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Un cartellone che eroga vino: è successo per davvero, a Manchester

Un cartellone pubblicitario in grado di erogare vino, completamente gratuito: non è un’invenzione dell’Archimede Pitagorico disneyano bensì una trovata pubblicitaria varata da un punto vendita Aldi a Manchester, nel Regno Unito.

L’idea, come riportato da un articolo apparso su Forbes pochi giorni fa, nasce dopo un sondaggio che ha raccolto oltre 1000 estimatori di vino rosé e ha evidenziato come i mancuniani consumino in media ben 63 bicchieri di vino durante la stagione estiva, spendendo poco più di 11 sterline a bottiglia. Da lì la proposta di installare questo speciale cartellone/dispenser che eroga vino rosé a 19,2 gradi centigradi, la temperatura ideale per berlo.

La speciale “fontana” è rimasta a disposizione dei residenti e dei visitatori di Manchester per due giorni in St Ann’s Square.

Conad Adriatico, aumentano fatturato e investimenti

Conad Adriatico archivia il 2022 con un fatturato di 2.001 milioni di euro, registrando un incremento del 8,19% rispetto al 2021 e un patrimonio netto consolidato di 278,4 milioni di euro. Negli ultimi dieci anni la cooperativa ha mantenuto un trend di sviluppo costante, con una crescita del fatturato del 120%.

Nonostante la crisi energetica e l’aumento dell’inflazione che hanno influenzato negativamente i consumi, anche nel 2022 Conad Adriatico ha ottenuto risultati incoraggianti raggiungendo una quota di mercato del 18,13% nel territorio di sua competenza: Marche (Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Ancona città e alcuni comuni della provincia stessa), Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata. Conad Adriatico si conferma primo gruppo distributivo in Abruzzo con una quota di mercato del 32,6% e prima azienda top della grande distribuzione nella Regione Marche e la seconda per valore assoluto in Regione nella classifica stilata dalla Fondazione Aristide Merloni e dall’Università Politecnica delle Marche.

Nel corso del 2022 l’azienda si è dedicata con impegno al sostegno della sua base sociale e del potere d’acquisto dei consumatori, offrendo opportunità di risparmio attraverso una solida politica di supporto per i prodotti a marchio e iniziative di fidelizzazione, generando complessivamente oltre 84 milioni di euro di risparmio per i clienti. In particolare, è stata potenziata l’iniziativa “Bassi e Fissi”, che consiste in un’ampia selezione di prodotti a marchio Conad che soddisfano le esigenze quotidiane dei consumatori. Questo ha comportato l’ampliamento del paniere a oltre 500 articoli e una riduzione dei loro prezzi di vendita, rendendoli competitivi anche rispetto ai canali discount. L’iniziativa, completamente finanziata da Conad Adriatico senza influenzare i profitti dei punti vendita, ha portato a un risparmio di oltre 37 milioni di euro per i clienti a dimostrazione dell’impegno dell’azienda nel garantire prodotti di qualità ad un prezzo accessibile a tutti. L’operazione ha portato ad un significativo aumento della quota di vendita dei prodotti a marchio nei territori di Conad Adriatico che si attesta ad oltre il 30%, superando la media del mercato di riferimento del 14%.

Durante il 2022, la Cooperativa ha dedicato inoltre sforzi significativi per sostenere la propria base sociale, attraverso il riconoscimento di un contributo economico straordinario ai suoi soci imprenditori alle prese con l’aumento dei costi energetici e dei prodotti, che hanno messo a dura prova la sostenibilità delle imprese.

“L’anno appena trascorso è stato caratterizzato da un impegno costante per proteggere il potere d’acquisto dei nostri clienti e sostenere lo sviluppo delle nostre imprese” ha dichiarato l’Amministratore Delegato di Conad Adriatico Antonio Di Ferdinando. I risultati ottenuti nel 2022 confermano il nostro impegno nel promuovere uno sviluppo sostenibile, focalizzato sul benessere delle persone e dei territori in cui operiamo, mantenendo la nostra posizione di riferimento nella distribuzione moderna. Il successo del nostro modello cooperativo ci dimostra ancora una volta che l’unione e la collaborazione sono le chiavi per un’azienda vincente, sostenibile e che crea valore per il territorio. Guardando al futuro, ci impegniamo a continuare a crescere e consolidarci come punto di riferimento nella distribuzione moderna, innovando nei modelli di business e promuovendo un ambizioso piano di sviluppo”.

Il Piano di Sviluppo Quadriennale 2022-2025
Per il quadriennio 2022 – 2025 Conad Adriatico ha definito un ambizioso piano di sviluppo con investimenti per 352 milioni di euro con interventi mirati alla crescita e alla competitività. Gli investimenti riguarderanno le nuove aperture e l’efficientamento dei punti di vendita, la qualificazione dell’offerta commerciale e l’ottimizzazione del network logistico, a partire dall’apertura del nuovo hub logistico di Grottaglie (TA), prevista per i primi mesi del 2024. ll nuovo polo logistico sarà dedicato principalmente alla gestione del freddo e si distinguerà per la forte attenzione agli obiettivi di sostenibilità ambientale a partire dagli innovativi sistemi di efficientamento energetico e all’ottimizzazione della catena di distribuzione, che garantiranno importanti benefici in termini di riduzione degli sprechi e delle emissioni climalteranti.

Vino italiano, Uiv: i ritardi delle amministrazioni fanno crescere lo svantaggio competitivo

Ocm vino-Promozione e dealcolati sono stati i temi oggetto delle principali preoccupazioni di Unione Italiana Vini (Uiv), riunitasi pochi giorni fa in Consiglio nazionale.

Si allungano i tempi di approvazione della misura relativa alla promozione 2022-2023 del vino italiano nei Paesi terzi. Ora l’ok alla misura è ulteriormente rinviato al 21 giugno, con il competitor francese ha già emanato il bando da quasi 2 mesi e ora ha tutto il tempo per organizzare al meglio i programmi il cui avvio è previsto il prossimo 16 ottobre. Contestualmente Uiv rileva il permanere della situazione di impasse sul fronte della produzione e commercializzazione dei prodotti dealcolati, che in Italia restano ancora inibite nonostante il via libera da parte dell’Unione Europea (Regolamento 1308/2013) e le reiterate sollecitazioni dell’associazione imprese italiane del vino presso il ministero dell’Agricoltura per risolvere uno stallo che di fatto genera un evidente svantaggio competitivo. Per Unione Italiana Vini la situazione di stallo su questi due aspetti strategici risulta ancora più pesante nel contesto di brusco rallentamento dei mercati internazionali registrato in questi primi mesi dell’anno.

“Le istituzioni ci stimolano a una ulteriore crescita con l’obiettivo di superare il competitor francese nella leadership mondiale del mercato del vino” ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi. “Un obiettivo giusto, che le imprese italiane del vino sono consapevoli di poter raggiungere, a patto però che ognuno faccia la propria parte. Lo svantaggio competitivo generato dai ritardi delle amministrazioni nelle scelte non aiuta lo sviluppo del mercato, tra l’altro in un periodo di forte incertezza con un livello di giacenze ben oltre la soglia di sicurezza In diverse aree strategiche del Paese”.

L’analisi del mercato emersa in Consiglio, a cui hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (in collegamento), e il presidente dell’Ice, Matteo Zoppas, acuisce l’apprensione degli imprenditori. Secondo l’Osservatorio Uiv, ad aprile il livello delle giacenze ha superato il +5% rispetto al pari periodo dello scorso anno, nonostante una campagna vendemmiale 2022 chiusa con volumi in contrazione dell’1%. In forte crescita gli stock delle Dop (+9%). Una situazione che comincia a riverberarsi sui prezzi dello sfuso – in discesa soprattutto al Sud – con la Germania che sta acquistando in regime di low cost. Anche le vendite all’estero evidenziate nell’anteprima export primo trimestre presso le principali piazze extra Ue, registrano la fatica di mercati importanti, in particolare in Uk, Canada, Giappone, Cina e Corea del Sud. In forte rallentamento, per la prima volta dopo anni di crescita, anche gli spumanti.

La “poli-crisi” del comparto alimentare, il settore necessita di essere rilanciato

The European House – Ambrosetti ha intervistato un campione di 500 aziende del comparto food&beverage per una survey che indaga sulla crisi permanente che vive l’economia da ormai un trennio. Al primo posto c’è l’inflazione energetica, seguita dagli effetti della crisi inflattiva delle materie prime e gli strascichi della pandemia, e i danni causati dalla siccità. A oggi, nonostante la pressione crescente sui costi operativi, quasi quattro imprese su dieci (39,4%) affermano di aver aumentato i propri prezzi al consumo meno di quanto sia aumentata l’inflazione e l’11,6% è stata persino in grado di non aumentare il prezzo.

“L’assorbimento di parte del peso dell’inflazione da parte degli operatori della filiera non è sufficiente: questo contributo si inserisce in un quadro che vede i consumi alimentari fermi da oltre un decennio e con una flessione del 3,4% nell’ultimo anno dovuta al momento di crisi” afferma Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti. “L’Italia è il Paese in cui il salario medio annuale è cresciuto di meno negli ultimi 30 anni tra USA, Paesi Bassi, Germania, UK, Francia e Spagna, e dal 2021 al 2022 i salari medi reali si sono ulteriormente ridotti del -3,1% contribuendo così a una sostanziale immobilità del potere d’acquisto”.

Nel 2022, la bilancia commerciale della filiera agroalimentare italiana è tornata negativa con un saldo di -2 miliardi di Euro, dopo i primi 3 anni di solidità dal 2019 al 2021. L’esposizione internazionale della filiera agroalimentare è guidata da un deficit agricolo in continuo peggioramento, che ammonta a -13,2 miliardi di Euro nel 2022. Infatti, a causa della dipendenza agricola dall’estero, il Paese ha “perso” circa 100 miliardi di Euro di PIL nel periodo 2010-2022.

“Anche il 2023 potrà essere un anno complesso, la recente alluvione in Emilia-Romagna ha aggravato la situazione ponendo sempre di più l’accento sugli impatti devastanti del cambiamento climatico” aggiunge De Molli. “Per continuare a occupare una posizione di leadership sono necessarie azioni concrete, proposte per il rilancio del settore in un momento così complesso: dal sostegno ai consumi, all’incremento delle dimensioni medie delle aziende, alla lotta all’Italian Sounding, alla riduzione della dipendenza dall’estero fino alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e a nuove politiche di educazione alimentare”.

 

Come cambia la shopping experience, discount preferiti da 1 italiano su 3

Una recente indagine di AstraRicerche per Aldi, che ha coinvolto più di 1.000 italiani (uomini e donne) tra i 18 e i 65 anni, ha indagato sull’esperienza di acquisto nei supermercati e nei discount e ha tratto un’evidenza: il 31,9% degli italiani oggi sceglie il discount per la propria spesa.

Dai dati raccolti emerge che una percentuale superiore al 40% attribuisce voti di eccellenza (9 o 10) al discount e ai supermercati per quanto riguarda le aree destinate al parcheggio, all’illuminazione, alla pulizia e all’ordine dei locali, alla facilità di muoversi all’interno del punto vendita e anche al fatto che la disposizione dei prodotti è chiara e rende la spesa veloce e comoda.

La ricerca ha acceso i riflettori anche sull’evoluzione del consumatore moderno, molto più consapevole e attento a ciò che acquista e che consuma. Uno dei maggiori punti di attenzione dei clienti che incide sulla shopping experience riguarda l’esposizione delle etichette dei prodotti alimentari, lette spesso o sempre dal 79,4% del campione. Chi frequenta primariamente un discount è più attento alla data entro cui è preferibile consumare il prodotto, ma si dimostra anche particolarmente interessato ad avere ancor più informazioni in merito all’origine di questi (40,5%) e a quelli con un rapporto qualità-prezzo particolarmente vantaggioso (37,3%). Una maggiore attenzione e consapevolezza si osserva anche in merito agli aspetti ambientali: il 31,1% degli intervistati, infatti, si aspetta che supermercati e discount comunichino maggiormente quali sono i prodotti più sostenibili a livello ambientale e sociale. C’è anche una forte curiosità di conoscere prodotti “insoliti” o “innovativi” (24,4%), scoprire le differenze di utilizzo delle singole referenze (20,3%), come combinarle tra loro e come ottenere il meglio acquistandole insieme (18,7%). Questi valori sono riflessi nell’assortimento, con una particolare attenzione alle linee a marchio privato.

Complessivamente il 53,9% degli intervistati indica l’area degli alimentari freschi come la zona in cui trascorre più tempo, mentre il 27,9% quella degli alimentari confezionati e l’11,4% quella delle promozioni. In particolare, nei discount gli alimentari freschi sono l’area in cui viene speso più tempo secondo il 49,8% del campione, il 30,8% invece lo passa nell’area degli alimentari confezionati. Dalla ricerca si nota anche che le aree in cui i consumatori passano più tempo sono le stesse che rimandano ai valori di italianità e Made in Italy. Inoltre, il reparto del pane e della gastronomia è fortemente associato al concetto di artigianalità e tradizioni nazionali, ma anche di buon umore; il reparto dei prodotti freschi, come latticini, salumi e formaggi, è associato ad ampia scelta, italianità ed eccellenza. Questo evidenzia come per i consumatori moderni sia importante riconoscere anche dei veri e propri valori superiori nei reparti, non soltanto concetti di convenienza e di qualità.

La convenienza è un altro elemento fondamentale nella shopping experience dei consumatori moderni. L’area dedicata alle promozioni, infatti, è una di quelle di maggior interesse così come le indicazioni delle offerte e delle promozioni sono tra gli elementi che più attirano l’attenzione dei consumatori nel punto vendita che maggiormente frequentano (55,3%): questo valore supera anche quello dei prezzi esposti tramite cartellino (49,8%). A supporto di questa evidenza, ricordiamo che l’area degli store dedicata alle promozioni è quella dove viene speso più tempo per l’11,4% dei consumatori intervistati e le promozioni effettuate dalle insegne della GDO risultano valide per l’80,3% del campione.

“L’evoluzione dei supermercati e dei discount sta andando in una direzione che potremmo definire ‘valoriale’” commenta Cosimo Finzi, Direttore di AstraRicerche. “I consumatori non cercano più solo qualità a prezzi convenienti; il supermercato diventa un luogo in cui il cliente ricerca valori superiori e con cui si identifica, come italianità, eccellenza o buon umore. La presenza di questi valori è fondamentale per creare relazioni solide e di lunga durata tra il retailer e il consumatore e devono essere chiaramente espressi nei reparti attraverso insegne e informazioni, per esempio, relativa all’origine e alla provenienza dei prodotti”.

Aldi prosegue l’espansione in Italia a cinque anni dalle prime inaugurazioni

Aldi, parte del Gruppo Aldi Süd, celebra cinque anni di attività in Italia: dalle prime inaugurazioni nel marzo 2018, il piano di espansione di Aldi si è sviluppato progressivamente fino a costruire una rete di quasi 160 punti vendita presenti in 6 regioni del Nord-Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna) che ad oggi vede impiegati circa 3.000 collaboratori, con una crescita dell’organico del 17% rispetto al 2022.

“L’Italia è un territorio chiave per il successo di Aldi nel quale continuiamo a raggiungere risultati importanti” commenta Michael Gscheidlinger, Country Managing Director Italia di Aldi. “Il 2022 ha segnato due importanti traguardi: il raggiungimento dei 150 punti vendita e il riconoscimento di 15 prestigiosi awards tra i più autorevoli su scala nazionale. Il 2023 è tutto proiettato verso la prosecuzione a pieno ritmo del piano di espansione, nell’intento di far conoscere a sempre più italiani la qualità e la convenienza del Prezzo Aldi. Oggi ripartiamo da questi pilastri che ci hanno sempre contraddistinto, proseguendo il percorso all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione dei nostri negozi e delle nostre marche per offrire ai consumatori italiani servizi e prodotti di valore in linea con le loro esigenze”.

Nel corso del suo piano di espansione in Italia l’azienda ha creato un’esperienza di acquisto innovativa e virtuosa, che ha permesso ai consumatori di riempire il proprio carrello di valore, oltre che di convenienza. Una particolare attenzione, infatti, è stata dedicata allo sviluppo dello store concept appositamente realizzato per il mercato italiano. Ciascun punto vendita, che si estende su un’area di vendita media di circa 950 mq e una metratura, comprensiva di area di vendita e magazzino, che può estendersi fino a 1.500 mq, offre un’esperienza di acquisto sempre più “smart” e moderna con un assortimento compatto e organizzato in modo efficace e intuitivo per ottimizzare il tempo della spesa.

L’assortimento, completo e attento alla sostenibilità, e il “Prezzo Aldi”, garanzia della massima qualità al migliore prezzo, sono la chiave del successo dell’azienda in Italia. La collaborazione virtuosa con i fornitori italiani selezionati garantisce ai clienti il rispetto delle tipicità regionali e l’eccellenza del Made in Italy, espressa in circa l’80% dei prodotti alimentari in assortimento. Le marche private, punto di forza insieme alle 130 referenze di frutta e verdura delle quali 15 bio, rappresentano circa l’85% dell’offerta.

Il benessere dei collaboratori
Il successo di Aldi in Italia in questi cinque anni è stato sostenuto da una cultura aziendale che mette al centro il benessere dei suoi collaboratori. Per Aldi, infatti, è prioritario che i dipendenti possano esprimere le loro potenzialità all’interno di un ambiente sereno, produttivo e rispettoso delle esigenze personali. Per questa ragione, l’azienda propone ai propri dipendenti un modello di lavoro flessibile che offre diverse soluzioni contrattuali, tra cui opzioni part-time a cui ha aderito il 64% dei collaboratori. Inoltre, in linea con i valori della Diversity & Inclusion, pari opportunità e work-life balance, nell’ottobre 2022 Aldi ha sottoscritto la Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro impegnandosi attivamente a preservare, rispettare e valorizzare la varietà e la diversità dei propri team, contribuendo alla lotta contro tutte le forme di discriminazione nei luoghi di lavoro. Attualmente, infatti, l’organico dell’azienda vanta un tasso di occupazione femminile al 65%, ben 57 nazionalità rappresentate con il 12% dei collaboratori provenienti dall’estero. Grande attenzione è dedicata anche all’occupazione giovanile, promossa attraverso percorsi dedicati, come il Graduate Program, e incontri di orientamento al lavoro con il Management di Aldi presso alcuni dei principali Atenei italiani.

Salvaguardia ambientale
Fin dal suo ingresso in Italia nel 2018, Aldi ha costantemente lavorato per migliorare le proprie best practices a livello ambientale e sociale per minimizzare il proprio impatto sul clima grazie a politiche di riduzione dei consumi energetici, sino all’abbattimento e alla compensazione delle proprie emissioni residue di gas a effetto serra. L’azienda si è impegnata nel dotare le sue filiali di sistemi di efficientamento energetico con l’installazione di pannelli fotovoltaici che hanno permesso di autoprodurre nel 2022 4,5 milioni kWh di energia verde, consentendo un risparmio di 2.383 tonnellate di Co2. A livello cumulato, dalle prime aperture nel 2018 al 30 aprile 2023, Aldi ha prodotto, tramite i suoi attuali 95 impianti attivi, 12,5 milioni di kWh di energia da fonte solare fotovoltaica, pari ad una riduzione di 6.636 tonnellate di Co2 nell’ambiente. Quando non autoprodotta dai pannelli fotovoltaici, l’energia di Aldi proviene da fonti rinnovabili ed è messa a disposizione dei clienti che durante la spesa possono usufruire gratuitamente delle 70 colonnine di ricarica per mezzi elettrici, presenti in 36 negozi.

Bilancio in crescita per Multicedi, nel 2022 sfiorati i 900 mln di euro

Il Gruppo Multicedi chiude il 2022 con un bilancio di esercizio in crescita che si attesta a 890 milioni di euro (1,4 mld alle casse), con una previsione di crescita per il 2023 stimata nel 10% dei ricavi puntando quindi al miliardo di fatturato in cessioni. Il patrimonio netto di 104 milioni di euro e un risultato economico di 13,2 milioni di euro confermano tutta la solidità economica di Multicedi, realtà da tempo affermata del panorama GDO in Area 4 e sempre più proiettata con ambizione verso futuri progetti di sviluppo.

Nel 2022 si è registrato un incremento dei volumi di produzione di circa il 16,65%, il valore della produzione del Gruppo, relativamente al risultato di quanto riclassificato secondo il metodo del valore aggiunto, è di 925 milioni di euro circa (793 mln nell’esercizio 2021) con un incremento in valore assoluto pari a 132 milioni di euro circa. L’Ebitda del consolidato è pari a 27,3 milioni di euro circa ed il risultato ante imposte del consolidato è pari ad euro 18,9 milioni circa, entrambe in linea con quanto rendicontato nell’esercizio 2021. Il risultato di esercizio del Gruppo Multicedi 2022 si attesa a 13,4 milioni di euro.

Nonostante la sensibile crescita del fatturato, Multicedi non ha incrementato i propri utili preferendo sostenere la redditività dei propri affiliati già colpiti nel corso del 2022 da un forte rincaro dei costi energetici. Con la contemporanea crescita dell’inflazione da parte dell’industria alimentare e dei comparti dei trasporti e dei materiali di confezionamento, Multicedi ha agito tramite un assorbimento parziale dei fattori inflattivi sui listini di cessione e il sostanziale mantenimento dei margini di immesso a chi opera sotto le proprie insegne. Tale scelta di politica commerciale ovviamente è andata a detrimento della potenziale crescita dell’ultima linea ma, per Multicedi, il mantenimento e il sostegno della propria clientela è considerato il primo fattore del suo successo.

Nei suoi 30 anni d’attività, Multicedi ha costruito e consolidato la propria organizzazione partendo dalla Campania dove oggi detiene una quota di mercato del 13,5% (GNLC Nielsen 02/2023) e sviluppandosi poi successivamente nelle regioni limitrofe. Oramai è una realtà interregionale presente in 7 regioni nel centro sud. Nel 2022 sono stati attivati 55 nuovi punti vendita di cui 22 aperti in Campania, ben 16 nel Lazio, 13 in Puglia, 4 in altre regioni del sud Italia. Ad oggi l’insegna ammiraglia Decò conta oltre 360 punti vendita, ai quali si affiancano 21 Dodecà (insegna EDLP) e 21 Sebòn. Completano la compagine anche le insegne Flor do Cafè, Quarì e l’insegna pet Ayoka. Nel 2023 le nuove aperture sono già 18, tra queste si annovera anche il quinto AdHoc Cash&Carry, il primo aperto in formula franchising, inaugurato il 5 giugno ad Altamura (Ba).

“Sono orgoglioso del lavoro e dell’impegno che tutte le persone di Multicedi mettono ogni giorno in campo” dichiara Claudio Messina, Amministratore Delegato di Multicedi. “Queste rappresentano il motore dell’azienda ed è grazie a loro che Multicedi, di anno in anno, conquista traguardi importanti. Quest’anno Multicedi festeggia i suoi 30 anni e poterlo fare con la consapevolezza e l’orgoglio di essere diventata nel tempo una delle realtà distributive più importanti del sud Italia, ci rende fieri e ci spinge ogni giorno a fare di più”.

Caffè Borbone nuovamente premiato da EcoVadis

Anche nel 2023 Caffè Borbone riceve il Sustainability Rating di EcoVadis, il riconoscimento che premia le aziende che hanno dimostrato di essere conformi a un sistema di gestione solido relativamente ai criteri di sostenibilità.

Con la conferma del Silver Score, Caffè Borbone rientra nel 10% delle migliori aziende analizzate dal team di esperti internazionali di EcoVadis – oltre 100.000 in diversi ambiti dal 2007 – con un 92esimo percentile, un punteggio in miglioramento rispetto a quanto raggiunto nel 2022. Tutte le medaglie presentano range di punteggio variabili che, con il passare degli anni, diventano sempre più rigidi e sfidanti, aumentando in particolare la soglia minima per il raggiungimento della medaglia Gold.

“Questo riconoscimento è un’ulteriore prova del lavoro e dell’impegno che, quotidianamente, Caffè Borbone porta avanti in termini di processi produttivi, non solo investendo nella qualità delle materie prime con un approvvigionamento sostenibile, ma anche e soprattutto dimostrando l’amore verso il territorio”, afferma Marco Schiavon, Amministratore Delegato di Caffè Borbone. “Il raggiungimento di questo risultato è un significativo incoraggiamento per continuare in questa direzione, proponendo soluzioni sostenibili a basso impatto ambientale”.

Formaggi protagonisti nella dieta nazionale, consumi in crescita

Ferrari Giovanni Industria Casearia taglia l’importante traguardo del 200esimo anniversario. Oggi l’azienda annovera un giro d’affari di 157 milioni (bilancio del 2022) e conta 175 dipendenti diretti, distribuiti tra i due impianti produttivi di Ossago e Fontevivo, che l’anno scorso hanno prodotto circa 91,9 milioni di confezioni di formaggio di cui più di 67 milioni sono buste di grattugiato.

Consumi in crescita dunque, soprattutto negli ultimi cinque anni: il 28% degli intervistati in una recente ricerca condotta da SWG per Ferrari Giovanni Industria Casearia ha dichiarato di aver aumentato il proprio consumo di grattugiati; bene anche il segmento degli stagionati in pezzi interi (+20). I formaggi giocano quindi un ruolo fondamentale nella dieta degli italiani: quasi 6 intervistati su 10 ne dichiarano un consumo settimanale regolare, almeno 3-4 giorni su 7. Grazie al loro gusto, versatilità e comodità di utilizzo, i formaggi duri risultano particolarmente graditi ai consumatori durante i pasti, ma non solo. 6 italiani su 10 si dimostrano particolarmente interessati a nuove confezioni con mix di formaggi stagionati provenienti da diverse regioni italiane o DOP, ma anche a tagli dello stesso formaggio con stagionature diverse (52%), magari in abbinamento con prodotti complementari di degustazione (45%), aprendo così a diversi format e soluzioni, ideale per le più svariate occasioni di consumo: aperitivi in casa, idee regalo e occasioni speciali, come il Natale o la Pasqua.

Il grattugiato emerge invece, come il “re” della tavola nel quotidiano, soprattutto a pranzo e a cena, come partner ideale per la personalizzazione di numerose ricette. È proprio Giovanni Ferrari a mettere a punto, negli anni Ottanta, il confezionamento dei formaggi grattugiati freschi, avvalendosi della tecnologia dell’atmosfera protettiva: innovazione pionieristica che apre un nuovo segmento, che oggi vale circa un terzo del mercato dei formaggi duri in Italia. Infatti, per 2 consumatori su 3 il grattugiato non solo “semplifica la vita”, conciliandosi con la frenesia quotidiana e la scarsità di tempo, mentre per il per il 52% è un valido sostituto del formaggio grattugiato a mano e, inoltre, è un valido aiuto contro lo spreco alimentare. Un connubio di praticità e qualità, quello dei grattugiati in busta, in assenza del quale circa 4 consumatori su 10 preferirebbero ridurre il proprio consumo di formaggio. Per il 60% dei consumatori, però, la visibilità della marca rappresenta un elemento centrale nei processi di scelta, insieme ad una corretta informazione sull’origine del formaggio (soprattutto per il target più maturo).

I giovani, infine, si mostrano più attenti alle indicazioni circa modalità di utilizzo e in cucina e sul corretto smaltimento del packaging a tutela dell’ambiente. Tra chi sceglie Ferrari, infatti, il pack di un grattugiato racconta ed esprime la qualità del prodotto (88%, + 16 punti rispetto alla media dei consumatori), dell’attenzione all’ambiente (76%, +9 punti) del portato innovativo dell’azienda produttrice (76%, +13 punti). Non a caso, per 9 consumatori su 10 il settore lattiero caseario costituisce un vanto per il Paese e un’eccellenza invidiata in tutta Europa, nonché una leva per favorire l’attrattività dei territori. Allo stesso modo, la qualità pesa più della convenienza, e un italiano su cinque la considera un aspetto “irrinunciabile e senza prezzo”.

Per la maggioranza degli italiani il formaggio si conferma quindi un alimento imprescindibile, un emblema di gusto, versatilità e tradizione che, come ci insegnano i 200 anni di Ferrari, rappresenta un elemento identitario della storia alimentare del nostro Paese.

Retail, inflazione e crisi stanno cambiando le aspettative delle famiglie

Spinte inflazionistiche, guerra, tensioni geopolitiche globali e cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova il settore retail. I dati diffusi da Istat relativi alle vendite al dettaglio (marzo 2023) evidenziano un incremento tendenziale a valore (+5,8%) al quale corrisponde un calo in volume del 2,9%, trend che perdura già da qualche mese.

La fotografia che esce da un recente studio di Omnicom PR Group Italia pone il comparto al 2° posto tra gli 8 analizzati, come nel 2021, nella classifica di gradimento degli italiani con il 42,9% dei consensi (al primo posto l’automotive con il 44,7%, e al terzo la tecnologia 42,6%). Gli italiani, per la prima volta, considerano “il maggior valore” di prodotti e servizi la determinante fondamentale nelle proprie scelte (con un gap di -76 punti tra aspettative ed esperienze), mettendo in secondo piano il customer care (-74 punti), seguito dalla “sostenibilità” nella sua accezione più ampia, legata alla cura dell’ambiente (-64 punti) ma anche dei propri dipendenti (-50 punti). Per garantire una offerta di “maggior valore” i retailer stanno mettendo al centro delle proprie strategie le linee a marchio privato, che rappresentano una scelta di acquisto sempre più consapevole per le famiglie italiane, che puntano su qualità e convenienza, tracciabilità lungo la filiera e attenzione all’italianità. Altro dato interessante è che “l’innovazione” è oggi solo al 6° posto delle priorità, era al 5° posto nel 2021. Bene invece il rapporto tra aspettative ed esperienze su “comunicazione frequente ed esaustiva” e “risultati operativi e finanziari”.

Similmente alla moda, per il settore della grande distribuzione si distinguono nettamente per rilevanza e interesse gli Z (15-24enni) che dominano la classifica per età sull’engagement in termini di ricerca e condivisione di informazioni, preferendo – cosa inaspettata – il passaparola ai social network. Le loro aspettative sono altissime verso la cura dell’ambiente. I boomers si concentrano sul “maggior valore” di prodotti e servizi (certificazioni su filiera, manodopera, etc.), sulla cura del cliente e nel maggiore impegno delle aziende nell’intraprendere una giusta direzione, sostenibile da un punto di vista finanziario e di impatto sociale.

“Oggi il consumatore ha aspettative alte in merito all’impegno che una insegna dovrebbe assumersi per il bene delle persone e dell’ambiente” commenta Laura Meroni, Retail Industry Lead e direttore operativo di Omnicom PR Group. “Dal packaging al riciclo, alla tracciabilità e origine dei prodotti, passando per il minor consumo di energia, senza dimenticare l’attenzione alle persone e alle loro necessità, siano essi dipendenti o consumatori. La grande distribuzione, in questo momento di grande incertezza, sta adattando le proprie strategie per venire incontro alle esigenze del consumatore. Una risposta concreta è rappresentata dalle linee a marchio privato che stanno assumendo un ruolo sempre più strategico nell’assortimento delle insegne”.

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