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Donne: il lavoro è l’obiettivo primario. Il loro mito Samantha Cristoforetti

Donne: sempre più spesso il loro obiettivo è il lavoro. A dirlo è lo studio #donnedidomani realizzato da TNS per Danone Vitasnella, da cui emerge che  il 75% delle intervistate (15-29enni) nutre questa ambizione.

Le aspirazioni, però, si scontrano con la realtà, e, troppo spesso, il sogno si infrange: 1 su 5 fra le 25-29enni dichiara di vedersi ancora in cerca di un lavoro. Ed è la stabilità il traguardo agognato: il 74% cerca lavoro full-time e 8 su 10 vorrebbero un contratto a tempo determinato.

Fra le giovanissime, quasi il 50% sogna di essere una libera professionista o imprenditrice. La prima preoccupazione è la disoccupazione, che spaventa più delle malattie e cresce con l’avvicinarsi ai trent’anni, più forte al Sud.

Uomini e donne: il gap

7 giovani italiane su 10 dichiarano che avere 30 anni vuol dire avere un’indipendenza economica” un segnale di quanto il lavoro sia visto come un elemento cardine della vita di una donna – afferma Rosalba Arlotti, Account Manager TNS.

E continua: “Solo il 52% ritiene che le donne abbiano oggi le stesse possibilità di carriera, e il dato  scende al 46% fra le 25-29enni, mentre il 27% pensa che ci sarà sempre una disparità salariale tra uomini e donne a parità di livello: dato più basso fra le giovanissime 21% fra le 15-19enni”.

E purtroppo hanno ragione: In Italia, infatti, le donne guadagnano in media all’ora il 7,3% meno degli uomini, un divario che pur essendo inferiore alla media europea(pari al 16,3%), tra il 2008 e il 2013 è aumentato di 3,6 punti mentre nel resto del Continente è calato di 1! E non basta: le donne italiane ricevono un salario pari a quello degli uomini di dieci anni fa, secondo studi ed elaborazioni World Economic Forum.

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Mito, simbolo, esempio

Simbolo di professionalità, autonomia, competenza e voglia di avventura, ma anche  donna empatica e positiva è per le giovani under 30, Samantha Cristoforetti, (34% delle preferenze) che compendia in sè, con successo, il Work life balance: Affetti (68%), Lavoro (29%), casa (23%).

Come si relazionano e come interagiscono con il loro mondo? Le #donnedidomani sono e vogliono essere connesse: il 72% usa Facebook quotidianamente, il 34% YouTube con crescita di 8 punti vs 2014. E sono convinte che aziende ed istituzioni non le comprendono né le rappresentano. o. L’autoproduzione e la condivisione di contenuti nelle piattaforme Social (26%) le interpreta e le racconta più di quanto non facciano le istituzioni (24%) e le marche nelle pubblicità (19%).Schermata 2016-02-01 a 12.04.51

L’identikit

“Le #donnedidomani sono concrete, focalizzate, aperte. Hanno una visione chiara del loro futuro e della loro progettualità – ha detto Federico Capeci – CEO TNS Italia. Il digitale ha dato loro strumenti e opportunità per ampliare i loro confini. Sono donne connesse, informate, autonome ed attive. Ma soprattutto vivono lavoro, famiglia ed acquisti in modo completamente diverso rispetto alle generazioni precedenti. Abbiamo visto che si sentono poco rappresentate dalla pubblicità: se le aziende, non conoscendole adeguatamente, non riescono ad intercettarle ed a parlare loro, nei linguaggi, nei luoghi elettivi di relazione, il rischio è che non riescano a connettersi con loro, rendendo inefficaci le comunicazioni dei loro Brand”.Schermata 2016-02-01 a 12.05.01

Si è parlato inoltre di stereotipi nella comunicazione, che spesso anche in modo molto sottile ed indiretto, ripresentano preconcetti di genere e inducono prefigurazioni future in termini di ruoli o professionalità di per se discriminanti e di come il Gender Digital Divide possa sottrarre valore al paese.

 

 

Amazon, il debutto del colosso di Seattle spariglia le carte

Il 29 luglio ha aperto il negozio di Alimentari e cura per la casa su amazon.it. Una vera rivoluzione nel settore della spesa on-line che non può essere sottovalutata dalla Gdo. Infatti, secondo i dati dell’Osservatorio Netcomm Politecnico di Milano, gli italiani comprano sempre di più on-line , basti vedere che nel 2015 il mercato dell’eCommerce è cresciuto del 16% e la categoria Food&Grocery a oggi vale ben 377 milioni di euro. I primi brand a credere in questo nuovo canale di distribuzione sono stati Barilla, Valfrutta, Knorr, Rio Mare, San Benedetto, Mulino Bianco, Plasmon, Mellin e Huggies e quelli per la cura della casa come Chanteclair, Dash, Scottex e Cuki.
Ma il numero delle aziende presenti è in continua crescita e come spiega Federico Sargenti, Project Manager Consumables di Amazon per Italia e Spagna «oggi amazon.it offre ai suoi clienti oltre 7.000 referenze. I nostri clienti acquistano davvero di tutto, e attualmente i prodotti che vanno per la maggiore sono pasta, biscotti e cialde per la macchinetta del caffè. Questa selezione, però, è davvero molto mutevole, i prodotti più venduti cambiano continuamente, sulla base di vari fattori come le esigenze del momento o particolari offerte sul sito».
Si compra 7/7 h 24
amazon sorgentiSembrano ormai trascorsi migliaia di anni da quando bisognava ricordarsi di fare la spesa durante gli orari diurni e i giorni feriali. Adesso le persone vogliono poter acquistare in qualsiasi momento della giornata e spesso preferiscono farlo dall’ufficio o da casa propria alla sera. Alcuni supermercati si sono attrezzati creando un negozio virtuale con un sistema di consegna a domicilio o di ritiro nel punto vendita, ma per ora si tratta di pochi esempi. Uno dei servizi più completi è quello di Esselunga, che sul sito esselungaacasa.it dispone di un assortimento di oltre 13.000 articoli e spazia dai super freschi come verdura, carne, pesce, latticini e prodotti gastronomici, ai prodotti surgelati fino ad articoli di grocery tradizionale: pane, pasta, pelati, detersivi. Non solo. Esselunga permette di programmare la propria spesa, di riceverla in un giorno stabilito nell’arco temporale di due ore e di pagare alla consegna col pos.
Un altro esempio è il servizio ‘Clicca & Ritira’ di Carrefour che consente di fare la spesa sul sito e poi decidere se andare in un punto vendita a ritirarla (dove sarà pronta dopo un’ora) e pagarla oppure farsela mandare a casa scegliendo una fascia oraria disponibile con un costo di consegna di 4.99 euro (gratuito dopo 70 euro). Anche NaturaSì ha attivato da marzo 2014 shop.naturasi.it che copre l’intero territorio nazionale, incluse isole e aree disagiate di consegna. Questo servizio, fanno sapere dalla catena del biologico, «è stato pensato sia per valorizzare la sinergia con il canale di distribuzione fisica dove sono presenti i punti vendita, sia per raggiungere nuovi consumatori, soprattutto nelle aree dove non sono presenti negozi, avvicinando, così, il biologico specializzato a tutti, rendendo l’acquisto più facile e immediato, con un assortimento maggiore e sempre aggiornato rispetto a quanto normalmente disponibile in ogni singolo negozio». Inoltre, come Amazon, ha sviluppato anche una app gratuita, ma per ora «è superiore l’utilizzo del sito sia in modalità desktop sia in modalità responsive per tablet e mobile, anche perché, proprio per evitare sovrapposizioni tra app e sito mobile, la app è stata configurata per offrire informazioni aggiuntive e servizi integrativi ai consumatori abituati all’acquisto nei punti vendita».

