Piccoli, con pochi abitanti eppure attivissimi negli acquisti online: eccoli i borghi italiani sotto i 150 abitanti, che – da nord a sud della penisola – acquistano maggiormente su Amazon (Amazon_Top100_Borghi).
Delle 11 regioni presenti nella classifica 2017 stilata da Amazon.it, il Piemonte è la prima con quasi 60 dei primi 100 più piccoli comuni italiani per abitanti presi in esame. Seguono Lombardia, Abruzzo e Liguria. Cuneo si posiziona sul gradino più alto del podio tra le province con ben 30 comuni, seguita da Vercelli e Pavia.
Ma vediamo adesso i comuni più portati allo shopping online: il borgo cuneese di Marmora, con i suoi 62 abitanti suddivisi nelle 16 frazioni, si conferma per la seconda volta il più attivo. Al secondo posto si attesta Cursolo-Orasso, borgo della provincia di Verbano-Cusio-Ossola che conta 90 abitanti, terzo posto sul podio infine per il comune lodigiano di Maccastorna e per i suoi 73 abitanti. Slittano invece più nelle retrovie Cissone, comune del cuneese (passato dal 2° all’ 8° posto rispetto alla precedente classifica del 2015) e Bard, che cade dal terzo gradino del podio per posizionarsi al 7° posto. Nelle prime 10 posizioni figurano anche Bonvicino (Cuneo), Introzzo (Lecco), Rhêmes-Notre-Dame (Valle D’Aosta), Cissone (Cuneo), Balme (Torino) e Piazzolo (Bergamo). Il comune più piccolo che acquista su Amazon.it è Moncenisio, in provincia di Torino, con i suoi 30 abitanti.
La Top 3 dei prodotti più acquistati Nella classifica dei Top 3 articoli più acquistati, a Marmora la medaglia d’oro va alla semola di grano duro rimacinata di Divella che conquista la medaglia d’oro, quella d’argento al detergente per vetri con ammoniaca Glassex e quella di bronzo alle pastiglie Shimano per i freni delle biciclette. L’impermeabilizzatore di terrazze in calcestruzzo e il set con spirografo sono a pari merito al primo posto a Cursolo-Orasso, mentre al secondo e terzo posto figurano i giochi per bambini, rispettivamente il cubo di Rubik e la scrivania di Minnie. A Maccastorna il prodotto più acquistato è il moschettone, utile per arrampicare e fare escursioni, seguito dal tappetino-puzzle in gomma schiuma per i giochi dei piccoli e dalla rete ad amaca per fieno o paglia, realizzata per incoraggiare un’alimentazione costante e corretta degli animali.
Il retail è per sua natura favorito dai luoghi di passaggio frequente ma questo vantaggio non è sempre stato sfruttato a dovere dalla vendita al dettaglio tradizionale nelle zone ad alta densità di turisti. Parliamo ad esempio delle stazioni ferroviarie, dei porti e degli aeroporti, zone spesso popolate solo da negozi di gadget turistici. Per molto tempo si è perseverato nel luogo comune che vede tra i bisogni del viaggiatore solo quelli strettamente connessi alla natura dei suoi spostamenti.
Ma le cose in Italia sono cambiate negli ultimi anni, grazie anche ad alcuni progetti di valorizzazione dei nostri luoghi di passaggio. Se ne è parlato a Milano in occasione della 5a edizione del convegno “Travel Reatil”, organizzato dal Retail Institute.
Qui si è fatto l’esempio di “Grandi Stazioni”, progetto delle Ferrovie dello Stato per valorizzare le proprie location “esclusive per posizioni e flussi di passeggeri”: sono infatti ben 750 milioni i passaggi di persone in un anno all’interno delle stazioni ferroviarie delle principali città italiane, di cui 150 milioni a Roma e 148 milioni a Milano.
Nelle Grandi Stazioni il 60% dei metri quadri è dedicato al retail, il 25% al food e solo il 15% ai servizi. E se il food&beverage “rende” 30mila euro al metro quadro, a farla da padrone sono i settori di moda e cosmesi che generano fino a 40mila euro per metro quadro.
L’importanza di essere un punto d’incontro Come ha spiegato Gianni Saccani, Head of Leasing di Grandi Stazioni Retail, “La stazione, nella nostra vision, diventa uno spazio che completa il viaggio. Da semplici luoghi di transito le stazioni diventano nodi dell’intermodalità cittadina e punti di incontro per shopping, cultura ed eventi”.
Un concetto che Luigi Fusco, coo di Unieuro, conosce bene grazie agli 11 store dell’elettronica disseminati tra stazioni e aeroporti.
“La multicanalità – spiega – è una questione semplice: il cliente vuole trovarti nelle migliori condizioni possibili. Per questo il nostro obiettivo consiste innanzitutto nell’assisterlo nelle classiche dimenticanze di chi viaggia”.
Un passaggio importante: da calamite e souvenir si è passati a vendere adattatori di corrente, carica batterie, cuscini da viaggio, cuffiette e power bank.
Ma in questi posti non transitano solo viaggiatori e per questo non si possono avere solo accessori da viaggio.
“In aeroporto ci sono anche molti dipendenti – prosegue Fusco – che spesso fanno acquisti sul luogo di lavoro per comodità. D’altronde se la tua location è su un punto di passaggio importante hai delle conversioni, altrimenti no”.
Sulla stessa linea Fabrizio Brogi, presidente di Nau! che sta investendo moltissimo nel travel retail: “Nelle stazioni c’è il fenomeno dei pendolari che passando più volte hanno la possibilità di rientrare di frequente a vedere cosa c’è di nuovo con tempi di riacquisto più brevi e maggiore stimolo all’acquisto d’impulso. Nei nostri punti vendita abbiamo registrato ben 18 milioni di passaggi vetrina”.
La strategia di Sea: velocizzare le operazioni
Anche Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi ha iniziato a investire su progetti di retail negli ultimi 4 anni. Le revenue non derivanti dal trasporto aereo sono diventate una delle principali leve di crescita della società: rappresentano infatti il 33% dei ricavi totali, cresciuti di 10 punti percentuali rispetto al 2013.
Un risultato ottenuto lavorando sul tempo passato in aeroporto dai passeggeri: velocizzando di circa il 17% le procedure di controllo passaporti e check-in è stato possibile garantire ai passeggeri fino al 25% di tempo in più per le attività di shopping e di food & drink.
A Milano Malpensa questo si è tradotto in un aumento del 21% della spesa per passeggero e del 17% di incremento del volume d’affari di negozi e ristoranti.
Il retail nei luoghi di passaggio obbligato, dunque, diventa sempre più un affare: un discorso che si può estendere anche ai centri cittadini, alle location di grandi eventi o ai luoghi a soggiorno obbligato come possono essere i parchi a tema, gli outlet, i villaggi vacanza, o le crociere.
Business da crociera
Anche a bordo delle navi sono moda e bellezza a farla da padrone. “I prodotti più venduti in assoluto sono gli orologi, seguiti dai profumi. – ci spiega un portavoce di Costa Crociere – I negozi a bordo delle navi della flotta Costa Crociere sono gestiti attraverso un concessionario che si chiama Starboard, una della aziende più grandi e affermate al mondo nella gestione di spazi commerciali su navi da crociera. In assortimento oltre 160 marchi tra prodotto italiani ed esteri”
In conclusione Retail e Turismo sono destinati sempre più a viaggiare a braccetto in un connubio che porta vantaggi ad entrambi: il retail tradizionale può rivolgersi ad una platea di big spender e acquirenti d’impulso, molto più propensi a spendere quando sono in viaggio. Dall’altra il turismo, che negli hanno ha visto i suoi margini risicati dall’avanzare dei modelli low cost, può aumentare il fatturato grazie ai ricavi derivanti dalle così dette ancillary revenue.
CBRE, leader al mondo nella consulenza immobiliare, ha concluso con successo, per conto del Fondo Gamma, la locazione di 750 mq al brand di abbigliamento sportivo Colmar, che aprirà un nuovo show-room di elevato standing al piano terra del complesso immobiliare in Viale della Civiltà Romana / Via della Letteratura, di proprietà del Fondo e gestito da DeA Capital Real Estate Sgr, nel quartiere EUR di Roma.
Lo spazio, precedente sede della Unipol, è stato completamente ristrutturato passando da una suddivisione ad uffici tradizionale ad un unico grande Open Space che accoglierà lo show-room del prestigioso marchio italiano.
Rimangono vacant circa 4.000 mq di uffici ma ci sono delle trattative in atto che potrebbero portare nei prossimi mesi alla messa a reddito di tutto il complesso immobiliare.
Massimiliano Eusepi, Head of CBRE Roma ha così commentato l’operazione “Abbiamo chiuso questa trattativa in tempi rapidissimi e CBRE, insieme alla Proprietà, è stata in grado di assicurare la consegna degli spazi, completamente ristrutturati, entro 20 giorni dalla firma del contratto di locazione, rispettando ampiamente i desiderata di Colmar”.
Da semplice contenitore a veicolo di valore aggiunto. Negli ultimi anni il packaging si è evoluto in modo sostanziale, andando ben oltre la sua semplice funzione d’uso. Grafica e design sono solo gli aspetti più visibili di questa rivoluzione, che si sta sviluppando lungo due direttive principali: servizio aggiunto e sostenibilità.
Una confezione di Waitrose
Se infatti praticità e funzionalità sono ormai caratteristiche imprescindibili sia per i consumatori che per le imprese della distribuzione, l’attenzione all’ambiente e, in ambito food, a eliminare gli sprechi di cibo, sta diventando un’istanza sempre più sentita anche da parte delle aziende produttive. Senza contare che, come rivela il recente report di Nielsen “Breakthrough Innovation”, in caso di packaging innovativo e appealing le vendite aumentano di circa il 5,5% rispetto a confezioni tradizionali.
«I vincitori dell’ultima edizione dell’Oscar dell’imballaggio possono dare un’idea sulle tendenze più attuali in fatto di innovazione – illustra Marco Sachet, direttore dell’Istituto italiano imballaggio –. Ci sono soluzioni semplici ma dall’elevato servizio, come la confezione per la mozzarella dotata di pretaglio che consente l’apertura in due momenti, facendo prima fuoriuscire il liquido di governo. Oppure la busta per gli alimenti freschi da banco con un sottilissimo strato di rame dall’effetto antibatterico: una soluzione che permette una maggiore conservazione del prodotto e contribuisce a ridurre il problema dello spreco domestico. Uno sviluppo interessante è anche dare una seconda vita al contenitore dopo che ha svolto il suo compito primario. È il caso del vaso di vetro della Nutella, con un collo riprogettato per adattarsi alla capsula Bormioli».
L’e-commerce detta nuove regole
Ma se questi sono filoni tutto sommato “classici”, nuovi segmenti si stanno aprendo e sono ancora tutti da sviluppare. La crescita dell’e-commerce, per esempio, sta ponendo nuove sfide ai produttori, che devono mettere a punto confezioni singole funzionali al trasporto e, fattore non trascurabile, che rispondano ai requisiti standard richiesti dal colosso Amazon. Un aumento della complessità, dal punto di vista del processo produttivo così come di imballi e trasporti.
McHall Farms
«Fra i vincitori di quest’anno – aggiunge Sachet – è da ricordare una pompetta con beccuccio richiudibile: una soluzione molto utile per l’e-commerce perché si presta a pack più semplici e anche per il vending, perché ripiegandosi su se stessa non si incastra all’interno della macchina. Sono invece ancora da sviluppare delle soluzioni efficienti per fare sì che il pack rimandi alla realtà aumentata. Le confezioni infatti tendono a diventare sempre più piccole, lasciando meno spazio per inserire le informazioni, che aumentano sempre di più. C’è quindi la necessità di rimandare dal pack alla realtà virtuale, al di là del QR code che già è utile ma che trova ancora un utilizzo limitato».
Ma secondo alcuni, l’ultima vera frontiera rimane il packaging commestibile, di cui si parla già da qualche tempo. La scoperta più recente, che arriva dagli Stati Uniti, riguarda una pellicola protettiva derivata dalle proteine del latte, quindi naturalmente biodegradabile, in grado di conservare il cibo 500 volte meglio dei materiali tradizionali. In futuro si potrebbero aggiungere aromi naturali e additivi nutrienti per migliorarne il gusto.
C’è fermento nell’ortofrutta
Il dibattito si accende, almeno nel Regno Unito, quando si arriva alle confezioni dell’ortofrutta. Sta facendo molto discutere infatti la scelta di Asda di eliminare o almeno ridurre fortemente l’offerta di frutta e verdura sfusa dai suoi punti vendita e di diminuire i formati di quella confezionata, al fine di diminuire gli sprechi. Secondo Feedback, una charity inglese che si batte proprio contro lo spreco di cibo, la decisione comporterà invece l’aumento di confezioni di plastica e di cibo che verrà buttato, oltre che un danno per gli agricoltori inglesi, costretti a fornire frutta e verdura di dimensioni standard.
Ma nel frattempo c’è chi sta sfruttando proprio i vegetali per dare vita a packaging green. Waitrose per esempio ha deciso di utilizzare piselli e legumi scartati per la vendita per creare scatole sostenibili ed eleganti per la pasta. Ora il 15% dei packaging dei fusilli gluten free a marca privata è realizzato con i legumi, riducendo del 15% l’utilizzo di alberi per ogni scatola e del 20% le emissioni di gas durante la produzione.
E il retailer britannico non è il solo. Come riporta la rivista Packaging World, il canadese Pure Hothouse Foods, specializzato nella coltivazione e nella vendita di vegetali, ha recentemente lanciato la linea Cloud 9 di pomodori in un packaging di cartone arricchito con fibre di pomodoro, prodotto da Solidus Solutions; è diventato così la prima azienda canadese a imballare pomodori attraverso le piante stesse e a creare un’economia circolare.
E anche in Francia Idyl, produttore di pomodori, meloni, frutta mediterranea, vegetali ed erbe fresche, ha cominciato a utilizzare packaging arricchiti con fibre delle piante di pomodori.
L’innovazione dell’americano McCall Farms sta invece nella nuova lattina di plastica trasparente introdotta per le conserve vegetali pronte del suo brand Glory Foods. Si tratta, di fatto, della prima innovazione nel mercato delle lattine da quando furono lanciate, nel 1833.
Dove andrà il mercato?
Impossibile dirlo con certezza, ma qualche previsione Smithers Pira l’ha fatta. Il gruppo, specializzato nelle analisi e nei servizi per il mercato del packaging, della carta e della stampa, ha analizzato il possibile sviluppo di alcuni segmenti.
Le bioplastiche, innanzitutto, il cui utilizzo industriale, secondo il gruppo, crescerà a una media annuale del 17% tra il 2017 e il 2022, raggiungendo un valore di quasi 7,2 miliardi di dollari. Attualmente il segmento ha un’incidenza molto bassa sul totale imballaggi in plastica, ma gli sviluppi tecnologici permetteranno la creazione di nuovi tipi di polimeri e biopolimeri rinnovabili e biodegradabili. L’Europa è in prima linea sul fronte della ricerca e sviluppo e incide il 31% a livello globale per quanto riguarda l’utilizzo di pack in bioplastica; entro il 2022, tuttavia, i tre quarti di questi materiali saranno prodotti in Asia.
Poi, i packaging flessibili, dedicati sia ai consumatori finali che all’industria, che secondo Smithers Pira avanzeranno a un tasso annuale del 4,1% arrivando nel 2022 a 33,5 milioni di tonnellate per 282,6 miliardi di dollari. Un mercato che, rispetto alle confezioni rigide, offre numerosi vantaggi nel risparmio dei costi, compresi quelli di trasporto, nella riduzione del peso e nell’allungamento della shelf life. I “pouch” (confezioni a sacchetto), soprattutto nella versione stand-up, sono il segmento a più veloce crescita.
Infine, avanzeranno le soluzioni con film protettivi, utilizzati per esempio nelle confezioni di ready meal da scaldare nel microonde, meglio ancora se flessibili: un mercato che crescerà del 4,7% tra il 2016 e il 2021 raggiungendo 11,32 miliardi di dollari.
Facile come bere una noce di cocco
Uno speciale sistema pratica un foro nella noce di cocco, inserisce un tappo richiudibile e biodegradabile e avvolge la noce in un film che riporta le informazioni di prodotto e il codice a barre: in questo modo è possibile bere l’acqua di cocco direttamente dalla noce. Il brevetto è di Coco Taps, azienda di Las Vegas che ha cominciato a vendere il prodotto nei negozi di healthy food e su Amazon, per poi arrivare in Whole Foods Market. La catena lo ha lanciato a novembre 2016 in 56 dei suoi store in Arizona, California e Nevada. I plus del prodotto sono la praticità e semplicità della confezione, associata alle straordinarie qualità nutrizionali dell’acqua di cocco; la pricipale criticità è invece legata alla logistica, considerato il peso delle noci di cocco e l’ubicazione dello stabilimento di confezionamento.
Come ti allungo la vita di frutta e verdura
Non è una cassetta qualunque, ma uno strumento che riduce lo spreco alimentare. “Attivo” è il packaging che Bestack ha realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna dopo cinque anni di analisi, panel test e campionamenti e che permette di prolungare la shelf life della frutta, salvando potenzialmente dalla spazzatura 850 mila tonnellate di prodotto ogni anno in Italia.
L’imballo è stato testato questa primavera sulle fragole Candonga di Apofruit, la varietà tipica della Basilicata commercializzata con il brand Solarelli. I risultati hanno evidenziato che la shelf life del prodotto aumenta da uno a due giorni e lo scarto di fragole si riduce dall’8 al 18% rispetto al prodotto conservato in altri tipi di packaging; anche per i rivenditori gli scarti si riducono dal 3 all’8%. E su un campione di 400 consumatori intervistati, il 74% ha percepito una miglior conservazione della frutta contenuta nell’imballaggio Attivo.
I vincitori dell’Oscar dell’imballaggio
1) BUSTARAME – ADERCARTA
Busta salvafreschezza 100% riciclabile, con elevata barriera alla luce e capacità antibatteriche (fino al 99%), per il confezionamento dei prodotti freschi da banco come salumi e formaggi, per la Gdo e l’industria alimentare. Realizzata con il 99% di carta certificata FSC e lo 0,2% di rame applicato tramite sublimazione e brinamento, riciclabile come rifiuto cartaceo.
2) DRIP PACK – DI MAURO OFFICINE GRAFICHE
Confezione stand-up in materiale flessibile per prodotti contenenti liquidi o in forma granulare, che si basa su un doppio pre-taglio: aprendo il primo, la busta resta chiusa a eccezione di un canale di drenaggio, attraverso cui è facile far defluire il liquido capovolgendola. È un esempio di progettazione volta alla semplificazione, che incrementa il servizio al consumatore.
3) RAPIDA – TAPLAST
Pompa con beccuccio richiudibile, per incontrare anche i requisiti della vendita su e-commerce e adatto a tutti i flaconi. Il volume compatto evita rotture e attuazioni accidentali, senza necessitare di ulteriori imballaggi di protezione; la doppia chiusura del beccuccio realizzata per il cliente Amazon evita spreco di materiale dovuto a rotture accidentali e permette l’eliminazione del termoretraibile.
4) DARFRESH RANGE – SEALED AIR
Confezione sottovuoto “skin”, realizzata con due materiali che avvolgono il prodotto come una seconda pelle, in grado di estendere notevolmente la durata di conservazione degli alimenti e mantenere le proprietà nutrizionali. La riduzione dei volumi delle confezioni fino al 50% rispetto ad altri sistemi permette la razionalizzazione dello spazio espositivo, di magazzinaggio e di trasporto. Inoltre, ha un forte impatto sul consumatore grazie all’effetto tridimensionale del prodotto.
5) CORNERLESS – GRUPPO SADA
Vassoio in cartone ondulato robusto e riciclabile, adatto a food e non food. Si adatta a linee di confezionamento automatiche e permette di sfruttare al massimo la superficie dei vassoi. A parità di formato, consente di ottenere un importante risparmio di materia prima se confrontato con i vassoi tradizionali e la grande apertura offre vantaggi dal punto di vista espositivo e di circolazione dell’aria.
6) NUTELLA EMBOSSED – MRSMITH PER FERRERO
Barattolo per Nutella riutilizzabile per conserve e altri usi in ambito domestico. Senza perdere la forma iconica del barattolo, il nuovo formato offre notevoli vantaggi sul piano della sostenibilità ecologica; l’innovazione è di particolare rilevanza anche in relazione al basso valore aggiunto della tipologia di imballaggio, che appartiene a un settore maturo.
Morando ritorna in tv dal 24 dicembre al 20 gennaio.
La continuità è alla base della strategia media dell’azienda che vede l’utilizzo del mezzo televisivo sulle tre principali piattaforme generaliste, RAI, MEDIASET e LA7, e un rilancio sulla pagina Facebook Morando per trasmettere l’empatia del messaggio su cui punta: “Il miglior modo di amarli è alimentare con piccoli gesti quotidiani l’unicità della relazione tra uomo e animale”.
La pianificazione prevede tutta la programmazione più qualitativa del periodo con una concentrazione di passaggi nel prime time, nei programmi legati alle news, all’approfondimento e intrattenimento di qualità. Il formato dello spot è 15”. Creatività Gruppo DDB Italia. Produzione Filmmaster con la regia di Davide Gentile.
FICO Eataly World: oltre 350 mila visitatori ed un fatturato di 6,4 milioni di euro, 20 corsi e tour organizzati ogni giorno, 50 eventi di intrattenimento e approfondimento, 100 pullman turistici. Queste alcune delle performance registrate nelle prime cinque settimane di attività del parco dell’agroalimentare più grande del mondo. A fine anno, si stima che FICO raggiungerà un totale di 500 mila visitatori, ed un giro d’affari di 8,5 milioni di euro.
Gli oltre 45 luoghi di ristoro, i corsi, le esperienze e i tour, le giostre multimediali e i 40 laboratori che producono le specialità gastronomiche del Belpaese, hanno operato a pieno regime e, fin dalle prime settimane, è stata molto buona la presenza sia di visitatori provenienti da fuori regione sia di turisti stranieri. Ben 17 mila i visitatori business e professionali, che hanno preso parte a iniziative, forum, congressi e meeting che si sono svolti al Centro Congressi e nelle aule didattiche. Il Parco è stato meta di circa 50 classi delle Scuole Primarie e Secondarie provenienti da tutta Italia, che hanno seguito attività didattiche e ricreative. Oltre 70 giornalisti e tour operator internazionali hanno visitato FICO dopo l’apertura.
Hanno preso il via anche le attività culturali e divulgative per il pubblico promosse dalla Fondazione FICO, che ha varato le Mediterranean Lectures: ciclo di lezioni magistrali internazionali sulla dieta mediterranea come stile di vita e modello agroalimentare sostenibile, inaugurate dall’antropologo Marino Niola. A gennaio, la Fondazione presenterà il primo programma 2018 di incontri, eventi e lezioni per adulti e studenti.
Carrefour Italia annuncia la nomina di Stéphane Coum nel ruolo di Direttore Operations Carrefour Italia. La nomina fa seguito a quella di Eric Uzan, il quale ha assunto, dal mese di ottobre, la funzione di Direttore Esecutivo Europa del Sud (Spagna ed Italia) nel quadro del nuovo Comitato Esecutivo del Gruppo Carrefour.
Stéphane Coum, 46 anni, approda in Carrefour nel 1996 e, dal 2013, ha ricoperto il ruolo di Direttore Supermercati di Carrefour Italia. Può vantare un’esperienza internazionale di primo livello, che lo ha portato ad avere ruoli in diverse aree geografiche nel mondo tra cui Cina, Malesia, Singapore e Turchia. Stéphane Coum dirigerà le operazioni di Carrefour Italia, presente con più di 1.000 punti vendita ed oltre 20.000 collaboratori.
Liberalizziamoci, la campagna realizzata da Homina per Conad per chiedere la liberalizzazione dei medicinali di fascia C è tra i vincitori della 20a edizione del ‘Premio Assorel’, il riconoscimento che ogni anno l’associazione delle imprese di comunicazione assegna ai migliori progetti di comunicazione e relazioni pubbliche. Alla campagna è stato assegnato il premio della categoria Public Affairs & Lobbying.
Liberalizziamoci è nata con l’obiettivo di portare l’attenzione della politica sul tema della nel settore concorrenza della distribuzione farmaceutica, in particolare di estendere alle parafarmacie la possibilità di commercializzare medicinali con obbligo di prescrizione a carico del cittadino.
“Il ruolo della comunicazione è in prima istanza quello di dare voce alle esigenze delle persone e agli interessi collettivi”, afferma Omer Pignatti, amministratore delegato di Homina. “Con questa campagna abbiamo acceso i riflettori su un tema centrale nella vita di ciascuno di noi, quale è quello della cura e della salute”.
Nel corso Liberalizziamoci sono stati coinvolti rappresentanti politici, esponenti delle associazioni dei consumatori e della società civile attraverso un’attività di lobbying, una serie di azioni stampa sui media generalisti e una strategia comunicativa che ha avuto come protagonisti il web e i social network.
La petizione ha raggiunto quota 170.000 firme, la maggior parte delle quali pervenute online dal sito liberalizziamoci.it. Il sito ha ottenuto quasi un milione di visualizzazioni ed è stato visitato da circa 600.000 utenti unici, sono state migliaia le condivisioni degli articoli di stampa sui social. I documenti attestanti le adesioni sono stati consegnati lo scorso marzo ai presidenti di Camera e Senato, e la richiesta dei cittadini è stata annunciata all’Assemblea di Montecitorio.
Dopo l’approvazione lo scorso agosto della legge sulla concorrenza l’azione di lobbying sta proseguendo con lo scopo di rafforzare le alleanze esistenti e tesserne di nuove. L’obiettivo resta quello di mantenere alta l’attenzione sul tema del costo dei medicinali e delle liberalizzazioni, in vista dei prossimi provvedimento legislativi sul settore della distribuzione farmaceutica.
Anche nel caso della Pasta secca, piatto tipico della tradizione alimentare italiana, le nuove istanze salutistiche stanno progressivamente condizionando l’assortimento a scaffale. All’interno di questa categoria i player producono prodotti innovativi e gustosti con un occhio in più all’aspetto salutistico. Farine integrali, farine biologiche di semola, di farro, riso e mais sono le principali, farina di lenticchie, ceci e arricchite sono le più innovative e negli ultimi anni stanno aumentando il loro spazio espositivo sugli scaffali.
