In Europa è stato il settore del retail quello che lo scorso anno ha registrato la crescita più rapida nel mercato immobiliare commerciale, con un investimento totale di € 67, 3 miliardi di euro. Questi i dati che emergono da una ricerca di Cushman & Wakefield.
Il settore ha beneficiato di un esuberante 2015, caratterizzato da una crescita a volumi del 28% rispetto ai 12 mesi precedenti e dell’8% a valore, grazie alla forte crescita dei rendimenti e dei canoni nelle principali città.
La Germania ha goduto di un anno record nel 2015, tanto da superare il Regno Unito e diventare, nel settore, il mercato più attivo in Europa per una cifra pari a € 17.95 miliardi di euro.
Markus Schmitt-Habersack, presidente della squadra Cushman & Wakefield tedesca, ha dichiarato: “Se Londra può essere la città più importante per gli investitori transfrontalieri, la Germania può invece contare su una maggiore penetrazione, con sette città nella top 20. Per quanto riguarda lo scenario europeo nel suo complesso, i paesi nordici, con volumi in ascesa del 158% si sono rivelati i più dinamici. Al contrario, Spagna e Italia sono state un po’ in ombra. Meglio il Portogallo con un aumento del 194%. Infine si registrano volumi in crescita del 237% in Belgio, del 244% in Polonia e del 103% nella Repubblica Ceca.
Il rapporto evidenzia come le tendenze economiche siano state favorevoli per il settore retail a causa di una ripresa (modesta ma reale) del reddito e di un miglioramento del mercato del lavoro.
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Retail, in Europa traina il mercato immobiliare commerciale
Zucchero, odi et amo. E per i consumatori è dilemma
Zucchero: i consumatori lo percepiscono come un “amico e nemico” per l’alimentazione. A dirlo una ricerca commissionata dal produttore di ingredienti funzionali BENEOe realizzata su oltre 5.000 consumatori di cinque Paesi europei, intervistati per conoscere la loro percezione in merito allo zucchero, ai carboidrati ed all’alimentazione relativamente alla risposta glicemica.
I consumatori e le loro paure
A proposito di salute, i timori principali riguardano: la gestione del peso (43%), l’affaticamento o la scarsa energia (36%) e lo stress (35%).
La motivazione principale dei consumatori rispetto alla riduzione dello zucchero nell’alimentazione riguarda i suoi effetti negativi per la salute. Il 58% degli intervistati fautori di un consumo minore di zucchero hanno affermato che il fattore principale in tal senso è il controllo del peso.
Hanno destato preoccupazione anche gli effetti deleteri a lungo termine del consumo di zucchero come il diabete, menzionati quasi da un consumatore su tre tra quelli che cercano di ridurre il consumo di tale alimento. Ma, c’è un però: sebbene desiderosi di diminuire il quantitativo di zucchero consumato, i rispondenti non sono pronti a rinunciare a un senso di appagamento simile a quello offerto da esso: il 60% ha affermato di consumare zucchero perché gradisce il gusto, mentre un intervistato su tre (il 33%) ha risposto che lo zucchero migliora il suo stato d’animo in genere.
E poi ci sono consumatori refrattari ad abbandonare lo zucchero, consapevoli dell’effetto energetico per il corpo e il cervello. Il 46% dei rispondenti ha infatti affermato che il motivo principale per cui consuma tali alimenti è che “danno energia”. La soluzione? Optare per carboidrati buoni, cioè gli alimenti integrali, le fibre, i carboidrati complessi nonché quelli a rilascio lento, con il 51% dei rispondenti che considera questi ultimi generalmente migliori e il 60% che li associa a un’energia prolungata.
