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Le rotture di stock scoraggiano i Millennial che preferiscono l’online

Il 75% degli acquirenti millennial e il 53% di quelli della Generazione X rinunciano ormai agli acquisti fisici per rifugiarsi nell shopping online. Ecco quanto emerge dodicesimo Global Shopper Study di Zebra Technologies Corporation.

Ma quali sono i mortivi di questa disaffezione?

Il motivo principale per cui i venditori al dettaglio perdono acquisti in negozio a favore dello shopping online sono i problemi di gestione dell’inventario, soprattutto gli articoli esauriti. Sia gli acquirenti che il personale di vendita si sono detti insoddisfatti della quantità di articoli fuori stock: il 43% degli assistenti alla vendita ha individuato nella mancata disponibilità dei prodotti il principale motivo di frustrazione dei clienti e il 39% degli acquirenti ha abbandonato il negozio senza acquisti proprio per questo motivo.Fonte: 2020 Shopper Study by Zebra

 

Eppure i negozi si stanno “tecnologizzando” sempre più.

Le tecnologie self-service per le casse, per esempio, sono sempre più diffuse nei negozi; il 40% degli acquirenti ha dichiarato di averle utilizzate negli ultimi sei mesi e l’86% afferma di trovarsi a suo agio nell’usarle. Inoltre, buona parte degli acquirenti (58%), soprattutto se millennial (70%), ritiene che le casse self-service migliorino l’esperienza cliente. Anche la maggioranza del personale di vendita nei negozi (54%) afferma che la necessità di casse con addetti stia diminuendo con le nuove tecnologie di automazione del processo. Circa nove direttori di negozio su 10 (87%) ritengono che le casse self-service lascino più tempo al personale di vendita per servire meglio i clienti, mentre l’81% di loro ha dichiarato di iniziare a vedere un ritorno sull’investimento.

Eppure, precisa afferma Anees Haidri, Director of Global Retail Market Strategy di Zebra Technologies: “Secondo i risultati della nostra indagine, nonostante servizi migliori contribuiscano a fidelizzare i clienti attuali e ad attirarne di nuovi, i retailer devono soddisfare esigenze basilari in termini di disponibilità dei prodotti, facilità di reperirli, resi e cambi” “Oggigiorno, per conquistare gli acquirenti, i retailer devono assicurare un’esperienza senza intoppi e multi-canale che i clienti si aspettano e sfruttare le tecnologie per fornire servizi più personalizzati per la gestione dell’inventario e per operazioni più intelligenti”.

Disparità di vedute

Fornire un’esperienza cliente migliore è fondamentale per far tornare gli acquirenti. Tuttavia, c’è una seria contraddizione tra le aspettative degli esercenti e quelle dei clienti: il 77% dei direttori di negozi ritiene che i clienti siano soddisfatti dell’esperienza in negozio, mentre soltanto il 57% degli acquirenti dichiara lo stesso. L’indagine ha inoltre individuato notevoli divergenze nella percezione del processo di reso e cambio per quanto riguarda la soddisfazione degli acquirenti (59%) e la percezione di tale soddisfazione da parte degli esercenti (80%). Comunque, gli investimenti in soluzioni mobili hanno messo d’accordo direttori (85%) e addetti alle vendite (73%) sul fatto che la disponibilità delle più recenti tecnologie in negozio contribuisca a migliorare l’esperienza.Fonte: 2020 Shopper Study by Zebra

 

Per ottimizzare l’esperienza in negozio, i retailer stanno ricorrendo anche all’uso della robotica. Soltanto il 7% degli acquirenti intervistati ha interagito con un robot in un esercizio commerciale negli ultimi sei mesi, ma circa tre quarti (72%) hanno dichiarato di trovarsi a loro agio con queste macchine; al contempo, il 32% degli addetti alle vendite teme di essere rimpiazzato da un robot.

RISULTATI PRINCIPALI PER REGIONE

 Asia-Pacifico

  • Circa metà degli acquirenti intervistati (49%) ha espresso una preferenza per gli acquisti online per via della facilità del processo di reso.
  • Il 53% degli acquirenti si affida al proprio dispositivo mobile/all’app del negozio per fare acquisti in negozio.

 Europa e Medio Oriente

  • Due terzi (66%) degli acquirenti sono soddisfatti di poter pagare dovunque nel negozio.
  • Solo il 14% dei clienti si fida completamente del fatto che l’esercente tutelerà i suoi dati personali.

America Latina

  • Il 71% degli acquirenti dichiara che le soluzioni self-service migliorano la loro esperienza di acquisto e il 64% preferisce utilizzare questa tecnologia invece che fare la fila alla cassa.
  • Più di otto acquirenti su 10 (83%) sono interessati a ricevere voucher o cashback in cambio di un’attesa di quattro giorni per la consegna di un acquisto online.

Nord America

  • Solo il 6% dei clienti si fida completamente del fatto che il retailer tutelerà i suoi dati personali. È il dato più basso tra tutte le regioni.
  • Chi acquista sotto le festività in Nord America si aspetta di spendere il 58% del budget nei negozi fisici.

METODOLOGIA DELL’INDAGINE

La 12ª indagine annuale globale di Zebra sugli acquirenti ha coinvolto 4.811 acquirenti, 1.100 addetti alla vendita e 435 gestori di negozi in Nord America, America Latina, Asia-Pacifico, Europa e Medio Oriente, intervistati da Qualtrics nel periodo agosto-settembre 2019.

Danone e Waze lanciano la prima campagna CPG di trade marketing

Danone ha realizzato con Waze la prima campagna CPG di trade marketing in Italia studiata per il prodotto Alpro Caffè distribuito in esclusiva presso i punti vendita Autogrill e MyChef, con l’obiettivo di aumentare la brand awareness del prodotto e di incentivare le navigazioni dei potenziali consumatori.

Per la campagna, attiva su un totale di 198 stazioni di servizio suddivise tra 178 punti Autogrill e 20 MyChef, sono stati utilizzati formati pubblicitari di Waze con una modalità di visualizzazione personalizzata. I Pin brandizzati e geolocalizzati per consolidare la presenza sulla mappa e aumentare la location awareness mentre, per comunicare in modo efficace l’offerta e aumentare la considerazione, Waze ha attivato il formato Takeover che appare sullo screen quando l’automobilista dista 10 chilometri dal punto vendita. Infine la Search gratuita per aumentare l’engagement e incentivare il drive to store.

La campagna ha registrato risultati molto positivi: 6.3 milioni sono le impression registrate, più di 1 milione di utenti raggiunti e quasi 10mila navigazioni attivate sull’app. L’efficacia della campagna attivata da Danone e Waze si conferma anche grazie ai dati relativi all’ad recall e alla navigation lift, rispettivamente +247% e +83%.

“Le persone ormai sono sempre più in movimento e per i brand diventa sempre più difficile connettersi in modo significativo. Tuttavia Waze essendo il primo mezzo di in-car advertising, ad oggi si dimostra lo strumento ideale per capitalizzare gli spostamenti e portare le persone al negozio attraverso strategie di destination marketing. Inoltre il concetto di trade marketing in ottica Waze e applicato nella campagna di Danone si riassume proprio nel suo essere ponte tra il mondo digitale e fisico. I risultati ottenuti con Danone sono un’ulteriore conferma del nostro andamento in Italia nel 2019 in cui la media italiana rivela che un automobilista esposto ad adv su Waze ha il 47% di probabilità in più di dirigersi verso un negozio e che le navigazioni verso i retailer sono aumentate di ben 43 punti percentuali” commenta Dario Mancini, Regional Manager Italy & EMEA Emerging Markets.

 “Il successo della campagna ha dimostrato come un prodotto di largo consumo, grazie a un partner come Waze, possa efficacemente aumentare l’awareness da un lato e far crescere le vendite dall’altro. I risultati ottenuti dimostrano come campagne di questo genere, quasi pionieristiche nel nostro Paese ed estremamente sinergiche, siano vincenti e win-win per tutti i player coinvolti” commenta Elisabetta Corazza, Head of Digital Marketing Italy di Danone.

2020: che anno verrà per il largo consumo? Le stime di IRI

Il 2019 volge al suo epilogo, è tempo di bilanci e previsioni. Secondo IRI, nonostante il clima economico incerto il Largo Consumo chiuderà il 2019 con un segno positivo. Il dato complessivo trova sostegno nelle politiche espansive a favore delle famiglie (reddito di cittadinanza) e dalla debolezza dei prezzi al consumo. Il preconsuntivo vede quindi una chiusura 2019 con un andamento dei volumi pari al +1,4% e un andamento a valore pari al +1,7%.
Lo scenario del prossimo anno resterà influenzato dallo scarso dinamismo economico che impedirà un rilancio prolungato della domanda per la maggior parte dei mercati di Largo Consumo. Tuttavia questo effetto sarà ancora contrastato dal mantenimento di misure a favore delle famiglie già confermate dal nuovo esecutivo (quali ad esempio il Reddito di Cittadinanza, il taglio al cuneo fiscale delle famiglie meno abbienti, ecc.)
La tendenza di fondo dei prezzi del comparto continuerà ad essere segnata dall’assenza di particolari pressioni inflazionistiche, coerentemente con il trend generale del Paese. L’andamento debole dei prezzi aiuterà la domanda a volume sostenendo il potere d’acquisto.
Sul prossimo anno restano comunque delle incognite circa la risalita dei prezzi. Nonostante il disinnesco delle Clausole di Salvaguardia resta infatti l’incertezza sugli effetti delle «tasse di scopo» nel piano 2020 (Sugar e Plastic Tax) che potranno penalizzare, in misura variabile, specifici mercati (Bevande, Cura Casa, Freschi Confezionati, ecc.). Tuttavia, ad oggi, è difficile fare una stima precisa dell’impatto non essendo ancora noti nel dettaglio i meccanismi e le modalità di applicazione: queste norme dovranno infatti prima passare al vaglio dell’iter parlamentare. In termini molto generali per il 2020 valutiamo un’area di rischio fino a 0.2pp di crescita a volume a totale LCC.
Inoltre il fattore metereologico da ormai alcuni anni è divenuto un elemento estremamente importate per l’andamento del comparto del Largo Consumo, avendo un impatto significativo sul trend di numerose categorie stagionali. Nel 2019 si sono succedute spiccate fasi anomale di senso opposto che però si sono compensate nella media dell’anno. In questo rapporto previsionale si ipotizza un’evoluzione climatica 2020 in linea con l’andamento di quest’anno.
Il comparto chiuderà quindi il 2020 con risultati moderatamente positivi, anche se inferiori a quelli del 2019. Ci si attende il mantenimento di una crescita dei Ricavi, ma su valori più contenuti a causa della dinamicità più moderata delle vendite a volume e del mantenimento (in assenza della manovra IVA) di un’evoluzione limitata dei prezzi medi.

 

La crescita (lieve) dei prezzi medi al dettaglio sarà influenzata prevalentemente dalla riqualificazione del basket di spesa delle famiglie verso prodotti ad elevato contenuto di servizio, un trend che da anni caratterizza il mercato. Questa tendenza sarà ancora in parte contrastata dall’aumento della domanda nei canali di basso prezzo, che agirà da calmieratore.
Sul fronte dell’offerta commerciale infine permarrà una situazione di forte competizione fra canali di vendita sia all’interno del perimetro della Distribuzione Moderna che al suo esterno: Discount, Superstore e E-Commerce i fenomeni più performanti.

Lidl e Myfoody, insieme contro lo spreco

Lidl Italia, grazie alla partnership con l’app Myfoody, compie un ulteriore passo avanti per la diminuzione degli sprechi alimentari.

Myfoody, infatti, è l’applicazione che innova il rapporto tra punto vendita e consumatore finale permettendo di dare evidenza agli articoli scontati del 30% vicini alla scadenza in vendita nei supermercati Lidl e di incentivarne l’acquisto e il consumo. In un’ottica di maggiore sostenibilità, questa App (scaricabile gratuitamente sia per iOS che per Android) punta a far conoscere, grazie a una vetrina virtuale, la disponibilità dei suddetti prodotti invitando i potenziali clienti a recarsi direttamente nel punto vendita più vicino per procedere all’acquisto. La partnership coinvolge attualmente 55 store Lidl nelle aree metropolitane di Milano, Torino e Bologna.

Alessia Bonifazi, Responsabile Comunicazione di Lidl Italia commenta così la notizia: “Lidl e MyFoody hanno dato vita a una collaborazione virtuosa dimostrando il rispetto per una risorsa preziosa per il futuro del nostro pianeta: il cibo. L’innovazione tecnologica di questa App ci permette di promuovere  una spesa anti spreco con l’obiettivo di salvare il cibo in scadenza nei nostri supermercati. Siamo sicuri che i consumatori coglieranno il valore di questo progetto che è espressione di un modello sostenibile, vantaggioso e facilmente accessibile.” Francesco Giberti, CEO & Founder di Myfoody, prosegue: “Per noi di Myfoody iniziare questo percorso di collaborazione con Lidl è motivo di orgoglio. Crediamo fortemente che l’innovazione tecnologica e il coinvolgimento dei consumatori finali siano determinanti per risolvere un problema così complesso come quello dello spreco alimentare. Myfoody nasce con la volontà di promuovere uno stile di vita sostenibile e una spesa senza sprechi, in nome dell’amore per il cibo e per l’ambiente. Siamo felici che da oggi i nostri utenti potranno contribuire ogni giorno a salvare i prodotti prossimi alla scadenza presenti nei negozi Lidl, facendo così una buona azione per l’ambiente e risparmiando sulla propria spesa.”

Nella sezione dell’App “Risparmia” vi è anche la possibilità di salvare tra i preferiti i punti vendita Lidl aderenti per scoprire in maniera semplice e veloce, la disponibilità dei prodotti scontati nel proprio supermercato preferito per poi recarsi in negozio e contribuire, risparmiando, alla riduzione degli sprechi. Inoltre nella sezione “Impara” viene trasmesso ogni giorno alla community il valore del cibo attraverso ricette anti-spreco, segreti di autoproduzione e modelli di vita sostenibile.

 

Elettronica di consumo: il mercato cresce grazie al top di gamma

Con un ottimo +4,3% il comparto dell’elettronica di consumo procede alla grande: è quanto emerge dall’Osservatorio Non Food 2019 di GS1 Italy che registra, da anni, la ripresa di questo settore. Solo nell’ultimo quinquennio le vendite hanno infatti registrato il +14,9% di crescita a valore.

Tra i 13 comparti merceologici analizzati dall’Osservatorio Non Food 2019 di GS1 Italy, l’elettronica di consumo è quello in cui le vendite su internet sono cresciute maggiormente, sia in termini di quota di mercato (+1,2%) che di fatturato (+20,3%). Ad incidere positivamente sul trend del canale online è stata anche la diffusione della modalità “clicca e ritira in punto vendita”, a testimonianza di politiche di canale sempre più orientate a gestirne l’integrazione in chiave omnichannel.

L’analisi condotta dall’Osservatorio spiega che la ripresa del segmento è sostenuta dalla propensione dei consumatori per l’acquisto di prodotti top di gamma e premium di cui gli smartphone rappresentano l’emblema.

Nel corso del 2018, ad incidere positivamente sull’andamento del comparto dell’elettronica di consumo, sono state anche le numerose iniziative promozionali, organizzate soprattutto nel mese di novembre, come ad esempio il Black Friday, diventato poi in alcuni casi un Black Weekend e/o una Black Week, e il Cyber Monday. Si tratta di promozioni molto apprezzate dai consumatori e che confermano il loro interesse a tenere monitorate le occasioni che offrono il maggiore risparmio soprattutto sui prodotti premium e di fascia top.

L’andamento per canale

Il canale leader del comparto resta quello delle grandi superfici specializzate (GSS), che nel 2018 hanno visto diminuire di -0,5% la loro quota di mercato, scesa al 37,6%, ma che hanno anche aumentato di +2,7% il giro di affari, invertendo la tendenza rispetto al 2017. La rete dei punti vendita delle GSS ha proseguito il suo trend di contrazione (circa 70 punti vendita in meno rispetto al 2017), seppur con dinamiche molto diverse per gruppo e/o insegna. Le GSS “hanno retto” l’urto del web grazie al vasto assortimento di prodotti e alla presenza all’interno del punto vendita di personale formato e capace di affiancare e guidare il consumatore in tutte le fasi dell’acquisto. Quest’aspetto è stato rilevante soprattutto nei confronti dei punti vendita despecializzati, ma è stato meno significativo nei confronti del canale online, dove le informazioni e gli assortimenti sono molto più ricchi.

Nel 2018 è proseguita la contrazione delle vendite dei prodotti di elettronica di consumo all’interno degli ipermercati (-5,4% nel giro d’affari e -0,5% di quota rispetto al 2017), che hanno continuato a proporre assortimenti troppo limitati e iniziative promozionali troppo deboli per poter competere con gli altri operatori del comparto.

L’anno scorso è stato positivo per le grandi superfici non specializzate (come mercatoni e cash & carry) che hanno guadagnato un +0,4% di quota di mercato, arrivando all’8,9%. L’aumento del market share è stato supportato da un incremento significativo delle vendite a valore (+8,1%), dovuto soprattutto all’attuazione di offerte mirate e alla loro buona comunicazione.

Rispetto al 2017, l’anno scorso il canale dei negozi specializzati è risultato più stabile, come quota di mercato, e ha visto aumentare di +3,9% le vendite.

 

8 italiani su 10 sono consumatori multicanale

Nell’ultimo anno il digitale ha avuto un ruolo nel percorso di acquisto dell’83% della popolazione italiana sopra i 14 anni (43,9 milioni ). Fra i consumatori multicanale circa un terzo è rappresentato da InfoShopper, gli utenti che usano la rete solo per informarsi (16,1 milioni, il 37%), mentre quasi due terzi sono eShopper, coloro che la impiegano anche per comprare (27,8 milioni, il 63%). Ecco alcuni dei punti principali emersi dall’Osservatorio Multicanalità promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Nielsen.

Entrambi i gruppi navigano abitualmente nel web per cercare informazioni (61% degli InfoShopper vs 88% degli eShopper), confrontare prezzi (60% vs 90%), scegliere i punti vendita (41% vs 65%), condividere commenti positivi (27% vs 46%) o negativi (29% vs 46%). Ma gli InfoShopper sono molto più cauti quando si tratta di acquistare prodotti che richiedono un pagamento anticipato (78% vs 47% degli eShopper), che non si possono vedere o toccare (80% vs 39%) o senza avere un contatto diretto con il venditore (71% vs 35%).

“Ci troviamo di fronte a consumatori che vivono la multicanalità come uno spazio integrato (offline e online) di interazione con la marca. Gli individui ormai seguono percorsi di acquisto differenziati in relazione a attitudini e prodotti di interesse e, nel contempo, cambiano comportamento in virtù del contesto in cui si svolge il percorso di acquisto – afferma Giuliano Noci, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Multicanalità -. Dai risultati della ricerca emerge inoltre che anche per gli utenti più affezionati al negozio fisico i canali digitali sono diventati un punto di contatto fondamentale e che l’interazione con i brand avviene ovunque, a qualunque ora della giornata e da qualsiasi dispositivo. Per approfittare di queste evoluzioni, le imprese devono affrontare la sfida della multicanalità da un punto di vista strategico attraverso una progettazione integrata (tra spazio fisico e ambiente digitale) dell’architettura di interazione con il mercato e rinnovare funzione e ruolo dei punti (fisici) di vendita integrandoli con i canali digitali per consentire esperienze di acquisto ibride e prive di salti esperienziali”.
“La multicanalità nel percorso d’acquisto è un fenomeno ormai maturo in gran parte del Paese – afferma Stefano Cini, Sales & Marketing Analytics Leader South Europe di Nielsen -. Ciò che continua a cambiare sono gli schemi di path-to-purchase, sempre più personalizzati, contestuali e differenti a seconda della categorie. Tra gli italiani sopra i 14 anni osserviamo che l’83% è connesso a Internet, il 53% ha compiuto almeno un acquisto online nel corso dell’ultimo anno, e il 13% utilizza quotidianamente Internet pre, durante e post acquisto. Produttori e distributori devono adattarsi a questo contesto passando dalla ricerca della “fedeltà del consumatore” al concetto di “fedeltà al consumatore”. Il segreto: trasformare dati e processi complessi in un’esperienza d’acquisto sempre più semplice e appagante”.
“La ricerca conferma come il mobile sia chiave per portare consumatori in negozio – dichiara Marco Durante, Country Manager Italia di ShopFully -. Persino il volantino, che resta fondamentale come formato, è sempre meno utilizzato nella versione cartacea dai consumatori, che ne spostano l’utilizzo online. I player della GDO e dell’elettronica hanno intercettato questo cambiamento . Oltre 40 retailer sono in fase avanzata con noi nel processo di riduzione della carta, introducendo un nuovo mix con il digitale che crea saving economici nella distribuzione del volantino e aumenta l’efficacia e la misurabilità nel portare traffico in negozio. Senza dimenticare la riduzione dell’impatto ambientale con il risparmio di tonnellate di carta”.

Le 4 tipologie di e-Shopper
L’Osservatorio Multicanalità ha individuato quattro segmenti all’interno del gruppo dei consumatori eShopper.

Il gruppo più numeroso nel 2019 è quello dei Cherry Picker (8,1 milioni, il 29% degli eShopper) gli individui più conservatori, che si informano prevalentemente attraverso le fonti di informazione tradizionali e la tv generalista e apprezzano la relazione diretta col venditore e la possibilità di vedere il prodotto prima di acquistarlo. Il 50% dei Cherry Picker è uomo, il 26% è Millennial, il 40% fa parte della Generazione X, mentre il 34% appartiene ai Baby Boomer. All’estremo opposto, si collocano gli Everywhere Shopper, il gruppo più evoluto, in grado di utilizzare i punti di contatto online in qualsiasi luogo e momento della giornata e muovendosi liberamente da un canale all’altro durante tutte le fasi del processo di acquisto. Hanno una grande dimestichezza con le ultime tecnologie e usano la rete come canale principale per informarsi, confrontare i prezzi e acquistare prodotti e servizi, ascoltano la radio e guardano meno la tv rispetto agli altri eShopper. Il 52% degli Everywhere Shopper è di genere maschile, il 37% è un Millennial, il 16% è un Baby Boomer e il 47% appartiene alla Generazione X.
I Money Saver sono gli utenti che si avvicinano ai servizi di eCommerce spinti dalla possibilità di risparmiare. Sono compratori attirati dalle piattaforme efficienti, anche se dimostrano una maggiore attenzione, rispetto al passato, alla esperienza di acquisto. Il loro mezzo di informazione preferito è la televisione generalista, leggono molte riviste, mentre utilizzano meno tutto ciò che è legato al mondo digital, ai quotidiani e alla radio. All’interno di questo gruppo, il 50% degli individui è uomo, il 29% appartiene ai Millennial, il 39% fa parte della Generazione X e il 32% è Baby Boomer.
Il gruppo dei Pragmatic è composto da utenti amanti dell’innovazione e della tecnologia, che usano il web per risparmiare tempo e aumentare l’efficienza del processo di acquisto. Acquistano online quando ciò permette di risparmiare tempo, trovare prezzi più bassi ed accedere al servizio in orari non garantiti dai canali tradizionali. Questi consumatori considerano le piattaforme eCommerce il canale privilegiato per gli acquisti, a patto che sia garantito un processo d’acquisto veloce. I loro negozi online preferiti sono quelli generalisti, caratterizzati da una forte usabilità ed efficienza. Il 26% è Millennial, il 46% fa parte della Generazione X e il 28% è Baby Boomer, mentre il 56% degli individui è di sesso maschile.

Il percorso d’acquisto

Nella fase di pre-acquisto la raccolta delle informazioni e la comparazione dei prezzi avviene frequentemente online per gli Everywhere Shopper (94% e 91%), i Money Saver (90% e 73%) e i Pragmatic (91% e 81%). I Cherry Picker, invece, utilizzano in modo più limitato internet nella fase di pre-acquisto (il 5% lo usa spesso per raccolta informazioni e il 2% per lo usa spesso per comparare prezzi).
Il 93% degli Everywhere Shopper usa spesso internet per comprare prodotti o servizi, contro il 60% dei Pragmatic il 15% dei Cherry Picker e il 4% dei Money Saver. Per quanto riguarda i dispositivi utilizzati, gli Everywhere Shopper utilizzano indistintamente Pc e smartphone per fare acquisti online (74% dei casi), mentre il Pc rimane lo strumento principalmente utilizzato dagli altri segmenti (71% per i Money Saver, 67% per i Cherry Picker e 76% per i Pragmatic). Lo smartphone viene usato per acquistare online dal 49% dei Money Saver, dal 47% dei Cherry Picker e dal 52% dei Pragmatic. Nella maggior parte dei casi l’acquisto da smartphone viene effettuato in casa, in ufficio, a scuola o all’università: nel 93% delle occasioni per gli Everywhere Shopper, 95% per i Money Saver, 89% per i Cherry Picker e 95% per i Pragmatic. Soltanto gli Everywhere Shopper e i Pragmatic presentano buone percentuali di acquisto in mobilità (rispettivamente 30% e 21%). Il Tablet è tuttora utilizzato in modo meno intensivo per l’acquisto online anche a causa della sua più limitata diffusione presso la popolazione. Infatti, nell’ultimo anno lo ha impiegato solo il 20% degli Everywhere Shopper. Anche per il Tablet il contesto di utilizzo privilegiato per l’acquisto online è principalmente quello di casa, ufficio, scuola e università: tra coloro che lo utilizzano per l’acquisto ciò avviene per il 91% degli Everywhere Shopper, il 95% dei Money Saver, il 91% dei Cherry Picker e il 98% dei Pragmatic.
Lo showrooming, ossia l’acquisto online dopo aver visto il prodotto in negozio, è una pratica comune fra gli Everywhere Shopper (78% dichiara di aver messo in pratica questo comportamento), molto meno fra Money Saver (54%), Cherry Picker (39%) e Pragmatic (55%). Il processo inverso, invece, cioè la raccolta di informazioni online seguita dall’acquisto in negozio (infocommerce) viene portato a termine dal 43% degli Everywhere Shopper, dal 61% dei Money Saver, dal 38% dei Pragmatic e dal 52% dei Cherry Picker. Tutti i segmenti preferiscono la consegna a casa rispetto al ritiro presso un punto fisico, sebbene vi siano percentuali significative di Everywhere Shopper e Money Saver che dichiarano di apprezzare questa ultima modalità (43% e 42% rispettivamente). Infine, solo gli Everywhere Shopper dichiarano di utilizzare frequentemente la rete nella fase successiva all’acquisto: il 49% per recensire i prodotti comprati e ricevere supporto post vendita. Soltanto l’11% dei Money Saver fornisce commenti online sui prodotti acquistati e ancora meno i Cherry Picker e i Pragmatic, rispettivamente 4% e 3%. Da questi segmenti il web non è percepito come uno strumento positivo a supporto nemmeno per l’assistenza post vendita (1% Money Saver, 3% Cherry Picker e 10% Pragmatic).


Il percorso di acquisto multicanale nei vari settori

Vediamo adesso come ciascun gruppo di Internet User affronta le diverse fasi del processo di acquisto nei settori largo consumo, farmaci, beauty, abbigliamento, assicurazioni, elettronica e viaggi. Nei settori elettronica e viaggi la maggior parte della popolazione si informa prevalentemente online, rispettivamente nel 65% e nel 74% dei casi, mentre nelle altre categorie merceologiche è più frequente affidarsi ai canali tradizionali. Il 90% degli Everywhere Shopper cerca online informazioni sui viaggi, l’89% su elettronica e informatica, il 65% sulle assicurazioni, il 59% sull’abbigliamento e il 58% su prodotti di bellezza. Le percentuali scendono sotto la metà del campione per il largo consumo (46%) e i farmaci (47%).
Gli acquirenti italiani comprano utilizzando un mix di canali tradizionali e digitali, dimostrando di aver raggiunto una profonda maturità in termini di approccio multicanale. Vi sono infatti ampi segmenti di acquirenti che comprano sia offline che online prodotti di elettronica/informatica (50% dei casi), abbigliamento (38%), beauty e viaggi (28%), farmaci/integratori (21%), largo Consumo (19%) e, infine, assicurazioni (17%). Il 47% compra esclusivamente online nel settore viaggi, il 23% nelle assicurazioni, il 13% nell’elettronica. Anche in questo caso sono gli Everywhere Shopper il gruppo di utenti più evoluto, che acquista o esclusivamente online o integrando il canale fisico al web: il 91% nell’elettronica, il 93% nei viaggi, il 77% nell’abbigliamento, il 57% nelle assicurazioni, il 63% nel beauty, il 46% nel settore farmaci e il 44% nel largo consumo.
Cresce in misura rilevante la diffusione della pratica di utilizzo dei canali in modo sinergico ed ibrido con un mix di punti di contatto offline e online tra fasi diverse del processo d’acquisto. Mettono in pratica questa tipologia di customer journey ibridi oltre 10 milioni di acquirenti di prodotti di largo consumo, quasi 11 milioni per i farmaci/integratori, circa 13 milioni per il beauty, oltre 17 milioni per l’abbigliamento e oltre 20 milioni per elettronica/informatica. Inoltre i touchpoint digitali sono diventati un punto di contatto fondamentale, anche per coloro che continuano ad esprimere un forte bisogno di tangibilità e fisicità all’interno del proprio processo di acquisto. Dimostrano questo comportamento circa 12 milioni di acquirenti di viaggi e quasi 7 milioni di acquirenti di prodotti assicurativi.

La fruizione di Tv, Radio e canali digitali

L’indagine 2019 conferma la tendenza del pubblico italiano ad alternare canali tradizionali (soprattutto tv e radio, meno i quotidiani e i magazine) e digitali (Pc e smartphone), con la televisione che mantiene il ruolo dominante già evidenziato dalle precedenti edizioni. Il mezzo televisivo, infatti, raggiunge quotidianamente l’81,5% degli Internet User (contro il 62,7% della radio, il 32,4% dei quotidiani e il 29,7% dei periodici), il 78,4% degli Everywhere Shopper e anche il 58% dei No + Light Viewer, il segmento che non guarda la televisione o lo fa solo saltuariamente.
Anche analizzando il tempo medio speso quotidianamente su ogni mezzo, la televisione si colloca in vetta alle preferenze degli individui con 315 minuti per gli Internet User,340 per gli InfoShopper, 282 per gli Everywhere Shopper, 327 per i Money Saver, 324 per i Cherry Picker, 307 per i Pragmatic e 121 per i No + Light Tv Viewer. Segue la radio, molto rilevante sia per gli Internet User (230 minuti) sia per InfoShopper (217 minuti) e per i No + Light Tv Viewer (222 minuti). Fra gli eShopper, gli utenti più affezionati al mezzo radiofonico sono i Pragmatic, con 238 minuti, e gli Everywhere Shopper, con 237 minuti, seguiti dai Money Saver, con 228 minuti, e dai Cherry Picker, con 225. A seguire gli strumenti digitali, che raggiungono nel giorno medio il 76,3% degli Internet User (26,4% Pc, 67% Mobile) e degli Everywhere Shopper (27,8% Pc e 69% Mobile) e il 60,7% degli InfoShopper (19,3% Pc e 53,7% Mobile). Il tempo medio giornaliero speso su questi mezzi è minore di quello dedicato a radio e tv: in media 195 minuti al giorno per gli Internet User (191 minuti da Mobile, 76 minuti da Pc), con Everywhere Shopper come utenti più attivi (197 da Mobile, 82 minuti da Pc).

Gli acquisti degli italiani sempre più digital. Il report di Salesforce

Il negozio fisico rimane essenziale per l’esperienza d’acquisto, ma gli italiani propendono sempre più spesso per il digitale, tanto da aver in media 3 app per lo shopping e da prevedere che durante lo shopping natalizio aumenteranno i loro acquisti tramite marketplace. Per non dire che il 20% dei consumatori ammette di trovare in Instagranm una fonte d’ispirazione di prim’ordine. In pratica, il passaggio dal negozio fisico allo store digitale per informarsi, acquistare e richiedere assistenza sui prodotti è ormai ben più di una  tendenza. Ecco alcune delle evdenze emerse dal Report Connected Shoppers di Salesforce, un’indagine che analizza le tendenze e i comportamenti d’acquisto.
“I consumatori oggi sono sempre più alla ricerca di esperienze siano esse fisiche o digitali, l’importante è che siano consistenti e che non ci sia discontinuità tra i due mondi”, dichiara Maurizio Capobianco, Senior Regional Vice President di Salesforce. “I dati della nuova edizione del report Connected Shoppers mettono bene in evidenza come brand, retailer e marketplace online debbano incontrare i consumatori utilizzando i loro canali preferiti. Molte aziende italiane hanno intrapreso questo percorso di trasformazione del loro approccio al mercato e ne stanno già toccando con mano i benefici”.

Dai dati italiani emergono quattro nuove tendenze:
● Retailer, brand e marketplace online si danno battaglia: il 90% dei consumatori italiani acquista da una combinazione di retailer, brand e marketplace online. Ciò spesso dipende da chi è capace di coinvolgere fornendo un servizio iper-personalizzato anche attraverso modelli direct-to-consumer anziché attendere l’intermediazione del retailer.
● Il modo di fare shopping sta evolvendo e i consumatori italiani richiedono
nuove forme di engagement: oggi la vendita al dettaglio è molto di più di una
semplice transazione alla cassa. Le relazioni venditore-acquirente si rafforzano
quando i consumatori si sentono capiti e trattati modo speciale. Di fatto, il 63% dei consumatori italiani afferma di fare acquisti avendo già in mente un brand specifico. Il report di Salesforce mostra che le esperienze di acquisto e le promozioni esclusive sono uno strumento fondamentale per le aziende per costruire relazioni di fiducia (e redditizie) con i propri clienti.
● Lo shopper journey si sta spostando verso i canali proprietari: come evidenzia
anche il precedente report di Salesforce State of the Connected Customer, la nascita di nuove piattaforme digitali ha portato i consumatori di tutto il mondo a utilizzare in media otto canali per comunicare con le aziende. Per quanto riguarda l’Italia, il 34% dei consumatori utilizza per i propri acquisti un wallet digitale, il 12% si serve dei canali social e il 7% delle app di messaggistica.
● Il negozio fisico rimane fondamentale come hub di scoperta ed esperienza: i
punti vendita fisici rimangono comunque più importanti che mai e vedono evolvere il proprio ruolo in hub di scoperta ed esperienza dei prodotti. Le motivazioni principali che spingono i consumatori italiani a fare acquisti in negozio sono la possibilità di toccare e sentire la merce, ottenere subito i prodotti desiderati e usufruire di sconti spendibili nel punto vendita. Il report di Salesforce evidenzia inoltre che il 56% dei consumatori italiani dice di aver acquistato un prodotto online scegliendo di ritirarlo in negozio.

Differenze generazionali

I Baby Boomer utilizzano maggiormente i canali di acquisto tradizionale, mentre tutte le altre categorie generazionali – dai Gen Xers ai Millennial fino Gen Zers – scelgono prevalentemente nuovi percorsi d’acquisto come i wallet digitali, le app
di messaggistica e i social media. A sorpresa, la Generazione Z non è la categoria che utilizza di più i nuovi touchpoint emergenti. Assistenti vocali, le video chat, i chatbot, la ricerca visiva e i video in streaming godono infatti di maggiore popolarità tra i Gen Xers e i Millennial.

Metodologia

ll Report Connected Shoppers ha analizzato le risposte di oltre 10.000 consumatori in oltre 20 paesi (503 in Italia), appartenenti a quattro categorie generazionali (Baby Boomer, Gen Xer, Millennial e Gen Zer).

Carlsberg presenta “Betterbox”, il primo cartone nato dalla birra

Carlsberg ha presentato “Betterbox”, il primo cartone per la pizza realizzato con gli scarti di produzione della birra, 100% compostabile.

Gli ultimi dati sul consumo delle pizze d’asporto stimano che ogni giorno vengano consumate circa 2 milioni di pizze. Pochi però sanno che i cartoni della pizza sporchi di cibo non possono essere riciclati con la carta, producendo così un’elevata quantità di rifiuti, basti pensare che l’insieme di tutti i cartoni utilizzati ogni anno potrebbe creare una pila alta circa due Empire State Building e mezzo. Proprio nell’ottica di offrire il proprio contributo per sostenere il nostro pianeta con innovazioni sempre più sostenibili, Carlsberg ha inventato “Betterbox”.

“Gli scarti di produzione della birra sono un’ottima risorsa per produrre i contenitori della pizza: si crea una mescola con agenti aggreganti naturali e si lascia essiccare l’impasto. Crediamo che dalle materie prime, come il nostro lievito e orzo, si possa arrivare a realizzare innovazioni incredibili, sempre seguendo la filosofia del continuo miglioramento portata avanti dal nostro fondatore. La missione di Carlsberg è sempre stata quella di impegnarsi e lavorare per un oggi e un domani migliore” dichiara Serena Savoca, Marketing Manager di Carlsberg Italia.

 

Il progetto “Betterbox” rappresenta una delle diverse azioni messe in campo da Carlsberg per sostanziare l’impegno di questa birra verso il continuo miglioramento nell’ambito della produzione birraria e degli effetti che essa può avere sulla società in generale. Una filosofia che accompagna la birra danese sin dalle sue origini. Nello sforzo di arrivare alla perfezione, la missione di Carlsberg è sempre stata quella di esplorare nuove strade, provare nuove ricette e fare nuove eccitanti scoperte.

Per l’operazione “Betterbox”, Carlsberg ha stretto una partnership con la pizzeria Cocciuto di Milano che, dal 18 al 21 ottobre 2019 nei punti vendita di Via Bergognone 24 e Corso Lodi/Angolo Via Gian Carlo Passeroni 2, consegnerà le proprie pizze, tramite UberEats, nei rivoluzionari cartoni ecosostenibili e in accoppiata con la nuova Carlsberg Pilsner. La pizza, nel rispetto della più antica tradizione partenopea, è la protagonista dell’offerta gastronomica di Cocciuto, sinonimo di eccellenza e qualità italiana, che lo rende partner ideale di Carlsberg per il lancio di questa iniziativa.

Pasta e consumatori: cosa ci dicono i Big Data. L’analisi di XChannel

Italia: ammonta a ben 23 chilogrammi la quantità di pasta pro capite, il doppio rispetto agli altri paesi. Ecco il primo dato eclatante dell’International Pasta Organization. Se d’estate il consumo diminusice un po’, con l’arrivo dell’autunno, torna però a crescere: lo si vede chiaramente dai trend dei volumi di ricerca su Google: dal 2014, le query relative alla parola pasta registrano un calo da maggio ad agosto, per risalire fino al picco dell’ultima settimana di dicembre. L’amore per la pasta nel nuovo millennio non si dimostra solo tra gli scaffali dei supermercati, ma anche a suon di like e follow. Sfruttando questa opportunità, XChannel,  specializzata in strategia di marketing crosscanale, ha realizzato un Osservatorio Pasta, analizzando ciò che accade nel mondo dei big-data: quello dei motori di ricerca e dei social network.

I marchi oggetto di analisi sono stati i 10 top competitor del mercato: Pasta Rummo, Barilla, De Cecco, Voiello, La Molisana, Garofalo, Di Martino, Divella, Pasta Cuomo e Pastificio Felicetti. Vediamo nel dettaglio cosa è emerso.

In termini di Fan Base, Barilla occupa il posto più alto sul podio con  2,7milioni di fan su Facebook e 46mila follower su Instagram (@barillaitalia). Seguono Pasta Garofalo (206mila) e Pasta De Cecco (119mila), e poi Pasta Rummo (26mila) e Pastificio Felicetti (18mila). Nel 2019 sono stati finora pubblicati 763 post su Facebook e 669 post su Instagram, segno di una sana – seppur moderata – differenziazione di strategia tra i due canali, differenziazione dovuta anche alle diverse funzioni offerte dalle due piattaforme. Per esempio, Instagram può essere sfruttato per pubblicare caroselli (immagini a scorrimento su un unico post) che mostrano i singoli ingredienti di una ricetta: lo fa molto bene Pasta Rummo. Sempre Instagram è la patria delle stories, meno rivelanti su Facebook e utili per fare teasing prima di un post o semplicemente per arricchire le featured stories, cioè i gruppi di storie permanenti e organizzate per argomento.

E veniamo all’Engagement: su Facebook Pasta Cuomo registra un 4,6% di Post Interaction, seguita da Pasta Rummo (4,3%) e Voiello (4%); su Instagram vincono invece Pasta Rummo (3,8%), La Molisana (2,7%) e Pasta Di Martino (2,5%). .

Quanto ai contenuti, è evidente che i brand con maggiore share-of-shelf prediligono grafiche e video per comunicare i prodotti e i valori dell’azienda, mentre i player “follower” puntano più sul documentare la partecipazione a eventi istituzionali (o la loro organizzazione) ed eventuali riconoscimenti ricevuti. E così, mentre Pasta Garofalo ricorre spesso a grafiche distintive e immediatamente riconoscibili dallo sfondo nero, Pasta Di Martino propone una carrellata di post sulle manifestazioni che la vedono partecipe e/o partner.

Ma quali sono i temi principali? Ne emergono tre:

1) la linea Integrale: in particolare, Pasta Rummo promuove i suoi 12 formati di Bio Integrale attraverso il nuovissimo pack, Voiello fa affidamento sulla notorietà dello Chef Antonino Cannavacciuolo (mettendo un suo mini-video sulla cover di Facebook), Barilla posta – tra l’altro – un video con Roger Federer mentre De Cecco esalta la qualità della pasta e il metodo Lenta Essicazione. Questa scelta è avallata dai dati di mercato ISMEA, secondo cui il consumo di pasta integrale dal 2015 al 2017 è aumentato dal 36% al 75%, imponendosi sulla senza glutine (dal 7% al 30%) e sulla biologica (dal 13% al 63%).
2) la provenienza del grano: il pubblico è sempre più attento alla tematica, tanto che diversi brand focalizzano parte della comunicazione sulle origini della loro pasta. La Molisana, su tutti, non perde occasione di sottolineare l’italianità del prodotto. Va detto che – sempre secondo i dati ISMEA – il 30-40% del grano utilizzato proviene dall’estero, e questo non solo per soddisfare la crescente domanda di molini e pastifici, ma anche a causa della scarsa redditività del grano italiano.

3) le ricette, che in un mondo sempre più popolato da Chef amatoriali non smettono di essere apprezzate: c’è chi posta il procedimento nel copy dei post, chi inserisce un link che rimanda alla relativa sezione del sito e chi si limita a consigliare i piatti senza specificare dosi e procedimento.

LCC: quanta plastica c’è a scaffale? Lo studio di IRI

Forse ci si sarebbe dovuti svegliare prima. Ad ogni modo, meglio tardi che mai. Il vento ambientalista, infatti, si sta rapidamente diffondendo. Non possiamo che augurarci che duri.

Tra i principali nemici  contro cui si è intrapresa battaglia, c’è la plastica. L’obiettivo è ridurne nel medio-lungo periodo sia la produzione che l’utilizzo e  (soprattutto) la dispersione nell’ambiente. Dalla UE un importante assist: la direttiva 2019/904 che ha stabilito come, a partire dal 2021, non potranno più essere immessi sul mercato posate, piatti, cannucce, aste per palloncini, recipienti per alimenti e per bevande in plastica. Al loro posto dovranno essere usati oggetti compostabili. Sulle bottiglie di plastica la Direttiva ha previsto una regolamentazione diversa, fissando un obiettivo di raccolta del 90% entro il 2029 e l’utilizzo di materiali riciclati al 30% entro il 2030.
Al di là della parte strettamente normativa, l’UE, ha attivato iniziative sotenibili come il progetto «Bio-plastics Europe» che per 4 anni vedrà coinvolti 10
pesi dell’Unione, tra cui l’ Italia, nella progettazione di prodotti innovativi e nello
sviluppo di modelli di business che facilitino efficienza, riutilizzo e riciclo,  compresa la garanzia della sicurezza dei materiali riciclati quando utilizzati per la realizzazione di giocattoli o imballi per alimenti.
In questo scenario viene da chiedersi, però, quale sia lo stato dell’arte in termini di volumi di plastica in circolazione e in vendita in GDO.

Dallo studio di IRI, effettuato tramite IRI Liquid Data®, integrando le  informazioni di vendita con i dati Immagino GS1 Italy, è emerso che circa il 33% dei prodotti confezionati di Largo Consumo venduti in Ipermercati, Supermercati e Libero Servizio è offerto in confezioni di plastica rigida o a base di materiale plastico rigido. Se nel computo si volessero includere anche i filler o le buste di plastica, le percentuali crescerebbero sicuramente, in particolare nel reparto del Fresco Confezionato.
Questo dato, tradotto in denaro, indica che per ogni 100 euro spesi in media dalle
famiglie per la spesa di tutti giorni, 28 sono destinati a comprare prodotti  confezionati con la plastica.

Comparto che vai plastica che trovi

L’incidenza varia però molto a seconda dei reparti di consumo. Infatti al primo posto troviamo Detersivi e Detergenti (90% dei prodotti pari al 94% della spesa) e i Freschi Confezionati (69% delle referenze che raccolgono il 46% della spesa), mentre fanalino di coda è il mondo delle Bevande Alcoliche (1% dei prodotti, trascurabile la quota di spesa).

Ma veniamo alla nota (più) dolente: quanta di questa plastica è riciclabile?

Stando a quanto dichiarato (scritto) dai produttori sulle confezioni, solo il 4% dei plastic-packs segnala al consumatore che l’involucro è riciclabile. Una  comunicazione purtroppo ancora carente, ma che però ha una sua efficacia nei confronti degli acquirenti. Infatti questa piccola percentuale di prodotti sugli scaffali cattura ben il 14% della spesa per prodotti con confezioni di plastica.
Questo atteggiamento è più evidente nelle Bevande Analcoliche dove il 49% degli
acquisti (a valore) di prodotti confezionati in plastica è costituito da referenze che
comunicano la riciclabilità della plastica in cui sono contenuti.

Conclusioni
Da un lato, la quota parte di plastica riciclabile è più ampia di quanto viene
comunicato e sarebbe quindi necessario migliorare l’aspetto della comunicazione
delle aziende produttrici. Dall’altro lato però, sul mercato ci sono ancora molti pack non riciclabili e spesso per le aziende cambiare le modalità produttive e reinventarsi non è semplice. Alcune realtà aziendali hanno iniziato a seguire processi di diversificazione utilizzando altri materiali come le bioplastiche (le più affini alle plastiche tradizionali per lavorabilità), oppure, in alcuni casi, le fibre vegetali. Si tratta però di processi industriali molto diversi che presuppongono forti investimenti e lunghi tempi di realizzazione. Inoltre, convertirsi al compostabile significa andare a competere su terreni già presidiati, non tanto da produttori nazionali ed europei, quanto piuttosto da importatori dall’estremo oriente, dato che molti prodotti in fibra naturale e in bioplastica sono oggi di loro produzione.

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