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Despar acquisisce tre nuovi punti vendita in Veneto

Aspiag Service, concessionaria del marchio Despar per il Triveneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, annuncia l’acquisizione di tre punti vendita a insegna Winner Supermercati di proprietà dell’imprenditore Gianni Menegazzo, localizzati in provincia di Venezia a San Donà di Piave, Gruaro e Jesolo Lido.

I tre punti vendita del veneziano andranno quindi ad allargare il network dei negozi a gestione diretta di Aspiag Service e si presenteranno completamente rinnovati tra ottobre e novembre con insegna Eurospar (Gruaro e Jesolo Lido) e Interspar (San Donà di Piave).

Contestualmente entreranno a far parte della famiglia Despar anche i 106 collaboratori impiegati con contratto a tempo indeterminato nei punti vendita al momento del passaggio dalla vecchia alla nuova proprietà. Per gli altri 24 lavoratori con contratti a tempo determinato o stagionale, sono in corso le interlocuzioni con le organizzazioni sindacali con l’obiettivo da parte di Aspiag Service di integrare la maggior parte delle professionalità nei punti vendita oggetto dell’acquisizione o in altri della stessa provincia.

Aspiag Service prosegue così nella propria strategia di crescita, con l’obiettivo di radicarsi ulteriormente nell’area del Veneto, attraverso il rafforzamento di questi tre punti vendita che negli anni, grazie all’ottimo lavoro svolto dall’imprenditore Menegazzo e da tutta la sua squadra, sono diventati un importante punto di riferimento per le persone e le comunità locali. La concessionaria del marchio Despar, infatti, contribuirà al loro sviluppo puntando sui criteri di vicinanza al cliente, qualità, convenienza, sostenibilità, servizi eccellenti e promozione dei prodotti a filiera corta, che rappresentano i segni distintivi del marchio dell’abete.

Grazie a questa acquisizione, la rete vendita di Aspiag Service in Veneto raggiunge oggi quota 163 punti vendita, di cui 88 diretti e 75 affiliati.

Lavazza, si allarga la famiglia delle capsule a zero impatto Co2

Continua l’impegno del Gruppo Lavazza nell’offrire sempre un caffè eccellente, che sappia coniugare il gusto inconfondibile delle miscele ad un reale impegno di cura e protezione dell’ambiente.

A circa un anno dal lancio delle miscele Lavazza più iconiche (Qualità Oro, Qualità Rossa, Crema e Gusto, ¡Tierra! For Planet e Dek) nell’elegante capsula in alluminio a zero impatto Co2, l’azienda amplia l’offerta inserendo nuovi profili di gusto:

Crema e Gusto Forte: le migliori Arabica e Robusta del Sud America e dell’Africa selezionate, miscelate e tostate ad arte. Il risultato è una miscela eccezionalmente intensa e corposa con note aromatiche decise e sentore di legno e cioccolato.

Crema e Gusto Ricco: le migliori Arabica e Robusta provenienti dall’America del Centro-Sud e dall’Asia, sapientemente miscelate per ottenere un perfetto equilibrio di corpo e intensità, grazie alle sue note aromatiche di cacao e legno.

A queste si aggiunge un terzo power brand, l’Espresso Maestro che risponde alla richiesta di un caffè più corposo. Espresso Maestro è un vero e proprio tributo a Luigi Lavazza, l’inventore dell’arte della miscelazione: più di un secolo fa, iniziò ad avere il desiderio di una nuova esperienza di caffè orientata all’eccellenza e grazie a passione e maestria, all’inizio del 1900, diede vita a quelle che oggi chiamiamo miscele. La sua esperienza e abilità sono state tramandate e perfezionate per oltre 125 anni, raggiungendo l’eccellenza della miscelazione.

Da oggi chiunque può godere di questa esperienza intensa di gusto grazie al lancio delle capsule in alluminio Espresso Maestro Ristretto: Arabica e Robusta del Centro e Sud America, Asia e Africa sapientemente miscelate dai master blender Lavazza per esaltare l’intensa eleganza del cioccolato e le note di caramello.

Per il Crema e Gusto Classico, Forte, Ricco e Qualità Rossa è stato lanciato per la prima volta il “formato scorta” da 80 capsule, per permettere al consumatore di non rimanere mai senza la sua miscela preferita.

Tutte le miscele sono disponibili anche nel pack da 10 capsule. Inoltre, è anche presente il pack da 30 capsule per tutti i prodotti, ad eccezione di ¡Tierra! For Planet ed Espresso Maestro Ristretto.

