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Smalti, mascara e creme per il viso: ecco i prodotti di bellezza più acquistati online

Specchio, specchio delle mie brame quali sono i prodotti di bellezza più in voga nel reame (anche di quello online)?

Appurato che ad andare per la maggiore sono quelli green, bio ed ecosostenibili, sul canale online (ci rivela un’indagine realizzata da Showroomprive.it su un campione di 1.000 italiani) i più acquistati sono crema per il viso, smalti e mascara.

La top 5

Secondo l’indagine condotta “le creme per il viso” sono il prodotto di bellezza più acquistato online dal 13,7% degli italiani, seguite subito dagli “smalti”, preferiti dal 13,3% dei rispondenti. Al terzo posto troviamo “i mascara” con il 12,9% delle preferenze, seguiti dai “profumi” (11,5%) e dai “prodotti per la cura dei capelli” (10,3%).

“Rossetti e gloss” occupano la sesta posizione (9,5%), seguiti dai “prodotti da bagno” con il 9%, all’ottava posizione troviamo “crema per il corpo” (7,9%) e alla nona gli “ombretti” con il 7,7% . In fondo alla classifica, anche perché fortemete condizionati dalla stagionalità, troviamo i “solari” (4,2%).

L’investimento

Per quanto riguarda la spesa media annua, il 60,9% degli italiani intervistati dichiara di non spendere online più di 50 euro in prodotti di cosmetica, mentre il 23,4% investe tra i 50 e i 100 euro e il 15,7% oltre i 100 euro.

Paese che vai, colori che trovi

1f7169dd-fdd4-486a-8d1f-9627b9772b93__O“Tra i vari paesi europei – spiega Virginia HernándezInternational PR Manager and Business Development di Showroomprive.com – esistono poi alcune differenze nelle abitudini di consumo per quanto riguarda la scelta della gamma cromatica: colori più accesi come il rosso, i gialli e le sfumature del blu sono infatti più popolari in Italia che in altri paesi come Spagna o Portogallo. Le italiane inoltre risultano più propense a sperimentare nuovi colori e texture e sembrano più attente nel seguire le ultime tendenze proposte dalle passerelle della moda anche in fatto di make-up.”

 

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Nella cosmesi è sempre più e-commerce: 170 milioni nel 2015, +22%

Valgono 170 milioni di euro gli acquisti online di prodotti cosmetici nel 2015, in crescita del 22% sull’anno precedente. Più dell’intero Net Retail italiano (+19% nel 2015 rispetto al 2014). Lo rivela il report di Netcomm “Acquisti online di cosmetica – Key Findings”, in uno studio svolto dal Consorzio del Commercio Elettronico e da Cosmetica Italia con L’Oréal e Mediterranea Fratelli Carli e con il supporto di Human Highway.

Gli acquirenti online di cosmetica sono il 16,2% degli utenti Internet italiani maggiorenni. Due acquirenti online di cosmetica su tre sono donne (65,4%) e in metà dei casi hanno un’età compresa tra 25 e 44 anni ma in media più elevata del totale degli acquirenti online. Gli acquirenti online di prodotti di cosmetica sono cresciuti del 18% nell’ultimo anno, raggiungendo i 4,7 milioni di individui, 2 milioni dei quali sono acquirenti abituali, ovvero hanno acquistato più di una volta un prodotto di cosmetica negli ultimi sei mesi.

Nel 2015 ogni 100 euro spesi in Italia in prodotti di cosmetica, 2,2 sono passati attraverso il canale online. L’acquisto online di prodotti cosmetici avviene nell’89% dei casi su un sito Web del merchant e solo in 11 casi su 100 via App. I merchant più utilizzati nell’acquisto online sono gli eRetailer, ovvero soggetti nati con la Rete e che non esistevano prima dell’avvento di Internet, seguiti dai produttori che trovano nell’online il modo per raggiungere direttamente i propri clienti.

A guidare lo shopping online è soprattutto la comodità, che comprende la convenienza (risparmio, offerte) e la disponibilità (prodotti difficili da trovare, ampio catalogo disponibile). Consegna gratuita e prezzo conveniente rispetto al negozio poi sono parametri di garanzia per un servizio di acquisto online perfetto, insieme a sicurezza, affidabilità, serietà e ottime recensioni.

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“È con un segnale positivo che si aprono le rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia in occasione del Cosmoprof di Bologna – ha dichiarato Gian Andrea Positano, Responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia -. Sul fronte del mercato interno il 2015 segna infatti una crescita del 2,2% per un valore che supera i 9.700 milioni di euro. In questo contesto la rilevazione delle vendite di cosmetici online è prossima ai 170 milioni di euro nel 2015, analogamente agli andamenti positivi registrati dalle vendite dirette (oltre 720 milioni di euro, +15%), che testimoniano un’evoluzione nelle modalità di acquisto dei consumatori cui la ricerca coordinata con Netcomm offre un significativo quadro di analisi”.

 

Più smartphone meno tablet e acquisti più veloci

Nel quarto trimestre del 2015 il settore health & beauty nell’e-Commerce a livello mondiale ha registrato un aumento del 25% dei carrelli con una crescita del 19% degli ordini. Secondo i dati dello Shopping Index rilasciati da Demandware, a livello globale, con un calo rispettivamente del 19% e 10 il tablet stia vivendo un momento di crisi. Mentre lo smartphone continua a registrare un aumento del traffico del 30% e una crescita degli ordini del 50% anno su anno. Nel settore beauty, il Pc resta il dispositivo preferito (46% di traffico e 69% degli ordini), seguito dallo smartphone (46% e 21%) e, ultimo, il tablet (8% di traffico e 11% degli ordini).
Cambiano anche i tempi di acquisto, con visite più efficienti nel coinvolgere i consumatori e una tendenze verso una navigazione e acquisti più veloci. Nel beauty, il tempo medio di permanenza per visita nel corso del Q4 del 2015 è diminuito del 10% (7,2 minuti); da smartphone la diminuzione è stata del 16%, pari a 6,3 minuti.

Nel beauty la crescita del 10% delle visite ha portato a un aumento del 25% dei carrelli e, conseguentemente, a un incremento del 19% degli ordini.

È però l’abbigliamento il settore che nel quarto trimestre ha registrato una crescita degli ordini molto maggiore rispetto agli altri segmenti. Nel commercio digitale sono i settori bellezza e cosmesi a registrare i più alti tassi di sconto, insieme all’abbigliamento sportivo. La spedizione gratuita è uno strumento universale utilizzato in diversi segmenti e Paesi: ormai gli acquirenti se l’aspettano sempre di più. Nel settore beauty la spedizione gratuita è applicata nell’84% dei casi e su un valore medio di ordine di 82 USD, mentre il tasso medio di sconto è pari al 19%.

 

Shopping ieri, oggi e domani: tendenze e novità raccontate da FutureBuy

Shopping: come stanno cambiando le abitudini in seguito alla rivoluzione digitale, che rende tutti iperconnessi e multicanale?

Lo indaga FutureBuy®, l’indagine multiclient online di GfK (realizzata con metodologia CAWI) che rileva comportamenti e atteggiamenti dei consumatori nel processo di acquisto, comprensivo anche dei momenti propedeutici come ricerca, confronto e raccolta di informazioni sui prodotti, oltre che l’effettivo atto di acquisto.

Dall’edizione italiana di FutureBuy 2015 emerge un cliente sempre più consapevole, padrone degli strumenti tecnologici che ha a disposizione ed efficiente nel processo di acquisto: il 74% degli intervistati è d’accordo nell’affermare che sta imparando a fare acquisti in modo sempre più efficace.

L’omnichannel

Anche nel nostro Paese, lo shopping omnichannel è ormai una realtà, anche se con un’incidenza diversa a seconda della categoria di prodotto considerata. L’omnicanalità si fonda su driver di scelta diversi e complementari: nello shopping online conta soprattutto la convenienza, mentre nello shopping offline è importante la possibilità di vedere e provare i prodotti.

L’integrazione tra showrooming e webrooming conferma la consuetudine sempre più diffusa di passare da un canale di vendita all’altro, cercando informazioni sul web e acquistando successivamente in store, o viceversa guardando o provando prodotti in negozio per poi acquistarli on line. Questa dinamica dà vita a fenomeni nuovi: da una parte, i negozi brick&mortar diventano click&mortar per sopravvivere alla concorrenza dei giganti dell’e-commerce, dall’altra i pure player online iniziano ad operare anche attraverso negozi tradizionali, per fornire un servizio migliore ai consumatori.

E ovviamente, in questo contesto, i device mobili (lo smartphone in particolare) diventano strumenti chiave nell’esperienza di shopping.

Infedeltà

Conseguenza diretta della maggiore padronanza di strumenti tecnologici e dell’approccio omni-channel è la diminuzione della fedeltà dei consumatore nei confronti di marche e retailer. Il 66% degli intervistati italiani ammette di essere diventato meno fedele a un solo rivenditore: per trovare gli affari migliori oggi è necessario ampliare il proprio raggio di shopping.

Ed ecco che infine l’analisi propone un focus sui consumatori più smart, cioè, gli early adopter, gli innovatori, gli appassionati. Questi shopper si rivelano sempre meno propensi a essere influenzati passivamente da retailer, brand e pubblicità, e sempre più inclini ad intraprendere un dialogo paritario, basato sullo scambio reciproco di input, per la costruzione di prodotti e servizi tarati sulle proprie esigenze.

Dreher Limone Radler Zero eletta Prodotto dell’Anno da 12 milioni di consumatori

Dreher Limone Radler Zero è stata eletta Prodotto dell’Anno nella categoria bevande gassate. Scelta da più di 12mila consumatori, Dreher Limone Radler Zero ha conquistato il premio che da oltre 30 anni valorizza i prodotti più innovativi e ne amplifica la visibilità attraverso l’uso del logo “Eletto Prodotto dell’Anno” che assicura forza e impatto su ogni scaffale.

Con questo premio, Dreher Limone Radler Zero conferma la capacità di innovazione del gruppo HEINEKEN sempre pronto a stupire i suoi consumatori con prodotti originali e dal gusto unico. Il premio, infatti, basato esclusivamente sul voto dei consumatori che hanno partecipato alla più importante ricerca di mercato sull’innovazione in Italia, assicura ai prodotti vincitori una grande visibilità. Non a caso: il 73% dei prodotti eletti negli ultimi 5 anni è ancora a scaffale, l’83% dei consumatori dice di fidarsi di “Eletto Prodotto dell’anno” e il 68% è “più propenso ad acquistare un prodotto con questo logo”.

Dreher Lemon Radler Zero è distribuita attraverso i canali Ho.Re,Ca, Modern Trade e nei distributori automatici nei formati bottiglia di vetro da 33cl e lattine sleek da 33cl. È disponibile in cluster 33clx3 a € 2,39 e in lattina sleek da 33cl a € 0,76.

Vino in Gdo: segnali positivi. Le anticipazioni del Vinitaly

Vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione: dopo anni di stasi, si registra una crescita più decisa delle vendite  sia in volume che a valore. In attesa della 50° edizione di Vinitaly (a Verona dal 10 al 13 aprile), l’istituto di ricerca IRI ha elaborato, in esclusiva per Veronafiere, i dati sull’andamento di mercato nel 2015.

Le vendite delle bottiglie da 75cl aumentano del 2,8% a volume rispetto al 2014, e le bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%. Rispettivamente le vendite a valore crescono del 4,0% e del 3,8%.

“Una crescita doppiamente positiva – ha commentato Virgilio Romano, Client Solutions Director di IRI – perché non è stata stimolata né dalla crescita promozionale né da prezzi in calo. La pressione promozionale, infatti, rimane su livelli alti ma inalterati rispetto all’anno precedente, mentre i prezzi sono in aumento: i vini a denominazione di origine, ad esempio, hanno prezzi medi in crescita dell’1,9%. Dopo un lustro di assenza, la crescita contemporanea di volumi e valori ci lascia ben sperare per gli anni futuri”.

Risultati positivi anche per gli spumanti venduti in Gdo: + 7,8% a volume e +7,5% a valore, anche se il prezzo medio è leggermente ridimensionato rispetto al 2014. I vini biologici crescono a volume del 13,2% (a valore del 23%), ma i litri venduti sono ancora limitati: un milione e 630 mila.

“A poco più di un mese dal via del 50° Vinitaly, si tratta di anticipazioni che fanno ben sperare in una crescita più strutturale del mercato interno del vino” – spiega Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere.

Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani rimane il Lambrusco con 12 milioni e 771 mila litri venduti, sempre tallonato dal Chianti, che vince però la classifica a valore.
Al terzo posto sale lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale, che cresce del 9% a volume. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (+4,6%), del Vermentino che cresce dell’8,5% e del Trebbiano (+5,6%).

Tra i vini “emergenti”, cioè quelli che hanno fatto registrare nel 2015 un maggior tasso di crescita, il primo posto va alla Passerina marchigiana, con una progressione del 34,2% che va a bissare il successo registrato negli anni scorsi dal Pecorino (Marche e Abruzzo), classificatosi stavolta 3°. Due bianchi con prezzi medi a bottiglia di circa 4 euro.
Da notare la seconda posizione del veneto Valpolicella Ripasso e la quarta posizione del piemontese Nebbiolo.

Marketing, la strada giusta passa dalle interazioni virtuali?

La realtà aumentata a fini promozionali, per condurre strategie di marketing e affinare il contatto personalizzato con i clienti è oggi uno strumento valido a 360 gradi?

In altri termini, le interazioni virtuali possono sostituirsi a quelle reali con il medesimo successo?

È questo il quesito che ha guidato una recente indagine Gfk, coinvolgendo 27.000 persone di 22 paesi. In quanto rispondere a questo dilemma potrebbe essere un valido assist per le aziende che abbiano in mente di mutare l’approccio verso i propri clienti.

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Ne è emerso un quadro piuttosto variegato, in base all’età, al sesso e alla nazionalità del campione.

A livello italiano il 20% degli intervistati si dichiara d accordo con l affermazione secondo la quale le interazioni virtuali valgono tanto quanto le interazioni reali. Ma le donne sembrano essere più aperte nei confronti di questo tema, con il 25% di risposte favorevoli, contro il 16% registrato dagli uomini. Dal punto di vista dell’età, i più positivi nei confronti delle interazioni virtuali sono gli intervistati appartenenti alla fascia tra i 30-39 anni (27% di risposte favorevoli), seguiti quasi a pari merito dalle fasce 15-19 anni (21%) e 20-29 anni (20%). Tra le persone con più di 60 anni, al contrario, solo il 14% degli intervistati pensa che interagire a distanza utilizzando dispositivi tecnologici abbia lo stesso valore di conoscere qualcuno o qualcosa di persona.

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Nel resto del mondo

A livello internazionale, sono soprattutto le persone appartenenti alle fasce di età 20-29 anni e 30-39 anni a pensare che le interazioni virtuali valgano quanto la vita reale, rispettivamente con il 28% e il 27% delle risposte favorevoli. Seguono in classifica gli adolescenti (15-19 anni), che nel 22% dei casi si dimostrano positivi nei confronti delle interazioni virtuali.

Anche fuori dai nostri confini nazionali le fasce di età più anziane sono quelle meno propense ad equiparare vita reale e vita virtuale: tra i 50 e i 59 anni solo il 15% degli intervistati è d accordo con questa affermazione, mentre una persona su cinque (20%) si dichiara fortemente in disaccordo. Salendo ancora con l età, tra le persone con più di 60 anni quasi un terzo si dichiara in disaccordo (27%) mentre solo uno su dieci si dichiara d accordo (11%).

interazioni virtualiLe discrepanze, poi, sono notevoli anche da un Paese all’altro: Brasile e Turchia, infatti, guidano la classifica delle nazioni più aperte nei confronti del virtuale, con circa un terzo (34%) dei consumatori convinto che le interazioni virtuali possano essere tanto valide quanto quelle di persona.

Seguono a breve distanza Messico (28%), Cina (27%) e Russia (24%).

All’estremo opposto della classifica si trova la Germania, con quasi un terzo delle persone (32%) che si dichiara in disaccordo con l’equiparazione reale- virtuale nell’ambito delle interazioni umane. Ancora più in fondo alla classifica ci sono Svezia al 29%, Repubblica Ceca e Belgio con poco più di un quarto (26%) e Paesi Bassi e Regno Unito con circa il 23%.

Amazon Prime Now: è successo. Frutta e verdura fresca in pronta consegna

Amazon Prime Now vende anche i freschi: la notizia tanto temuta dai retail è arrivata.

Amazon ha infatti annunciato di aver aggiunto 30 tipologie di frutta e verdura ai 20.000 prodotti acquistabili con l’app Amazon Prime Now. In questo modo i clienti Amazon Prime Now potranno usufruire a qualsiasi ora della giornata di frutta e verdura freschi consegnati al piano, dicendo così addio alla fatica di sollevare pesanti buste della spesa. E le consegne potranno essere effettuate anche in ufficio.

Le 30 tipologie di frutta e verdura si aggiungono alla gamma di oltre 20.000 prodotti disponibili al servizio Prime Now che offre già surgelati (tra cui buste di minestroni e vaschette di gelato), prodotti freddi (come affettati e yogurt), oltre a pane, pasta, caffè, bibite, birre, vini e alcolici.
L’offerta si aggiunge anche agli articoli presenti nel negozio Alimentari e cura della casa, con una selezione di migliaia di prodotti a lunga conservazione (biscotti, popcorn, bibite) di marchi nazionali e internazionali (Barilla, Mulino Bianco, Knorr, Mellin).
“Le 30 tipologie di prodotti freschi rendono ancora più ampia e variegata l’offerta di prodotti Prime Now, rispondendo sempre più all’esigenza dei clienti di ricevere a casa i prodotti per la spesa quotidiana – spiega Mariangela Marseglia, EU Director Prime Now – Frutta e verdura saranno consegnati direttamente al piano dalle 8 del mattino a mezzanotte, sette giorni alla settimana con le modalità previste dal servizio Prime Now e modalità di consegna in un’ora o in finestre di due ore”.
Tutti gli iscritti Prime possono scaricare da subito l’app Prime Now, disponibile per i dispositivi iOS e Android,  verificare i CAP coperti dal servizio e chiedere di ricevere le notifiche per sapere quando il servizio sarà disponibile nella propria area. Per trovare i CAP di Milano e hinterland raggiunti dal servizio, i clienti possono visitare www.amazon.it/primenow.

Lasagna della tradizione: ecco la nuova protagonista del concept SorryMama

Lasagna, tu m’hai provocato e io mi invento un format. Parafrasando l’Albertone italiano potrebbe esser nato così SorryMama, la prima sfida street- tutta milanese – alle mamme di tutta Italia.

Ma cominciamo dall’inizio: quando Luca Arcoini (uno dei fondatori di SorryMama), ancora negli States per lavoro, si rese conto che per le strade delle metropoli americane non era difficile trovare qualche rimando al Belpaese. Pasta e pizza essenzialmente (che di italiano avevano ben poco). Ma Luca si accorse anche di un’enorme lacuna: la lasagna non si palesava mai!

Da qui l’idea: perché non creare un format di locali dedicati proprio alla lasagna? Un concept finalmente firmato da italiani, dove il cibo nostrano fosse proposto in tutta la sua squisitezza.

“Una volta tornato – racconta Luca- ho iniziato a cercare di dare vita a questo sogno. Dovevo solo trovare la formula migliore per portare in una dimensione metropolitana e facilmente replicabile la lasagna, senza snaturare quelle caratteristiche casalinghe che la rendono un piatto irresistibile da più di 800 anni”.

E il risultato è ora sotto gli occhi di tutti: al 79 di Corso di Porta Romana.

Una piccola oasi del gusto, sospesa tra passato e modernità, dove questa pietanza simbolo della cucina italiana viene preparata secondo i genuini segreti della tradizione e reinterpretata in inediti e irresistibili abbinamenti nati dalla fantasia e dall’esperienza di tante mamme del Belpaese. Tante golose tentazioni street, classicamente emiliane, insospettabilmente light, golosamente green o straordinariamente ricche.

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Lo scopo è solo uno, conquistare sempre più palati in cerca di una gustosa pausa e farli tornare a casa con una piccola confessione da fare: “Scusa mamma, ma ho trovato una lasagna migliore della tua!”.
Una formula a cavallo tra lo “slow food” e il “fast and good”, fondata su due semplici concetti: amore per la cucina e materie prime di grande qualità.

La sfoglia delle differenti tipologie di lasagne proposte da SorryMama (classiche all’uovo, di kamut, farro, al nero di seppia, ecc..) è realizzata seguendo fedelmente i passaggi di ricette limate con passione e pazienza da mamme e nonne. Le pregiate farine (semola, saraceno, farro, kamut, quinoa, …) provengono da uno storico mulino del nord Italia con due secoli di esperienza: il Molino Dallagiovanna. Si tratta di farine che conservano inalterati tutti i componenti del chicco o del seme, insieme ai macronutrienti. Così l’impasto contiene molte più fibre e sali minerali di quelli prodotti dalle farine di tipo 0 e 00, per un trionfo di gusto e antiossidanti che rendono ogni piatto più digeribile e salutare. Non mancano speciali tocchi innovativi come, ad esempio, la farina di tritordeum, un particolare cereale che fonde le caratteristiche di grano duro e orzo selvatico con le loro proprietà benefiche.

Come nella cucina di casa la domenica mattina, anche da SorryMama tutto viene fatto alla luce del sole. Dal laboratorio a vista del locale escono tutte le differenti versioni di lasagna, recuperate dalle pagine dei ricettari segreti di tante mamme italiane.

A completare la formula di SorryMama, una selezione di birre artigianali (e senza glutine) e vini italiani proposti in un inedito packaging monodose, su misura per accompagnare rilassanti momenti di ‘casual dining’. Il tutto offerto a prezzi contenuti e in un’accogliente atmosfera casalinga dall’abito moderno.

Indice di fiducia: si ferma il trend negativo. E gli italiani ricominiano a credere nella ripresa

Indice di fiducia e ripresa economica: stando all’ultimo report di GFK, si assiste ad un’inversione di tendenza finalmente positiva. Gli italiani hanno ricominciato a crederci.

Negli ultimi mesi del 2015 i consumatori italiani sembrano avere recuperato maggiore fiducia. Questo quanto emerge dai risultati dell’indice di fiducia dei consumatori in Europa, rilevato da GfK. Se durante l’estate le aspettative economiche degli italiani erano rimaste negative – sprofondando a -31,9 punti nel mese di luglio – nel quarto trimestre del 2015 si è interrotto il trend al ribasso, con l’indicatore salito a -1,4 punti (14 punti in più rispetto al valore di settembre).

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Nonostante l’indice rimanga in area negativa, i consumatori italiani esprimono una fiducia crescente, probabilmente correlata alle previsioni di ripresa economica per i prossimi mesi. A novembre, l’indicatore ha raggiun-to il valore più alto da gennaio 2010, attestandosi a 1,9 punti. Decisamente positivo il confronto con lo stesso periodo del 2014, quando l’indice era pari a -35,4 punti.
Questo ottimismo si riflette anche nelle aspettative di reddito. Nel corso del 2015, il valore dell’indicatore corrispondente è stato rivisto al rialzo e – con una crescita di 11,8 punti nel quarto trimestre – ha raggiunto i 6,6 punti alla fine dell’anno, tornando positivo per la prima volta in sei anni.
Si intravede un calo leggero ma costante anche nel tasso di disoccupazione che, secondo ai dati della Commissione europea, a novembre si è attestato all’11,3%.

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Infine, l’indicatore della propensione all’acquisto degli italiani si è stabilizzato in area positiva durante i mesi estivi, aumentando considerevolmente nell’ultimo trimestre del 2015. A partire da settembre, il valore dell’indicato-re riguardante le intenzioni di spesa è aumentato di 18,3 punti, attestandosi a 24,4 punti nel mese di dicembre, il valore più alto da agosto 2000.

E nel resto dell’Europa?
Guardando i Paesi dell’Unione Europea, emerge una fluttuazione significativa nell’indice di fiducia dei consumatori duran-te gli ultimi mesi del 2015.
Tra i temi che hanno influenzato maggiormente questo clima di incertezza, c’è sicuramente quello della gestione del flusso dei migranti provenienti dalle zone di crisi del Medio Oriente e del Nord Africa.
Anche gli attacchi di Parigi nel mese di novembre, seguiti a breve distanza dagli allarmi terrorismo in Germania, hanno scosso notevolmente l’opinione pubblica, minando il clima di fiducia dei consumatori europei.

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Solo verso la fine dell’anno hanno ricominciato a pesare i dati economici positivi registrati in quasi tutti i Paesi dell’UE. I prezzi bassi del petrolio e dell’energia, affiancati ad un’inflazione pressoché assente, fanno sì che i consumatori abbiano più denaro da spendere per i loro acquisti. Allo stesso tempo, il calo generalizzato della disoccupazione registrato lo scorso anno ha ridotto l’incertezza correlata all’eventuale perdita del posto di lavoro.
Questi indicatori positivi hanno condotto ad un aumento generalizzato delle aspettative economiche e di reddito dei cittadini europei verso la fine del 2015. Risultati che però non bastano ancora a incrementare la propensione all’acquisto, soprattutto nei Paesi recentemente colpiti dalla crisi, dove il reddito delle famiglie continua ad essere appena sufficiente a soddisfare i bisogni primari.

Donne: il lavoro è l’obiettivo primario. Il loro mito Samantha Cristoforetti

Donne: sempre più spesso il loro obiettivo è il lavoro. A dirlo è lo studio #donnedidomani realizzato da TNS per Danone Vitasnella, da cui emerge che  il 75% delle intervistate (15-29enni) nutre questa ambizione.

Le aspirazioni, però, si scontrano con la realtà, e, troppo spesso, il sogno si infrange: 1 su 5 fra le 25-29enni dichiara di vedersi ancora in cerca di un lavoro. Ed è la stabilità il traguardo agognato: il 74% cerca lavoro full-time e 8 su 10 vorrebbero un contratto a tempo determinato.

Fra le giovanissime, quasi il 50% sogna di essere una libera professionista o imprenditrice. La prima preoccupazione è la disoccupazione, che spaventa più delle malattie e cresce con l’avvicinarsi ai trent’anni, più forte al Sud.

Uomini e donne: il gap

7 giovani italiane su 10 dichiarano che avere 30 anni vuol dire avere un’indipendenza economica” un segnale di quanto il lavoro sia visto come un elemento cardine della vita di una donna – afferma Rosalba Arlotti, Account Manager TNS.

E continua: “Solo il 52% ritiene che le donne abbiano oggi le stesse possibilità di carriera, e il dato  scende al 46% fra le 25-29enni, mentre il 27% pensa che ci sarà sempre una disparità salariale tra uomini e donne a parità di livello: dato più basso fra le giovanissime 21% fra le 15-19enni”.

E purtroppo hanno ragione: In Italia, infatti, le donne guadagnano in media all’ora il 7,3% meno degli uomini, un divario che pur essendo inferiore alla media europea(pari al 16,3%), tra il 2008 e il 2013 è aumentato di 3,6 punti mentre nel resto del Continente è calato di 1! E non basta: le donne italiane ricevono un salario pari a quello degli uomini di dieci anni fa, secondo studi ed elaborazioni World Economic Forum.

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Mito, simbolo, esempio

Simbolo di professionalità, autonomia, competenza e voglia di avventura, ma anche  donna empatica e positiva è per le giovani under 30, Samantha Cristoforetti, (34% delle preferenze) che compendia in sè, con successo, il Work life balance: Affetti (68%), Lavoro (29%), casa (23%).

Come si relazionano e come interagiscono con il loro mondo? Le #donnedidomani sono e vogliono essere connesse: il 72% usa Facebook quotidianamente, il 34% YouTube con crescita di 8 punti vs 2014. E sono convinte che aziende ed istituzioni non le comprendono né le rappresentano. o. L’autoproduzione e la condivisione di contenuti nelle piattaforme Social (26%) le interpreta e le racconta più di quanto non facciano le istituzioni (24%) e le marche nelle pubblicità (19%).Schermata 2016-02-01 a 12.04.51

L’identikit

“Le #donnedidomani sono concrete, focalizzate, aperte. Hanno una visione chiara del loro futuro e della loro progettualità – ha detto Federico Capeci – CEO TNS Italia. Il digitale ha dato loro strumenti e opportunità per ampliare i loro confini. Sono donne connesse, informate, autonome ed attive. Ma soprattutto vivono lavoro, famiglia ed acquisti in modo completamente diverso rispetto alle generazioni precedenti. Abbiamo visto che si sentono poco rappresentate dalla pubblicità: se le aziende, non conoscendole adeguatamente, non riescono ad intercettarle ed a parlare loro, nei linguaggi, nei luoghi elettivi di relazione, il rischio è che non riescano a connettersi con loro, rendendo inefficaci le comunicazioni dei loro Brand”.Schermata 2016-02-01 a 12.05.01

Si è parlato inoltre di stereotipi nella comunicazione, che spesso anche in modo molto sottile ed indiretto, ripresentano preconcetti di genere e inducono prefigurazioni future in termini di ruoli o professionalità di per se discriminanti e di come il Gender Digital Divide possa sottrarre valore al paese.

 

 

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