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Filiera Valore Bennet, un brand a tutela del consumatore

Dall’attenzione per la tracciabilità dei propri prodotti, nasce il progetto Filiera Valore Bennet, il quale diventa un brand che si pone l’obiettivo di definire il percorso del prodotto e rafforzarne i valori insiti nei diversi passaggi sino al consumatore finale.
Dagli allevamenti, alle coltivazioni, passando per i centri di sezionamento e di distribuzione, Bennet si impegna a rendere le informazioni chiare e alla portata del consumatore, grazie all’utilizzo di etichette caratterizzate da pittogrammi dedicati. Attualmente la catena della GDO italiana si è focalizzata sul comparto macelleria e ittico ed estenderà il progetto anche ad altri reparti nei prossimi mesi.
Per il comparto macelleria i pittogrammi si concentrano su tematiche fondamentali come quella del benessere animale e dell’assenza di trattamenti antibiotici, applicando rigorose procedure di verifica. All’interno degli allevamenti di filiera gli animali vengono nutriti con mangimi selezionati e adeguatamente controllati.

i prodotti del reparto macelleria sono connotati dall’etichetta rossa, mentre quelli del reparto pescheria dall’etichetta azzurra

Per quanto riguarda invece il comparto ittico, gli allevamenti ittici sono certificati “Friend of the Sea”: si tratta del programma internazionale che promuove e tutela le pratiche di acquacoltura sostenibili, un dettaglio ben riconoscibile in etichetta.

Millennials vs Generazione Z: consumi a confronto. L’analisi HYPE

Photo by Leah Kelley from Pexels

Le generazioni non sono tutte uguali, specialmente nel modo di gestire il proprio denaro o di vivere i propri consumi. Ed anche tra due generazioni apparentemente simili – come la Generazione Y e la Generazione Zeta – qualche differenza c’è.

Un’analisi in merito, che parte dai numeri e offre un interessante spaccato di tipo sociologico, è stata effettuata dall’Ufficio Studi di HYPE, la soluzione di banking digitale che funziona attraverso un’app mobile.

Gestione del denaro digitale

Primo dato significativo è la frequenza giornaliera di accesso all’app: 0,68 volte al giorno per i giovanissimi della Generazione Z e 0,57 volte per i Millennial: una differenza che pare infinitesimale, ma che in realtà rappresenta un chiaro indicatore di come i giovanissimi ricorrano con maggiore naturalezza alla propria mobile bank. Si tratta di un gesto sempre più frequente, anche se non ancora meccanico come, per esempio, il consultare Whatsapp, ma l’incremento nell’abitudine di utilizzo è netto.

I numeri evidenziano come HYPE sia ormai uno strumento utilizzato abitualmente per la gestione delle entrate tanto dalla Generazione Y, che lo utilizza anche per l’accredito dello stipendio (+214% il numero dei Clienti che ha accreditato il proprio stipendio su HYPE nel 2019 rispetto all’anno precedente), che dalla Generazione Z, i quali pur non avendo un’entrata fissa, presumibilmente ricorrono all’app per ricevere la «paghetta» dai propri genitori. Il 70% degli under 18 utilizza l’app per ricevere abitualmente denaro (l’8% delle transazioni totali di P2P ricevente di HYPE riguardano gli under 18).

Le principali voci di utilizzo di HYPE mostrano come entrambe le generazioni abbiano comportamenti simili (con una spiccata propensione all’utilizzo della soluzione come abituale strumento di pagamento) ma non identici. 

Gli acquisti

A far la parte del leone sono gli acquisti presso i negozi al dettaglio. Spicca l’importante peso specifico degli acquisti relativi ad abbigliamento ed accessori, che caratterizza maggiormente il cluster della Generazione Z (11,8% della spesa, rispetto a un più limitato 5,78% dei Millennials). Al secondo posto si posizionano gli acquisti relativi al food, che evidenziano una significativa differenza di comportamento tra generazioni: mentre i giovanissimi della Generazione Z mostrano una maggiore  propensione al consumo di cibo fuori casa (spendono l’8,71% in ristoranti, il 3,78% in fast food), la Generazione Y sceglie sì in maniera significativa la ristorazione (7,39% ristoranti), ma bilanciata da un 6% di spesa per alimentari presso la grande distribuzione (la Generazione Z si ferma a 3,43%), segno della propensione al consumo di pasti preparati in casa. 

Vedi alla voce risparmio

Una delle funzioni più utilizzate di HYPE, la cui analisi avvalora ancora di più le tendenze già evidenziate, è quella degli Obiettivi, il “salvadanaio virtuale” che consente l’accantonamento progressivo di cifre destinate ad una finalità preimpostata. 

Emergono come diametralmente opposte, tra i due target, le finalità legate agli accantonamenti a medio termine: per la Generazione Z, il principale obiettivo di risparmio riguarda l’acquisto di prodotti elettronici o software, quindi un investimento sul patrimonio tecnologico personale, mentre i Millennial sono più orientati verso il consumo “analogico”, presentando come principale voce di risparmio la categoria “Veicoli e trasporti”, con un peso relativamente significativo anche della voce “Viaggi e Vacanze”.

«Le giovanissime generazioni confermano – anche per quanto riguardo le scelte di utilizzo del denaro – quella tendenza ormai acquisita all’online», conferma Antonio Valitutti, General Manager di HYPE «ovvero al comprendere nella sfera del digitale anche le proprie passioni e relazioni quotidiane».  

Metodologia

L’analisi ha comparato i dati relativi all’utilizzo di HYPE nella gestione del denaro e negli acquisti di beni e servizi relativamente ai due cluster di clienti appartenenti all’oltre milione di clienti attivi: gli oltre 70mila clienti under 18 (HYPE dà infatti la possibilità di aprire un conto a partire dai 12 anni), e gli oltre 500mila appartenenti alla Generazione Y (o Millennial, i nati tra il 1981 e il 1996).

e-commerce: il report di Supermercato 24

Chiuso un anno, se ne è aperto un altro. Ma come si sono caratterizzate le scelte dei consumatori in tema di cibo e di consumo? A fornirci qualche coordinata in merito, ci pensa la prima edizione del suo Report Annuale di Supermercato24.

“Attraverso la nostra piattaforma abbiamo a disposizione un gran numero di dati che ci consentono di conoscere i nostri utenti, i loro gusti e le loro abitudini di consumo. Questo è per noi fondamentale per poter offrire un servizio sempre più innovativo e su misura. Il nostro Report Annuale, alla prima edizione quest’anno, nasce proprio con questo scopo,” spiega infatti Federico Sargenti, CEO di Supermercato24.

I trend nel 2019

Stando all’indagine nel 2019, il podio dei prodotti più acquistati dagli italiani vede in testa la categoria formaggi, salumi e gastronomia, che registra il 13% degli ordini totali, seguita da frutta e verdura (12%) e al terzo posto acqua, bibite e alcolici (11,5%). Chiudono la top 5 carne e pesce (10%) e prodotti per la colazione, dolciumi e snack (8%). Mentre i piatti pronti, nonostante il mtamento di abitudini, sembrano ancora non aver spiccato il volo.

Dimmi quando

Gli acquisti degli italiani si sono concentrati soprattutto nella parte finale dell’anno: i mesi di novembre, ottobre e dicembre, sono quelli dove si è registrato il volume di acquisti maggiore rispetto al resto dell’anno. Complice anche l’esodo estivo, agosto, è invece il mese in cui gli acquisti sono risultati minori, insieme a febbraio e aprile.

All’interno della settimana, poi, è il lunedì mattina il momento più gettonato dagli italiani per effettuare la spesa online, con un picco di ordini soprattutto tra le ore 10 e le 11. Rari, invece, gli ordini registrati sulla piattaforma il sabato e la domenica. Infine, oltre la metà degli italiani (58%) si affida all’app per la spesa on-the-go.

Paese che vai…

Da nord a sud della Penisola, emergono interessanti curiosità sui gusti degli italiani.

L’Emilia Romagna si aggiudica il primo posto come regione più sana dello Stivale con ben cinque città nella top 10 dei consumi della categoria frutta e verdura: Parma in vetta con il 14%, la più alta percentuale di spesa sul carrello complessivo, seguita da Modena e Bologna (13%). Seconda a parimerito Vicenza.

Spetta invece a Napoli la palma di città più golosa. Qui, infatti, il 10% della spesa media degli ultimi 12 mesi è stato dedicato alla categoria dolci. Chiudono il podio due città del nord Italia: Bergamo (9,5%) e Verona (9%). Di tutt’altra pasta i pisani: la città toscana è in trentesima posizione, con solo il 7% di spesa sul totale in questa categoria.

La Toscan, piuttosto, eccelle in quanto a consumi di carne e pesce: Livorno è al primo posto con il 12% della spesa complessiva annuale locale registrata in questa categoria, e terzo posto per Pisa (11%). Al secondo posto si inserisce invece l’outsider Modena, a pochi punti percentuali dal vertice.

Barbera e Champagne? Alla Lombardia l’onore del brindisi: nel 2019 ben tre città lombarde rientrano nei primi 10 posti per l’acquisto di vino, birra e simili. Mantova in testa (6%) seguita da Como e Varese (5%). Segue a ruota la Liguria, con due province nel ranking: Genova e Savona, a pochi punti percentuali dal podio. Fanalino di coda per il Veneto, con la sola Venezia nella top 10 di Supermercato24 per questa categoria.

Enogastronomia: ruolo sempre più centrale per i turisti europei

E’ sempre più centrale il ruolo dell’enogastronomia nel turismo: il 71% delle persone in viaggio vuole vivere esperienze enogastronomiche che siano memorabili, mentre il 59% dei turisti dichiara che le esperienze a tema li aiutano a scegliere tra più destinazioni.

Ecco alcune evidenze emerse dall’edizione 2020 del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano”, a cura di Roberta Garibaldi.

Si consolida l’interesse dei turisti verso l’enogastronomia nei Paesi occidentali, e sono in forte crescita i turisti enogastronomici in Cina e Messico – commenta infatti Garibaldi. “Dal 2016 si evidenzia un incremento rispettivamente del +12% e +10%. Il totale di chi ha dichiarato di avere svolto almeno un viaggio con questa motivazione negli ultimi due anni a livello internazionale è pari al 53%. I Millennials guidano il trend tra le generazioni, mentre si affacciano i nuovi “super foodie”, i nati della Generazione Z: viaggiatori frequenti che già mostrano un alto interesse verso il cibo.” Cosi afferma Roberta Garibaldi, autore del rapporto.

 

Le esperienze più ricercate

“Incrociando i dati delle esperienze più gradite emergono alcuni temi su cui puntare – analizza Roberta Garibaldi –. I “food truck” – cibo di strada – sono tra le esperienze più vissute e più ricercate sul web, ricercati anche i ristoranti e i bar storici e le dimore storiche sede di aziende di produzione agroalimentare; piacciono pure le visite ai produttori extra vino, e infine i corsi di cucina. La pizza emerge come prodotto trainante per il nostro Paese, e facendo tesoro anche del riconoscimento UNESCO dovrebbe diventare un asset su cui puntare in modo più forte per il turismo”.

Il posizionamento dell’Italia

Dal confronto con i maggiori competitor europei, emerge un quadro positivo, con il Belpaese ai vertici in sette degli indicatori considerati: produzioni di eccellenza, aziende vitivinicole, aziende olearie, imprese di ristorazione, musei del gusto, birrifici e Città Creative UNESCO legate all’enogastronomia.

Considerando gli ultimi tre anni, sebbene la Francia evidenzia il maggiore incremento in termini assoluti di prodotti agroalimentari a indicazione geografica e di micro-birrifici, e la Spagna di vini a indicazione geografica e imprese di ristorazione, l’Italia mantiene il primato per quanto concerne la crescita di aziende viticole e olivicole, dimostrando quindi un buon dinamismo nonostante la crisi.  Inoltre, il nostro Paese risulta avere, dal 2016, il maggior numero di iscrizioni alle liste UNESCO dei beni materiali e immateriali legati all’enogastronomia e delle Città Creative per la Gastronomia. 

Sono il cibo e il vino a caratterizzarci maggiormente, anche all’estero: il gorgonzola e la pizza sono i prodotti italiani ad Indicazione Geografica più ricercati sul web tra il 2017 e il 2019. Tra i trend topic di Internet tra Novembre 2019 e Gennaio 2020 per gli utenti di Stati Uniti, Cina, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito figurano prodotti e piatti tipici, tra i quali spiccano, oltre alla pizza, gli arancini, l’ossobuco, il Parmigiano Reggiano e il Pecorino romano; tra le produzioni vitivinicole “Sparkling wine”, i vini dell’Alto Adige e il Chianti (dati Semrush). 

Dove migliorare

Analizzando il contesto europeo i competitor diretti presentano un valore aggiunto nella valorizzazione, attraverso azioni organiche di sviluppo e promozione intraprese a livello nazionale. In Italia, ad esempio, si riscontrano lacune di informazioni sia nel sito ufficiale sia nei portali regionali. Una conferma di ciò viene dall’analisi diretta condotta sui Tour Operator stranieri, che giudicano buona o eccellente la qualità dell’offerta e delle esperienze a tema enogastronomico, mentre minore è la facilità di reperimento delle informazioni e di prenotazione delle medesime.

L’offerta regionale

Le eccellenze agroalimentari e vitivinicole sono capillarmente diffuse su tutto il territorio nazionale. L’Emilia-Romagna è la regione con il maggior numero di prodotti agroalimentari a Indicazione Geografica, il Piemonte detiene il medesimo primato per i vini, la Campania per i Prodotti Agroalimentari Tradizionali.

La Lombardia vanta invece il primato nell’offerta ristorativa, sia in termini di imprese, sia di ristoranti di eccellenza segnalati sulle principali guide (la “Guida Michelin Italia”, la guida de l’Espresso “I Ristoranti e i Vini d’Italia”, la guida Gambero Rosso “Ristoranti d’Italia”), oltre ad annoverare il maggior numero di micro-birrifici e brew pub in Italia. 

La Toscana risulta essere la prima regione italiana per numero di agriturismi, sia in termini assoluti, sia per le differenti tipologie di servizio offerto – ristorazione, alloggio, degustazioni e proposte di esperienze fattorie didattiche, Mountain Bike, trekking, sport, etc. 

Analizzando il trend degli ultimi tre anniil Centro-Sud risulta essere la macro-area più dinamica, con i maggiori incrementi nell’offerta.

“Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano”, ed. 2020

A cura di Roberta Garibaldi sotto l’egida della World Food Travel Association e l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, offre un quadro completo e rigoroso di un settore del turismo che negli ultimi anni evidenzia un continuo trend di crescita. Ben 735 pagine di dati e analisi per delineare sia l’offerta del “sistema Italia”, comparato a livello europeo e nazionale, sia il profilo del turista internazionale di Francia, Regno Unito, Canada, Stati Uniti d’America, Messico e Cina.

Si compone di due volumi, “L’offerta”, autore Roberta Garibaldi, con il supporto di UniCredit e PromoTurismoFVG e il patrocinio di ENIT-Agenzia Nazionale del Turismo, Federculture, Fondazione Qualivita, ISMEA, Touring Club Italiano, oltre alla collaborazione di Travel Appeal, TripAdvisor e Semrush; e “La domanda”, versione italiana del “Food Travel Monitor 2020” redatto della World Food Travel Association, e che vede Matthew J. Stone, Steven Migacz ed Erik Wolf coautori con Roberta Garibaldi. Il main sponsor è il Quebec.

Shopping internazionale: l’Italia in pole position supera Francia e UK

Cresce sensibilmente il numero degli shopping tourist stranieri in Italia. In settori più premiati? Fashion e acquisti di lusso.Ecco quanto emerge dai dati di Planet, società che offre soluzioni integrate per i pagamenti internazionali, inclusi i servizi di rimborso IVA.

Nell’anno appena concluso, l’Italia ha dominato la classifica dello shopping internazionale facendo registrare un notevole aumento nelle vendite tax free: una crescita dell’11% nel volume complessivo di acquisti effettuati da clienti stranieri, che pone il paese in forte vantaggio rispetto ai principali competitor europei. In questo specifico settore  del mercato infatti, l’Italia è cresciuta il doppio rispetto a Francia (+6%) e Gran Bretagna (+5%). Fra i principali mercati europei, la sola a tenere il passo è stata la Spagna con un incremento del 9% (qui però la crescita è imputabile anche all’abbattimento della soglia minima di spesa per ottenere il rimborso dell’IVA, azzerata nel corso del 2019). Un trend positivo dopo un ottimo 2018 – in cui la crescita era stata del 7% – che ha riguardato anche il valore stesso dell’acquisto, salito in media del 4%.

Questione di nazionalità

Per ciò che riguarda la nazionalità degli shopper, i turisti cinesi si confermano i principali clienti internazionali per i brand italiani: da soli valgono ben il 36% del mercato tax free e nel 2019 hanno anche aumentato la loro presenza sul nostro territorio (+10%), con uno scontrino medio da 1.129 €. Uno scenario destinato a diventare ancora più roseo negli anni a venire, grazie ai negoziati intergovernativi tra Italia e Cina che hanno portato alla sigla dell’accordo tra ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) e la controparte cinese CAAC. Grazie a questa intesa, saliranno a 108 i voli settimanali Italia e Cina nel 2020 e a 164 entro il 2022, superando così i competitor europei (la Francia lo scorso anno si era fermata a 125).

In crescita anche la presenza dei viaggiatori statunitensi che fanno segnare l’incremento più considerevole toccando addirittura +23% nelle vendite rispetto ai numeri del 2018. Con scontrini che, in media, si aggirano sui 1.074 €, il turismo proveniente dagli States vale oggi il 12% di tutto il mercato. Stabili al terzo posto sono, invece, i visitatori russi che rappresentano l’8% dello shopping internazionale.

De gustibus…

Paese che vai, preferenze che trovi. C’è chi preferisce il full price e chi l’outlet. Vediamo nel dettaglio. Tra i turisti cinesi, aumenta in maniera considerevole il numero di coloro che fanno acquisti full-price, ovvero realizzati all’interno delle esclusive boutique in centro città. Il turismo internazionale “premium” proveniente dalla Cina segna un +20%, di contro cala il numero di chi compra nei negozi delle grandi marche presenti all’interno degli outlet (-13%). Esattamente l’opposto di ciò che fanno i viaggiatori russi che mostrano di preferire sempre più l’opzione outlet (+8%). Per questi ultimi, quello che è appena passato è stato un anno che ne ha sancito il ritorno alla crescita, soprattutto nell’ultimo trimestre. Effetto del rafforzamento del rublo, dovuto all’aumento dei prezzi del greggio, che ha fatto salire il potere di spesa dei cittadini e li ha portati nuovamente a viaggiare e fare shopping all’estero. Il turismo statunitense, invece, cresce su entrambi i fronti ma presenta una polarizzazione diversa: gli acquisti si concentrano, in proporzione, di più sulle città d’arte (Firenze, Roma, Venezia), segno di una diversa maturità e della ricerca di esperienze più che di shopping.

Ma più di tutti, la vera novità del 2019 sono stati i viaggiatori della Corea del Sud, che grazie a un aumento di ben 18 punti percentuali sono diventati la quarta nazionalità per acquisti tax free nel Belpaese (6% di quota di mercato). Una crescita repentina, quasi nella sua totalità concentrata nei volumi di vendita negli outlet. In questo particolare segmento, infatti, i clienti coreani rappresentano già oggi la seconda nazionalità più importante, con il 18% di quota di mercato, iniziando ad insidiare da vicino la Cina, in testa con il 23%.

Le città più gettonate

Scendendo nel dettaglio dei centri del lusso nelle città italiane, si confermano a guida della classifica Milano e Roma con rispettivamente il 30% e il 19% di quota di mercato. Per le due città principali dello shopping internazionali in Italia si è trattato di un anno da incorniciare, che a livello di crescita (Milano +6% e Roma +12%) le ha viste svettare anche nel confronto con le altre grandi città europee. Bene anche Firenze, terzo polo di attrazione del Belpaese con il 14% delle vendite (+5% Vs 2018) e Venezia, quarta, con il 6% (in crescita del 7%).

“Un ultimo interessante spunto di analisi lo offre lo spaccato sulla stagionalità dello shopping internazionale: conferma la sua centralità il mese di luglio, che da sempre attrae moltissimi turisti nel nostro paese, per il favore del clima e del periodo di vacanza estivo; l’altro grande picco di vendite si registra invece a ottobre, grazie all’effetto Golden Week cinese, che durante la prima settimana del mese e a cavallo delle successive porta ogni anno a viaggiare milioni di turisti cinesi, oggi nazionalità determinante nel definire i trend del settore del lusso” commenta Sara Bernabè, General Manager di Planet in Italia, e continua: “Gettando uno sguardo al 2020: i dati di outlook in nostro possesso prospettano per il nostro paese una curva di crescita costante. Già nel primo quadrimestre dell’anno è previsto un aumento degli arrivi Extra EU del 4%, rispetto allo stesso periodo del 2018, con i cinesi da soli in aumento del 27%. Si tratta di una grande opportunità per il Made in Italy e la vera sfida sarà confermare il nostro ruolo di eccellenza continuando ad attrarre gli shopper internazionali sempre più evoluti ed esigenti.”

Tecnologie: utili e sempre più diffuse, impatteranno sul personale e sui brand

Contenuti digitali sul punto vendita: qual è in merito la percezione dei consumatori? E quali le aspettative?

Per dare una risposta a questi interrogativi –  indagando la percezione delle tecnologie e delle soluzioni digitali installate nella rete di punti vendita retail e, di conseguenza, la loro efficacia in termini di utilità, facilità d’adozione e impatto sul ruolo del personale, sull’esperienza d’acquisto e sui risultati del negozio – M-Cube, leader europeo in soluzioni di digital engagement per il punto vendita, ha supportato lo svolgimento di un’indagine esplorativa.

Il primo dato emerso è che da oltre il 75% degli intervistati la tecnologia è ritenuta decisamente utile, senza differenza per genere, età, nazione di provenienza, livello di istruzione e durata media dello shopping. In particolare, però, l’utilità della tecnologia risulta maggiore per i più giovani e per chi è cliente abituale del brand. Analogamente la tecnologia è ritenuta facile da usare, di nuovo senza distinzioni particolari nel campione, benché con incidenza superiore nella fascia relativa ai giovani e agli istruiti, che valutano la tecnologia come più pratica e intuitiva.

Per circa l’80% degli intervistati tuttavia la tecnologia impatterà sul personale, il cui cambio di ruolo è atteso maggiormente dai clienti più giovani e istruiti. In particolare, inoltre, l’utilità della tecnologia viene associata all’impatto che essa ha sul personale soprattutto se la promessa alla base intende dare libertà al cliente nell’esperienza d’acquisto (capacità di orientarsi nella proposta e nella customer experience, consultazione cataloghi e raccolta di informazione e infine metodi di check-out).

Per quanto riguarda invece l’impatto che la tecnologia ha sulla percezione del brand secondo il cliente, il riscontro è largamente positivo: per il 73% la tecnologia cambia in meglio la percezione del brand, soprattutto per i clienti abituali e i clienti di età giovane. Inoltre, l’attitudine al passaparola positivo sul negozio è molto elevata per tutto il campione. Ne consegue, infine, che l’utilità dei contenuti digitali in store è responsabile dei risultati del negozio, per effetto sul branding, sull’esperienza d’acquisto e sul passaparola aumentati dalla tecnologia.

Leonardo Comelli, Direttore Commerciale di M-Cube, commenta così i risultati della ricerca: “Il dato più interessante che emerge da questa ricerca è come la percezione del brand sia fortemente influenzata in maniera positiva dalla presenza di tecnologie all’interno del punto vendita, soprattutto nel retail dei marchi moda e lusso. La tecnologia rende il negozio un importante momento di comunicazione del brand, e ne fa il luogo in cui, in una strategia multicanale, il cliente ha l’ incontro più emozionante e coinvolgente con il prodotto.”

Secondo Andrea Ordanini, Professore di Marketing & Service Analytics, BNP Paribas Endowed Chair all’Università Bocconi: “In sintesi, la tecnologia avrà un ruolo fondamentale nel ridisegno in molti punti vendita del futuro, ma non come pura sostituzione del personale di contatto, bensì come elemento facilitatore della relazione di servizio fra consumatore e brand.

Metodologia

Lo studio, condotto da un team di ricerca coordinato dal professor Andrea Ordanini dell’Università Bocconi di Milano, si è svolto intercettando e intervistando in profondità 100 persone al termine della loro esperienza d’acquisto, all’interno di punti vendita in cui erano presenti tecnologie fornite da M-Cube.

e-commerce: sulle 10 categorie più “in” effettuati 78,5 milioni di ricerche

Con un aumento del 14% delle ricerche rispetto all’anno precedente, il commercio elettronico nel 2019 ha trainato la crescita retail complessiva. A dirlo i dati di Trovaprezzi.it.

Analizzando le ricerche effettuate dagli utenti emerge come il 34% del totale si concentra in particolare su 10 categorie. Oltre 78,5 milioni di ricerche effettuate tra gennaio e dicembre dello scorso anno hanno infatti visto protagonisti:

 

 

 

Ma chi sono gli utenti più attivi, da dove cliccano e soprattutto cos’hanno acquistato nel 2019?

L’identikit fornito da Trovaprezzi.it conferma la tendenza già rilevata lo scorso anno: nel 59% dei casi le ricerche sono state effettuate da uomini e gli utenti più attivi hanno un’età compresa tra i 35 ed i 44 anni (26% sul totale degli utenti).

Anche nel 2019, le regioni settentrionali hanno contribuito quasi alla metà delle ricerche totalizzando complessivamente circa il 46% delle ricerche, con Milano in testa su Roma (8 visite vs 5,6 per abitante, nonostante una crescita di quest’ultima del 33% rispetto al 2018). La regione in cui si è registrato il maggior incremento di ricerche nel 2019 rispetto all’anno precedente è stata però l’Umbria (+42%) seguita dal Trentino-Alto Adige (+37%), Puglia (+34%) e Marche, Basilicata e Liguria (+28%). Le città con un incremento di ricerche degno di nota si trovano invece al sud: Pescara (+52%), Andria (+51%), Caserta (+47%), Palermo (+30%).

Le ricerche effettuate da dispositivi mobili, nel 2019, hanno superato il 68% delle ricerche totali, di cui il 62% proveniente da smartphone.

Nonostante siano passati oltre 365 giorni dalla precedente classifica, poco è cambiato nel podio di Trovaprezzi.it: Samsung si conferma il top brand per gli smartphone – nel 2018 con Galaxy S9 64GB e nel 2019 con Galaxy A50 128GB – mentre le Saucony Jazz Original e Armolipid Plus restano in testa alle ricerche rispettivamente di Sneakers ed Integratori.

Ecco nel dettaglio i prodotti più desiderati dagli italiani:

Largo Consumo: cresce il fatturato nel terzo trimestre. I dati Nielsen

Nel terzo trimestre 2019 il fatturato del largo consumo in Italia è cresciuto del +1,9%, innescato da un aumento dei volumi del +1,9% vs. il medesimo periodo dell’anno precedente, a parità di prezzi. Prima dell’Italia si posiziona la Spagna (fatturato +2,7%, volumi +0,3%, prezzi +2,4%). Seguono il Regno Unito (fatturato +1,0%, volumi -0,1%, prezzi +1,1%), la Francia (fatturato +0,7%, volumi -1,3%, prezzi +2,0%) e la Germania (fatturato -0,9%, volumi -1,9%, prezzi +1,0%).

Questi alcuni dei dati emersi dal report trimestrale Nielsen Quarter by Numbers, che monitora l’andamento macroeconomico e del
largo consumo in 15 Paesi dell’Unione Europea e in 15 altri Paesi del continente europeo

“Il terzo trimestre e la chiusura dell’anno a +1,7%, confermano che il 2019 è stato un anno positivo per l’Italia, con una crescita del largo consumo moderata ma continua dall’inizio dell’anno, collegata principalmente alle performance positive delle regioni del Sud. – dichiara Laurent Zeller, amministratore delegato di Nielsen Connect Italia – A fronte di un’inflazione in costante calo dal terzo trimestre del 2018, anche la pressione promozionale si contrae, favorendo quindi gli acquisti seppure in un periodo di relativa calma come questo.”

L’ammontare della spesa nel largo consumo nel continente europeo in generale cresce del +2,2% nel terzo trimestre del 2019 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, una percentuale spiegata da una crescita dei prezzi del +2,5% e da un calo contenuto dei volumi del -0,3%.

Rispetto alla media europea, l’Italia dunque si colloca al di sotto per fatturato complessivo (+1,9% vs. +2,2%) ma nettamente sopra media nei volumi di vendita (+1,9% vs. -0,3%) mentre è al di sotto della media dell’aumento dei prezzi (0% vs. +2,5%).

A livello di formati, le vendite crescono soprattutto negli specialisti drug (+5%), nei discount (+4%) e nei supermercati (+1,8%) – dichiara Romolo de Camillis, Retailer Services Director di Nielsen Connect Italia “Per quanto riguarda i comparti, invece, i trend più positivi sono quelli del fresco, dei surgelati e del pet care.”   

A livello di contintente continua la crescita sopra media della Turchia (+17,4%) sempre grazie all’inflazione e in generale tutta l’Europa dell’Est mantiene numeri molto positivi.

Natale e saldi: l’identikit del consumatore secondo Google

Come si comportano gli italiani in fase di acquisti natalizi e/o in saldo?

Ce lo racconta Google con il suo primo Global Retail Study, ricerca commissionata a Ipsos con l’obiettivo di analizzare l’evoluzione del percorso di acquisto tra l’online e l’offline in Italia e nel mondo. Il risultato? Gli italiani spendono metà del proprio tempo online e l’altra metà in negozio. Anche nei casi in cui l’acquisto non viene finalizzato online tramite piattaforme di e-commerce, gli italiani considerano internet una componente fondamentale nel loro processo di acquisto. Il 96% ha infatti dichiarato di aver usato il web in una o più fasi dell’acquisto: per cercare informazioni su un prodotto, l’indirizzo di un negozio o per guardare un video. Il dato è in linea con quello degli altri paesi europei.

Il consumatore è omnichannel

Il consumatore italiano si muove con facilità da una ricerca online a una passeggiata fra le vetrine, cercando un’esperienza fluida in cui trovare sempre maggiori informazioni, soddisfare la propria curiosità e infine trovare il prodotto che maggiormente risponde alle proprie esigenze. Il percorso di acquisto non è prevedibile e diretto, perché le persone continuano ad ampliare e restringere le opzioni: cercano informazioni, confrontano le offerte di più retailer e passano dall’offline all’online in maniera totalmente spontanea. Il 36% degli italiani intervistati dichiara infatti di fare ricerche online mentre si trova in un punto vendita; in generale, le persone intervistate dichiarano di usare internet principalmente per cercare un nuovo prodotto (46%) o un nuovo brand (49%) o un oggetto che hanno già visto da qualche parte (44%). Inoltre, leggono recensioni e raccomandazioni utili (46%) e controllano la disponibilità di un prodotto prima di recarsi in negozio (33%).

 

Cosa si aspettano i consumatori dai retailer
L’esperienza di acquisto passa ovviamente anche da quanto i retailer sono capaci di soddisfare le esigenze espresse dai consumatori, relativamente al processo di acquisto online. A questo proposito Google, per il secondo anno, ha commissionato a Kantar una ricerca su questo tema, che ha analizzato le risposte di 35.500 consumatori in 17 paesi EMEA.

Dallo studio emerge che, sebbene ci sia stato un generale miglioramento delle caratteristiche degli e-commerce, è ancora ampio il margine di miglioramento in termini di offerta e per incontrare i bisogni dei consumatori. Il 72% degli italiani intervistati dichiara di essere molto soddisfatto dall’esperienza di acquisto online, sebbene il 60% si aspetti un più rapido tempo di caricamento del sito in questione, e quasi la metà dei consumatori intervistati vorrebbe avere a disposizione un numero maggiore di metodi di pagamento, nonché essere certo dei tempi di spedizione.

I consumatori di oggi sono più curiosi, esigenti e soprattutto alla ricerca di un’esperienza di shopping integrata, sia che scelgano di comprare su una piattaforma e-commerce, sia che si trovino in un negozio fisico. Più della metà degli intervistati dichiara infatti di cercare online informazioni prima di effettuare un acquisto e il 42% visita diversi siti internet prima di decidere cosa comprare e da quale retailer. Allo stesso tempo, i consumatori sono impazienti: infatti, quasi il 60% si aspetta di consultare un sito che si carichi velocemente e il 57% ritiene  importante che esso abbia un processo di pagamento semplice e veloce, mentre per il 45% è rilevante tracciare i tempi di consegna e avere la consegna garantita entro una certa data.

Gli italiani che acquistano online sono mediamente più fidelizzati rispetto ai consumatori di altri mercati: solo il 12% infatti decide di non tornare a fare acquisti da quello che definisce il suo rivenditore preferito, contro una media globale del 22%. Gli italiani sono quindi fedeli, ma anche molto esigenti. Fra le aspettative prioritarie spiccano: la necessità un sito e-commerce semplice da navigare e facile nella ricerca di prodotti (60%), con descrizioni dettagliate, nonché la presenza di foto e video dei prodotti (56%) e infine la presenza di recensioni di altri utenti che hanno già acquistato il prodotto (42%).

Metodologie delle ricerche Ipsos e Kantar

Global Retail Study, Ipsos ha realizzato per conto di Google un sondaggio online nel Marzo 2019 su più di 500 consumatori in Italia e quasi 8.000 consumatori in 27 paesi nel mondo, 18+ in merito agli acquisti della settimana precedente al sondaggio (Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Emirati Arabi, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Sud Africa, Sud Corea, Turchia, Ucraina, Vietnam).

CX Retail Research, Kantar ha realizzato per conto di Google un sondaggio in merito all’esperienza di acquisto online dei consumatori, su 35.500 intervistati in 17 paesi, di cui 2.000 in Italia (Arabia Saudita, Danimarca, Emirati Arabi, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Portogallo, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Ucraina, Turchia, Russia). Gli intervistati hanno risposto alle domande facendo riferimento alle ultime 3 esperienze di acquisto dei settori Abbigliamento, Arredamento, Elettronica, Generi Alimentari e multicategoria.

Tecnologia di consumo in crescita: le previsioni di GFK

Dopo un 2019 stabile,  nel 2020 per il mercato globale della Tecnologia di consumo si prevede una crescita del 2,5%. Secondo le stime di GFK, infatti, il giro d’affari dovrebbe raggiungere i 1,05 trilioni di euro* a livello globale e  – come nel 2019 – la regione Asia-Pacifico continuerà a rappresentare il mercato più importante, con una quota pari al 43% del fatturato globale.

Dopo un 2019 turbolento, la diffusione del 5G riporterà alla crescita il settore delle Telecomunicazioni. La domanda di Smartphone verrà trainata dalla Cina e dai Paesi emergenti dell’Asia. Innovazione, Performance e Premium continueranno ad essere i principali trend che influenzeranno le decisioni di acquisto. Nel 2020 i consumatori presteranno ancora maggiore attenzione alla convenienza, alla salute e al benessere. Anche per questo, continuerà a crescere la domanda di Piccoli Elettrodomestici, sia nei Paesi sviluppati che in quelli emergenti.

Un altro tema centrale per i consumatori sarà la sostenibilità ambientale, anche nell’ambito dei prodotti tecnologici.

Tecnologia di consumo: l’evoluzione dei singoli comparti

Nel corso del 2020, secondo le stime GfK il settore delle Telecomunicazioni rappresenterà oltre il 43% del mercato TCG, per un giro d’affari pari a 454 miliardi di euro a livello globale. Al secondo posto il Grande Elettrodomestico con un fatturato stimato di 187 miliardi di euro. Si prevede che il settore IT e Attrezzature per Ufficio rappresenterà il 15% della spesa, seguito dall’Elettronica di consumo con una quota del 14%.   Ancora in crescita il Piccolo Elettrodomestico, che nel corso del 2020 arriverà a pesare il 9% del totale mercato TCG, per un fatturato globale di 97 miliardi di euro.

I consumatori sono alla ricerca di esperienze significative

Nel 2020 i consumatori saranno ancora più informati, più digitali e più esigenti e questo porterà ad una crescita di tutti i prodotti che offrono esperienze appaganti. Prestazioni elevate, innovazione e design ricercato sono le caratteristiche più apprezzate dai consumatori, come dimostrano i trend positivi di prodotti come i TV OLED (+19% a valore), i PC portatili per il Gaming (+15%) e gli aspirapolvere senza fili (+23%). Gli Smartphone con schermo grande almeno 6″ hanno rappresentato il 73% delle vendite nei primi nove mesi del 2019, mentre i modelli dotati di telecamere posteriori con più di 20MP hanno raggiunto una quota pari al 26% del totale mercato.

Secondo quanto emerge dalla ricerca internazionale GfK Consumer Life, il 46% dei consumatori è disposto a spendere di più per prodotti che semplificano la vita. Questa attitudine si riflette nel successo crescente di prodotti come i robot aspirapolvere (+18% a valore), le lavasciuga (+29%) e gli Smartwatch (+48%).

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