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L’ortofrutta italiana guarda all’export, tra opportunità e difficoltà

Marco Salvi, Presidente Fruitimprese

L’Italia è un grande produttore di ortofrutta, che esporta per 3,9 milioni di tonnellate (2014, +4,4%) e 4,1 milioni di euro (-1,2%), con una quota del 22% tra freschi e trasformati, un punto sopra le bevande. Ma come fare ad incrementare il flusso delle esportazioni (anche per compensare un mercato interno in declino del 5,7% negli ultimi 5 anni) e verso quali Paesi rivolgersi? Se ne è parlato al seminario “L’internazionalizzazione dell’impresa ortofrutticola. Risposte concrete ad esigenze emergenti” organizzato da Fruit Innovation, la nuova fiera dell’ortofrutta che debutterà a Fiera Milano Rho  dal 20 al 22 maggio 2015 con una mission: innovare e internazionalizzare il settore.

Le esportazioni sono molto variegate a seconda del prodotto: siamo leader nell’export delle pere (con 718mila tonnellate specie verso la Germania) stabili sull’uva da tavola che viene esportata per la metà, con il mercato americano e le varietà senza semi in crescita e siamo il secondo maggior produttore mondiali di kiwi (dopo la Cina), che esportiamo all’80% in 100 Paesi, mentre abbiamo ceduto su un prodotto storico come gli agrumi, sul quale la bilancia import/export è negativa.

I punti deboli per l’export sono stati sintetizzati da Marco Salvi, Presidente Fruitimprese:

Le barriere fitosanitarie: se non c’è un accordo bilateriale con il Paese in questione, frutto di un’attività politico-diplomatica, non si può esportare. In Giappone ad esempio possiamo esportare solo arance trasformate; in Cina esportiamo 15mila tonnellate di kiwi.

L’embargo russo: ha colpito duramente l’ortofrutta, perché incideva per il 39% delle esportazioni europee, ed è il maggiore importatore di pere.

I conflitti in Nord Africa e Medio Oriente: che minacciano un mercato estremamente promettente e in crescita.

La mancanza di una politica di espansione commerciale che coinvolga le imprese e concentri gli investimenti promozionali su mercati selezionati.

I costi più alti rispetto agli altri Paesi (anche la Spagna, diretto concorrente) per manodopera, energia e trasporti.

“È necessario fare sistema tra imprese, politica e università e ricerca. Sono già stati stanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) 260 milioni di euro per il Made in Italy, che potrebbero permetterci di fare il salto di qualità. Bisogna investire in comunicazione: per le mele Pink Lady ad esempio si investono 10 milioni l’anno. Siamo leader di mercato in tanti prodotti, ma dobbiamo evitare di fare come per le arance, per le quali siamo diventati fanalino di coda dell’export: chi l’avrebbe detto 25 anni fa?” ha ammonito Marco Salvi, Presidente Fruitimprese.

Claudio Scalise, Managing Partner SGMARKETING ha individuato invece le opportunità da cogliere in questo momento, positivo per il cambio euro/dollaro favorevole, il prezzo del petrolio ai minimi storici e l’inizio della ripresa dei consumi. “Tra le tenenze che vedo la frontiera sempre più labile tra fresco e trasformato (vedi la IV gamma) e un export che ragioni in termini di filiera, dal produttore al distributore, al trasformatore”. Altra leva cruciale è l’adattamento della strategia ai diversi mercati, che chiedono cose diverse: consumo critico, servizio ed estetica i mercati maturi, per cui è di cruciale importanza la presentazione del prodotto; standard qualitativi, brand e servizio i mercati emergenti, per i quali l’ortofrutta da importazione è uno status symbol per la classe media; e prezzo per i Paesi “New Frontier” (Africa, India, Tirchia, Medio Oriente), dove l’ortofrutta è commodity.

La vendite retail, e la GDO in primis, coprono il 70%  delle vendite di ortofrutta nei Paesi maturi, e il 10%  in quelli "New Frontier". I drive di posizionamento di alcune catene europee e americane.
La vendite retail, e la GDO in primis, coprono il 70% delle vendite di ortofrutta nei Paesi maturi, e il 10% in quelli “New Frontier”. I drive di posizionamento di alcune catene europee e americane.

