CLOSE
Home Tags Consumi

Tag: Consumi

Piatti pronti di nuovo in auge, ma purché siano naturali, e (perché no?), free from

Vita nuova per i piatti pronti? Parrebbe proprio di sì.Stando a quanto emerge dalla quarta edizione dell’Osservatorio Immagino  Nielsen GS1 Italy. A rinvigorire il mercato è la voglia di naturalità, come emerge dall’analisi delle informazioni riportate sul packaging di 60.930 prodotti alimentari di largo consumo commercializzati in Italia negli ipermercati e nei supermercati e digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy.

Morale? Gli italiani non rinunciano alla praticità del piatto pronto, ma pretendono, oggi, che sia sano e naturale e magari anche  free form.

Pare infatti che i piatti “senza” abbiano il peso maggiore all’interno della categoria, realizzando oltre la metà del giro d’affari complessivo (51,6%) e incrementando le vendite, nell’anno finito a giugno 2018, del +6,6% rispetto ai 12 mesi precedenti, con punte di +30% per le zuppe fresche.

Ma quali sono le indicazioni in etichetta più gettonate?

 

In pole position, senza dubbio, “senza conservanti”, che è presente nel 34,4% dei prodotti (+8,2% di crescita annua), seguito da “pochi grassi” (28,9% di quota e +6,9% di crescita annua) e “senza additivi” (22% di quota e +23,3% di crescita annua). Anche la dicitura “adatto a una dieta vegana/vegetariana” è un elemento sempre più presente sul packaging dei piatti pronti, in particolare sulle zuppe fresche (il claim genera la metà delle vendite della categoria), così come si consolida l’incidenza del biologico (8% delle vendite).

Oltre alle indicazioni salutistiche, che sono il fattore più potente che spinge i consumatori verso i piatti pronti, anche l’italianità (della materia prima e della ricetta), con il suo bagaglio di rassicurazione e di “vicinanza” alla quotidianità della cucina, è un elemento molto presente sulle etichette dei piatti pronti, sia che si tratti dei freschi che dei surgelati, in tutte le categorie vendute. L’Osservatorio Immagino evidenzia che i prodotti che riportano in etichetta elementi grafici come il tricolore o la dicitura “prodotto in Italia” o “100% italiano” realizzano il 42,9% delle vendite totali della categoria, oltretutto con trend di crescita estremamente dinamici (+17% nell’anno mobile).

Shopping on line: nel 2018 cresce del 25%. I dati di Trovaprezzi.it

Nel 2018 il mercato dello shopping online in Italia  ha avuto un buon tasso di crescita, registrando un +25% rispetto al 2017.

I dati di Trovaprezzi.it, il comparatore di prezzi online leader in Italia, offrono una fotografia chiara delle intenzioni e delle abitudini di acquisto online degli italiani, e dimostrano come il commercio elettronico nel 2018 abbia raggiunto un buon livello di maturità.

Dalle ricerche di prodotti effettuate dagli utenti si nota come il 40% si concentra in particolare su una decina di categorie.

Oltre 160 milioni di ricerche effettuate tra gennaio e dicembre dello scorso anno hanno infatti visto protagonisti:

  • prodotti informatici ed elettronica di consumo (15,6%)
  • piccoli e grandi elettrodomestici (9,5%)
  • prodotti per la salute e la bellezza (6,1%)
  • sneakers (4%)
  • prodotti per il fai da te e bricolage (2,5%)
  • pneumatici (1,3%)

Anche le analisi del Politecnico di Milano legate alla Digital Innovation confermano questo spaccato: nel 2018 sono stati spesi 15 miliardi di Euro per l’acquisto di prodotti online (+25% rispetto al 2017), e il 30% ha riguardato informatica ed elettronica di consumo.

In totale sono 23,5 milioni gli shopper italiani che lo scorso anno hanno fatto acquisti sul web (dei quali 17,8 milioni possono essere considerati consumatori abituali, ovvero con almeno un acquisto al mese). Nel 31% dei casi hanno utilizzato lo smartphone (+6% rispetto al 2017). In calo invece gli acquisti tramite desktop, che sono passati dal 67% al 62% e da tablet (che scendono dall’8% al 7%) nel 2018.

L’identikit dei consumatori
Secondo Trovaprezzi.it nel 57% dei casi i più attivi sono gli  uomini con età compresa tra i 35 ed i 44 anni (16% sul totale degli utenti).
Sono invece più giovani le donne che fanno shopping online: principalmente hanno tra i 25 ed i 34 anni (11% sul totale degli utenti).

