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Il Food & Grocery online decolla a Natale, i dati Netcomm

Che il Food & Grocery abbia finalmente virato verso il web, si sapeva. Che quello passato fosse un Natale digitale anche, con un numero sempre maggiore di consumatore che si sono rivolti al web per gli acquisti. Non sorprende dunque che il settore abbia registrato una incremento generalizzato, con tutte le aziende coinvolte che hanno registrato incassi in ascesa rispetto all’anno precedente: lo rileva Netcomm che ha comunicato i risultati dell’-e.commerce natalizio.

Il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano ha monitorato l’andamento delle vendite online dei propri soci nel periodo compreso tra metà novembre e fine dicembre 2016, evidenziando una crescita significativa delle transazioni. La ricerca ha coinvolto i soci del Consorzio e i siti di e-commerce in possesso del Sigillo Netcomm, che ne certifica la qualità, l’adempimento degli obblighi di legge e l’attenzione verso le esigenze del consumatore. Il risultato è la voce di aziende sia di grandi sia di medio-piccole dimensioni, appartenenti a diversi settori.

Rispetto al Natale 2015 l’80% delle aziende intervistate dichiara di avere riscontrato un aumento delle vendite online. Aumento che, per circa un sito di e-commerce su quattro, ha preso le sembianze di una vera e propria impennata: il 23% dichiara infatti di aver registrato un incremento superiore al 50%. La tendenza positiva ha riguardato sia le aziende di piccole dimensioni sia le grandi organizzazioni (con oltre 250 dipendenti). Tra i settori merceologici più performanti tra i soci di Netcomm l’Informatica ed Elettronica e il Food & Grocery, appunto, dove la totalità delle aziende rispondenti ha dichiarato una crescita rispetto al periodo natalizio dello scorso anno. Trend molto positivi si riscontrano anche per i Servizi Business (crescita per il 79% delle aziende rispondenti), Arredamento e Servizi per la Casa (70%) e Abbigliamento (67%).

 

L’e-commerce cresce a Natale

Il Natale si conferma un momento cruciale per gli operatori di e-commerce: per quasi il 20% delle aziende rispondenti il valore delle vendite natalizie costituisce tra il 20% e il 40% dei ricavi annui e per il 4% oltre il 40%. È quindi ovvia l’importanza di attirare l’attenzione dei consumatori in tale periodo dell’anno; per questa ragione il 73% degli intervistati dichiara di avere sviluppato iniziative ad hoc per stimolare le vendite sotto Natale, utilizzando un mix di strumenti promozionali: in testa ci sono gli sconti sui prodotti/servizi e le attività di comunicazione (adottati rispettivamente dal 56% e dal 45% dei rispondenti). Anche le promozioni sulle modalità di consegna e ritiro sono state piuttosto utilizzate (21%); però il 27% dei rispondenti non ha sviluppato particolari attività rispetto a quelle che svolge durante l’anno, segno che anche la stagionalità costituisce di per sé un interessante stimolo alla domanda.

Cresce anche la percentuale di acquisti effettuati tramite dispositivi mobili che hanno rappresentato un flusso di traffico e di acquirenti per l’80% dei rispondenti; da notare come la percentuale di vendite concluse attraverso questo device nel periodo natalizio sia stata superiore rispetto alla media della percentuale di vendite via smartphone registrata durante tutto l’anno. Il 44% dei rispondenti ha registrato tra l’1% e il 10% di incremento di vendite via smartphone, il 25% tra il +11% e il +30% e l’11% oltre il +30%.

«Da questi dati si comprende come oggi sia fondamentale rendere l’esperienza mobile sempre più attraente e soddisfacente per gli utenti, dichiara Roberto Liscia, Presidente del Consorzio Netcomm. Per chi ha un sito di e-commerce è importante guadagnare la fiducia del cliente non solo ottimizzando la user experience di navigazione ma garantendo anche sicurezza delle transazioni, contenuti puntuali e mantenendo continuità tra l’esperienza web e mobile».

 

Sfondano i pagamenti digital, ma resiste il contrassegno

Gli strumenti di pagamento preferiti dai compratori online sono risultati essere le carte di credito (73%) e il sistema PayPal (64%). Il contrassegno si dimostra ancora una forma di pagamento importante per il mercato italiano, con il 35% dei rispondenti che lo ha indicato come uno degli strumenti maggiormente utilizzati dai propri clienti; una modalità di pagamento che risulta più vicina all’esperienza di fare acquisti in un negozio fisico.

