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IKEA Italia: aprirà a giugno, a Cagliari, il primo Pick-up & Order Point

Ikea Italia inaugura in Sardegna il suo nuovo progetto innovativo che – grazie ad un approccio multicanale – coniuga l’esperienza di acquisto in negozio all’e-commerce, unendo alcuni aspetti dello  store classico alla comodità dell’acquisto online da pc, tablet e smartphone.

Con una superficie complessiva di 3.200 mq e 4 milioni di euro di investimenti, il nuovo Pick-Up & Order Point IKEA aprirà al pubblico il 29 giugno 2016 con una grande festa di inaugurazione tipicamente svedese.Schermata 2016-04-26 a 14.47.55

Il nuovo punto vendita avrà una ricaduta occupazionale di 104 persone con oltre l’80% di personale sardo, tra occupazione diretta (vendita, logistica, assistenza clienti e ristorazione) e indotto (trasporto e montaggio, sicurezza, manutenzione, pulizia ecc).

Schermata 2016-04-26 a 14.48.08Le previsioni per l’attività commerciale del 2017 vedono 27.600 ritiri al Pick-Up &Order Point, 5.400 consegne dirette a casa e 1.470 montaggi di mobili e cucine.

Numerosissimi i sardi che in questi anni hanno fatto acquisti sia presso i punti vendita della penisola che nel sito e-commerce IKEA.it/Compraonline: nel 2015 sono stati fatti acquisti dalla Sardegna per un totale di 3.307.000 milioni di euro, di cui 2.303.000 tramite il canale e-commerce (+455% rispetto al 2013) e 1.004.000 euro attraverso i 21 negozi IKEA Italia (+6% rispetto al 2013).

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L’impegno di IKEA nell’avvicinarsi sempre di più (e nel più breve tempo possibile) ai suoi clienti sardi si concretizzerà ulteriormente con la quasi contemporanea apertura di un punto di ritiro anche ad Olbia, che sarà attivo dal 30 giugno 2016.

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Il Pick-Up & Order Point rappresenta solo il primo passo piano di espansione dell’azienda in Sardegna e anticipa la successiva apertura di un punto vendita IKEA sull’Isola, nell’area metropolitana di Cagliari.

Crai in sinergia con dunnhumby per una CRM sempre più efficace

Crai e dunnhumby: un binomio storico che da oggi consentirà alla società leader globale nei servizi di analisi dei consumatori e parte del gruppo di distribuzione Tesco, di mettere il proprio know how al servizio dell’insegna italiana.

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L’obiettivo? Portare avanti un ambizioso progetto di CRM, che, con il supporto di dunnhumby, migliori la shopping experience dei clienti e incrementi ulteriormente il valore espresso nei negozi della rete Crai

La decisione di partire con questo ambizioso progetto, sottolinea la nostra visione di posizionamento sul mercato.dichiara Mario La Viola, Direttore Marketing, Format, Rete e Sviluppo CRAI“Mai come oggi è vitale conoscere i profili dei propri clienti e soprattutto intercettare i diversi comportamenti di acquisto. Dobbiamo cercare di integrare maggiormente la leva promozionale con politiche di marketing diversificate e più mirate, allo scopo di portare più valore ai clienti e ai negozi. Oltre al fatto che governare i dati e conoscere gli stili di acquisto dei propri clienti rappresentano un “valore” importante che le aziende dell’industria possono sfruttare con noi. Per tutto questo non poteva esserci partner strategico migliore del gruppo dunnhumby”.

“In dunnhumby siamo entusiasti di iniziare a lavorare con CRAI, un distributore che sta crescendo velocemente nel mercato italiano e che ha molti progetti innovativi per il futuro.” afferma James Tamblyn, Head of dunnhumby EmeaPensiamo di condividere la stessa passione, cioè arricchire l’esperienza dei clienti, partendo sempre dalla comprensione delle loro preferenze ed esigenze. Questo approccio permetterà all’insegna italiana di migliorare la fedeltà dei suoi clienti. La fedeltà non è qualcosa che si vince, deve essere conquistata, dimostrando ogni giorno che la relazione tra distributore e cliente è importante, e noi possiamo affiancare CRAI e i suoi associati nel rafforzare questo legame.”