Geograficamente le regioni settentrionali contribuiscono quasi alla metà del mercato raccogliendo circa il 49% delle ricerche, a seguire il centro con circa il 28% ed il sud con le isole circa 23%.
E’ però curioso osservare come le intenzioni di acquisto di determinate tipologie di prodotto vedano prevalere le regioni del centro. Prendiamo per esempio la categoria climatizzazione: in questo settore  – se consideriamo le ricerche ogni mille abitant – nella categoria climatizzazione quelle effettuate nelle regioni del centro sono state 55, 39 nelle regioni del nord, 32 per sud e isole.

Lo stesso per quanto riguarda la categoria dei frigoriferi: al centro le ricerche ogni mille abitanti sono state 51, al nord 46 e al sud 24. Anche nella ricerca di elettroutensili hanno dominato gli abitati del centro Italia con 47 ricerche ogni mille abitanti, contro le 31 delle regioni settentrionali e le 22 del sud.

Interessante notare come anche nella ricerca degli smartphone – seppur per poche decine di unità – al centro si siano contate più ricerche rispetto al nord: 285 contro 251 (dato commisurato a mille abitanti), 144 il dato del sud e delle isole.

I prodotti più ricercati

Relativamente alle categorie che maggiormente hanno catalizzato l’attenzione degli italiani, ecco quali sono stati quelle su cui si sono concentrate le intenzioni di acquisto dei nostri conterranei:

  1. Smartphone Samsung Galaxy S9 64gb
  2. Sneakers Saucony Jazz Original
  3. Integratore Armolipid Plus
  4. Pneumatici invernali per auto
  5. Notebook Macbook Air
  6. Climatizzatore Dual Split
  7. Caldaia a condensazione Ferroli
  8. TV Led LG 55”
  9. Lavatrice Beko A+++
  10. Champagne Dom Perignon
  11. Crema corpo Rilastir
  12. Impastatrici Kitchenaid
  13. Trapano Makita
  14. Sacchi Pellet
  15. Frigorifero Candy a doppia porta

Fruttagel presenta a Marca le sue novità di packaging e di prodotto

Fruttagel sarà presente anche quest’anno a Marca, il salone internazionale dedicato alla marca del distributore (MDD), che si terrà il 16 e 17 gennaio prossimi alla Fiera di Bologna. L’azienda di trasformazione agroindustriale della provincia di Ravenna sarà presente con un stand (padiglione 30, stand E/11), ideato per presentare l’ampia gamma di prodotti, le ultime novità e valorizzare l’impegno in termini di sicurezza alimentare e tutela ambientale.

Nello stand di Fruttagel a Marca 2019 i visitatori della Fiera potranno scoprire una selezione di prodotti, tra cui le nuove bevande vegetali – cocco-riso, mandorla, riso-mandorla, avena, soia+calcio, riso+calcio, nocciola, soia+cacao (che si aggiungono alle varianti classiche) –, i  frullati di frutta, le passate di pomodoro 100% italiano e i surgelati confezionati nell’innovativo pack compostabile, realizzato in materiale smaltibile nella raccolta organica della differenziata e certificato Ok Compost dall’ente TÜV Austria ai sensi della normativa UNI EN 13432:2002. Una sezione dello stand sarà interamente dedicata ai prodotti biologici e alle referenze Almaverde Bio – di cui Fruttagel è socio fondatore –, tra cui quattro nuovissimi prodotti surgelati (broccoli e cavolfiori a rosette, e i contorni Tris Julienne e Fantasia dell’orto) tutti nel formato retail da 450 grammi in busta compostabile.

Shopping natalizio: l’on line spicca il volo. La ricerca Salesforce

Lo shopping natalizio da mobile, quest’anno, ha superato quello da PC, ed è la prima volta. E non basta: il 50% degli acquisti natalizi è stato completato entro lunedì 3 dicembre e l’80% già entro il 15 dicembre, ovvero l’ultimo giorno disponibile per ricevere la spedizione prima delle festività.

Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dalla ricerca ricerca 2018 All Wrapped Up Shopping Report realizzata da Salesforce leader mondiale nel CRM.

