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Sigma, cambio ai vertici: Raniera Sopranzetti alla presidenza

Sigma: il Consiglio di Amministrazione del gruppo, riunito lo scorso 16 luglio a Bologna, ha sancito un passaggio di consegne storico alla presidenza del Gruppo. Ha infatti preso atto delle dimissioni per motivi di carattere personale di Eros Magnanini, in carica dal 2012 e  nominato la vicepresidente Raniera Sopranzetti, socia Coal, storica realtà della Do del centro Italia entrata nel 2007 in Sigma.

Si tratta innanzitutto di una nomina nel segno della continuità, confermata anche dall’insediamento alla vicepresidenza di Francesco Del Prete, Consigliere di Amministrazione della CeDi Sigma Campania, altro socio storico di Sigma che vanta una presenza molto forte sul proprio territorio. Ma è evidente un elemento di novità, che rompe gli schemi tradizionali: Raniera Sopranzetti è infatti la prima donna ad aver raggiunto il vertice della Centrale distributiva e tra le pochissime nel panorama nazionale della gdo: il Consiglio di Amministrazione ne ha premiato le doti manageriali e la grande esperienza.

Socia storica di Coal – titolare di un maxi ed un super store – Raniera Sopranzetti ne è stata presidente nel triennio 2004-2007 guidandone di fatto il passaggio da Interdis a Sigma.

Coal tra l’altro ha scritto una pagina importante nello sviluppo della distribuzione moderna in centro Italia. La società, con sede a Camerano (AN), è infatti attiva fin dagli anni 60 e ha saputo costruire in mezzo secolo di attività una capillare rete di circa 400 punti di vendita distribuiti principalmente nelle Marche, ma anche in Umbria, Abruzzo, Romagna, Lazio e Molise. Il retailer opera con le insegne Coal e Sigma nel canale supermercati, presidiando sia le città che i piccoli centri.

“Sono molto felice – afferma la neopresidente – del nuovo incarico affidatomi dal Consiglio di Amministrazione, che coincide con una fase di grande impegno su tutti i fronti per Sigma: uno sforzo premiato da una crescita del 2,2% del fatturato di gruppo nel progressivo a giugno 2015, che sale al 2,4% se consideriamo solo l’ultimo mese (Fonte Nielsen). Risultati – ha concluso – che ci spronano a continuare sulla strada intrapresa in questi anni, che ci vede impegnati ad un costante ascolto delle esigenze dei nostri consumatori e delle realtà del nostro territorio, e che sono merito anche dell’impegno del presidente Eros Magnanini, che ringrazio personalmente per il lavoro svolto in questi ultimi tre anni”.

Farmo lancia la miscela Low Protein, senza glutine e senza lattosio

Foto pack LP Low protein FarmoSi moltiplicano le novità nell’area dei prodotti “free-from”, sempre più ricercata dai consumatori. In questo filone si inserisce il Mix LP Low Protein di Farmo, una miscela senza glutine e senza lattosio e a basso contenuto di proteine, che consente di preparare in casa specialità da forno, dolci e salate, ad alta digeribilità e leggerezza. Sempre assicurando una buona tenuta dell’impasto e una buona  lievitazione.

La speciale formula è stata ideata nei laboratori Farmo S.p.A., azienda specializzata nei prodotti senza glutine nei settori della Pasta, dei Prodotti da forno e dei Mix di farine. La preparazione è molto semplice: basta unire la farina con il lievito sciolto in acqua, olio e sale fino a creare un impasto omogeneo e compatto, che verrà poi infornato. Marcato con il logo di GF-certified (certificazione GlutenFree), è in confezione da 500 g.

Cefla Shopfitting Solutions fa rotta su innovazione e internazionalità

A più di un anno dall’acquisizione di Filomarket, la divisone Shopfitting Solutions di Cefla marcia a ritmi sostenuti nei mercati esteri, dove ha messo a segno nell 2014 una crescita dei volumi del +20% con un fatturato di oltre 415 milioni d’euro. Nel 2015 si concentrerà ulteriormente sull’innovazione e sulla crescita, proponendo al mercato nuovi prodotti fra i quali l’illuminazione integrata a Led e la nuova linea di carrelli spesa Filomarket.

La prospettiva future, recita una nota dell’azienda, è quella di puntare all’internazionalizzazione di Filomarket, tramite la rete vendita e una serie di importanti investimenti per implementare la gamma prodotti; primo fra tutti un nuovo stabilimento produttivo. Cefla da settembre costituirà il “polo industriale del filo” con la produzione di carrelli spesa e scaffalatura in filo. Lo stabilimento attuale di Cefla, invece, rappresenterà il “polo industriale del metallo” per la produzione di scaffalature e banchi cassa.

Inoltre è stato costituito un team di lavoro “Innovation & Business Development Corporate” per studiare nuovi prodotti in chiave di customer experience evoluta e prossimamente sarà inaugurato un nuovo showroom al cui interno verrà simulato un punto vendita dove sarà possibile testare le novità sviluppate e in via realizzazione, sia riguardo al sistema di base, illuminazione e digitalizzazione del punto vendita che al proximity marketing.

Lpr (Euro Pool) si rafforza in Europa con quattro nuovi centri servizi

Incremento della produttività, ridurre le distanze e riduzione dell’impronta di CO2 sono alla base del rafforzamento del network europeo di noleggio pallet di Lpr-La palette rouge, divisione del gruppo Euro Pool, attraverso l’apertura di quattro nuovi Centri servizio in Francia, Regno Unito e Portogallo.

L’apertura del tredicesimo Centro servizi neo pressi di Bordeaux in Francia in un sito di 4.500 mq «ci consentirà di ridurre le distanze da percorrere di circa 400.000 km all’anno, generando una riduzione di emissioni di CO2 di oltre 440 tonnellate», ha dichiarato Philippe Therage, Operations Manager di LPR France.

Nel Regno Unito, Lpr sta sviluppando una serie di partnership sia con lo specialista della logistica XPO, ex Norbert Dentressangle, che con S&R Smith nell’area di Londra. Entrambe le operazioni hanno consentito a Lpr di accedere a due Centri Servizi automatizzati: uno a Castelford (nel Leeds) operato da XPO e un altro a West Thurrock, operato da S&R Smith, in cui i pallet possono essere immagazzinati al coperto.

Infine in Portogallo, con l’apertura del dodicesimo deposito Lpr completa la copertura dell’intero Paese, con un miglioramento dei sistemi logistici e una riduzione delle emissioni di CO2 (grazie alla maggiore vicinanza ai clienti). Per i clienti, il tutto si traduce anche in un risparmio, mentre per LPR significa portare a compimento le proprie politiche ambientali, annunciate anni fa.

«L’incremento nel numero di Centri Servizio garantisce ai pallet rossi di Lpr elevati livelli qualitativi, oltre a portare ai propri clienti importanti benefici economici e ambientali», ha affermato François Gay Supply Chain Manager Europe di Lpr. L’azienda ha ottenuto nel giugno scorso il rinnovo per cinque anni della certificazione Pefc, che garantisce che il legname impiegato proviene da fonti certificate o esenti a controversie e non deriva da attività forestali illegali.

Convegno Granarolo a Expo: nel dopo quote latte la cooperazione a difesa della qualità e della filiera

La fine delle quote latte pone tutto il settore lattiero caseario europeo, e in particolare quello italiano, di fronte a degli interrogativi che pesano sul futuro.

Se n’è parlato nel convegno promosso da Granarolo a Expo sul tema “Latte e Cooperazione”.

Lo scenario è infatti caratterizzato da una crescita del commercio agroalimentare mondiale nell’ultimo decennio del 220% in valore a 1.146 miliardi. All’interno dell’export agroalimentare, i prodotti lattiero-caseari hanno un’incidenza pari al 6%, utilizzando circa l’8% della produzione globale di latte con un trend in rapida crescita.

Nel giro di dieci anni, le importazioni lattiero-casearie a livello mondiale sono cresciute del 214%. Su un valore totale di circa 62 miliardi di euro, il 38% fa riferimento a formaggi mentre un altro 28% riguarda latte in polvere; il rimanente 34% si ripartisce principalmente tra latte (non in polvere), burro e siero.

Rabobank prevede che entro il 2020 il volume dei commerci mondiali dovranno crescere del 25% per soddisfare la domanda in crescita.

Nel caso dei formaggi, ad esempio, l’Unione Europea rappresenta il principale mercato al mondo, con livelli di consumi pro-capite tra i più elevati (17,5 kg/annui contro i 3 kg di media mondiale). Negli Stati Uniti il consumo pro-capite è pari a 15,4 kg/annui; in Russia e Brasile il dato è molto più basso e si attesta a rispettivamente a 6,1 kg/annui e 3,7 kg/annui.

La crescita della domanda, dominata nel mondo dai mercati emergenti, mentre nei paesi sviluppati si registrerà una crescita lenta, è però guidata da una volatilità dei prezzi al ribasso, in cui l’Europa è diventata più competitiva, ma non a sufficienza, avendo necessità di un consolidamento e un rafforzamento degli allevatori, oggi eccessivamente frammentati. «Per le aziende di piccole dimensionisarà difficile sopravvivere in un mondo eccessivamente volatile – afferma Kevin Bellamy, senior dairy analist di Robobank – ma in questo scenario possono rafforzarsi attraverso il modello della cooperazione. Anzi proprio la cooperazione continua a svilupparsi in Europa in varie direzioni».

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Le cooperative hanno un ruolo fondamentale nel soddisfare i bisogni alimentari mondiali. Il modello cooperativo caratterizza il mercato del latte in molti paesi del mondo ed in particolare in Europa dove ha giocato un ruolo chiave nello sviluppo della sicurezza e della qualità alimentare, modello di valorizzazione del territorio, della conoscenza, generatore di economia e lavoro. In sintesi, le cooperative agricole sono alla base dell’organizzazione agricola e della produzione alimentare. Dell’impertanza del rolo della cooperazione nella filiera del latte sono testimonianza non solo Granarolo, terza azienda alimentare italiana con oltre 1 miliardi di euro di fatturato, ma anche un colosso come l’olandese Friesland Campina, che opera in 32 Paesi con un fatturato di 11,3 miliardi di euro e più di 19 mila soci conferitori che possiedono la cooperativa e la francese Sodial con i suoi 14 mila cooperatori e un fatturato di 5 miliardi di euro.

«Crediamo che il modello cooperativo – sottolinea il presidente di Granarolo Giampiero Calzolari – rappresenti in Italia e in Europa, ancor più nel dopo quote latte, un modello che possa offrire tutela delle filiere agroalimentari nazionali grazie alla conoscenza dei territori e alla capacità di sostenere il sistema agroallevatoriale consentendo il rispetto e la valorizzazione della qualità della materia prima».

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Paolo De Castro

Anche perché il dopo quote latte si è rivelato una specie di disastro. «Dopo la fine dei sostegni europei al settore – aggiunge Paolo De Castro, Coordinatore S&D alla Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo, abbiamo assistito a un aumento medio del 5% della produzione. Lo stesso pacchetto latte votato dal parlamento avrebbe dovuto introdurre una programmazione produttiva dei formaggi e assicurare un’atterraggio morbido nella gestione della nuova situazione. Così non è stato. Ma è sufficiente la regolamentazione per sostenere la volatiloità dei prezzi?», si chiede De Castro. La risposta è che nel beve non ci saranno regole e questa lunga fase di prezzi bassi può portare alla chiusura di decine di migliaia di allevamenti. «Bisogna sostenere le aree più deboli altrimenti la pressione sui prezzi di quelle più competitive le faranno soccombere, intervendo sul livello organizzativo delle imprese. Nel breve, però non ci saranno regole».