La “cura” di Christophe Rabatel per Carrefour Italia

La “cura” funziona. Per la verità a sostenerlo è proprio il “medico” che l’ha somministrata, però i numeri comunicati gli danno ragione. Christophe Rabatel, Amministratore Delegato di Carrefour Italia, ha riassunto a grandi linee la strategia che sta seguendo per il turnaround aziendale nel corso di un incontro con la stampa, avvenuto in occasione della settima edizione del Salone Carrefour. “Il terzo trimestre 2021 è stato il primo dopo anni con un fatturato in crescita in Italia a rete costante – ha ricordato Rabatel – con +0,8% diventato +2,5% nel trimestre successivo. Il primo semestre 2022 si è chiuso con +2,7% e un’accelerazione nel secondo trimestre. Stanno crescendo anche i volumi, l’indicatore più importante in una fase di forte inflazione, e abbiamo guadagnato 100.000 clienti rispetto allo scorso anno”.

Uno degli elementi fondamentali è stata la virata netta sull’affiliazione: lo scorso luglio con l’inaugurazione di un Carrefour Express a Riccione, il gruppo ha toccato 1.500 punti vendita in Italia, 1.200 dei quali in franchising (compreso quello di Riccione). Quest’ultimo numero è destinato a crescere, soprattutto nei formati più piccoli, come appunto il Carrefour Express. “Il programma per quest’anno era di convertire in franchising 104 negozi – ha affermato Rabatel – e siamo sulla buona strada per riuscirci. Inoltre, abbiamo fatto un importante passo avanti in termini di espansione: rispetto a una media di 50-55 aperture negli ultimi 5 anni, nel 2022 contiamo di arrivare a 90-95 nuovi negozi. Il franchising è il modo migliore per conciliare i punti di forza di un grande gruppo internazionale come Carrefour con l’imprenditorialità e la sensibilità necessaria in un territorio complicato qual è l’Italia, dove ciascuna regione, provincia e città ha i propri prodotti e marchi preferiti”.

Rabatel ha rivendicato l’attenzione del gruppo alla sostenibilità ricordando come risalga a 30 anni fa il lancio in Francia del primo prodotto a marchio biologico, mentre ha compiuto 20 anni Filiera Qualità Carrefour, basata sul rapporto con più di 8.500 tra produttori, agricoltori e allevatori. “A maggio del 2021 abbiamo deciso di facilitare il processo di ingresso delle piccole aziende tra i nostri fornitori – ha precisato l’AD della filiale italiana – prevedendo un contratto di sole due pagine e un termine di pagamento di sette giorni. Nel biologico abbiamo 430 fornitori, ma visto che il processo di conversione dal convenzionale è molto impegnativo e richiede dai 3 ai 5 anni, stipuliamo contratti più lunghi rispetto all’anno, con l’obiettivo di garantire continuità a queste aziende”. Sul fronte export, il 2021 si è chiuso con 800 milioni euro di prodotti a marchio Terre d’Italia venduti alle filiali di altri Paesi.

Alla domanda posta da Instoremag.it relativamente all’inchiesta della Procura di Milano su una presunta frode fiscale, Rabatel ha risposto che la collaborazione con l’Agenzia delle Entrate va avanti da mesi e che comunque la vicenda riguarda il cash & carry, cioè un’attività marginale per Carrefour Italia.

In merito invece all’aumento dei prezzi, l’AD si è limitato a dire che l’inflazione alla vendita di Carrefour è allineata a quella del mercato, ma ha ricordato il lancio di Simpl – una linea di primo prezzo che conterà 200 referenze entro l’anno – oltre alle due campagne Risparmio di Qualità su 500 prodotti di uso quotidiano e il blocco dei prezzi di una serie di prodotti a marchio, grazie alla collaborazione con 80 fornitori.

Infine, il Nutriscore: “Abbiamo l’abitudine di rispettare le leggi dei paesi in cui operiamo – ha premesso Rabatel – e quindi lo abbiamo eliminato dai prodotti tipici italiani (così come stabilito lo scorso agosto dall’Antitrust, ndr) mentre l’indicazione continuerà ad essere presente sui prodotti a marchio privato non tipici realizzati per il gruppo a livello internazionale. L’importante secondo me è dare più trasparenza ai consumatori, la metodologia con cui farlo mi interessa poco, ma è fondamentale trovare una soluzione comune a tutti i Paesi Ue”.

