CLOSE
Home Tags Consumi

Tag: Consumi

Spese estere +29% nella Milano di Expo, e la moda “vende” più degli alberghi

Passata la prima metà dei sei mesi della Esposizione Universale le polemiche non mancano sui numeri di visitatori, e nemmeno le accuse più o meno velate di cannibalizzazione da parte dei commercianti milanesi.Ma quanto sono aumentate realmente le spese degli stranieri in città? Qualche numero ci viene da Visa Europe, che nei primi due mesi di EXPO 2015 ha registrato transazioni transfrontaliere a Milano pari a 189,7 milioni di euro, con una crescita in termini percentuali del 28,6% anno su anno.

 

Nella città della moda, abbigliamento al top

Analizzando la spesa nelle categorie di acquisto, non stupisce, nella città della moda, trovare il settore moda/abbigliamento con i volumi di spesa più elevati (32,8 milioni di euro) con un +16% anno su anno, seguito dal settore alberghiero/ricettivo, con uno speso pari a 29,4 milioni di euro e una crescita di 39,5 punti percentuali sul 2014, e da quello della ristorazione che nel bimestre riporta volumi di speso pari a 10,8 milioni di euro, in crescita del 42,3%. Le altre categorie merceologiche che hanno registrato i migliori risultati in termini di speso dei visitatori provenienti dall’estero sono i negozi al dettaglio e quelli delle vie centrali di Milano con 14,8 milioni di euro e i grandi magazzini con 5,5 milioni di euro, rispettivamente +32,4% e +17,1% in comparazione con maggio-giugno 2014.

 

USA e Cina i top spender

Tra i 5 Paesi top spender in pole position gli USA con una spesa di 18,9 milioni di euro (+47,6% sullo stesso periodo del 2014), seguiti dalla Cina con 18,5 milioni di euro che ha segnato la maggiore crescita in punti percentuali con un secco +166% rispetto a maggio-giugno 2014. Nel periodo in esame, in tutta Italia i volumi di spesa si attestano su 1,4 miliardi cui Milano contribuisce con una quota a doppia cifra del 13,5%. Seguono i visitatori francesi che hanno speso 16,7 milioni di euro (+60%) e la Russia che, pur con 14,9 milioni di euro di spesa a maggio e giugno 2015 a Milano, è l’unico Paese tra i top 5 spender che segna una variazione percentuale negativa, -26,1%, rispetto al 2014. Anche la Svizzera, che segue subito dopo, pur con uno speso su carte Visa nel periodo di 13 milioni di euro, registra -8,5% rispetto al maggio-giugno 2014.

 

Benefici anche nel resto d’Italia

Le spese da parte dei consumatori stranieri in tutta Italia nel mese di maggio e di giugno 2015 si attestano a 1,4 miliardi di euro totali, con maggio a quota 869,7 milioni di euro, in crescita di circa il 19% rispetto a maggio 2014; mentre giugno 2015 registra una spesa pari a 535,1 milioni di euro. I risultati del bimestre maggio-giugno 2015 rilevati nella città di Milano mostrerebbero quindi un “effetto Expo” che sembra aver portato benefici non solo alla città di Milano, ma anche al resto del territorio della penisola, anche considerando che la crescita dello speso dei consumatori esteri nel primo trimestre in tutta Italia si era fermata al 6,5%.

Prodotti a marchio Consilia al +22,5% in casa SUN nel 2015

Superata la boa della metà dell’anno è tempo di consuntivo, che si rivelano positivi nel periodo gennaio-maggio per i prodotti del brand Consilia, che nei canali Iper e Super hanno fatto registrare un netto aumento delle vendite. I dati diffusi dalla Business Intelligence del Consorzio SUN – Supermercati Uniti Nazionali da un’analisi dei dati IRI relativi al totale Italia Iper e Super.

 

Maggio avanti piano

Nel mese di maggio in Italia si è assistito ad un incremento nelle vendite dei prodotti a Marchio del Distributore del 2,9%, che è di 0,1% nel periodo compreso tra gennaio e maggio. Gli aumenti più rilevanti si sono registrati per i prodotti del freddo (+9,5%) e ortofrutta (+8,1%), mentre sono stati più contenuti per bevande (+1%), drogheria alimentare (+3,7%), cura persona (+2%) e fresco (+0,7%). In territorio negativo, invece, il pet care -5,9% e i prodotti della cura casa -1,5%.

 

Da SUN incrementi a due cifre

Decisamente più marcata invece l’incremento di vendita dei prodotti a marchio Consilia in casa SUN, con un aumento delle vendite pari a +22,5%. Tra le diverse categorie emerge il freddo (+54,5%), la drogheria alimentare (+34,6%), la cura della casa (+23,3%), il fresco (15,3%), la cura della persona (10,3%), il pet care (+10,7%) e le bevande (+4,6).