Anche i soci di Netcomm sembrano seguire il trend generale dell’e-commerce italiano, che fatica ad affermarsi sull’export: il 50% dei rispondenti non ha realizzato vendite verso consumatori stranieri durante il periodo natalizio e il 33% ha registrato vendite cross-border tra l’1 e il 10%, mentre solo il 12% degli operatori riesce attualmente ad attirare flussi consistenti dall’estero.

 

Fiducia e consumatori italiani ed europei: le stime di GFK

Fiducia e consumatori, qual è in merito il quadro europeo?

Ahimè, si configura, ante litteram, un’Europa a due velocità: da una parte la maggior parte dei Paesi decisamente ottimisti (a dicembre l’indice di fiducia rilevato da GfK è passato da 5,6 a 17,9 punti. Un record dal 2008!), dall’altra la nostra Italia, con un  clima di fiducia in ribasso (anche se la propensione all’acquisto e le aspettative di reddito permangono in area positiva).schermata-2017-02-09-a-14-46-50

Di fatto sembra che i temi caldi dell’ultima parte del 2016 (la guerra in Siria, il terrorismo in Europa, le elezioni presidenziali americane e la continua crescita di movimenti e partiti nazionalisti in quasi tutti i Paesi europei) non siano riusciti a minare la fiducia degli europei nè le loro aspettative economiche e di reddito.

Il Belpaese

Lo scenario cambia in Italia dove continua il trend negativo per le aspettative economiche degli italiani, che ha caratterizzato la maggior parte del 2016.A novembre 2016, con -41,6 punti, l’indicatore GfK per l’Italia ha raggiunto il livello più basso dal 2013 (ripresa minima, a -38,2 punti a dicembre). La portata di questo radicato pessimismo nei confronti del futuro è particolarmente evidente se si confrontano i dati di dicembre 2016 con quelli di dicembre 2015, quando l’indicatore delle aspettative economiche si attestava a -1,4 punti, 37 in più di quelli attuali.schermata-2017-02-09-a-14-49-07

Per fortuna che…
Qualche sprazzo di positività, tuttavia, permane: nel quarto trimestre del 2016 si sono registrati dati positivi per quanto riguarda le aspettative di reddito degli italiani.

schermata-2017-02-09-a-14-51-57Il relativo indicatore è infatti passato dai -10 punti di settembre ai 3,2 di dicembre (+13,2 punti), rientrando finalmente in area positiva. A dispetto delle previsioni pessimistiche sulla crescita economica, i consumatori italiani sembrano credere che i loro redditi rimarranno stabili. Ciò potrebbe essere dovuto all’andamento del tasso di disoccupazione in Italia, rimasto costante all’11,6% durante tutto il 2016.
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E non basta: dopo una leggera decrescita nel mese di settembre, il desiderio di spesa degli italiani ha avuto un leggero recupero nel quarto trimestre dell’anno. Nel complesso, la propensione all’acquisto è aumentata di 4,8 punti, raggiungendo a dicembre gli 11,6 punti. Non è male, certo.

Però non dobbiamo sottovalutare che si tratta comunque di 13 punti in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Crescita lieve e moderata positività: le previsioni di Iri per il 2017

Crescita lieve sia per quanto concerne la spesa, sia per quanto riguarda i volumi acquistati, il tutto a causa di un rialzo generalizzato dei prezzi: questa la previsione elaborata da Iri per il 2017. Positività moderata, dunque, fermo restando che il quadro economico generale non venga scosso da repentini sbalzi.

Vediamo più nel dettaglio.

Secondo i principali analisti macroeconomici una fase inflazionistica ci sarà e avrà ripercussioni sui mercati di largo consumo, ma a causa della debolezza cronica della domanda sarà di bassa intensità. E questo fatto potrà rallentare lo sviluppo di alcuni trend di consumo quali l’aumento di valore del carrello della spesa (trading up). Ne consegue che nei canali fisici di vendita, si continuerà a registrare un aumento della quota dell’alimentare, ma questa tendenza perderà sprint.schermata-2017-02-07-a-10-37-09

E non basta: il rallentamento atteso della crescita del potere d’acquisto delle famiglie (erosione dei prezzi e minore spinta sul fronte politico ed economico) causerà un ulteriore appiattimento dei volumi acquistati.

Sul fronte della fiducia le cose vanno meglio: rispetto al 2016, infatti, si parla di un

un clima sociale relativamente più disteso, tuttavia la mancanza di una spinta significativa dall’economia reale ne attenuerà in gran parte i benefici.