E vanno tutte verso una direzione univoca: l’e-commerce prende sempre più piede. Come conferma anche Rob Garf, VP, Industry Strategy for Retail di Salesforce, quando dichiara: “I retailer hanno goduto di una forte crescita digitale nelle ultime festività”. La trasformazione digitale, grazie al mobile, ai social e all’intelligenza artificiale, ha facilitato la navigazione dei consumatori permettendo loro di fare acquisti senza difficoltà anche quando erano fuori casa”.

Vediamo nel dettaglio quanto emerso dalla ricerca.

Acquisti sotto Natale

I retailer hanno goduto di una forte crescita dell’attività digitale nel periodo delle festività: tra il 20 novembre e il 3 dicembre, il 25% dei consumatori (il tasso più alto mai registrato) ha cominciato a pensare agli acquisti di Natale, completando un ordine, aggiungendo uno o più prodotti al carrello, avviando le pratiche di checkout o utilizzando la funzione di ricerca all’interno di un sito. Inoltre, come anticipato,  il50% degli acquisti natalizi è stato completato entro lunedì 3 dicembre e l’80% già entro il 15 dicembre in modo da approfittare dell’ultimo giorno utile per la consegna.

Shopping da mobile

Il 48% degl ordini è stato gestito tramite smartphone rispetto al 44% gestito da computer (+19% rispetto al 2017). Il 66% del traffico ha avuto origine da dispositivi mobili (+11% rispetto al 2017) con un clamoroso 74% di utenti attivi con il proprio cellulare anche il giorno di Natale, che si è attestato come il giorno più mobile dell’intera stagione: sia per quanto riguarda gli ordini sia per il traffico, è stata registrata la più alta percentuale di engagement mobile di sempre (rispettivamente il 60% e il 74%).

Checkout in fase di acquisto

Il 28% di chi ha acquistato da mobile si è servito di soluzioni come Apple Pay o PayPal e nei giorni di picco delle vendite il 29% degli ordini è stato pagato con un portafoglio digitale.

La Cyber Week

La crescente propensione per lo shopping on line è stata confermata ampiamente dalle performance della Cyber Week, che – quest’anno – ha registrato il 37% delle entrate dell’intera stagione, con un aumento del 4% rispetto al 2017. Gli sconti sono cominciati prima, con un valore percentuale medio del 27%. I maggiori ribassi della stagione ci sono stati durante il Cyber Monday, in cui si è registrato uno sconto medio record del 31%. L’80% degli ordini effettuati nella settimana della Cyber Week ha goduto delle offerte legate alle spese di spedizione gratuite. L’offerta “spedizione gratuita” si è ripetuto anche nella settimana immediatamente successiva e il 68% degli ordini post-Cyber Week ha potuto usufruire di tale vantaggio.

I social media

Con un aumento del 22% nel traffico social, Facebook e Instagram hanno guidato il 93% delle visite ai siti ecommerce.

Nell’arco dell’intero periodo (20 novembre – 26 dicembre), il traffico social è aumentato del 34% e i brand con il miglior social feed sono stati Nike, Amazon e iPhone.

Salesforce e lo shopping delle feste

In relazione ai propri clienti, durante la stagione dello shopping natalizio, Salesforce ha registrato che:

  • I clienti di Commerce Cloud hanno visto una crescita del 18% negli ordini digitali rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente i brand e i retailer globali hanno registrato una crescita complessiva dei ricavi digitali superiore al 12% durante l’intera stagione, con un aumento del traffico complessivo del 10%. I maggiori guadagni si sono verificati nella giornata del 23 dicembre.
  • Con Marketing Cloud sono stati inviati oltre 88 miliardi di SMS, e-mail e notifichenell’intera stagione dello shopping delle feste (20 novembre – 26 dicembre).
  • Tramite Service Cloud gli operatori del customer service hanno ricevuto oltre 2,7miliardi di richieste di assistenza e oltre 1,2 miliardi di chiamate nella stagione festiva.

 

2018 Salesforce Holiday Insights and Predictions: metodologia

I dati elaborati Salesforce si basano sull’attività di centinaia di milioni di consumatori globali gestite tramite Commerce Cloud in oltre 30 paesi, miliardi di insight relativi all’engagement sui social media provenienti da Marketing Cloud e dati provenienti dalle oltre 200 milioni di pratiche Assistenza Clienti gestite con Service Cloud. Tutti i dati ottenuti sono stati poi comparati con quelli ottenuti dal report “Shopper First Retailing” realizzato in collaborazione con Publicis.Sapient che ha coinvolto tramite sondaggi un campione di oltre 6.000 consumatori in sei paesi diversi.