“Il trend di crescita dei prodotti del brand Consilia – ha dichiarato il direttore generale del Consorzio SUN Stefano Rango – dimostra la validità delle scelte strategiche adottate che si basano sulla qualità dei prodotti. Un altro fattore molto importante è la veste grafica che caratterizza le nuove linee appositamente studiata dalla JWT. In controtendenza soltanto il settore dell’ortofrutta, che ha fatto registrare una flessione pari a -6%, riconducibile ad alcune scelte strategiche che muteranno a partire dai prossimi mesi”.

L’eredità di Expo: il cibo del futuro

Nel numero di luglio-agosto di inStore l’economista Fulvio Bersanetti di ref. Ricerche compie un ampio excursus sulle prospettive legate alla produzione di cibo e all’alimentazione del futuro. Si chiede infatti Bersanetti se “riusciremo ad assicurare cibo adeguato per tutti? Che cosa mangeremo? L’alimentazione sarà ancora un elemento di distinzione culturale o gli stili alimentari andranno progressivamente convergendo?”.

Rispondendo a quste domande, Bersanetti adotta un approccio multidisciplinare che spazia dalla demografia alla sostenibilità economica, dalla salvaguardia dell’ambiente allo sviluppo delle tecnologie di produzione, dalle abitudini di consumo alla sicurezza alimentare. “La risposta al problema non può che essere globale – scrive – e coinvolgere tutti gli attori della filiera in un disegno comune e in una assunzione di responsabilità condivisa. Nessuno escluso: produttori, industria, distribuzione e consumatori devono essere parte attiva di questo processo di cambiamento.

Leggi tutto l’articolo

Consumi: sei stili differenti nell’iconografia stilizzata del vertical plotter di Coop

Volti giganti che si susseguono sovrapponendosi, mentre un plotter “ciclopico” prosegue inarrestabile nella sua impresa grafica di trasporre i lineamenti dei visitatori su queste immense tele open source: le pareti esterne del Future Food District di Coop, all’interno di Expo.

Siamo al cospetto del “Vertical Plotter”, il plotter più grande del mondo attraverso cui COOP Italia e lo studio di progettazione Carlo Ratti Associati vogliono riproporre in chiave avveniristica, l’atavico istinto antropico di lasciare traccia del proprio passaggio.

Ed ecco quindi che, in forma stilizzata, su queste immense pareti resterà traccia di giovani, studenti, famiglie che hanno varcato la soglia del supermercato e lasciato una propria foto.

Il vertical plotter è un dispositivo che si muove su una parete verticale e si avvale di un software che permette la riproduzione di qualsiasi informazione e input: messaggi, immagini, grafiche. Una volta ricevuta l’informazione digitale, il dispositivo la trasforma in realtà. L’intero sistema si sposta su un piano cartesiano, dove il plotter si muove liberamente lungo l’asse orizzontale, mentre il gruppo di testine di stampa scorre sulla guida verticale e riproducono (utilizzando spray di 5 colori) i volti sulla facciata, in funzione dello stile alimentare di ciascuno.

6Gli stili

Già lo stile alimentare è importante e per rendere iconograficamente questa distinzione ci si avvale della recente ricerca commissionata da Coop a Sita Ricerche che ha individuato 6 distinti profili.

  • Gli italian food lovers,  appassionati della cucina classica italiana e dei prodotti simbolo della italianità.
  • I wellness consumer (21,3%)
  • Gli easy consumer (17,4%), ossia quanti per necessità o per scelta dedicano poco tempo alla preparazione del cibo.
  • I buongustai-foodie (16,4%).
  • I vegani-vegetariani (5,3%), in cui prevale la preoccupazione per l’esclusione di ingredienti.
  • I green&ethic (4,5%), sostenitori del consumo responsabile ed etico, con attenzione alle implicazioni di impatto ambientale e sociale nella scelta dei prodotto acquistati.

L’App

E per aiutare il cliente che entra nel supermercato a individuare più velocemente il proprio stile, è stata sviluppata da Accenture  l’app CoopExpo, che attraverso alcuni step, individua il profilo di ciascuno.

In questo modo il visitatore riceverà un contenuto dedicato, in funzione del suo stile di vita, arrivando quindi a definire un vero e proprio assortimento personalizzato e “ritagliato” sulle sue abitudini.

Come funziona? Il cliente all’apertura della mobile app, tramite logiche di gamification, sceglie tra diverse immagini quali rispondono maggiormente alle proprie attitudini e/o stili di vita. La mobile app, quindi, memorizza le scelte e propone i prodotti maggiormente in linea con le sue aspettative. Durante la visita nello store, le tecnologie di proximity marketing, implementate da Accenture tramite la piattaforma Proxee, trasmettono all’app, in bluetooth low energy (BLE) e ultrasuoni, informazioni sulla posizione del cliente. I prodotti in linea con il profilo del cliente sono così mostrati contestualmente al suo percorso all’interno dello store. L’obiettivo è quello di comunicare al cliente i prodotti di suo interesse nel momento più utile durante la sua visita al supermercato.