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Ed eccoci al terzo “temibile” fattore: la stagionalità. Su questo punto le previsioni sono ottimiste: si ipotizza, infatti, un clima estivo nella norma che dà agio di sperare in un rimbalzo positivo per la domanda delle categorie stagionali. Specialmente per quanto riguarda le bevande

 

Birra artigianale, cibi vegani e centrifughe entrano nel paniere Istat 2017

Da sempre il paniere dell’Istat, l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento della rilevazione dei prezzi al consumo finalizzata alla misura dell’inflazione per calcolare l’inflazione, è una cartina al tornasole dei cambiamenti degli stili di vita e dei consumi e quest’anno non fa eccezione: tra le novità accolte ci cibi vegani, birre artigianali, preparati di carne da cuocere e centrifughe. Prodotti un tempo di nicchia, ma che trovano sempre più spazio nel carrello degli italiani, evidentemente. Il che fa emergere gli italiani come un popolo che vira al salutismo e all’attività sportiva, cui piace mangiare e bere bene e amante delle nuove tecnologie: i 12 nuovi beni e servizi infatti sono i Preparati di carne da cuocere, i Preparati vegetariani e/o vegani, i Centrifugati di frutta e/o verdura al bar, la Birra artigianale, gli Smartwatch, i Dispositivi da polso per attività sportive, le Soundbar (barre amplificatrici di suoni), l’Action camera, le Cartucce a getto d’inchiostro, le Asciugatrici, le Centrifughe e i Servizi assicurativi connessi all’abitazione. Escono dal paniere le Videocamere tradizionali (sostituite dall’Action camera).

Sono 1.481 i prodotti elementari, raggruppati in 920 prodotti, a loro volta raccolti in 405 aggregati utilizzati nel paniere nel 2017 per il calcolo degli indici NIC (per l’intera collettività nazionale) e FOI (per le famiglie di operai e impiegati). Per il calcolo dell’indice IPCA (armonizzato a livello europeo) viene invece impiegato un paniere di 1.498 prodotti elementari, raggruppati in 923 prodotti e 409 aggregati.

Nel complesso, le quotazioni di prezzo rilevate ogni mese per la stima dell’inflazione sono circa 706.500, di cui più di 493.000 raccolte sul territorio dagli Uffici comunali di statistica e, oltre 137.500 centralmente dall’Istat. Le restanti 76.000 quotazioni provengono dalla base dati dei prezzi dei carburanti del Ministero dello Sviluppo economico.

Quanto ai pesi percentuali per categoria, mentre diminuisce la quota per prodotti alimentari e bevande analcoliche, aumenta il peso di trasporti, servizi ricettivi e ristorazione, servizi sanitari, ricreazione, mobili e abbigliamento.

Infografica: Il paniere dei prezzi al consumo nel 2017

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Nel mese di gennaio 2017, secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,9% nei confronti di gennaio 2016. A dicembre il tasso di inflazione era stato dello 0,5%. Lo 0,9% è il tasso di inflazione più alto da settembre 2013, quando si registrò un dato analogo.

Parmigiano Reggiano di nuovo in sella: crescono le quotazioni e i consumi

Il Parmigiano Reggiano si è ripreso, grazie a un balzo significativo delle quotazioni, specialmente nell’ultima parte dell’anno.

Dopo un 2015 da cancellare (le quotazioni medie si erano fermate a 7,65 euro/kg, con un solo precedente peggiore nel 2008, fermo a 7,40 euro/kg), il 2016 ha visto infatti un nuovo sprint: poco più di 8 euro/kg nel mese di giugno fino ad arrivare ai 9,66 euro/kg di dicembre. Una crescita non da poco che ha permesso di chiudere l’anno con una quotazione media pari a 8,63 euro/kg, pari cioè a un + 12% rispetto al 2015.

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Alessandro Bezzi, presidente del Consorzio

“Una decisa inversione di tendenza – sottolinea il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Alessandro Bezzi – che continuiamo a registrare anche in queste prime settimane del 2017, con quotazioni vicine ai 10 euro/kg”.