Amazon un concorrente?
Indipendentemente dalla grandezza della catena di supermercati con il quale lo si vuole paragonare, è innegabile che Amazon debba essere considerato un concorrente, per le sue dimensioni, per la sua organizzazione e per la sua sempre maggiore penetrazione negli usi e costumi degli acquirenti italiani.
Uno dei plus di Amazon è sicuramente il servizio di consegna. «Amazon offre una moltitudine di opzioni: ci adattiamo alle necessità dei nostri clienti, dalla consegna il giorno stesso durante la fascia oraria nella quale sappiamo che c’è qualcuno in casa (Spedizione Sera: dalle 18 alle 21) fino alla possibilità di inviare i prodotti a uno delle migliaia di punti di ritiro che ci sono in Italia. Da poco tempo poi è attivo il Prime Now, il servizio dedicato ai clienti Prime (l’abbonamento è disponibile per 19,99 euro all’anno) grazie al quale possono beneficiare di consegne in un’ora al costo di 6,90 euro, in finestre di due ore su oltre 15.000 prodotti, alcuni dei quali sono disponibili solo tramite il nuovo servizio, per esempio pane, yogurt, gelato o minestrone surgelato» sottolinea il Project Manager.

Tutto in un solo click
Un altro plus di Amazon è la possibilità di poter trovare in un unico negozio tutto il necessario per ogni occasione. Ad esempio, si può organizzare una serata con amici comprando popcorn, bibite, DVD e il più innovativo sistema di home entertainment mettendo tutto nello stesso ‘carrello’. In più col Negozio di Cucina Premium, si ha una selezione di pentole, teglie, utensili, elettrodomestici, pasticceria e stoviglie delle migliori marche per poter comprare in una volta sola l’occorrente per cucinare, apparecchiare e servire. Il negozio ospita anche uno spazio dedicato alle ricette, con video tutorial e testi che guidano il cliente passo-passo alla realizzazione del piatto, e un’area pensata per le cucine tipiche come quella asiatica e indiana.

Ma manca ancora…
Per ora il limite più grande di Amazon è quello di non comprendere il fresco tra i prodotti venduti, come mai? «Perché prima di lanciare una nuova categoria parliamo con i fornitori, analizziamo il segmento di mercato e prepariamo la nostra infrastruttura logistica per poter gestire determinate tipologie di prodotto. In questo momento in Italia abbiamo iniziato con alimenti a lunga conservazione e prodotti per la cura della casa. Il modello della distribuzione online di prodotti freschi è diverso da quello che già conosciamo e lo stiamo ancora studiando. Amazon per il momento vende prodotti freschi solo in alcune città degli Stati Uniti. Il nostro obiettivo è quello di poter dare ai clienti italiani un’offerta di acquisto sempre più completa, ma non possiamo ancora prevedere quando e se amplieremo la nostra selezione ai prodotti freschi» spiega Sargenti. Esiste però anche un altro limite che riguarda il rapporto col cliente. Infatti, per ora, non si è ancora instaurato quel rapporto di fidelizzazione che le grandi catene hanno costruito in molti anni attraverso strumenti di marketing come le carte fedeltà o le raccolte punti. Ma anche con la creazione di private label esclusive. A oggi quindi la Gdo tradizionale può ancora contare da un lato sulla fiducia dei consumatori nei confronti dei propri prodotti, dall’altro sulla sua conoscenza approfondita dei propri clienti, grazie alla quale sa cosa vogliono. Come spiegano da NaturaSì «noi per esempio sul nostro sito puntiamo sulla cura delle descrizioni dei singoli prodotti, un plus importante che offriamo ai clienti perché teniamo conto del loro interesse per questo genere di informazioni».

di Elena Cassin

Millennials: intraprendenti, social e stakanovisti

Millennials, un universo da scoprire. E da apprezzare, mettendo da parte pregiudizi e luoghi comuni.
È quanto emerge dalla ricerca «Vita da Millennials: web, new media, startup e molto altro. Nuovi soggetti della ripresa italiana alla prova» realizzata dal Censis per il Padiglione Italia di Expo 2015, su un campione di giovani tra i 18 e i 35 anni. Accantonato il clichè che li classificava come “bamboccioni” o “choosy” i giovani si rivelano intraprendenti, fortemente motivati, stakanovisti , sobri, strenui fautori del proprio io, ma solidali e… accomodanti.
Specialmente per quanto riguarda il mercato del lavoro, non sempre generoso con le nuove generazioni.
Pare infatti che rispetto ai più “anziani” Baby Boomers i Millennials siano più propensi ad accettare contratti brevi, qualifiche inferiori alla propria formazione,  impieghi al nero o stage non retribuiti. E questo nonostante abbiano dei plus importanti: sono infatti la prima generazione realmente bilingue e nativa digitale. Atout significativi che, messi a frutto realmente, sarebbero un potente propellente per il successo e l’affermazione professionale.
Intraprendenza
Davanti a un mercato ostico i Millennials non si sono arresi: quasi 32.000 nuove imprese nate nel secondo trimestre del 2015, infatti, fanno capo a un under 35, con una crescita del 3,6% rispetto al trimestre precedente. Una forte vitalità, dunque, trasversale a tutte le aree del Paese se anche nel Mezzogiorno il 40,6% delle attività nate nel trimestre è riconducibile a un giovane, con un tasso di crescita del 3,5% rispetto al trimestre precedente.
I Millennials sono lavoratori indefessi: più di 3,8 milioni lavorano oltre l’orario formale (il 17,1% in più rispetto ai Baby Boomers). Di questi, 1,1 milioni lo ha fatto senza ricevere il pagamento degli straordinari (il 4% in pi. rispetto alla fascia di 35 -64 anni) e 1,7 milioni con una copertura economica solo saltuaria.
A 1,1 milioni di Millennials capita di lavorare anche di notte, a quasi 3 milioni durante il weekend. Molti lavorano in remoto da casa e questo, anziché attenuare l’impegno, significa, al contrario, dilatare i tempi dedicati alle attività professionali.

L’io e la sharing economy
I Millennials, credono nel proprio Io.
Questo non vuol dire che siano egoisti: per questo è più corretto parlare di soggettivismo etico. L’io è considerato la misura di tutte le cose, quindi, l’obiettivo precipuo è soddisfarlo, in linea con una nuova dimensione più sobria e contenuta. In questo mood si innesca il successo della sharing economy (Uber, Airbnb, Gnammo, iBarter e via dicendo) che vede la dimensione del noi entrare in campo per sostenere e soddisfare i bisogni dell’Io.

Foodies, l’importanza del cibo
Nel sistema valoriale dei Millennials il cibo, e tutto ciò che vi ruota intorno, hanno assunto un ruolo di primo piano, testimoniato dalla fioritura di blog e piattaforme web dedicate al cibo, dalla miriade di start up nel settore della ristorazione e- non ultimo- dal ritorno all’agricoltura.
Ma cosa amano i giovani del cibo? Innanzitutto il legame con il territorio: il 60% degli under 35 infatti ritiene che l’eccellenza del proprio territorio si concretizza nei prodotti alimentari locali a fronte del 47,5% della media nazionale.
Mangiare è un fatto culturale e relazionale, molto più che un vettore funzionale, e attraverso il rapporto con ciò che si mette in tavola e proviene dai propri territori i giovani italiani plasmano il loro sentire identitario.   L’Italian food, inoltre, è un fattore distintivo di portata internazionale che inorgoglisce i Millennials che più degli altri vanno per il mondo.  Il 23,9% definisce il rapporto con il cibo degli italiani divertente, perché mangiare fa parte del nostro modo di stare insieme e divertirci, per il 20,5% è salutare.
Per i giovani il cibo è cultura: il 93% dei Millennials si dichiara coinvolto dal tema, il 53,5% è un appassionato, il 28,3% un intenditore e l’11,1% pensa a sé stesso come a un vero esperto. E in effetti il tempo investito in attività culinarie non è poco: sono 10,9 milioni i giovani che dichiarano di cucinare, 3,4 milioni lo fanno con regolarità e 5 milioni lo fanno spesso.
Ed è attività che appassiona, attira, gratifica, taglia trasversalmente appartenenze di genere, sociali, territoriali. Sono 10 milioni i Millennials italiani che cucinano e a cui piace farlo: 4,2 milioni perché li appassiona, 2,6 milioni perché li rilassa e 2,7 milioni ai fornelli provano un senso di gratificazione.

Quale cibo va per la maggiore?
La cucina italiana rimane quella più praticata nel quotidiano (11,1 milioni di Millennials) seguita dalla cucina tipica dei territori (11 milioni), però anche “l’esotico” va bene: sono 8,7 milioni i Millennials italiani che dichiarano di mangiare piatti tipici di altri paesi europei (paella, crepes, ecc.); 7,7 milioni (1,8 milioni abitualmente) mangiano piatti etnici (guacamole, cous cous) e 10 milioni (di cui 3,3 milioni regolarmente) consumano piatti preparati secondo ricette nuove di cui hanno sentito parlare in tv e/o letto su riviste e/o su ricettari.
Quanto allo stile alimentare professato, i  Millennials sono perfetti interpreti del neopoliteismo sobrio italico: riescono cioè a far convivere senza colpo ferire fast food e slow food.

Per Visa spesa in su per gli stranieri in Italia a Natale : +6,7% trainata dalla moda

Sono state vacanze di Natale con un po’ meno crisi ed affanno degli anni passati, quelle di quest’anno: una conferma viene da Visa, che ha divulgato i dati delle transazioni transfrontaliere registrati da Visa Europe in Italia durante il periodo delle feste. Otto milioni in tutto nel periodo che va dal 21 dicembre al 6 gennaio 2016, con una crescita nell’utilizzo di carte Visa del 6,7% anno su anno, per un totale di 426,6 milioni di euro, in crescita rispetto agli oltre 384 milioni registrati nel periodo natalizio 2014. Un saldo leggermente positivo rispetto ai volumi fatti registrare nello stesso periodo di rilevamento dati dagli italiani all’estero: 423 milioni di euro, in crescita del 10% rispetto allo stesso periodo 2014/2015.

 

La moda vince

Ma dove e in che cosa sono stati spesi questi soldi? Ancora una volta in ripresa dopo periodi a dir poco appannati c’è l’abbigliamento: il settore moda/abbigliamento infatti ha registrato un totale di spesa di 97,8 milioni di euro, +7,7% rispetto all’anno precedente. Crescita anche per le strutture ricettive e alberghi con una spesa di 89,3 milioni di euro, in incremento del 6%. I prodotti e i servizi assicurativi si posizionano al terza posto nella spesa degli stranieri nelle festività natalizie, con 45,9 milioni di euro e una crescita del 20,1% rispetto al 2014. Chiudono la “top 5” delle voci di spesa l’intrattenimento e l’elettronica di consumo, che segnano rispettivamente 43,1 milioni di euro (+11,7% a/a) e 27,1 milioni di euro (+9,7% a/a).

Quanto a provenienza, sono Regno Unito, Francia, USA, Germania e Svizzera i paesi top five degli spender stranieri in Italia, con un totale di spesa pari a 262 milioni di euro ovvero il 65% del totale dei volumi registrati da Visa.

Gli acquisti sono stati fatti essenzialmente nel punto vendita “fisico”, con una spesa di 293,3 milioni di euro (+4,2% a/a) nel periodo. Buona notizia per i nostri negozi, meno per la debolezza dell’e-commerce Made in Italy. Prova ne è che per gli italiani in viaggio all’estero nelle scorse festività gli acquisti presso negozi fisici si attestano intorno ai 124 milioni (+29,4%), ma ci sono anche30 milioni di euro (+7%) di acquisti via posta o telefono.

 

All’estero gli italiani spendono in entertainment

Avanza anche la spesa degli italiani che hanno trascorso le vacanze natalizie all’estero, con 423 milioni di euro (+10% a/a). I maggiori volumi di spesa si sono registrati nel Regno Unito, che ha raccolto il 30% dei volumi totali registrati, con 124,8 milioni di euro (+4%), seguiti dal Lussemburgo (66,6 milioni di euro con un incremento percentuale del +45%), Francia e Spagna che riportano rispettivamente volumi di spesa oltre i 30 milioni di euro e infine USA e Irlanda con oltre 24 milioni di euro.

L’intrattenimento è il settore che registra il maggiore volume di spesa con 50 milioni di euro, subito seguito dall’alberghiero con 47,4 milioni, i trasporti aerei con 43,6 milioni, le spese per i servizi con 39,3 milioni e la moda/abbigliamento con 35 milioni di euro e crescita di oltre il 10%.

Infine, una curiosità: nel periodo natalizio è stato il 29 dicembre il giorno con il maggior picco di spesa con prodotti Visa da parte degli stranieri in Italia, mentre per i nostri connazionali all’estero è stato il 4 gennaio 2016.

Pinocchio sugli sci beve Aquavitamin del portfolio di San Benedetto

Pinocchio sugli Sci, una delle gare di sci più importante al Mondo dedicate ai bambini da 8 a 16 anni è giunta alla 34ma edizione: anche quest’anno è presente Acqua Minerale San Benedetto.  Dal 27 Dicembre al 13 Marzo la manifestazione prevede 24 selezioni in tutta Italia e le finali nazionali e internazionali all’Abetone dal 2 al 9 Aprile.
Nel corso degli anni Pinocchio sugli sci ha annoverato tra i suoi vincitori grandi nomi dello sci alpino come Deborah Compagnoni Karen Putzer, Max Blardone, Peter Fill e tanti altri che già fanno parte del “circo bianco” internazionale.
San Benedetto disseterà tutti i partecipanti di Pinocchio sugli Sci con Aquavitamin, l’innovativa bibita analcolica con vitamine in Acqua Minerale San Benedetto, in grado di apportare vitalità e benefici al nostro organismo.  Il prodotto è dedicato a tutti coloro che svolgono una vita attiva, attenti al proprio benessere e con uno stile di vita giovanile e dinamico.  Ogni bottiglia da mezzo litro fornisce un alto apporto di vitamina C e il 25% del valore nutrizionale di riferimento di vitamine e altre sostanze nutritive. Aquavitamin è disponibile in quattro gusti freschi e dissetanti, con quattro diverse aree funzionali: BEAUTYou al gusto frutti rossi, un alleato per l’idratazione e la tonicità; GENyouS, al gusto kiwi/mela/melograno, per ritrovare vitalità ed energia; IfeelGOOD al gusto limone, un aiuto per mantenere in forma le difese naturali; READYtoGO al gusto arancia, una piacevole pausa rinfrescante per ritrovare lo sprint. Non poteva mancare anche il T Surf, il thè pensato per i piccoli sportivi nel formato da 20cl pratico e maneggevole. Nei due gusti pesca e limone, è ideale per avere sempre a portata di mano un rinfrescante e dissetante thè da gustare in modo insolito e divertente tra le piste da sci…basta infatti strappare la linguetta e inserire la cannuccia telescopica in dotazione e il gioco è fatto!

San Valentino: la dolcissima proposta Melegatti per la festa degli innamorati

San Valentino, giorno dell’amore.  E Melegatti, storica azienda dolciaria italiana, ha affidato all’estro dei suoi mastri pasticceri il compito di creare un “dolce pensiero”, a forma di cuore, da dedicare a tutti gli innamorati nel giorno più romantico dell’anno.

Nasce così TortAmore, deliziosa specialità Melegatti, con una nuova ricetta da far battere il cuore: morbida pasta chiara arricchita con crema al cioccolato e sorprendente succo del frutto della passione, ricoperta da goloso cioccolato fondente. Una torta dall’immancabile bontà, garantita Melegatti, che farà di San Valentino un’occasione dolcemente unica.

A rendere TortAmore speciale è anche il packaging creato ad hoc. Una grafica accattivante già nei colori che si alternano tra il rosso e l’oro, con la possibilità di personalizzazione grazie alla “secret box”: un cuore al centro della confezione per scrivere la propria dedica e che custodirà sapientemente le dichiarazioni d’amore più appassionate.

Fetta Torta cuoreMa le sorprese non finiscono qui…Melegatti vuole premiare tutti coloro i quali sceglieranno di condividere TortAmore con la propria dolce metà, con l’operazione regalo sicuro “In amore vince chi parte!” .

Partecipare è semplice ed il regalo è garantito: dopo aver assaggiato la deliziosa TortAmore, basterà inviare un messaggio al numero 320 2041995 scrivendo TORTAMORE, data, ora, importo in euro e numero dello scontrino senza spazi o punteggiature. Una volta ricevuto il codice voucher, collegandosi al sito www.onenightfree.it, si potrà selezionare l’Hotel nella località italiana preferita. Prenotando il week end per due, la seconda notte è gratis!

Addolcire la festa è il mestiere di Melegatti che, da oltre un secolo, continua a fare con quell’immutata qualità che l’ha resa punto di riferimento riconosciuto ed apprezzato. Con la maestria frutto di 122 anni di esperienza, Melegatti inventa da sempre ricette nuove e originali, utilizzando ingredienti selezionati di altissima qualità.

 

Grazie a salute e territorio, le private label del gruppo Selex crescono del 3% nel 2015

Alto di gamma, biologico e salute sono aumentate del 10% ma le private label del Gruppo Selex registrano in generale un andamento positivo nel 2015, e raggiungono un giro d’affari al consumo di oltre 750 milioni di euro, in crescita del 3% rispetto al 2014.

Le Marche del Distributore del Gruppo Selex, terzo distributore italiano con una quota di mercato superiore all’11%, contano oltre 5.000 referenze suddivise tra prodotti Selex (oltre 3.000), prodotti Vale (altra marca del Gruppo, 1.100 articoli), proposte Sù e Vanto, le due linee dedicate al canale cash & carry, e Prodotto Risparmio. A questi si aggiungono le linee Le Vie dell’Uva, selezione di vini italiani, Le Bontà del Pasticciere, Armonia & Benessere e l’ultima arrivata, Storie di Gastronomia. Nel 2015 anche il marchio Il Gigante è entrato a far parte della rete Selex e di conseguenza della gestione delle sue private label. L’obiettivo per il 2016 sarà quello di raggiungere la totale sovrapposizione e allineamento del marchio Il Gigante all’offerta Selex.

 

A febbraio una campagna per le Pl

Per comunicare i valori e i punti di forza dei suoi brand, Selex ha pianificato, a partire da febbraio 2016, un’importante campagna istituzionale che coinvolgerà i principali media. Nuovo anche il sito dedicato, prodottiselex.it, dove i consumatori troveranno tutte le informazioni e le novità sulle linee e sui prodotti.

Parte del successo so deve alla capacità di cogliere i nuovi trend e le richieste del consumatore odierno, unite alla capacità di ottimizzare il rapporto qualità-prezzo.
Un esempio sono le linee dedicate a salute e benessere e alle intolleranze, come Vivi Bene Senza Glutine Selex, per i celiaci, Natura Chiama Selex per i comparti dell’ortofrutta a filiera controllata e del bio, o le proposte di Vivi Bene Selex. Aree sempre più premiate dai consumatori e molto spesso non ancora presidiate dall’industria di marca. Altro esempio è la linea Saper di Sapori, che strizza l’occhio ai foodie offrendo prodotti di alta gamma e del territorio, con un centinaio di specialità esclusive frutto di antiche lavorazioni artigianali.

«Intercettare i cambiamenti in atto nelle abitudini di consumo e negli stili alimentari è alla base del nostro impegno quotidiano – afferma Maniele Tasca, Direttore Generale del Gruppo Selex -.
 Oggi siamo tutti più attenti al benessere e all’ambiente che ci circonda. Cerchiamo cibi naturali, biologici ed etici. E Selex, con le sue linee specialistiche, vuole garantire risposte adeguate a queste nuove istanze, mettendo a disposizione della clientela prodotti dalle elevate caratteristiche qualitative, ma sempre a prezzi accessibili».

«Fattori premianti delle nostre proposte sono soprattutto la qualità e la sicurezza – sottolinea Luca Vaccaro, Direttore Marche del Distributore del Gruppo Selex – ottenute attraverso un rigoroso piano di analisi (oltre l’80% degli alimentari viene sottoposto a controlli almeno una volta all’anno, con oltre 20.000 parametri analitici monitorati) e un programma di assaggi effettuati da un panel di consumatori rappresentativi della popolazione italiana».

Per Coop nel 2016 torna la speranza, tra ripresa slow e timori. Gdo a +0,7% grazie ai freschi

Un 2016 tra ripresa e speranza, con un incremento nei consumi delle famiglie stimato nell’1,4%, l’aumento maggiore degli ultimi 10 anni: è quello che rilevano Nomisma e Ref Ricerche per il “Rapporto Coop”, con i risultati del sondaggio di inizio anno e le previsioni sui consumi 2016. In quanto a “sentiment”, pensa positivo e spera in un miglioramento più di un terzo degli italiani. Un sesto identifica il nuovo anno con il cambiamento. Resta però chi guarda nero: il 14% del campione pensa sia il timore il sentimento dominante del 2016. Fa paura però non tanto la crisi (la identifica con il 2016 solo l’8,5% degli intervistati), mentre l’idea di ripresa supera di ben dieci punti quella di rinuncia (12,2% contro il 2,6%).

 

I Millennials tirano il carro dei nuovi consumi

Per l’anno appena iniziato il 55% degli italiani non prevede cambiamenti di rilievo nelle proprie spese, ma si registra un piccolo saldo positivo tra chi vede una spesa per acquisti in crescita (17,8%) e chi la stima in calo (16,2%). I millenials e i ceti più agiati sono le categorie che prevedono di aumentare maggiormente i consumi. E dopo l’orizzonte grigio della crisi si apre la voglia di svaghi e divertimento. Il 42% pensa di riprendere a viaggiare, il 32% tornerà a divertirsi, il 20% ha intenzione di spendere di più pur di avere un cibo di qualità. Seguono a pari merito nelle intenzioni di spesa la ristrutturazione della casa e la nuova ossessione della palestra e della cura di sé (entrambe intorno al 16%).

La fotografia del rapporto Coop conferma ancora una volta però come l’Italia sia a due velocità, con le regioni centrali e il Nord Ovest ottimisti, e un Sud con prospettive di consumo ancora negative. Inoltre, la ripresa è ancora debole, se si considera che i consumi procapite nel 2016 si assesteranno, nonostante il lieve incremento dell’1,4%, sui livelli degli anni Novanta, e saranno più bassi di oltre 1700 euro rispetto al 2007 segnando un -9% rispetto a quell’anno.

 

Natale in lieve ripresa

Seppur con lievi margini, gli acquisti natalizi nel mese di dicembre nella GDO confermano l’incremento delle vendite dell’intero 2015, facendo segnare circa mezzo punto percentuale a valore in più rispetto al 2014. Nella settimana di Natale si è registrato un incremento del 3%: una dimostrazione in più di quello che già si sapeva, ovvero che gli acquisti tendano sempre più ad attestarsi last minute.

 

I consumi alimentari verso una maggior sobrietà

Bio, canali alternativi, meno calorie e più attenzione a quello che si consuma, con un focus sul free from e i prodotti locali, sono le tendenze che continueranno ad affermarsi nell’anno a venire (vd Cinque macro tendenze per l’alimentazione nel 2016. Il tutto in un quadro che vede, per gli alimentari (e l’abbigliamento) una spesa sotto la media dell’anno. Sulla scia dei temi cari a Expo, la tavola resta il luogo di sperimentazione per eccellenza; il 30% del campione dimostra un maggiore interesse per i prodotti del territorio,  il 25% sceglierà più biologico, il 21% ridurrà il consumo di carne e sarà più attento alla propria dieta. Tutto ciò però senza dimenticare l’attenzione al risparmio e la rinuncia al superfluo: il 40% degli italiani nel 2016 presterà maggiore attenzione agli sprechi alimentari e il 27% si dedicherà a cucinare a casa anche alimenti “di base” come pizza, pasta, dolci, marmellate e pane.

Ancora poco utilizzato nelle intenzioni sarà invece il ricorso all’e-commerce alimentare. Resta invece la tendenza a rivolgersi a canali alternativi come l’acquisto diretto dagli agricoltori (poco più del 20%), l’autoproduzione (“coltiverò un orto” è l’ambizione per il 14,1% del campione) e il discount come meta preferita da un altro 14%.

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In questo contesto si prevede che i fatturati della GDO rimarranno sotto la soglia dell’1% a totale assortimento, con un lieve incremento del risultato positivo registrato nel 2015.

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Nell’anno appena iniziato infatti si prevede un incremento dei prodotti freschi a peso variabile mentre resteranno negative le vendite del non food.

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Si ridurrà ancora lievemente la pressione promozionale mentre il carrello perderà ancora un piccola porzione del suo valore medio ma con un processo di progressiva decelerazione.

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Cinque macro tendenze per l’alimentazione nel 2016

Una "creazione" della stampante 3D Foodini: i contenitori/divisori tra i cibi sono realizzati con un puré di patate viola.

Cosa comparirà nei nostri piatti nel 2016, quali sono le tendenze più “forti” che ci portiamo dietro e che evolveranno dall’anno appena passato, il 2015 di Expo e degli scandali alimentari, dei cambiamenti climatici e dei grandi chef che hanno popolato le trasmissioni tv e dei food blogger che hanno pontificato su tutto e tutti? Qui di seguito abbiamo individuato cinque macro tendenze che promettono di influenzare il nostro modo di mangiare, cucinare e naturalmente anche di fare la spesa nell’anno che si è appena aperto, ma anche gli alimenti su cui si appunterà l’attenzione di chef e nutrizionisti e che troveremo sempre più spesso negli scaffali dei supermercati.

1-SALUTISMO
IDShot_540x540Meno pasta per tutti Secondo l’analisi di Bauman & Whitman la pasta potrebbe essere una “specie in via di estinzione” in futuro, con consumi in calo dell’8% in Australia e del 13% in Europa. Anche in Italia nel 2014 secondo IRI le vendite di pasta secca sono calate del 2,5% a volume. Responsabili la fobia del glutine, le diete iperproteiche e l’avvento di cereali alternativi al grano (quinoa, farro, chia, orzo, segale) o alternative ai cereali (dai legumi alle verdure ridotte in fili o nastri, una moda che ha già investito i supermercati anglosassoni e che potrebbe presto arrivare da noi). Puré di verdure (dagli spinaci al pomodoro, dalla zucca alle carote) potranno essere trasformati in qualsiasi forma grazie alle stampanti 3D alimentari (già viste a Expo e protagoniste di numerose start-up) che come la Foodini, cavalcano il trend salutista e l’avversione verso il cibo industriale.
Vedi: Tesco, Pam e le altre: le private label puntano sul vegetarianoSemaforo verde per i vegani in Gdo

Free-from ma “naturale” Pollice verso invece per gli alimenti “senza zucchero, senza grassi, zero calorie”, sì al “senza zuccheri, grassi, additivi, conservanti, coloranti aggiunti”. Un trend colto anche dalla grandi aziende che si prodigano in informazioni su ingredienti, provenienza e ricette salutari veicolati tramite RFID o QRCode. La richiesta dei consumatori infatti è per etichette sempre più trasparenti sugli ingredienti e la loro provenienza, ma anche sull’eticità di allevamenti e coltivazioni. Sempre più diffuse le opzioni free from “naturali” come reazioni agli scandali alimentari, tanto che aumenta la disponibilità e anche le linee private label dedicate a vegetariani e vegani, intolleranti e a chi segue diete religiose (halal e kosher).
Vedi Pam Panorama amplia la linea Veg&VegNasce il primo Parmigiano Reggiano Dop kosherGluten Free Expo, la nicchia del senza glutine si espande

Cibi fermentati e probiotici Tra le tendenze 2016 rilevate dalla catena USA Whole Foods ci sono i cibi fermentati e i probiotici, che forniscono “batteri buoni” utili a migliorare il proprio microbiota, ovvero il corredo tutto personale di microrganismi che popolano il nostro intestino e che recenti studi scientifici segnalano come determinante per la nostra salute e addirittura per il nostro umore. Yogurt e kefir ma anche tempeh (soia fermentata), tè kombucha, crauti, miso, pane di pasta madre e kimchi saranno sempre più richiesti da chi è più attento alla salute.

Ortofrutta al top, carne in declino La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’inserimento di carni rosse e salumi da parte dell’OMS, Organizzazione mondiale della Sanità, nella “lista nera” degli alimenti cancerogeni. Poi ci sono i prezzi alti, le accuse di scarsa sostenibilità ed eticità degli allevamenti (consumano ingenti quantità di acqua e mangimi e producono CO2), l’utilizzo di ormoni e il crescente numero di vegetariani, vegani e flexitariani (vegani part time): tutto congiura verso l’allontanamento dagli alimenti di origine animale. Infine, le indicazioni di medici e dietisti e le raccomandazioni di consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, hanno fatto sì che le verdure da mesto “contorno” assurgessero a piatto principale. Nelle cucine degli chef stellati ma anche e sempre più nelle case private.

Vedi Effetto Oms sulla carne: in una settimana vendite al supermercato in calo di 16 milioni di euroOcse e Fao, prezzi dei prodotti agricoli in calo proteine e carne su..; Carne di maiale contaminata in UK: troppi antibiotici negli allevamenti europeiI consumatori e la carne in un’indagine Swg e Eurocarne

 

2- SOSTENIBILITÀ
Il prezzo è il problema? Paghe sostenibili e condizioni giuste di lavoro saranno sempre più importanti per il consumatore che si sta accorgendo come il prezzo più basso significa spesso sfruttamento dei lavoratori e pratiche agricole insane quali l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici e inquinanti per consentire un’agricoltura intensiva.
vedi: Made in Italy e agromafie: le filiere sono “pulite”? Caselli presenta una nuova leggeIl caporalato minaccia l’export dei pomodori Made in ItalyPrezzi bassi dell’ortofrutta=pesticidi: guerra di Greenpeace in Francia a Leclerc (e alla GDO);
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Spreco zero Ormai anche i grandi chef favoriscono l’uso di tutte le parti di un ingrediente, dal picciolo alla buccia (spesso le più ricche di nutrienti), magari ridotti tramite gli essiccatori o utilizzati per insaporire brodi o salse gentili. E dopo che in Francia una legge ha obbligato la GDO a occuparsi di riallocare gli alimenti non più vendibili, l’esigenza di sprecare meno si è diffusa in tutta Europa, cambiando l’offerta. Un esempio sono le “verdure brutte” e “deformi” un tempo escluse dagli scaffali perché “fuori standard” e che messe in vendita da Morrisons appena prima di Natale hanno registrato ottime vendite. Carrefour in Francia nel 2016 lancerà la private label a spreco zero. Il 2016 potrebbe essere finalmente l’anno in cui saranno riviste le date di scadenza di molti alimenti, in cui aumenteranno le donazioni agli enti benefici di alimenti vicini alla data si scadenza e in cui sarà finalmente accettato il fatto che gli ortaggi possono avere un aspetto poco ortodosso. Il che potrebbe essere una necessità, a seguito di stagioni colpite da grandini ed eventi climatici estremi.

Vedi: Si può vendere frutta rovinata dal maltempo?Protocollo di Milano, la Gdo e il cibo tra fame, spreco e obesitàCarrefour lancia “Tous AntiGaspi”, la private label antispreco e sostenibileLes Gueules Cassées, la lotta antispreco che arriva dalla FranciaGdo contro lo spreco 2. Pam lancia “Reimpiatta il piatto”Gdo contro lo spreco 1: parte la collaborazione tra Végé e Last minute sotto casaConvegno GS1 Italy: soluzioni Ecr e approcci di filiera contro lo spreco alimentare

Km 0 e agricoltura urbana Comprare locale significa inquinare meno e aiutare l’economia del posto. Sempre più l’origine degli alimenti viene evidenziata ma càpita anche che alimenti tradizionalmente esotici come il caviale e il salmone vengano prodotti o lavorati da noi, con ottimi esiti. E per chi ricerca il controllo completo su ciò che mangia c’è l’orto, il terrazzo o il balcone urbano e la coltivazione fai da te, fosse anche solo di sanissimi germogli bio nella propria cucina.
cibo del futuro

Proteine non animali Allevamenti sempre meno sostenibili fanno spazio all’uso di proteine di origine vegetale come i legumi: il 2016 è stato dichiarato dall’ONU Anno Internazionale dei legumi e i riflettori saranno puntati su lenticchie e piselli, soia e ceci. Piante ottime per le proprietà nutritive ma anche in grado di arricchire il suolo e aumentarne la produttività. Ma tra i candidati più accreditati ci sono anche alghe e soprattutto insetti, già entrati nei supermercati olandesi sotto forma – per evitare l’inevitabile tabù culturale – di farine, hamburger e polpette. I vantaggi? Tante proteine, pochi grassi e bassissimi costi di produzione. Il futuro dell’alimentazione umana, con 9 miliardi di persone in un pianeta surriscaldato, potrebbe passare da qui.

Vedi Coop a Expo: le parole del cibo del futuro tra timori e aspettiveResponsabilità sociale: cresce la sensibilità dei consumatori

 

3- TECNOLOGIA
77821Il mondo in un’App App per non sprecare (Tesco uk), app per pagare (Albert Heijn, Delhaize, Tesco, Sainsbury’s), per ordinare (Amazon), fare la lista automaticamente da casa ogni volta che finisce un alimento essenziale, tipo pasta o latte (Carrefour Belgio, Amazon) ma anche per individuare un articolo all’interno del punto vendita. La tecnologia – lato utente tramite smartphone, lato retailer grazie alla comunicazione personalizzata resa possibile dai beacon ma anche dal nuovo digital signage interattivo – ha già cambiato di fatto il nostro rapporto con la spesa alimentare. E promette di cambiarlo ancora di più nel 2016, quando molte di queste innovazioni si diffonderanno nella maggior parte dei punti vendita. Ma il 2016 sarà anche l’anno delle consegne alimentari a casa in una o due ore, grazie ad Amazon già attiva a Milano o a player come Instacart, la success story dell’anno scorso in USA. Un modo molto “millennial” per ottenere gli ingredienti per la cena con amici organizzata last minute quando non si ha ha tempo per la spesa.

Vedi: Giornata storica per il retail alimentare italiano. Amazon apre il suo supermercatoDetto la spesa e la ritiro al drive: l’evoluzione del click and collect di ChronodriveCarrefour testa lo scanner per la spesa (in Belgio)Tesco distribuisce il surplus di cibo nei punti vendita con una appDa Végé con i beacon il prodotto parla al clienteOggi contactless, domani via smartphone, tempo e convenienza spingono il cliente verso i pagamenti digitaliTecnologie, gli italiani sono pronti all’omnicanalità nel retail

Pinterest e Instagram come trendsetter L’età dell’immagine via social network e l’ansia di condivisione ha di fatto cambiato il mondo del food. Che siano cucinati a casa o consumati al ristorante, i piatti più fotogenici finiscono regolarmente fotografati e postati su Instagram, Facebook o Pinterest, quest’ultimo poi vera “bibbia del salutismo” con innumerevoli bacheche dedicate alla ricetta più sana e innovativa. Le conseguenze sono le mode improvvise e totalizzanti (la più recente è quella dell’avocado) che lanciano dei “superfood” panacea per tutti i mali (ricordate le bacche di Goji?). Ma Time guarda avanti e nel suo articolo di fine anno sulle “The New Food Rules” , le nuove regole dell’alimentazione, stigmatizza l’uso di “supercibi costosi” tipo il modaiolo acai a favore del più popolare mirtillo.
Altra conseguenza di questa sovraesposizione visiva è che la presentazione è sempre più importante. In futuro andranno per la maggiore i bento box, i vassoi giapponesi belli come quadri che contengono un intero pranzo, e il Poke hawaiano, mix di riso, pesce crudo, semi oleosi e spezie.
Largo anche al cibo da asporto sempre più presente negli scaffali dei supermercati, a cui si richiede di essere però più sano e, anche, bello. L’esigenza è, sulla scorta delle nuove modalità di lavoro diffuso e continuato, di mangiare quando si vuole e dove si vuole, anche disertando i pasti principali a favore di tanti piccoli spuntini.

Vedi: Sano e pronto da mangiare, ecco lo snack che piace alle donneSainsbury’s testa un format di prossimità per la “nuova spesa” veloce e frequente

 

4- GLOBALIZZAZIONE, ESOTISMO “CONTROLLATO” E CAMBIAMENTI CLIMATICI
Al recente Cop21 di Parigi la situazione del surriscaldamento globale si è svelata – per chi ancora non lo avesse capito – in tutta la sua drammaticità. E sarà l’agricoltura a pagare il prezzo più alto, tra siccità e inondazioni, perdita di biodiversità ed epidemie dovute a condizioni climatiche estreme. Basta pensare a quel che è successo l’anno scorso all’olio italiano, che ha visto la sua produzione decimata. Non solo: è chiaro come in un mondo con 2/4 gradi in più si sposteranno le aree adatte a molte coltivazioni. Lidl in UK da marzo 2016 avrà in assortimento vino inglese, coltivato nel Surrey dove una volta prosperavano solo segale e patate, mentre Waitrose già offre 100 etichette inglesi e gallesi che nel 2014 hanno aumentato le vendite del 95%. In Sicilia in compenso sono partite le coltivazioni di frutta tropicale, mango ananas e avocado, banana, papaya, litchi, maracujà ma anche Goji, Black Sapote, Feijoa, Guava, Lucuma, Pitanga e Tamarillo.
A livello globale il riscaldamento sta minacciando le coltivazioni di cacao e caffè, ironicamente nel momento in cui la loro diffusione mondiale è ai massimi storici. Ciò potrebbe portare a un innalzamento dei prezzi.
In un mondo sempre più “piccolo”, dalle altre culture si prendono ricette, cotture e ingredienti sostenibili (dal kimchi al ramen, dagli insetti al teff) ma contaminandole ed adeguandole alle nuove esigenze dei “Millennials”: salute, praticità, gusto e novità.

Vedi Annus horribilis per l’olio italiano: -35%, prezzi top, rischio frodi. Porte aperte alla TunisiaArriva dalla Sicilia l’avocado bio solidale di AltromercatoPam Panorama fa comunicazione per “difendere” il suo olio Evo private label;

5- TRADIZIONE
Si ritorna ai cibi della tradizione locale ma anche all’artigianalità e alla lentezza delle preparazioni, al pane preparato con lievito madre e alle birre artigianali. La vita e il lavoro moderni possono essere frenetici e senza orari, ma nella sfera dell’alimentazione si cerca il rito e i processi naturali, in una dimensione nostalgica e positiva di “ibridazione, riconciliazione e non più rottura con il passato” come la definisce il filosofo francese Gilles Lipovetsky. In una sorta di doppio binario si concilia la frugalità estrema e quasi ascetica degli alimenti crudi e naturali, lavorati al minimo, e la concessione al palato, il lusso alimentare, gourmand, eccessivo ma che magari ricorda il passato dell’infanzia.
Al supermercato saranno sempre più diffuse le lavorazioni in loco e a vista, come nel rinnovato Carrefour di Carugate o in quello di Mons, che contiene un birrificio artigianale.
Vedi Carrefour a Mons testa l’evoluzione dell’ipermercato: iperconnesso e con lavorazioni a vistaCarrefour apre a Carugate il primo ristorante Terre d’Italia: è giunta l’ora dei grocerant?;

 

Gli alimenti in ascesa nel 2016

  • Legumi occhi puntati su ceci, lenticchie & Co nell’anno internazionale del legume
  • Insetti almeno in un primo momento “cammuffati” sotto forma di farine e snack energetici
  • Farine alternative e senza glutine e grani antichi teff, amaranto, kamut, kaniwa, freekeh o i più nostrani farro e miglio si aggiungeranno alla quinoa come alternativa al grano
  • Vegetali “cammuffati” da piatto principale, sotto forma di nastri, spaghetti, grani. I più gettonati saranno zucchine, cavolfiore (in gran spolvero), zucca, carote, rape e broccoli.
  • Alghe nuova fonte di proteine vegetali, sostenibili e a basso impatto, ricche di minerali e nutrienti. Ce ne sono infinite varietà
  • Birre artigianali
  • Snack disidratati e chips salutari
  • Avocado già nel 2015 figurava tra i pin più postati nella sezione “food” di Pinterest, specie in “accoppiata” con le uova
  • Grassi “sani” olio Evo, Omega 3, olio di avocado e di sesamo, noci e semi saranno sempre più ricercati
  • Curcuma
  • Caffè e tè aromatizzati, nuove miscele e origini, matcha
  • Cibi fermentati e probiotici
  • Verdure “sane”, verdure “brutte” ovvero esteticamente imperfette. Cavolo rapa, pastinaca e altre radici, zucche di ogni tipo, broccoli, melanzane striate, carote nere usciranno dal ghetto dei negozi biologici e andranno ad arricchire l’offerta dei banchi del fresco, avanguardia e vetrina d’ingresso di ogni supermercato. Ma potrebbero finalmente arrivare anche in Italia le verdure “brutte”, storte, butterate dalla grandine, fuori dallo standard ma comunque sane e gustose, vendute a un prezzo scontato.

Capodanno gourmet: quest’anno per alimenti si spenderanno 2,5 miliardi di euro

Tornano a crescere i consumi a Capodanno: quest’anno per il cenone si prevede saranno spesi complessivamente 2,5 miliardi di euro, 140 milioni in più rispetto all’anno scorso. Lo rivela un’indagine di Swg e Confesercenti.

Si preferisce tagliare insomma piuttosto sui divertimenti (lo ha fatto il 31% degli italiani) e non lesinare sulle spese per la tavola: secondo Coldiretti/Ixe’, ogni famiglia spenderà in media 95 euro a famiglia, il 25% in più dello scorso anno. Gli italiani spenderanno tra 126 e 250 euro il 25% della popolazione (il doppio rispetto al 13% del 2014), e sale dall’1 all’8% quella di chi destinerà al cenone più di 250 euro. Il 67% spenderà invece tra 75 e 125 euro.

 

Spumante panettone e salumi sul podio

Spumante e panettone, e, nonostante gli allarmi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che solo pochi mesi fa hanno provocato un crollo dei consumi, cotechino o zampone sono gli alimenti che più compariranno sulle tavole di fine anno, e a loro sarà destinato il 70% delle vendite: questi ultimi saranno acquistati da oltre due italiani su tre (67%) spesso in accoppiata con le lenticchie (80%) e secondo Coldiretti ne saranno consumati 6,5 milioni di chili con una netta preferenza per i cotechini e ben 20 milioni di chili di carne e salumi. L’uva non mancherà sulle tavole del 59%, e, se le ostriche attireranno l’attenzione solo del 13% degli italiani, il 58% non rinuncerà al salmone.

Secondo la Cia-Agricoltori Italiani «È innegabile che il numero di ‘vegetariani’ e ‘vegani’ è in sensibile crescita (oltre 4 milioni) ma in questi due giorni di banchetti sono molti quelli che ‘disubbidiscono’ al loro credo alimentare». Circa un vegetariano su 10 contravverrebbe proprio a Capodanno le regole della propria dieta.

Insomma, sottolinea la confederazione agricola, nella due giorni pantagruelica, a farla da padrone è la carne di suino, seguita dalla quella bovina, utilizzata principalmente per dar vita al brodo del primo dell’anno, e dalle carvi avicole. Conti alla mano, calcola la Cia, ”gli italiani spenderanno, nelle prossime ore, circa 160 milioni di euro nell’acquisto di carne.

Il 2015 sarà ricordato anche come annus mirabilis per lo spumante nazionale: saranno oltre 56 milioni le bottiglie che saranno stappate durante le feste, contro i 2,5 milioni delle “bollicine” straniere. Ben l’85% di queste saranno costituite da spumanti di qualità, con un’indicazione geografica specifica, secondo una nota dell’Unione Italiana Vini. Ingente la quota di export, con 190 milioni di bottiglie stappate all’estero secondo una stima della Coldiretti. Le esportazioni sono trainate dal prosecco (+29%), e si assesteranno su 362 milioni di bottiglie (+13% sul 2014) con un aumento della richiesta del 48% in Gran Bretagna, del 22% negli Stati Uniti (primo e secondo mercato) e in Germania (+5%) al terzo posto. E persino i francesi hanno aumentato le richieste, del 9%. La classifica delle bollicine è guidata dal Prosecco, seguito da Asti, Trento Doc e Franciacorta. E quest’anno per la prima volta secondo Coldiretti saranno stappate all’estero più bottiglie di spumante che di champagne, anche se a valore le bollicine francesi restano inarrivabili (990 milioni di euro contro 3 miliardi) con un prezzo medio a bottiglia di 17,1 euro al litro per i francesi (25,3 euro per lo Champagne) contro i 3,57 dei nostri spumanti.

Infine, quasi due italiani su tre (63%) staranno a casa, nella propria abitazione (39%) o da amici o parenti (32%), in 9 milioni secondo Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi trascorreranno il Capodanno al ristorante.

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