Global Confidence Survey Nielsen: cresce l’indice di fiducia degli italiani

Volge al bello l’indice di fiducia dei consumatori italiani nel secondo trimestre del 2015, così come lo rileva la Global Consumer Confidence Survey realizzata da Nielsen su un campione di 30.000 individui in 60 Paesi, tra i quali l’Italia, facendo registrare un incremento di 2 punti rispetto al dato dello stesso periodo dell’anno precedente (53 vs 51 del secondo trimestre 2014).

Nello stesso tempo si registra un calo di 4 punti rispetto al trimestre precedente, che aveva segnato un’impennata di 11 punti a livello tendenziale. L’indice di fiducia degli italiani si trova ancora lontano dalla media europea (79 punti) e da quello di Gran Bretagna (99), Germania (97) e Francia (66).

La percentuale di quanti si dichiarano preoccupati della sicurezza del posto di lavoro diminuisce rispetto all’anno precedente (24% secondo trimestre 2015 vs 30% secondo trimestre 2014) e al primo trimestre 2015 (28%). 
In aumento (16% secondo trimestre 2015 vs. 14% stesso periodo 2014) su base annuale la quota degli italiani che ritengono quello presente il momento giusto per fare acquisti.

Leggi il commento del Ceo di Nielsen Italia Giovanni Fantasia

Italiani più ottimisti in Europa

La percentuale di quanti ritengono il Paese ancora in recessione, si legge nella Survey di Nielsen, ha imboccato un trend positivo, segnando una diminuzione di 5 punti nell’anno (90% secondo trimestre 2015 vs 95% secondo trimestre 2014 ) e di 3 punti nell’ultimo trimestre (93% nel primo trimestre 2015). Il 16% degli intervistati (era il 14% nel secondo trimestre 2014) dichiara che nel corso del prossimo anno si uscirà dalla crisi, evidenziando un maggiore ottimismo rispetto a Gran Bretagna (13%), Francia  (10%) e Spagna (9%).
 
Aumenta la quota di quanti si dicono fiduciosi nella ripresa del mercato del lavoro (12% secondo trimestre 2015 vs 10% medesimo periodo 2014), anche se quella del lavoro rimane ancora la prima preoccupazione per il 24% degli italiani.

Tra le altre preoccupazioni, si stabilizza al 9% quella per lo scenario economico, all’8% quella per i debiti come per l’immigrazione. Al 7% si riscontra la preoccupazione per la salute, allo stesso livello dell’apprensione per la minaccia terrorismo e l’equilibrio tra vita personale e lavoro. Seguono la preoccupazione per la criminalità (5%) e per l’educazione dei figli (5%). Il 4% del campione dichiara di non avere preoccupazioni.

 

I comportamenti di spesa

Per quanto concerne l’utilizzo del denaro restante dopo avere coperto le spese essenziali, il 38% degli intervistati dichiara di volere risparmiare, il 26% di spendere per vacanze/viaggi così come per abbigliamento, il 18% per l’intrattenimento fuori casa, l’11% per il saldo dei debiti, il 12% per l’acquisto di nuovi prodotti tecnologici. Più di un quarto (27%), tuttavia, rimane senza soldi alla fine del mese (era il 24% nel secondo trimestre 2014).

Tuttavia, un segnale positivo proviene dal calo rispetto allo scorso anno di quanti hanno modificato il proprio comportamento di spesa per potere risparmiare (69% secondo trimestre 2015 vs 74% secondo trimestre 2014). Nel 2012 e 2013 la quota di costoro superava l’80%.

Fra le misure di risparmio messe in atto dalla popolazione italiana, quella di ridurre le spese per i pasti fuori casa è stata adottata dal 64% degli intervistati. Segue il taglio alle spese per abiti (61%) e per il divertimento out of home (60%). Si rileva inoltre che il 53% degli italiani acquista marchi alimentari più economici, il 45% ha ridotto il budget per le vacanze, il 37% cerca di risparmiare su gas ed elettricità, il 36% ha rimandato l’acquisto di beni per la casa e la stessa percentuale utilizza meno l’auto, il 32% rinvia l’acquisto di strumenti tecnologici.

D’altra parte, emerge anche la volontà di un deciso contenimento dei tagli su alcune voci di spesa nel corso del prossimo anno (i tagli sui ristoranti scenderanno al 25%, sull’abbigliamento al 18%, sul divertimento out of home al 22%).
Infografica Fiducia Q2 2015

Vendite in ripresa a maggio e Federdistribuzione mette in guardia contro le clausole di salvaguardia

I dati del commercio al dettaglio a maggio, diffusi oggi dall’ISTAT, registrano una variazione positiva delle vendite, rispetto al 2014, dello 0,3%, con gli alimentari in aumento dello +0.6% e il non alimentare invariato. Negativi (a -0,2%) invece i volumi rispetto al maggio 2014 e a -0,1% rispetto al l’aprile di quest’anno.

