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È Internet il negozio più grande, e metà shopper acquistano anche all’estero

Quasi tre italiani su quattro tra coloro che frequentano abitualmente internet utilizzano la Rete come un grande negozio. Virtuale. E globale. Perché circa la metà degli shopper online fa acquisti anche su siti stranieri. Lo rivela la terza edizione dello studio “PayPal Cross-Border Consumer Research” realizzato con Ipsos, che ha preso in esame le abitudini di acquisto a livello nazionale e internazionale di oltre 28mila utenti in 32 Paesi. «Lo shopping internazionale – spiega Angelo Meregalli, general manager di PayPal Italia – rappresenta una notevole opportunità di espansione delle attività di business per i commercianti di tutto il mondo e una scelta sempre più diffusa per i consumatori. In PayPal abbiamo visto aumentare il volume di transazioni oltreconfine del 38% negli ultimi due anni: da 14 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2014 a 19 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2016. Anche il volume di pagamenti da dispositivi mobili con PayPal è aumentato del 56% rispetto allo scorso anno, pertanto sono evidenti i vantaggi diretti che i commercianti possono realizzare ottimizzando le esperienze di acquisto da dispositivi mobili».

 

Abbigliamento e Uk in cima

Molto vivace la situazione nel nostro Paese in base ai risultati dell’indagine PayPal – la piattaforma di pagamenti digitali che vanta 192 milioni di account attivi in tutto il mondo – il 73% degli internauti utilizza le opportunità offerte dall’e-commerce. Gli intervistati rivelano che la maggior parte delle loro spese online avviene tramite siti dedicati allo shopping utilizzando un browser internet (in media, il 75% del totale speso online), seguito da app dedicate allo shopping (15%) e siti social media (4%). In Italia chi fa shopping oltreconfine assicura che il 26% degli acquisti fatti su siti web in un altro Paese avviene utilizzando smartphone e tablet; inoltre, l’8% degli acquirenti “transfrontalieri” afferma di utilizzare per lo shopping online oltreconfine solo dispositivi mobili e non un Pc. Chi fa shopping oltre confine afferma di farlo più frequentemente in occasione del periodo natalizio (il 41% dichiara che in questo periodo fa shopping da siti oltre confine più che in altri momenti dell’anno), durante gli sconti stagionali (30%) e per il Black Friday (18%), un dato che può essere probabilmente spiegato in larga parte con la diffusione ormai internazionale di questa ricorrenza.

Il 41% degli adulti online italiani pensa che la spesa per acquisti online crescerà nel corso dei prossimi 12 mesi, e il 78% di questi pensa che la convenienza dello shopping online sia qualcosa che potrebbe causare questo aumento, seguita dai progetti per risparmiare maggiormente (35%) a indicare come l’aspetto economico sia una chiave di lettura importante per analizzare l’e-commerce in Italia. Solo il 4% degli adulti online pensa che il totale delle loro spese online si ridurrà nei prossimi 12 mesi. La proporzione di shopper online in Italia che dichiarano di aver fatto acquisti oltre confine negli ultimi 12 mesi è in lieve calo (49% nel 2016 rispetto al 51% nel 2015). Le categorie di prodotto maggiormente acquistate da chi fa shopping oltre confine attraverso siti in altri Paesi sono quelle dell’abbigliamento (vestiti, scarpe e accessori. 39%), elettronica di consumo (29%) e viaggi o trasporti (24%). La destinazione principale per lo shopping online oltre confine degli italiani è il Regno Unito (il 23% degli shopper online ha affermato di aver fatto un acquisto oltre-confine da un venditore in UK), seguita da Germania (21%) e Cina (17%), con un 9% di quanti hanno fatto acquisti all’estero che ha acquistato uno o più prodotti da commercianti negli Stati Uniti.

Allargando lo sguardo, si nota come l’Europa e il Nord America siano molto indietro rispetto all’Asia nel commercio online con l’estero, con meno del 15% di acquisti da un altro Paese effettuati con uno smartphone. Il 64% degli adulti online in Cina, il 39% in Russia e il 26% nel Regno Unito ha dichiarato di prevedere un aumento delle proprie spese online nei prossimi 12 mesi. Tra tutti gli adulti online intervistati in tutti i Paesi, quelli che prevedono di aumentare gli acquisti online sostengono che i motivi principali sono la praticità degli acquisti (76%), i cambiamenti del reddito disponibile (30%), la pianificazione di risparmi futuri (29%), i costi (27%) e tempi (27%) di consegna inferiori. Per la prima volta nei tre anni in cui è stato condotto il sondaggio, la Cina è la destinazione più popolare per gli acquisti online oltreconfine tra gli acquirenti globali (il 21% di tutti gli acquirenti online intervistati ha dichiarato di avere effettuato acquisti da siti Web cinesi negli ultimi 12 mesi), seguita da Stati Uniti (17%) e Regno Unito (13%).