Molino Rossetto lancia a Marca la sua nuova linea di farine in brik

Molino Rossetto, realtà di Pontelongo (PD) specializzata nella produzione di farine e preparati speciali, presenta in anteprima, alla fiera Marca di Bologna, (16 a giovedì 17 gennaio a BolognaFiere) la  nuova linea CR TOP FARINE, la prima e unica nel mercato, proposta in Brik da 750 g con chiusura a tappo.

Il packaging

Si tratta di un’idea moderna, pratica e sostenibile: il brik consente infatti di utilizzare la farina in modo efficiente e pulito, è resistente ed è facile da stivare. Non solo: si richiude facilmente e, una volta terminato il contenuto, la confezione può essere riutilizzata come contenitore, trovare nuova vita o essere riciclata separando con facilità il tappo in plastica dal resto della confezione, realizzata con carta FSC proveniente da foreste gestite in maniera responsabile e completamente riciclabile assieme al film delle “finestre” trasparenti.

Il packaging è infatti dotato di un oblò sul fronte che mostra il contenuto e di un indicatore del quantitativo rimanente sul retro, con diversi livelli di grammatura, che consentono di intuire a colpo d’occhio la scorta di farina a disposizione. È inoltre ricco di informazioni sulla storia dell’azienda, giunta ormai alla settima generazione, grazie ad una timeline che ne ripercorre le tappe fondamentali, ma anche sul prodotto, con valori nutrizionali e ricette.

Le referenze

La novità è attualmente proposta nelle referenze Farina di grano tenero “00”, Farina di grano tenero “00” 100% grano italiano, Farina integrale 100% grano italiano e Farina di grano tenero “0” Manitoba e sarà disponibile sugli scaffali delle migliori insegne della distribuzione a partire dal mese di febbraio.

 

“Questa scelta – dichiara Chiara Rossetto, Amministratore Delegato, insieme al fratello Paolo, dell’azienda – si inserisce perfettamente nel nostro approccio orientato ad un maggior rispetto dell’ambiente e della natura, sempre più apprezzato anche dai consumatori. La nuova linea di farine in brik – prosegue – si rivolge in particolare alle giovani generazioni, particolarmente attente al tema della sostenibilità e in cerca di confezioni dal look innovativo ma anche pratiche, richiudibili e adatte ad un riciclo creativo”.

 

Da tempo infatti l’azienda è impegnata su questo fronte. Ne sono un esempio il ricorso alle energie rinnovabili per soddisfare il proprio fabbisogno energetico, l’impegno di utilizzare per tutti i packaging Molino Rossetto carta FSC e PEFC, ovvero proveniente da foreste gestite in maniera responsabile, l’obiettivo di utilizzare per tutti gli imballaggi secondari carta riciclata e l’invito ai fornitori di produrre una puntuale autovalutazione delle proprie performance.

I dati del Gruppo

La Fiera Marca di Bologna è anche occasione per presentare i propri dati di bilancio: l’azienda chiude il 2018 con un fatturato di 18 milioni di euro, in linea con i risultati 2017, per 27 milioni di pezzi venduti circa. Tra i prodotti più performanti, primo posto per il Lievito Madre essiccato da 100 g, con quasi 9 milioni di pezzi venduti, seguito dalla Farina di Grano Tenero “00” da 1 kg, dalla Farina d’Avena da 400 g e dalla Farina di Grano Tenero “0” da 1 kg. Nella top ten, si inserisce quest’anno anche la Farina “00” 100% Grano Italiano recentemente lanciata – ottenuta dalla selezione di grani teneri selezionati di qualità superiore – a conferma dell’interesse del consumatore finale verso l’origine e la tracciabilità delle referenze.

Assofranchising: il 2018 fa registrare un bilancio positivo per il settore

Performance soddisfacenti anche a Natale, per il franchising.

“Gli italiani – afferma a questo proposito Italo Bussoli, presidente di Assofranchising – hanno dimostrato il loro apprezzamento per le insegne in franchising nei diversi settori con acquisti massicci per le festività di fine anno. I dati che giungono dai nostri Associati per il 2018 attestano il trend positivo che aveva già segnato il 2017, anno in cui dalle 929 insegne prese in esame dal Rapporto di Assofranchising, è emerso che il valore del giro d’affari complessivo nel nostro Paese per il 2017 vale 24,545 miliardi di euro, con un +2,6% rispetto al 2016”.