Nel confronto con il mese di Maggio 2014 si registra una variazione positiva (+1,8%) per il valore delle vendite delle imprese della grande distribuzione e una diminuzione (-1,0%) per

quelle delle imprese operanti su piccole superfici. Nella grande distribuzione il valore delle vendite aumenta, in termini tendenziali, dell’1 ,6% per i prodotti alimentari e del 2,1% per quelli non alimentari. Nelle imprese operanti su piccole superfici, invece, le vendite registrano una variazione negativa sia per i prodotti alimentari (-2,2%) sia per quelli non alimentari (-0,6%). Con riferimento alla tipologia di esercizio della grande distribuzione, a Maggio 2015 si registra un aumento dell’1 ,1% per le vendite degli esercizi non specializzati e del 5,5% per quelle degli esercizi specializzati. Tra i primi, aumentano dello 0,9% le vendite degli esercizi a prevalenza alimentare e del 2,3% quelle degli esercizi a prevalenza non alimentare. In particolare, per quanto riguarda gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, aumentano.

Si confermano quindi i segnali di una ripresa dei consumi alimentari già indicata da Iri nelle sue previsioni pubblicate su inStore mag.

Tuttavia Federdistribuzione tiene ancora alto il livello di attenzione perché sebbene le vendite al dettaglio non sono più in treno negativo siano ancora di fronte, ha dichiarato il presidente Giovanni Conbolli Gigli (nella foto) «a una situazione di stallo che coinvolge anche l’inflazione, ferma a un +0,1% negli ultimi due mesi per la debolezza della domanda, il tasso di disoccupazione bloccato al 12,4% e la produzione industriale, che si è mossa dello 0,5% nei primi 5 mesi dell’anno.

Un quadro  – ha proseguito Coboldi Gigli – sul quale occorre intervenire con determinazione, sostenendo e stimolando le famiglie in questo loro lento e graduale percorso di recupero della fiducia e del passato tenore di vita. Il Governo sembra intenzionato a seguire questo percorso, perseguendo un programma di riforme e intervenendo sull’assetto fiscale del Paese. Fondamentale è trovare una strada per recuperare le risorse necessarie che non contempli l’applicazione delle clausole di salvaguardia previste nelle Leggi di Stabilità 2014 e 2015, un provvedimento che comporterebbe nel triennio 2016-2018 un calo del PIL di 1,2 punti e una caduta dei consumi del 2,9%».

Istat: prezzi in crescita, ma non per le famiglie più deboli

Le ultime rilevazioni dell’Istat sull’inflazione per le classi di spesa per le famiglie, mette in luce che nell’arco degli ultimi trimestri per quelle con maggiore capacità di spesa i prezzi sono debolmente aumentati, mentre per quelle a minore capacità di spesa continua una condizione di deflazione. Ma su un arco temporale di dieci anni le cose si invertone. E le famiglie più deboli hanno subito maggiormente il peso dell’aumento dei prezzi.

La debolezza dell’inflazione nel primo semestre 2015, infatt, sia pure con intensità diverse, ha interessato tutti e cinque i gruppi nei quali l’Istat ha suddiviso le famiglie italiane in base alla loro spesa complessiva (dalla più bassa del primo gruppo alla più alta del quinto). Nel secondo trimestre 2015, tuttavia, gli indici armonizzati dei prezzi al consumo mostrano, per tutti i gruppi di famiglie, segnali di una lieve ripresa tendenziale, interrompendo la flessione dei prezzi per due dei quattro gruppi per i quali nel primo trimestre era stata registrata una dinamica deflattiva.

Sempre nel secondo trimestre del 2015, la dinamica tendenziale dei prezzi al consumo (pari in media a +0,1%) è compresa tra lo 0,3%, misurato per le famiglie con i più elevati livelli di spesa (quelle dell’ultimo gruppo), e il -0,2% per le famiglie con spesa media mensile più bassa (quelle del primo gruppo).

Il differenziale di inflazione tra il primo e l’ultimo gruppo di famiglie è dovuto sia alla alla dinamica dei prezzi dei diversi aggregati di prodotto sia al loro peso nelle abitudini di consumo di ciascun gruppo.

La deflazione – che continua a caratterizzare l’andamento dei prezzi per le famiglie con minore capacità di spesa – è da ascrivere soprattutto alla persistente, seppur attenuata, flessione dei prezzi dell’Energia, un aggregato la cui incidenza sul bilancio di questo gruppo di famiglie è più che doppia rispetto a quella dell’ultimo gruppo.