Contraffazione delle merci: il valore ammonta a 338 miliardi di euro

338 miliardi di euro: a tanto ammonta il commercio mondiale delle merci contrafatte. Ed equivale al 2,5 degli scambi commerciali a livello mondiale.

Sono questi alcuni dei risultati principali di una relazione congiunta dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).Schermata 2016-04-18 a 13.55.20

Il documento, intitolato “Trade in Counterfeit and Pirated Goods: Mapping the Economic Impact”, stima gli effetti economici della contraffazione e della pirateria sugli scambi internazionali in base ai dati relativi a quasi mezzo milione di sequestri doganali.Schermata 2016-04-18 a 13.56.22

Ad esserne coinvolte, sono tutte le economie, forse ancora più quelle emergenti che svolgono un ruolo importante in quanto produttrici di prodotti contraffatti o zone di transito. In testa alla hit Cina, Hong Kong e Turchia.

Le merci

La gamma delle contraffazioni è ampia: si va dai beni di lusso ai prodotti industriali (quali macchinari, componenti di ricambio o sostanze chimiche) fino agli articoli di consumo con un impatto sulla sicurezza personale (come prodotti farmaceutici, alimenti e bevande, attrezzature mediche o giocattoli).Schermata 2016-04-18 a 13.55.41

I marchi maggiormente danneggiati dalla contraffazione sono registrati soprattutto nei paesi membri dell’OCSE e dell’UE, ad esempio Stati Uniti, Italia, Francia, Svizzera, Giappone, Germania e Regno Unito.

Centri commerciali: il Rapporto Cushman & Wakefield sui trend di sviluppo in Europa

Lo sviluppo di centri commerciali europei è destinato ad accelerare, grazie all’input fornito dai 9,1 milioni di metri quadrati la cui consegna è prevista tra il 2016 e il 2017. Questo l’assunto del Rapporto Cushman & Wakefield. Le prospettive future sono, dunque, positive, nonostante lo studio non nasconda il calo del 2015, anno caratterizzato dai volumi più bassi degli ultimi tempi: 4,6 milioni di mq, pari al – 15,8% rispetto al 2014.

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Già nella seconda parte del 2015, infatti, gli investimenti europei in centri commerciali pare siano ripartiti: ben 15,5 miliardi di euro. Corrispondenti, cioè, al + 16,6% anno su anno. Regno Unito e Germania, che rappresentano oltre il 45% del totale dei volumi di scambio, si confermano i mercati più richiesti. In termini di crescita di capitali investi, bene pure Benelux, Portogallo, Polonia, Turchia e Germania. Calano invece –  rispetto al 2014- gli investimenti in Francia, Spagna, Italia, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca.

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Da un punto di vista gerarchico, la Francia mantiene la sua posizione dominante in qualità di maggior mercato di centri commerciali. Insidiata molto da vicino dalla Russia, il cui stock complessivo è inferiore di appena il 4% e i cui ritmi di crescita sono incalzanti.

Il rapporto mostra che Londra rimane la meta più ambita grazie al combinato disposto tra la bassa densità dei centri commerciali (231.2 mq per 1.000 persone) e la forte crescita delle vendite al dettaglio: +15,8% entro il 2020.

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Mercati favorevoli si rivelano anche altre città del Regno Unito come Edimburgo, Manchester, Birmingham, Leeds, Glasgow e Bristol, e – in Spagna – Madrid e Barcellona dove si prevede uno sviluppo delle vendite fino al +12% entro il 2020.

Scenario più statico, invece, per le città tedesche e francesi con crescita, rispettivamente, del + 6% e del + 7,5% entro il 2020.

In termini dimensionali, in Italia la lunga e recente crisi economica ha tarpato le ali allo sviluppo commerciale che nel 2015, ha fatto registrare il completamento di soli 79.000 mq di nuovi spazi. Tuttavia il biennio 2016-2017 esordisce sotto auspici migliori: il nostro paese, infatti, accoglierà 786,100 mq di nuovi spazi, per circa il 40% concentrati nelle principali città di Roma e Milano.

Sviluppi interessanti, infine, si sono registrati nell’Europa orientale, con realizzazioni del calibro di: Zelenopark in Russia (110.000 mq), Podio Ankara in Turchia (61.500 mq) e Zielone Arkady in Polonia (51.000 mq).