Dunque il mercato della pasta secca dà ai consumatori la possibilità di scegliere il prodotto più adatto alle proprie esigenze grazie ad un vasto assortimento. Nel complesso, il comparto della pasta secca propone circa 255 referenze, domina la pasta di semola con le sue 193 referenze, seguita dalla pasta di farina biologica e insapore (kamut, quinoa, lenticchie, ceci, orzo…) che occupa il 12% dello scaffale con 41 prodotti presenti a scaffale (16% delle referenze totali della categoria), mentre la pasta senza glutine ha il 7,2% delle referenze della categoria.
Sugli scaffali della Gdo, la pasta corta è il prodotto con maggior spazio espositivo ma anche il maggior assortimento (grazie alle numerose tipologie di pasta prodotte, dalle più conosciute come le penne rigate o lisce, ai radiatori, dalle mezze maniche ai cellentani). Nel segmento della pasta di semola, la pasta corta occupa il 76% dello scaffale, dati piuttosto simili anche nella pasta biologica e insapore.
All’interno del mercato vi sono numerosi produttori, sia appartenenti a grandi gruppi sia piccoli produttori locali, specializzati nella produzione di farine integrali ma soprattutto biologiche. Sugli scaffali della Gdo partecipano alla competizione più di 40 players (inoltre vi sono più di 200 piccoli produttori), ma, da soli, i 4 principali occupano il 61% dello scaffale. La PL ha un ruolo cruciale con una quota spazio pressochè pari al leader di mercato.
Negli ultimi anni gli acquisti dei consumatori sono cambiati e l’attenzione verso la salute è riuscita a mutare l’immagine tradizionale degli scaffali e la competizione all’interno della Gdo. I nuovi produttori, nati dal fenomeno salutistico, hanno apportato dei cambiamenti anche in una categoria come la pasta che per anni si è basata sulla tradizione. Tutte queste novità hanno portato ad una diminuzione dei consumi della tradizionale pasta di semola, ma nonstante ciò i consumi della pasta sono aumentati grazie alla pasta biologica e integrale e alla pasta arricchita. Segnali del cambiamento in atto, riscontrabili anche a scaffale.
Acqua Minerale San Benedetto si riconferma Partner Ufficiale di MasterChef Italia, il talent culinario più amato della televisione, giunto quest’anno alla sua settima edizione, che tornerà in onda Giovedì 21 Dicembre alle ore 21.15 su Sky Uno HD.
L’unicità e l’eleganza dell’acqua oligominerale, pura, equilibrata e 100% italiana di San Benedetto Prestige Rose Edition accompagnerà in tutte le prove gli aspiranti MasterChef, valutati da quattro giudici d’eccezione: Bruno Barbieri, Joe Bastianich, Antonino Cannavacciuolo e dalla new entry Antonia Klugmann.
Nella linea in vetro della Prestige Rose Edition il mondo floreale è il tema predominante dell’etichetta, scelto per donare alla bottiglia un’identità esclusiva ed elegante. Il simbolo principale è proprio la rosa, il fiore più evocativo che da sempre narra passioni ed emozioni e che, in “Rose Edition”, diventa un emblema per raccontare l’unicità di una linea dallo stile unico. La trasparenza pregiata del vetro e il design essenziale e slanciato, mettono in evidenza l’etichetta con la caratteristica finestra con vista oggi arricchita dal tocco particolare della rosa dalle intense tonalità per una vera esplosione di colori differenziati per gusto: amaranto per l’acqua naturale, blu per quella frizzante e verde per la leggermente frizzante. Immancabile, sul fondo, il tricolore simbolo dell’italianità e garanzia della qualità e della sensibilità estetica firmate Made in Italy.
Una linea ideale per ogni esigenza del fuoricasa con quattro formati (25cl, 50cl, 75cl e 1L) studiati per rendere ogni servizio piacevole ed esclusivo. “Rose Edition” rappresenta così la perfetta interpretazione di tutte le eccellenze di San Benedetto Prestige: freschezza e purezza, leggerezza e raffinatezza per una linea di grande ricercatezza dedicata al ristoratore che vuole dare un tocco di classe alla tavola e al consumatore che sa apprezzare l’eleganza, lo stile e il gusto del bello tutto italiano.
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