L’accelerazione, per quanto contenuta, della dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni industriali non energetici e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, ha invece un impatto maggiore per le famiglie con livelli di spesa più elevati, che destinano quasi metà dei loro consumi a questi due aggregati.

Su un orizzonte temporale più lungo, i prezzi al consumo delle famiglie del primo gruppo (con i più bassi livelli di spesa) sono aumentati del 21,6% tra il 2005 (anno base degli indici) e la prima metà del 2015. Sullo stesso arco temporale la crescita dei prezzi al consumo per le famiglie con maggiore capacità di spesa è stata pari al 18,3%. Per il complesso delle famiglie la variazione misurata dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo è stata del 19,3%.

Schermata 2015-07-22 alle 08.59.17

Nell’ultimo anno il peso della componente alimentare si riduce per tutte le sottopopolazioni, a fronte di un diffuso aumento del peso della componente energetica. Aumenta, per tutti e cinque i gruppi di famiglie, il peso dei Servizi, sebbene con differenze importanti per le diverse tipologie di servizi considerate.

Poco sport e poche regole alimentari per i bimbi italiani secondo Save the Children

Foto Save the Children.

Bimbi italiani poco attivi? Un minore su 5 non fa attività motorie nel tempo libero, nel 27% dei casi per difficoltà economiche della famiglia. Una situazione aggravata dal fatto che un minore su dieci non pratica attività motorie neppure a scuola (11%), per mancanza di spazi attrezzati o per l’assenza di attività nel programma scolastico. Inoltre, 4 ragazzi su 10 si muovono in auto, pochi (28%) a piedi, ancora meno (15%) in bici; quasi tre su cinque trascorrono in casa il tempo libero. Lo dice la nuova ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children e Gruppo Mondelēz sullo “Stile di vita dei bambini e ragazzi italiani”. Al poco moto spesso poi si accompagnano pratiche alimentari non corrette, il che non fa che peggiorare la situazione.

Alimentazione centrale per i genitori
Preoccupati dall’alimentazione dei figli ma poco costanti e rigorosi quando si passa a mettere le pietanze in tavola: sono questi i genitori italiani secondo la ricerca Ipsos. Dopo la scuola (importante per il 95%) e l’attività sportiva (90%), i genitori ritengono fondamentale fornire ai propri figli un’alimentazione salutare. Quasi 4 su 5 (77%) dichiarano di “essere attenti a fornire alimenti salutari durante i pasti”. L’87% afferma di conoscere le regole base dell’alimentazione che favoriscono la crescita equilibrata dei propri figli.
Un po’ meno di chiarezza c’è sulle fonti di questa educazione. Il 40% ritiene che “vadano bene” le tradizioni imparate dalla famiglia d’origine che ha insegnato loro quali alimenti mettere sulla tavola per i propri figli. Il che potrebbe non essere sbagliato nel contesto di una dieta mediterranea avvalorata da studi scientifici, peccato però che dalla teoria alla pratica quotidiana le tradizioni si perdano: infatti per il 32% l’applicazione è solo occasionale. Altre fonti sono la lettura (36%), il pediatra di fiducia (29%) e gli insegnanti dei figli (7%). Nonostante le tante trasmissioni televisive dedicate alla cucina, solo il 13% dei genitori afferma di aver appreso le regole della buona tavola dai media. Un preoccupante 13% dei genitori afferma però di non conoscere alcuna regola di base per nutrire i propri figli in maniera adeguata alla loro crescita sana, una percentuale cresciuta rispetto al 9% del 2011, che diventa ancora più alta nel Sud e nelle isole, dove quasi 3 genitori su 10 dichiarano di non conoscere regole alimentari. Un dato che sale tra coloro che hanno figli tra i 6 e i 10 anni (17%), rispetto a quanto si rileva presso chi ha figli più grandi.
Inoltre, tra il conoscere le regole e l’applicarle nella vita quotidiana c’è una bella differenza. Solo il 66% dei genitori dichiara di mettere tali conoscenze in pratica sempre o il più spesso possibile, percentuale che sale con il crescere dell’età dei figli. Sono infatti i genitori dei ragazzi tra i 14 e i 17 quelli più attenti all’alimentazione dei propri figli e che mettono maggiormente in pratica le regole della buona tavola (75%).

Le cinque verdure e i cinque pasti al giorno sono lontani
Ma cosa mangiano questi ragazzi? Secondo quanto dichiarano i loro genitori, il 74% di loro mangia frutta e verdura almeno una volta al giorno, ma il 22% dei bambini e ragazzi non ha l’abitudine di fare colazione tutte le mattine. Un bambino su due mangia a pranzo con almeno un genitore (52%) e il 27% lo fa a mensa con i compagni. A cena la famiglia italiana sembra riunirsi intorno al tavolo: l’87% dei ragazzi dichiara infatti di cenare sempre o quasi con i genitori. Quattro bambini su 10 affermano però di farlo ogni giorno con la TV accesa.
Il risultato? Sovrappeso ed obesità fin da bambini, che, secondo la ricerca Ipsos, riguarderebbe oltre il 30% dei minori, fenomeno che secondo il 65% genitori è ancora più grave tra i bambini in età di scuola primaria.
Si consolidano inoltre abitudini poco sane, come quella di non fare la prima colazione tutte le mattine, abitudine che peggiora col crescere dell’età (29% tra i 14 e i 17 anni, 23% tra gli 11 e i 13 anni, 15% fra i 6 e i 10 anni). Lo spuntino, invece, è una positiva consuetudine che riguarda quasi 3 minori su 4 (74%), che dichiarano che durante la settimana qualche volta o spesso mangiano fuori dai pasti principali, di solito a metà pomeriggio (52%). Solo uno su tre dichiara di fare la merenda sia a metà mattina che a metà pomeriggio, consumando quindi i cinque pasti consigliati al giorno.
“Accanto a delle buone abitudini, si confermano quelle meno sane. Consumo limitato di frutta e verdura, la pessima abitudine di non fare colazione al mattino e saltare gli spuntini tra un pasto e l’altro non aiutano. Soprattutto in un contesto in cui i bambini e i ragazzi passano la maggior parte del loro tempo senza fare attività fisica e sportiva. Le conseguenze sulla salute e sul benessere rischiano alla lunga di diventare significativi” spiega Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children Italia.

Troppo tempo in casa
Se tutto sommato la maggior parte di bambini e ragazzi italiani è abbastanza attenta all’alimentazione e pratica attività sportiva, è comunque tanto il tempo trascorso in casa davanti alla televisione, ai videogiochi o leggendo un libro. I ragazzi trascorrono in casa o a casa di amici (62%) molto del loro tempo libero, anche perché non ci sono spazi all’aperto dove incontrarsi o, anche quando ci sono, sono sporchi e poco sicuri (66%). Solo il 44% dei ragazzi dichiara di trascorrere con i genitori più di un’ora di tempo durante le giornate lavorative, situazione che migliora nel weekend dove però quasi un bambino su quattro (23%) passa comunque meno di un’ora al giorno in attività coi propri genitori. Il tempo trascorso coi ragazzi in famiglia è per lo più dedicato a fare delle passeggiate (58%) e solo poco più di uno su tre va a visitare qualcosa (34%), uno su quattro va al cinema (25%) e meno di uno su cinque fa attività sportiva coi genitori (18%). Quando i ragazzi sono a casa, in media trascorrono 55 minuti al giorno su internet, 47 minuti giocando con i videogame; dal lunedì al venerdì passano in media 71 minuti al giorno davanti alla TV, tempo che si allunga a 84 minuti nei fine settimana. Il 12% di loro sta davanti alla televisione più di tre ore al giorno durante i giorni feriali, percentuale che sale al 20% nel weekend. Circa uno su sei sta su internet e gioca ai videogame per lo stesso lasso di tempo.

Più spazi per gioco, progetto “Pronti, Partenza, Via!” esteso fino al 2016
La multinazionale americana Mondelēz International Foundation (ex-Kraft) è anche partner del progetto “Pronti, Partenza, Via!” per promuovere la pratica motoria e l’educazione alimentare di bambini e adolescenti nelle aree periferiche di 10 città italiane, promosso da Save the Children con Centro Sportivo Italiano (CSI) e Unione Italiana Sport Per tutti (UISP). In quattro anni sono 96.000 i minori e gli adulti che hanno beneficiato del progetto e 1400 gli operatori attivati. Dati i buoni risultati, il progetto, giunto al quarto anno sarà esteso fino al 2016 con l’allargamento a Roma, Brindisi, Gioiosa Ionica e Scalea, all’interno delle attività dei Punti Luce di Save the Children, strutture “ad alta densità educativa” dove bambini e adolescenti possono studiare, giocare, avere accesso ad attività sportive, culturali e creative.
“Stare bene per un bambino o un adolescente non ha un significato legato solo alla salute, ma anche alla socialità e alla possibilità che ha di relazionarsi con il mondo che lo circonda. Mondelēz International Foundation ha creduto sin dall’inizio nell’importanza che questo progetto poteva avere sulla vita di questi ragazzi e il successo di questi anni ci ha spinto a continuare nel supporto che stiamo offrendo a Save the Children per migliorare gli stili di vita di tanti bambini che vivono in città dove spesso non hanno luoghi né opportunità per fare l’attività fisica necessaria alla loro crescita – ha dichiarato Stefano Robba, Direttore Corporate Affairs Mondelēz -. Mondelez International Foundation ha tra le proprie priorità la sicurezza alimentare, la salute e il benessere dei consumatori, il rispetto dell’ambiente e la sua sostenibilità. Come Gruppo leader globale nel mercato dello snacking abbiamo il dovere di contribuire a migliorare la vita delle persone sia attraverso i nostri prodotti e nel modo in cui li produciamo, che attraverso la promozione di stili di vita più sani, con progetti come quello realizzato insieme a Save the Children”.

