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Natale è dietro l’angolo: il gender gap guida ancora la scelta dei regali

Natale è dietro l’angolo e la corsa ai regali è sul nastro di partenza. Quali le previsioni di acquisto degli italiani? Per dare una risposta al quesito, Toluna, società leader nel digital market research ha condotto uno studio su 1.000 individui in Italia, focalizzandosi sugli acquisti dedicati ai bambini.

Ne è emerso che per la metà dei rispondenti il budget di spesa sarà uguale a quello del 2016, il 25% dichiara che spenderà di più (in particolare il 30% degli uomini contro il 21% delle donne), per il restante 25% invece il budget sarà inferiore. Risulta inoltre che ben il 76% degli intervistati considera l’online come possibile canale di acquisto contro solo il 5% che non inserisce l’eCommerce tra le scelte possibili (non si riscontra alcuna differenza tra i vari livelli di educazione).

Regali: la distinzione di genere detta legge

In ottica socio-culturale, Toluna riscontra la persistenza di atavici tabù collegati al gender gap:  ben il 49% degli intervistati dichiara infatti di essere influenzato dal genere (maschio o femmina), e il 43% dichiara che poterebbe prendere in considerazione di regalare un gioco da femmina a un maschio solo in relazione al tipo di gioco. Emerge dunque una diffusa mentalità stereoptipata che rischia di dare un imprinting obsoleto alle nuove generazioni.

Vediamo nel dettaglio l’indagine Toluna.

Se i bimbi non esprimono un desiderio, gli adulti sono per lo più così orientati: giochi di società ed elettronici per i maschi, bambole e cucine per le femmine.

Davanti a esplicite richieste non “allienate” ecco invece la risposta del mondo “adulto”.

I regali per i maschietti…

Solo il 3% dei genitori sarebbe disposto a regalare ai propri figli maschi dei trucchi (un punto in più per gli zii), sale all’11% chi è propenso a regalare bambole a un maschietto, con oscillazioni geografiche interessanti: il 15% dei rispondenti nel nord ovest la regalerebbe, l’11% al centro, il 10% al sud e solo il 7% al nord est. Regalare una cucina risulta invece più apprezzato (ovvia la complicità di programmi come Masterchef o Cucine da Incubo che hanno sdoganato le attività ai fornelli): infatti il 20% dei genitori è disposto a regalare una cucina ai propri figli maschi, solo il 14% ai figli maschi dei propri amici e il 17% ai propri nipoti. In tutti i casi sono le rispondenti femminili ad alzare sensibilmente la media (25% delle mamme vs i 15% dei papà) e permane tra i genitori dei maschi un’ampia distanza tra nord e sud, nel primo la percentuale sale al 26% al nord ovest, mentre al sud la percentuale crolla al 16%.

… e quelli per le femminucce

D’altro canto, anche fra i genitori delle femmine non si riscontra grande apertura: solo il 7% accetterebbe di regalare un’arma giocattolo e il 20% un dinosauro. Anche in questo caso si possono notare delle differenze territoriali tra i genitori con 8 punti percentuali di differenza tra il nord (qui il 25% dei rispondenti accontenterebbe la richiesta) e il centro sud (che si ferma al 17%).

 

Gesto Fai Il Tuo, la catena di Tapas Cocktail Bar dalla filosofia green

Gesto Fai Il Tuo, format innovativo ed ecosostenibile ideato dalla giovane Martina Lucattelli, è stato aperto per la prima volta a Perugia nel novembre del 2014 con un investimento iniziale di 11 mila euro. Da allora l’insegna ha conquistato anche Firenze, Milano e Bologna. E ora la catena di green tapas cocktail bar si appresta a sbarcare a Roma.

Martina Lucattelli

Martina Lucattelli, quanti clienti servite mediamente al giorno?

Abbiamo una media di 200 coperti giornalieri.

Quali sono i punti di forza di Gesto Fai Il Tuo?

Le materie prime di altissima qualità selezionate in base a criteri di ecocompatibilità, la filosofia ecosostenibile, l’interazione con i clienti, l’ambiente accogliente e la cura nei det-tagli. Inoltre, siamo un’impresa giovane: lo staff ha un’età media inferiore ai 30 anni e un notevole entusiasmo.

In che modo Gesto Fai Il Tuo è eco-sostenibile?

In moltissimi ambiti. Per esempio, limitiamo i rifiuti trasformando gli scarti in ingredienti per la cucina e il bar ed evitiamo gli sprechi d’acqua grazie a un sistema di scarichi a doppio tasto e riduzioni di flusso ai lavelli.E ancora: forniamo posate biodegradabili e tovaglioli di carta riciclata e, contro il dispendio di carta, per gli ordini usiamo una lavagnetta con i gessetti. Non è tutto: nella progettazione abbiamo prediletto materiali bioe-dili e complementi arredo di recupero che ho riparato con le mie mani, aiutando così a migliorare l’ambiente e tagliando al contempo anche alcune voci di spesa.