Torna il concorso de I Triangolini di Valfrutta

Torna il concorso di Valfrutta dedicato ai bambini dal titolo “Alla ricerca del Triangolino d’oro”, che negli ultimi anni ha registrato sempre più successo tra i piccoli amanti dei succhi di frutta proposti nell’originale brik a forma triangolare. L’iniziativa, avviata nei giorni scorsi, durerà fino a giugno 2023, con premi riservati a chi troverà l’ambìto triangolino d’oro all’interno delle confezioni vincenti.

Realizzato appositamente per Valfrutta, lo speciale triangolino è ben riconoscibile grazie alla vernice dorata ed è presente solo all’interno di alcune confezioni, insieme ai succhi. I fortunati vincitori che lo troveranno potranno contattare il numero telefonico indicato sul prodotto e comunicare il codice univoco, vincendo così la console Nintendo Switch messa in palio per l’occasione.

Il concorso “Alla ricerca del Triangolino d’oro” sarà accompagnato anche da diverse attività di comunicazione da parte di Valfrutta, che vanno dalla campagna social a supporto dell’iniziativa, agli espositori dedicati nei punti vendita. Inoltre, è partita in questi giorni la messa in onda di un nuovo spot pubblicitario on-air sulle TV tematiche fino a fine anno: realizzato in animazione dalla casa di produzione milanese Clay, il nuovo spot della durata di 20 secondi racconta la storia ambientata tra le nevi dell’Artico, dove i due protagonisti sono alla ricerca del Triangolino d’oro avvistato in una tribù di pinguini capeggiata dal re Orso Bianco.

“Proponiamo per il terzo anno consecutivo questo concorso rivelatosi un importante traino per i Triangolini Valfrutta, un prodotto destinato alle famiglie e capace di coniugare il divertimento e il gioco con tutta la qualità e la bontà dei nostri succhi realizzati con la frutta italiana” dichiara Federico Cappi, Direttore Marketing Retail di Conserve Italia, il consorzio cooperativo proprietario del brand Valfrutta.

Carrefour, 40 fornitori firmano un patto per la sostenibilità

Sono 40 le aziende che hanno accettato di firmare il Patto per la Transizione Alimentare proposto da Carrefour Italia. Un impegno collettivo che persegue 4 obiettivi: biodiversità, dieta sana ed equilibrata, riduzione dell’impatto energetico, diminuzione degli imballaggi. Tutte le 40 aziende firmatarie – per l’elenco completo si veda di seguito – si impegnano a presentare piani d’azione su uno o più di questi obiettivi e parteciperanno a progetti, rivolti ai clienti Carrefour Italia, con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori sull’importanza di un consumo consapevole e responsabile. Il Patto, creato inizialmente a livello di gruppo e oggi esteso all’Italia, costituisce così una grande rete di imprese attivamente impegnate insieme a Carrefour per realizzare la transizione alimentare per tutti.

La firma è stata posta oggi a Milano, nel corso della settima edizione del Salone Carrefour, l’esposizione annuale organizzata da Carrefour Italia, momento di incontro tra l’azienda, i fornitori e tutta la rete dei 1.500 punti vendita italiani, tra diretti e franchising, per un totale di oltre 3.000 partecipanti. Diecimila metri quadri dedicati alle più importanti novità dell’offerta, dai concepts del mercato del fresco e del largo consumo confezionato, alle novità dei prodotti a marchio Terre d’Italia, Filiera Qualità e Carrefour Bio, fino agli assortimenti del non food.

Ampio spazio è stato riservato quest’anno alla “Digital Retail Company”, strategia chiave per lo sviluppo di Carrefour che si articola in 4 pilastri: eCommerce, digital in store, approccio data-driven e formazione digitale. Lo sviluppo dell’omnicanalità è infatti prioritario per l’Italia e per l’intero gruppo: previsti un aumento degli investimenti nel digitale del 50% e un piano dedicato di 3 miliardi tra il 2022 e il 2026.

Il Salone è stato anche teatro della celebrazione dei 20 anni della Filiera Qualità Carrefour, linea che il retailer sottolinea essere attenta al benessere animale e alle buone pratiche di allevamento, come al rispetto dell’ambiente e alla valorizzazione delle filiere Made in Italy. La linea conta circa 80 prodotti, oltre 300 referenze e vede la collaborazione con circa 8.500 produttori agricoli e zootecnici. E da oggi si arricchisce di un accordo per la produzione – sempre a marchio Filiera Qualità Carrefour – della mozzarella, con il produttore trevigiano Trevisianalat, e della crescenza, con l’azienda veneta Frescolat.