Studio Iri: il discount in Italia, la convenienza e i valori dell’insegna

In un recente white paper dal titolo “un canale in evoluzione”, Iri traccia un quadro significativo dell’avventura del discount in Italia riconsiderando alcuni elementi forse eccessivamente enfatizzati nel corso di questi anni di crisi e provando a immaginare il cammino futuro di questo canale. Che comunque di strada ne ha fatta dal 26 marzo 1992 quando Lidl aprì il primo punto vendita in provincia di Vicenza, dando di fatto inizio all’avventura del discount nel nostro paese.

Lasciando parlare i numeri, Iri ricorda che oggi il canale conta 4.581 negozi e fa l’11,4% del totale delle vendite nell’universo grocery (Moderno + Tradizionale).

Schermata 2015-07-21 alle 11.22.22

I discount si concentrano maggiormente al sud del paese, con 1.277 punti di vendita e con una quota del 14,1%. I leader di canale sono sicuramente Eurospin, MD-LD Discount (diventato secondo gruppo in Italia dopo l’acquisizione da parte di Lillo Spa di LD Market ) e Lidl che insieme pesano il 53,6% del totale canale con 2.225 pdv sul totale territorio italiano.

Nonostante l’imponente sviluppo registrato nell’ultimo decennio con un aumento di ben 1.746 punti di vendita, pari ad una crescita in numerica di oltre il 60% lo studio di Iri sottolinea che “questo format – storicamente caratterizzato da uno sviluppo ciclico con fasi di forte crescita e fasi di relativa staticità – non sembra essere riuscito a svincolarsi da un limitato ruolo di canale ‘rifugio’ durante i periodi di contrazione economica e non è ancora diventato il punto di vendita abituale per la spesa quotidiana per una fetta di consumatori ampia e stabile nel tempo”.

L’altro aspetto evidenziato è che l’aumento in numerica non si è tradotto in un proporzionale sviluppo della quota di mercato a danno del resto della GDO: la crescita è stata di soli 2,5 punti percentuali dal 2005 ad oggi – un po’ poco rispetto all’incremento in numerica del canale – ma pur sempre pari all’aumento di un terzo dell’importanza del Discount nel giro di un decennio.

“A ciò si aggiunga – prosegue lo studio – che il trend di crescita delle vendite del Discount ha mostrato un forte rallentamento iniziato nell’estate 2013 e continuato durante tutto il 2014: questo fenomeno potrebbe non significare necessariamente una sospensione della “discountizzazione” dei consumi, ma essere bensì la conseguenza della progressiva erosione del gap di convenienza rispetto agli altri canali, i quali negli ultimi anni hanno spinto al massimo la leva promozionale e più recentemente cominciano ad insistere su un riposizionamento – verso il basso – della propria offerta a scaffale (Costa meno di Coop, Prezzi Bassi e Fissi di Conad ecc.).

Nei primi mesi del 2015, si è registrata una nuova lieve crescita del discount (come anche degli altri canali distributivi ad eccezione degli Iper) ma già dal periodo pasquale ha ripreso a perdere: nel mese di maggio 2015 il trend a valore è di -0,8%”.

Schermata 2015-07-21 alle 11.29.35Qual è allora la possibile evoluzione del Discount? Iri parla di snaturamento del canale riguardo al posizionamento di convenienza, ma il cammino verso un nuovo posizionamento è ancora lungo.

“Oggi l’indice di prezzo del discount – si legge nello studio – è del 67% rispetto a quello del canale Iper+Super. Il discount invece di estremizzarsi e differenziarsi ulteriormente tramite il fattore prezzi, punta sempre più verso un aumento di ampiezza assortimentale (che è passato da 1924 a 2.448 referenze in quattro anni, +27,2%) e addirittura su marchi “premium”, cercando di modificare così il percepito del consumatore e penetrare in classi sociali che prima non sarebbero riusciti ad attirare. Molti operatori stanno inoltre puntando da oltre un anno sui prodotti freschi e freschissimi, inserendo i reparti panetteria, ortofrutta e per ultimo la pescheria. Lidl ha recentemente iniziato a proporre in alcuni punti vendita una selezione di referenze di pesce fresco take away.

Significativi anche gli sviluppi dell’offerta ortofrutta (a cui sono dedicati diversi metri lineari di vendita, con una comunicazione in store importante) e dei formaggi e salumi take away. Con un numero di scontrini che permette un buon turn over di questi prodotti freschi e freschissimi, alcune insegne vogliono essere comparabili come qualità ad altri format della grande distribuzione organizzata.