 

Macchine da caffè: quelle a capsule spopolano. E la moka?

Macchine da caffè per uso domestico: il settore cresce sensibilmente. A dirlo i dati di Monclick e di GFK che confermano come il comparto sia dominato dalle macchine a capsule Single Serve Espresso o monodose, che a giugno 2016 hanno rappresentato il 66,3% delle unità vendute e il 47,3% del valore delle vendite totali del mercato.schermata-2016-12-01-a-12-25-27

Si tratta di un segmento che continua a crescere in maniera sostenuta, infatti rispetto a luglio 2014 registra un aumento del 13,8% sui pezzi venduti e del 7,9% a valore. A incentivare il trend anche il fattore prezzo che, nella categoria, è in media il più basso delle macchine da caffè per uso domestico: 73 Euro, in calo del 5,2%.schermata-2016-12-01-a-12-25-38

schermata-2016-12-01-a-12-25-49E le macchine da caffè tradizionali, che fanno?

Pur continuando a rappresentare la seconda fetta per dimensioni del totale vendite, tuttavia registrano un calo del 15,7% delle vendite a unità e dell’8,2% a valore. E non le aiuta il prezzo (mediamente in crescita) che si aggira attorno ai 115 euro nel periodo considerato.

 

La carica delle superautomatiche

Indicate per chi ama il caffè macinato al momento (sono infatti dotate di un macinacaffè incorporato)

le superautomatiche registrano un picco di crescita del 43,7% a unità e un +55,6% a valore. Questa tipologia di prodotto ha ancora un peso minoritario in termini di pezzi venduti (5,6%), però a valore rappresenta ben il 20,9% dell’intero mercato. Le superautomatiche costituiscono il segmento premium delle macchine da caffè, come dimostra il prezzo medio di 385 Euro registrato nel periodo luglio 2015 – giugno 2016.

Per la Moka un epitaffio, dunque?

Non ancora. Per fortuna, infatti, c’è chi proprio non vi rinuncia, infatti rappresenta ben il 28% dei pezzi venduti. Interessante anche il trend delle caffettiere elettriche che coprono il 16% degli ordini.

Babbo Natale quest’anno ci porta prezzi stabili

Prezzi sostanzialmente stabili per il Natale 2016. Lo sostiene il Codacons, che ha monitorato i listini al dettaglio di alcuni beni classici del Natale nelle principali città italiane. Scoprendo che almeno due prodotti tradizionali, il panettone e l’albero, costeranno di meno rispetto all’anno scorso. Per il dolce più consumato nelle festività, il “pan di Toni” per cui anche gli inglesi hanno perso la testa, si spenderà fino al 2,3% in meno rispetto al 2015. Quello di marca passerà da 7,99 a 7,85 euro, quello non di marca da 4,20 a 4,10. In lieve controtendenza l’altro dolce storico, il pandoro, che subirà aumenti infinitesimali, da 7,29 a 7,30 se di marca e da 4,00 a 4,05 se non di marca. L’invasione di alberi sintetici, più ecologici e disponibili in tutte le forme, altezze e tipologie, porta anche in questo settore risparmi (-2,9%), più contenuti per l’albero vero (-2,17%) che però sarà acquistato solo dal 35% delle famiglie. Stabili invece i listini per palline, luci e decorazioni varie.

Malgrado non siano previsti grandi rincari rispetto allo scorso anno, secondo l’associazione per i consumatori i consumi natalizi complessivamente subiranno una flessione fino al -2%. Una contrazione che però non dovrebbe riguardare il cenone: per gli alimentari gli italiani non baderanno al portafogli, e prevedono di spendere oltre 2,8 miliardi.

E lo shopping? Se ne occupa Coldiretti, secondo cui gli italiani destineranno ai regali un budget di 232 euro a famiglia, con un aumento non trascurabile del 6% rispetto al 2015. Per i pacchetti da mettere sotto l’albero si spenderà il 38% dell’intero investimento natalizio, comprensivo anche di viaggi, intrattenimento e cenoni, secondo lo studio Deloitte. Gli italiani sono comunque piuttosto generosi. La loro spesa per i regali quest’anno sarà superiore del 12% rispetto a quella degli europei, che si fermano a 207 euro. I Babbi Natale più generosi saranno quelli danesi, con una spesa di 367 euro per famiglia, seguiti da quelli tedeschi (239). Poi gli italiani. In fondo alla classifica greci (128 euro a famiglia) e polacchi (114).

E se negli Usa i regali natalizi si acquistano spesso nel corso del Black Friday che sta iniziando a fare breccia anche da noi, gli italiani iniziano a preferire fare i regali con largo anticipo per approfittare di qualche offerta e comunque evitare le file e i disagi degli ultimi giorni. La tendenza di quest’anno è fare doni utili ai familiari e oggetti e servizi a cui non si può accedere in altri periodi dell’anno agli amici. Cresce la quota degli italiani che fa acquisti su internet per risparmiare soldi e tempo: ormai siamo su livelli europei (38% la media italiana, 40% quella dell’intero continente), anche se questo genere di shopping sembra limitato a musica, film, informatica, viaggi e abbigliamento. Per altre merci, prima di tutto quelle alimentari, sembra ancora essere importante il contatto diretto con il venditore, che spesso poi è anche il produttore. Infatti luogo privilegiato di acquisto di alimenti natalizi è il mercatino degli agricoltori o l’azienda, qualora preveda la vendita diretta.

Senior, un target alla riscossa, che riserva ottime potenzialità per i brand

Non ci sono più i cinquantenni di una volta. E nemmeno i settantenni.  Oggi il target compreso tra i 50 e i 75 è andato ben oltre i clichè di qualche anno fa.

Perchè si tratta di persone attive e impegnate con un reddito superiore rispetto alla media del nostro paese (50-59 anni, +9% – 60-74 anni, +13% Fonte: Oss. Cetelem/TNS **) e quindi molto “appetibili” da parte di tanti brand.

Al Convegno “Consumi Senior : Tendenze ed esigenze di un mercato in crescita”, organizzato da CDV a Milano si è discusso il tema, cercando di approfondire e riscoprire questa realtà che oggi in Italia rappresenta il 42% della popolazione e su cui le aziende possono riflettere con l’obiettivo di valorizzare il consumatore “Senior” e metterne in luce i valori, le emozioni, la voglia di impegnarsi e di contribuire.schermata-2016-11-28-a-15-07-39

“Si tratta di un segmento eterogeneo – ha detto Christian Vaccani, Senior Research Executive KANTAR TNS, prendendo parte all’evento. Possiamo distinguere fra “Younger Senior” (50-74 anni – in Europa il 77% dei Senior, di cui molti cosiddetti Silver Digital – connessi***) e “Older Senior” con più di 75 anni (in Europa 23%)***.  In Italia parliamo di circa 19 milioni di individui, quasi un terzo della popolazione italiana: un segmento oggetto di attenzione non solo per la propria quota di consumo, ma anche per il modo di interpretare il rapporto brand-consumatore, la percezione e la fedeltà alla marca.

schermata-2016-11-28-a-15-07-49Guidano il cosiddetto fenomeno del “down-aging” secondo cui tutte le generazioni vivono come avessero 10 anni in meno, in termini di stile di consumo e valorizzazione dei plus dell’età.schermata-2016-11-28-a-15-07-57

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Una delle priorità più sentite è la famiglia: esprimono infatti preoccupazione per la situazione economica di figli e nipoti (64% Molto o Abbastanza Preoccupati – media Europa**) da un lato e di genitori/parenti, dall’altro (53%): un ruolo perno generazionale importante a livello sociale. D’altronde, fra i 50-59enni, il 43% in Europa ha ancora figli in casa (dato che scende al 17% fra i 60-75enni)**.

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Vita attiva

In Italia, 1 Senior su 2 dichiara di frequentare attività culturali almeno 1 volta al mese (teatro, cinema, musei, etc), mentre in Europa, solo 1 su 3. Una dimensione importante è quella della vita associativa e delle iniziative di portata sociale: il 40% dei Senior (50-75enni)** in Italia si dedica a questo tipo di attività almeno una volta al mese. Si condivide l’esperienza di sentirsi utili, si da valore al proprio tempo, si prendono responsabilità e si aprono nuove relazioni sociali.

Hanno a cuore il loro benessere e la salute. Vogliono mantenersi in forma, invecchiare bene: prestano attenzione al benessere fisico. Fanno Sport (in Europa** il 53% dei 50-59enni 48% fra 60 e 75 anni, almeno 1 ora a settimana) e Passeggiate (39% fra i 60-75 anni cammina per più di 4 ore a settimana**) ed è in Italia, Francia e Spagna che il tasso di pratica sportiva mensile è il più elevato**.schermata-2016-11-28-a-15-08-27

Seniores e media

Sono dunque attivi, socialmente aperti ed impegnati, connessi con il mondo. Le prime generazioni di “migranti” digitali che hanno utilizzato il pc nella loro vita professionale, arrivano oggi alla pensione ben informati e multi-device.

L’approccio al digitale è prevalentemente funzionale (per 1 Senior su 2 in Italia, connesso*), ma l’importanza della rete nella vita dei Senior cresce progressivamente. Conquistati da internet soprattutto per l’aiuto nel mantenimento delle relazioni (messaggi, condivisioni sociali) o per la possibilità di entrare in contatto con pari (forum), utilizzano oggi internet anche come fonte di informazione nel processo d’acquisto.

Attenti alla pubblicità dei Brand, come dichiara il 55% dei Silver Digital italiani (verso un 43% della media europea**), considerano la marca un criterio importante di scelta (1 su 3)**.

 

 

Fonti:

*Connected Life

**Cetelem Osservatorio 2016

***Audiweb

Shopping tourism, un fenomeno in crescita. Russi e brasiliani tra i top spender

Shopping Tourist, ovvero i turisti dello shopping: chi sono, quanto spendono e cosa comprano?

A dirlo, un’indagine sullo shopping tourism nelle città di Milano, Firenze e Venezia contenuta all’interno di Shopping Tourism Italian Monitor, il nuovo rapporto di ricerca annuale condotto da Risposte Turismo e presentato in occasione di Shopping Tourism, il primo evento in Italia annuale e itinerante dedicato al fenomeno ideato e organizzato dalla stessa Risposte Turismo.

L’entità della spesa

Relativamente alle spese in shopping, l’indagine mostra una media procapite giornaliera pari a circa 43 euro, dato frutto della media tra i valori che la ricerca ha evidenziato per Firenze (33 euro), Venezia (23 euro) e Milano (74 euro).

“Considerando gli oltre 13 milioni di turisti che sono arrivati nel 2015 nelle tre città oggetto di indagine – ha affermato Francesco di Cesare, Presidente di Risposte Turismo – se si proiettassero i valori risultanti dalla nostra indagine campionaria si arriverebbe ad indicare in oltre 1,4 miliardi di euro le spese annuali in solo shopping, di cui 860 milioni a Milano, 300 a Firenze e 240 a Venezia”.

La tipologia di acquisti

L’abbigliamento risulta la prima tipologia di prodotto sia per numero di acquisti effettuati (46%), sia per valore dell’investimento (43%).

I souvenir sono il secondo prodotto maggiormente acquistato (40%) e il terzo nella classifica delle spese per tipologie di prodotto (9%) alle spalle di accessori – gioielli – pelletteria (23%).

La frequenza

Quasi due turisti su dieci viaggiano o hanno viaggiato almeno una volta con motivazione prevalente lo shopping e come più di un turista su quattro cerca luoghi dove fare acquisti prima di scegliere la destinazione turistica da visitare.

“Un dato – ha proseguito di Cesare – che testimonia l’importanza di un fenomeno con forti potenzialità di crescita non solo per le tre città oggetto della nostra indagine, ma anche per tutta l’Italia, dove le competenze, le tradizioni e le eccellenze locali si mescolano con l’offerta dei grandi marchi internazionali”.

Identikit degli acquirenti

L’analisi evidenzia come a spendere maggiormente siano i turisti che viaggiano da soli, seguiti da chi viaggia in coppia e con amici. Al quarto posto i turisti che viaggiano in famiglia, all’ultimo quelli che viaggiano in gruppo.

Inoltre chi viaggia o ha viaggiato con motivazione prevalente lo shopping è più giovane rispetto al totale dei turisti intervistati e ha una provenienza geografica maggiore dall’Asia, dati interessanti per gli operatori e i decision maker delle destinazioni turistiche italiane nella comprensione delle dinamiche del fenomeno e nella definizione delle migliori strategie per intercettare tale domanda.

 

Infine, i turisti “top spender” risultano essere i russi seguiti da brasiliani e giapponesi.

 

Da segnalare come i turisti italiani si posizionino al di sopra della media e come francesi e tedeschi siano, rispettivamente, al penultimo e al terzultimo posto tra i quasi 70 paesi di provenienza rappresentati dal campione oggetto di indagine.

Bonduelle lancia I Burger BIO di cereali e verdure, 100% vegetali

I prodotti a base vegetale piacciono sempre di più. È questo, infatti, il trend che sta rapidamente prendendo piede tra gli italiani. E i dati di mercato lo confermano: la categoria dei piatti pronti freschi a base vegetale ha registrato, infatti, una crescita a doppia cifra (+41%), trainata da nuovi segmenti, tra cui il mercato dei burger vegetali che è cresciuto del 57% nell’ultimo anno (Fonte: Nielsen, AT Sett 2016 I+S+LS) proprio perché perfettamente in linea con le nuove esigenze dei consumatori.
In questo contesto, Bonduelle lancia I Burger BIO di cereali e verdure, 100%vegetali: la prima linea di burger che coniuga gusto e benessere, con in più la garanzia del biologico.

La nuova linea

I Burger BIO sono disponibili in 4 ricette originali:
Miglio, orzo, melanzane e basilico 180gr (2 x 90gr)
• Bulgur, miglio, broccoli e pomodori secchi 180gr (2 x 90gr)
• Grano saraceno, miglio, erbette e porri 180gr (2 x 90gr)
• Bulgur, ceci, peperoni e zucchine 180gr (2 x 90gr)
La combinazione di cereali e verdure rende è stata molto apprezzata dai consumatori “messi alla prova” in un blind test.

Il 51% degli intervistati ha preferito I Burger BIO rispetto a quelli dei competitor, sottolineando ancora una volta come Bonduelle sia sinonimo di qualità, innovazione e differenziazione sul mercato (Fonte: Ales Market Research – Blind Taste TestQuantitativo – Sett 2016).
A supporto del lancio de I Burger BIO, Bonduelle ha previsto specifiche attività instore:
materiali promozionali e presenza di hostess dedicate.

LIFE-Food Waste StandUp, al via a gennaio la campagna antispreco per tutta la filiera

Si chiama LIFE-Food Waste StandUp la campagna di comunicazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare e in favore delle donazioni presentato al ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali alla presenza del ministro Maurizio Martina, e che per la prima volta coinvolge l’intera filiera: produttori, distributori, venditori e consumatori. Un progetto la cui partenza è prevista per il gennaio 2017, cofinanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma per l’azione per il clima LIFE 2014-2020 e che vanta un partenariato di filiera composto da Federalimentare come capofila e da Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare e Unione Nazionale Consumatori.

Lo scopo è quello di prevenire e ridurre lo spreco alimentare e recuperare le eccedenze. Per raggiungerlo sono tre i target strategici destinatari della intensa campagna di sensibilizzazione: imprese di produzione agroalimentare, imprese della Gdo e consumatori. Il progetto mira a coinvolgere circa 20mila imprese agroalimentari, 12mila punti vendita diretti e in franchising e 500mila consumatori che dovranno diffondere informazioni e modelli per la gestione delle eccedenze alimentari a 200mila imprese europee, formare almeno 200 aziende agroalimentari e 65 aziende della Gdo sulle procedure di donazione e di gestione delle eccedenze e attivare 59 infopoint in altrettante città di 15 regioni italiane a disposizione dei consumatori.

Secondo i dati della Fao, nel mondo ogni anno vanno sprecati 1,3 miliardi di tonnellate di cibo per un valore di oltre 2mila miliardi di euro, pari a circa un terzo dell’intera produzione mondiale. E non sono solo i Paesi sviluppati a riempire le pattumiere: la quantità di alimenti gettati via nei Paesi in via di sviluppo (630 milioni di tonnellate) è quasi pari a quella che viene buttata nei Paesi industrializzati (680 milioni di tonnellate). L’Italia si colloca, con 12,6 miliardi di euro di cibo gettato via, a metà della classifica europea dello spreco, che vede nel poco onorevole ruolo di capolista i Paesi Bassi e all’ultimo posto, Paese quindi più virtuoso, la Grecia.

Molto importante il ruolo nel Progetto LIFE-Food Waste StandUp della distribuzione. «La realizzazione di un progetto di filiera sul tema della lotta allo spreco e del recupero delle eccedenze alimentari – dice Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – è un fatto di grande rilievo. Insieme agli altri partner potremo avere una forza d’urto significativa per stimolare comportamenti virtuosi nel mondo delle imprese e dei consumatori, con impatti positivi sulla società e sull’ambiente. La recente legge approvata dal Parlamento crea un contesto più favorevole a un aumento delle donazioni: sarà compito di Federdistribuzione sensibilizzare ulteriormente il settore della distribuzione, consapevole e già impegnato in iniziative concrete». Secondo Cobolli Gigli è necessario lavorare “in ogni regione d’Italia affinché si possano intraprendere in modo ancora più convinto azioni per dare una seconda vita a prodotti alimentari perfettamente commestibili. Nell’ambito del progetto LIFE gireremo tutto il Paese per parlare alle amministrazioni locali e per aprire nuove collaborazioni tra le nostre imprese e le istituzioni del territorio, con l’obiettivo di contribuire, attraverso le donazioni, a migliorare le condizioni delle persone che si trovano in situazioni di bisogno e ridurre l’impatto sull’ambiente attraverso un utilizzo sostenibile delle risorse”.

Per il ministro Martina l’Italia “si riconferma protagonista della lotta allo spreco alimentare e alla guida di un progetto sperimentale virtuoso che vede un gioco di squadra importantissimo”. Il ministro ricorda l’esempio positivo di Expo e intravede un traguardo molto simbolico: «Siamo sempre più vicini all’obiettivo di recuperare un milione di tonnellate di cibo distribuito a chi ne ha bisogno grazie al prezioso aiuto degli enti caritativi».

«Una delle principali eredità che Expo ha lasciato al mondo è la riacquisita sacralità del cibo – fa notare Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare – e anche se nello stadio della trasformazione industriale l’eccedenza pesa solo per il 3% del totale, la lotta allo spreco è una priorità assoluta per l’industria alimentare italiana». E se Andrea Giussani, presidente del Banco Alimentare, si dice “molto contento di far parte di questa squadra e di mettere a disposizione tutte le nostre competenze per lavorare al meglio nei prossimi tre anni con i nostri partner”, Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, pensa che “solo con una grande alleanza tra chi produce, vende e consuma si potrà vincere la sfida agli sprechi alimentari”.

Per saperne di più sulla legge antispreco:

Spreco alimentare, entra in vigore la legge che aiuta a donare

 

I nostri articoli sul tema:

Lotta allo spreco, Carrefour premia i fornitori “virtuosi”

Spreco zero: l’impegno decennale di Coop Lombardia, 809 tonnellate recuperate nel 2015

Nasce Emporio Rimini, il supermercato sociale, tra solidarietà e spreco zero

Tesco combatte lo spreco in tutti i pdv con il cloud, dalla fattoria alla tavola

Spreco alimentare: Carrefour promuove la nuova legge

Legge antispreco: l’opinione di Federdistribuzione

Lotta allo spreco alimentare: approvata la legge. L’opinione di Coop

Lotta allo spreco: Banco Alimentare mappato nella piattaforma Gs1 per la Gdo

Carrefour lancia “Tous AntiGaspi”, la private label antispreco e sostenibile

Packaging e spreco alimentare: confezioni piccole e più informazioni per agevolare i consumatori

Gdo contro lo spreco/1: parte la collaborazione tra Végé e Last Minute sotto casa

Gdo contro lo spreco/2. Pam lancia “Reimpiatta il piatto”, concorso zero waste

Lotta allo spreco e Gdo: cosa stanno facendo le insegne in Europa

Istat, le prospettive per l’economia italiana nel 2016-2017

 “Nel 2016 si prevede un aumento del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari allo 0,8% in termini reali, cui seguirebbe una crescita dello 0,9% nel 2017.

In entrambi gli anni, la domanda interna al netto delle scorte contribuirebbe in misura significativa alla crescita del Pil: 1,2 punti percentuali nel 2016 e 1,1 punti percentuali nel 2017; la domanda estera netta e la variazione delle scorte fornirebbero un contributo lievemente negativo.

Nel 2016 la spesa per consumi delle famiglie in termini reali è stimata in aumento dell’1,2%, alimentata dall’incremento del reddito disponibile e dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. La crescita della spesa proseguirebbe ad un ritmo analogo nel 2017 (+1,1%).

Nell’anno in corso si prevede un rafforzamento degli investimenti (+2,0%) e una successiva accelerazione nel 2017 (+2,7%). Oltre che al miglioramento delle attese sulla crescita dell’economia e sulle condizioni del mercato del credito, gli investimenti beneficerebbero delle misure di politica fiscale a supporto delle imprese.

L’occupazione aumenterebbe nel 2016 (+0,9% in termini di unità di lavoro) congiuntamente a una riduzione del tasso di disoccupazione (11,5%). I miglioramenti sul mercato del lavoro proseguirebbero anche nel 2017 ma a ritmi più contenuti: le unità di lavoro sono previste in aumento dello 0,6% e la disoccupazione si attesterebbe all’11,3%.

Una ripresa più accentuata del processo di accumulazione del capitale potrebbe rappresentare un ulteriore stimolo alla crescita economica nel 2017. Tuttavia le incertezze legate al riaccendersi delle tensioni sui mercati finanziari potrebbero condizionare il percorso di crescita delineato. Le previsioni incorporano le misure descritte nel disegno di legge sul Bilancio di previsione dello Stato”.

(Fonte: www.istat.it, “Le prospettive per l’economia italiana nel 2016-2017”, 21 novembre 2016).

Customer- centricity: la parola d’ordine per conquistare la nuova domanda

Customer- centricity: ecco la nuova parola d’ordine per il futuro dell’omnicanalità.

Se i retail vogliono infatti continuare a essere competitivi non possono prescindere dall’offrire ai propri clienti esperienze d’acquisto sempre più  altamente locaLizzate e personalizzate.

Lo spiega bene la nuova survey “Merchandising 3.0: Why Retailers Need to Find the Perfect Blend of Art + Science to be Relevant to Shoppers” condotta da JDA Software Group, Inc. in collaborazione con la società di ricerche EKN.

“Dalla survey si evince che le strategie omnichannel tradizionali non sono più sufficienti per rimanere competitivi e che i retailer stanno iniziando a riconsiderare il loro approccio alla pianificazione, che deve essere guidata da dati storici sui comportamenti di acquisto per affinare le capacità previsionali”, ha infatti dichiarato Anand Medepalli, Vicepresidente Retail Planning Product Strategy di JDA.

“Le aziende  focalizzate su strategie di prodotto, con organizzazioni  funzionali disallineate, stanno perdendo terreno rispetto a quei retailer maggiormente allineati sulla comprensione e soddisfazione delle esigenze dei clienti”, ha poi precisato Gaurav Pant, Senior Vice President Research e Analista capo di EKN Research. “Benché oggi ogni azienda disponga di enormi volumi di dati sui clienti, la maggior parte dei retailer riconosce di non riuscire a sfruttare completamente queste informazioni e ha elaborato piani per migliorare sensibilmente le proprie capacità di analisi”.

I problemi più diffusi
Ma quali sono le principali criticità?  Il 53% degli executive indica la  focalizzazione sui prodotti  tra gli ostacoli principali al raggiungimento della customer-centricity.

E non basta: secondo il 32% degli intervistati, infatti, la struttura organizzativa ostacola l’allineamento del business rispetto alle priorità  condivise nell’ambito della customer satisfaction.

Cosa fare?
Be’ pare CHE i retailer stiano prendendo in considerazione la revisione della propria struttura organizzativa. Sebbene solo l’8% degli intervistati abbia dichiarato la presenza in azienda della funzione di Chief Omni-Channel Officer, il 73% intende creare questa posizione entro i prossimi due anni. Ben il 53% dei retailer intervistati dispone già di un Chief Customer Experience Officer e un altro 39% creerà questa posizione entro il 2018.

Inoltre, nel corso dei prossimi due anni ben l’82% dei retailer si concentrerà sul miglioramento dell’esperienza di acquisto in-store.

In che modo?
Ma come comprendere a fondo le esigenze dei clienti? La maggior parte del campione si è rivelata concorde nel riconoscere l’importanza fondamentale dei dati e dell’analisi.

Infatti il 51% ha citato analisi e profili dei clienti come un’importante area di focalizzazione per il prossimo anno.

Carenza di esperti e di strumenti

Peccato però che le figure specializzate non siano sempre presenti in azienda: a lamentare questa carenza, infatti, è il 20% degli intervistati. La ricerca, inoltre,  ha messo anche in evidenza che oggi meno del 20% dei retailer impiega un data scientist.

E poi mancano gli strumenti: il 55% cita infatti come principale difetto dell’attuale sistema di pianificazione retail un “reporting limitato”. Nonostante i software di analisi e reportistica continuino a registrare rapidi e significativi miglioramenti alle proprie funzionalità, solo il 37% degli intervistati, infatti, ha aggiornato la propria tecnologia di pianificazione negli ultimi tre anni.

“La sfida per i retailer risiede nel trasformare le enormi quantità di dati dei clienti in informazioni fruibili in grado di promuovere vendite e profitti maggiori, eppure non sfruttano la tecnologia. Questo è esattamente il motivo per il quale abbiamo ripensato da zero la pianificazione retail e lanciato JDA Retail.me, coniugando l’arte e la scienza della pianificazione e consentendo ai retailer di allineare la selezione dei prodotti e le decisioni su acquisti e assortimenti in base esigenze della clientela, grazie all’impiego di funzionalità avanzate di big data intelligence “, ha dichiarato Medepalli di JDA.

 

 

 

Metodologia della ricerca
“Merchandising 3.0: Why Retailers Need to Find the Perfect Blend of Art + Science to be Relevant to Shoppers” è il risultato di una survey che ha coinvolto 60 executive statunitensi del merchandising, condotta da EKN e JDA a settembre 2016. 42 partecipanti hanno rappresentato i retailer del settore Softlines e 18 quelli del settore Hardlines. E’ possibile scaricare la survey completa qui.
JDA Software Inc.

Come i social cambiano la spesa, Waitrose svela i trend del food 2016

Identitario, sociale, salutare, fotogenico: è questo il cibo nel 2016 secondo il quarto Waitrose Food and Drink Report appena pubblicato. Frutto dell’analisi di milioni di dati derivati dalla spesa in una delle principali (e più cool) insegne britanniche, ma anche dal lavoro di analisti ed addetti ai lavori, il Report scatta una fotografia dei consumi in fatto di cibo e bevande nell’anno in corso (un po’ come fa il rapporto Coop in Italia, anche se con un angolatura molto più limitata).