Vediamo più nel dettaglio le performance del settore.

Per le vendite natalizie, il settore ha registrato un +5% per l’abbigliamento. Segno, questo, che sempre più italiani scelgono di fare i propri acquisti presso le grandi catene, attirati dalle promozioni vantaggiose, dalla qualità dei prodotti e dall’assistenza che i brand in franchising garantiscono al cliente. Mostrano al contrario una leggera flessione il settore dei giocattoli e dell’elettronica, messe alla prova dalla concorrenza dell’e-commerce. In linea con lo scorso anno altri settori come cosmetica ed estetica, complementi d’arredo e oggettistica varia.

Uno sguardo all’estero

“Dal bilancio di fine anno effettuato da Assofranchising emerge, inoltre, che i valori di crescita più significativi sono quelli relativi all’espansione all’estero registrati in particolare dalle insegne di food e di abbigliamento e accessori che segnano mediamente una crescita del +10% rispetto all’anno precedente, a conferma di come il cibo e la moda Made in Italy siano sempre più apprezzati non solo oltre oceano, ma anche da paesi emergenti come il Nord Africa e l’area dell’Ex Unione Sovietica” – aggiunge Bussoli -. Il trend positivo riguarda principalmente i grandi gruppi, che, godendo di un sistema capillare e strutturato, riescono a raggiungere con facilità Paesi lontani. I brand più piccoli, invece, preferiscono concentrarsi sui Paesi dell’Unione Europea prediligendo gli stati confinanti come Francia o Svizzera, fino ad arrivare a Spagna e Germania”.

In generale il franchising nel mondo è visto come un sistema che favorisce libera imprenditoria e modernizzazione dell’apparato distributivo. In quasi tutti i paesi si registra una crescita costante soprattutto per quanto riguarda i tre parametri principali dell’affiliazione: numero dei franchisor, dei punti vendita e del fatturato, dove i margini di crescita, soprattutto in Italia, sono ancora altissimi. Nel Sud Est asiatico, negli Usa ed anche in Europa si registrano crescite consistenti che si attestano su percentuali medie del 7%.

