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Heineken sceglie la logistica ecologica di Pgm, consegna merci a emissioni zero

La logistica ecologica è non solo un impegno che ogni azienda dovrebbe affrontare all’interno delle pratiche di responsabilità aziendale, ma anche una necessità data la presenza sempre più diffusa nelle aree urbane di Ztl, zone a traffico limitato. Heineken Italia ha scelto PGM Logistica, azienda di distribuzione beverage operante a Bergamo e provincia con mezzi elettrici, per effettuare consegne “ad emissione zero” nell’area coperta. La multinazionale della birra a partire dal 2011 ha avviato diverse iniziative volte a ridurre le emissioni di CO2 prodotte dalle attività logistiche, sviluppando in particolare l’intermodalità e scegliendo mezzi sempre più ecologici.

Pgm dispone al momento di un furgone Nissan e-NV200 a zero emissioni, cui presto se ne aggiungeranno altri (si prevede di arrivare a 30 veicoli nei prossimi tre anni), per le consegne dell’ultimo miglio (per la distribuzione delle merci a Milano e a Bergamo, a partire dalle ZTL del centro e in Città Alta). Una colonnina per la ricarica è già attiva nel piazzale dell’azienda, e a breve entrerà in funzione un impianto fotovoltaico capace di azzerare i costi di carburante dei mezzi della PGM ma anche totalmente le sue emissioni di CO2.
L’azienda è certificata UNI EN ISO 9001 e registrata alla piattaforma internazionale ECOVADIS, società che opera nel campo della valutazione, il monitoraggio e la certificazione delle catene di approvvigionamento globali, con il fine di migliorare le politiche ambientali e migliorare le performance di sostenibilità..

Il vino online, sempre più al femminile, sinonimo di convivialità e lifestyle

L’immagine dell’uomo che assaggia e decide, grande conoscitore di vitigni e cuvé, acquirente compulsivo di pregiate bottiglie d’annate rigorosamente straordinarie su siti online, non è poi così veritiera. O quanto meno non è più esclusiva. Perché in realtà anche l’altra metà del cielo, le donne, stanno sempre più interessandosi di vino. Secondo una ricerca Survey Lab di ExactEtudes per vente-privee, pioniere delle vendite-evento online che nel 2014 ha venduto in Europa 4 milioni di bottiglie, sui suoi soci, in Europa il 47% dei clienti che acquistano vino online è donna, tra i 30 e i 40 anni; in Italia, la percentuale si assesta al 39% con un trend costante di crescita. Questi dati confermano quanto emerge anche dalle tendenze di acquisto offline, ovvero che le donne sono sempre più protagoniste nella scelta e nell’acquisto della bottiglia che verrà assaporata a tavola.

Una caratteristica femminile è quella di acquistare del vino avendo già in mente l’occasione in cui sarà consumato. Soprattutto in Italia: l’98% delle intervistate (vs 81% degli europei) associa il vino alla cena, il momento di convivialità e condivisione per eccellenza, con amici (72%), in famiglia (62%) o in coppia (60%).

Il 75% degli e-shopper di vino europei consuma vino almeno due volte a settimana (vs. 46% degli acquirenti tradizionali), preferendo le cene – nel weekend (74%) o in settimana (57%) – i pranzi nel fine settimana (46%) e le serate nel weekend (46%), a casa (96%) o al ristorante (86%) o ancora a casa di amici o in famiglia (82%). Il 74,3% dei clienti che acquistano vino online sono in coppia (vs 66,2% dei clienti offline) e lo acquistano anche per regalarlo al partner (52% dei casi, vs 44% dell’acquisto offline). Uomini e donne si dividono anche sulla preferenza della tipologia di vino: se il vino rosso è più apprezzato dagli italiani online (62%) e il più consumato (91%), il 45% delle donne preferisce il vino bianco e rosé.

La fotografia dei nuovi compratori del nettare di Bacco è stata fatta da vente-privee e Masi Agricola, azienda vitivinicola leader mondiale nella produzione dell’Amarone, nel corso della presentazione di un nuovo prodotto che per il terzo anno consecutivo presenta un vino che si rivolge principalmente a una clientela femminile: Rosa dei Masi, variante in rosa del Campiofiorin, il vino più famoso dell’azienda veneta.  “Il vino parla sempre più la lingua delle donne. Troviamo una corrispondenza accentuata tra i nostri prodotti e l’universo femminile, ed è per questo che da anni organizziamo in tutto il mondo eventi e incontri che mettano in contatto le donne con il mondo del vino. Non solo per imparare a degustarlo e conoscerlo a fondo, ma anche per creare una consapevolezza e aumentare un vero fattore di “self confidence” che passa anche dalla scelta del vino al ristorante.”  ha commentato Alessandra Boscaini, Direttore Commerciale di Masi Agricola.

Il successo dell’industria alimentare italiana è fatto di tante storie

L’industria alimentare è in buono stato di salute, anzi nei difficili anni dal 2007 al 2013 ha registrato una crescita media del Cagr del 3,87% e un aumento della redditività media dell’8,51%. Ma questo non vale per tutti i comparti.

Sono le evidenze emerse dalla ricerca condotta in collaborazione con Federalimentare e Fiere di Parma dall’Università Cattolica del sacro Cuore di Milano, con l’obiettivo di individuare le performance economiche, competitive e sociali delle aziende del sistema alimentare italiano e i fattori che hanno consentito di raggiungere risultati eccellenti.

Nel periodo considerato, ha ricordato il presidente dei giovani imprenditori di Federalimentare Francesco Divella, la produzione complessiva dell’industria alimentare è si diminuita del 3%, ma quella dell’industria manifatturiera lo è stata del  -24% e l’export è crescito del 50% contro il 10% dell’insieme dell’industria.

Basta quindi a dire che l’industria alimentare gode di ottima salute? Di certo il discorso vale per quella che è stata definita l’élite dell’industria alimentare su cui si è concentrata la ricerca, vale a dire 448 aziende sulle 58 mila che compongono il settore (ma va ricordato che solo 13.300  sono società di capitali e solo 6250 sono imprese industriali con più di 9 addetti), il cui fatturato è di 57 miliardi sui complessivi 133 dell’intero settore alimentare. Ecco spiegato, quindi il concetto di élite.

Campione e ricavi ind alimentare

Ornaghi
Prof Lorenzo Ornaghi, Presidente dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni internazionali (ASERI) – Università Cattolica del Sacro Cuore

Sono tre, però, secondo il professor Lorenzo Ornaghi, Presidente dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni internazionali (ASERI) gli elementi costitutivi di questa avanguardia: «Il rapporto intergenerazionale negli imprenditori  che fa sì che i giovani abbiano attenzione e passione per il loro lavoro, il rapporto stretto che si è generato dall’appartenenza a una base territoriale in cui operano queste imprese e un campo d’azione globale. Infine un comune sentire delle imprese. Da questi tre elementi nasce l’importanza economica dell’industria alimentare prima ancora che dal legame associativo».

Dalla ricerca emergono però, insieme ai dati positivi che hanno permesso al settore di navigare con relativa tranquillità in questi anni difficili, le diverse situazioni dei singoli comparti. «Storie differenti emergono dalla crescita dei ricavi – spiega Fabio Antoldi (foto in apertura), Direttore del Centro di Ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale (CERSI) – perché se la media ponderata è intorno al 4%, ve ne sono alcuni che sono stati più penalizzati (la birra, l’olio, l’acqua e le bevande) e altri che hanno perforato meglio della media, come le carni, la gastronomia, le conserve. Lo stesso vale per un altro indicatore, l’Ebitda che mediamente è positivo con un valore di +8,5%. Ma anche in questo caso vi sono comparti che hanno una redditività superiore della media (gli snack, i coloniali, la birra) e altri che sono sotto media: i salumi, le carni, l’olio, la gastronomia.

Cagr alimentare

Ebitda Alimentare«Vi sono alcuni segnali di sofferenza – aggiunge Antoldi – come il lattiero-caseario che ha avuto una crescita di fatturato per i rincari e ha avuto importanti performance nell’export,  ma il Mol si sta erodendo a casusa del costo della materia prima in ascesa dopo la fine dell sistema delle quote. Altro settore critico è quello dei salumi, dove molti piccoli salumifici territoriali, che non hanno la dimensione per trarre benefici dal driver internazionale, sono in forte difficoltà».

Esiste quindi una relazione statisticamente significativa tra crescita dei ricavi, redditività aziendale e dimensione aziendale, si chiedono i ricercatori?

“Sotto questo aspetto – si legge nella sintesi della ricerca – l’analisi delle correlazioni mostra alcuni elementi interessanti (che saranno oggetto di ulteriore approfondimento nel rapporto finale della ricerca). Tali elementi sono sintetizzabili nel modo seguente:

  • c’è una correlazione positiva tra dimensione e redditività, riscontrata in particolare nei settori Pasta, Dairy, Snack e Acqua/bevande: questo dato induce a ritenere che, soprattutto in questi settori, il maggior potere di mercato delle grandi imprese “faccia la differenza”;
  • non vi è, invece, una correlazione significativa tra dimensione e crescita. In altri termini, non può affermarsi in maniera statisticamente fondata che siano le grandi o le piccole imprese ad avere tassi di crescita superiori. Fanno eccezione a questo dato i comparti Olio e Conserve, nei quali sono state le imprese di minori dimensioni a crescere maggiormente nel periodo in esame;
  • la crescita è correlata negativamente alla redditività (soprattutto nei comparti Dairy e Snack). Esiste in altri termini un trade-off: l’aumento dei ricavi tende ad accompagnarsi ad una “contropartita”, in termini di minore redditività. Fa eccezione il comparto dei salumi, nei quali invece si riscontra nei sette anni analizzati una relazione positiva tra crescita e redditività;
  • la crescita è correlata positivamente alla posizione finanziaria netta (soprattutto nel comparto Snack): questo dato indica che, in generale, la crescita passa anche attraverso il reperimento di risorse attraverso l’indebitamento.

La seconda fase della ricerca, ancora in corso, è funzionale a tale obiettivo e si basa sulla somministrazione di un questionario alle 120 imprese caratterizzate da maggiore competitività (“top champions”) e rappresentative dei diversi comparti. . L’identificazione di tali imprese si è basata sulla costruzione di un indice sintetico di competitività, che ponderasse crescita (misurata dal tasso di crescita medio dei ricavi nel periodo in esame), redditività (misurata da ROA ed EBITDA/Vendite) e posizione finanziaria netta (rapporto PFN/Vendite).

indicatori alimentare

Il questionario, sottoposto ai top manager delle imprese, è volto ad analizzare le strategie e il posizionamento competitivo delle imprese attraverso la rilevazione non solo di dati quantitativi, ma anche di opinioni, attese, percezioni dei rispondenti.

IMG_1753«Oltre che nella ricerca di opportunità di sviluppo internazionale – sottolinea Daniele Cerrato, Docente di Economia Aziendale riguardo alle prime anticipazioni – le risposte strategiche alla crisi si sono concentrate principalmente nei seguenti ambiti: investimento nell’innovazione dei processi produttivi (93% dei rispondenti), sviluppo nuovi prodotti (78%).

Accanto all’innovazione di prodotto/processo, gli investimenti per sostenere/accrescere la qualità del prodotto e per aumentare la capacità produttiva dell’impresa sono indicati tra le priorità strategiche per il futuro, mentre si registra un minore interesse per iniziative di diversificazione rispetto al core business. Questo dato rappresenta un segnale di fiducia da parte degli imprenditori ed appare particolarmente incoraggiante per le prospettive del settore».

Sebbene frutto di un’analisi ancora parziale, queste prime evidenze empiriche suggeriscono una “sintesi” dei risultati dell’indagine in corso nei seguenti elementi: il settore alimentare conserva un ruolo centrale nel sistema industriale italiano, nonostante la crisi economica; la crescita aziendale è stata trainata negli ultimi anni soprattutto dai mercati esteri; “Innovazione di prodotto/processo” e “qualità” rappresentano due pilastri della competitività aziendale; resta forte il focus delle imprese sul core business.

Maniele Tasca è il nuovo Presidente di ESD Italia

L’assemblea generale di ESD Italia ha eletto Maniele Tasca di Selex Gruppo Commerciale insieme ai due Vice Presidenti Sergio Reale di Acqua & Sapone e Mauro Carbonetti di Sun. Sostituisce Marcello Poli, Presidente nell’ultimo biennio.

Rinnovate anche le cariche del Consiglio di Amministrazione in rappresentanza dei cinque Soci che compongono la Centrale: per Selex Gruppo Commerciale sono stati eletti Dario Brendolan, Marcello Cestaro, Giovanni Pomarico e Maniele Tasca; per Sun Mauro Carbonetti; Sergio Reale per Acqua & Sapone; Paolo Orrigoni per Agorà Network e Harald Antley per Aspiag Service, società entrata a far parte della compagine sociale dal primo gennaio di quest’anno.

Con una quota di mercato del 19,8% nei canali di presenza (Iper+Super+Spt+C&C+Drug a genn.’15; fonte IRI), ESD Italia è la prima Centrale d’acquisto italiana. I soci totalizzano una rete distributiva formata da 4.915 punti di vendita presenti capillarmente in tutta Italia, per oltre 3,7 milioni di mq. Nel 2014 il fatturato complessivo realizzato dalle imprese associate a ESD ha raggiunto 16,36 miliardi di euro.

Maniele Tasca, 46 anni, dal 2009 Direttore Generale di Selex Gruppo Commerciale e recentemente entrato nel Consiglio di Amministrazione della Centrale europea EMD, ha partecipato negli ultimi 7 anni all’attività di ESD Italia con diversi ruoli.

«Prendo il testimone della guida di ESD Italia in un momento in cui un miglioramento dell’andamento dei consumi sembra consolidarsi, dopo anni molto difficili. Le dinamiche competitive, però, richiedono sempre maggiore scala dimensionale, anche internazionale, e grande efficienza. ESD Italia, grazie all’affidabilità commerciale e finanziaria dei suoi Soci, rappresenta oggi per l’industria del largo consumo italiano la migliore opportunità d’investimento per crescere e sviluppare il proprio business».

L’incremento delle vendite dei soci ESD Italia nei primi mesi del 2015, pari al +5,6%, ne è una ulteriore testimonianza.

Marcello Poli, Presidente della capogruppo F.lli Poli SpA e Presidente di Agorà Network Scarl, ha guidato la Centrale contribuendo al forte sviluppo degli ultimi anni: «È stato per me un onore guidare ESD Italia nell’ultimo biennio. Per la GDO è stato forse il periodo più buio della sua storia ma, nonostante questo, la coesione tra i Soci, le performance e la qualità delle imprese mandanti hanno consentito il consolidamento del ruolo della Centrale e la sua crescita fino a raggiungere la leadership in Italia, con una quota pari a circa un quinto del mercato».

Delverde rinnova il Pack a Expo per valorizzare la sua acqua

È stato presentato a Expo, dove si trova nel padiglione CIBUS E’ ITALIA di Federalimentare, la nuova immagine di marca e il nuovo packaging di pastificio Delverde.