Schermata 2015-07-21 alle 11.30.04

Sugli scaffali dei punti vendita MD-LD Discount è recentemente stata introdotta una nuova linea di prodotti a marchio Premium. L’assortimento dedicato ai clienti top conta, ormai, una trentina di referenze suddivise nelle diverse categorie merceologiche (freschi, prima colazione, dispensa) presenti nei discount delle due insegne. Interessante anche il lancio della nuova linea di prodotti per l’igiene intima e la cosmesi a marchio Botanika, che punta a valorizzare un segmento molto redditizio e su cui il consumatore (non solo donna) è diventato molto più esigente.

MD Discount dal canto suo, sulla scia del lancio della linea Deluxe di LIDL, punta sul value for money per allargare il target di consumatori a cui proporre un’offerta commerciale ormai tutt’altro che di solo prezzo.

In ultimo vi è sicuramente da menzionare l’aspetto della comunicazione. Non sono pochi gli operatori che oggi investono in Televisione, radio e new media. Pensiamo a Lidl in televisione, mentre MD-LD Discount ed Eurospin preferiscono la radio.

Quello che colpisce è il tentativo esplicito di comunicare al cliente non solo il prezzo ma il valore (e i valori) dell’insegna, confrontandosi con altri canali nel tentativo di far diventare la propria catena la principale scelta per gli acquisti grocery.

Insomma, stiamo parlando di un canale che sta sicuramente evolvendo per avvicinarsi maggiormente ad altri format”.

Da sottolineare, aggiungiamo noi, il fatto che l’insieme dei prodotti alimentari+bevande costituisca per il Discount quasi l’80% delle referenze, circa il 10% in più dei supermercati e il 20% in più degli ipermercati, segno evidente della direzione intrapresa. L’analisi di Iri ci porterebbe a trarre una conseguenza logica. Se il discount oggi utilizza gli stessi strumenti degli altri formati distributivi e la convenienza di prezzo non è più il suo esclusivo elemento costitutivo, potrebbe essere giunto il momento di non considerarlo più nelle analisi delle performance della distribuzione un canale a parte. Anche perché le vicende di questi ultimi anni ci hanno insegnato che le stesse persone fano acquisti nei diversi “canali” senza farsi alcun problema di appartenenza, di status o altro. Una lettura più chiara delle dinamiche dei consumi ne guadagnerebbe.

Istat: dopo due anni è stabile la povertà in Italia. Ma ancora uno su dieci non ha un pasto regolare

Si mantiene stabile, dopo due anni di aumento, l’incidenza della povertà  assoluta  in Italia. Secondo i dati dell’Istat diffusi oggi nel 2014, sono 1 milione e 470 mila le famiglie (5,7% di quelle residenti) in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone (6,8% della popolazione residente). Non si registrano variazioni significative anche sul territorio: 4,2% al Nord, al 4,8% al Centro e all’8,6% nel Mezzogiorno.

Schermata 2015-07-15 alle 18.20.37
Migliora la situazione delle coppie con figli (tra quelle che ne hanno due l’incidenza di povertà assoluta passa dall’8,6% al 5,9%), e delle famiglie con a capo una persona tra i 45 e i 54 anni (dal 7,4% al 6%); la povertà assoluta diminuisce anche tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (dal 23,7% al 16,2%), a seguito del fatto che più spesso, rispetto al 2013, queste famiglie hanno al proprio interno occupati o ritirati dal lavoro.

Nonostante il calo (dal 12,1 al 9,2%), la povertà assoluta, rileva l’Istituto di Statistica,  rimane quasi doppia nei piccoli comuni del Mezzogiorno rispetto a quella rilevata nelle aree metropolitane della stessa ripartizione (5,8%). Il contrario accade al Nord, dove la povertà assoluta è più elevata nelle aree metropolitane (7,4%) rispetto ai restanti comuni (3,2% tra i grandi, 3,9% tra i piccoli).

Tra le famiglie con stranieri la povertà assoluta è più diffusa che nelle famiglie composte solamente da italiani: dal 4,3% di queste ultime (in leggero miglioramento rispetto al 5,1% del 2013) al 12,9% per le famiglie miste fino al 23,4% per quelle composte da soli stranieri. Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è di oltre 6 volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani, nel Mezzogiorno è circa tripla.

Anche la povertà relativa risulta stabile e coinvolge, nel 2014, il 10,3% delle famiglie e il 12,9% delle persone residenti, per un totale di 2 milioni 654 mila famiglie e 7 milioni 815 mila persone.

Una recente ricerca dell’Università Cattolica per il Banco Alimentare relativa alla povertà alimentare ha rilevato che 1 persona su 10 non è in grado di permettersi un pasto regolare, di questi 1 milione e 300 mila sono minorenni. Dal 2007 è più che raddoppiato il numero delle famiglie che non possono permettersi un pasto con almeno un ingrediente proteico al giorno, passando dal 6% al 14%.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare