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Coop primo distributore italiano con il 18,7% di quota di mercato

Coop primo distributore italiano: ancora una volta l’insegna riconferma il suo primato con il 18,7% della quota di mercato, un fatturato di 12,5 miliardi e un mantenimento dei livelli occupazionali (54.000 dipendenti).

Ad attestarlo i Bilanci 2015 delle imprese del sistema. La redditività complessiva dell’aggregato delle grandi Coop è in notevole miglioramento, un trend che dimostra la tenuta di Coop in un contesto economico reso difficile (e non vanno molto meglio i primi mesi del 2016) dalla crescente concorrenza e dalla complessità dei nuovi consumatori.

I punti di forza

Coop nel 2015, in linea con la missione cooperativa, ha rafforzato la strategia sulla convenienza anche a scapito dei margini sulle merci. È in fase di lancio il nuovo Prodotto a Marchio Coop che, generando  impatti positivi nel corso del 2015, ha inciso sulle vendite per oltre il 26%, un dato stabile rispetto al 2014. Positiva è l’alleanza internazionale con Leclerc, Rewe e Delhaize; Coopernic sta generando sul fronte degli acquisti significativi risparmi per Coop.

Le iniziative

Continua a crescere la base sociale delle cooperative che supera gli 8 milioni e mezzo di soci, si confermano le principali iniziative Coop sia con il mondo della scuola (i percorsi di educazione al consumo consapevole hanno coinvolto nel 2015 circa 268.000 studenti e oltre 15.000 insegnanti), che sul versante della lotta allo spreco (donate 5.143 tonnellate di merce per un valore complessivo pari a 24 milioni di euro).

La conferma

Marco Pedroni, riconfermato al secondo mandato come Presidente di Coop Italia, afferma: “Siamo di fronte a una sfida che come Coop vogliamo e dobbiamo affrontare rilanciando su una strategia che è quella del “cibo buono e sicuro per tutti”, guardando anche a quel 40% di famiglie che continua ad avere difficoltà. Per farlo manterremo alto il presidio sulla convenienza, senza perdere di vista i valori, rinnoveremo profondamente il Prodotto a Marchio Coop, conterremo i costi e continueremo a lavorare sul versante dell’innovazione, valorizzando l’esperienza avviata un anno fa in Expo”.

 

Coop contro il caporalato: raddoppiate le ispezioni nei campi di pomodoro

Spinge sull’acceleratore della campagna “Buoni e giusti” Coop, che, in vista della raccolta estiva di pomodori (che inizierà a luglio), ha deciso di raddoppiare il numero delle ispezioni nei campi delle aziende agricole fornitrici, che passera ad almeno 50, rispetto alle 25 dell’anno scorso.

«I dati forniti dall’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai Cgil continuano ad essere preoccupanti. Non possiamo abbassare la guardia e in previsione della stagione del pomodoro da industria allarghiamo la rete della campagna “Buoni e Giusti Coop” che già interessa oltre 70.000 aziende agricole nostre fornitrici e raddoppiamo il numero delle ispezioni previste nei campi di raccolta rispetto all’anno scorso. Dalla partenza della campagna “Buoni e Giusti Coop” sono già state effettuate 120 ispezioni e la previsione per fine anno è arrivare a circa 400 ispezioni complessive» ha dichiarato Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop.

La campagna lanciata a marzo scorso (vedi Coop preme l’acceleratore sulla filiera pulita con “Buoni e Giusti”. E gli altri?) intende contrastare il lavoro nero concentrandosi su 13 filiere ortofrutticole considerate a più alto rischio. Sotto la lente, specie in questo periodo dell’anno, c’è il pomodoro da industria, la filiera che più di tutti, anche nella percezione dell’opinione pubblica, impatta con il fenomeno criminale.

Le ispezioni hanno, naturalmente, cadenza stagionale e seguono il calendario delle raccolte. Dopo gli agrumi, interessati già nella scorso novembre, gli auditor di Bureau Veritas, la società di certificazione a cui Coop si affida, hanno lavorato sui campi di fragole e sono al momento impegnati su quelli destinati alla coltivazione di pomodoro pachino. E non sono stati coinvolti, come accadeva negli anni precedenti il varo della campagna, solo gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70.000 aziende agricole). A tutti questi Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

L’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop”, in stretto raccordo con il progetto lanciato a livello ministeriale già nel 2015, è l’invito all’adesione alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. L’ iscrizione attesta di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso. Alle prime 7200 delle filiere ortofrutticole si aggiungono ora le altre 1500 aziende agricole coinvolte nella filiera del pomodoro da industria, di cui si stima che il 15% operi nelle filiere più critiche, per zona geografica e modalità di raccolta manuale.

Il problema comunque non è limitato né al solo Sud Italia, né agli stranieri: il 20% dei 430mila lavoratori sfruttati dal caporalato sarebbero italiani, specialmente donne, per un giro d’affari tra i 5 e i 6 miliardi di euro in termini di evasione fiscale.

I.denticoop, il dentista nell’ipermercato, debutta in Veneto con il settimo ambulatorio

Aprirà sabato 14 maggio a Santa Maria Maddalena di Occhiobello, tra Rovigo e Ferrara, un nuovo I.denticoop, cooperativa di dentisti nata nel 2013 con il supporto di LegaCoop e con l’obiettivo di fornire cure dentistiche di qualità a prezzi, se non stracciati, contenuti, con sconti garantiti ai soci Coop del 15%.

Le strutture sorgono soprattutto in centri commerciali e vicino ai punti vendita Coop e sembrano perseguire due logiche: da un lato venire incontro alle esigenze della clientela che ricerca un servizio sette giorni su sette con orari prolungati e prezzi più contenuti (tra l’altro le ricerche mostrano come le cure odontoiatriche sono quelle che hanno sofferto di più della crisi degli anni passati, con una crescente richiesta di cure al Servizio sanitari nazionale e un crollo dei trattamenti privati del 40%). Dall’altro lato, perseguono quella logica dei centri commerciali di ampliare il più possibile la gamma dei servizi offerti per attirare visitatori.

Prima struttura fuori dall’Emilia Romagna e settima dalla nascita due anni fa, l’apertura fa parte di un piano di espansione che prevede una decina di aperture l’anno da qui al 2020 e sei ambulatori nel 2016 tra Ravenna, Marche e Abruzzo.

I.denticoop ha adottato la formula della cooperativa ad apporto di servizi, alla quale aderiscono oggi 17 soci ordinari (tra medici odontoiatrici, odontotecnici, personale direttivo e amministrativo) e cinque soci sovventori: le cooperative di consumatori Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno, ed alcune società italiane di impianti, attrezzature e materiali per l’odontoiatria (Cefla di Imola, Fimo e Medical One).

Tra centri diretti ed affiliati, i.denticoop è presente anche a Bologna San Ruffillo, Bologna Borgo, Bologna Repubblica, Imola, Ravenna e Rimini.

Dossier Efsa: Coop toglie 120 prodotti all’olio di palma dagli scaffali

Coop, a seguito della condanna dell’Efsa, Autorità per la sicurezza alimentare europea circa la presenza nell’olio di palma di “contaminanti da processo a base di glicerolo” che risulterebbero genotossici e cancerogeni, ha deciso di togliere dalla vendita 120 prodotti che contengono il grasso sotto accusa. Inoltre, coerentemente con il “principio di precauzione”, Coop ha sospeso la produzione dei prodotti a proprio marchio che contengono olio di palma, accelerando il processo di sostituzione di tale ingrediente con olio extravergine di oliva o olii monosemi.

Coop ha già sostituito l’olio di palma in oltre 100 prodotti a marchio Coop , come quelli delle linee destinati per bambini (la fascia più a rischio di sovraesposizione secondo l’Efsa) “Crescendo” e “Club 4-10”, i prodotti della linea “Viviverde” e la crema spalmabile Solidal Coop. I prossimi mesi vedranno la sostituzione dell’olio di palma nei rimanenti 120 prodotti private label.

In un comunicato e in un volantino già visto in alcuni punti vendita, l’insegna si scusa con i clienti e i soci “per le mancanze temporanee di alcuni prodotti. Coop tutela i consumatori applicando i concetti di corretta ed equilibrata alimentazione. L’odierna decisione di eliminare l’olio di palma rientra in queste scelte di fondo”.

Margarine e ‘dolci e torte’ sono le principali fonti di esposizione a tutte le sostanze secondo l’Efsa, che ha fissato una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno (µg/kg di peso corporeo/giorno) per le sostanze incriminate 3-MCPD e i suoi esteri degli acidi grassi sulla base delle evidenze che collegano questa sostanza a un danno d’organo nei test sugli animali, mentre “le informazioni tossicologiche sono troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza per 2-MCPD”. L’organismo ricorda come “la stima della media e le esposizioni elevate al 3-MCPD di entrambe le forme per le fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni di età), superano la DGT e costituiscono un potenziale rischio per la salute”.

Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, promotrice di una recente campagna di “difesa” del controverso ingrediente, e di cui fanno parte aziende “consumatrici” quali Ferrero, Unilever Italy Holdings, Nestlé Italiana e Unigrà, ha commento: “Fa piacere vedere che l’EFSA riconosce gli sforzi fatti fin qui dai produttori, a livello volontario, che si è tradotto in un deciso miglioramento dei processi di raffinazione con conseguente significativo abbattimento delle sostanze potenzialmente nocive. La recente indicazione dell’EFSA pone nuovi e più ambiziosi obiettivi e rappresenta un ulteriore stimolo al lavoro dell’industria alimentare nella ricerca e adozione di processi di raffinazione ancora più sicuri di tutti i grassi vegetali e animali, e, quindi, anche dell’olio di palma. Intendiamo proseguire con rinnovato impegno su questa strada”.

A seguito della la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha chiesto al Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis una valutazione della questione nei gruppi tecnici competenti presso la Commissione, per considerare l’eventuale necessità di procedere all’adozione di misure, anche in via precauzionale, finalizzate alla tutela della salute dei cittadini europei.

Coop Alleanza 3.0 chiude il 2015 a +1,6%. Restyling per 102 pdv, focus su salute e food

Chiude il 2015 con un fatturato a 4,4 miliardi di euro (+1,6% sul 2014), un utile ante imposte di 19,5 milioni (utile netto a 4,5 milioni) e un patrimonio netto di 2,5 miliardi Coop Alleanza 3.0, la più grande Cooperativa italiana ed europea (per numero di soci) nata il 1° gennaio 2016 dalla fusione di Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest e Coop Estense.
Significativi i risultati della distribuzione dei carburanti: lo scorso anno, gli impianti gestiti dalle tre Cooperative – direttamente o attraverso società controllate – hanno erogato 216 milioni di litri di carburanti (+25,4% sul 2014), con vendite per 271 milioni di euro (+7,27% sull’anno precedente). In questo settore, Coop Alleanza 3.0 nel 2016 opererà attraverso la società Carburanti 3.0, che gestirà tutte le 61 stazioni di servizio.
L’utile ante imposte aggregato (quindi la somma dei risultati delle tre Cooperative unite) è di 19,5 milioni e l’utile netto aggregato ha raggiunto i 4,5 milioni. Questi risultati risentono del fatto che, in un anno straordinario come quello dell’unificazione, si è proceduto a effettuare svalutazioni straordinarie per complessivi 113 milioni di euro, in un’ottica di prudenza e con la volontà di permettere alla nuova Cooperativa di guardare al futuro e a una nuova stagione di sviluppo. Importante segnalare che il patrimonio netto di Coop Alleanza 3.0 raggiunge i 2,5 miliardi di euro, a conferma della solidità della stessa.

104 milioni di investimenti sulla rete

Ad aprile 2016, Coop Alleanza 3.0 – direttamente e attraverso società controllate che operano nel core business – registra vendite in crescita del 2,5% sul 2015; in salita anche le vendite di carburanti, con un aumento dei litri erogati del 20% sul 2015. La Cooperativa ha dato il via inoltre a un importante serie di interventi per lo sviluppo, la ristrutturazione della rete di vendita e per l’innovazione, con investimenti complessivi per 104 milioni di euro. In tutto, saranno coinvolti 102 negozi; solo nei primi quattro mesi dell’anno, gli interventi hanno interessato 22 punti vendita (con 15 nuove aperture e 7 ristrutturazioni), portando il totale dei negozi a 430 (di cui 64 ipermercati). I lavoratori superano, in tutto, le 22.000 unità, il 96% circa dei quali assunti con contratti a tempo indeterminato e sostenuti da programmi di formazione e di welfare.
Il Sud dell’Italia è centrale nel piano di sviluppo con la recente riapertura, dopo la ristrutturazione, di tre ipermercati ad Aprilia (Lt), Avellino e Afragola (Na) e l’inaugurazione del nuovo supermercato di Palermo.
«Coop Alleanza 3.0 è dei soci, e guidata dai soci – dichiara Adriano Turrini, presidente di Coop Alleanza 3.0 – Abbiamo realizzato questa fusione per riuscire a soddisfare in modo sempre più efficace nuovi e vecchi bisogni dei nostri soci. Cambiano le dimensioni e i modi in cui realizziamo il nostro scopo sociale, ma non lo scopo sociale stesso: offrire i migliori prodotti alla miglior qualità e al miglior prezzo possibile. Per questo ci impegniamo ad avere una presenza territoriale sempre più ampia, che va dal paesino di montagna all’isola della laguna veneta, sino alle grandi superfici nelle aree metropolitane: Coop Alleanza 3.0 deve essere presente dove sono presenti i propri soci. La nostra funzione non è puramente commerciale, ma abbiamo una vocazione sociale, e la solidità patrimoniale registrata è garanzia del Prestito sociale e di tutte le nostre attività. Credo, però, che il segnale più importante di questi primi mesi di Coop Alleanza 3.0 sia osservare come i soci abbiano capito e sostenuto una fusione di queste dimensioni, che ha come obiettivo finale quello di essere più grandi e nel contempo più vicini a tutti loro perché più presenti sui territori».