Federdistribuzione presenta il bilancio di sostenibilità della distribuzione moderna

«Siamo le aziende del prezzo giusto, non del prezzo basso»: così il presidente di Federdistribuzione  Giovanni Cobolli Gigli ha introdotto l’incontro di presentazione del secondo Bilancio di sostenibilità della Distribuzione moderna organizzata (Dmo). «Uno strumento – ha aggiunto – nel quale esprimere la nostra identità, dichiarando i valori forti intorno ai quali le aziende della Dmo rappresentano, pur nella loro diversità, un insieme coeso». Un concetto ribadito anche da Mario Gasbarrino, amministratore delegato di Unes, per il quale: «In un settore ad elevata competitività come quello della distribuzione, la sostenibilità è un fattore di incontro, di scambio delle best practice».

L’obiettivo del bilancio di sostenibilità (l’unico, salvo errori, che riguarda un intero settore) è infatti quello di «trasmettere l’idea che l’impegno delle imprese sull’ambiente, nei confronti  di collaboratori e clienti, verso i fornitori e la comunità non è sporadico o casuale, ma rappresenta un atto consapevole che entra a far parte della più autentica strategia d’impresa e sul quale il commitment è molto forte. È la testimonianza che la sostenibilità non viene più intesa solo come una leva di posizionamento, ma sta diventando una leva economica». Federdistribuzione, ricordiamolo, rappresenta un variegato universo di imprese distributive per un totale di 14,600 punti vendita, 60,6 miliardi di euro di giro d’affari, pari al 47,9% della Dmo.

Va detto che, poiché la cronaca ha il sopravvento sui temi di un convegno, a poche ore di distanza, la notizia che qualche centinaia di dipendenti di Auchan hanno occupato piazza Montecitorio in seguito al fatto che il retailer francese si appresterebbe a licenziare oltre mille dipendenti, quale effetto della crisi di questi anni e della necessità di una riorganizzazione della propria presenza in Italia (cìè anche chi paventa una sua uscita), getta qualche ombra su queste affermazioni. Tuttavia non ne mina la sostanza.

Nel completo rapporto di bilancio, gli aspetti citati da Cobolli sono sintetizzati in una serie di numeri a significare un percorso virtuoso, come l’ha definito Mario Molteni, direttore di Altis (Università Cattolica di Milano): «La seconda edizione del Bilancio di Sostenibilità di Settore racconta di aziende che credono e investono in iniziative di responsabilità sociale e ambientale, assumendo il ruolo di propulsore di crescita». Nelle otto aree oggetto dell’indagine (clienti, fornitori, collaboratori, comunità, certificazione, ambiente, comunicazione), che censisce 60 iniziative diverse delle imprese associate, le attività delle imprese della Dmo hanno tassi di penetrazione elevati, che sfiorano il 100% in alcuni casi come i sistemi di riduzione dei consumi energetici, l’attivazione del servizio di ascolto dei clienti, l’inserimento di informazioni addizionali sull’etichetta dei prodotti a Marca del Distributore.

«Il dato più significativo – ha sottolineato Molteni – è che in tutte le aree si registra un incremento, con l’eccezione delle certificazioni, ma per il semplice motivo che è già completamente presidiata».

L’area che registra l’evoluzione più significativa è quella dei fornitori: +15% rispetto all’indagine 2012. Le aziende distributive lavorano con i fornitori in logica di partnership e per una loro valorizzazione, favorendo un percorso di crescita delle PMI. Pratiche quali l’instaurazione con le PMI di un rapporto di lunga durata (79% delle imprese), la valutazione del Codice etico del fornitore o la firma congiunta di un codice di condotta (75% delle imprese), la dematerializzazione degli scambi di documenti (82% delle imprese) favoriscono nelle imprese fornitrici l’avvio di un percorso di Responsabilità Sociale d’Impresa e di innovazione.

Anche l’area clienti segna un trend positivo dell’11%. Nei confronti dei clienti le imprese distributive tutelano il potere d’acquisto e mostrano attenzione alle nuove dimensioni sociali, andando spesso oltre gli obblighi di legge.

sostenibilità Dmo 2014

«La sostenibilità – ha concluso Molteni – è diventata un aspetto strutturale del business per le imprese della Dmo, che svolge, per di più, un ruolo proattivo verso le imprese fornitrici e di educazione della clientela. Il fatto che la riduzione degli imballaggi sia aumentata del 18% e la riduzione dei rifiuti del 12% testimonia di un approccio pragmatico alla sostenibilità, che fa bene immediatamente al conto economico dell’impresa».

Sono numerosi gli spunti emersi dalla duplice tavola rotonda che ha discusso i risultati del bilancio di sostenibilità di settore. Proviamo a sintetizzarli.

Consumo di suolo. Per le imprese della Dmo che vuole continuare a investire e a crescere, il tema è particolarmente importante. Intorno al consumo di suolo, in discussione nei palazzi della politica,  si intrecciano infatti gli interessi delle comunità locali, quelli della Dmo (per la quale è centrale la redditività del punto vendita), quelli delle amministrazioni locali. «Ma dobbiamo operare tutti all’interno di un quadro di certezze: oggi quando si parte non si sa quando si arriva e quando e in quali condizioni si arriva a compimento del progetto», ha detto Valerio di Bussolo, direttore della comunicazione di Ikea Italia.

Anche perché, ha illustrato il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, sono numerosi i casi in cui le Regioni e le amministrazioni locali hanno posto vincoli all’apertura di punti vendita e agli orari di apertura, nonostante le disposizioni contenute nei decreti Cresci Italia e Salva Italia che avevano invece aperto le porte a una maggiore liberalizzazione al riguardo, tanto che l’Antitrust è dovuto intervenire presentando ricorsi contro gli atti degli enti locali.

Rapporti con i fornitori. Per Luigi Mastruobuono, direttore generale di Confagricoltura sono quattro le aree di lavoro comune con la Dmo: la condivisione di dati per comprendere e migliorare le relazioni con i consumatori; valorizzare la filiera agroalimentare che vale il 14% del Pil; l’internazionalizzazione, perché la Dmo può essere la piattaforma di diffusione dei prodotti italiani all’estero; la comunicazione per creare maggiore valore veicolando nuovi contenuti relativi alla sostenibilità.

E Mario Gasbarrino ha aggiunto che quando si parla di prodotti a marchio del distributore questi rapporti sono già a livelli elevati tanto che molte Pmi sono cresciute fino ad affacciarsi ai mercati internazionali grazie alla Dmo e che la valorizzazione dei prodotti locali in futuro è destinata a crescere. Non solo, ma «quando un distributore sognatore e un produttore inventore si incontrano si raggiunge un equilibrio perfetto. Tanto che con il nostro fornitore di acqua minerale abbiamo eliminato il fardello in polietilene, risparmiando circa 480 camion di plaastica indifferenziata. E noi valiamo solo l’1% del fatturato complessivo della distribuzione alimentare».

Convegno Bilancio di sostnibilità distribuzione moderna 2

Filiera. «Il futuro si giocherà su una visione della filiera diversa, con progetti a lungo termine. Ma occorre fare rapidamente un salto di qualità. Mi auguro che l’industria recuperi quella capacità di innovazione  che in questi ultimi anni è stata più appannaggio della distribuzione. Dobbiamo tornare a metterci in gioco per costruire una visione più integrata più documentata con la distribuzione e con l’agricoltura». Alberto Frausin, amministratore delegato Carlsberg Italia.

Eccedenze alimentari. La Francia recupera le eccedenze 6-7 volte di più che l’Italia. L’auspicio del presidente di Fondazione Banco Alimentare Andrea Giussani è che la lotta contro lo spreco possa diventare un processo ordinario all’interno delle imprese distributive, per far si che da opportunità etico-sociale possa diventare una normale attività. Dando poi evidenza dei risultati ottenuti per favorirne il contagio e la diffusione.

Effetto Expo: da Granarolo la prima bottiglia 100% compostabile

Granarolo Bottiglia CassavaUna bottiglia per il latte compostabile  in 12 settimane. È questo il prototipo che Granarolo, presenta in ccasione di Expo per la prima volta, in una special edition.

Granarolo ha scelto di utilizzare una bottiglia costituta al 100% da Cassava, che ha la potenzialità di biodegradarsi in compost entro 12 settimane. La scelta dell’utilizzo della Cassava è anche etica: il materiale non deriva da prodotti vegetali utilizzati per soddisfare il fabbisogno alimentare e di conseguenza non intacca la catena alimentare umana.

La prima bottiglia compostabile di Granarolo è anche tra i finalisti dell’Oscar dell’Imballaggio 2015

Ovs ed Excelsior Milano Official Retailer di Expo

Da sinistra, Sala, Beraldo, Fiorucci

Con Ovs ed Excelsior Milano il Gruppo Coin è Official retailer di Expo Milano 2015: due negozi di circa 180 mq ciascuno, accoglieranno i visitatori a partire dal 18 maggio sul Decumano.

“La partecipazione di OVS ed Excelsior Milano ad Expo Milano 2015 come Official Retailer – ha detto il commisssaio di Expo Giuseppe Sala – è un segnale importante, una prova della grande fiducia che il mondo dell’imprenditoria sta dimostrando nei confronti di un evento unico nel suo genere, considerato come un’opportunità da non mancare assolutamente”.

OVS ed Excelsior Milano non realizzeranno solo il merchandising a marchio Expo, ma tradurranno anche i valori di Expo Milano 2015 in idee e oggetti “simbolo” che diventeranno tracce di questo evento2.

Gruppo Coin, primo retailer di abbigliamento in Italia, mette a disposizione le sue competenze per interpretare il tema dell’Esposizione Universale. Essere official retailer per Ovs e Excelsior Milano non significherà solo realizzare il merchandising a marchio Expo, ma anche tradurre i valori di Expo Milano 2015 in idee e oggetti “simbolo” che diventeranno tracce di questo evento memorabile.

“Lo faremo  – ha spiegato l’amminstratore delegato di Ovs e vicepresidente di Gruppo Coin Stefano Beraldo – attraverso un percorso di idee e di moda affidato a Elio Fiorucci, Ambassador di Expo, uno dei maestri della cultura contemporanea che ha contaminato la moda con l’amore per la natura, il rispetto e la tolleranza per ogni diversità. Saremo presenti con le due anime del gruppo, quella più democratica di Ovs, primo brand nel value fashion retailer e quella dedicata alla ricerca ed esclusività di Excelsior Milano, che anche grazie all’eccellenza del suo team di buyer ha consentito di imprimere un’accelerazione al processo di upgrade  del più diffuso department store Coin”.

Ovs proporrà un percorso creativo che partirà dell’esposizione universale del 1906, riprendendone le grafiche per creare un fil rouge tra l’arte e la creatività di quel periodo e l’attuale. Proseguirà con una riproposizione del Cantico delle Creature trasformato in un appello al rispetto per l’ambient e  alla toleranza. Sono stati poi coinvolti gli studenti dell’Istituto Marangoni che, sotto la tutorship di Fiorucci, disegneranno le grafiche per una collezione di tshirt (rigorosamente in bio-cotton) interpretando i temi di Expo.

All’interno dello store OVS il cliente avrà la possibilità di vivere un’innovativa digital shopping experience attraverso gli “interactive kiosk”, postazioni multimediali in grado di svolgere diverse funzionalità come acquistare online sull’e-shop ovs.it con consegna gratuita in 24 ore in tutta Italia, verificare la disponibilità di un prodotto in altri store limitrofi, condividere un post direttamente sui propri social tramite la App OVS.

Excelsior Milano nel suo store sul Decumano esalterà le caratteristiche fondamentali del brand, nato dalla collaborazione di Gruppo Coin con Antonia, boutique milanese sinonimo di avanguardia e punto di riferimento per le fashion community internazionali in visita a Milano, alla ricerca di un’esperienza unica di shopping.

