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Macchine da caffè: quelle a capsule spopolano. E la moka?

Macchine da caffè per uso domestico: il settore cresce sensibilmente. A dirlo i dati di Monclick e di GFK che confermano come il comparto sia dominato dalle macchine a capsule Single Serve Espresso o monodose, che a giugno 2016 hanno rappresentato il 66,3% delle unità vendute e il 47,3% del valore delle vendite totali del mercato.schermata-2016-12-01-a-12-25-27

Si tratta di un segmento che continua a crescere in maniera sostenuta, infatti rispetto a luglio 2014 registra un aumento del 13,8% sui pezzi venduti e del 7,9% a valore. A incentivare il trend anche il fattore prezzo che, nella categoria, è in media il più basso delle macchine da caffè per uso domestico: 73 Euro, in calo del 5,2%.schermata-2016-12-01-a-12-25-38

schermata-2016-12-01-a-12-25-49E le macchine da caffè tradizionali, che fanno?

Pur continuando a rappresentare la seconda fetta per dimensioni del totale vendite, tuttavia registrano un calo del 15,7% delle vendite a unità e dell’8,2% a valore. E non le aiuta il prezzo (mediamente in crescita) che si aggira attorno ai 115 euro nel periodo considerato.

 

La carica delle superautomatiche

Indicate per chi ama il caffè macinato al momento (sono infatti dotate di un macinacaffè incorporato)

le superautomatiche registrano un picco di crescita del 43,7% a unità e un +55,6% a valore. Questa tipologia di prodotto ha ancora un peso minoritario in termini di pezzi venduti (5,6%), però a valore rappresenta ben il 20,9% dell’intero mercato. Le superautomatiche costituiscono il segmento premium delle macchine da caffè, come dimostra il prezzo medio di 385 Euro registrato nel periodo luglio 2015 – giugno 2016.

Per la Moka un epitaffio, dunque?

Non ancora. Per fortuna, infatti, c’è chi proprio non vi rinuncia, infatti rappresenta ben il 28% dei pezzi venduti. Interessante anche il trend delle caffettiere elettriche che coprono il 16% degli ordini.

Confimprese, il commercio è accoglienza, ma evitiamo i paletti

Confimprese è un’associazione con 300 marchi che rappresentano altrettante catene, con un punto di vista privilegiato sullo sviluppo del commercio. Il presidente Mario Resca spiega il suo punto di vista sul settore. Se il retail negli ultimi anni è senza dubbio molto cambiato, la cosa non deve andare necessariamente a scapito del punto vendita fisico, che oggi evolve e diventa punto di ritiro per prodotti anche di altri operatori (vedi Amazon in USA), è aperto fino a tardi e pronto ad accogliere il cliente “perché siamo nel settore dell’accoglienza”.

Cambiando le abitudini del cliente e così deve cambiare la mentalità dell’imprenditore del commercio. In questo senso secondo Confimprese è necessario togliere quei paletti che ancora a livello locale limitano la liberalizzazione del commercio. Orari di apertura ma non solo, anche possibilità di fare promozioni, magari coordinando i periodi dei saldi in modo che siano gli stessi in tutta Italia, “perché 50 milioni di turisti vengono ogni anno da noi per comprare moda, design e ora anche enogastronomia”.

L’intervista è state realizzata al Convegno Ki Best 2016 organizzato da Kiki Lab – Ebeltoft Italy a Milano il 23 novembre 2016.

Senior, un target alla riscossa, che riserva ottime potenzialità per i brand

Non ci sono più i cinquantenni di una volta. E nemmeno i settantenni.  Oggi il target compreso tra i 50 e i 75 è andato ben oltre i clichè di qualche anno fa.

Perchè si tratta di persone attive e impegnate con un reddito superiore rispetto alla media del nostro paese (50-59 anni, +9% – 60-74 anni, +13% Fonte: Oss. Cetelem/TNS **) e quindi molto “appetibili” da parte di tanti brand.

Al Convegno “Consumi Senior : Tendenze ed esigenze di un mercato in crescita”, organizzato da CDV a Milano si è discusso il tema, cercando di approfondire e riscoprire questa realtà che oggi in Italia rappresenta il 42% della popolazione e su cui le aziende possono riflettere con l’obiettivo di valorizzare il consumatore “Senior” e metterne in luce i valori, le emozioni, la voglia di impegnarsi e di contribuire.schermata-2016-11-28-a-15-07-39

“Si tratta di un segmento eterogeneo – ha detto Christian Vaccani, Senior Research Executive KANTAR TNS, prendendo parte all’evento. Possiamo distinguere fra “Younger Senior” (50-74 anni – in Europa il 77% dei Senior, di cui molti cosiddetti Silver Digital – connessi***) e “Older Senior” con più di 75 anni (in Europa 23%)***.  In Italia parliamo di circa 19 milioni di individui, quasi un terzo della popolazione italiana: un segmento oggetto di attenzione non solo per la propria quota di consumo, ma anche per il modo di interpretare il rapporto brand-consumatore, la percezione e la fedeltà alla marca.

schermata-2016-11-28-a-15-07-49Guidano il cosiddetto fenomeno del “down-aging” secondo cui tutte le generazioni vivono come avessero 10 anni in meno, in termini di stile di consumo e valorizzazione dei plus dell’età.schermata-2016-11-28-a-15-07-57

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Una delle priorità più sentite è la famiglia: esprimono infatti preoccupazione per la situazione economica di figli e nipoti (64% Molto o Abbastanza Preoccupati – media Europa**) da un lato e di genitori/parenti, dall’altro (53%): un ruolo perno generazionale importante a livello sociale. D’altronde, fra i 50-59enni, il 43% in Europa ha ancora figli in casa (dato che scende al 17% fra i 60-75enni)**.

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Vita attiva

In Italia, 1 Senior su 2 dichiara di frequentare attività culturali almeno 1 volta al mese (teatro, cinema, musei, etc), mentre in Europa, solo 1 su 3. Una dimensione importante è quella della vita associativa e delle iniziative di portata sociale: il 40% dei Senior (50-75enni)** in Italia si dedica a questo tipo di attività almeno una volta al mese. Si condivide l’esperienza di sentirsi utili, si da valore al proprio tempo, si prendono responsabilità e si aprono nuove relazioni sociali.

Hanno a cuore il loro benessere e la salute. Vogliono mantenersi in forma, invecchiare bene: prestano attenzione al benessere fisico. Fanno Sport (in Europa** il 53% dei 50-59enni 48% fra 60 e 75 anni, almeno 1 ora a settimana) e Passeggiate (39% fra i 60-75 anni cammina per più di 4 ore a settimana**) ed è in Italia, Francia e Spagna che il tasso di pratica sportiva mensile è il più elevato**.schermata-2016-11-28-a-15-08-27

Seniores e media

Sono dunque attivi, socialmente aperti ed impegnati, connessi con il mondo. Le prime generazioni di “migranti” digitali che hanno utilizzato il pc nella loro vita professionale, arrivano oggi alla pensione ben informati e multi-device.

L’approccio al digitale è prevalentemente funzionale (per 1 Senior su 2 in Italia, connesso*), ma l’importanza della rete nella vita dei Senior cresce progressivamente. Conquistati da internet soprattutto per l’aiuto nel mantenimento delle relazioni (messaggi, condivisioni sociali) o per la possibilità di entrare in contatto con pari (forum), utilizzano oggi internet anche come fonte di informazione nel processo d’acquisto.

Attenti alla pubblicità dei Brand, come dichiara il 55% dei Silver Digital italiani (verso un 43% della media europea**), considerano la marca un criterio importante di scelta (1 su 3)**.

 

 

Fonti:

*Connected Life

**Cetelem Osservatorio 2016

***Audiweb

Bauer Spa ottiene la Certificazione Family Audit

Bauer Spa, azienda trentina di brodi e insaporitori da sempre impegnata nel garantire prodotti in linea con le esigenze di gusto e nutrizionali delle persone, ha una certificazione in più, indicatore della qualità a 360 gradi che la caratterizza: la Certificazione Family Audit.

L’azienda infatti, pone al centro le persone quando pensa e crea i suoi prodotti, e mette al centro anche i suoi collaboratori e le loro famiglie, in particolare favorendo e supportando in modo concreto la conciliazione famiglia lavoro.

logo-family-auditAttraverso il percorso legato alla Certificazione Family Audit, Bauer ha ulteriormente valorizzato la partecipazione attiva dei propri dipendenti, e ha individuato e soddisfatto ulteriori bisogni di Conciliazione Famiglia Lavoro dei dipendenti stessi, attuando anche nuove soluzioni concrete volte a: migliorare il clima aziendale, accrescere il welfare aziendale, aumentare la comunicazione e la partecipazione nei team di lavoro, favorire la conciliazione famiglia lavoro attraverso una maggiore flessibilità degli orari lavorativi. Il tutto per aumentare la soddisfazione dei propri collaboratori, nella convinzione che ciò possa creare anche valore economico, rafforzare l’identità aziendale e incrementare i livelli di produttività.

“Si tratta di una certificazione importante – dichiara Giovanna Flor, Amministratore Unico di Bauer – e siamo orgogliosi di essere la prima PMI del settore alimentare ad averla ottenuta. Parlare di Conciliazione Famiglia Lavoro rappresenta innanzitutto una scelta etica coerente con la filosofia aziendale, riconducibile alla responsabilità sociale d’impresa. Di fatto il potenziale conflitto tra la vita lavorativa e la vita privata dei propri collaboratori è oggi una delle sfide più importanti che come imprenditori/trici dobbiamo affrontare, sfida che se ben gestita origina un considerevole valore aggiunto per la propria azienda. I benefici che si generano per l’azienda e per i dipendenti creano infatti una concreta situazione di vantaggio (win-win) basata sui principi della reciprocità, nonché un importante fattore di innovazione dei modelli sociali, economici e culturali.”

Shopping tourism, un fenomeno in crescita. Russi e brasiliani tra i top spender

Shopping Tourist, ovvero i turisti dello shopping: chi sono, quanto spendono e cosa comprano?

A dirlo, un’indagine sullo shopping tourism nelle città di Milano, Firenze e Venezia contenuta all’interno di Shopping Tourism Italian Monitor, il nuovo rapporto di ricerca annuale condotto da Risposte Turismo e presentato in occasione di Shopping Tourism, il primo evento in Italia annuale e itinerante dedicato al fenomeno ideato e organizzato dalla stessa Risposte Turismo.

L’entità della spesa

Relativamente alle spese in shopping, l’indagine mostra una media procapite giornaliera pari a circa 43 euro, dato frutto della media tra i valori che la ricerca ha evidenziato per Firenze (33 euro), Venezia (23 euro) e Milano (74 euro).

“Considerando gli oltre 13 milioni di turisti che sono arrivati nel 2015 nelle tre città oggetto di indagine – ha affermato Francesco di Cesare, Presidente di Risposte Turismo – se si proiettassero i valori risultanti dalla nostra indagine campionaria si arriverebbe ad indicare in oltre 1,4 miliardi di euro le spese annuali in solo shopping, di cui 860 milioni a Milano, 300 a Firenze e 240 a Venezia”.

La tipologia di acquisti

L’abbigliamento risulta la prima tipologia di prodotto sia per numero di acquisti effettuati (46%), sia per valore dell’investimento (43%).

I souvenir sono il secondo prodotto maggiormente acquistato (40%) e il terzo nella classifica delle spese per tipologie di prodotto (9%) alle spalle di accessori – gioielli – pelletteria (23%).

La frequenza

Quasi due turisti su dieci viaggiano o hanno viaggiato almeno una volta con motivazione prevalente lo shopping e come più di un turista su quattro cerca luoghi dove fare acquisti prima di scegliere la destinazione turistica da visitare.

“Un dato – ha proseguito di Cesare – che testimonia l’importanza di un fenomeno con forti potenzialità di crescita non solo per le tre città oggetto della nostra indagine, ma anche per tutta l’Italia, dove le competenze, le tradizioni e le eccellenze locali si mescolano con l’offerta dei grandi marchi internazionali”.

Identikit degli acquirenti

L’analisi evidenzia come a spendere maggiormente siano i turisti che viaggiano da soli, seguiti da chi viaggia in coppia e con amici. Al quarto posto i turisti che viaggiano in famiglia, all’ultimo quelli che viaggiano in gruppo.

Inoltre chi viaggia o ha viaggiato con motivazione prevalente lo shopping è più giovane rispetto al totale dei turisti intervistati e ha una provenienza geografica maggiore dall’Asia, dati interessanti per gli operatori e i decision maker delle destinazioni turistiche italiane nella comprensione delle dinamiche del fenomeno e nella definizione delle migliori strategie per intercettare tale domanda.

 

Infine, i turisti “top spender” risultano essere i russi seguiti da brasiliani e giapponesi.

 

Da segnalare come i turisti italiani si posizionino al di sopra della media e come francesi e tedeschi siano, rispettivamente, al penultimo e al terzultimo posto tra i quasi 70 paesi di provenienza rappresentati dal campione oggetto di indagine.

Bonduelle lancia I Burger BIO di cereali e verdure, 100% vegetali

I prodotti a base vegetale piacciono sempre di più. È questo, infatti, il trend che sta rapidamente prendendo piede tra gli italiani. E i dati di mercato lo confermano: la categoria dei piatti pronti freschi a base vegetale ha registrato, infatti, una crescita a doppia cifra (+41%), trainata da nuovi segmenti, tra cui il mercato dei burger vegetali che è cresciuto del 57% nell’ultimo anno (Fonte: Nielsen, AT Sett 2016 I+S+LS) proprio perché perfettamente in linea con le nuove esigenze dei consumatori.
In questo contesto, Bonduelle lancia I Burger BIO di cereali e verdure, 100%vegetali: la prima linea di burger che coniuga gusto e benessere, con in più la garanzia del biologico.

La nuova linea

I Burger BIO sono disponibili in 4 ricette originali:
Miglio, orzo, melanzane e basilico 180gr (2 x 90gr)
• Bulgur, miglio, broccoli e pomodori secchi 180gr (2 x 90gr)
• Grano saraceno, miglio, erbette e porri 180gr (2 x 90gr)
• Bulgur, ceci, peperoni e zucchine 180gr (2 x 90gr)
La combinazione di cereali e verdure rende è stata molto apprezzata dai consumatori “messi alla prova” in un blind test.

Il 51% degli intervistati ha preferito I Burger BIO rispetto a quelli dei competitor, sottolineando ancora una volta come Bonduelle sia sinonimo di qualità, innovazione e differenziazione sul mercato (Fonte: Ales Market Research – Blind Taste TestQuantitativo – Sett 2016).
A supporto del lancio de I Burger BIO, Bonduelle ha previsto specifiche attività instore:
materiali promozionali e presenza di hostess dedicate.

LIFE-Food Waste StandUp, al via a gennaio la campagna antispreco per tutta la filiera

Si chiama LIFE-Food Waste StandUp la campagna di comunicazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare e in favore delle donazioni presentato al ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali alla presenza del ministro Maurizio Martina, e che per la prima volta coinvolge l’intera filiera: produttori, distributori, venditori e consumatori. Un progetto la cui partenza è prevista per il gennaio 2017, cofinanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma per l’azione per il clima LIFE 2014-2020 e che vanta un partenariato di filiera composto da Federalimentare come capofila e da Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare e Unione Nazionale Consumatori.

Lo scopo è quello di prevenire e ridurre lo spreco alimentare e recuperare le eccedenze. Per raggiungerlo sono tre i target strategici destinatari della intensa campagna di sensibilizzazione: imprese di produzione agroalimentare, imprese della Gdo e consumatori. Il progetto mira a coinvolgere circa 20mila imprese agroalimentari, 12mila punti vendita diretti e in franchising e 500mila consumatori che dovranno diffondere informazioni e modelli per la gestione delle eccedenze alimentari a 200mila imprese europee, formare almeno 200 aziende agroalimentari e 65 aziende della Gdo sulle procedure di donazione e di gestione delle eccedenze e attivare 59 infopoint in altrettante città di 15 regioni italiane a disposizione dei consumatori.

Secondo i dati della Fao, nel mondo ogni anno vanno sprecati 1,3 miliardi di tonnellate di cibo per un valore di oltre 2mila miliardi di euro, pari a circa un terzo dell’intera produzione mondiale. E non sono solo i Paesi sviluppati a riempire le pattumiere: la quantità di alimenti gettati via nei Paesi in via di sviluppo (630 milioni di tonnellate) è quasi pari a quella che viene buttata nei Paesi industrializzati (680 milioni di tonnellate). L’Italia si colloca, con 12,6 miliardi di euro di cibo gettato via, a metà della classifica europea dello spreco, che vede nel poco onorevole ruolo di capolista i Paesi Bassi e all’ultimo posto, Paese quindi più virtuoso, la Grecia.

Molto importante il ruolo nel Progetto LIFE-Food Waste StandUp della distribuzione. «La realizzazione di un progetto di filiera sul tema della lotta allo spreco e del recupero delle eccedenze alimentari – dice Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – è un fatto di grande rilievo. Insieme agli altri partner potremo avere una forza d’urto significativa per stimolare comportamenti virtuosi nel mondo delle imprese e dei consumatori, con impatti positivi sulla società e sull’ambiente. La recente legge approvata dal Parlamento crea un contesto più favorevole a un aumento delle donazioni: sarà compito di Federdistribuzione sensibilizzare ulteriormente il settore della distribuzione, consapevole e già impegnato in iniziative concrete». Secondo Cobolli Gigli è necessario lavorare “in ogni regione d’Italia affinché si possano intraprendere in modo ancora più convinto azioni per dare una seconda vita a prodotti alimentari perfettamente commestibili. Nell’ambito del progetto LIFE gireremo tutto il Paese per parlare alle amministrazioni locali e per aprire nuove collaborazioni tra le nostre imprese e le istituzioni del territorio, con l’obiettivo di contribuire, attraverso le donazioni, a migliorare le condizioni delle persone che si trovano in situazioni di bisogno e ridurre l’impatto sull’ambiente attraverso un utilizzo sostenibile delle risorse”.

Per il ministro Martina l’Italia “si riconferma protagonista della lotta allo spreco alimentare e alla guida di un progetto sperimentale virtuoso che vede un gioco di squadra importantissimo”. Il ministro ricorda l’esempio positivo di Expo e intravede un traguardo molto simbolico: «Siamo sempre più vicini all’obiettivo di recuperare un milione di tonnellate di cibo distribuito a chi ne ha bisogno grazie al prezioso aiuto degli enti caritativi».

«Una delle principali eredità che Expo ha lasciato al mondo è la riacquisita sacralità del cibo – fa notare Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare – e anche se nello stadio della trasformazione industriale l’eccedenza pesa solo per il 3% del totale, la lotta allo spreco è una priorità assoluta per l’industria alimentare italiana». E se Andrea Giussani, presidente del Banco Alimentare, si dice “molto contento di far parte di questa squadra e di mettere a disposizione tutte le nostre competenze per lavorare al meglio nei prossimi tre anni con i nostri partner”, Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, pensa che “solo con una grande alleanza tra chi produce, vende e consuma si potrà vincere la sfida agli sprechi alimentari”.

Per saperne di più sulla legge antispreco:

Spreco alimentare, entra in vigore la legge che aiuta a donare

 

I nostri articoli sul tema:

Lotta allo spreco, Carrefour premia i fornitori “virtuosi”

Spreco zero: l’impegno decennale di Coop Lombardia, 809 tonnellate recuperate nel 2015

Nasce Emporio Rimini, il supermercato sociale, tra solidarietà e spreco zero

Tesco combatte lo spreco in tutti i pdv con il cloud, dalla fattoria alla tavola

Spreco alimentare: Carrefour promuove la nuova legge

Legge antispreco: l’opinione di Federdistribuzione

Lotta allo spreco alimentare: approvata la legge. L’opinione di Coop

Lotta allo spreco: Banco Alimentare mappato nella piattaforma Gs1 per la Gdo

Carrefour lancia “Tous AntiGaspi”, la private label antispreco e sostenibile

Packaging e spreco alimentare: confezioni piccole e più informazioni per agevolare i consumatori

Gdo contro lo spreco/1: parte la collaborazione tra Végé e Last Minute sotto casa

Gdo contro lo spreco/2. Pam lancia “Reimpiatta il piatto”, concorso zero waste

Lotta allo spreco e Gdo: cosa stanno facendo le insegne in Europa

L’uovo o la gallina? Burger King comincia dall’uovo

L’uovo o la gallina? È questo il dilemma. Ma non per tutti. Burger King ha deciso e ha scelto l’uovo. Nasce così il The King Wowo.

Una parola semplice, due sillabe facili da memorizzare che ricordano vagamente le parole storpiate dai bambini quando iniziano a parlare.
Gli ingredienti sono semplici e gustosi, e reinventano la classica colazione americana delle uova con bacon, in chiave Burger King®.
Nel King Wowo, l’uovo fritto incontra le saporite fette di bacon, avvolgendo un gustoso hamburger di manzo cotto alla griglia in un’esplosione di sapori. La freschezza del pomodoro si unisce ai petali di cipolla croccante e al formaggio cheddar, regalando al nuovo re dei panini un gusto speciale.
“Il King Wowo è il primo della collezione The Kings – ha dichiarato Ilaria Abrate, Head of Marketing and Communication Burger King®Restaurants Italia – Con i nostri panini cerchiamo sempre di accontentare i gusti di tutti i nostri clienti, creando ricette che sposino tradizione e innovazione. Quest’anno abbiamo lanciato il panino con l’uovo, ma in passato abbiamo addirittura creato hamburger  neri o infuocati come la lava. E se pensate che il panino con l’uovo sia fin troppo un classico e che poteva realizzarlo chiunque, vi rispondo che invece lo abbiamo fatto prima noi!”.
L’ultimo nato tra le gustose proposte di casa Burger King® sarà disponibile in tutti i ristoranti del gruppo per un periodo limitato.

Customer- centricity: la parola d’ordine per conquistare la nuova domanda

Customer- centricity: ecco la nuova parola d’ordine per il futuro dell’omnicanalità.

Se i retail vogliono infatti continuare a essere competitivi non possono prescindere dall’offrire ai propri clienti esperienze d’acquisto sempre più  altamente locaLizzate e personalizzate.

Lo spiega bene la nuova survey “Merchandising 3.0: Why Retailers Need to Find the Perfect Blend of Art + Science to be Relevant to Shoppers” condotta da JDA Software Group, Inc. in collaborazione con la società di ricerche EKN.

“Dalla survey si evince che le strategie omnichannel tradizionali non sono più sufficienti per rimanere competitivi e che i retailer stanno iniziando a riconsiderare il loro approccio alla pianificazione, che deve essere guidata da dati storici sui comportamenti di acquisto per affinare le capacità previsionali”, ha infatti dichiarato Anand Medepalli, Vicepresidente Retail Planning Product Strategy di JDA.

“Le aziende  focalizzate su strategie di prodotto, con organizzazioni  funzionali disallineate, stanno perdendo terreno rispetto a quei retailer maggiormente allineati sulla comprensione e soddisfazione delle esigenze dei clienti”, ha poi precisato Gaurav Pant, Senior Vice President Research e Analista capo di EKN Research. “Benché oggi ogni azienda disponga di enormi volumi di dati sui clienti, la maggior parte dei retailer riconosce di non riuscire a sfruttare completamente queste informazioni e ha elaborato piani per migliorare sensibilmente le proprie capacità di analisi”.

I problemi più diffusi
Ma quali sono le principali criticità?  Il 53% degli executive indica la  focalizzazione sui prodotti  tra gli ostacoli principali al raggiungimento della customer-centricity.

E non basta: secondo il 32% degli intervistati, infatti, la struttura organizzativa ostacola l’allineamento del business rispetto alle priorità  condivise nell’ambito della customer satisfaction.

Cosa fare?
Be’ pare CHE i retailer stiano prendendo in considerazione la revisione della propria struttura organizzativa. Sebbene solo l’8% degli intervistati abbia dichiarato la presenza in azienda della funzione di Chief Omni-Channel Officer, il 73% intende creare questa posizione entro i prossimi due anni. Ben il 53% dei retailer intervistati dispone già di un Chief Customer Experience Officer e un altro 39% creerà questa posizione entro il 2018.

Inoltre, nel corso dei prossimi due anni ben l’82% dei retailer si concentrerà sul miglioramento dell’esperienza di acquisto in-store.

In che modo?
Ma come comprendere a fondo le esigenze dei clienti? La maggior parte del campione si è rivelata concorde nel riconoscere l’importanza fondamentale dei dati e dell’analisi.

Infatti il 51% ha citato analisi e profili dei clienti come un’importante area di focalizzazione per il prossimo anno.

Carenza di esperti e di strumenti

Peccato però che le figure specializzate non siano sempre presenti in azienda: a lamentare questa carenza, infatti, è il 20% degli intervistati. La ricerca, inoltre,  ha messo anche in evidenza che oggi meno del 20% dei retailer impiega un data scientist.

E poi mancano gli strumenti: il 55% cita infatti come principale difetto dell’attuale sistema di pianificazione retail un “reporting limitato”. Nonostante i software di analisi e reportistica continuino a registrare rapidi e significativi miglioramenti alle proprie funzionalità, solo il 37% degli intervistati, infatti, ha aggiornato la propria tecnologia di pianificazione negli ultimi tre anni.

“La sfida per i retailer risiede nel trasformare le enormi quantità di dati dei clienti in informazioni fruibili in grado di promuovere vendite e profitti maggiori, eppure non sfruttano la tecnologia. Questo è esattamente il motivo per il quale abbiamo ripensato da zero la pianificazione retail e lanciato JDA Retail.me, coniugando l’arte e la scienza della pianificazione e consentendo ai retailer di allineare la selezione dei prodotti e le decisioni su acquisti e assortimenti in base esigenze della clientela, grazie all’impiego di funzionalità avanzate di big data intelligence “, ha dichiarato Medepalli di JDA.

 

 

 

Metodologia della ricerca
“Merchandising 3.0: Why Retailers Need to Find the Perfect Blend of Art + Science to be Relevant to Shoppers” è il risultato di una survey che ha coinvolto 60 executive statunitensi del merchandising, condotta da EKN e JDA a settembre 2016. 42 partecipanti hanno rappresentato i retailer del settore Softlines e 18 quelli del settore Hardlines. E’ possibile scaricare la survey completa qui.
JDA Software Inc.

Bauli, le nuove proposte per il prossimo Natale

Bauli presenta per il prossimo Natale alcune gustose novità che vano ad affiancare i suoi tradizionali ever green:

Il PANETTONE FONDENTE ALL’ARANCIA, rivisitazione del classico in chiave moderna per intercettare nuovi gusti e tendenze. In questa proposta si incontrano armonicamente i sapori diversi dell’arancia e del cioccolato fondente, la morbidezza dell’impasto, la cremosità della farcitura e la croccantezza della copertura.

La TORTA FORESTA NERA, ispirata alla famosa torta di cui Bauli interpreta con maestria il sapore e gli elementi caratterizzanti prestando particolare attenzione sia agli ingredienti scelti, tutti di altissima qualità, sia ai dettagli della presentazione.bauli-2

CREMINO, che già aveva conquistato i più golosi negli ultimi anni, nel 2016 arriva a scaffale con una veste nuova, in grado di trasferire da una parte la sofficità dei prodotti da forno tipica di Bauli, dall’altra l’eleganza, la lineare semplicità della forma, la ricchezza di gusto del famoso cioccolatino torinese, modello di riferimento.

Per il target bambini in arrivo un nuovo licensing per il MINI PANDORO che nel 2016 sarà personalizzato Winx.

Anche quest’anno, poi, torna il VILLAGGIO DI NATALE anche se in una veste diversa: dimensioni perfette per essere esposto in punti vendita anche di superfici ridotte, sarà popolato di prodotti da forno personalizzati – mini Pandori e mini Panettoni – ma anche di tanto ottimo cioccolato grazie ai lollipop e ai cavi al cioccolato, incartati singolarmente in modo da poter essere appesi all’albero come addobbi.

E infine ecco anche il Pandoro di Verona senza Glutine, che mantiene la sofficità e l’aroma per cui il Pandoro di Verona Bauli è diventato un’icona.

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