Il Salone rappresenta per noi l’evento più importante dell’anno, che racchiude i principali focus della strategia di Carrefour Italia e sintetizza il nostro approccio verso tutti i nostri partner – afferma Christophe Rabatel, Amministratore Delegato di Carrefour Italia –. In un momento complesso come quello che stiamo attraversando, siamo ancora più impegnati per collaborare strettamente con i nostri fornitori, tra cui 10mila produttori locali italiani, per valorizzare le eccellenze del made in Italy e al tempo stesso tutelare il potere d’acquisto dei nostri clienti. È anche un’occasione per condividere con tutti i nostri partner quanto stiamo realizzando per la trasformazione della nostra azienda, a partire dalla strategia franchising che ci permette oggi di essere presenti in 19 regioni italiane. I servizi digitali che stiamo sviluppando sono pensati in funzione delle esigenze degli imprenditori sul territorio e siamo orgogliosi di contribuire a questa evoluzione. Siamo inoltre orgogliosi dell’adesione di ben 40 aziende al Patto per la Transizione Alimentare: è solo grazie alla collaborazione che possiamo raggiungere traguardi ambiziosi e di beneficio per tutti”.

I fornitori aderenti al Food Transition Pact sono: Amadori, Barilla, Bonduelle, Canova, Colgate, Colle d’oro, Carlsberg Italia, Coca-Cola HBC, Colfiorito, Consorzio funghi di Treviso, Delicius, Farchioni, Ferrarelle, Fileni, Findus, Frosta, Fiorani, Germinal BIO, Granarolo, Heinz – Plasmon, Henkel, Illycaffè, Italpizza, Kellogg’s, Knorr, La Molisana, Lactalis – Galbani, LNPF – Lactalis Nestlè Prodotti Freschi, Libretti, MARS Italia – Sheeba, Master Agricola soc. Cooperativa, Oleificio Zucchi, Orogel, Pepino Gelati, Peroni, Reckitt, Ritter Sport, Riso Gallo, Società Agricola San Maurizio, Sofidel, Unilever.

 

Parmacotto racconta sul web la sua idea di sostenibilità

Prodotti a ridotto contenuto di grassi e sale, attenta selezione delle materie prime, riduzione di nitriti e nitrati, lista di ingredienti breve e trasparente. Questi sono solo alcuni degli impegni concreti che Parmacotto Group si propone di raggiungere entro il 2025 all’interno dell’area dedicata al benessere a tavola, che insieme al benessere delle comunità e al benessere dell’ambiente rappresenta uno dei tre pilastri di #FeelinGood, il percorso che il Gruppo ha dedicato alla sostenibilità. L’occasione per ribadire questo obiettivo è stato il lancio della piattaforma corporate www.parmacottogroup.com che ha visto protagonisti due noti sportivi: il nuotatore Thomas Ceccon – oro nei 100 metri dorso ai recenti mondiali di Budapest 2022 e primatista mondiale – e il velocista Fausto Desalu, oro olimpico nella staffetta 4×100 a Tokyo 2021 e ambassador dal 2021 di Parmacotto Group.

Il benessere delle persone è il modo di fare impresa di Parmacotto Group – ha affermato l’Amministratore Delegato Andrea Schivazappaperché la sostenibilità per noi è strettamente legata a una concezione di benessere a 360°. Riguarda la qualità della vita delle persone in toto: nel rapporto che hanno con la tavola, all’interno delle comunità in cui operano, nell’ambiente in cui vivono. Fuori e dentro l’azienda. Ruota intorno all’impegno, alla responsabilità e al coinvolgimento attivo e concreto di persone, imprese, istituzioni, tanto sui temi della salute e dell’equità, quanto su un utilizzo più equo delle risorse. Come gruppo abbiamo l’ambizione non solo di rendere il mondo un posto migliore. Vogliamo rendere migliori le persone che ci vivono. Questa per noi è vera sostenibilità”.

Sul fronte ambientale, Parmacotto Group ha stilato una “road to carbon neutrality” fatta di obiettivi e progetti concreti per raggiungere zero emissioni dirette entro il 2026. A partire dall’adesione a Science Based Targets, il programma globale per combattere i cambiamenti climatici. Diverse le iniziative messe in campo: produzione di energia pulita attraverso nuovi impianti fotovoltaici; sviluppo e ottimizzazione di materiali sostenibili ed eco-compatibili nei packaging di prodotto; efficienza energetica e riduzione dei consumi nelle sedi del gruppo.