Sigari di cioccolato – Foto di Nicole Cavazzuti

In base a quali criteri di ecocompatibilità scegliete le materie prime?

Tendiamo ad acquistare prodotti locali e di stagione realizzati con metodi di coltivazione, tipo di allevamento e condizioni di lavoratori e di animali sostenibili. Per quanto riguarda la carne, per esempio, ci riforniamo da allevamenti di animali allo stato brado, dotati di un proprio macello interno.

Come si fa a ridurre gli sprechi di cibo?

Per limitare gli avanzi e recuperare le materie prime è fondamentale il dialogo tra cucina e cocktail bar.Il mio consiglio è di utilizzare il prodotto nella sua interezza.

Qualche idea?

Noi, per esempio, non buttiamo l’acqua dei ceci, ma la usiamo al posto dell’albume nei cocktail a base sour. Stesso discorso per le bucce, che dopo essere state ben pulite utilizziamo per realizzare infusioni e guarnizioni. Recuperiamo persino la parte amara degli agrumi, quella bianca, per creare spume. Funzionale alla riduzione degli avanzi sono poi le por-zioni piccole: ecco perché ci siamo orientati sulle tapas.

Composizione con Tapas- Foto di Nicole Cavazzuti

Uno sguardo alla selezione di vini e distillati.

L’assortimento si articola in marchi noti e prodotti di ricerca di piccole aziende che rispecchiano la nostra filosofia, come Elephant Gin. Composto da 14 botaniche tra cui il frutto del Baobab e il bucco, è prodotto da una distilleria tedesca con un forte legame con l’Africa e un approccio sostenibile. L’azienda devolve infatti il 15% del ricavato a due enti impegnati a favore della salvaguardia dell’elefante africano. 

Com’è articolato il menu?

Per quanto riguarda il food, la carta è la medesima in tutti i locali, con piccole variazioni di prezzo e di proposte. Offriamo circa 25 tapas, dal raviolo Wonton alle verdure in tajine e melograno al mini-burger di manzo, patate chips. Per quanto concerne invece la cocktail list, è firmata dal barmanager Leonardo Cappiello e si compone di 10-14 signature drink a seconda della città. Ovviamente prepariamo anche tutti i drink classici, ma non sono in lista.

Che cosa caratterizza i vostri signature cocktail?

La ricerca di prodotti tradizionali, privi di coloranti e additivi chimici. Penso, per esempio, agli amari tipici locali che oltre a essere più naturali, rappresenta-no pure un elemento di novità e d’attrazione per la clientela perché spesso sono introvabili al di fuori del territorio di produzione. E poi, tra gli ingredienti usia-mo diversi prodotti antiossidanti e ad alto contenuto di fibre e vitamine come il centrifugato di sedano e la polpa di goiaba, un frutto originario del Messico e dell’America Centrale.

Come avviene la formazione?

Ogni locale è supervisionato da un ma-nager e si avvale di un responsabile di cucina e di un responsabile beverage. Il menù di tutti i locali, a rotazione stagiona-le, è studiato dal capo executive Adriano Venturini che è anche responsabile del-la formazione e dell’affiancamento delle nuove risorse, nonché del controllo di tutti i locali. La formazione è abbastanza rapida, perché in sala non abbiamo biso-gno di veri camerieri. Il tipo di servizio ci consente di avvalerci di giovani anche senza esperienza. Per noi è essenziale che siano sorridenti, attenti ai clienti e preparati sul format e sul menu.

Quali sono gli obiettivi di crescita di Gesto Fai Il Tuo?

Innanzitutto consolidare la nostra pre-senza in Italia con un nuovo locale a Roma e poi, in futuro, vorremmo portare il format negli Stati Uniti e in Asia.

Pensate di puntare sul franchising?

