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Barilla mette in mostra a Parma il pack ‘numero uno’

Dal 1° aprile al 21 maggio a Parma si tiene un’esposizione, con ingresso gratuito, per scoprire il legame tra Barilla e l’arte, con pezzi unici e d’epoca della comunicazione e del marketing. A ospitarla è un luogo storico, Bottega Barilla, dove nel 1877 è iniziata una delle più importanti storie imprenditoriali del Paese. Questo luogo simbolo del “saper fare”, dove il fondatore Pietro Barilla senior accoglieva i primi clienti, da un anno è aperto a tutti e offre cimeli del passato, immagini storiche, e un percorso esperienziale sulla nuova pasta Barilla Al Bronzo.

Non poteva essere scelta una location migliore per raccontare il legame tra Barilla e Erberto Carboni, il designer, architetto e pubblicitario noto per aver realizzato il logo del marchio e per aver ideato gli slogan “Con pasta Barilla è sempre domenica” ed “È sempre l’ora dei Pavesini”. Dal 1952 al 1960 Carboni si occupa di tutta l’immagine coordinata del Gruppo. A cominciare dal logo aziendale, il brand incorniciato nell’ovale, che è arrivato fino ai giorni nostri, con un’ultima revisione nel 2022, fino all’inconfondibile azzurro-blu che ancora oggi contraddistingue Barilla. Ma Carboni si è occupato di tutto: dai manifesti alle confezioni, dal marchio ai cataloghi, agli slogan, alle pagine dei giornali e le locandine da negozio.

Gli oggetti esposti sono documenti rari e significativi come le 3 confezioni originali di pasta progettate e disegnate da Carboni e datate 1955 tra le quali il primo packaging in assoluto mai progettato per un pacco di pasta, che rivela l’origine del “Blu Barilla”. Carboni sceglie l’azzurro prima e il blu poi come colore aziendale dominante nella comunicazione perché richiamava la tinta azzurra della carta usata per confezionare la pasta in ampie ceste di castagno, quando ancora veniva di norma venduta sfusa al dettaglio. Ancora oggi in Bottega Barilla si vedono i grandi armadi con cassetti dotati di finestrelle di vetro, attraverso i quali le massaie potevano scorgere e scegliere a colpo d’occhio i vari tipi di pasta e legumi secchi messi in vendita. Per questo preciso motivo le prime confezioni Barilla in cartone, del Dopoguerra, conservano comunque una finestrella trasparente in cellophane che permetteva ai consumatori di vedere la pasta proprio come una volta. Una specie di educazione “soft” al packaging nel segno della continuità con il passato e uno sguardo al futuro, perché Barilla ha adottato il packaging della pasta almeno un decennio prima che diventasse obbligo di legge, nel 1968. Esposta anche la prima confezione a righe bianco-azzurre, design abbandonato a metà degli anni Cinquanta per passare a scatole dall’inconfondibile blu con logo rosso sulle quali la pasta sembra cadere dall’alto come un’allegra cascata, come quelle delle farfalle e dei “mitici” spaghetti n.5.

C’è anche spazio per gli slogan e i manifesti degli anni Cinquanta, in un viaggio in cui l’immaginario, la fantasia e l’arte si sposano alla concretezza del “fare” e del produrre. Come il manifesto della famosa “Gallina cubista” che omaggia materia prima e qualità ricordando che la pasta all’uovo Barilla aveva “5 uova per ogni chilogrammo”. E ancora, una pagina pubblicitaria del 1958 con le confezioni, che, mostrando file di persone davanti a enormi pacchi di pasta quasi sospesi in cielo, esalta l’universalità della pasta, del suo gusto amato da tutti, assieme alla sua accessibilità, perché l’acquisto della pasta sono “le 100 lire meglio spese della giornata”. L’esposizione prosegue con un Catalogo del pastificio Barilla, la cui copertina è stata disegnata da Carboni per la Campagna “Con Pasta Barilla è sempre Domenica”, che, nel 1952, vinse la Palma d’Oro della pubblicità.

Il retaggio di Erberto Carboni vive ancora oggi e anche per questo Barilla ha deciso di omaggiarlo con questa iniziativa. Si riconosce nel logo aziendale, che fa mostra di sé in milioni di confezioni di prodotti Barilla nelle dispense di tutto il mondo. Ma c’è anche un’eredità meno evidente, sebbene altrettanto segnante. Perché dagli anni Cinquanta del secolo scorso ad oggi, i pacchi di pasta e le confezioni del Gruppo Barilla continuano a raccontare storie: ospitano interpretazioni artistiche e d’autore, raccontano come nascono i prodotti Barilla e l’attenzione del gruppo per riunire le persone attorno alla gioia del buon cibo e rendere la qualità la scelta per una vita migliore, dal singolo al pianeta. Un percorso in divenire che ha portato le confezioni di pasta ad essere esse stesse un messaggio di sostenibilità e attenzione al futuro delle persone e del pianeta, con gli investimenti per renderle riciclabili al 100%, con l’utilizzo di carta e cartoncino da foreste gestite responsabilmente e l’eliminazione della finestra di plastica.

L’iniziativa di Barilla vive nell’ambito di “Parma 360°”, festival della creatività contemporanea che per circa due mesi prevede esposizioni e iniziative diffuse sul territorio con l’obiettivo di promuovere e incoraggiare l’arte contemporanea e i suoi principali protagonisti, valorizzando anche il patrimonio artistico parmense. Il tema di questa edizione, Crossover, ragiona sul concetto di contaminazione tra linguaggi, stili, forme, simbologie prese a prestito da epoche storiche diverse. Un concept che l’iniziativa in Bottega Barilla, con l’incontro tra arte e cibo, interpreta alla perfezione.

Tutte le opere in mostra sono disponibili in Bottega Barilla (Parma, strada della Repubblica 88) il venerdì dalle 15 alle 19:30 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19:30. Sono inoltre digitalizzate nell’Archivio Storico Barilla (www.archiviostoricobarilla.com), che è stato riconosciuto dal Ministero della Cultura ‘sito di notevole interesse storico’ perché “racconta l’evoluzione del costume italiano”.

EptaService rinnova l’after sales con il LifeCycle Program

In un settore in continua trasformazione come quello del retail, dove le parole d’ordine sono efficienza, sostenibilità, digitalizzazione e servitizzazione, EptaService ripensa in chiave contemporanea i servizi after sales con LifeCycle Program. Una nuova formula di assistenza grazie alla quale il Gruppo affianca i clienti lungo l’intero ciclo di vita delle soluzioni, al fine di garantire elevati risparmi energetici, costi di gestione minimi, rispetto dell’ambiente e massima connettività.

Oggigiorno, è fondamentale saper anticipare le necessità dei retailer attraverso un’offerta che rispecchi al meglio le loro aspettative e ne accompagni l’evoluzione. In tal senso, i punti vendita si fanno sempre più fluidi, connessi e green, in linea con l’imperativo di ridurre la carbon footprint. Infrastruttura invisibile di questo nuovo modello è la digitalization, in grado di assicurare numerosi plus quali l’accesso a un ampio ventaglio di servizi digitali che consentono di gestire le prestazioni dello store a 360°, in termini di consumi energetici, prevenzione dei guasti e trend di vendita.

In tale scenario, EptaService offre ai retailer una nuova modalità di consulenza con il LifeCycle Program, un pacchetto di servizi avanzati per supportare i clienti e distinguersi sul mercato come one stop shop. Il programma si declina in tre cluster. Il primo, Maintenance e troubleshooting, prevede un’assistenza 24/7 che include interventi preventivi e test di tenuta, per assicurare la continua operatività delle apparecchiature, così come attività di retrofit. Il secondo comprende Complementary Services studiati su misura per ogni Paese, quali il telemonitoring a distanza del parco installato. L’insieme dei primi due cluster rientra nel pacchetto Main offerto dal Gruppo. La versione integrale, sotto il nome di Extend, Extended Warranty Program, aggiunge i Digital Services, che consentono l’accesso a due piattaforme di diagnostica avanzata, SwitchON e LineON, tramite il Digital Hub di Epta. Rispettivamente per banchi remoti e centrali il primo, plug-in il secondo, le tecnologie forniscono informazioni di carattere tecnico offrendo un’overview completa sul funzionamento delle soluzioni installate nel punto vendita.

Un pacchetto flessibile e personalizzabile sulla base delle esigenze dei retailer, grazie al quale la consulenza qualificata di Epta è a portata di mano, con ricadute positive in termini di risparmio energetico e operatività costante.

Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli è il nuovo Presidente

Carlo Alberto Buttarelli è il nuovo Presidente di Federdistribuzione e succede ad Alberto Frausin al quale va il ringraziamento degli associati per il ruolo svolto negli anni di mandato.

Buttarelli, 65 anni, ha maturato una solida esperienza nel settore Gdo, frutto di un lungo percorso professionale maturato in diverse aziende, tra cui il Gruppo Lombardini, dove ha ricoperto diversi ruoli fino alla carica di Amministratore Delegato e Direttore Generale, il Gruppo Unicomm, dove ha guidato la Direzione Commerciale, Leader Price Italia, per il quale ha operato in qualità di Amministratore Delegato e Direttore Generale, e in imprese associate ai gruppi Despar e Sigma come Amministratore Delegato e Direttore Generale. Da gennaio 2020 ha ricoperto il ruolo di Direttore Ufficio Studi e Relazioni di Filiera di Federdistribuzione, e da maggio 2021 la carica di Consigliere Delegato di ADM – Associazione Distribuzione Moderna.

“Sono molto onorato di ricevere questo incarico e ringrazio gli associati per la fiducia che mi hanno accordato”, ha dichiarato Carlo Alberto Buttarelli. “Federdistribuzione rappresenta con competenza e concretezza un settore fatto di tante imprese della distribuzione moderna, alimentare e non alimentare, che rivestono un ruolo centrale all’interno del sistema paese. Aziende e lavoratori che ogni giorno offrono un prezioso servizio a milioni di persone e che affrontano le numerose sfide di un mercato in costante cambiamento. Come Federazione, il nostro impegno è di essere accanto a loro per creare le condizioni necessarie ad accompagnarne lo sviluppo e la crescita, continuando ad agire come interlocutore di riferimento nel dibattito pubblico e istituzionale”.

L’Italia dice no alla carne creata in laboratorio

La carne sintetica non corrisponde alla nostra idea di cibo che, invece, è radicata nella valorizzazione delle produzioni agricole e zootecniche Made in Italy, simbolo di alta qualità e identificative dei territori e delle tradizioni nazionali: è questo l’approccio con cui Cia-Agricoltori Italiani accoglie lo schema di Ddl approvato dal Consiglio dei Ministri.

Da parte di Cia c’è ancora un “no” convinto sul tema, in primis rispetto alla carne in vitro, che mette in pericolo le eccellenze agrozootecniche italiane, fondamentali per la salvaguardia di biodiversità, razze autoctone e interi ecosistemi naturali, per fare spazio a prodotti artificiali che possono avere un impatto pesante sull’ambiente, senza garantire particolari benefici a salute e benessere dei cittadini.

Attualmente, come da report Nomisma per Cia, il mercato mondiale di carne sintetica ha già registrato investimenti da capogiro pari a 1,3 miliardi, con le aziende di riferimento a livello mondiale, tra laboratori e start up, passate da 13 a 117 dal 2016 al 2022 e la produzione globale di carne in vitro che si prospetta al 2030 in aumento fino a 2,1 milioni di tonnellate. Stando allo scenario globale, per Cia serve mettere un freno a decisioni all’interno dell’Europa che possano rivelarsi sconsiderate e non basate su studi scientifici. 

“C’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata e con ovvie conseguenze soprattutto sulle aree interne, custodi uniche delle tipicità agroalimentari regionali, fonte principale di economia per le comunità locali e motivo di sopravvivenza di interi territori, sempre più soggetti al progressivo abbandono” commenta Cristiano Fini, Presidente nazionale di Cia. “Senza contare che occorre mantenere alta l’attenzione contro falsi sostituti di una corretta alimentazione e della dieta mediterranea il cui valore è certificato e riconosciuto nel mondo” 

I consumatori si affidano all’e-commerce per fronteggiare rincari e inflazione

La ripresa economica del 2021 a seguito della pandemia ha generato una forte pressione inflattiva, ulteriormente accelerata nel 2022 a seguito del conflitto russo-ucraino. Si è passati da un tasso di inflazione negativo (o comunque prossimo allo 0%) nel 2020 ad uno medio dell’8,9% nell’ultimo anno. Infatti, oltre 7 italiani su 10 ritengono che l’incremento dei prezzi e del costo della vita sia oggi il principale problema in Italia, quasi 30 punti percentuali in più rispetto al secondo problema maggiormente sentito, cioè la disoccupazione. Questa percezione è trasversale a tutte le fasce d’età e presente uniformemente in tutte le aree geografiche.

Nell’ultimo anno, l’inflazione ha ridotto il potere di acquisto degli italiani, inducendoli nel 2023 a modificare i propri comportamenti d’acquisto: 9 italiani su 10 affermano che il proprio potere d’acquisto si sia ridotto nell’ultimo anno, con le fasce d’età più colpite fra i 46 e i 60 anni e gli over-60. Per questa ragione, i consumatori italiani dichiarano che modificheranno i propri comportamenti d’acquisto nel 2023, in termini di maggiore attenzione ai prezzi (64,8%) e ricerca di promozioni e sconti (56,2%). In questo contesto emerge il ruolo strategico dell’e-commerce. La maggioranza degli italiani, ben 6 su 10, ritiene che l’e-commerce abbia contribuito, nell’ultimo anno, al contenimento dell’inflazione, permettendo di aumentare o mantenere invariato il proprio potere d’acquisto. Tale evidenza è ancora più rilevante letta congiuntamente agli impatti dell’inflazione sugli italiani: The European House -Ambrosetti stima che nel 2022 oltre 300.000 famiglie potrebbero cadere in povertà assoluta e che la crescita dei prezzi nel 2022 abbia “bruciato” circa 97,5 miliardi di Euro di risparmi degli italiani.

È la principale evidenza emersa dalla survey realizzata da The European House Ambrosetti, in collaborazione con Amazon, dal titolo “Inflazione e e-commerce: abitudini e percezioni degli italiani”, presentata a Palazzo Giustiniani, a Roma. Obiettivo dello Studio è stato analizzare l’impatto dell’inflazione sulle abitudini di consumo degli italiani e il ruolo del commercio elettronico.

Dalla survey emerge una maggiore percezione dell’economicità del canale online tra i più giovani e i cittadini con livelli di istruzione più alti. Mentre i benefici in termini di maggiore accessibilità e ampiezza dell’offerta sono percepiti soprattutto dalle fasce d’età più anziane. La percezione del beneficio del commercio online sul potere d’acquisto è poi maggiore dove l’inflazione ha ha colpito di più e, principalmente, nel Mezzogiorno.

I benefici del commercio elettronico non si riferiscono solamente ai prezzi, ma anche alla maggior reperibilità e alla più ampia offerta online di molti prodotti: ben 2 italiani su 3 ritengono che il canale online garantisca migliore accessibilità e maggiore varietà nell’offerta, in particolare nei Comuni con meno di 10 mila abitanti.

Strumento di promozione del Made in Italy
Secondo la survey, 3 italiani su 4 acquistano prodotti Made in Italy via e-commerce. Le categorie merceologiche del Made in Italy più apprezzate online sono Fashion (43,7%), Food&Beverage, (32,5%) e Furniture (23,4%), ovvero le «3F» del Made in Italy in cui è riconosciuta all’Italia una leadership a livello internazionale, rappresentando il 30% del valore aggiunto (74,8 miliardi di euro), il 37% dell’export (125,3 miliardi di euro) e il 40% dell’occupazione del sistema manifatturiero italiano (1,5 milioni di occupati).

Outlook sugli online store
Amazon si posiziona al primo posto tra i principali brand – sia fisici che marketplace – con maggiori benefici percepiti dagli italiani su contributo al potere d’acquisto, economicità e varietà e ampiezza dell’offerta.

Effetti positivi anche sul commercio tradizionale
La maggiore diffusione dell’e-commerce porta con sé benefici per i consumatori anche grazie al miglioramento nell’offerta dei retailer fisici: 1 italiano su 4 ha osservato un miglioramento nell’offerta del commercio tradizionale negli ultimi anni, in termini di maggiore economicità (49,1%), di maggiore facilità di accesso ad informazioni su sconti e promozioni (42,5%) e migliore qualità del servizio di assistenza (40,3%). Un esempio di questo effetto è il Black Friday: ora consuetudine del canale sia online che offline o il Cyber Monday nato online e ora presente anche nel commercio tradizionale, che hanno portato a milioni di persone la possibilità di risparmiare sullo shopping di Natale in ogni categoria: dalla moda alla casa, dall’elettronica ai giocattoli, dalla bellezza ai dispositivi elettronici e molto altro ancora.

Truffe informatiche nel canale retail, ecco come prevenirle

Il settore retail è sempre stato un terreno fertile per il furto di dati personali da parte dei criminali informatici. Negli ultimi anni, tuttavia, rubare i dati per rivenderli sul dark web non è più l’obiettivo principale degli hacker. Sebbene il profitto resti la loro motivazione guida, c’è stata un’evoluzione delle loro strategie verso attacchi definiti ransomware. Dopo essersi infiltrati nella rete di un’azienda a livello dei server centrali o dei registratori di cassa della rete di negozi, i cybercriminali sfruttano questa tipologia di malware per crittografare i dati delle vittime, chiedendo un riscatto – spesso in criptovaluta e quindi non tracciabile – per poterli sbloccare. Quando colpiti, i bersagli degli hacker si trovano di fronte all’impossibilità di proseguire le proprie attività: i sistemi di gestione del magazzino vengono bloccati, così come tutti i servizi interni dell’azienda e spesso perfino il sito e-commerce.

Secondo Cegid – tra i player attivi nell’offerta di soluzioni di business management per la trasformazione digitale e omnichannel di aziende operative nel settore retail specializzato, fashion & luxury – per proteggersi in maniera più efficace, i retailer dovrebbero migrare i propri sistemi su una piattaforma di commercio unificato in SaaS (software as-a-service), riuscendo così a ottimizzare le loro attività e beneficiare nel contempo di un elevato livello di sicurezza.

L’Italia, come evidenziato da Trend Micro, è stato il Paese europeo più colpito dagli attacchi informatici nell’ultimo trimestre del 2022. Inoltre, secondo Clusit si è assistito a un aumento della pericolosità e della specializzazione di questi attacchi, con la definizione di target ben precisi: in primis la sanità (12,5% degli attacchi), seguita da siti governativi e militari (11,9%), dall’ICT (11%) e dal retail (9,3%). Anche Sophos conferma questa tendenza, sottolineando come, nel 2021, il settore retail sia stato il secondo più colpito dal ransomware: a livello globale, è stato preso di mira il 77% degli operatori.

Limitati investimenti sull’aggiornamento delle piattaforme commerciali e di gestione, espansione rapida dei punti vendita e dei siti e-commerce – con conseguente estensione della superficie di attacco -, oltre a ridotte competenze interne in tema di cyber security, espongono i retailer ad attacchi informatici anche molto onerosi, le cui ripercussioni possono avere un impatto non solo sulla produttività e sulle vendite, ma anche sulla brand reputation, deteriorando il rapporto di fiducia instaurato con i clienti. Chi gestisce i dati degli utenti ne è a tutti gli effetti responsabile e venire meno a questo patto implicito rischia di incrinare il rapporto col consumatore. Anche informazioni apparentemente innocue come l’indirizzo e-mail, la residenza, il codice fiscale e il numero di telefono sono sensibili e in mano a un criminale sono sufficienti per perpetrare truffe tramite furto d’identità. È quindi fondamentale cambiare paradigma: se fino a non molto tempo fa la questione della sicurezza informatica rappresentava prevalentemente un tema tecnico, oggi ha un impatto molto più ampio.

Per affrontare questa sfida, sarebbe auspicabile che le organizzazioni adottassero una politica di sicurezza informatica completa, migrando le proprie soluzioni on-premise verso sistemi SaaS che consentano di scalare la risposta alle minacce crescenti, sempre più sofisticate e multiforma – in modo altrettanto rapido ed efficace. Infatti il servizio SaaS garantisce una sicurezza più elevata, rispetto ad altre forme di hosting, perché include diversi livelli di sicurezza, penetration test eseguiti regolarmente dal fornitore SaaS ed aggiornamenti di sicurezza periodici delle soluzioni utilizzate.

Se adottare il cloud è oggi inevitabile per ottenere maggiore agilità, scalabilità e resilienza – fattori essenziali per le realtà strutturate con numerosi punti vendita sparsi per il territorio nazionale o in tutto il mondo -, è anche vero che il cloud non è immune agli attacchi informatici. Anzi, se non adeguatamente protetto, può consentire ai ransomware di individuare e criptare le copie di backup e fermare le attività anche per diversi giorni. Integrare una piattaforma di commercio unificato che metta al primo posto la sicurezza e la privacy dei dati, può rispondere a questo problema, non solo migliorando l’esperienza di vendita e di shopping per lo staff e i clienti, ma anche rafforzando il livello di sicurezza dell’intero business.

Tracciare gli incidenti in tempo reale per ridurre la superficie di attacco; monitorare, aggiornare e potenziare costantemente i sistemi 24/7; adottare policy di accesso Zero-Trust che implementino il controllo dell’identità e dell’accesso per ogni singolo utente e dispositivo; nonché formare costantemente i dipendenti sulle best practice da adottare per la sicurezza e la privacy dei dati, sono solo alcune delle soluzioni che una piattaforma SaaS offre per garantire ai retailer una gestione più efficace dei problemi di sicurezza informatica. Insomma, il vero supereroe del retail moderno è la tecnologia.

Inaugurato al Centronova il progetto di economia circolare Waste 2 Value

È stato inaugurato presso il centro commerciale Centronova a Villanova di Castenaso (Bologna) “Waste 2 Value”, il progetto di economia circolare che vede protagonisti Camst group, IGD Siiq, Coop Alleanza 3.0 e il Comune di Castenaso con la supervisione di Impronta Etica e la sponsorizzazione di Atersir.

Waste2Value ha come obiettivo la creazione di un innovativo modello di economia circolare per il recupero degli scarti alimentari attraverso la loro conversione in “nuovi prodotti”. Gli attori che operano nella catena alimentare, dalla grande distribuzione alla ristorazione, infatti, hanno un ruolo fondamentale nella riduzione e nel riciclo di rifiuti e scarti alimentari generati che, secondo le stime della FAO, ammontano a circa 1.3 miliardi di tonnellate l’anno, ossia un terzo di tutti gli alimenti prodotti a livello mondiale per il consumo umano.

Nei punti ristoro di Camst e di Coop posizionati all’interno del Centro Commerciale saranno quindi recuperati i fondi di caffè e le bucce d’arancia avanzate a fine giornata. La cooperativa sociale La Fraternità si occuperà di raccogliere gli scarti e di portarli all’esterno, dove una compostiera, inserita all’interno di un box dipinto dal giovane artista bolognese Hazkj, li trasformerà in ammendante, un fertilizzante naturale che, utilizzato per la manutenzione delle aree verdi del Centro e di alcuni orti gestiti da comunità locali, migliorerà le caratteristiche fisiche del terreno favorendo l’assorbimento di acqua e nutrienti.

Il programma ha visto la partecipazione attiva della comunità e di un numero ampio di stakeholder, sia in fase di ideazione che di prototipazione delle idee. La realizzazione di due hackathon, due maratone creative che hanno coinvolto circa 80 partecipanti tra studenti e ricercatori di fama internazionale, ha permesso di ragionare sui temi dello spreco alimentare e di sviluppare un modello innovativo che desse nuovo valore allo scarto alimentare, trasformandolo in una risorsa.

Il coinvolgimento di Coop Alleanza 3.0, di Camst Group, di IGD Siiq e di attori già impegnati nella lotta allo spreco alimentare, ha poi consentito ai partecipanti di lavorare in team per lo sviluppo concreto di questo progetto in una location ben precisa e definita ovvero il Centronova.

C’è l’Italia Dentro, parte la nuova campagna promozionale di Valfrutta

La nuova campagna promozionale di Valfrutta, partita pochi giorni fa, prevede la programmazione di due spot televisivi (da 30 e 10 secondi) in onda per quattro settimane sulle principali emittenti nazionali. Realizzati con la modalità stop motion (foto sequenza), gli spot sono stati ideati e prodotti dall’agenzia Jam e la tempesta. La fotografia è a cura di Alfonso Santolero, la pianificazione affidata al centro media Life.

Lo spot televisivo da 30 secondi elenca le qualità dell’Italia (“unica, genuina, generosa, verde, appassionata”) che fanno parte anche del dna di Valfrutta, marca che si identifica con il meglio del nostro Paese grazie ad una filiera di 14.000 soci agricoltori che coltivano ogni giorno la terra in maniera sostenibile. Il claim “C’è l’Italia Dentro” che conclude lo spot, rafforza ulteriormente l’accostamento tra Valfrutta e la migliore agricoltura italiana.

I due spot televisivi da 10 secondi si focalizzano invece sul prodotto, valorizzando la cottura a vapore scelta da anni per i prodotti Valfrutta: il primo spot è dedicato al pomodoro e in particolare alla Passata al Vapore Valfrutta, mentre il secondo punta sui legumi con un focus sui Piselli della gamma Cotti a Vapore Valfrutta.

La campagna di comunicazione prevede inoltre la messa in onda per tre settimane sulle principali emittenti nazionali di tre spot radiofonici (da 20 e 7 secondi) dedicati ai Cotti a Vapore Valfrutta, la gamma che, grazie alla cottura a vapore, mantiene intatte le proprietà nutrizionali di legumi e verdure. Questi spot radiofonici si concludono col noto jingle “Valfrutta, la natura di prima mano”.

Nel Consorzio C3 tornano i supermercati ToCal di Antonino Tomasi

All’ingresso in C3 del Consorzio Scudo e del Gruppo Briò nei primi due mesi dell’anno, fa ora seguito il ritorno di ToCal Srl dell’imprenditore Antonino Tomasi, portando a 22 gli attuali soci del Consorzio.

Specializzato nella distribuzione food e non Food, ToCal è presente in Sicilia con 1 Ce.Di., 10 supermercati tutti di proprietà e 8 superette tra affiliati e di proprietà, per una superficie totale di circa 18.945 mila mq. coprendo un vasto territorio ad alta densità di popolazione.

Dopo un periodo di assenza dal Consorzio, To.Cal. torna in C3 con un restyling del logo, riconoscendo al Consorzio l’unicità che rappresenta sul mercato per la sua organizzazione dinamica, flessibile e in continua evoluzione, oltre che per la competitività che la contraddistingue, grazie al lavoro congiunto tra l’industria e la distribuzione.

“È un gradito ritorno nel nostro Gruppo per la solidità e la presenza distributiva che ToCal rappresenta sul proprio territorio. I nuovi ingressi in C3 sono significativi di un Gruppo che continua a crescere, grazie all’esperienza e alla conoscenza dei mercati delle imprese associate, che operano congiuntamente all’interno del gruppo, pur mantenendo l’autonomia di gestione della propria attività” spiega Maggiorino Maiorana, Presidente del C3.

“Siamo lieti del rientro in famiglia, forse certe decisioni prese con troppa fretta inducono a pensare che l’erba del vicino sia sempre più verde ma in realtà è solo più vicina” aggiunge Eugenio Morlacchi Direttore Commerciale del Consorzio C3.

A L’Aquila apre i battenti un nuovo punto vendita Tigre

È stato inaugurato il 25 marzo, sulla S.S.17, frazione Sassa Scalo a L’Aquila, il nuovo punto vendita del canale franchising Tigre di Magazzini Gabrielli. All’interno della struttura, che occupa complessivamente una superficie di 600 metri quadrati, lavoreranno dodici addetti. Il supermercato disporrà di 9.705 referenze, di cui 1.325 freschi e sarà aperto con orario continuato dal lunedì al sabato dalle 8:00 alle 20:00 e la domenica, dalle 8:30 alle 13:00.

Il supermercato offre ampi assortimenti, con particolare attenzione alle produzioni locali e con un servizio efficiente e completo. “Quando imprenditori affermati decidono di aderire al nostro programma di franchising attraverso un processo di scelta oculato e ben ponderato, questo accresce la nostra soddisfazione” dichiara Nico Silvestri, Responsabile dell’Affiliazione di Magazzini Gabrielli SpA.

“La nostra è una grande famiglia che da trentatré anni gestisce supermercati” aggiunge Silvia Galgani. “In questo punto vendita lavoro con mio fratello Tullio e i miei cugini Rubina e Rinaldo Sette. Ammiro il modo con cui Magazzini Gabrielli sa stare sul mercato e competere con le altre insegne presenti, eravamo stati contattati anni fa e adesso abbiamo deciso di aprire con il loro franchising. Ci sono diverse affinità tra il nostro modo di lavorare ed il modello Gabrielli, non ultima l’attenzione alla clientela ed al territorio. Siamo posizionati in una zona residenziale e popolata, potenzialmente possiamo attrarre numerosi altri clienti, della città e dei paesi limitrofi, oltre alla nostra clientela storica”.

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