Spontini, la pizza soffice amata dai milanesi va alla conquista del mondo, con un nuovo format

Chi vive a Milano non può non conoscerla, la pizza di Spontini: morbida, con la mozzarella che cola, venduta a fetta, grande o piccola. Dopo oltre mezzo secolo dall’apertura (la prima pizzeria, in via Spontini angolo Buenos Aires, debuttò nel 1953) e l’apertura di altri cinque punti vendita in città e di uno nella vicina Monza, la svolta. Il nuovo format, testato nel punto vendita di via Santa Redegonda, presso Piazza Duomo, è più veloce e “easy”: qui il trancio si consuma da asporto o in piedi presso un bancone, e cambiano anche i colori, dal tradizionale rosso dell’insegna a un nero e oro molto fashion. Obiettivo, dichiarato, è quello di esportare il format in tutto il mondo, prima tappa Tokyo Omotesando.

“Proporremo il nuovo format, Point, in franchising all’estero partendo da due locali a Tokyo e uno a Kuwait, per poi espanderci in Medio Oriente – spiega Massimo Innocenti, titolare di Spontini -. In Europa pensiamo invece a un’espansione diretta, e puntiamo ad avere un pdv in ogni capitale. L’obiettivo è aprire 60 locali nei prossimi dieci anni”.

Una realtà storica dunque e di successo che pensa all’espansione, puntando su un solo prodotto Made in Italy e di successo. Quali i punti di forza? “Proponiamo un prodotto unico, il trancio di pizza, a un prezzo giusto, con un servizio veloce e puntuale. Nel nostro locale di via Santa Redegonda l’anno scorso abbiamo servito 500mila persone, in piedi, e la location centrale ci ha dato grande visibilità anche presso la clientela straniera”.

Massimo Innocenzi al Retail Food Service di Popai.
Massimo Innocenti al Retail Food Service di Popai.

Immancabile la domanda su Expo: come si sta riflettendo sulla ristorazione in città? “Expo è stata una grande opportunità per la città che è stata messa a posto, penso al restyling della Darsena ad esempio. Però noi stiamo perdendo anche il 15/20% di fatturato: di giorno i turisti raramente si fermano in città, mentre i milanesi approfittano dell’apertura serale di Expo a 5 euro per andare a mangiare in uno delle centinaia di ristoranti interni”.

 

 

Dalter Alimentari, anche il Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa certificato BRC e IFS

Nuove importanti certificazioni per il Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa: controllato da Dalter Alimentari, azienda leader nel settore del confezionamento dei formaggi grattugiati e porzionati freschi, il caseificio sulle colline di Reggio Emilia ha ottenuto la certificazione BRC – British Retail Consortium, livello A, e la certificazione IFS – International Food Standard, livello A. Il primo è uno standard relativo alla sicurezza alimentare, fondamentale in particolare per operare nel mercato britannico, mentre il secondo sancisce la competenza delle aziende del settore food in termini di qualità e sicurezza dei prodotti.

Caseificio_Colline-Selvapiana-Canossa_Alberto-ViappianiEsprime soddisfazione Alberto Viappiani, CEO di Dalter Alimentari e Presidente di Colline di Canossa: «Il Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa rappresenta un caso peculiare: nel panorama dei 350 caseifici del comprensorio del Parmigiano Reggiano, siamo infatti una delle pochissime (poco più del 5%) realtà certificate. Gli standard BRC e IFS appena ottenuti confermano che la strada dell’integrazione della filiera produttiva del Parmigiano Reggiano intrapresa nel 2005 è vincente: sono un premio all’impegno da noi profuso per offrire ai clienti un prodotto di qualità eccellente e per rendere sempre più efficienti e controllati i processi. Inoltre aver ottenuto queste importanti certificazioni per la prima volta ottenendo per entrambe il livello A, il più alto possibile, è motivo di orgoglio. Ricordo anche che il Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa è in possesso della certificazione ICEA per la produzione di Parmigiano Reggiano biologico: ad oggi produciamo quattro forme biologiche al giorno, che saliranno a 10 dal mese di agosto».

Determinanti per l’ottenimento delle certificazioni BRC e IFS sono stati gli investimenti (per due milioni di euro) effettuati per l’ammodernamento strutturale e tecnologico del Caseificio Colline di Selvapiana e Canossa. Oggi questa realtà è dotata di 30 caldaie (in origine erano 12) e di un magazzino per la stagionatura con una capacità di 14.000 forme. Tra le novità più recenti, una citazione meritano il salatoio ad immersione, che assicura alle forme uniformità di assorbimento del sale ed è quindi garanzia di costanza qualitativa del Parmigiano Reggiano e la camera di asciugatura dove le forme riposano nei primi giorni di vita, collegata direttamente alla produzione attraverso un tunnel.

Il Consorzio Sun studia il progetto di un flagship store Consilia con il Poli.design del Politecnico di Milano

Tra Sun – Supermercati uniti nazionali, il gruppo di acquisto attivo nel nord e nel centro Italia e Poli.design del Politecnico di Milano è stato siglato un accordo che si è concretizzata con la partecipazione del Sun alla II edizione del Master internazionale in Service Design dello stesso Poli.design.

Il Sun ha portato la propria testimonianza in aula nell’ambito dei workshop progettuali previsti, dando modo agli studenti di sperimentare le competenze acquisite su casi reali.

Obiettivo della collaborazione, progettare le caratteristiche peculiari del primo flagship store dedicato alla private label Consilia. Gli studenti del Master in Service Design, insieme all’architetto Michele Zini (ZPZ Partners) e alla Service Designer Chiara Torti (DINN!), hanno infatti lavorato per tre settimane alla generazione di un concept di ricerca e sviluppo volto alla definizione di scelte strategiche in grado di generare valore aggiunto per il consorzio, i consumatori, i negozi di proprietà e quelli partner.

Un momento della presentazione finale con, a sinistra, il direttore generale del Consorzio Sun Stefano Rango
Un momento della presentazione finale con, a sinistra, il direttore generale del Consorzio Sun Stefano Rango

Sviluppato attraverso un approccio di service design e arricchito da elementi di interior design, il progetto emerso dal workshop si è concentrato sul rafforzamento del brand Consilia attraverso la progettazione della user experience, dello spazio e degli strumenti digitali a disposizione dei consumatori.

La proposta per il flagship store Consilia si basa sui valori di adattabilità, qualità, relazione con il cliente e semplicità, andando a soddisfare le aspettative e le necessità dei clienti a seconda del contesto in cui vivono ed il loro stile di vita rispetto all’esperienza quotidiana di fare la spesa; sottolineando la ricerca e selezione dei prodotti Consilia e fornendo consigli e servizi che rafforzano il senso di appartenenza alla comunità locale. Le aziende aderenti al consorzio – Magazzini Gabrielli, Italbrix, Cadoro e Gros – possono infatti vantare una presenza particolarmente capillare nei territori in cui operano.

Osservatorio Gea-Fondazione Edison: le 4A trainano il made in Italy. Gli Usa guardano al food

La nuova edizione dell’Osservatorio GEAFondazione Edison registra che l’Italian food ha rappresentato nel 2013 un importante driver di crescita dell’export.

Su una base di riferimento di 616 prodotti, infatti, l’Italia presenta 63 prodotti in cui è prima, seconda o terzaal mondo per migliore bilancia commerciale con l’estero, generando una bilancia totale attiva di 21,5 miliardi di dollari.

Insieme, le ‘4A’ del Made in Italy (Alimentari-vini; Abbigliamento-moda; Arredo-casa; Automazione-meccanica-gomma-plastica) confermano un andamento positivo toccando un nuovo record di 128 miliardi di euro.

Dall’analisi dei dati emerge, inoltre, che gli Stati Uniti sono in assoluto il terzo mercato di esportazione dell’Italia, dopo la Germania e la Francia, con un export complessivo italiano verso gli USA di 29,8 miliardi di euro ed un surplus di 17,3 miliardi, il più alto che l’Italia ha avuto nel 2014 negli scambi bilaterali.

Il mercato americano, in particolare, è sempre più focalizzato sul settore agro-alimentare e presenta il maggiore potenziale di crescita; basti considerare che nel 2014 il 10% circa dell’export italiano è stato proprio verso il mercato statunitense. I primi 10 casi provinciali-settoriali per più elevato export agro-alimentare verso gli USA nel 2014 sono: Firenze, Lucca, Grosseto, Milano e Perugia per gli olii e i grassi vegetali e animali; Modena per gli altri prodotti alimentari; Napoli per i prodotti da forno e farinacei; Salerno per la frutta e gli ortaggi lavorati e conservati; Sassari e Parma per i prodotti delle industrie lattiero casearie. I primi 10 casi provinciali-settoriali per export di vini e bevande verso gli USA nel 2014 sono: Trento, Milano, Cuneo, Firenze, Verona, Siena, Venezia, Treviso, Asti e Brescia. In totale sono 61 i prodotti agro-alimentari in cui l’Italia è risultata prima, seconda o terza al mondo per migliore bilancia commerciale con gli USA, per un controvalore di surplus commerciale bilaterale generato di 3,3 miliardi di dollari.

La relazione sempre più forte tra il mercato USA e l’Italian food è confermata da una ricerca di GEA Digital. Dallo studio, che si è focalizzato sul sentiment verso il food e l’Italian food in particolare, espresso dai consumatori nel mondo e negli Usa attraverso il traffico nel web, è emerso che il numero delle ricerche relative al food da parte degli utenti statunitensi è tre volte superiore al resto del mondo e che l’Italian food supera nelle ricerche online topic quali l’arte e la musica italiana.

consiglioPartendo dalla constatazione delle enormi potenzialità dell’Italian food negli Usa, Luigi Consiglio, Presidente di GEA (nella foto) , commenta: «I dati e le tendenze dimostrano che l’interesse per l’Italian food nel mondo è molto forte, in particolare negli Stati Uniti, un mercato estremamente vivace dove la domanda esprime l’attesa di un food più salutare. Oggi chi ritiene che il mercato USA sia maturo si sbaglia. Le opportunità per il Made in Italy ci sono e c’è un grande spazio per tutte le aziende dell’agro-alimentare che desiderano esportare ed investire negli USA. La battaglia politica che abbiamo vissuto finora non ha permesso di vedere le meraviglie del nostro sistema industriale. Per questo motivo Gea, insieme ad Harvard Business Review Italia, ha voluto ribaltare i luoghi comuni sull’industria italiana attraverso la creazione di un punto di osservazione annuale sull’eccellenze imprenditoriali italiane».

È stato così ideato il Premio “Eccellenze d’Impresa” GEA-Harvard Business Review Italia, che sarà attribuito per la seconda edizione il 27 Ottobre 2015.

Peroni Senza glutine, la birra per tutti

A poco più di sei mesi dal lancio, la birra Peroni Senza glutine ha chiuso giugno con una quota di mercato del 50% nel segmento delle birre per celiaci davanti agli altri due competitori. Un risultato per certi versi inaspettato, ma che denota il grande interesse da parte dei consumatori per un prodotto che da subito si è posizionata come birra per tutti e che mantiene le caratteristiche organolettiche e il gusto rotondo e bilanciato della Peroni classica. Non a caso sugli scaffali si posiziona all’interno della categoria birra oltre che nell’area dei prodotti gluten free

«Abbiamo scelto di approcciare il mondo del senza glutine – afferma Federico Sanella, direttore delle Relazioni esterne di Birra Peroni – con il nostro marchio main stream per evitare di circoscriverlo ai solo consumatori celiaci. Avere tra i propri marchi una variante senza glutine è una scelta fondamentale per venire incontro alle esigenze dei nostri consumatori, sia per coloro che altrimenti non potrebbero godere di una birra di qualità, ma anche per tutti coloro che  scelgono di adottare una dieta senza glutine. Per loro abbiamo lavorato garantendo un prodotto senza glutine scrupolosamente controllato in ogni passaggio della filiera, con le caratteristiche organolettiche del prodotto tradizionale. Soltanto dopo accurati test di laboratorio e industriali il prodotto è confezionato e certificato con il bollino della spiga barrata, garantito dall’Associazione Italiana Celiachia».

Per la presentazione alla stampa milanese, Birra Peroni ha scelto Out of glutin il nuovo concept di punto vendita che offre, oltre ai classici prodotti confezionati senza glutine, anche prodotti freschi preparati quotidianamente nel laboratorio interno.

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