È in questi paesi “emergenti” – sottolinea Justin Taylor, Head of EMEA Retail at Cushman & Wakefield – che si registra un interesse maggiore per le nuove costruzioni, nei Paesi più maturi, al contrario, la tendenza è verso un recupero dei aree commerciali preesistenti.

Auchan con ACI Worldwide e Verifone innova gli e-payment multinazionali e omnichannel

Auchan Group lancia una nuova piattaforma pan-europea di pagamento con carta, realizzata da ACI Worldwide in partnership con Verifone, che sarà attivata nel corso del 2016 in tutti i punti vendita Auchan in Francia.

Grazie all’accordo siglato, Auchan utilizzerà la soluzione di pagamenti omnichannel UP Retailer di ACI come base per la sua strategia di pagamenti transfrontalieri, integrata negli innovativi dispositivi Verifone VX 820 PIN Pad che dispongono di sistema payment-as-a-service, studiati per gestire al meglio tutte le transazioni in-store effettuate con o senza carta.

Parliamo di una piattaforma conforme alle norme nexo, un insieme di standard per i pagamenti con carta unificati che mira a guidare l’interoperabilità tra i vari Paesi.

“ACI, Verifone, e Auchan – sottolinea Andrew Quartermaine, Head of Merchant Retail Europe di ACI Worldwide – condividono la stessa visione sui pagamenti: per questo siamo lieti di aprire la nostra soluzione multi-vendor, acquier-agnostic a Verifone, al fine di sostenere Auchan. Siamo certi che molti altri rivenditori seguiranno l’esempio di Auchan nel contribuire a modellare i pagamenti europei”.

“Con questa partnership – commenta Jean-Philippe Niedergang, VP e GM Southern Europe, Verifone – permettiamo a rivenditori come Auchan di aumentare le vendite e crescere. La nostra piattaforma è già utilizzata da alcuni dei più grandi brand in Francia, con più di 3,5 milioni di PIN Pad VX 820 installati in tutto il mondo. Verifone fornirà servizi di implementazione e manutenzione per Auchan, al fine di garantire un’attività continuativa.”

Arnaud Crouzet, Capo di Group Global Payments Development, Auchan Group conclude: “questa nuova piattaforma, conforme agli standard nexo, si inserisce all’interno della nostra strategia per un sistema di pagamenti centralizzato europeo più sicuro, più aperto e più accessibile”.

Rovagnati e il giro d’Italia in nome del buon gusto

Rovagnati lancia il “Giro del Buon Gusto”, un viaggio nei sapori italiani, che toccherà diverse regioni per far conoscere e promuovere le eccellenze gastronomiche locali. Ogni mese, fino a dicembre, sarà dedicato a un salume della tradizione italiana, dal Prosciutto crudo dell’Alto Lazio alla Porchetta di Ariccia, dal Capocollo calabrese allo Speck Altoatesino, tutti prodotti firmati da ROVAGNATI.

DI ciascuna specialità regionale, si racconta l’origine, la storia, il particolare processo produttivo, oltre a curiosità, consigli su come degustarlo al meglio e naturalmente una ricetta tipica.

Il “Giro del Buon Gusto” coinvolgerà salumerie, gastronomie e decine di migliaia di consumatori che avranno la possibilità di assaggiare la bontà di tutti i prodotti tipici di ROVAGNATI.ROVAGNATI - GIRO DEL BUON GUSTO

Per i punti vendita, ROVAGNATI ha previsto una grande iniziativa. Ai negozianti aderenti sarà richiesto di scattare una foto al proprio punto vendita con i materiali di comunicazione dell’iniziativa. Tutti gli scatti saranno postati nella sezione “Il Giro del Buon Gusto” del blog Rovagnati e sui canali social dove i consumatori potranno scoprire i punti vendita più vicini per gustare queste eccellenze.

Anche i consumatori saranno coinvolti attivamente nel “Giro del Buon Gusto”, grazie a un divertente concorso a premi: “Creare il Buon Gusto ti premia!”. Chiunque vorrà potrà postare sulla pagina Facebook di ROVAGNATI una ricetta con il salume tipico del mese accompagnato da una foto e dall’hashtag #girodelbuongusto. Per tutti coloro che parteciperanno ci sarà la possibilità di diventare protagonisti della pagina ufficiale ROVAGNATI e ricevere un omaggio super gustoso: tanti buoni sconto per continuare a gustare i buonissimi prodotti Rovagnati!