Al termine dell’esposizione i padiglioni dedicati agli store saranno recuperati e trasformati in un asilo riservato ai dipendenti di sede di Gruppo Coin.

Unicoop Firenze: vendite in calo nel 2014, ma cresce la produttività e i soci superano il milione

Sono cominciate il 9 aprile e si protrarranno fino al 4 maggio le assemblee dei soci di Unicoop Firenze per conoscere e discutere il bilancio 2014.

Un anno, si legge in una nota pubblicata sul sito della cooperativa, di calo dei consumi anche alimentari e quindi la “coperta” delle vendite si è fatta più corta per tutti gli operatori commerciali.

In questa situazione, la cooperativa ha registrato nel 2014 vendite inferiori rispetto all’anno precedente, scontando in gran parte la trasformazione degli ipermercati in grandi supermercati alimentari: una perdita di area di vendita di quasi il 5%.

A questo occorre aggiungere una riduzione dei prezzi di vendita dello 0,7 per cento. Ma è aumentata la produttività e sono stati ridotti i costi di gestione; quindi il risultato commerciale sarà nel complesso positivo.

Un altro dato estremamente positivo – sottolinea la nota – è che i “soci attivi”, quelli che hanno fatto almeno una spesa nei punti vendita di Unicoop Firenze in un anno hanno superato il milione, l’1,71 per cento in più rispetto all’anno precedente. In generale i soci hanno apprezzato la politica di riduzione dei prezzi con la riduzione per ben mille prodotti a marchio Coop, ai quali si sono aggiunti a febbraio altri mille prodotti, anche di marca.

Birra Peroni e Confagricoltura insieme per una filiera della birra sostenibile

Promuovere la sostenibilità della filiera agroalimentare italiana e della birra in particolare. È questo il senso dell’accordo siglato oggi tra Birra Peroni e Confagricoltura (nella foto Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne Birra Peroni e  Mario Guidi, Presidente di Confagricoltura), che si impegnano, attraverso le rispettive piattaforme, a collaborare insieme per la diffusione di tecniche e processi produttivi a basso impatto ambientale e per la tutela dei consumatori. In particolare, grazie all’approccio “Insieme dalla Terra alla Tavola”, adottato da Birra Peroni, e a “EcoCloud-EcoGrains”, fortemente voluto da Confagricoltura, non solo si tutelerà ancor di più il Made in Italy di qualità, ma si promuoverà ulteriormente la sostenibilità, il rispetto della tradizione e l’innovazione nel settore agricolo.

“La filiera della birra – ha commentato Mario Guidi – presenta grandi opportunità di sviluppo e crescita per l’agricoltura italiana ed è senza ombra di dubbio un fiore all’occhiello del Made in Italy che dev’essere tutelato affinché rimanga un’eccellenza. Per questo motivo, assieme a Birra Peroni, Confagricoltura ha deciso di promuovere, tra le imprese agricole associate, il protocollo “EcoCloud” basato su tecniche agronomiche eco-sostenibili.

L’accordo infatti prevede un programma di formazione che coinvolgerà entro il 2020 più di 1000 agricoltori italiani appartenenti alla catena di fornitura di orzo e mais, “per trasmettere alla filiera agricola gli strumenti e le competenze necessarie per aumentare la produttività, puntare sulla bontà delle pratiche di coltivazione, nonché incrementare la redditività”, ha sottolineato Federico Sannella, che ha aggiunto: “Questa strategia rientra perfettamente nel nostro approccio aziendale: “dalla Terra”, attraverso politiche agrarie rigorose e sostenibili, fino ad arrivare “alla Tavola”, con costanti attività di comunicazione finalizzate a un uso responsabile del prodotto e pertanto volte alla tutela del consumatore.”

Ipack Ima porta a Milano le confezioni del futuro

Aprire una bustina di dolcificante con una mano sola è possibile, facile, e soprattutto aiuta anziani e disabili. Anche loro, ma non solo, vorrebbero confezioni del latte più semplici da usare e riciclare. Senza parlare della sicurezza: i farmaci vanno sempre tenuti lontano dai bambini, ma… se ci mettono le mani, la confezione non si lascerà aprire da loro.

A Milano, il prossimo 19 maggio queste ed altre numerose confezioni innovative, provenienti da tutto il mondo, saranno premiate con il World Star Packaging 2015 durante Ipack-Ima e le fiere correlate (tra cui Fruit Innovation), evento di filiera che riunisce oltre 2.000 espositori internazionali e che si terrà tre settimane dopo l’inaugurazione di EXPO 2015, a due passi e con un collegamento diretto tra il quartiere fieristico e il villaggio della grande Esposizione Universale.

“Abbiamo fortemente voluto che la World Packaging Organization, l’associazione mondiale dell’industria del settore, tenesse a Milano il suo premio internazionale – spiega Guido Corbella Amministratore Delegato di Ipack-Ima spa – In questo settore, in cui l’Italia detiene un primato tecnologico ed economico di primo piano, ci sono le risposte alle sfide dei prossimi anni, dalle risorse rinnovabili all’efficienza, dai diritti dei più deboli alle necessità delle PMI”.

Dei 265 candidati, già vincitori nelle rispettive nazioni di un premio locale, sono stati nominati con il prestigioso World Star Packaging Award ben 148 prodotti che saranno premiati in occasione di Ipack-Ima; in più saranno nominati il premio del Presidente, il premio per la Sostenibilità, il premio per il Marketing. In attesa dell’evento, sfogliando il ricco catalogo di novità mondiali, si scoprono confezioni intelligenti capaci di semplificarci la vita, di evitare sprechi, di rendere piacevole il momento del consumo alimentare.

Ecco alcune anticipazioni.

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Gruppo Iperal e Axiante, come la tecnologia aiuta a differenziare l’offerta dei pdv

Una forte attenzione alla clientela locale tramite la differenziazione dell’offerta merceologica in ciascun dei suoi 32 punti vendita (ipermercati, supermercati e iperstore): questa caratteristica, da sempre nel DNA del Gruppo Iperal, ha reso funzionale la partnership con Axiante, system integrator dalla consolidata expertise nel mercato retail. Grazie a soluzioni innovative di space optimization, è stato possibile ottimizzare e velocizzare la personalizzazione dell’assortimento in singolo punto vendita.
Con l’obiettivo di elevare costantemente la qualità della customer experience nei negozi, il Gruppo Iperal aveva l’esigenza di adottare un sistema in grado di generare piani di gestione del merchandising tempestivi ed allineati alle specificità dei singoli punti vendita. Finora sono stati adottati planogrammi clusterizzati: ogni punto vendita riceveva il planogramma relativo al proprio cluster di riferimento, che, tuttavia, non risultava pienamente efficace, in quanto gli assortimenti erano diversi per ogni sito, così come le strutture e le performance dei singoli articoli. Il management Iperal si è posto l’obiettivo di creare planogrammi differenziati a livello di punti vendita in modo da fornire un piano di posizionamento ideale per ogni referenza. Grazie all’infrastruttura tecnologica e al supporto fornito da Axiante, nella sede centrale Iperal si ricevono informazioni rapide e precise sugli assortimenti e sulle performance di vendita di ogni punto periferico, alimentando in modo automatico i dati utili alla creazione dei planogrammi.

Con gli strumenti forniti da Axiante, l’ufficio centrale di space allocation è in grado di ottimizzare tutte le performance chiave in termini di margini, vendite e stoccaggio, riducendo notevolmente rotture ed eccessi di stock. Iperal, inoltre, può creare centralmente planogrammi perfettamente in linea con la struttura di ogni sito periferico, ovvero in base alla quantità di ripiani e spazio disponibile, per un’adeguata allocazione delle singole categorie merceologiche. È possibile pianificare le strategie di category management più adatte a ciascun contesto creando planogrammi che tengono conto del lay out, dei profili e delle abitudini dei consumatori e delle specifiche politiche di merchandising adottate nel negozio. La soluzione adottata da Iperal, infine, si integra perfettamente con la piattaforma gestionale, consentendo un’accurata analisi dei dati a supporto della personalizzazione dello store e della customer loyalty.

Nell’arco di due mesi, la soluzione di space optimization è stata implementata in tutti i punti vendita del Gruppo Iperal, i quali hanno potuto immediatamente beneficiare di una maggiore semplicità di gestione del merchandising, velocizzando le decisioni su tutti gli aspetti, dal posizionamento a scaffale, fino all’assortimento delle categorie merceologiche e ottenendo un maggior controllo sul flusso dei prodotti a vantaggio delle performance di vendita. I planogrammi sono accessibili via web, consentendo agli addetti di utilizzare, condividere e modificare le informazioni in tempo reale, risparmiando sui processi di stampa e confermando, quindi, l’attenzione di Iperal alla salvaguardia del territorio. Nell’ottica del consumatore, tutto ciò si traduce in una risposta puntuale, tempestiva e coerente alle sue necessità, con l’incremento della sua soddisfazione e il miglioramento della sua esperienza nello store.

Per i cento anni della bottiglia Coca-Cola, in anteprima lo spot #BacialaFelicita

Una bottiglia dai tratti così distintivi da poter essere riconosciuta a occhi chiusi o addirittura se frantumata a terra”. Era questa la richiesta fatta nel 1915 da The Coca-Cola Company a chi disegnò quella che diventerà il simbolo di un’epoca, un’icona della cultura Pop: la bottiglia di vetro Coca-Cola.

Che compie 100 anni.

La contour bottle Coca-Cola è molto più che una semplice bottiglia: è un “simbolo”! Un’icona evergreen di design che, negli anni, è stata musa ispiratrice per artisti di tutto il mondo– afferma Fabrizio Nucifora, Direttore Marketing Coca-Cola Italia – “Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo stappato e gustato una Coca-Cola ghiacciata, magari direttamente dalla bottiglia, ‘baciandola’ come diceva un’altra icona della storia internazionale come Andy Warhol… Per tutte queste ragioni, i 100 anni della bottiglia più famosa al mondo non possono che essere celebrati anche in Italia come uno dei momenti più significativi nella storia dell’azienda. Abbiamo quindi messo a punto un’articolata campagna di marketing e comunicazione volta ad augurarle buon compleanno”.

Tra queste iniziative lo spot on air dal 12 aprile e di cui diamo un’anticipazione.

 

I coupon di Kiwari per il lancio di Humana Io e Bio

Iniziativa di ecouponing multichannel per il lancio della linea di svezzamento Biologica “Io e Bio” di Humana, lo specialista degli alimenti per la prima infanzia.

La campagna, curata da Kiwari BuonMercato prevede per tutta la durata dell’operazione, la distribuzione di buoni sconto digitali atteraverso il minisito Giocaresecondonatura di Humana. In contemporanea gli eCoupon del brand saranno on air su Sconty.it, la piattaforma proprietaria del CouponNetwork by Kiwari BuonMercato che comprende anche i portali partner Alfemminile.com, Scontomaggio.com, Dimmicosacerchi.it e MyVoucher.biz.

Con questo progetto confermiamo la nostra fiducia nell’e-couponing quale strumento strategico di engagement e customer acquisition – spiega Anna Lisa Amorese, Direttore Marketing di Humana Italia. “Gli obiettivi sono su più fronti: premiare e fidelizzare i clienti Humana, invitare alla prova chi ancora non conosce i nostri prodotti e presentare al largo pubblico le ultime novità”.

Le parole chiave del progetto studiato per Humana sono modularità e profilazione – afferma Marco Rivosecchi, Presidente di Kiwari BuonMercato. “Rinforzare la campagna sui media aziendali con una significativa presenza sul network Sconty.it, consente di raggiungere in maniera mirata target altamente profilati. La nostra piattaforma di e-couponing garantisce i massimi requisiti di sicurezza, affidabilità e supporto ai consumatori, elementi fondamentali per veicolare con successo iniziative promozionali lavorando allo stesso tempo sulla lead generation”.

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