Gli italiani diventano consumatori green

Più del benessere e della salute. Più della naturalità delle materie prime, dell’innovazione tecnologica o della convenienza economica all’atto di acquisto. Il motore dei comportamenti e dei consumi degli italiani nel 2018 è targato ambiente ed ecologia.
La premessa ci porta alle grandi questioni dei cambiamenti climatici e della sostenibilità delle risorse naturali del pianeta. Nel nostro Paese, più che nel resto d’Europa, sembra essere maturata una forte sensibilità nei confronti del tema “green”: 9 italiani su 10 ritengono che vivere in un ambiente salubre sia la condizione fondamentale per conseguire una elevata qualità della
vita. Di particolare interesse il fatto che la salvaguardia dell’ambiente sia oggi concepita come il termometro del senso civico di una società. Un dato su tutti: per l’86% degli italiani differenziare correttamente i rifiuti è un gesto di rispetto collettivo ed un segnale di civiltà.
Il risultato più eclatante è che oltre la metà degli italiani ha deciso di correggere negli ultimi mesi il proprio modello comportamentale e di consumo, adottando azioni più coerenti con un minore impatto del proprio vivere sull’inquinamento. Nello specifico, questo rinnovato approccio ha trovato manifestazione nelle tre principali aree di spesa delle famiglie: la mobilità, la casa ed il cibo.
L’impatto sulle modalità e sui tempi di spostamento delle persone è quello più immediato: laddove possibile, gli italiani hanno iniziato ad accantonare progressivamente il paradigma del trasporto privato, riscoprendo il piacere di spostarsi a piedi (30% secondo l’indagine “Stili italiani” realizzata da Coop), di utilizzare i mezzi pubblici (16%) e di pedalare in bicicletta (16%). Cambia il fascino dell’auto nell’immaginario collettivo (l’età media per il conseguimento della patente di guida è in aumento, si attendono più di tre anni dall’approdo alla maggiore età) e con esso evolvono anche le preferenze di acquisto: le immatricolazioni di auto ad alimentazione alternativa hanno fatto
registrare una crescita del 24% nell’ultimo anno, al punto da arrivare a valere oltre un decimo del parco auto immesso sul mercato. In particolare, spicca il successo delle vendite di auto ibride: in Italia, nel 2017, ne sono state vendute 63 mila, un numero quasi doppio rispetto all’anno
precedente. Una nicchia destinata a ribaltare le classifiche nel prossimo futuro: già oggi un italiano su tre valuterebbe l’acquisto di una vettura ad alimentazione ibrida se dovesse sostituire l’auto di
proprietà entro i prossimi tre anni.
Poi c’è la casa: tutta l’area delle utenze è stata investita da una maggiore sensibilità al consumo, dal momento che, tra le altre cose, cresce l’attenzione per la raccolta differenziata e per un uso più
efficiente dell’energia elettrica e dell’acqua potabile. Cambiamenti importanti anche nelle scelte di spesa, se si considera che è elevata la quota di rispondenti che dichiara di aver acquistato lampadine a basso consumo ed elettrodomestici ad elevata efficienza energetica, ma anche di avere effettuato interventi di ristrutturazione della propria abitazione per migliorare l’isolamento
termico (4%). In questo contesto non fa eccezione il comparto del cura casa. Le evidenze dell’Osservatorio Immagino GS1 suggeriscono una tendenza piuttosto radicata: negli ultimi dodici mesi i detergenti domestici “green” venduti in supermercati e ipermercati hanno fatto segnare una progressione a valore non lontana dal 9% (dati Nielsen), un dato controcorrente rispetto al calo
che ha penalizzato il settore nel suo complesso (-0,8%).
L’elemento più innovativo, tuttavia, è quello che riguarda l’alimentazione, dove l’ambiente sembra aver preso il posto, o almeno affiancato, la ricerca di salute e benessere.
Si parte dai comportamenti più consolidati, come la scelta di frutta e verdura di stagione (21%), ma
anche di prodotti a chilometro zero (15%) così come la preferenza per i prodotti biologici (12%) e per gli articoli venduti sfusi e non confezionati (7%).
Non stupisce che nel primo semestre 2018 il segmento dei prodotti riconducibili esplicitamente
al filone ambientale abbia fatto segnare un aumento nelle vendite pari al 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2017, con un giro di affari arrivato ad approssimare i 200 milioni di euro. Esaminando
le informazioni su packaging ed etichettatura, raccolgono crescenti consensi il marchio “green”, che da solo vale il 36% del comparto (68 milioni di euro nel periodo gennaio-giugno 2018), a seguire il biodegradabile (33 milioni di euro), il vegetale (30 milioni di euro) ed il senza nichel (26 milioni di euro). Le campagne di sensibilizzazione realizzate dalle associazioni ambientaliste e soprattutto dalle grandi organizzazioni internazionali (la Commissione Europea ha recentemente
avviato l’iter per la messa al bando di numerosi prodotti usa e getta) hanno promosso  concretamente la filiera del recupero e del riciclo. Nel mirino delle famiglie è finita la plastica: nel primo semestre del 2018 crescono a doppia cifra i prodotti con packaging a basso contenuto di materie plastiche (+12,3%). Medesima performance per le referenze confezionate con plastica
riciclata, che valgono oltre 12 milioni di euro.
Non è solo e semplicemente moda, al contrario vi è un elevato grado di consapevolezza: secondo un’indagine Censis, più di 8 italiani su 10 ritengono che il cibo e le bevande che portiamo a tavola debbano diventare uno strumento di espressione, riflettendo le proprie convinzioni etiche, sociali,
ambientali.

di Fulvio Bersanetti

Per Confesercenti SWG 6,3 milioni a caccia di acquisti nell’ultimo weekend prenatalizio

Saranno 6,3 milioni gli italiani a caccia di acquisti nell’ultimo weekend prenatalizio. Obiettivo: acquistare gli ultimi doni e la gastronomia tra oggi, domani e lunedì. Lo stabilisce un’indagine Confesercenti-SWG sui consumi di Natale. Che fa anche i conti in tasca ai connazionali: per la cena della Vigilia e il Pranzo di Natale la spesa sarà di 112 euro a famiglia, in leggera crescita (+0,2%) sullo scorso anno, mentre si spenderanno 285 euro a testa per i doni.

