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2023 nero per l’export di vino italiano: -4,4% a volume e -7,3% a valore

Un 2023 col freno a mano tirato per l’export di vino italiano nelle cinque principali piazze mondiali: è così che si può sintetizzare la lettura dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv) dei dati finali relativi alle importazioni da Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone, che insieme valgono il 56% dell’export complessivo del Belpaese. Per il vino made in Italy quindi il 2023 si è chiuso con un calo tendenziale del 4,4% nei volumi e del 7,3% nei valori, a 4,45 miliardi di euro. L’analisi, realizzata da Uiv su base doganale, vede decrementi nei volumi in tutti i Paesi della domanda a eccezione della Germania, che chiude l’anno a +7% per effetto del boom di ordini di vino sfuso (+16%).

Particolarmente negativo, anche a causa di un eccesso di scorte detenute dai distributori che hanno condizionato gli ordini di tutto il 2023, il mercato negli Stati Uniti, che totalizzano un -13% a volume, ma anche in Canada e Giappone, entrambe a -11% e in Uk (-9%). In contrazione, nonostante il surplus di costi produttivi per le imprese, il prezzo medio (-3%), per effetto della crescita import di sfusi (+9%, dove però i listini crollano a -11%) e grandi formati (+6%) e al contestuale minore impatto di prodotti imbottigliati (-7%) e spumanti, giù dell’11% nei volumi ma unica tipologia a crescere nel prezzo medio (+5%).

“È innegabile che il 2023 abbia sofferto di fenomeni congiunturali, soprattutto il destocking di prodotto accumulato in eccesso in Nordamerica, ma è altrettanto vero che il nostro Paese ha l’esigenza primaria e non più rinviabile di allargare la propria base clienti: questi cinque Paesi rappresentano quasi il 60% del valore delle esportazioni italiane, contro il 50% della Francia e il 40% della Spagna” ha detto Lamberto Frescobaldi, Presidente UIV, che aggiunge: “Il 2024 si annuncia molto complesso e sfidante: con una produzione italiana ai minimi storici, le nostre imprese avranno l’esigenza vitale di alzare il valore unitario dei propri prodotti, in un contesto macroeconomico che non è dei più favorevoli. Si è visto già l’anno passato, con le difficoltà patite nei circuiti retail dei principali Paesi, dove ad aumenti di prezzo anche limitati sono corrisposti in maniera quasi automatica cali degli acquisti a volume”.

Secondo l’Osservatorio Uiv, l’anno si è però rivelato negativo per tutti i Paesi produttori, complice l’obiettivo destocking degli importatori unitamente alla crisi inflattiva e al conseguente minor potere di acquisto. L’import globale di vino dei 5 top buyer ha chiuso infatti a 16,9 miliardi di euro, il 7,5% in meno sull’anno precedente, con i volumi a -6,7%. Il principale Paese esportatore, la Francia, si è attestata su un trend volumico ancora peggiore rispetto all’Italia (-10%), ma meno deficitario in termini valoriali (-5%).

Intrecci, il nuovo biscotto integrale di Mulino Bianco

Il segmento del mondo integrale cresce a valore (+16,9%) passando da 82 a 96 milioni di euro, e a volume (+4,2%): è proprio col fine di soddisfare le richieste di ingredienti genuini che Mulino Bianco lancia gli Intrecci, biscotti di pastafrolla integrale con grano saraceno e gocce di cioccolato fondente intrecciata con una frolla al cacao. La referenza si aggiunge a Cioccograno, introdotto sul mercato nel 2018.

Il nuovo biscotto nasce dallo stabilimento di Novara dopo circa tre anni di lavorazione del reparto ricerca & sviluppo: è stata una sfida arrivare a realizzare l’intreccio tra le due frolle, tanto che gli ingegneri del marchio hanno dovuto sviluppare un processo ad hoc in attesa di riconoscimento di brevetto europeo. Si tratta di un prodotto con un alto coefficiente di complessità produttiva, che rappresenta un ulteriore passo avanti nella capacità di Mulino Bianco di innovare il mondo dei biscotti, tanto sul piano degli ingredienti, quanto in quello della forma.

Intrecci è un biscotto realizzato con farina integrale di frumento (27%) e farina di frumento (24,5%). La farina di grano tenero utilizzata proviene da agricoltura sostenibile rispettando le 10 regole della Carta del Mulino, disciplinare Mulino Bianco che riguarda oltre 100 prodotti del brand, per la coltivazione sostenibile del grano tenero (nel rispetto dei criteri di sostenibilità stabiliti dallo schema di certificazione ISSC Plus) redatto insieme al WWF con l’obiettivo di portare qualità nei prodotti, supportare il lavoro della comunità di agricoltori e promuovere la biodiversità favorendo anche gli insetti impollinatori. Gli Intrecci combinano l’unicità dei grani antichi con la golosità degli ingredienti classici, in un biscotto perfetto per l’inzuppo, un’abitudine per quasi il 60% degli italiani, come emerge da una ricerca Nielsen.

Intrecci è anche il primo prodotto protagonista della nuova campagna di brand positioning “C’è un mondo più buono”, la naturale evoluzione del brand, che, sin dalle origini, ha voluto regalare agli italiani una visione del mondo positiva, autentica, fatta di gesti e prodotti semplici ma ricchi di significato.

Il Gruppo Megamark sbarca su TikTok e raggiunge le giovani generazioni

Cavalcando l’onda del digitale e rivolgendosi a un pubblico giovane e smart, il Gruppo Megamark di Trani, che conta oltre 500 punti vendita nel Mezzogiorno con le insegne A&O, Dok, Famila e Sole365, sbarca sulla piattaforma digitale TikTok. Obiettivo: comunicare, in chiave ironica, i servizi, la qualità, la convenienza e i valori che da sempre contraddistinguono le insegne attraverso video girati tra le corsie e gli scaffali dei punti vendita.

In pochi mesi dalla sua apertura il canale TikTok Famila Sud Italia ha superato un milione e duecentomila visualizzazioni video, mentre quello Dok, aperto solo pochi giorni fa, con tre video conta già oltre settantamila visualizzazioni.

“L’apertura dei canali TikTok Famila Sud Italia e Dok, che segue quello di altre piattaforme social attive già da alcuni anni come Facebook e Instagram, ci permette di consolidare il rapporto con i nostri clienti, raggiungendo molti giovani e attraendone nuovi” dichiara Fabio Storelli, Marketing Manager del Gruppo Megamark.

ShopFully acquisisce il marketplace iberico Ofertia

ShopFully, tech company italiana che opera nel Drive to Store, consolida la propria presenza in Spagna, Messico e Colombia con l’acquisizione del sito web e dell’app di Ofertia, marketplace iberico che connette più di quattro milioni di consumatori e che aggrega nella propria piattaforma offerte e promozioni di un’ampia gamma di brand e retailer in diversi settori tra cui supermercati, elettronica di consumo e bricolage.

Dopo l’operazione di acquisizione nel 2022 di un altro player spagnolo, Tiendeo, ShopFully quindi espande ulteriormente la propria audience confermando la volontà di crescere in questa regione. Con l’integrazione di Ofertia infatti, dispone quindi di un’ulteriore risorsa per supportare i propri partner in un momento cruciale della transizione digitale del settore retail in Spagna, Messico e Colombia.

“Siamo entusiasti di annunciare l’integrazione di Ofertia tra i nostri marketplace proprietari. Grazie all’acquisizione del sito web e dell’app, potremo fornire ai nostri clienti un altro strumento strategico per connettersi con i consumatori lungo l’intero percorso di acquisto, dalla ricerca delle informazioni online fino all’esperienza di acquisto in negozio” dichiara Stefano Portu, CEO & Founder di ShopFully.

Il controvalore dell’operazione non è stato reso noto.

Sicurezza nel retail e Gdo, come contrastare la criminalità?

Ogni anno nel settore retail e Gdo si registrano danni significativi che si riflettono negativamente sull’economia globale. L’incremento di furti e criminalità organizzata impone di adottare misure specifiche per contrastare l’ORC (Organized Retail Crime), ridurre i rischi, proteggere i beni e garantire un ambiente di acquisto più sicuro per i clienti. A livello mondiale, solo nel 2023 le perdite del settore hanno raggiunto 1,77 miliardi di dollari: tali perdite possono provocare aumenti di prezzo oltre a generare un sovraccarico di impegno da parte delle forze dell’ordine sottraendo tempo alla sorveglianza della sicurezza pubblica.

Nei casi più gravi, i negozi si vedono costretti alla chiusura e gli episodi criminali concorrono a creare un ambiente di lavoro pericoloso, inducendo un elevato turnover dei dipendenti che si sentono sempre più vulnerabili oltre a creare un’esperienza di acquisto negativa perché le misure adottate per prevenire i furti, come l’utilizzo di confezioni vuote, possono condizionare l’esperienza dei clienti in negozio.

Come contrastare quindi la criminalità nel settore retail? Affrontare la criminalità richiede un lavoro di squadra e l’adozione di una strategia organica da parte di tutti i soggetti coinvolti. Secondo Genetec, società che sviluppa soluzioni per migliorare la sicurezza, l’intelligence e l’operatività delle aziende e gli enti pubblici, tra le misure che un’azienda potrebbe adottare vi sono:

Carrelli della spesa antitaccheggio
I sistemi di bloccaggio per i carrelli sono uno strumento efficace di prevenzione contro coloro che cercano di rubare una grande quantità di merce fuggendo rapidamente verso l’auto nel parcheggio.

Strumenti di dissuasione
La presenza di postazioni di sicurezza visibili e l’utilizzo di telecamere indossabili da parte del personale sono misure proattive per scoraggiare i potenziali ladri. Questi strumenti contribuiscono anche a rendere più sicuro l’ambiente di vendita.

Gestione delle casse automatiche
La predisposizione di un protocollo presso le casse automatiche è fondamentale. Monitorare da vicino i clienti e chiedere di verificare gli scontrini alle casse automatiche può creare disturbo. I dettaglianti devono adottare misure sufficienti per individuare comportamenti disonesti senza arrecare disagio ai clienti.

Tecnologia di protezione dei prodotti
Un numero sempre maggiore di retailer ha adottato etichette RFID e dispositivi antifurto per proteggere i prodotti, altri hanno optato per l’inserimento della merce all’interno di apposite vetrine ed espositori. Tuttavia, diverse soluzioni innovative, come i lucchetti controllati via app sugli espositori dei prodotti che possono essere prelevati, rappresentano un buon compromesso: migliorano la sicurezza del negozio senza sacrificare l’autonomia del cliente.

Videosorveglianza
I video sono un prezioso strumento di conoscenza, in particolare per scoprire le truffe presso le casse automatiche. I retailer possono identificare e contrastare le attività fraudolente esaminando i filmati di sorveglianza favorendo l’attività di prevenzione. L’integrazione dei dati del punto vendita con il sistema di videosorveglianza facilita la ricerca delle transazioni e la rapida convalida degli eventi sospetti. Questa integrazione consente di filtrare le transazioni in base a criteri di ricerca specifici, come gli acquisti effettuati con una carta regalo, gli acquisti superiori a un determinato importo, i rimborsi e altro ancora, e convalidarle visivamente in pochi secondi.

Incoraggiare la collaborazione tra gli addetti del settore retail, forze dell’ordine e tutte le parti interessate è fondamentale per condividere risorse e informazioni. Ad esempio, un sistema di gestione delle prove digitali (DEMS) può aiutare i retailer a raccogliere le prove e condividere i file con le forze dell’ordine grazie a un semplice clic. Le aziende possono anche avvalersi di servizi di consulenza sui rischi per sviluppare strategie di mitigazione efficaci, che comprendono la valutazione delle vulnerabilità, l’implementazione di soluzioni avanzate di sorveglianza e di etichettatura RFID e il rafforzamento della sicurezza sull’intera supply chain. Ulteriori misure di tutela contro i furti sono: l’utilizzo di servizi di protezione, verifiche periodiche, promozione della formazione dei dipendenti e una legislazione più severa contro gli ORC.

Promozioni: italiani in cerca di alimentare, elettrodomestici e cura corpo/casa

Nel 2023 il 57% delle ricerche di promozioni da parte dei consumatori italiani hanno interessato principalmente il settore alimentare e delle bevande. A dirlo una recente ricerca realizzata da ShopFully attraverso il marketplace DoveConviene. Tra i prodotti più ricercati acqua, latte e olio extra vergine di oliva: quest’ultimo, in particolare, ha registrato un aumento del +126% delle ricerche rispetto all’anno precedente. E non solo: i dati raccontano una tendenza che coinvolge anche altri settori, in particolare quello degli elettrodomestici ed elettronica di consumo, che rappresenta il 17% delle ricerche, e della cura del corpo e della casa, col 13% delle ricerche.

Gennaio e febbraio risultano essere i mesi in cui si concentrano maggiormente le ricerche delle offerte: un trend che riflette la necessità delle famiglie di risparmiare per compensare le grandi spese affrontate a dicembre in occasione delle festività natalizie. Il picco delle ricerche delle promozioni torna poi a giugno, con un aumento delle ricerche dei prodotti per la cura della casa e del corpo.

“In un contesto incerto come quello attuale, caratterizzato da instabilità sul piano economico, le offerte e gli sconti giocano un ruolo cruciale per il bilancio del nucleo familiare che deve far fronte al caro-vita”, ha commentato Marco Durante, Global VP Sales & Marketing di ShopFully. “Il fatto che la maggior parte delle ricerche di promozioni si concentri su prodotti come alimentari e bevande è la testimonianza di quanto queste rivestano un ruolo importante per i consumatori che vogliono preservare il proprio potere di acquisto”.

MediaWorld chiude il 2023 a 2,5 miliardi e pianifica gli investimenti futuri

Dopo due anni anomali, in cui le performance di prodotti come televisori e notebook sono state spinte da fattori come pandemia e incentivi statali, nel 2023 il comparto ha affrontato un quadro macroeconomico instabile derivato dal forte incremento del tasso di inflazione e costante rialzo dei tassi d’interesse. Ciò, tuttavia, non ha scalfito l’andamento di MediaWorld che nel corso dell’esercizio 2023 ha registrato vendite pari a 2,5 miliardi di euro, mantenendo inalterati i propri impegni e destinando 31,1 milioni di euro agli investimenti. Di questi, 19,7 milioni di euro sono stati impiegati nella completa ristrutturazione di quindici punti vendita, anche tramite l’implementazione del nuovo layout “Look & Feel” e nell’apertura di nuovi negozi, raggiungendo al termine dell’anno fiscale 125 punti vendita attivi su tutto il territorio nazionale. La restante parte delle risorse – 11,4 milioni di euro – sono stati destinati invece al miglioramento dell’infrastruttura IT e, in particolare, al lancio del nuovo e-commerce, nonché all’implementazione del nuovo Distributed Order Management System, che ha consentito di efficientare i processi e lanciare il servizio omnicanale “Ritiro gratis anche in 30 minuti”.

Per il triennio 2024-2026 MediaWorld proseguirà negli investimenti dedicati a innovazione e sviluppo della rete fisica, destinando una quota crescente di risorse a tecnologia e percorsi di qualificazione del personale con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la qualità complessiva della shopping experience. Il piano prevede un investimento triennale per ulteriori 100 milioni di euro ed è già in corso di implementazione. Dalla chiusura dell’anno fiscale ad oggi, infatti, MediaWorld ha già inaugurato sei nuovi punti vendita (Viterbo, Rieti, Forlì, Reggio Calabria, Montano Lucino e Roma) portando a 131 gli store attivi e all’ingresso di circa 100 nuovi dipendenti. Sul fronte tecnologie dedicate alla customer experience e all’evoluzione dei consulenti, è partita la fase pilota della “Vendita end-to-end in reparto”, che consentirà agli addetti di accompagnare il cliente in tutte le fasi della shopping experience e che valorizza il ruolo dei consulenti in chiave “Experience Champion”. Inoltre, grazie all’utilizzo combinato con lo scontrino digitale, questa novità assoluta nel settore retail porterà a ulteriori benefici in termini di valore percepito. Infine è prevista una significativa evoluzione del canale online, che affiancherà all’e-commerce www.mediaworld.it, l’assortimento di prodotti venduti tramite marketplace. Questa novità consentirà a MediaWorld di ampliare l’offerta e includere nuove categorie di prodotto.

“Portiamo avanti con convinzione la nostra strategia di sviluppo, guidandone l’evoluzione e l’innovazione, con l’obiettivo di creare esperienza nel settore della tecnologia rendendola comprensibile e accessibile. Gli investimenti in omnicanalità e formazione dei consulenti, oltre all’ammodernamento delle infrastrutture IT dei negozi esistenti e alle nuove aperture, rappresentano un rilevante vantaggio competitivo che ci pone nelle condizioni di cogliere appieno le opportunità che si stanno concretizzando a fronte del progressivo rientro dei tassi e dei segnali di ripresa dei consumi su diverse categorie merceologiche” ha dichiarato Guido Monferrini, Amministratore Delegato di MediaWorld.

“Nell’esercizio 2023 abbiamo proseguito l’implementazione della nostra strategia omnicanale, investendo per migliorare ulteriormente la nostra competitività e presenza sia sul canale fisico sia online. Il fatturato del 2023, pari a 2,5 miliardi di euro, sebbene segua l’andamento non positivo dell’intero settore, dimostra che siamo andati nella direzione giusta, avendo registrato un andamento migliore del mercato stesso e numeri in crescita per quanto concerne i principali parametri di qualità erogata e percepita” aggiunge Emanuele Cosimelli, Chief Financial Officer MediaWorld.

Complessivamente, nel triennio 2021-2023, MediaWorld ha investito circa 100 milioni di euro, che hanno consentito di evolvere l’offerta introducendo nuovi servizi a valore aggiunto e consolidando la presenza del marchio sul territorio. Inoltre, coerentemente con la strategia definita dal Gruppo, nell’anno fiscale 2023 sono stati rinnovati e intensificati i programmi formativi dedicati a tutti i dipendenti e, in particolare, a quelli direttamente a contatto con il pubblico, con l’obiettivo di far evolvere le competenze e il ruolo degli addetti da “venditori” a “consulenti esperti di soluzioni tecnologiche”. Questi investimenti si sono riflessi sulla soddisfazione e fedeltà dei clienti e nel 2023 MediaWorld ha registrato il miglior dato di Net Promoter Score di sempre. Inoltre, gli investimenti dell’azienda sono stati effettuati perseguendo una strategia di sviluppo sostenibile, che si è declinata mediante numerose azioni, tra cui l’efficientamento energetico degli impianti di condizionamento/riscaldamento nei negozi, l’illuminazione a led e l’approvvigionamento di energia al 100% da fonti rinnovabili. Nell’anno fiscale ’23, è continuata la forte attenzione all’economia circolare ampliando a nuove categorie di prodotto la possibilità di ritiro e supervalutazione dell’usato (trade-in), aumentando di quattro volte il volume di pezzi ritirati. Infine, prosegue l’impegno nella second-hand economy attraverso i prodotti ricondizionati – circa 30.200 nel corso dell’esercizio 2023 – grazie al sito web e all’introduzione di apposite aree espositive all’interno dei negozi.

Sostenibilità, Granlatte propone di applicare l’OCM al settore lattiero-caseario

Pochi giorni fa si è svolto un seminario tecnico sulla sostenibilità della DG Agri convocato dalla Commissione Europea con l’obiettivo di discutere con il gruppo di dialogo civile sui piani strategici della PAC e sulle questioni connesse proponendo di rafforzare l’OCM per favorirne un diffuso utilizzo nel settore lattiero caseario. A prendere parte anche la Presidente di Granlatte Simona Caselli, che ha portato al tavolo l’esperienza sulla sostenibilità fatta finora dalla cooperativa e alcune riflessioni in termini di sviluppi politici.

Il percorso intrapreso dalla filiera Granlatte si è articolato nel corso degli ultimi anni passando da più ambiti. Il primo ha previsto la creazione di un Comitato Tecnico Scientifico composto dalle Università di Milano, Brescia e Bologna, la verifica delle emissioni di gas serra di un campione rappresentativo di aziende Granlatte, l’estensione del risultato a tutte le aziende agricole Granlatte. Una ricerca ha esaminato la produttività, le prestazioni gestionali e le pratiche agronomiche adottate dalle aziende anche in relazione alla collocazione geografica valutando in parallelo il possibile utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e la gestione e il trattamento delle acque reflue. L’analisi ha portato alla determinazione, nel 2021, di un’impronta di carbonio della filiera pari a 1,50 kg di Co2 eq per kg di latte crudo. Con l’obiettivo di ridurre del 30% tale dato, sono state intraprese varie azioni ed una piattaforma digitale raccoglierà nel giro di qualche mese tutti i dati qualitativi, ambientali e sociali volti a un monitoraggio costante degli indicatori di sostenibilità. Il secondo passo è stato il raggiungimento della certificazione EPD sul latte crudo. Questo rappresenta un grande risultato per la cooperativa. Molti sono i prodotti Granarolo e Yomo ad aver ottenuto la certificazione EPD nel corso degli ultimi 20 anni, ma in Italia sul latte crudo si tratta della prima certificazione EPD in assoluto. La Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD) è definita dall’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO) 14025 come una dichiarazione di Tipo III che “quantifica le informazioni ambientali sul ciclo di vita di un prodotto per consentire la comparabilità”. Terzo passo è stato il grande risultato raggiunto sul Benessere Animale: il 100% della filiera Granlatte è certificata Classyfarm e Bonlatte. Classyfarm è la certificazione ministeriale e Bonlatte la certificazione proprietaria, definita con un Gruppo Operativo d’Innovazione finanziato dalla Regione Emilia-Romagna.e da fondi UE, che contempla un significativo numero di indicatori aggiuntivi e fornisce all’allevatore una serie di indicazioni per migliorare nel tempo. Tutti i dati sono inseriti nella piattaforma digitale della cooperativa.

In parallelo, sul fronte dell’economia circolare, Granlatte ha avviato il Progetto Biometano di filiera che prevede la costruzione di dieci impianti consortili in tre anni situati in diverse regioni italiane. Essi produrranno 30 milioni di metri cubi all’anno di metano, ovvero l’equivalente di quanto necessario in termini di energia termica negli stabilimenti italiani di Granarolo, 500.000 tonnellate all’anno di fertilizzante naturale (digestato), evitando l’emissione in atmosfera di 60.000 tonnellate di Co2 eq. Ad oggi cinque impianti consortili sono stati avviati: Gran Metano Mantova (formalizzato), Gran Metano Cremona (formalizzato), Gran Metano Brescia (formalizzato), Gran Metano Crema (ufficializzata la partenza a dicembre 2023), Gran Metano Varese (ufficializzata la partenza a dicembre 2023). Tre invece sono gli impianti di filiera proprietari già in funzione.

In termini di biodiversità è stato siglato un accordo con Conapi per la sottoscrizione di un disciplinare di buone pratiche agricole per la salvaguardia degli insetti impollinatori e la collocazione di arnie all’interno degli allevamenti. Attualmente nelle aziende agricole Granlatte sono presenti 350 alveari sparsi in diverse regioni italiane, per un totale di 17.450.000 api. Ne deriva per gli allevatori la possibilità di richiedere finanziamenti nell’ambito dell’Ecoschema 5 della PAC 2023-2027. Da gennaio 2024 Granarolo è la prima azienda con il marchio “ApprovedByConapiBees” presente anche sulla confezione del Latte Biologico Granarolo. Tra le iniziative rivolte a una transizione sostenibile vi è anche la partenza a fine 2023 di un corso di formazione rivolto ai giovani agricoltori soci di Granlatte di età compresa tra i 25 e i 40 anni che mira a fornire strumenti concreti per far crescere le aziende nel segno della sostenibilità misurata, governando l’efficienza tecnica ed economica e promuovendo la condivisione e la capitalizzazione di conoscenze, esperienze e soluzioni.

“Nell’esperienza del Progetto di Sostenibilità Granlatte si è assunta gran parte degli oneri di progettazione, organizzazione, gestione dei dati e predisposizione della piattaforma digitale, con risultati positivi e apprezzati dai soci perché i singoli allevatori non sarebbero stati in grado di affrontare la complessità di un tale progetto e questo ha come riflesso anche una riduzione degli oneri burocratici”, ha commentato Simona Caselli, Presidente della cooperativa Granlatte. “Tuttavia, l’implementazione e la manutenzione del sistema sono molto impegnative e gli allevatori devono essere sostenuti in questa fase di grandi cambiamenti per le loro aziende, anche in prospettiva dell’entrata in vigore della nuova Direttiva CSRD. La transizione verso modelli sostenibili comporta costi tali che le risorse private dovranno comunque essere affiancate da quelle delle politiche pubbliche, che mantengono un ruolo fondamentale. Data la natura frammentata delle aziende agricole italiane ed europee, un’adeguata diffusione di queste innovazioni in tempi ragionevolmente brevi è possibile solo se affrontate in forma aggregata (cooperative, organizzazioni di produttori, filiere). Uno strumento come l’OCM, applicato anche al settore lattiero-caseario, a supporto dei Piani d’Azione per la Sostenibilità e degli investimenti nella digitalizzazione, nella certificazione e nei sistemi di controllo, sarebbe di aiuto per consentire una efficace transizione ecologica delle nostre filiere. L’OCM potrebbe fornire strumenti utili per favorire l’adozione di buone pratiche innovative, e può essere utilmente affiancato alle misure agro-climatico-ambientali dei PSR (benessere animale, biologico, agroenergia, biodiversità) ed agli eco-schemi della PAC (benessere animale, riduzione dei farmaci, biologico) utili a sostenere gli agricoltori nella fase di transizione”.

SBTi valida gli obiettivi di riduzione gas serra de La Doria

Science Based Targets initiative (SBTi), organismo globale che consente alle aziende di fissare ambiziosi target di riduzione delle emissioni, ha validato gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra de La Doria, gruppo attivo nella produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione.

Nello specifico l’azienda si impegna a ridurre, rispetto al 2021, del 46,2% le emissioni di gas serra dirette derivanti dall’attività produttiva (Scope 1) e quelle indirette derivanti per esempio dall’acquisto di energia elettrica (Scope 2) e a ridurre del 32,3% le emissioni a monte e a valle del ciclo produttivo (Scope 3), in particolare quelle relative all’acquisto di beni e servizi grazie alla scelta di fornitori sempre più orientati verso criteri di produzione ESG. La finalità di Science Based Targets initiative (SBTi) è accelerare l’azione delle aziende in tutto il mondo per dimezzare le emissioni entro il 2030, raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050 e, allo stesso tempo, fornire alle imprese un percorso definito, valutando e approvando in modo indipendente i risultati raggiunti. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra CDP, il Global Compact delle Nazioni Unite, il World Resources Institute (WRI), il World Wide Fund for Nature (WWF) e la We Mean Business Coalition.

“La validazione degli obiettivi da parte di STBi rappresenta un grande traguardo per La Doria, si tratta di un’ulteriore conferma dell’efficacia della nostra strategia per salvaguardare l’ambiente, uno dei pilastri fondamentali che guidano le iniziative del Gruppo. Tale strategia si fonda su progetti e azioni concrete che mirano non solo alla riduzione delle emissioni generate dalle nostre attività produttive, ma anche di quelle a monte e a valle della filiera. Il fatto che i nostri obiettivi siano stati validati da SBTi costituisce anche un importante segnale per i nostri partner e interlocutori riguardo l’importanza che i temi legati alla sostenibilità ricoprono per noi” ha commentato Antonio Ferraioli, CEO del Gruppo La Doria.

L’ottenimento della validazione si inserisce nel più ampio percorso di La Doria orientato all’armonizzazione degli aspetti economici, sociali e ambientali, un impegno che viene presentato e rendicontato annualmente all’interno del Bilancio di Sostenibilità. L’azienda da anni mette in pratica azioni volte a promuovere il rispetto dell’ambiente, dei diritti umani e il benessere dei lavoratori. Nello specifico queste azioni si sono tradotte nel 2023 nell’adesione allo United Nation Global Compact (UNGC), la più grande iniziativa di sostenibilità aziendale al mondo basata su dieci principi universali relativi ai diritti umani, al lavoro, all’ambiente e alla lotta alla corruzione. Gli investimenti effettuati negli anni hanno infatti permesso nel 2022 di autoprodurre il 44% del fabbisogno energetico attraverso moderni impianti fotovoltaici e impianti di cogenerazione ad alto rendimento, di ridurre del 10,8% le emissioni di Co2 grazie al recupero termico ed energetico e di recuperare il 98% dei rifiuti.

Nei supermercati torna l’iniziativa a supporto di Fondazione Veronesi

Manca poco all’avvio dell’ottava edizione de “i Limoni per la ricerca”, progetto realizzato grazie alla collaborazione tra Fondazione Umberto Veronesi ETS e Citrus l’Orto Italiano, che finanzia il lavoro di medici e ricercatori che dedicano la propria vita alla ricerca scientifica. Dal 3 al 16 marzo quindi i limoni siciliani varietà primofiore, chiamati così perché ottenuti dalla prima fioritura delle piante, saranno venduti in speciali retine da 500 grammi distribuite in tutta Italia nei supermercati, ipermercati e discount che aderiscono all’iniziativa. Per ogni retina messa in vendita al costo di 2 euro, Citrus devolverà 40 centesimi a Fondazione Umberto Veronesi ETS per finanziare ricercatori e ricercatrici. Una rinnovata e virtuosa iniziativa – sostenuta da Federdistribuzione – che ha permesso di finanziare, grazie alle precedenti edizioni, il lavoro annuale di 45 medici e ricercatori.

“Sostenere la ricerca scientifica è un impegno costante e collettivo che ha come obiettivo dare un contributo concreto per migliorare la vita delle migliaia di persone malate. Proprio per questo Fondazione, da più di vent’anni, continua a mantenere la missione del suo fondatore finanziando i migliori ricercatori e progetti di altissimo profilo scientifico, caratterizzati dalla capacità di trasferire velocemente i risultati dal laboratorio alla pratica clinica sui pazienti” afferma Monica Ramaioli, Direttore Generale di Fondazione Umberto Veronesi ETS.

“Siamo felici di rinnovare, per l’ottavo anno consecutivo, la partnership con Fondazione Veronesi che da anni porta avanti un’iniziativa in cui crediamo fortemente e nella quale abbiamo impegnato tutte noi stesse, fin dalla prima edizione nel 2017” spiega Marianna Palella, CEO e Founder di Citrus l’Orto Italiano, che aggiunge: “Un progetto che desta sempre più interesse da parte del consumatore e anche da parte della grande distribuzione, conscia di poter dar voce all’importanza della ricerca scientifica che deve essere considerata sempre più valore portante di questo Paese”.

“Ho deciso di rinnovare la mia vicinanza a questo importante progetto che permetterà ancora una volta di finanziare numerosi ricercatori e ricercatrici quotidianamente impegnati per migliorare la salute di tutti noi. I limoni per la ricerca hanno in sé un grande valore intrinseco, in quanto sono utili per ricordare quanto la ricerca sia fondamentale per il costante progresso scientifico” dichiara Marco Bianchi, food mentor e divulgatore scientifico per Fondazione Umberto Veronesi ETS e testimonial de i Limoni per la ricerca.

Per conoscere l’elenco completo e aggiornato delle insegne che aderiscono all’iniziativa, visitare i siti web di Citrus l’Orto Italiano e di Fondazione Veronesi

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