Con riguardo al benessere della comunità è da segnalare il progetto “Connessioni”, nato per rispondere alle crescenti difficoltà delle famiglie e al disagio giovanile causati dalla pandemia Covid-19. Rivolto per ora alla comunità interna, ma destinato nelle intenzioni dell’azienda a evolversi anche verso l’esterno, si è tradotto in incontri, dibattiti, webinar, che hanno visto il coinvolgimento di esperti come sociologi e psicologi per affrontare e condividere le grandi tematiche inerenti il rapporto genitori-figli. L’obiettivo è creare un’alleanza pubblico-privata finalizzata a diventare un punto di riferimento per la comunità locale. Altro territorio a cui Parmacotto Group presta particolare attenzione è quello di Napoli, dove sono state sviluppate diverse iniziative di sostegno, per esempio con la Cooperativa La Paranza all’interno del Rione Sanità.

Tutelare le eccellenze e proteggere le tradizioni, guardando al futuro: questa è la sfida di Parmacotto Group che vogliamo raccontare nella nuova web platform corporate presso i principali stakeholders e osservatori – ha affermato Gaia Gualerzi, Direttore Marketing Parmacotto Group. Quando parliamo di sostenibilità non parliamo solo di ambiente: #FeelinGood rappresenta per noi una filosofia di vita che deve permeare tutti gli aspetti del benessere delle persone”.

E per far sì che gli impegni presi siano certificati, l’AD Schivazappa ha annunciato che Parmacotto presenterà il bilancio di sostenibilità ed ha avviato il percorso di trasformazione in Bcorp.

Schivazappa, AD Parmacotto Group: sui costi energetici è emergenza

In un anno normale noi abbiamo un consumo energetico pari mediamente a 2 milioni di euro, mentre per il 2022 ad oggi siamo a 7,5 milioni di euro” Andrea Schivazappa, Amministratore Delegato di Parmacotto Group, sintetizza in una sola frase lo sconquasso che i costi energetici fuori controllo stanno provocando nei conti economici delle aziende. Far quadrare i bilanci in una situazione del genere diventa difficile.

Noi prevediamo di chiudere l’anno intorno ai 120 milioni di fatturato – spiega Schivazappa a Instoremag.it, a margine della presentazione dell’iniziativa #FellinGoodma gli aumenti dell’energia finiranno con il dimezzare l’Ebitda. E a preoccupare è il 2023, perché se riportiamo a un intero anno l’incidenza dei costi energetici impazziti nella seconda parte del 2022, tutto diventa ancora più complicato”.

Peraltro, Parmacotto è corsa ai ripari per tempo, avviando un progetto di digitalizzazione finalizzato a monitorare e dunque contenere i consumi energetici: “Pensiamo di tagliarli del 15% entro la fine del 2023 – annuncia Schivazappa – ma probabilmente riusciremo ad ottenere un risparmio ancora maggiore, vicino al 20%. A livello di gruppo abbiamo investito 4 milioni di euro su questo fronte e altri 1,6 milioni di euro sono destinati a impianti fotovoltaici: i lavori sono partiti la scorsa settimana e si concluderanno al massimo nei primi mesi del 2023, ma per avere i permessi di mesi ne abbiano impiegati otto, un tempo che non è compatibile con le esigenze di un’azienda”.

Insomma, efficientamento energetico e fonti rinnovabili, per ridurre le emissioni di CO2 ed essere più competitivi. Come a dire che per Parmacotto sostenibilità e business sono due facce della stessa medaglia. E sul fronte prettamente commerciale, buone notizie arrivano dagli Stati Uniti, dove nel 2019 il gruppo aveva acquisito il distributore Cibo Italia, diventato Parmacotto LLC: “Nell’anno dell’acquisizione l’azienda fatturava 10 milioni di euro – racconta Schivazappa – mentre quest’anno ci attestiamo intorno ai 20 milioni, più o meno. E ciò nonostante nei mesi della pandemia abbiamo dovuto fermare per un po’ il progetto di ristrutturazione. Inoltre, il mercato Usa ha una marginalità buona e costante, con un Ebitda che si avvicina al’8-9%, anche se poi c’è l’effetto cambio da considerare”.

E l’Italia? “Se non si fa qualcosa di serio e strutturato sul fronte dell’energia, l’Italia sarà un punto interrogativo – ribadisce l’AD di Parmacotto – perché quello che sta accadendo va oltre il normale rischio d’impresa. Per quanto ci riguarda avevamo operato un aumento dei listini, ma prima dell’impennata dei prezzi energetici. Adesso non possiamo fare a meno di proporre alla distribuzione un nuovo aumento e vedremo cosa succederà”.

In’s Mercato continua a crescere e sbarca in tre nuove regioni

Prosegue la crescita di In’s Mercato che annuncia un fitto programma di aperture sul territorio nazionale. L’insegna discount di Gruppo Pam con sede a Venezia sbarca infatti in tre nuove regioni: Toscana (con 29 aperture nelle province di Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pisa, Pistoia, Siena), Marche (con 8 aperture nelle province di Ancona, Fermo, Macerata, Pesaro) Umbria (con un punto vendita a Città di Castello) e un importante ampliamento nel Lazio (con 16 nuovi punti vendita nelle province di Roma, Latina e Viterbo).

L’operazione è frutto di un’acquisizione, In’s, infatti, ha rilevato i punti vendita della catena Dico SpA- confermando, tutti i dipendenti dei negozi in organico. Con questa acquisizione In’s chiuderà il 2022 a quota 550 negozi, rafforzando il suo posizionamento come top player nel canale discount.

La volontà di distinguersi all’interno del panorama delle catene discount, oltre alla decisione di farsi portavoce di valori forti e riconoscibili, come la responsabilità sociale in tema di sostenibilità ambientale e l’attenzione per le persone, ha guidato In’s nello sviluppo di attività sempre vicine alle esigenze del cliente.

“L’ampliamento della rete In’s e l’ operazione di rebranding avviata” – osserva Moreno Fincato, Direttore Generale di In’s Mercato – “fanno parte di un programma di sviluppo che abbiamo avviato in un’ottica di crescita e di consolidamento nel mercato. Desideriamo promuovere un nuovo concetto di discount ampliando il nostro target di riferimento, offrendo sempre prodotti e servizi di qualità in un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale. L’importante innovazione nei nostri punti vendita risponde alla necessità di guardare al futuro, non soltanto intercettando le tendenze in atto ma avvicinando un pubblico nuovo. Noi ci crediamo ed andiamo avanti in questa direzione”.

Annunciato l’aumento del prezzo delle patate

Il Centro di Documentazione per la Patata (CE.PA) ha annunciato l’aumento dei prezzi di listino delle patate, a seguito della diminuzione degli stock e all’aumento dei costi.

Nella riunione di venerdì scorso 16 settembre, gli operatori della Borsa Patate di Bologna si sono confrontati in merito ai dati produttivi e all’entità degli stock presenti nei magazzini. Tale analisi ha restituito uno scenario che desta forte preoccupazione. I quantitativi di patate raccolte e destinate al conto deposito risultano di oltre il 20% inferiori di quelli degli ultimi anni, in un contesto di vendite sostenute sin dall’inizio della stagione. I dati dei principali produttori europei confermano una situazione internazionale caratterizzata da minori rese e maggiori scarti.

La preoccupazione più viva presso gli operatori è l’aumento dei costi di produzione agricoli (fertilizzanti antiparassitari, meccanizzazione), di stoccaggio e confezionamento. I rincari dell’energia elettrica, del gas, degli imballaggi e dei trasporti incidono su tutte le fasi della filiera in maniera determinante. Per quanto riguarda alcune voci di spesa, l’aumento ha già toccato vette del 400%.

In questa fase di inizio della campagna di commercializzazione 2022-2023 gli operatori che aderiscono alla Borsa Patate sono, al pari dei loro colleghi europei, in forte apprensione per il futuro del settore: il rischio è quello di un notevole ridimensionamento delle superfici investite, con la prospettiva di un prossimo raccolto insufficiente a coprire le necessità del mercato interno.

L’organizzazione afferma pertanto l’inderogabile necessità di ottenere una migliore remunerazione per il prodotto, ricorrendo anche a significativi adeguamenti dei prezzi di vendita, in modo tale da non compromettere in modo irreversibile la futura disponibilità di un prodotto essenziale per i consumatori e, in particolare, di un’eccellenza produttiva fondamentale per il Paese, come la Patata di Bologna DOP e Selenella, oltre agli ingenti quantitativi di prodotto controllato e certificato destinato alle Private Labels.

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