 

A tavola vince la tradizione

Sul fronte cena della Vigilia e il Pranzo di Natale la tradizione  è sacra e gli italiani – nonostante le incertezze – non tagliano il budget: quest’anno, per imbandire la tavola, spenderanno complessivamente 2,8 miliardi di euro, lo 0,2% in più del 2017, per una media di 112 euro a famiglia, il dato più alto dal 2007. E a trainare, per una volta, è il Centro: qui la media è di 119 euro, oltre il 13% in più delle regioni del Nord Est (105 euro), che registra la spesa più bassa.

Dall’indagine, l’aspetto enogastronomico si delinea come la tradizione natalizia più rispettata e forse anche più gradita dagli italiani, che sia a casa, in vacanza o al ristorante. Anche il vecchio adagio “Natale con i tuoi”, infatti, quest’anno sembra essere un po’ più vero: a festeggiare tra le mura domestiche con amici e parenti quest’anno sarà l’80%, contro il 78% dello scorso anno. Stabili gli italiani che celebrano al ristorante al 6%, mentre diminuiscono di poco coloro che passano le feste in vacanza, che dall’11% del 2017 passano al 10% di questo Natale. Di questi, tre su quattro trascorreranno la vigilia e il pranzo in una meta italiana, mentre gli altri taglieranno il panettone all’estero, principalmente in Europa.

Chi rimane a casa e opta per un pranzo cucinato in famiglia, invece, cerca soprattutto la qualità e le specialità enogastronomiche locali nei negozi alimentari specializzati. Due italiani su tre (il 67%) si orienteranno, nella scelta del menu di Natale, verso la tradizione: pesce e crostacei per la Vigilia, carni e primi della tradizione per il pranzo del 25 dicembre, con brodi, fritti e dolci tipici – panettoni e pandori su tutti, meglio ancora se artigianali – come dettano le consuetudini della festa, anche e soprattutto nella dimensione locale. Ma si affermano anche i piatti vegani, che compariranno sul 13% delle tavole, e quelli bio o a km zero, scelti dal 7%.

 

Crisi libri? Non a Natale, sono il regalo più gettonato

Tra i doni, i più gettonati sono i libri (segnalati dal 41% degli intervistati), capi d’abbigliamento (38%), regali gastronomici (33%), vini (20%), accessori moda, giochi o videogiochi e prodotti tecnologici, tutti e tre al 19%. Più distanti nella classifica dei doni più acquistati l’arredamento/cose per la casa (indicati dal 14%), gli elettrodomestici (11%), seguiti da calzature (8%) e viaggi (4%).

Molto diversa, invece, la classifica dei regali che gli italiani vorrebbero trovare sotto il proprio albero. In cima alle preferenze, a grande distanza, ci sono i buoni acquisto, da spendere come e quando si vuole nei negozi di propria scelta e desiderati dal 20% degli intervistati. Seguono i libri (16%), i prodotti tecnologici e i regali enogastronomici (entrambi al 15%), poi capi d’abbigliamento (13%), profumi o cosmetici (8%), smartbox o simili (5%), arredamento/cose per la casa (4%) e infine gioielli e giochi (entrambi al 2% delle preferenze).

Una curiosità: quest’anno gli italiani preferiscono il panettone, scelto in esclusiva dal 36%. Il 33% sceglierà invece il pandoro, mentre il 26% entrambi.

Natale su Instagram, ecco la Top 10 dei cibi

Il Natale 2.0 passa, ça va sans dire, per i social, dove cene e menu vengono coscienziosamente postati, dalla cucina alla tavola allestita: la Top 10 dunque dei cibi più postati ci dà uno sguardo su cosa si mangerà nella Penisola il 25 dicembre di quest’anno. Ha stilato una vera e propria classifica classificando gli hashtag delle più popolari prelibatezze natalizie su Instagram Espresso Communication per Vitavigor, storico marchio dei grissini di Milano.

[Not a valid template]

Ci sono anche i grandi esclusi dalla Top 10 come il bollito e l’arrosto, che hanno fatto registrare 44.413 e 42.880 hashtag. Anche il capitone, tipico piatto della tradizione natalizia partenopea, sembra essere uscito dalle “grazie digitali” degli italiani, ottenendo “solo” 37.794 post dedicati. A seguire troviamo i mandarini con 28.379 condivisioni, e il cotechino, con 17.816 post. Le seadas, uno dei dolci più caratteristici della Sardegna, si assestano sulle 17.548 condivisioni, mentre gli affettati – forse per considerazioni salutistiche ma anche perché obiettivamente poco fotogenici – fanno registrare un calo di popolarità sulle tavole natalizie con sole 16.364 menzioni. A chiudere la classifica ci pensano i datteri, l’abbacchio e il cappone, rispettivamente con 12.027, 8.328 e 4.765 hashtag.