Il pack è pensato non solo per avere massima visibilità e distintività sullo scaffale ma anche per venire incontro al consumatore più esigente, con una serie di servizi a valore aggiunto, come il QR code geolocalizzato, che fornisce immediatamente una varietà di ricette in lingue diverse, e l’inserimento di tempi di cottura che “spaccano il secondo” per garantire un risultato ottimale.

Il focus della nuova immagine punta sull’unicità nella lavorazione della pasta che nasce nel Parco Nazionale della Maiella, grazie al lavoro di maestri pastai che uniscono le migliori semole di grano duro all’acqua purissima della Sorgente del fiume Verde. E la nuova comunicazione verte proprio su questa antica sorgente, di oltre 7 milioni di anni, da cui Delverde attinge un’acqua batteriologicamente pura, oltre che oligominerale, e per questo ricca di importanti elementi (quali calcio, fosforo, potassio e magnesio) che vengono trasferiti anche alla pasta. L’acqua è utilizzata direttamente nel processo produttivo (senza stoccaggio, filtraggi né clorazione o trattamenti di tipo termico), dopo essere stata prelevata a 80 metri di profondità, alla temperatura naturale di 8 °C, considerata ideale per l’impastamento e per chi lavora a bassa essiccazione, in quanto crea le migliori condizioni per la protezione del glutine e consente di produrre una pasta con elevata consistenza e capacità di tenuta in cottura.

La nuova brand image valorizza il ruolo dell’acqua tramite il nuovo logo, reso più semplice ed essenziale, dal disegno pulito, che evoca la purezza degli ingredienti, primo tra tutti, appunto, l’acqua, elemento iconico protagonista sui nuovi pack, dove troviamo l’immagine distintiva della goccia (come finestra o come riproduzione grafica) nonché un pittogramma che rappresenta un sigillo con la raffigurazione della sorgente del Fiume Verde, ad enfatizzare il legame tra acqua e pasta.

Il restyling grafico è stato affidato alla Saatchi & Saatchi. Il lancio del nuovo pack sarà sostenuto sul punto vendita da materiali pop aggiornati per comunicare la nuova immagine di marca, nonché da una campagna stampa internazionale che avrà come focus principale l’acqua e che sarà declinata nei principali mercati del marchio, Canada e Brasile in primis, e naturalmente Europa.

“Non potevamo certo mancare al più grande evento mai organizzato sull’alimentazione e sulla nutrizione – ha dichiarato Luca Ruffini Ceo Managing Director Delverde – e abbiamo pensato che Expo 2015 potesse essere l’occasione migliore per presentarci con una nuova immagine, che rappresenta in pieno i nostri valori di pastificio “premium” la cui filosofia è strettamente legata all’eccellenza tipica del Made in Italy, che quotidianamente ricerchiamo per i nostri consumatori, grazie all’esperienza maturata nei processi di produzione e alle straordinarie materie prime a nostra disposizione, prima tra tutte l’acqua purissima della Sorgente del Fiume Verde”.

A Milano e Napoli Casa San Benedetto dialoga con i consumatori

san Benedetto temporary 2

Puntuale con l’arrivo dell’estate, San Benedetto si ripresenta con il suo temporary store. Anzi con i suoi temporary. Perché quest’anno accanto a quello di Milano Stazione Centrale ce n’è un secondo a Napoli sempre alla Stazione Centrale, dove far entrare in contatto i viaggiatori con i brand e con l’ampa gamma di prodotti di San Benedetto. Se il primo coglie l’opportunità di Expo per dialogare con milioni di viaggiatori, il secondo intende ribadire la leadership del gruppo veneto e il presidio sul territorio nazionale.

Spazi acoglienti e funzionali, i punti vendita offrono un’atmosfera green e familiare, veicolando con maggiore forza la scelta eco sostenibile dell’Azienda, rafforzata nel temporay di Milano dall’installazione di un albero tridimensionale. L’attività è stata svolta in collaborazione con NextMaterials, spin-off del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM).

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VincenzoTundo, direttore Marketing Acqua San Benedetto

«Questa iniziativa conferma la vocazione alla multicanalità del nostro Gruppo – dichiara Vincenzo Tundo, Direttore Marketing di Acqua Minerale San Benedetto – e si pone l’obiettivo di verificare un approccio diretto al mercato che consenta di trasmettere al consumatore un’idea di Casa San Benedetto i cui valori di qualità, accessibilità e sostenibilità sono veicolati attraverso un portafoglio prodotti ampio e variegato, da vera Total Beverage Company italiana».

 All’interno di Casa San Benedetto è possibile acquistare tutti i prodotti di prestigio con i quali l’Azienda Veneta firma la gamma completa dei prodotti: dall’acqua minerale al Thè San Benedetto, da Aquavitamin alle bibite gassate San Benedetto e Schweppes fino alle bevande a base succo Batik Succoso. Tra le novità T-Surf, Prima Spremitura e le nuove lattine sleek Special Edition NABA del Thè San Benedetto.

Gruppo Lillo: obiettivo 3 miliardi di fatturato

Davanti a 700 responsabili dei punti vendita e affiliati a insegna MD Discount e LD Discount (questo destinato a sparire) riuniti sulla MSC Preziosa per la convention annuale, il presidente di Gruppo Lillo Patrizio Podini ha tracciato le linee guida dello sviluppo prossimo venturo.

«Tra cinque anni non saranno più di 5 o 6 gli operatori del discount in Italia: quelli che avranno saputo mettere al centro il consumatore, sempre più informato, preparato, esigente e tecnologico e addestrato alla ricerca dell’acquisto migliore, capace di riconoscere la qualità al prezzo giusto. Noi saremo all’appuntamento – ha dichiarato Podini dal palco – perché da sempre abbiamo rispettato la filosofia del risparmio di qualità, della qualità che costa meno».

Grandi superfici vetrate accoglieranno i clienti MD del prossimo futuro e li introdurranno in spazi di vendita razionali e luminosi, dal lay out moderno e invitante, il cui fiore all’occhiello sarà l’ortofrutta all’inizio del percorso. Biglietto da visita della freschezza e qualità di tutta l’offerta food del Gruppo Lillo, garantita dalla provenienza e dagli accurati controlli a cui i prodotti sono da sempre sottoposti fin dall’origine.

Gli assortimenti saranno completamente rinnovati e vi troveranno posto il bio, la gastronomia, le carni selezionate. Ampliato lo spazio destinato al non food, che dalle zone di produzione, italiane o estere che siano, fino ai cestoni promozionali sarà seguito passo passo in un rigido controllo di tutta la filiera.

Questa la visione dalle parole di Podini e dei suoi più stretti collaboratori: il direttore generale  Angelo Dell’Anna, la direttrice marketing e responsabile acquisti no food Anna Campanile e il vice direttore generale Nicola Borrelli che ha la responsabilità del progetto nuovo format.

Sono stati riconfermati i piani di sviluppo da poco annunciati: investimenti per innovazione tecnologica all’insegna della sostenibilità, della razionalizzazione ulteriore della logistica e degli acquisti, oltre che per la costruzione di punti vendita su terreni di proprietà: non meno di 60 nei prossimi 5 anni che daranno lavoro a oltre 1.200 persone. “Veleggiando verso l’obiettivo dei 3 miliardi di euro” ha concluso Podini.

 

Assobirra, campagna di responsabilità sociale su alcol e gravidanza

L’attenzione per il consumo di alcol, in gravidanza in particolare, è cresciuta negli ultimi anni. Il 65% delle donne che ha avuto un figlio sa che in quei mesi non bisogna assumere alcol, anche se molte di loro non smettono del tutto (1 su 3 fra le consumatrici non sospende il consumo di bevande alcoliche) o non conoscono bene i limiti di rischio (per il 67% non è rischiosa una assunzione saltuaria di bevande alcoliche).

Ce lo dice la Doxa che, per AssoBirra (Associazione Nazionale dei produttori della birra e malto), ha intervistato oltre 800 donne tra i 18 e i 44 anni (412 donne incinta e/o con figli piccoli e 425 a donne senza figli) per scoprire quanto sanno del tema “alcol e gravidanza” le mamme italiane.

Per aumentare la conoscenza sul tema e continuare ad informare chi aspetta un figlio o sta provando ad averlo o chi ancora non sa quali siano i comportamenti corretti da adottare in gravidanza, AssoBirra e SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) lanciano fino al 9 agosto, la terza edizione della campagna “Se aspetti un bambino l’alcol può attendere”.

Nella nuova edizione, la campagna – che ha ricevuto in passato l’apprezzamento e il sostegno del Ministero della Salute, ottenendo il marchio Guadagnare Salute – utilizzerà diversi strumenti e mezzi d’informazione per raggiungere le donne da sensibilizzare: un nuovo sito internet www.seaspettiunbambino.it , dove saranno raccolte informazioni utili sul tema “alcol e gravidanza” con una veste completamente rinnovata e una media partnership con uno dei principali portali di informazione rivolto al mondo delle donne (con 6 milioni di utenti unici mensili), alfemminile.it, che dedica due post a settimana a questo delicato argomento e ospita anche una sezione, “l’esperto risponde”, affidata a Enrico Vizza, Segretario  SIGO e Direttore UOC di Ginecologia Oncologica al “Regina Elena”. E ancora, un’azione capillare della SIGO coinvolgerà i suoi ginecologi, informandoli dei temi della campagna, per riuscire così a coinvolgere un numero sempre più ampio di donne, sensibilizzandole su questo importante argomento.

Alberto-Frausin«Ancora una volta, come produttori di una bevanda che contiene alcol anche se in piccola parte – afferma Alberto Frausin, Presidente AssoBirra (nella foto) – siamo in prima linea per diffondere una corretta cultura del bere, specialmente in determinate circostanze della vita, come nei periodi della gravidanza e dell’allattamento. Proprio per questo abbiamo scelto di rilanciare un messaggio chiaro e semplice rivolto alle future mamme. La ricerca Doxa ci ha mostrato che, tra le consumatrici, 1 su 3 ha solamente “ridotto il consumo”, invece di interromperlo del tutto … quindi parliamo di donne che adottano un comportamento sbagliato in un momento particolare della loro vita. È anche per questo che siamo consapevoli che serve continuare ad informare e sensibilizzare sul tema, senza demonizzare il consumo di alcol, ma informando in maniera corretta le donne che aspettano un bambino».

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Pastifico Maffei, pack limited edition d’artista orientato all’export

Il Pastificio Maffei di Barletta è  fra i brand “con i loro prodotti hanno scritto la storia del “Food Made in Italy” e, per questo motivo, ha uno spazio espositivo all’interno del Padiglione “Cibus è Italia”. Fondata negli anni Settanta da Savino Maffei l’azienda, grazie alla ricerca continua sul prodotto e all’innovazione dei processi produttivi, ma rimanendo fedele alla qualità, è diventata una solida realtà industriale, leader nel mercato italiano, producendo e commercializzando pasta fresca di semola di grano duro, all’uovo e gnocchi di patate.

In occasione di Expo e con uno sguardo proiettato allo sviluppo dei mercati internazionali lancia una limited edition con il nuovo pack a firma dello stilista Marco Coretti, che aveva già firmato nel 2013 un nuovo pack per Maffei.

Savino Maffei«Un’operazione che in un anno portò al raddoppio del fatturato», sottolinea Savino Maffei (nella foto a sinistra) che per il 2015 prevede un ulteriore aumento del 15% del fatturato. E le premesse ci sono tutte se si considera che dagli 8,4 milioni di chili di pasta fresca del 2011 l’azienda pugliese è salita ai 14,6 milioni del 2014, marcando in quattro anni “neri” per i consumi, un incremento superiore al 73%.

Con la limited edition, l’obiettivo sarà rafforzare l’identità del brand soprattutto all’estero, sotto l’impulso di Expo e in quei mercati quali Giappone, Stati Uniti, Canada e Romania, grazie ai quali «contiamo di aumentare il fatturato estero del 15% in un anno e del 40 in due anni», fa sapere Maffei, che anticipa: «Entro luglio lanceremo un nuova linea di produzione, l’undicesima, ma per il mercato estero; si affiancherà alle specialità regionali che portano addirittura il nome di un quartiere come Bari vecchia e ad altre tipiche del Belpaese come i maccheroni calabresi, le trofie liguri, le tagliatelle all’uovo, gli gnocchi di patate, oltre ai formati speciali e alle linee realizzate per le grandi insegne della distribuzione».

 

Speck Alto Adige e Melone Mantovano, due Igp insieme per un’estate dal sapore insolito

Nata quasi per caso, il connubio insolito tra il gusto speziato e leggermente affumicato dello Speck Alto Adige Igp  e di quello zuccherino e aromatico del Melone Mantovano Igp ha tutte le premesse per consolidarsi. La premessa è infatti giocata sulla qualità dei due prodotti e sul loro secolare radicamento nelle rispettive zone di produzione.

In un incontro organizzato a Milano – dove peraltro è sempre troppo carente la presenza di buyer – questo connubio di sapori è stato testato da due chef di talento con le loro ricette creative.

Il Melone Mantovano Igp, coltivato nella pianura lombardo-emiliana in tre diverse tipologie, è il frutto di terreni ad alta fertilità adiacenti il corso del Po, che conferiscono al melone un aroma più intenso e una più alta concentrazione di sostanze benefiche come potassio e sodio rispetto ad altre aree di coltivazione.

Lo Speck Alto Adige Igp è invece preparato secondo i dettami della tradizione contadina altoatesina e all’attenta selezione della materia prima seguono le fasi della speziatura, dell’affumicatura e della lenta stagionatura.

La collaborazione appena nata potrà dare già dei frutti nei prossimi mesi (la stagione del Melone mantovano va da giugno a settembre) con possibili eventi in Store già allo studio dei due Consorzi.

I numeri dello Speck Alto Adige Igp
Nel 2014 il 35% dello speck prodotto dagli iscritti al Consorzio ha ottenuto la denominazione. Lo scorso anno, i produttori iscritti al Consorzio hanno prodotto 7.039.604 pezzi, pari a circa 31.700 tonnellate di speck, ovvero il 9% in più rispetto al 2013.

Il 69% della produzione di Speck Alto Adige viene venduto in Italia. Una grossa parte in Alto Adige e nelle regioni settentrionali. Però lo Speck Alto Adige è molto richiesto anche fuori dai confini nazionali. Con una quota di export del 31%, lo Speck Alto Adige è uno dei salumi più esportati d’Italia.

In Italia il 61% viene venduto nei supermercati. Altri canali importanti sono i discount col 23%, l’ingrosso col 6%, le gastronomie col 4% e la vendita al dettaglio (6%), particolarmente forte in Alto Adige.

I numeri del Melone Mantovano Igp
Oggi aderiscono al Consorzio di Valorizzazione e Tutela del Melone Mantovano 9 produttori di melone Igp e nessun trasformatore, queste le due categorie ammesse dal Ministero per attestare la rappresentatività della filiera. Le imprese del Consorzio nel 2015 dedicano alla coltivazione del Melone Mantovano una superficie complessiva di ca. 1000 ettari che porteranno ad una produzione stimata di 102’000 quintali di melone a marchio Igp. Un dato in netta crescita rispetto ai 6’000 quintali del 2014.

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