Possibili soluzioni
Ed è in questo contesto di consumo che si inquadra la proposta BENEO, in quanto la scelta di ingredienti come il carboidrato a rilascio lento Palatinose™ (isomaltulosio), le fibre ricavate dalla radice di cicoria inulina e oligofruttosio Orafti® o il succedaneo dello zucchero ISOMALT (ingredienti funzionali che si ricavano naturalmente dalle radici di cicoria e dalla barbabietola da zucchero) può aiutare i produttori a soddisfare la domanda dei consumatori di alternative a sostegno della gestione dell’energia e di un peso sano.
Vino in Gdo: segnali positivi. Le anticipazioni del Vinitaly
Vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione: dopo anni di stasi, si registra una crescita più decisa delle vendite sia in volume che a valore. In attesa della 50° edizione di Vinitaly (a Verona dal 10 al 13 aprile), l’istituto di ricerca IRI ha elaborato, in esclusiva per Veronafiere, i dati sull’andamento di mercato nel 2015.
Le vendite delle bottiglie da 75cl aumentano del 2,8% a volume rispetto al 2014, e le bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%. Rispettivamente le vendite a valore crescono del 4,0% e del 3,8%.
“Una crescita doppiamente positiva – ha commentato Virgilio Romano, Client Solutions Director di IRI – perché non è stata stimolata né dalla crescita promozionale né da prezzi in calo. La pressione promozionale, infatti, rimane su livelli alti ma inalterati rispetto all’anno precedente, mentre i prezzi sono in aumento: i vini a denominazione di origine, ad esempio, hanno prezzi medi in crescita dell’1,9%. Dopo un lustro di assenza, la crescita contemporanea di volumi e valori ci lascia ben sperare per gli anni futuri”.
Risultati positivi anche per gli spumanti venduti in Gdo: + 7,8% a volume e +7,5% a valore, anche se il prezzo medio è leggermente ridimensionato rispetto al 2014. I vini biologici crescono a volume del 13,2% (a valore del 23%), ma i litri venduti sono ancora limitati: un milione e 630 mila.
“A poco più di un mese dal via del 50° Vinitaly, si tratta di anticipazioni che fanno ben sperare in una crescita più strutturale del mercato interno del vino” – spiega Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere.
Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani rimane il Lambrusco con 12 milioni e 771 mila litri venduti, sempre tallonato dal Chianti, che vince però la classifica a valore.
Al terzo posto sale lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale, che cresce del 9% a volume. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (+4,6%), del Vermentino che cresce dell’8,5% e del Trebbiano (+5,6%).
Tra i vini “emergenti”, cioè quelli che hanno fatto registrare nel 2015 un maggior tasso di crescita, il primo posto va alla Passerina marchigiana, con una progressione del 34,2% che va a bissare il successo registrato negli anni scorsi dal Pecorino (Marche e Abruzzo), classificatosi stavolta 3°. Due bianchi con prezzi medi a bottiglia di circa 4 euro.
Da notare la seconda posizione del veneto Valpolicella Ripasso e la quarta posizione del piemontese Nebbiolo.
Donne ai vertici di Gdo e largo consumo? Sono solo il 15%
Come sempre ogni anno c’è poco da festeggiare, quando si guardano i numeri. Non è purtroppo una sorpresa scoprire che solo il 14,9% del management esecutivo nelle aziende della grande distribuzione e del largo consumo è donna. Lo rivela uno studio di Esm: The European Supermarket Magazine.
La questione è sempre la stessa: nonostante ormai le donne rappresentino la maggioranza delle laureate (il 60% in Italia nel 2013 secondo Alma Mater) e mediamente si laureano prima e con voti più alti, una volta entrate con il mondo del lavoro la musica cambia. E il soffitto di cristallo è ancora troppo spesso. Secondo l’analisi di Esm infatti meno di una donna su sei è rappresentata nei comitati esecutivi.
Sono state prese in considerazione 150 aziende, a livello globale, della grande distribuzione e del largo consumo, che hanno un totale di 1.354 membri nei comitati esecutivi: di questi, 1.152 (l’85,1%) sono uomini e solo 202 (il 14,9%) donne.
Solo quattro tra le aziende prese in considerazione (ovvero il 2,67%) hanno almeno la metà del comitato esecutivo rappresentato da donne, 13 aziende includono almeno un terzo di donne nel comitato (8,6% delle aziende), e 34 ne hanno almeno un quarto (22,67%). Per contro, ben 55 delle aziende prese in considerazione non hanno alcuna donna nel comitato esecutivo (36,67%). E questo dopo che ormai da anni (vedi lo studio storico di Catalyst confermato anche recentemente da Dow Jones e dal Peterson Institute for International Economics), i dati rivelano come le aziende che hanno donne nel top management sono quelle più redditizie e che hanno i risultati migliori in Borsa.
Senza parlare del fatto che le donne sono e restano i maggior decisori di acquisto all’interno della famiglia praticamente in tutti i campi, dalla spesa all’automobile, ai prodotti finanziari.
Tra le compagnie più “women-friendly” l’analisi individua Kimberly-Clark (detentore tra gli altri dei marchi Kleenex e Huggies, con cinque donne nel Senior Leadership Team, 62,5%), Diageo (sette donne nel comitato esecutivo, 43,75%); il russo X5 Retail Group (cinque donne nel comitato esecutivo, 38,46%); il retailer svedese Axfood (quattro donne nel comitato esecutivo, 36,36%); L’Oréal (cinque donne nel comitato esecutivo, 31,25%, che ha anche una donna a capo della filiale italiana, Cristina Scocchia), la multinazionale del food General Mills (sette donne nel comitato esecutivo, 31%) e il produttore di prodotti cartacei svedese SCA (sei donne nell’Organisation & Management Team, 30%).
Tra gli amministratori delegati donne si segnalano Indra K. Nooyi di PepsiCo, Alison Cooper di Imperial Tobacco, Annikka Hurme dell’azienda di latticini finlandese Valio, Joanne Denny-Finch della britannica IGD, Denise M. Morrison di Campbell Soup, Siobhán Talbot del gigante del latte irlandese Glanbia e Irene Rosenfeld di Mondelez International.
Campo dei Fiori il burro realizzato con Davide Oldani cresce nella Gdo
Si chiama Burro Campo dei Fiori – FOO’D ed è prodotto da panna di latte centrifugato il prodotto nato dalla collaborazione fra lo chef stellato Davide Oldani e Campo dei Fiori, azienda varesina. Presentato al mercato nel novembre 2015, ora rafforza la propria presenza sul mercato grazie ad accordi di distribuzione con le principali catene distributive italiane. Dal mese di febbraio, infatti, è presente nei banchi frigo e in alcuni banchi taglio dei punti vendita Auchan, Bennet, Esselunga, Il Gigante, Nordiconad, Sogegross. Oltre che presso queste insegne, il prodotto è presente anche nei punti vendita tradizionali, grazie all’azione dei concessionari attivi sul territorio.
Burro Campo dei Fiori – FOO’D porta sulla tavola degli italiani i valori chiave di eccellenza e accessibilità della Cucina POP ideata dallo chef Oldani, proponendosi come un burro premium nella qualità ma non nel costo, con un prezzo consigliato inferiore ai 3 Euro a panetto (250 grammi) e garanzie di alta marginalità per i distributori: un posizionamento che sta convincendo un numero crescente di operatori della GdO a introdurre il prodotto in assortimento.
Il metodo produttivo derivato da panna ottenuta dalla centrifugazione del latte garantisce alla panna stessa proprietà organolettiche che donano al burro un sapore intenso ed equilibrato e caratteristiche che ne migliorano le prestazioni in cucina. Con questo progetto, Davide Oldani e Campo dei Fiori intendono stimolare l’evoluzione della cultura gastronomica del consumatore italiano, rendendolo più attento alla qualità del prodotto burro in un momento in cui esso vive finalmente un nuovo Rinascimento in cucina, riabilitato anche dai nutrizionisti.
Campo dei Fiori, azienda con sede a Daverio (VA), fondata nel 1947, si sviluppa attorno alla produzione del burro, a cui oggi si affianca quella di formaggi fusi e di spremute di frutta. La produzione annua totale di Campo dei Fiori si assesta intorno a 30.000 tonnellate.
Realtà virtuale prossima frontiera? McDonald’s in Svezia trasforma l’Happy Meal in un visore
Per festeggiare i 30 anni dall’arrivo dell’Happy Meal McDonald’s Svezia ha realizzato Happy Goggles: la scatola del noto pranzo per i più piccoli può essere ripiegata in modo da realizzare un paio di occhiali che rendono possibile sperimentare un’esperienza di realtà virtuale, se viene inserito uno smartphone su cui è stata scaricata l’apposita app. Obiettivo: modernizzare con contenuti digitali (una discesa sugli sci a 360°) la sorpresa che da sempre accompagna l’Happy Meal.
Leggi anche Pizza Hut trasforma il cartone di pizza in un proiettore.
e-commerce, i retailer non ne hanno paura: piani d’espansione anche in Italia
e-commerce e incremento delle vendite on line: i retailer sembrano proprio non temerli. Ecco quanto emerge dallo studio di CBRE “How Active Are Retailers Globally?”, che esamina le strategie di espansione globale di oltre 150 grandi brand internazionali con sede in America, in Asia Pacifico e in Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA). Lo dimostra il fatto che l’83% dei brand considerati ha dichiarato di avere, anche per il 2016, piani di espansione del network fisico.
Solo il 22% considera la vendita on-line una forma agguerrita di concorrenza.
Naturalmente un po’ di prudenza nello sviluppo della rete non guasta, infatti solo il 17% degli intervistati aprirà più di 40 negozi nel 2016. In generale, il 67% ha espresso l’intenzione, per quest’anno, di aprire non più di 20 negozi.

Progetti in Italia
Tra i retailer che hanno l’Italia come target di espansione/rafforzamento del network fisico, il 71% ha in pipeline 1-5 negozi per il 2016. Si tratta in particolare di brand internazionali, provenienti da Germania, Inghilterra e Stati Uniti per la maggior parte. In generale l’Italia, con l’11% dei retailer internazionali interessati ad espandere il loro network nel nostro mercato, risulta la nona destinazione preferita in Europa (sedicesima nel mondo) dietro a Germania (35%), Francia (33%), UK (29%), Olanda (22%), Spagna (21%), Belgio (16%), Austria (15%) e Polonia (12%).
“I retailer che vogliono espandere il proprio network in Italia continuano ad avere come target i centri storici dei capoluoghi, con Milano, Roma e Firenze in testa, oltre ai centri commerciali dominanti. Resta sempre molto elevato l’interesse verso canali di vendita alternativi come stazioni ferroviarie e aeroporti, dove si beneficia di grandi flussi pedonali e l’investimento produce anche ritorni in advertising – spiega Gaetano Lamacchia, Responsabile Retail Agency di CBRE Italia. La presenza fisica è ancora fondamentale per l’espansione di un brand: i retailer oggi più che mai hanno bisogno di creare un’affinità emotiva con il cliente ed i consumatori sentono ancora la necessità di vivere l’esperienza dell’acquisto e di identificazione con il messaggio che il brand trasmette”.

Le città chiave
Grazie al turismo e alla capacità di spesa nel bacino d’utenza l’Italia è ancora un paese su cui puntare. Ma quali sono le città più promettenti? Oltre a Milano e Roma, sono sei, ad oggi, le città chiave: Verona, Padova, Venezia, Torino, Bologna, Firenze. Non sono da trascurare anche alcune città interessanti nelle regioni meridionali come Napoli, Palermo, Catania. Tutte queste città, oltre ad avere una popolazione elevata, possono godere di flussi turistici superiori ad essa e di capacità di spesa degli abitanti superiore alla media nazionale.
Aperol lancia l’etichetta personalizzata
Prove tecniche di personalizzazione, potremmo chiamarle: Aperol dà la possibilità ai membri della sua community “Aperol Spritz Lovers” di personalizzare l’etichetta della Magnum Aperol da 3 litri.
È sufficiente scaricare l’app Aperol Spritz Lovers (disponibile per Android e Ios) e accedere alla sezione “Personalizza”. Qui è possibile caricare foto, frasi, hashtag, disegni e quant’altro. Dopo di che, l’etichetta viene inviata all’indirizzo e-mail di chi l’ha creata, pronta per essere stampata, condivisa in tempo reale sui social network o acquistata. In questo modo è anche possibile creare delle idee regalo originali e uniche, per stupire i propri cari e i propri amici con un pensiero diverso dal solito uovo di cioccolata.
Multicedi annuncia l’ingresso di Flor do Cafè nella compagine societaria
Multicedi annuncia l’ultima novità: l’ingresso nella compagine societaria di Flor do Cafè, marchio con oltre sessant’anni di esperienza e un forte radicamento sul territorio. Nato a Napoli nel 1947 come bar, Flor do Cafè si è poi affermato come colonialista ed oggi conta 15 punti vendita.
La crescita del brand
Alla fine degli anni ’90, di pari passo con i cambiamenti del mercato, l’aumento delle centrali e l’esplosione numerica di nuovi supermercati sul territorio, Flor do Cafè ha avuto la necessità di conformare e adeguare la sua offerta, ampliando il suo assortimento, aprendosi al reparto dei freschissimi, mantenendo però i suoi punti di forza: “la qualità selezionata”, la convenienza e la competitività, la sua connotazione di punto vendita di vicinato/negozio di quartiere.
Quest’anno un’altra svolta importante: Flor do Cafè entra in Multicedi, che ne diventa piattaforma logistica e centro di distribuzione.
La storia di Multicedi
Nata nel 1993 a Pastorano (CE) per iniziativa di un gruppo di imprenditori campani Multicedi srl è diventata una realtà di punta della DO del Centro-Sud Italia, principalmente in Campania. Oggi detiene una quota di mercato che supera il 18% e, nel 2015, ha registrato un fatturato di circa 700.000.000 di euro, proprietaria di 3 marchi insegna: Decò, AdHoc Cash&Carry e Ayoka, Decò – Maxistore, Supermercati, Market e Superfreddo – copre una rete vendita con oltre 400 punti vendita in 8 regioni d’Italia: Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, in aggiunta alla Sicilia e alla Calabria – territori di competenza della F.lli Arena srl, tramite una partnership avviata nel 2014.
Giuseppe Colotto nuovo AD di Grandi Salumifici Italiani
È Giuseppe Colotto il nuovo Amministratore Delegato di Grandi Salumifici Italiani, nominato dal Consiglio di Amministrazione del Gruppo.
Giuseppe Colotto, savonese, 51 anni, con una laurea in Scienze Politiche, proviene dal Pastificio Rana, dove dal 2012 è stato responsabile del business Europa ed Internazionale. Precedentemente ha ricoperto il ruolo di Managing Director di Grocery Category Europe di Kraft Foods tra il 2009 e il 2011 e prima ancora, dal 2007 al 2009, CEO di Kraft Biscuits Iberia sempre per lo stesso Gruppo. Ha lavorato per il Gruppo Danone per otto anni, tra l’Italia e la Spagna, ed ha iniziato la sua carriera in Procter&Gamble nel 1989.
L’inserimento di un Manager di comprovata esperienza nel mondo food e retail consentirà a Grandi Salumifici Italiani di continuare il processo di crescita e di consolidamento sul mercato italiano e di valutare un ulteriore sviluppo nei mercati esteri di riferimento.