Natale 2018: cresce l’appeal dei piccoli negozi per 8,5 milioni di italiani

Vince il vicinato e anche i piccoli negozi tornano a crescere, per la prima volta dall’ormai lontano 2007: quest’anno saranno circa 8,5 milioni gli italiani che cercheranno qui il regalo da mettere sotto l’albero, quasi 2 milioni di persone in più rispetto al 2017.

Lo dice un sondaggio sulle intenzioni d’acquisto delle festività invernali 2018 condotto da SWG per Confesercenti. Parallelamente, cala il peso delle grandi strutture commerciali mentre si stabilizzano web e mercatini.

Il survey somministrato ai consumatori segnala una forte crescita della percentuale interessata ad acquistare nei negozi, che passa dal 16 al 21%, il valore più alto dal 2017. I piccoli negozi sono inoltre l’unico canale di distribuzione commerciale a registrare un aumento delle preferenze. Risultano infatti più o meno stabili mercatini e bancarelle – scelti questo Natale dall’11% degli intervistati contro il 12% dello scorso anno – mentre cala l’appeal delle grandi strutture commerciali (da 35 a 32%) e dà segnali di stabilizzazione anche il web, con una quota di preferenze che dal 34% si assesta al 33% dopo un decennio di crescita sostenuta (nel 2007 la percentuale di segnalazioni dell’e-Commerce era del 7%).

“L’aumento di italiani intenzionati ad acquistare nei negozi di vicinato è una conferma della validità del modello commerciale dei piccoli esercizi, elemento sostenibile e inserito nella realtà sociale ed economica dei territori: chi compra in un negozio fa vivere la propria città – spiega Patrizia De Luise, Presidente di Confesercenti -. Un modello che torna a guadagnare consensi tra i consumatori proprio grazie alla sua flessibilità e all’integrazione con il tessuto urbano. E che è in grado di integrarsi allo stesso modo con il web e sintonizzarsi sulle nuove sensibilità dei consumatori. Ora l’auspicio è che le intenzioni di acquisto si tramutino in acquisti reali delle famiglie, su cui grava più incertezza rispetto allo scorso anno”.

Le preferenze rilevate dal sondaggio sono anche un segnale di speranza per le imprese del commercio, che cercano l’inversione di tendenza dopo un 2018 difficile: nei primi dieci mesi dell’anno le vendite delle attività di minori dimensioni si sono contratte del 2%, con un calo di circa 1 miliardo di euro sul 2017. E la frenata del 2018 arriva dopo una fase non brillante. Negli ultimi quattro anni, infatti, i piccoli esercizi hanno perso 1,6 miliardi di euro di vendite. La quota di mercato dei piccoli esercizi è diminuita di 1,5 punti percentuali, passando dal 27,8 al 26,3%. E il settore ha perso circa 65mila posti di lavoro, occupati da piccoli imprenditori. Le chiusure di attività commerciali ha portato il numero di esercizi per abitante a scendere a 12,2, un calo dell’1,6% in quattro anni. Il numero di negozi sfitti è aumentato di 50mila unità, arrivando alla soglia dei 650mila esercizi.

Ad aiutare la ripresa dei negozi, oltre alla migliore disposizione dei consumatori, potrebbe essere proprio il web. Confesercenti ha appena lanciato “La bottega nel futuro”, in collaborazione con Google Italia per accelerare la diffusione e l’uso dell’innovazione nel commercio Retail fisico italiano. L’obiettivo è far dialogare meglio le due Reti, il web e la rete dei negozi: 20mila imprese del commercio saranno iscritte tramite la collaborazione di Confesercenti a Google My Business, servizio che contribuirà alla visibilità online dei negozi tradizionali, segnalandone la posizione sulle mappe digitali come Google Maps e facendoli interfacciare anche con gli assistenti intelligenti come il Google Assistant. Anche i tradizionali negozi di vicinato fisici, infatti, possono usare il web per crescere: secondo le stime dell’ufficio Economico Confesercenti, con la corretta formazione e utilizzando efficacemente gli strumenti digitali, la rete retail fisica dei piccoli negozi può recuperare 1,5 miliardi di euro di vendite in tre anni.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare