, erano circa 800 mila a metà anni Duemila) lavorano in casa, alcune per costrizione (difficoltà a trovare un lavoro) altre per scelta. 7 su 10 hanno una (o più di una) laurea o sono diplomate: quasi il doppio degli anni Novanta. Chi lavora si sente apprezzata e appagata (grado di accordo 7,5 su 10) e nella vita considerano intelligenza e competenza molto più importanti della bellezza (con un grado di accordo di 8,6 su 10). E 3 giovani donne su 10 confessano di fare senza problemi cose una volta considerate prevalentemente “da maschi” come bersi una birra con gli amici o parlare con passione di economia e politica.

«Questa generazione – spiega Filippo Terzaghi, direttore di AssoBirra – è stata capofila di un cambiamento di approccio epocale nei confronti della birra. Abbiamo voluto conoscerla meglio in tutti i suoi aspetti relativi alla concezione del mondo e allo stile di vita. E abbiamo scoperto, con piacere, che la loro anticonvenzionalità nell’approccio alla birra – per 1 su 4 è la bevanda alcolica preferita mentre 6 su 10 la bevono con moderazione, registrando i consumi procapite, 14 litri l’anno, più bassi d’Europa – è solo sintomo di una più generale diversità che si riflette in ogni scelta e anche nei sistemi di valori, che mettono l’amicizia, la socialità, la cultura e la realizzazione nel lavoro al primo posto. A queste donne che sanno essere come la società le vuole, trovando però anche il modo per essere come vogliono loro stesse, abbiamo dedicato una campagna – “Birra io t’adoro” – la prima dopo quella storica degli anni Ottanta con Renzo Arbore… E, soprattutto, la prima con le donne al centro del messaggio».

 

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Sisa completa la riorganizzazione della centrale

Da sinistra, Marco Ravagnan, Marco Calcagno, Germano Ottone e Danilo Preto, la squadra di management di Sisa Spa

Una nota di Sisa illustra il nuovo organgramma della centrale con due nuove nomine con l’obiettivo di ottimizzare e implementare le attività strategiche, per migliorare sempre più la gestione e l’efficienza della struttura.

Il direttore genereale Marco Ravagnan, prosegue con il processo di attuazione delle linee corporate volto al miglioramento continuo delle attività strategiche dell’azienda che si riversano anche nel perfezionamento delle prestazioni e nella individuazione di ulteriori opportunità legate al mondo IT per relazioni sempre più strette e attuali con il consumatore.

Marco Calcagno, già alla direzione commerciale di Sisa Centro Sud, viene nominato direttore commerciale nazionale con l’obiettivo di rafforzare le potenzialità commerciali e le relazioni con i partner della IDM grazie anche alla recente partnership con Auchan-Sma per i contratti nazionali e con Crai per un accordo di sinergia operativa.

La direzione MDD viene affidata a Germano Ottone, già in SISA con una lunga esperienza con altri incarichi, con l’obiettivo di sviluppare sempre più una già solida area MDD rafforzando e segmentando l’offerta attraverso le tre linee SISA, Gusto&Passione e Primo, con prodotti distintivi indirizzati a segmenti specifici di consumatori.

Danilo Preto continua la sua attività di direttore marketing e comunicazione con operazioni diversificate mirate a occupare le aree di riferimento nei confronti del consumatore, dell’industria, delle istituzioni con la partecipazione anche nelle Associazioni di categoria.

L’iper-rilevanza ovvero quando l’Internet of everything cambia il comportamento d’acquisto

Lo shopping deve essere comodo, facile ed efficiente: parola di consumatore. A ribadirlo una recente ricerca dedicata al retail da Cisco Consulting Services da cui emerge che non basta personalizzare l’esperienza, ma occorre andare oltre, verso un servizio basato sull’”Iper rilevanza”.

Ne parla un articolo dal titolo “un affare da 1.500 miliardi” punbblicato sul numero di inStore, sfogliabile anche online.

Per raggiungere questo obiettivo – si legge nell’articolo – si deve partire dai dati al fine di analizzarli e tracciare l’esperienza d’acquisto più idonea al contesto in cui il consumatore si venga a trovare. Ma secondo i clienti, quali sono i momenti e le situazioni in cui occorre operare un intervento per migliorare l’esperienza d’acquisto?  Il 39% dei consumatori ha indicato il processo di selezione e acquisto dei prodotti: la richiesta sarebbe quella di un intervento che renda più facile trovare con certezza in negozio ciò che si cerca e di avere maggiore efficienza al momento del pagamento.  Ma quali concept di shopping vanno per la maggiore?  Cisco ha testato con i consumatori coinvolti nella ricerca 19 diversi concept di shopping.

Leggi qui tutto l’articolo

Da Mangiarsano Germinal nuova linea di biscotti bio vegan

I prodotti per la prima colazione sono il vero core business per Mangiarsano Germinal, il gruppo veneto specializzato negli alimenti biologici, salutistici e funzionali, formatosi nel 2007 dopo l’acquisizione di Germinal da parte di Mangiarsano. Sono oltre 200 le referenze biologiche e salutistiche presenti nel portafoglio dell’azienda, ognuna con caratteristiche nutrizionali e funzionali particolari: dai prodotti vegan a quelli senza glutine, senza lievito, senza latte e uova, fino a formulazioni mirate all’apporto di specifici nutrienti, come fibre, betaglucani, antiossidanti, proteine.

In questi giorni lancia sul mercato la gamma Germinal Bio Vegan con due nuove proposte, i Biscotti alle Gocce di Cioccolato e al Tè Verde.

Uno dei trend di consumo più sorprendenti degli ultimi due anni è il boom dei prodotti vegani, animato da nuove e crescenti consapevolezze da parte di una nicchia di consumatori alla ricerca di un nuovo rapporto tra alimentazione e salute, che critica l’insostenibilità ambientale attuata dagli allevamenti intensivi, a favore del rispetto dei “diritti degli animali”. Anche se solo lo 0,5% della popolazione italiana si dichiara vegana questa nicchia cresce al ritmo del 15% all’anno. In aggiunta un ulteriore 6,5% di persone segue una dieta vegetariana e il 20% dichiara di ridurre il consumo di carne, uova, latte e derivati per questioni etiche o salutistiche (Fonte: Eurispes 2014).

Nel 2014 il Gruppo MangiarsanoGerminal ha fatturato oltre 25 milioni di euro, per un 33% dettaglio specializzato (Ecor, Probios e altri), 31% Gdo con il marchio Germinal Bio, Mangiarsano e BioBimbo BioJunior, 16% private label, 14% estero, 4% canale farmacia e infine 2% horeca.

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