“Siamo lontani – prosegue Bezzi – dalle quotazioni medie del 2011 e 2012 (rispettivamente 10,76 e 9,12 euro/kg), ma gli attuali valori, uniti alla buona tenuta dei consumi interni, ad un flusso di esportazioni che continua a crescere in modo rilevante e ai nuovi investimenti previsti dal piano quadriennale del Consorzio, creano condizioni complessive in grado di offrire migliori prospettive a quei 3.000 allevatori e 339 caseifici artigianali che compongono il nostro sistema e che nel 2014 e 2015 hanno pagato il prezzo di una pesante crisi”.

Un’altra buona notizia è quella relativa ai consumi che si attestano a +0,3% sul mercato internno per schizzare a +5,8% all’estero che oggi rappresenta il

CONSORZIO PARMIGIANO REGGIANO ASSEMBLEA PUBBLICITA'
Riccardo Deserti, direttore del Consorzio

37% del mercato totale.

I canali distributivi che più hanno beneficiato di questa ripresa sono il dettaglio tradizionale e le vendite dirette (anche online) dei caseifici, ma anche all’interno della GDO, con vendite sostanzialmente stabili in presenza di una flessione degli altri formaggi duri Dop e di una crescita dei prodotti similari non Dop del 2%”.

 

A proposito di export

Usa e Francia i migliori importatori. Considerando quanto incida l’Italian sounding a stelle strisce è ovvio che questo rinnovato interesse per il prodotto DOP non possa che esser letto con ottimismo.

“Se si considera il fatto che proprio negli Stati Uniti e in Canada registriamo il concentrarsi di imponenti fenomeni di imitazione e di “italian sounding” che disorientano e danneggiano consumatori e produttori – sottolineano i proposito il presidente Bezzi e il direttore Riccardo Deserti – è evidente che questa crescita è particolarmente importante e rende evidente l’efficacia delle azioni intraprese in questi anni con le catene distributive nordamericane e gli esportatori, ma anche delle azioni di informazione e di denuncia rispetto a pratiche che in quei Paesi sono comunque ritenute legittime e non contrastate per legge, come invece accade nell’Unione Europea”.

Produzione e comunicazione

L’aumento produttivo, che nel 2016 è del +5,1%, sarà sostenuto da un massiccio investimento in comunicazione.

“Nel prossimo quadriennio – spiega infatti il presidente del Consorzio – investiremo 15 milioni in più sulla comunicazione in Italia e all’estero e sulla vigilanza (in particolare sul prodotto grattugiato, cui sono destinate nuove risorse per 1,25 milioni), e a questa cifra si aggiungeranno i flussi derivanti dalla contribuzione differenziata legata ai piani produttivi (una contribuzione aggiuntiva, in sostanza, a carico di quanti non rispettano i livelli produttivi assegnati), che per il 2016 ammonteranno a circa 5 milioni”.

Italian sounding: la vigilanza

“La vigilanza sulle imprese che sono legate in vario modo al Parmigiano Reggiano – sottolinea il direttore Riccardo Deserti – ha comportato non solo una selezione di qualità su tutte le forme prodotte, ma 2.325 azioni di vigilanza che hanno incluso 1.980 punti vendita, cui si sono aggiunte 650 imprese della ristorazione italiana e altrettante realtà della distribuzione in 20 Paesi esteri, con oltre 2.500 analisi sul prodotto”.

“Nei primi dieci mesi del 2016, e nella sola Unione Europea – prosegue Deserti – il Consorzio ha messo in atto più di quaranta azioni di contrasto in sede stragiudiziale, amministrativa e di denunce che hanno portato a interventi d’ufficio da parte delle autorità competenti in otto Paesi europei.

Cinque interventi di diffida sono poi stati messi in atto negli Stati Uniti a carico di altrettante società che proponevano salse, formaggi (alcuni contenenti anche cellulose), piatti pronti o confezioni di grattugiato ingannevolmente ispirate al Parmigiano Reggiano, tre in Vietnam, con opposizione del Consorzio al deposito dei marchi “Reggianto”, “Parmesan” (denominazione in uso esclusivo al Consorzio) e addirittura “Parmigiano Reggiano”, precedute dal nome del produttore. Sui canali web sono stati effettuati 390 interventi di rimozione di offerte e siti ingannevoli, mentre altre opposizioni a registrazioni di marchi evocativi sono poi state messe in atto in Giappone, Argentina (tutti con 2 tentativi di falsi richiami al Parmigiano Reggiano), Bolivia, Cina , Colombia (tentativo di deposito del marchio “Parmessano”) e Ucraina (diffida rispetto al deposito del marchio “Parmedzyano”).

“Questo significa – conclude Deserti – che il sistema di vigilanza funziona, ma che è contemporaneamente necessario continuare ad investire per bloccare questi fenomeni, non solo per contrastare azioni sleali, ma per creare nuovi spazi all’affermazione commerciale del Parmigiano Reggiano e, conseguentemente ampliare le opportunità di reddito per i produttori”.

 

Week&Food di TUTTOFOOD: un ricco palinsesto animerà Milano

Week&Food, la nuova settimana del food & beverage di qualità, è ormai sul nastro di partenza, pronta ad animare – sotto il cappello Milano Food City – la città meneghina dal 4 all’11 maggio. Promossa da TUTTOFOOD in collaborazione con Regione Lombardia, Comune di Milano e Confcommercio Milano WeeK&Food sarà un vero e proprio fuori salone della manifestazione in calendario a fieramilano dall’8 all’11 maggio; un evento in grado di portare per la prima volta i professionisti fuori dai cancelli del quartiere fieristico.

Il progetto, che si pone come naturale prosecuzione dei temi affrontati durante Expo Milano, è stato illustrato in una conferenza stampa congiunta, dai numerosi attori coinvolti: il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, con gli Assessori Cristina Tajani (Attività produttive e Commercio), Roberta Guaineri (Turismo e Qualità della vita), Mauro Parolini, Assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia e Roberto Rettani, Presidente di Fiera Milano, Alberto Meomartini, Vice Presidente Camera Commercio di Milano Giorgio Rapari, consigliere di Confcommercio Milano incaricato allo sviluppo associativo.

“Uno dei punti di forza di questo nuovo format – ha sottolineato l’assessore Tajani- proprio quella della convergenza d’intenti fra i vari attori”.

Fiducioso della forza aggregante e coinvolgente del’evento si è detto Sala che ha commentato: “È stato messo in campo un palinsesto vario e di qualità che, tra degustazioni e show cooking, aprirà anche a indispensabili momenti di riflessione sulla necessità di promuovere comportamenti alimentari corretti e di scoperta della storia e della cultura del cibo”.

“Grazie alla scintilla creata da TUTTOFOOD – ha concluso Roberto RettaniPresidente di Fiera Milano – attori istituzionali e della filiera danno vita a un sistema food capace di dare a Milano il primato della ‘terza F’ del Made in Italy, accanto a Fashion e Furniture di cui è già capitale mondiale riconosciuta.”

weekfoodI momenti clou

Preludio alla prima edizione di Milano Food City sarà un grande evento organizzato dall’Amministrazione per mercoledì 3 maggio.  Una serata gratuita, aperta a tutta la città all’insegna della convivialità in uno spazio prestigioso di Milano che per l’occasione si trasformerà in un percorso sensoriale che attraverso performance, musicali e artistiche, videoinstallazioni e reading racconterà le buone pratiche dell’alimentazione, la cultura del cibo e i temi espressi dalla Carta di Milano. Spazio anche per un flash mob diffuso che coinvolgerà tutti i cortili della città: sabato 6 maggio i cittadini saranno invitati ad aprire i propri portoni organizzando una cena condivisa  nel proprio cortile di casa con vicini di pianerottolo, di stabile, di via o di quartiere dando vita a una suggestiva cena collettiva nel segno dell’inclusione e dello scambio intergenerazionale e culturale.

E non finisce qui: tra i numerosi eventi spiccano, infatti, anche Taste of Milano e Italian Gourmet dove, rispettivamente al The Mall di Porta Nuova e al Superstudio Più, chef, maestri pasticceri, gelatieri e panettieri daranno vita a masterclass  e show-cooking, degustazioni e talk-show, con specialità anche da asporto accompagnate da ricchi momenti formativi. Grazie alla partnership con JRE – Jeunes Réstaurateurs d’Europe, 12 chef emergenti provenienti da 12 Paesi saranno protagonisti di avvincenti show cooking, mentre 7 hotel ospiteranno a turno, ogni giorno, esclusivi aperitivi “a 5 stelle”.

Tra le iniziative diffuse, infine, spiccano varie postazioni di street food, evoluzione cool dell’italianissimo “baracchino”, e le vie in festa in collaborazione con FoodFriends, il progetto pensato da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza.

Saldi invernali, vince la Liguria. Molto meno appassionata la Sicilia

Saldi invernali c’è chi li ama e li insegue, chi li detesta e li rifugge. Per avere un quadro più organico dei vari mood diffusi nella nostra Penisola, Idealo – il portale di comparazione prezzi che fornisce possibilità di risparmio per gli acquisti digital – ha scattato un’istantanea regione per regione, prendendo in considerazione 4 parametri: 1)i dati Google Trends, con le parole Saldi 2017; 2)i dati Google Trends, con le parole Miglior prezzo; 3)i dati Eurostat; 4)il PIL pro capite (dati Istat).

Ed ecco quanto ne è emerso.

Secondo il primo parametro (il periodo preso in considerazione va dal 1° al 13 Gennaio) le regioni italiane più attente al tema dei saldi sono la Liguria, seguita da Piemonte e Lombardia (rispettivamente con 100, 96 e 95). Ultima in classifica la Sicilia, con un dato pari a 37.

Ottimi piazzamenti anche per Toscana e Lazio (con 82 e 85), per la Basilicata, con un punteggio di 83, e per l’altra isola, la Sardegna, con 81.

Il secondo parametro dà in  tutto il paese numeri molto alti: addirittura il 94% degli gli e-consumer italiani confronta frequentemente i prezzi alla ricerca dell’affare migliore.idealo-saleinteresse_it

Anche in questo caso la Liguria non rinuncia al posto più alto del podio, ma a pari merito con la Basilicata (con 100). Seguono Piemonte (con 96) e Abruzzo (con 95). Più tiepidi verso la questione prezzo sono Trentino-Alto Adige (60), Valle d’Aosta (50), e Sicilia (44).

Il terzo criterio di indagine traccia un quadro che divide l’Italia letteralmente in due: gli e-consumer italiani si concentrano al Nord (Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige al primo posto, con il 39%, seguite da Lombardia con il 38% e Veneto con il 37%) e diminuiscono man mano che si scende verso Sud (in fondo alla classifica troviamo Sicilia con il 17%, Calabria con il 15% e Campania con solo il 14%).

È dunque indubbio il peso del digital divide. Le regioni che troviamo in fondo alla classifica secondo i dati Eurostat sono anche le aree più problematiche dal punto di vista dell’accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione. Una difficoltà di accesso attribuibile più alle strutture e alle reti, che non alla mentalità o alla cultura.

Il quarto parametro offre un quadro piuttosto prevedibile della situazione, con le regioni del Nord ai primi posti della classifica (Valle d’Aosta con € 34.981 e Trentino-Alto Adige con € 34.856) e quelle del Sud in fondo (all’ultimo posto la Calabria con € 15.265). Tuttavia ci sono delle eccezioni: la Sardegna, ad esempio, nonostante un PIL pro capite che la pone al 16° posto della classifica, è fortemente coinvolta dal fenomeno dello shopping online (i dati toccano il 31%) e manifesta molto interesse al tema della comparazione dei prezzi.

Al contrario il Lazio, nonostante  un PIL pro capite decisamente superiore a quello della Sardegna (€ 30.355 contro € 19.021) ha una percentuale di acquisto online molto simile a quello dell’isola, e comunque di qualche punto inferiore rispetto a quello di altre regioni con un PIL pro capite minore del suo.

 

 

Sessismo nel mondo dell’enologia: l’indagine de Le Donne del Vino

Sessismo superiore alle aspettative: questa è una delle prerogative che caratterizzano il mondo del vino italiano al femminile.

E non è tutto. Il “sesso debole” in questo settore, infatti, risulta ancora piuttosto penalizzato per molti altri aspetti: pur avendo infatti un livello d’istruzione medio alto (laurea o diploma) riceve ancora stipendi mediamente più bassi dei propri omologhi uomini e – per esigenze meramente professionali- “indulge” alla maternità quasi sempre dopo i 30 anni.

Ecco alcune delle evidenze emerse un’indagine-sondaggio promossa dall’Associazione nazionale Le Donne del Vino e che in parte andrà a confluire nell’indagine mondiale di Wine Business International, la prestigiosa agenzia britannica di analisi sul vino.

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La presentazione dell’indagine a Roma, nella sala conferenze dell’Associazione Stampa estera.


Commentando l’esito della ricerca, la presidente Donatella Cinelli Colombini, rileva: “Sul ruolo delle donne nel mondo del vino le cose vanno meglio, ma non bene e c’è ancora tanto da fare per raggiungere una reale parità di genere”.

La ricerca dell’Associazione La Donne del vino si basa su un questionario inviato nei mesi scorsi a produttrici, giornaliste, enotecarie, ristoratrici di tutte le parti d’Italia, cioè il 24% della compagine sociale. Diamo un’occiate alle peculiarità di ciascun settore

PRODUTTRICI

Livello di istruzione decisamente alto: il 43% ha almeno la laurea,  il 15% anche un diploma post universitario. Le Donne del Vino produttrici sono all’88% titolari o contitolari della cantina in cui lavorano, ma devono rimandare la nascita dei figli molto avanti nel tempo per cui la metà di chi ha fra i 40 e i cinquant’anni ha ancora figli minorenni. Non va meglio sul fronte pensione: benché il 19% delle produttrici abbia più di 60 anni, nessuna dichiara di essere in pensione.

Ancora più interessanti gli esiti dell’indagine relativa alla sezione che andrà a confluire nell’indagine mondiale di Wine Business International sulla condizione femminile del settore enologico. schermata-2017-01-23-a-15-18-43

Alla domanda “Pensi di ricevere lo stesso stipendio che ricevono gli uomini che svolgono gli stessi compiti?”, il 29,9% ha risposto “no” e il 18% “forse no” benché, come detto prima, a rispondere siano state soprattutto le titolari delle cantine e le stesse abbiano dichiarato di retribuire, nel 96% dei casi, allo stesso modo dipendenti maschi e femmine.

Per gli stessi motivi non sorprende che la domanda sugli atteggiamenti sessisti abbia ottenuto un “no” quasi plebiscitario (85%) benché ci sia anche chi è stata “insultata per non essermi sottomessa al boss” e si ammette che “le donne continuano a faticare il doppio per affermarsi anche nelle aziende familiari dove sono contitolari con uomini”. Più problematica la situazione nelle fiere dove il 21% delle produttrici ha dovuto difendersi dagli attacchi maschili o almeno contrastare un atteggiamento sessista.

ENOTECARIE E SOMMELIER DI ENOTECHE

Ancora peggio sembra andare ad enotecaie e sommelier (in posizione dipendente): nonostante l’elevato livello d’istruzione (per il 75% sono laureate o con diploma post universitario), infatti, lamentano di guadagnare meno dei colleghi maschi (ne è convinto il 63%). Anche in questo caso, infine, si registra un reale disagio a conciliare la carriera e la famiglia: benchè infatti il 50% abbia meno di 39 anni nella stragrande maggioranza dei casi non ha figli. schermata-2017-01-23-a-15-19-31

RISTORATRICI

Meno scolarizzate (33% con laurea o diploma post universitario) e in grande maggioranza ultracinquantenni (72%) le ristoratrici che hanno risposto al sondaggio sono per la stragrande maggioranza titolari dell’esercizio in cui operano e, fra le Donne del Vino, quelle meno colpite dai problemi di genere.schermata-2017-01-23-a-15-19-00

GIORNALISTE ADDETTE ALLE PR E MARKETING, ESPERTE E CONSULENTI

In questa categoria la fascia di età delle intervistate si concentra fra i 40 e i 59 anni (63%) e il livello di istruzione è molto alto con un 66% che possiede una laurea o un diploma post universitario, mentre aumenta il dubbio o la certezza di venire retribuita meno dei colleghi uomini (62%). Il 25% delle intervistate ha subito difficoltà collegate alla maternità arrivate, in un caso, fino al licenziamento. Il 39% ha dovuto difendersi da atteggiamenti sessisti. schermata-2017-01-23-a-15-20-05

CONSUMATRICI

Sul versante del consumo ci sono, invece, più novità positive, anche grazie all’abbandono progressivo del luogo comune che condannava la donna che bevesse vino in pubblico.

Per fortuna i tempi sono cambiati e le wine lovers in rosa sono sempre di più e sempre più consapevoli. Tuttavia (il “ma” non poteva mancare), al ristorante la donna dice la sua nella scelta del vino solo se è in coppia, mentre quando è in gruppo è ancora l’uomo a decidere.

DA SAPERE

Una cosa è certa: donne e uomini hanno un’telligenze di tipo diverso. E su questa poliedricità Gabriele Micozzi, docente di Marketing della Luiss Business School, presenterà una ricerca al prossimo Vinitaly: “Sto analizzando la zona di confort del cervello che differenzia il modo di pensare della donna dall’uomo, la capacità di provocazione della mente, le attività in cui viene coinvolta una donna e quelle in cui viene coinvolto un uomo, le intelligenze diverse: radar per la donna, tunnel per gli uomini, la velocità del pensiero che oggi è molto più sviluppata nelle donne”.

Acqua Minerale San Benedetto “puffa” tanti premi per le famiglie

Acqua Minerale San Benedetto per la sua linea dedicata ai più piccoli, lancia il nuovo concorso “PUFFA E VINCI SEMPRE” in cui i protagonisti sono i personaggi del film di Sony Pictures “I Puffi – Viaggio nella Foresta Segreta”, in uscita nelle sale cinematografiche il prossimo 6 aprile 2017. Saranno proprio i simpatici e storici ometti blu a diventare i nuovi soggetti  delle grafiche di tutte le bottiglie della linea Baby (Acqua Minerale, The, Camomille e  Bio).

PUFFA E VINCI SEMPRE è il concorso pensato per famiglie e bambini che garantisce un premio certo per ogni partecipazione. Dal 16 gennaio al 31 maggio 2017, infatti, tutti coloro che acquisteranno le bottigliette San Benedetto Baby (più ricche e divertenti grazie alle nuove grafiche che richiamano le immagini del film), troveranno sul retro di ogni etichetta un codice univoco da giocare online o via sms, per ricevere sempre un gadget digitale e provare a vincere i premi in palio.

Inoltre, coloro che parteciperanno a PUFFA E VINCI SEMPRE avranno anche  la possibilità di aggiudicarsi come super premio finale un viaggio per 4 persone (2 adulti + 2 bambini) nella magica  Finlandia, terra che evoca le ambientazione delle avvincenti avventure delle piccole creature blu. Un’esperienza unica che permetterà ai fortunati vincitori di scoprire tutti i segreti di una terra intrigante tra lunghe distese di foreste e l’emozionate spettacolo dell’aurora boreale.

L’estrazione finale premia anche una delle scuole segnalate  che riceverà un buono spesa per l’acquisto di materiale didattico del valore di 1000 euro e un miniset di arredamento in cartone Worldcart.

MDD, cresce nel 2016 a 9,76 mld di euro, +1,7% e raggiunge il 18,5% del mercato

Sempre più diffusa, anche se non ancora ai livelli degli altri Paesi europei; è cresciuta infatti nel 2016 dell’1,7% a valore e del +0,2% a volume rispetto allo stesso periodo del 2015, raggiungendo una quota di mercato del 18,5%, la MDD, la marca del Distributore. Un anno in cui abbiamo visto tante novità, con l’affermazione di nuovi brand premium e di nicchia (free-from, biologico, salutista), e la grande riorganizzazione delle private label a marchio Coop, con l’ingresso di nuove linee (vedi Coop, restyling su 4000 referenze private label, al via due nuove linee). 

Al settembre scorso, il fatturato nei canali ipermercati, supermercati e libero servizio ha raggiunto così i 9,76 miliardi di euro, con una particolare penetrazione nel canale discount nel quale la MDD ha raggiunto il 54% di quota. Sono questi i primi dati del 13° Rapporto Marca/BolognaFiere sull’evoluzione dei prodotti MDD, che sarà presentato in occasione di “Marca 2017”, il Salone internazionale dedicato a questo tipo di prodotti organizzato da BolognaFiere in collaborazione con ADM, l’Associazione che rappresenta le imprese operanti nella Distribuzione Moderna nei rapporti con la produzione, che si terrà il 18 e 19 gennaio prossimi presso il Quartiere fieristico di Bologna.

Secondo il nuovo Rapporto Marca/BolognaFiere, elaborato da Adem Lab – Università di Parma sulla base anche di una ricerca commissionata ad IRI, i consumatori acquistano sempre più prodotti MDD del segmento premium di alta qualità: la crescita del fatturato di questo segmento, che nei primi 9 mesi del 2016 ha toccato gli 1,32 miliardi di euro, è stata spinta proprio dalle linee che vanno incontro alle nuove esigenze dei consumatori, come i prodotti bio (+16,1% a valore e +14,4% a volume) e quelli premium (+13,8% a valore e +12,4% a volume). Parallelamente, si registra un ampliamento dell’assortimento di prodotti MDD in tutti i canali distributivi per offrire una maggiore varietà ai consumatori: in particolare nei supermercati (1.415 referenze, +49 rispetto al 2015) nel libero servizio (799, +40) e negli ipermercati (2.091, +6).

Riprende anche la crescita della MDD nel Sud d’Italia: nel corso del 2016 il trend delle vendite (+0,6%) supera la media nazionale, anche se la quota al Sud risulta solo del 13,2%, contro il 18,5% della media Italia.

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