Coop Alleanza 3.0 conta oggi 2.780.000 soci: nel 2015 si sono registrate quasi 110 mila nuove adesioni, e solo nei primi quattro mesi del 2016, i nuovi soci della Cooperativa sono stati più di 48 mila, a conferma dell’ottima accoglienza ricevuta dalla nuova realtà.

Altro caposaldo delle attività previste per il 2016 e per il futuro è la valorizzazione delle produzioni locali grazie agli oltre 3.000 fornitori, suddivisi in 8 settori, dalla carne ai generi vari, dal pesce all’ortofrutta, per più di 3 miliardi di euro di acquisti l’anno. Per sposare al meglio la dimensione nazionale della Cooperativa con i presìdi locali instaurando un rapporto diretto con le specificità produttive e alimentari dei territori, la nuova direzione acquisti della Cooperativa è stata organizzata suddividendo i produttori in 6 poli regionali e dedicando una delle macro aree di settore al “territorio & biodiversità”.
Anche nel 2015 un occhio di riguardo è stato riservato alle iniziative per la tutela dell’ambiente e per la ridurre l’impiego di risorse e i costi energetici grazie ad investimenti su tutta la rete di punti vendita. Al 31 dicembre erano già 71 gli impianti fotovoltaici con un 26% dei consumi elettrici proveniente da energia “verde”.

È previsto un ulteriore sviluppo dei Punti salute, che diventeranno vere e proprie Aree salute e benessere, con oltre 5.700 referenze e superfici fino a 400 metri quadrati. Novità anche per le Aree ristorazione, con un’offerta che supererà quella tradizionale, con yogurteria e gelateria, per seguire i nuovi stili di vita dei consumatori. Infine, ci sarà un’importante riconversione e sviluppo dei negozi di ottica: il piano di estensione porterà, entro la fine del 2018, ad avere 70 corner direttamente gestiti con l’assunzione di 250 ottici diplomati.

Il Prestito continua a essere un istituto apprezzato dai soci prestatori: a fine 2015 i libretti erano 462.677, di cui oltre 12.400 nuovi, per un totale di 4,46 miliardi di euro e quasi 195 mila carte socio attive per i pagamenti.

Il Bilancio 2015 sarà oggetto di approvazione in 214 assemblee separate che prevedono la presenza di circa 80.000 soci e si svolgeranno dal 16 maggio al 3 giugno 2016 in tutti i territori in cui Coop Alleanza 3.0 è presente, e verrà ratificato dall’assemblea generale dei delegati che si terrà il giorno 11 giugno 2016.

Spreco zero: l’impegno decennale di Coop Lombardia, 809 tonnellate recuperate nel 2015

Nel 2015 sono state recuperate 809 tonnellate di alimenti (contro le 635 del 2014) per un valore di 3.886.939 donandole a 79 associazioni lombarde: sono solo i numeri più recenti del progetto di Coop Lombardia “Buon fine”, per la lotta allo spreco alimentare. Coop è infatti da oltre 10 anni attiva nel recupero e donazione delle eccedenze alimentari alle ONLUS vicine ai propri punti vendita. Subito dopo l’approvazione della legge 155/2003, detta del Buon Samaritano, che di fatto facilita la donazione di prodotti alimentari sollevando il donatore dal controllo delle derrate anche dopo la consegna, sono state avviate sperimentazioni che consentissero di applicare la legge, pur in assenza di un quadro normativo coerente.

«I prodotti alimentari recuperati sono per circa il 75% freschi e freschissimi (frutta, verdura, latticini, salumi), come banane che si riempiono di puntini e macchie nere, o frutta e verdura fresca preconfezionata, ma con un elemento ammaccato o intaccato: non è possibile aprire la confezione e toglierlo, perché si perderebbe la sua tracciabilità, ma nemmeno venderlo – spiega  Valter Molinaro, Responsabile Innovazione e Gestione Servizi di Coop Lombardia -. Quindi nella GDO o si butta tutto, oppure si recupera la parte buona per la donazione. Inoltre vengono recuperati i prodotti confezionati (sono circa il 25% delle donazioni), se risultano ammaccati o prossimi alla scadenza, senza rotture della confezione che possano intaccare e/o contaminare la qualità del prodotto interno. Le merci, ancora buone e non scadute, sono recuperate giornalmente attraverso procedure interne codificate, le ONLUS sottoscrivono un protocollo che le impegna a riutilizzare i prodotti per i loro assistiti, e sottoscrivono le procedure a cui devono attenersi per gestire correttamente i prodotti, rispettando le norme igienico sanitarie».

 

Il progetto “Buon Fine” esteso a tutta la rete

Il modello di Coop Lombardia è partito dalle amministrazioni locali, che hanno indicato le associazioni presenti nel territorio a cui poter donare i prodotti alimentari. Tutto è partito dal Comune di Sesto San Giovanni, 10 anni fa, attraverso l’Assessorato ai Servizi Sociali, che indicò a Coop due realtà sestesi a cui donare le eccedenze: la Cooperativa Lotta contro l’emarginazione e La Grande Casa; cui nel corso degli anni si è aggiunta l’Onlus Sacumè. Il progetto “Buon fine” è partito proprio dai due negozi di Sesto San Giovanni, e dal 2007 è stato esteso a tutta la rete dei supermercati e ipermercati Coop in Lombardia.

Obiettivo è quello di creare reti di prossimità tra i punti vendita Coop e le associazioni benefiche (Onlus, cooperative sociali, enti ecclesiastici) che operano nel territorio circostante. I prodotti recuperati dai punti vendita giungono agli enti che assistono persone e famiglie in difficoltà e sono poi utilizzati in giornata nelle mense, in comunità alloggio e centri diurni, o distribuiti tramite la preparazione e consegna di pacchi alimentari per indigenti, donne vittime di violenza, immigrati, tossicodipendenti, disabili.

Un momento del carico delle eccedenze in partenza verso le onlus all'Ipercoop Metropoli.
Un momento del carico delle eccedenze in partenza verso le onlus all’Ipercoop Metropoli.
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Un momento del carico delle eccedenze al supermercato di via Palmanova.

Donazione ed educazione

Coop ha anche avviato percorsi formativi con alcuni istituti alberghieri, in modo da diffondere la tematica presso i più giovani, che saranno gli operatori dell’ospitalità di domani. «Il percorso – continua Molinaro – prevede una lezione teorica sulle tematiche dello spreco alimentare, un approfondimento sulle normative, gli impegni di gestione, la sicurezza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti recuperati, la visita guidata presso un supermercato Coop, per seguire il percorso di selezione, recupero, conservazione e consegna prodotti alle ONLUS. In seguito, la visita nella sede delle ONLUS stesse, con sopralluogo nelle mense,  e la preparazione di un pranzo, con i prodotti recuperati, presso la scuola».
Per fare un esempio concreto, nel 2015 il supermercato di via Palmanova a Milano ha donato 18.909 kg di prodotti alimentari a tre Onlus: Suore Francescane Missionarie di Maria; Cooperativa Sociale COMIN e CEAS Centro Ambrosiano di Solidarietà, mentre l’ipercoop Metropoli ha donato 32.927 kg di prodotti alimentari a due Onlus: Associazione Gruppo di Betania e Fondazione Aquilone.

Gli studenti dell'Istituto Alberghiero Vespucci Milano in visita al supermercato Coop di via Palmanova.
Gli studenti dell’Istituto Alberghiero Vespucci Milano in visita al supermercato Coop di via Palmanova.

Incentivi per diffondere la pratica

Spesso le leggi non bastano. Oltre alla questione legislativa (è appena passata al vaglio della Camera una legge, a firma Mariachiara Gadda, che ha lo scopo di semplificare l’iter e le procedure della donazione di alimenti e farmaci) sarebbero utili degli incentivi alla donazione: «Da anni siamo impegnati in un dialogo con le istituzioni locali e regionali perché assicurino un riconoscimento per il lavoro di recupero dei prodotti e la loro donazione, ad esempio riducendo la Tassa rifiuti o affermandone il “valore aggiunto sociale”. Buon fine ha infatti un forte impatto ambientale e sociale in quanto i prodotti recuperati riducono significativamente le quantità dei rifiuti prodotti e consentono alle Onlus di ridurre l’impegno quotidiano della spesa per acquistare beni alimentari agli assistiti» conclude Molinaro.

Tali forme di incentivo potrebbero spingere le insegne che ancora non recuperano quotidianamente i prodotti vicini alla scadenza ad attuare progetti e buone pratiche interne.

In Italia ogni anno si sprecano alimenti per un valore di circa 8 miliardi di euro. A questa quota contribuiscono in larga parte le famiglie, per circa il 42%, il settore della ristorazione per il 14%, i produttori per il 39% e la distribuzione per il 5%.

 

Coop dà sostegno al latte italiano con promozioni e 10mila quintali di acquisti in più

La presentazione delle iniziative a favore del latte italiano con Marco Pedroni, Presidente Coop Italia, e Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, all’Ipercoop di Mantova insieme ai fornitori e agli allevatori delle filiere Coop della zona.

Dare sostegno a un settore in difficoltà promuovendo il latte italiano: questo il senso delle due iniziative di Coop che partecipa attivamente alla campagna di comunicazione e valorizzazione del latte Made in Italy varata una settimana fa da tutta la grande distribuzione. L’operazione rientra tra gli strumenti di attuazione dell’Accordo di filiera siglato con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dalle organizzazioni agricole, dall’industria e dalla grande distribuzione a novembre.

In aprile è attiva “Scegli Tu” su prodotti a marchio Coop con il latte al centro, a maggio sarà la volta di una promozione straordinaria con uno sconto importante che va a premiare l’intera linea del latte Coop: un latte che proviene interamente da allevamenti italiani, con la filiera tracciata (38 allevamenti e 10 mangimifici), Ogm-free, sottoposto a controlli rigorosi e a un sistema di garanzie certificato. Coop commercializza nella sua rete vendita 80.000 tonnellate di latte fresco ogni anno, di cui circa il 50% a proprio marchio.

Coop inoltre riconosce da sempre ai propri allevatori condizioni contrattuali vantaggiose a fronte di specifici capitolati che includono una particolare attenzione all’alimentazione degli animali. Mangimi privi di OGM, senza proteine e grassi animali, assieme agli altri alimenti prodotti dagli stessi allevatori (fieno, insilato di mais, ecc..), contribuiscono a produrre un latte crudo dalle caratteristiche microbiologiche di ottima qualità. Per queste peculiarità Coop riconosce un premio ai produttori che supera il 20% del valore del mercato del latte crudo.

Sullo sfondo un comparto, il lattiero caseario, in difficoltà. «Difficoltà acuite dall’eccesso di offerta di queste settimane. Noi diamo un ulteriore sostegno alla valorizzazione di questa importante filiera con azioni di promozione straordinaria sull’intera linea di latte fresco e microfiltrato a marchio Coop che proseguiranno fino a metà maggio – ha commentato Marco Pedroni Presidente Coop Italia -. Nel complesso prevediamo un aumento degli acquisti di Coop di circa 10.000 quintali di latte».

L’iniziativa è stata apprezzata dal ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina che ha dato un quadro della situazione: «L’aumento degli acquisti è un segnale fondamentale per i nostri allevatori, così come è importante che i consumatori possano individuare con facilità i prodotti grazie al logo “100% latte italiano”. Il Governo va avanti nelle politiche di sostegno al settore, dopo aver ottenuto la moratoria per 30 mesi dei debiti degli allevatori e aver ridotto la pressione tributaria del 25%. Non ci fermiamo e chiediamo anche all’Europa di dare risposte strutturali a una crisi che è europea».

 

 

Coop preme l’acceleratore sulla filiera pulita con “Buoni e Giusti”. E gli altri?

Per avere un controllo ancora maggiore sulla filiera dell’ortofrutta, Coop ha avviato la campagna “Buoni e Giusti Coop”. Coinvolti tutti gli 832 fornitori che operano con oltre 70.000 aziende agricole. Le 7.200 aziende agricole all’origine delle filiere dei prodotti a marchio Coop invitate a aderire alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità.

Le notizie di episodi di caporalato e di condizioni di lavoro inaccettabili nei campi italiani, specie durante la raccolta, hanno fatto notizia la scorsa estate fino ad arrivare agli episodi di cronaca con persone, italiane e straniere, decedute nei campi. Un duro colpo anche per l’agroalimentare in genere, che ha avuto ripercussioni anche all’estero. La Gdo, coinvolta in prima persona, non si era ancora impegnata in controlli di questa portata, ritenuti troppo difficili e dispendiosi. Anche la politica si era mossa per affrontare il problema delle agromafie con una proposta di legge presentata dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli. Secondo l’ultimo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti ed Eurispes, solo nel 2015 il business delle agromafie avrebbe ammassato 16 miliardi di Euro.

In realtà l’impegno di Coop sulla questione è decennale, con l’insegna tra le prime in Europa a certificarsi secondo lo standard etico SA8000 “ma – si legge in un comunicato -, a fronte di una situazione critica e drammatica che getta sempre più ombre sul cibo che arriva sulle nostre tavole, vogliamo rilanciare. Il rischio è che l’impresa “cattiva” scacci quella buona e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone”.

“Noi ci siamo. Ci aspettiamo un grande e più forte impegno da parte degli organi ispettivi e di controllo e del Governo nella lotta all’illegalità, al lavoro nero, al caporalato e alle truffe alimentari. Allo stesso tempo ci auguriamo che le associazioni dei produttori agricoli operino affinché le proprie imprese aderiscano alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità il cui accesso deve essere reso più semplice”.

Coop ha individuato 13 filiere ortofrutticole più esposte ai rischi di illegalità e dove più frequentemente emergono episodi di sfruttamento dei lavoratori. Con una pianificazione degli interventi che tiene conto della stagionalità si attueranno controlli sulla filiera degli agrumi, per proseguire con le fragole, i pomodori, i meloni, le angurie, l’uva, le patate novelle e altri 5 ortaggi di largo consumo. Saranno coinvolti non più soltanto gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70.000 aziende agricole). A tutti i fornitori Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

Dai primi dati che hanno coinvolto la filiera degli agrumi coinvolgendo tutti i fornitori Coop e un terzo delle aziende agricole in tre regioni – Calabria, Sicilia e Puglia – non è emersa alcuna segnalazione di gravi non conformità (caporalato, lavoro nero o casi di discriminazione). Le problematiche emerse riguardano norme di sicurezza disattese su cui è stato chiesto un pronto intervento. I prossimi controlli riguarderanno le fragole e il pomodoro ciliegino.

L’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop” è la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Non un semplice invito, ma l’impegno ad iscriversi allìl’organismo autonomo nato sotto l’egida del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali “per rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo” e rivolto alle 7.200 aziende agricole dei prodotti a marchio Coop e che attesta di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso. La complessità della procedura sta però ostacolando un’adesione massiccia.

 

Prezzo basso filiera a rischio

È chiaro che i prezzi troppo bassi e le promozioni eccessive possono rivelare un sistema di forniture agricole non trasparente. “Accanto al contrasto al lavoro nero e alle frodi alimentari, vogliamo affrontare anche il tema dei prezzi nel settore ortofrutticolo, perché spesso è lì che si trova un indicatore dell’illegalità. La volatilità dei mercati è elevata, ma si possono e si debbono trovare le soluzioni affinché sia i consumatori sia i produttori abbiano il giusto prezzo. Come Coop siamo attenti a riconoscere ai produttori agricoli prezzi equi, non il prezzo più basso del mercato che in certe filiere nasconde l’illegalità. Va segnalato che problemi importanti nella formazione del valore dei prodotti ortofrutticoli sono sia quello dei costi intermedi e logistici (che pesano quasi il 40% sul prezzo finale) che quelli di una migliore organizzazione e aggregazione dei produttori; se ne avvantaggerebbero sia i consumatori che gli agricoltori” conclude Marco Pedroni, Presidente Coop Italia.

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Mediobanca fotografa la Gdo 2010-2014 e anche in Italia il discount vince

Eurospin Italia campione di crescita (+48,7%) e di redditività con un roe nel 2014 pari al 24,2%; Esselunga, seconda ma staccata, di efficienza,  con 16mila euro di vendite per metro quadro. Questi i dati che colpiscono a una prima lettura del rapporto “I maggiori gruppi italiani della Gdo alimentare, 2010-2014″ dell’Area Studi Mediobanca. A conferma della forza davvero dirompente del modello discount che non accenna a recedere e vince anche in Italia, oltre che in molti altri Pesi europei (emblematico è il caso del Regno Unito che abbiamo raccontato in vari suoi aspetti).

La fotografia è a dir poco in bianco e nero: tra 2010 e 2014 infatti il fatturato dei maggiori operatori della Gdo italiana è cresciuto  dell’1,5%, ma ha ceduto l’1% nell’ultimo anno. Il contesto italiano risulta contraddistinto da uno scenario particolare e anche contradditorio con una bassa presenza di grandi superfici (1,4% degli esercizi) e un libero servizio che copre il 50% del totale; un’offerta complessiva elevata pari a 226mq ogni mille abitanti, meno della Germania (343 mq), ma davanti a Spagna (, i 193 della Francia e i 99mq del Regno Unito; forte apertura del mercato, con i primi tre operatori della Gdo rappresentano il 34% del mercato contro il 53/54% di Francia e Spagna e il 61% di Germania e Regno Unito.

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Eurospin “vince” su vari fronti: veloce riciclo del magazzino (17,5 giorni), rapido pagamento dei fornitori (67 giorni), bassa incidenza dei costi del personale (5,6% del fatturato), meno della metà della media degli altri operatori, con un fatturato per addetto doppio rispetto ad Esselunga: 650mila euro contro 325mila. Eurospin conta 6.300 dipendenti contro i 21.100 di Esselunga. Dal 2010 Eurospin ha cumulato utili netti per 550 milioni, metà di quanto realizzato da Esselunga che ha toccato 1,1 miliardi. Profondo il rosso di Carrefour: -2,4 miliardi di euro.
Ed è innegabile la sofferenza delle insegne francesi. La perdita di fatturato ha fatto seguito a dinamiche differenti delle strutture commerciali. Dal 2010 Carrefour ha ridotto dell’ 11,1% i punti vendita complessivi (diretti e franchising/affiliazione), passando da 1.302 a 1.158 (-144 unità). Nel caso di Auchan-SMA si è invece avuto un progresso del 2,6%, da 1.827 a 1.875 (+48). Le maggiori espansioni sono segnate da Eurospin Italia (+19,4%) e Coop (+9,3% su base omogenea), seguite da Esselunga (+5,7%). La rete più estesa nel 2014 è quella di Auchan-SMA con 1.875 punti vendita, dei quali oltre l’82% in franchising/affiliazione, formula cui il gruppo francese fa ricorso più estensivo (81,9% del totale), seguito da Carrefour con 1.158 punti (55% circa in franchising/affiliazione) e Eurospin Italia con 1.003 punti (diretti e franchising). Esselunga (149) e Coop (802) gestiscono solo proprietà.
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Sguardo sulle Coop

Il sistema Coop ha chiuso il 2014 con un fatturato aggregato a 11,2 miliardi, in perdita operativa (-0,2% il mon sul fatturato), ma con un risultato corrente (2,6% del fatturato), grazie al contributo della gestione finanziaria (2,8% del fatturato). Sei delle 11 società dell’aggregato Coop hanno chiuso il 2014 con una perdita operativa. Coop Liguria è stata la migliore (mon al 2,7% del fatturato). In cinque anni l’aggregato delle coop ha cumulato utili per 53 milioni, rivenienti da proventi finanziari netti per 1.036 milioni, margini industriali per 136 milioni e proventi non ricorrenti per 194 milioni, a fronte di svalutazioni finanziarie per 814 milioni e imposte per 499 milioni. Unicoop Firenze è la cooperativa di maggiori dimensioni (2,7 miliardi) e quella più efficiente (13.800 euro per mq). Dal 2016 è operativa Coop Alleanza 3.0, fusione di tre precedenti cooperative, con ricavi stimati in 5 miliardi di euro.

Fatturato_aggregate_Coop

Il report esamina sei tra i maggiori Gruppi italiani della Gdo operanti prevalentemente nella distribuzione alimentare al dettaglio: Auchan-SMA; Canova 2007, holding della famiglia Brunelli cui fa capo la Finiper, con i marchi Iper e Unes; Carrefour Italia; Eurospin Italia, catena discount controllata con quote paritetiche del 25% ciascuna dalla cooperativa DAO – Dettaglianti Alimentari Organizzati (Lavis, Tn), Migross (della famiglia veronese Mion), Shop (della famiglia Pozzi, attraverso la Supermarkets Dugan) e Vega (cooperativa di dettaglianti attiva in Veneto e Friuli VG); Supermarkets Italiani della famiglia Caprotti con il marchio Esselunga; e le cooperative di consumatori (nove più due società da esse controllate) operanti a marchio “Coop”.

Una sintesi del rapporto è scaricabile a questo link.

 

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L’ascesa di Poundland e l’evoluzione del discount in Uk

Coop: increasing attention to the origin of products and their value-related content

3 billion euros in turnover and a market share of 30%: truly important figures those recorded by the Coop product and presented during Marca 2016. And in line with the scenarios outlined by IRI on private labels, the best performing lines are those with a high value-related content such as Fior Fiore (gastronomic excellence), Vivi Verde (organic) and Bene.sì (healthy products).

“Substantially– explains Roberto Nanni, Coop brand product strategy manager, – we have recorded stability in turnover and simultaneously, as a result of the value-for-money campaign “Low Prices… Always”, we have achieved a significant increase in volume without ever renouncing the indispensable element for us, i.e. the quality of our private label product”.

Commitments for 2016

On this front, Coop has declared its intention to extend the “Raw Material Origins” project that allows consumers in real time, through a simple link to the dedicated website, to find out where the main materials that comprise that product come from, going back up the supply chain, from the table to the field. The idea behind it is that we must go beyond the indication of the manufacturer and, unique in Italy and Europe, Coop activated this information project already two years ago. Next to “where it is produced” we must then always indicate “how”: the origin is useful information, but equally important are the guarantees on the production methods, the controls and the product safety and quality characteristics. All value-related fields to which Coop has always been strongly committed and which it will continue to constantly monitor.

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