Il cibo, e di conseguenza la spesa, sono specchio della società e mutano a seconda della sua evoluzione. L’avanzata del digital e la consuetudine sempre più diffusa di pubblicare foto di cibo sui social ha davvero influenzato il nostro modo di mangiare e di presentare il cibo. Un britannico su cinque ha postato food nell’ultimo mese, il 9% nell’ultima settimana, e il 44% ha confessato di mettere più impegno nel preparare una pietanza rispetto a cinque anni fa, se sa che avrà buone probabilità di essere fotografata e diffusa sui social, mentre il 39% dichiara di mettere più cura nella presentazione (l’immancabile impiattamento dei talent culinari che affollano i canali tv).

Le ricette colorate e stilose, belle per la vista e non necessariamente per il gusto, sono in grado di decretare, soprattutto nei Paesi anglosassoni (ma il trend è già ben instaurato anche da noi) il successo di pubblico (e di vendite) di toast all’avocado e frullati, colorati e fotogenici.

Ecco gli altri trend individuati dal rapporto:

Porzioni più piccole specie per gli snack dolci Non si rinuncia ma si riduce: le vendite di mini hot cross bun (sorta di pane all’uvetta pasquale) sono aumentate quest’anno del 165%.

Più fresco e più leggero lo è il cibo che si mette in tavola rispetto a soli cinque anni fa per il 60% degli intervistati

Viva i Sandwich le vendite sono aumentate del 5% nel 2016 nel Regno Unito. I best sellers?Gamberetti e maionese e salmone affumicato e formaggio

Avanti gli avanzi il 34% degli interpellati congela più cibo rispetto a cinque anni fa e le vendita di contenitori per riporre il cibo sono aumentati del 37%, perché sempre più persone conservano gli avanzi per riutilizzarli anziché buttarli

Gin, un gran ritorno– Quest’estate i tre alcolici più venduti da Waitrose erano tutti gin, e il gin ha contato per un terzo di tutte le vendite di alcolici

Bevande zuccherate dure a morire Le usano durante il pranzo 2/3 dei britannici, insieme a bevande calde; solo 1/3 beve acqua

Il boom del rosé Quest’estate le vendite di vino rosé hanno registrato uno straordinario +104%, spinte dalla moda (che impazzava su Instagram) del “frosé”: una sorta di sorbetto di vino rosé, fragole o limone e ghiaccio tritato.

 

I cibi più “in” del 2016…

Secondo il rapporto, nel 2016 alcuni alimenti hanno fatto il salto da giovani promesse a star del carrello. La voglia di novità, ma anche di salute e sostenibilità, ha quindi portato fortuna a Alghe (in insalata, o per i più avventurosi come sostituito degli spaghetti), Churros (dolci fritti spagnoli), Vegetali “brutti” (hanno iniziato a comparire sugli scaffali in funzione di lotta allo spreco), Acqua di cactus (alternativa trendy all’acqua di cocco), Semi e cereali alternativi (da mettere nelle insalate ma anche come opzione gluten-free: le vendite di grano saraceno sono aumentate dell’82% e di semi di chia del 62%); Cibo abbrustolito, Farina di cocco, Picanha (taglio di carne sudamericano); Cibo Vegano (anche nella variante eterodossa “con uova”, Bao (panini cinesi ripieni al vapore).

 

…E quelli che saranno sotto i riflettori nel 2017

Yogurt alle verdure Alla carota, barbabietola, patata dolce o pomodoro, questa novità proveniente dagli USA potrebbe arrivare sui nostri scaffali l’anno prossimo. Leggermente dolce ma non troppo, si accompagna a vari tipi di cibo.

Kit per cucinare per bambini.. gourmet Per mamme attente alla salute e al gusto ma a corto di tempo arrivano i kit per cucinare con tutti gli ingredienti prepesati e una ricetta semplice e veloce, ma non banale.

Salse leggere La panna è out, i purè di verdure decisamente “in”

Poké Già imperversa nei blog di cucina di casa nostra il Poké, l’insalata di pesce crudo marinato hawaiana, e qualcuno pensa diventerà il “nuovo sushi”

Un cocktail per un profumo Ha iniziato Givenchy al Café Royal di Londra ma potrebbe guadagnare fan l’idea di abbinare un cocktail alla nota del profumo preferito.

L’intero rapporto è scaricabile a questo link.

Leggi anche le tendenze della spesa evidenziate nei rapporti precedenti:

I trend della spesa 2015 secondo Waitrose: piccola, frequente, informale e flessibile (2015)

Waitrose rivela le tendenze del food (2014).

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