Nutrici: la banca del latte del Policlinico, realizzata anche grazie ad Esselunga

Nutrici: nasce al Policlinico una Banca del Latte Materno per dare una speranza in più ai bimbi prematuri.

Permetterà, infatti, di ridurre infezioni e altre patologie e affiancherà la Terapia Intensiva Neonatale della Clinica Mangiagalli.

Parliamo di una vera e propria Banca del Latte Umano che raccoglie il latte di altre mamme per nutrire da subito i piccoli prematuri, e dare loro tutti i vantaggi di questo importante alimento.

‘Nutrici’ è stata realizzata grazie al contributo di Esselunga e dei suoi clienti che, attraverso una campagna di sensibilizzazione da ottobre 2014 a ottobre 2015, ha coinvolto tutti i negozi del gruppo e ha permesso a Esselunga di donare 696.440 euro a favore della costruzione della Banca del Latte Umano Donato.

“I bimbi che nascono fortemente pre-termine – spiega Fabio Mosca, direttore della Terapia Intensiva Neonatale e della Neonatologia del Policlinico – sono particolarmente delicati, e i l latte materno donato riduce l’incidenza delle infezioni ma anche di patologie intestinali che possono essere molto gravi. Per questo è molto importante avere una Banca del Latte Umano Donato: alle mamme che vogliono partecipare a questa raccolta forniamo un tiralatte e tutto il materiale necessario, e garantiamo, grazie a Human Milk Link, il ritiro a domicilio e la consegna sicura alla nostra Banca”. Una volta arrivato in Policlinico, il latte materno donato viene pastorizzato, viene analizzato per misurarne le proprietà nutritive (in termini di carboidrati, proteine e lipidi) e viene conservato in speciali freezer, capaci in totale di raccogliere oltre mille litri di latte. Ogni fase è altamente controllata, per garantire sicurezza e qualità, e ogni passaggio è registrato grazie a un sistema di tracciamento. “Una volta pronto – aggiunge Mosca – il latte può essere distribuito, in modo completamente gratuito, ai neonati che ne avessero la necessità”.“È importante sottolineare – conclude – che non c’è nessuna controindicazione alla donazione del latte: la quota che viene donata non viene tolta al proprio bambino ma è latte in più, che andrebbe sprecato e che invece se viene raccolto permette di salvare delle vite. Per questo invitiamo tutte le neo-mamme alla donazione, perché è un atto di altruismo che permetterà”.

Per ulteriori informazioni vai a libretto nutrici

 

Wiener Haus e la sua atmosfera mitteleuropea debuttano a Il Centro

Wiener Haus, la catena di birrerie–trattorie in franchising che richiama i sapori della Mitteleuropa, di proprietà di Cigierre, è tra i protagonisti della nuova avventura de Il centro di Arese.

Wiener Haus offre un ricco menu di piatti della tradizione mitteleuropea, tra cui la Wienerschitzel che viene rigorosamente battuta, impanata e preparata al momento, oppure i wurstel, i panini farciti o la famosa torta Sacher. Non manca, inoltre, un’ampia selezione di ottime birre, prima fra tutte la celeberrima Pilsner Urquell, ritenuta una delle migliori birre europee e prodotta ancora seguendo la tradizione che risale al 1842, con luppolo eccellente e acqua purissima.

L’ambiente famigliare e accogliente è caratterizzato da caldi arredi in legno.

La nuova Wiener Haus si sviluppa su una superficie totale di oltre 600 metri quadri, con circa 300 posti a sedere. Una struttura studiata e organizzata nei minimi particolari nella quale trovano impiego circa 40 collaboratori ai quali Cigierre ha destinato un attento aggiornamento professionale all’interno della propria Academy, il progetto per la formazione messo a punto per gli oltre 500 addetti assunti ogni anno, e per l’aggiornamento continuo degli addetti impegnati nei più di 190 locali del gruppo.

 

Vinitaly diventa partner dell’Osservatorio del Vino

“Verona Fiere, con Vinitaly, entra a pieno titolo tra i partner dell’Osservatorio del Vino”. La notizia viene data con orgoglio da Domenico Zonin, presidente dell’Osservatorio del Vino, intervenuto al Convegno dal titolo: “Cantine e vigneti, consumi e mercati: cinquant’anni di storia del vino italiano”, organizzato nel corso della manifestazione veronese.

“Da un lato – prosegue –  avremo l’Osservatorio quale primo e unico punto di riferimento
istituzionale per la raccolta, l’analisi, il commento e la diffusione dei dati statistici del settore vitivinicolo, sia sul fronte produttivo che su quello dei mercati interno e internazionale. Dall’altro, con Vinitaly, potremo contare su uno strumento di estrema utilità ed efficacia per l’internazionalizzazione delle nostre aziende che avrà a disposizione dati certi per definire le migliori strategie da mettere a disposizione del vigneto Italia”.
“La firma di oggi, nel contesto di questo storico 50° Vinitaly, costituisce un ulteriore passo in avanti nel gioco di squadra per far crescere il nostro sistema vitivinicolo nazionale – commenta Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere –. Il premier Renzi ha indicato l’obiettivo di 7,5 miliardi di export nel 2020. Per raggiungerlo, alle aziende del vino servono strumenti sempre nuovi ed efficaci. Vinitaly da 50 anni rappresenta la piattaforma di promozione all’estero per eccellenza. Ma per sviluppare il proprio business servono anche statistiche e dati di mercato sempre aggiornati. L’Osservatorio del Vino promosso da UIV in questo senso costituisce una risposta concreta. E da oggi può contare anche sulla partnership di Vinitaly, aprendo una finestra di monitoraggio permanente sul comparto che ci aiuterà ad orientare le attività e le strategie a favore del vino italiano, con una voce univoca, autorevole ed internazionale”.

Bio, la viticoltura è sempre più bio. Nel 2015 le vendite ammontano a 205 milioni

Bio, sempre più bio. Vino compreso. E l’analisi Wine Monitor – Nomisma su dati FIBL – predisposta in occasione di Vinitaly 2016 lo dimostra in pieno. La viticoltura biologica, infatti nel periodo 2004/2014 è cresciuta del  +259% Europa, del +261% mondo.

Nel mondo il 4,5% della superficie vitata è bio; nella UE l’incidenza sale al 7,8%. La graduatoria per Paese rileva al primo posto il Messico (con uno share del 15,6%), seguito dall’Austria (10,7%). L’Italia è al terzo posto (con il 10,3%) precedendo Spagna (8,9%), Francia (8,7%), Germania (7,6%), Nuova Zelanda (6,7%), Bulgaria (5,8%) e Grecia (4,3%).
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Per superfici vitate bio, l’Italia, con 72.361 ettari, è al secondo posto in Europa, dopo la Spagna (84.381 ettari). Considerando l’orizzonte temporale 2003-2014 il Paese iberico presenta una crescita del +413% mentre l’Italia del +128% e la Francia del +307% (terzo posto in graduatoria, con 66.211 ettari). Spostando l’obiettivo sulla superficie a vite biologica per regione, in Italia guida la Sicilia (27.105 ettari nel 2014, 38% sul totale italiano e +43% rispetto al 2011); seguono Puglia (10.269 ettari, +22%) e Toscana (9.243 ettari, +46%).

Ma la novità presentata a VinitalyBio è la mappatura delle dimensioni del mercato final: nel 2015 le vendite di vino bio hanno raggiunto complessivamente 205 milioni di euro. Tale giro d’affari è realizzato per 1/3 sul mercato interno (68 milioni di euro, considerando tutti i canali – gdo, catene specializzate in prodotti bio, enoteche, ristorazione/wine, vendite diretta …) e per la restante parte (137 milioni di euro) sui mercati internazionali (+38% rispetto all’export di vino bio realizzato nel 2014). E a crescere è anche la consumer base: negli ultimi 12 mesi il 21% della popolazione italiana over 18, ovvero 10,6 milioni di persone, ha bevuto in almeno un’occasione – a casa o fuori casa – vino biologico certificato. Percentuale in continua crescita negli ultimi anni (nel 2013 era pari al 2%, nel 2014 era pari al 12%), sintomo di un forte apprezzamento da parte del consumatore, che riconosce al vino bio naturalità (44% degli user riconosce tale fattore distintivo) ma anche qualità (17%). Per tutte queste caratteristiche distintive, il 75% dei wine user bio è disposto a spendere di più per acquistare un vino con il marchio bio.

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