Lo escludo perché il format è troppo personale.

di Nicole Cavazzuti

Le cinque richieste alla politica di Adm per la distribuzione moderna organizzata

Cinque richieste alla politica per fare in modo che la DMO (la distribuzione moderna organizzata) possa dispiegare tutti i benefici al sistema Paese. Le rivolge alle istituzioni la Adm, l’Associazione distribuzione moderna che rappresenta un settore dai numeri importanti: 460.000 collaboratori direttamente impiegati, 18 miliardi di euro di valore generato direttamente e 7 miliardi di euro di imposte e contributi versati allo Stato. E un impatto indiretto che coinvolge 1,1 milioni di posti di lavoro attivati, 63 miliardi di euro di valore aggiunto generato indirettamente e 17 miliardi di euro di imposte e contributi versati. Ma in realtà secondo uno studio commissionato da Adm sul “valore esteso” della DMO si ricava che essa sostiene 2 milioni di lavoratori (il 9 per cento dell’occupazione complessiva del Paese), genera 101 miliardi di valore aggiunto (il 7 per cento del totale nazionale) e crea 30 miliardi di ricavi fiscali per lo Stato. La DMO è pertanto un importante soggetto economico e sociale, in grado di sostenere la ripresa e spingere l’Italia verso un nuovo sviluppo: operando sempre all’interno di un regime di massima concorrenza (che ha garantito un risparmio alle famiglie di oltre 40 miliardi in cinque anni nel solo largo consumo confezionato), e che non delocalizza.

Le nuove sfide del settore vanno però sostenute, secondo l’Adm, da precise azioni politiche che sono riassunte in cinque punti principali.

Il primo prevede una ritrovata centralità della concorrenza, che veda le norme locali coerenti con quelle nazionali a tutela dei principi di concorrenza previsti anche dalle regole comunitarie e sempre confermate dalla Corte Costituzionale, che garantisca stesse regole semplificate per chi è presente nel mercato con punti di vendita fisici e chi opera solo via e-commerce, che porti all’eliminazione di tutti i monopoli e le rendite e introduca effettiva concorrenza nei settori, come ad esempio nei farmaci e nei carburanti.

La seconda richiesta è l’introduzione di misure che garantiscano il pieno rispetto della legalità e la certezza del diritto, portando a una lotta alla contraffazione, a combattere il mancato rispetto delle regole nel mercato del lavoro, a contrastare l’abusivismo e a opporsi all’evasione fiscale. Va poi perseguito – e questa è la terza istanza – una politica di rilancio dei consumi, che è l’unica strategia per riuscire ad innescare un percorso stabile e strutturato di crescita. Tra le misure invocate, la non applicazione delle clausole di salvaguardia sull’IVA, il concreto sostegno alle persone e famiglie con i redditi più bassi e a quelle più colpite dalla crisi e una politica che, abbracciando un respiro più lungo di intervento, affronti anche seriamente il tema della bassa natalità.

Le ultime due richieste riguardano interventi mirati a rilanciare gli investimenti e la competitività, affrontando i temi del costo dell’energia, dell’iniquità di un’imposta come l’Irap che penalizza le imprese “labour intensive” come quelle della DMO, degli incentivi per favorire investimenti in riammodernamento e ristrutturazione delle reti commerciali, affrontando le questioni aperte nel mondo del lavoro e in particolare aumentando e rendendo strutturali nel tempo gli incentivi per le aziende che assumono in forma stabile e che sono a sostegno del lavoro femminile e giovanile; e, ultimo punto, la necessità di avere regole semplici e chiare, riducendo gli adempimenti burocratici, accelerando l’attuazione delle leggi, armonizzando e coordinando i controlli a cui sono sottoposti i punti vendita, soprattutto alimentari, da una pluralità di organismi.

Eridania on air per lanciare il dolcificante liquido Zero

Eridania va on air con una campagna pubblicitaria a sostegno del suo nuovo prodotto Zero, il dolcificante liquido che segna l’inizio di una nuova era nella dolcificazione. Affidato per la prima volta all’agenzia milanese Lorenzo Marini Group, il lancio è declinato su tv ed esterna.
 
Lo spot tv di 30” è pianificato dal 26 novembre al 10 dicembre con una forte copertura delle reti nazionali (Rai, Mediaset, La7). Inoltre, dall’11 al 17 dicembre sarà la volta della campagna affissioni, concentrata su Milano.
 
“Non ti accorgi nemmeno che non è zucchero” è il claim scelto da Lorenzo Marini Group per accompagnare il lancio e definire il posizionamento di Zero Eridania come “il nuovo zucchero” per chi non può o non vuole usare lo zucchero. Il progetto si pone l’obiettivo di comunicare la novità di prodotto e favorire la costruzione di una solida awareness. Partendo dal brand positioning di Eridania, l’agenzia ha sviluppato un percorso strategico e creativo che trasferisce al nuovo dolcificante i valori positivi del mother brand, associandoli a un prodotto autenticamente dolce ma senza calorie.
 
La comunicazione si basa su un concept che punta a insight di occasioni di consumo legandoli a un lifestyle moderno. Zero Eridania entra nella nostra vita quotidiana al punto che la campagna umanizza il prodotto attraverso una figura femminile che accompagna i diversi protagonisti dello spot – tra cui il pubblicitario Lorenzo Marini che appare per la prima volta in un cameo – colti in alcuni momenti della giornata: in cucina, al bar, con gli amici, a colazione, in un centro benessere. Zero Eridania è destinato a diventare di moda attraverso una campagna di forte impatto.

Black Friday sempre più “big”, cresce ancora negli USA e apre uno shopping da 682 mld USD

Invece che Black Friday si dovrebbe iniziare a chiamare Big Friday, perché i numeri che è in grado di movimentare l’evento più commerciale dell’anno, tra online e offline, sono davvero imponenti: quest’anno per le vendite natalizie saranno fatturati 682 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti secondo Salesforce, il 4% in più dell’anno scorso, nel Paese che il Black Friday ha creato quasi un secolo fa e istituzionalizzato negli anni ’80 del secolo scorso, nei negozi fisici. E la metà sarà spesa nel periodo del Black Friday. 
La giornata di sconti e promozioni che segna l’inizio dello shopping natalizio del resto nel 2016 ha generato una crescita globale del 34% delle vendite. E per i venditori quei pochi giorni che vanno dal Black Friday al Cyber Monday possono rappresentare il 30% delle vendite annuali. Lo stima ancora Salesforce all’interno del suo Holiday Readiness Report, che si basa sugli oltre 500 milioni di consumatori che acquistano sui siti che hanno scelto le soluzioni di Salesforce Commerce Cloud.

Andamento di vendite natalizie dal 2002 (in miliardi di dollari, fonte NFR).

Dopo il successo della scorso anno che ha decretato il Black Friday come la più grande giornata di shopping online dell’anno con un aumento del 19% di fatturato rispetto al Cyber Monday e superandolo, Salesforce prevede un’ulteriore crescita per l’edizione 2017. Nel 2016 infatti, l’incredibile balzo in avanti degli acquisti nel comparto moda (+38% raggiunto solo dall’abbigliamento sportivo) durante la giornata del Black Friday, ha contribuito a sostenere l’espansione del “venerdì nero”, superando così anche le vendite del Cyber Monday sia negli Stati Uniti che in Canada, Francia, Germania e Regno Unito.

Se poi la spesa retail (online e offline)del periodo delle feste nel 2016 negli Stati Uniti è stata di 656 miliardi di dollari (dati NRF), le vendite di quest’anno nei mesi di novembre e dicembre cresceranno di circa il 4%, stimando una spesa totale di 682 miliardi di dollari. Secondo Salesforce, il Black Friday però darà “solo” il via allo shopping natalizio: se il 50% degli acquisti verrà completato entro il 3 dicembre, l’80% della corsa ai regali di Natale proseguirà fino al 15 dicembre, periodo durante il quale i consumatori cercheranno l’offerta migliore sperando che l’articolo non sia già esaurito.

 

Cyber Monday, ulteriori sconti e nove e spedizione gratis per nove articoli su 10

Quanto al Cyber Monday, nato qualche anno com “Black Friday dell’eCommerce” (nella lontana era in cui la multicanalità era lontana e gli acquisti di facevano su Pc al lavoro), l’azienda stima che lunedì 27 novembre gli acquirenti potranno acquistare a prezzi ulteriormente ribassati (29% di sconto sul prezzo di listino) beneficiando del più alto tasso di spedizione gratuita che interesserà ben l’89% degli articoli.

 

Con lo smartphone si compra di più

La corsa verso l’uso dei dispositivi mobili continua senza sosta, soprattutto durante la stagione di picco. Nell’ultimo trimestre il 57% del traffico mobile si è convertito nel 34% degli ordini, dimostrando che l’intenzione di acquisto via smartphone è maggiore rispetto a quella via web (dati Shopping Index), e dunque la stagione dello shopping natalizio sarà indubbiamente caratterizzata da un massiccio utilizzo del mobile. Proprio durante la scorsa campagna natalizia il traffico via smartphone ha per la prima volta in assoluto superato quello via desktop: il 52% di tutte le visite infatti è avvenuto da smartphone. In occasione della Cyber Week, poi, ha catturato il 53% di tutto il traffico (nel 2015 si è fermato al 44%), mentre la quota di ordini è passata dal 25% del 2015 al 31%. Durante il Black Friday, la quota di ordini da dispositivo mobile ha raggiunto il picco negli orari compresi tra le 21 e le 22, rappresentando il 60% di tutte le transazioni in quel momento.

«Ogni giorno dovrebbe essere Black Friday – dice Maurizio Capobianco, Regional Vice President per l’Italia, la Spagna e il Portogallo di Salesforce Commerce Cloud -. Per offrire sempre un’esperienza positiva ai clienti, è importante che ogni retailer sia sempre pronto a sostenere un picco nei volumi di traffico apportando alcune accortezze: adattando i risultati di ricerca del sito, aggiornando l’ottimizzazione per i motori di ricerca, dando vita a campagne e promozioni».
Scarse prestazioni del sito, infatti, equivarrebbero a una perdita di acquisti. «Anche un secondo di ritardo nel caricamento della pagina può nuocere allo shopping – continua Capobianco – pari al 7% in meno di conversioni, l’11% in meno di pagine visualizzate e il 16% in meno di soddisfazione degli acquirenti. L’ottimizzazione dei propri servizi e una corretta strategia sono la base del successo di un retailer, sia durante il Black Friday che in una qualsiasi giornata di shopping».

Comparto ittico: un esame del DNA per scongiurare le frodi

Comparto ittico: sono ancora tante le criticità.

In particolare quella delle frodi relative alla provenienza e alla legalità del pescato.

La maggior parte dei fenomeni ha natura commerciale e consiste nella distribuzione di specie ittiche meno costose o più facilmente reperibili al posto di altre più pregiate; tuttavia in alcuni casi più gravi le sostituzioni illecite possono anche riguardare specie pericolose o non commercializzabili in Europa, come ad esempio il velenoso pesce palla (Tetraodontidae), oppure contenenti livelli di mercurio più alti rispetto a quelli ammessi in UE, potenzialmente ancora più dannosi in alcune fasce di consumatori come i bambini.

Per questo, implementare strumenti che tutelino la provenienza del prodotto, garantendo i consumatori, diventa sempre più prioritario, esattamente come avviene per i prodotti commerciali.

Nasce con questo obiettivo la metodologia DNA Barcoding, che offre un aiuto per contrastare le frodi nel settore ittico in modo affidabile, rapido ed economico.

La metodologia DNA Barcoding, in cui è specializzato il laboratorio PH di TÜV Italia, è altamente affidabile e riproducibile, e consente di distinguere in modo efficiente la quasi totalità delle specie ittiche presenti a livello mondiale. La tecnica non è costosa ed è caratterizzata da elevata specificità, sensibilità, applicabilità e permette anche l’analisi di prodotti che abbiano subito numerosi trattamenti nella fase di lavorazione.

Sensibilizzare i consumatori

Un altro aspetto non trascurabile riguarda la sensibilizzazione dei consumatori circa le informazioni più utili da considerare nel momento dell’acquisto di prodotti ittici, sia per quanto riguarda la sicurezza alimentare che per gli aspetti più legati alla sostenibilità delle specie.

A livello internazionale le etichette dei prodotti ittici dovrebbero riportare numerose informazioni. Tuttavia la mancata armonizzazione tra normative e prescrizioni a livello globale non rende così facile per il consumatore districarsi tra i vari dati riportati in etichetta. L’Unione Europea è sicuramente quella più rigorosa nella regolamentazione della tracciabilità dei prodotti della pesca e della acquacoltura. Il Reg. No. 2065/2011 e il più recente Reg. No. 404/2011 obbliga a dare sempre visibilità in ogni fase della commercializzazione alle seguenti informazioni:

  • nome commerciale del pesce e nome scientifico
  • metodo di produzione
  • zona di cattura espressa in area FAO

L’analisi del DNA offrirebbe un dato sicuro e incontrovertibile sul tipo di prodotto ittico che si va a consumare, evitando così rischi di frodi legate alla sostituzione di una specie con un’altra.

Turisti dello shopping, il nuovo business del retail

110 euro a testa, tale la spesa media effettuata dal milione e mezzo milioni di turisti che si riversa ogni anno nelle principali città italiane come Firenze, Milano, Roma e Venezia.

Abbigliamento (60%), accessori e pelletteria (17,3%) e cosmetica e profumeria (3,6%) sono i settori merceologici più gettonati.

Sono queste alcune delle principali evidenze che emergono dalla nuova edizione di Shopping Tourism Italian Monitor, il rapporto di ricerca curato da Risposte Turismo che sarà presentato a Roma venerdì 24 novembre nell’ambito di Shopping Tourism. Il forum italiano, l’unico evento in Italia sul tema ideato e organizzato dalla stessa Risposte Turismo quest’anno in collaborazione con Confturismo-Confcommercio.

L’indagine è stata realizzata attraverso la somministrazione diretta face to face di questionari a un campione rappresentativo di 2.500 turisti (italiani e stranieri), equamente diviso nelle cinque città oggetto di analisi nel periodo maggio – ottobre 2017.

Shopping, driver dei viaggi

Più in particolare, Milano è risultata essere la città con la maggiore quota di turisti che hanno nello shopping la motivazione principale del viaggio (15,4%), seguita da Firenze (6%) e Roma (3,8%). Staccate Venezia (1,4%) e Torino (1,1%).

La loro spesa media giornaliera sostenuta è risultata pari a 121 euro a Milano, 77,80 euro a Roma e 45,15 euro a Firenze.

Sempre Milano è la destinazione di viaggio per shopping su scala mondiale che ha ricevuto il maggior numero di citazioni (20,3%) tra le oltre 6.000 raccolte (massimo 3 per ogni intervistato), seguita da New York (17,4%), Parigi (16%) e Londra (14,2%).

La nuova edizione del report curato da Risposte Turismo analizza anche altri aspetti dello shopping tourism, un fenomeno in forte crescita su scala internazionale e che vede in alcuni Paesi i governi stessi impegnati nel suo sviluppo, su tutti la Spagna ed il suo Plan de Turismo de Compras.

Anche a livello italiano il fenomeno inizia a mostrare evidenze significative, basti pensare ai 25 outlet village presenti lungo la penisola (per un totale di 700.000 mq di spazi commerciali) o alle vie dello shopping, come via Montenapoleone e via Condotti, entrambe tra le prime 10 vie del mondo per canoni di locazione.

Entità della spesa

Considerando l’intero campione di turisti intervistato e non solo la nicchia di coloro che hanno nello shopping la motivazione principale del viaggio (il 5,7% del totale), la spesa media giornaliera in shopping (che si precisa non include le spese dei turisti per trasporti, vitto, alloggio e ingressi ad intrattenimenti ed attrazioni quali ad esempio musei teatri o parchi) nelle cinque città risulta pari a 28 euro (55,7 euro a Milano, 30,1 a Firenze, 21,9 a Venezia, 18,4 a Torino e 16,8 a Roma).

Una proiezione di tali valori realizzata da Risposte Turismo sul totale delle presenze turistiche nel 2016 (fonte: ISTAT) negli esercizi ricettivi dei cinque comuni oggetto di analisi porterebbe a stimare in 1,6 miliardi di euro la spesa annuale in shopping da parte dei turisti stessi, di cui circa 610 milioni di euro a Milano, 422 milioni di euro a Roma, 281 milioni di euro a Firenze, 230 milioni di euro a Venezia e 67 milioni di euro a Torino. Cifre che non tengono conto degli escursionisti, inclusi coloro che scelgono di soggiornare in strutture ubicate in comuni limitrofi alle grandi destinazioni turistiche dove si recano nel corso della o delle giornate di vacanza.

“La capacità attrattiva di una città per i turisti dello shopping – ha commentato Francesco di Cesare, Presidente di Risposte Turismo – consente di conquistare una domanda dall’alta propensione alla spesa per acquisti di vario genere, con evidenti vantaggi per gli esercizi commerciali e conseguenti ricadute sull’intero territorio e sulla sua industria dell’ospitalità. L’Italia, ed in particolare le cinque città al centro della nostra indagine, è già oggi scelta da molti turisti mossi dal desiderio di trascorrere un soggiorno all’insegna dello shopping, ma molti di più potrebbero farlo se si decidesse con maggior convinzione, tutti insieme, pubblico e privato, operatori del retail e del turismo, di puntare su questo fenomeno”.

L’evento, gli speaker, i partecipanti, gli sponsor

Oltre alla presentazione di Shopping Tourism Italian Monitor il forum del prossimo 24 novembre, in programma a Roma presso la sede di Confcommercio, ospiterà momenti di confronto, dibattito e business networking tra numerosi relatori di realtà operanti in questo segmento della macro industria turistica.

Trai gli speaker attesi figurano, solo per citarne alcuni, Alberto Baldan – Amministratore Delegato Grandi Stazioni Retail, Renato Borghi – Vicepresidente Confcommercio e Presidente Federazione Moda Italia, Francesca D’Ignazio – Vice President Media Partnerships Advisor Sales Mastercard, Luca Patanè – Presidente Confturismo/Confcommercio, Francesco Palumbo – Direttore Generale Turismo MiBACT, Clara Petrone – Regional Marketing Operations Manager McArthurGlen, Stefano Rizzi – Country Manager Global Blue Italia e Lucio Rossetto – CEO Lagardère Travel Retail Italia.

Oltre 200 i partecipanti attesi in rappresentanza dei vari attori di questo segmento della macro industria turistica: dalle diverse realtà che gestiscono i luoghi dello shopping (outlet village, department store, mall, vie dello shopping) alle aziende fornitrici di servizi (es. tax refund), dai tour operator alle aziende turistico-ricettive, fino alle associazioni di categoria, alle amministrazioni pubbliche, agli enti di promozione turistica e alle nuove figure professionali nate grazie allo sviluppo dello shopping tourism.

I main sponsor dell’edizione 2017 di Shopping Tourism. Il forum italiano sono Global Blue e McArthurGlen. Sono sponsor dell’evento Lagardère Travel Retail Italia, Mastercard, Personal Shop e T Fondaco dei Tedeschi by DFS.

La partecipazione al forum è possibile previa iscrizione. Per maggiori informazioni, programma completo e modalità di iscrizione: www.shoppingtourismforum.it. Aggiornamenti sulle pagine Twitter e Linkedin del forum.

 

 

Cibo: si aprono nuovi scenari. Il Convegno Netcomm Focus Food

Cibo, scenari, prospettive, evoluzioni.

Questi i focus del convegno Netcomm Focus Food, sviluppato in collaborazione con Fiera Milano e TUTTOFOOD, per analizzare le principali tendenze in atto nel settore dell’alimentazione, tratteggiarne gli scenari futuri, ed evidenziare le opportunità per quei player che sapranno comprendere al meglio i processi in atto.

Questo appuntamento è la prima tappa di un percorso di collaborazione e approfondimenti su questo settore, che vede tra gli appuntamenti principali la prossima edizione di TUTTOFOOD, in fieramilano dal 6 al 9 maggio 2019.

Il rapporto dei consumatori con il food evolve nel tempo. “Al punto che – spiega Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – si va direttamente verso un’integrazione del digitale anche all’interno di un’esperienza di per sé molto fisica, com’è quella del cibo. La tendenza è evidente: l’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – School of Management Politecnico di Milano afferma che oggi l’e-commerce legato al settore food in Italia vale 849 milioni di euro, cioè il 4% del volume totale del commercio digitale italiano. Il dato più impressionante è il tasso di crescita annuo, che evidenzia un aumento del 43% rispetto ai volumi del 2016: l’e-commerce alimentare si sta affermando sempre più nello stile di vita dei consumatori italiani, offrendo grandi opportunità di crescita ai player del settore che si dimostreranno più ricettivi nei confronti di nuovi canali e strumenti”.

 

I driver di selezione

Cosa guida i consumatori nella scelta? In primis una maggiore attenzione per la convenience, intesa come convenienza economica ma anche come rapidità – di consegna, eventualmente di preparazione, oltre che ovviamente di consumo. Altrettanto importante è la ricerca di prodotti specifici, dettata da  scelte ed esigenze alimentari, fattori che contribuiscono a creare nicchie di mercato importanti e non ancora valorizzate appieno. Strettamente collegata a queste tendenze è la ricerca di informazioni e  contenuti. Un ultimo, importante aspetto da tenere in considerazione è l’esperienzialità, quindi la valorizzazione di tutti quegli elementi che contribuiscono a rendere il pasto un momento di piacere al di là del soddisfacimento di un bisogno: si tratta di un fattore che continua a essere fondamentale nel rapporto dei consumatori con il cibo e che si arricchisce oggi di nuovi elementi caratteristici dei canali digitali. Si pensi per esempio all’abitudine, diffusa soprattutto tra i giovani, di condividere sui social media post e foto dei piatti preparati in casa o consumati al ristorante; è un fenomeno che influenza concretamente i consumi, contribuendo a creare e diffondere nuove mode.

 

Food, attore  del commercio digitale

Cresce la percentuale di e-shopper italiani che acquistano prodotti alimentari: a marzo 2017 erano il 24%, secondo l’osservatorio NetRetail. La tendenza non riguarda solo l’Italia, ma è anzi evidente su scala globale. Secondo le rilevazioni Statista, il valore del Food & Beverage in Europa ammontava a 10 miliardi di dollari nel 2016, con previsioni di crescita annue del 13%: nel 2021 il valore dell’e-commerce alimentare in Europa raggiungerà i 18 miliardi di dollari. Valori simili si riscontrano negli Stati Uniti, mentre la Cina sperimenterà una vera e propria esplosione passando dai 10,9 miliardi di dollari del 2016 a 30,3 miliardi di dollari nel 2021, con un tasso annuo medio di crescita del 23%.

Punti vendita fisici addio, dunque?

Non sembrerebbe, a patto che ci sia un’intelligente integrazione tra sfera fisica e sfera virtuale.

I player più innovativi che hanno compreso appieno quanto sta succedendo, si sono mobilitati per soddisfare i nuovi desideri espressi dai clienti. L’integrazione del digitale aprirà nuovi scenari anche per la filiera del mondo Food & Grocery, consentendo ai player B2B di offrire alle aziende clienti gli stessi vantaggi in termini di flessibilità, varietà dell’offerta, ricchezza di informazioni e innovazione.

La trasformazione dello scenario e le nuove priorità delle aziende

L’intero settore è quindi attraversato da profonde trasformazioni che costituiscono una sfida epocale per le imprese del settore; Netcomm e Fiera Milano con TUTTOFOOD, intendono approfondire e monitorare nei prossimi appuntamenti l’evoluzione di questo mercato facilitando il dialogo e il confronto tra la filiera digitale e il sistema Food Italia.

Le aziende devono, quindi attuare nuove strategie, che tengano conto degli elementi caratteristici di questo nuovo scenario:

  • I comportamenti di consumo stanno cambiando rapidamente, facilitando l’avvento di nuovi modelli di business e nuovi player;
  • Il cambiamento attraversa tutto il settore: dal marketing alle operation, dalla distribuzione al merchandising;
  • La complementarietà tra online e offline può aumentare l’engagement del cliente e le vendite multicanale;
  • Mobile, localizzazione e nuovo retail stanno ridisegnando il customer journey;
  • Lo scenario competitivo si fa sempre più complesso e la filiera si trasforma;
  • È necessario lavorare sui fattori chiave della scelta del negozio on/offline: prezzo, qualità, convenienza, selezione, esperienza;
  • I dati devono essere alla base delle strategie di unified commerce delle imprese.

 

 

 

Ortofrutta IV gamma, nel terzo trimestre in crescita 5,3% in volume e +5,4% a valore

Segnano un trimestre più che positivo gli ortofrutticoli di IV gamma, che nel periodo luglio-settembre 2017 registra un +5,3% in volume e +5,4% a valore. Prosegue dunque la tendenza al rialzo iniziata nel primo semestre del 2017 come evidenziato dai dati Nielsen* (Market*Track – Iper+Super+Lis+HD – Dati aggiornati alla settimana terminante il 08/10/2017).

L’espansione nei consumi è stata determinata principalmente dall’allargamento del parco acquirenti: le famiglie che acquistano prodotti di IV Gamma è salito a 19,4 milioni.

«I dati parlano chiaro, gli italiani riconoscono sempre di più le potenzialità della nostra categoria – commenta Gianfranco D’Amico, Presidente di AIIPA IV Gamma -. Il contestuale incremento della frequenza degli atti di acquisto rappresenta un segnale importante di accreditamento nei confronti della IV gamma. Acquistano i nostri prodotti non solo per la qualità e il forte valore aggiunto, ma anche per la continua capacità di innovare».

Del resto questo tipo di prodotti sembra fatto apposta per piacere all’indaffarato e sempre on corsa consumatore odierno, che vuole trattarsi bene senza fare troppa fatica (ne è una prova l’incremento dei consumi fuoricasa), e cerca la naturalità. Freschi e pronti per il consumo, non necessitano di ulteriori lavaggi domestici e, dal punto di vista nutrizionale, sono del tutto equiparabili agli ortaggi di prima gamma.

Per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, +14,5% nella Gdo

Segna un ottimo +14,5%  a valore sul 2016 nei primi nove mesi del 2017 nella Gdo il top di gamma del Prosecco, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg. 

In uno scenario generale che registra la ripresa dei consumi nella grande distribuzione organizzata (+2% dei volumi e +2,2% dei fatturati) anche il comparto degli spumanti conferma ottime performance, con il fatturato che raggiunge complessivamente 378 milioni di euro e oltre 76 milioni di bottiglie vendute. In particolare, nei primi nove mesi del 2017 gli spumanti si confermano una categoria trend setter e mostrano una crescita del 10,3%a valore e del 7,9% a volume.

In questo scenario il principale motore di crescita a volume è il Prosecco in generale, mentre spetta al Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG il ruolo di locomotiva del valore. Una delle 73 DOCG italiane comprendenti i vini di migliore qualità e di più antiche tradizioni nonché massima espressione qualitativa nello scenario del Prosecco, rappresenta il 54% del fatturato totale delle vendite di Prosecco in GDO e il trend di crescita continua a essere positivo; in particolare rispetto al 2016 si registra un +14,5% a valore e + 10,9% a volume. Questo vale in tutto il territorio nazionale con la seguente ripartizione geografica: bene il Nord-Ovest con un +16,7%, mentre il Nord-est segna un +10.5% e il Centro Sud il. + 12,4%. Il maggiore incremento lo segnala però il Sud Italia, che segna un segna un +25% di vendite.

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