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Ahold Delhaize entra in Coopernic, e va insieme a Coop, E Leclerc e Rewe

Ahold Delhaize, uno dei maggiori attori della Gdo nato dalla recente fusione tra l’olandese Royal Ahold (cui fanno riferimento i marchi Albert Heijin, Gall&Gall e Etos) e il belga Delhaize, dal 1° settembre sarà un membro operativo di Coopernic. La Cooperation Européenne de Référencement et de Négoce des Indépendants Commerçant è il maggiore gruppo d’acquisto europeo di cui fanno parte anche Coop Italia, E. Leclerc e Rewe Group e che contava tra i soci, dal 2015, anche Delhaize.

“La mission principale di Coopernic – si legge in una nota – rimane quella di rafforzare l’indipendenza e la prestazione di ognuno dei retailer nel suo mercato, tramite l’ottimizzazione delle condizioni commerciali con i fornitori internazionali, che assicurano un valore aggiunto ai consumatori-clienti”.

Quest’ultimo ingresso conferma Coopernic come il gruppo d’acquisto dei “big”, leader di mercato della Gdo nei rispettivi Paesi di riferimento. Ahold Delhaize ha una famiglia di 22 marchi locali con oltre 50 milioni di clienti a settimana in 11 Paesi, 6.500 punti vendita dove lavorano 375mila persone. Coop Italia, con i sui 1.200 punti vendita dove lavorano 55mila persone, è la maggiore insegna italiana, che genera un fatturato di 12,7 miliardi di euro e ha 8,2 milioni di soci consumatori.  È entrata in Coopernic nel gennaio 2015 lasciando Centrale Italiana. La francese E.Leclerc, presente in cinque Paesi europei, ha 652 punti vendita e 499 soci, un fatturato di 45,7 miliardi di euro e una quota di mercato in Francia del 20,7 %. REWE Group, con un fatturato di 52,4 miliardi di euro, 15mila punti vendita in 20 Paesi e 330mila dipendenti è tra i maggiori attori della distribuzione tedesca ed europea.

Lotta allo spreco alimentare: approvata la legge. L’opinione di Coop

Anche il senato l’ha approvata: 181 sì, 2 no e 16 astenuti.

E la lotta allo spreco, con la nuova legge – promossa dall’onorevole Maria Chiara Gadda e già approvata alla Camera il 17 marzo scorso- fa un ulteriore passo avanti.

L’Italia non è sola in questa battaglia, all’inizio dell’anno anche la Francia si era mossa in questa direzione, ma con un profilo più sanzionatorio. Il Bel Paese ha invece preferito la via degli incentivi.

Il nuovo testo, infatti, si propone di contrastare lo spreco delle eccedenze tramite recupero (si incentiva infatti il ricorso alla family bag nei ristoranti), riutilizzo o valorizzazione (con il compost, ad esempio), prevedendo anche delle agevolazioni fiscali per produttori e distributori.

Opinione pubblica e addetti ai lavori plaudono l’iniziativa parlamentare.

A tal proposito riportiamo l’opinione di Stefano Bassi presidente di Ancc-Coop: “Una buona legge che favorisce ed incentiva l’impegno delle imprese volto a ridurre lo spreco di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili, ma non più vendibili”. Buona “perché assicura – in un contesto di trasparenza e rigore amministrativo – la donazione di ingenti quantità di alimenti a fini di solidarietà sociale e per il contrasto della povertà, attraverso una forte semplificazione ed un’importante estensione delle merceologie e della platea dei soggetti del Terzo Settore destinatari. Si tratta di una legge, destinata ad essere d’esempio nell’Unione Europea, che proprio in questo periodo sta definendo le Linee-guida sulla donazione di cibo: non è un caso, infatti, che la bozza avviata alla consultazione dall’UE in queste settimane riprenda buona parte del contenuto della Legge italiana”.

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A luglio Esselunga scalza Iper dal podio dei siti Gdo più apprezzati

Dopo il dominio di Iper, torna Esselunga in cima alla classifica dei migliori brand online della grande distribuzione nel mese di luglio. È quanto emerge dalla classifica di BEM Research che ha analizzato l’andamento su Internet di 19 marchi del settore con siti web in lingua italiana. Esselunga ottiene il punteggio massimo per trend di ricerca, velocità e usabilità; Ipermercati Iper fa meglio per visibilità, ma è indietro con i trend di ricerca. Al terzo posto si conferma Coop, che a giugno condivideva la posizione con Decathlon, ora al quarto posto. Chiude la top-five Bricocenter, azienda italiana specializzata in bricolage.

Sembra dunque che anche la grande distribuzione italiana sia trionfalmente entrata nelle logiche della rete e della comunicazione multicanale, mentre l’e-commerce, come previsto, sta decollando, spinto dall’ingresso di Amazon nelle sue varie forme.
Il settore in media registra i 35,7 punti-indice, un dato in calo dell’1,2% rispetto alla precedente rilevazione di BEM Research. Esselunga, numero uno a luglio, totalizza 46,6 punti-indice; Ipermercati Iper 46 e Coop 41,6. Il grado di competizione sul web dei diversi marchi è “medio basso”, ma rispetto a un anno aumenta il numero delle ricerche su Google legate al settore di un buon 20%.
«Nella grande distribuzione i marchi made in Italy continuano a rappresentare un’eccellenza. Nella top-five ci sono quattro brand italiani, con Decathlon unica presenza straniera – spiega Mariachiara Marsella, Web marketing manager di BEM Research – È un settore che ha saputo innovarsi e che continua a farlo. Chi vende prodotti agroalimentari riesce a raggiungere un pubblico sempre più ampio e aumenta la base dei propri clienti grazie all’e-commerce. La GDO può contare, inoltre, su un pubblico fedele disposto a cercare online il proprio distributore preferito».

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Cento anni di italiani a tavola, fotografati da Coop: e il futuro è veg e local

Foodie sì, ma sui prodotti locali, del territorio, piuttosto che interessati ai sapori etnici; nazionalisti nelle grandi occasioni (il calcio, le calamità geopolitiche che coinvolgono connazionali) ma profondamente legati al proprio “orticello”, regione o comune che sia; in generale, sempre più attenti a consumi alimentari “salutari”, con un interesse crescente per i regimi vegetariani. Sono gli italiani fotografati da Coop sul nuovo sito www.italiani.coop consultabile liberamente. Una serie di flash su consumi e abitudini nazionali risultate dall’Ufficio Studi Coop che ha elaborato i Big dati rilevati dai principali istituti di ricerca, quali Istat, Eurobatrometro, Fao, Nielsen, Doxa, Pew Research Center, con il supporto scientifico di Ref Ricerche.

Da contadino a vegan, e ritorno: cento anni di consumi alimentari
Sei quello che mangi, dice un noto adagio, e, considerando quanto è cambiata la società italiana negli ultimi cento anni, è facile immaginare quanto siano anche cambiati i consumi alimentari. Un quadro ce lo dà proprio Coop, che rivela come nell’ultimo secolo l’italiano medio si sia trasformato da povero, sottonutrito, analfabeta e contadino (nel 1901 la spesa annua procapite era pari a 1600 euro annuali, un decimo di oggi) ad agiato ipernutrito. Da popolazione cresciuta a pane legumi e vegetali e pochissima carne (nel primo decennio del secolo ne mangiavamo 15 chili procapite all’anno contro gli oltre 200 chili di pasta e pane) ai figli del boom economico cresciuti a proteine (con la carne dagli anni ’60 agli ’80 aumenta di 20 chili procapite). Risultato: oggi il 59% della popolazione è sovrappeso e il 21% è obeso.

Schermata 2016-07-11 alle 15.14.27Schermata 2016-07-11 alle 15.14.18Però nelle scelte alimentari iniziano a prevalere la salute e la ricerca del benessere, e si impongono nuovi stili di consumo, tra i quali quello naturale e quello con un ridotto o nullo apporto di proteine animali. Rispetto ai colleghi europei, gli italiani sono particolarmente sensibili ai contenuti di freschezza e naturalità dei prodotti alimentari (si dichiarano tali il 62% del campione a fronte di una media Ue del 51%). Un divario che esplode, con quasi 20 punti di differenza, nell’importanza attribuita alla sostenibilità ambientale dell’azienda o del prodotto (It 83 e 81% di preferenze vs Eu 66 e 64%). Insomma, mangeremo più carboidrati, formaggi, frutta e verdura e meno carne, pesce e dolci. E le paure maggiori sul forte alimentare sono la manipolazione e l’inquinamento ambientale.
Infatti, se un anno fa il 13% degli italiani affermava di consumare abitualmente prodotti vegan, il 49% già immaginava che i propri consumi sarebbero cambiati in quella direzione nei decenni successivi. E proprio alla tavola gli italiani destinano quote consistenti dei consumi procapite, registrando la più alta spesa procapite alimentare d’Europa (superiore di ben 20 punti percentuali alla media europea).

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Le preferenze poi vanno ai prodotti local (30%) piuttosto che al cibo global (18%) perchè gli italiani hanno più fiducia nei prodotti del territorio e sperano nelle ricadute locali delle loro scelte di consumo. Nella media europea invece è l’approccio global a risultare vincente (25% vs 23%). Il quadro dunque è quello di un popolo ancorati ad una identità micro territoriale (lombardi, umbri, campani e persino leccesi, livornesi, catanesi, veronesi), che diventa “italiano” solo nelle grandi occasioni.
Non solo. L’ex popolo di santi, poeti e navigatori ha decisamente cambiato le sue priorità anche in fatto di impiego. Per la professione del domani, la maggioranza dei nostri connazionali preferirebbe occuparsi di Information Technology (come gli europei che però distacchiamo di 4 punti: 11 vs 7). Ma al secondo posto c’è l’educazione e la formazione (+3 punti su media Eu dove comunque questo campo ricopre il secondo posto) e al terzo Ospitalità e turismo (+2 su Eu). I manager che in Europa sono anche loro al secondo posto, in Italia sono al quinto e i finanzieri che in Europa figurano al terzo posto a pari merito con altre professioni, in Italia scendono al settimo. Da registrare che agricoltura, cibo e risorse naturali conquistano il 5% delle preferenze vs il 3% europei. In sostanza meno finanza e più tecnologia, ci immaginiamo meno manager e più nerd, persino più agricoltori.

Coop primo distributore italiano con il 18,7% di quota di mercato

Coop primo distributore italiano: ancora una volta l’insegna riconferma il suo primato con il 18,7% della quota di mercato, un fatturato di 12,5 miliardi e un mantenimento dei livelli occupazionali (54.000 dipendenti).

Ad attestarlo i Bilanci 2015 delle imprese del sistema. La redditività complessiva dell’aggregato delle grandi Coop è in notevole miglioramento, un trend che dimostra la tenuta di Coop in un contesto economico reso difficile (e non vanno molto meglio i primi mesi del 2016) dalla crescente concorrenza e dalla complessità dei nuovi consumatori.

I punti di forza

Coop nel 2015, in linea con la missione cooperativa, ha rafforzato la strategia sulla convenienza anche a scapito dei margini sulle merci. È in fase di lancio il nuovo Prodotto a Marchio Coop che, generando  impatti positivi nel corso del 2015, ha inciso sulle vendite per oltre il 26%, un dato stabile rispetto al 2014. Positiva è l’alleanza internazionale con Leclerc, Rewe e Delhaize; Coopernic sta generando sul fronte degli acquisti significativi risparmi per Coop.

Le iniziative

Continua a crescere la base sociale delle cooperative che supera gli 8 milioni e mezzo di soci, si confermano le principali iniziative Coop sia con il mondo della scuola (i percorsi di educazione al consumo consapevole hanno coinvolto nel 2015 circa 268.000 studenti e oltre 15.000 insegnanti), che sul versante della lotta allo spreco (donate 5.143 tonnellate di merce per un valore complessivo pari a 24 milioni di euro).

La conferma

Marco Pedroni, riconfermato al secondo mandato come Presidente di Coop Italia, afferma: “Siamo di fronte a una sfida che come Coop vogliamo e dobbiamo affrontare rilanciando su una strategia che è quella del “cibo buono e sicuro per tutti”, guardando anche a quel 40% di famiglie che continua ad avere difficoltà. Per farlo manterremo alto il presidio sulla convenienza, senza perdere di vista i valori, rinnoveremo profondamente il Prodotto a Marchio Coop, conterremo i costi e continueremo a lavorare sul versante dell’innovazione, valorizzando l’esperienza avviata un anno fa in Expo”.

 

Coop contro il caporalato: raddoppiate le ispezioni nei campi di pomodoro

Spinge sull’acceleratore della campagna “Buoni e giusti” Coop, che, in vista della raccolta estiva di pomodori (che inizierà a luglio), ha deciso di raddoppiare il numero delle ispezioni nei campi delle aziende agricole fornitrici, che passera ad almeno 50, rispetto alle 25 dell’anno scorso.

«I dati forniti dall’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai Cgil continuano ad essere preoccupanti. Non possiamo abbassare la guardia e in previsione della stagione del pomodoro da industria allarghiamo la rete della campagna “Buoni e Giusti Coop” che già interessa oltre 70.000 aziende agricole nostre fornitrici e raddoppiamo il numero delle ispezioni previste nei campi di raccolta rispetto all’anno scorso. Dalla partenza della campagna “Buoni e Giusti Coop” sono già state effettuate 120 ispezioni e la previsione per fine anno è arrivare a circa 400 ispezioni complessive» ha dichiarato Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop.

La campagna lanciata a marzo scorso (vedi Coop preme l’acceleratore sulla filiera pulita con “Buoni e Giusti”. E gli altri?) intende contrastare il lavoro nero concentrandosi su 13 filiere ortofrutticole considerate a più alto rischio. Sotto la lente, specie in questo periodo dell’anno, c’è il pomodoro da industria, la filiera che più di tutti, anche nella percezione dell’opinione pubblica, impatta con il fenomeno criminale.

Le ispezioni hanno, naturalmente, cadenza stagionale e seguono il calendario delle raccolte. Dopo gli agrumi, interessati già nella scorso novembre, gli auditor di Bureau Veritas, la società di certificazione a cui Coop si affida, hanno lavorato sui campi di fragole e sono al momento impegnati su quelli destinati alla coltivazione di pomodoro pachino. E non sono stati coinvolti, come accadeva negli anni precedenti il varo della campagna, solo gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70.000 aziende agricole). A tutti questi Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

L’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop”, in stretto raccordo con il progetto lanciato a livello ministeriale già nel 2015, è l’invito all’adesione alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. L’ iscrizione attesta di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso. Alle prime 7200 delle filiere ortofrutticole si aggiungono ora le altre 1500 aziende agricole coinvolte nella filiera del pomodoro da industria, di cui si stima che il 15% operi nelle filiere più critiche, per zona geografica e modalità di raccolta manuale.

Il problema comunque non è limitato né al solo Sud Italia, né agli stranieri: il 20% dei 430mila lavoratori sfruttati dal caporalato sarebbero italiani, specialmente donne, per un giro d’affari tra i 5 e i 6 miliardi di euro in termini di evasione fiscale.

I.denticoop, il dentista nell’ipermercato, debutta in Veneto con il settimo ambulatorio

Aprirà sabato 14 maggio a Santa Maria Maddalena di Occhiobello, tra Rovigo e Ferrara, un nuovo I.denticoop, cooperativa di dentisti nata nel 2013 con il supporto di LegaCoop e con l’obiettivo di fornire cure dentistiche di qualità a prezzi, se non stracciati, contenuti, con sconti garantiti ai soci Coop del 15%.

Le strutture sorgono soprattutto in centri commerciali e vicino ai punti vendita Coop e sembrano perseguire due logiche: da un lato venire incontro alle esigenze della clientela che ricerca un servizio sette giorni su sette con orari prolungati e prezzi più contenuti (tra l’altro le ricerche mostrano come le cure odontoiatriche sono quelle che hanno sofferto di più della crisi degli anni passati, con una crescente richiesta di cure al Servizio sanitari nazionale e un crollo dei trattamenti privati del 40%). Dall’altro lato, perseguono quella logica dei centri commerciali di ampliare il più possibile la gamma dei servizi offerti per attirare visitatori.

Prima struttura fuori dall’Emilia Romagna e settima dalla nascita due anni fa, l’apertura fa parte di un piano di espansione che prevede una decina di aperture l’anno da qui al 2020 e sei ambulatori nel 2016 tra Ravenna, Marche e Abruzzo.

I.denticoop ha adottato la formula della cooperativa ad apporto di servizi, alla quale aderiscono oggi 17 soci ordinari (tra medici odontoiatrici, odontotecnici, personale direttivo e amministrativo) e cinque soci sovventori: le cooperative di consumatori Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno, ed alcune società italiane di impianti, attrezzature e materiali per l’odontoiatria (Cefla di Imola, Fimo e Medical One).

Tra centri diretti ed affiliati, i.denticoop è presente anche a Bologna San Ruffillo, Bologna Borgo, Bologna Repubblica, Imola, Ravenna e Rimini.

Dossier Efsa: Coop toglie 120 prodotti all’olio di palma dagli scaffali

Coop, a seguito della condanna dell’Efsa, Autorità per la sicurezza alimentare europea circa la presenza nell’olio di palma di “contaminanti da processo a base di glicerolo” che risulterebbero genotossici e cancerogeni, ha deciso di togliere dalla vendita 120 prodotti che contengono il grasso sotto accusa. Inoltre, coerentemente con il “principio di precauzione”, Coop ha sospeso la produzione dei prodotti a proprio marchio che contengono olio di palma, accelerando il processo di sostituzione di tale ingrediente con olio extravergine di oliva o olii monosemi.

Coop ha già sostituito l’olio di palma in oltre 100 prodotti a marchio Coop , come quelli delle linee destinati per bambini (la fascia più a rischio di sovraesposizione secondo l’Efsa) “Crescendo” e “Club 4-10”, i prodotti della linea “Viviverde” e la crema spalmabile Solidal Coop. I prossimi mesi vedranno la sostituzione dell’olio di palma nei rimanenti 120 prodotti private label.

In un comunicato e in un volantino già visto in alcuni punti vendita, l’insegna si scusa con i clienti e i soci “per le mancanze temporanee di alcuni prodotti. Coop tutela i consumatori applicando i concetti di corretta ed equilibrata alimentazione. L’odierna decisione di eliminare l’olio di palma rientra in queste scelte di fondo”.

Margarine e ‘dolci e torte’ sono le principali fonti di esposizione a tutte le sostanze secondo l’Efsa, che ha fissato una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno (µg/kg di peso corporeo/giorno) per le sostanze incriminate 3-MCPD e i suoi esteri degli acidi grassi sulla base delle evidenze che collegano questa sostanza a un danno d’organo nei test sugli animali, mentre “le informazioni tossicologiche sono troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza per 2-MCPD”. L’organismo ricorda come “la stima della media e le esposizioni elevate al 3-MCPD di entrambe le forme per le fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni di età), superano la DGT e costituiscono un potenziale rischio per la salute”.

Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, promotrice di una recente campagna di “difesa” del controverso ingrediente, e di cui fanno parte aziende “consumatrici” quali Ferrero, Unilever Italy Holdings, Nestlé Italiana e Unigrà, ha commento: “Fa piacere vedere che l’EFSA riconosce gli sforzi fatti fin qui dai produttori, a livello volontario, che si è tradotto in un deciso miglioramento dei processi di raffinazione con conseguente significativo abbattimento delle sostanze potenzialmente nocive. La recente indicazione dell’EFSA pone nuovi e più ambiziosi obiettivi e rappresenta un ulteriore stimolo al lavoro dell’industria alimentare nella ricerca e adozione di processi di raffinazione ancora più sicuri di tutti i grassi vegetali e animali, e, quindi, anche dell’olio di palma. Intendiamo proseguire con rinnovato impegno su questa strada”.

A seguito della la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha chiesto al Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis una valutazione della questione nei gruppi tecnici competenti presso la Commissione, per considerare l’eventuale necessità di procedere all’adozione di misure, anche in via precauzionale, finalizzate alla tutela della salute dei cittadini europei.

Coop Alleanza 3.0 chiude il 2015 a +1,6%. Restyling per 102 pdv, focus su salute e food

Chiude il 2015 con un fatturato a 4,4 miliardi di euro (+1,6% sul 2014), un utile ante imposte di 19,5 milioni (utile netto a 4,5 milioni) e un patrimonio netto di 2,5 miliardi Coop Alleanza 3.0, la più grande Cooperativa italiana ed europea (per numero di soci) nata il 1° gennaio 2016 dalla fusione di Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest e Coop Estense.
Significativi i risultati della distribuzione dei carburanti: lo scorso anno, gli impianti gestiti dalle tre Cooperative – direttamente o attraverso società controllate – hanno erogato 216 milioni di litri di carburanti (+25,4% sul 2014), con vendite per 271 milioni di euro (+7,27% sull’anno precedente). In questo settore, Coop Alleanza 3.0 nel 2016 opererà attraverso la società Carburanti 3.0, che gestirà tutte le 61 stazioni di servizio.
L’utile ante imposte aggregato (quindi la somma dei risultati delle tre Cooperative unite) è di 19,5 milioni e l’utile netto aggregato ha raggiunto i 4,5 milioni. Questi risultati risentono del fatto che, in un anno straordinario come quello dell’unificazione, si è proceduto a effettuare svalutazioni straordinarie per complessivi 113 milioni di euro, in un’ottica di prudenza e con la volontà di permettere alla nuova Cooperativa di guardare al futuro e a una nuova stagione di sviluppo. Importante segnalare che il patrimonio netto di Coop Alleanza 3.0 raggiunge i 2,5 miliardi di euro, a conferma della solidità della stessa.

104 milioni di investimenti sulla rete

Ad aprile 2016, Coop Alleanza 3.0 – direttamente e attraverso società controllate che operano nel core business – registra vendite in crescita del 2,5% sul 2015; in salita anche le vendite di carburanti, con un aumento dei litri erogati del 20% sul 2015. La Cooperativa ha dato il via inoltre a un importante serie di interventi per lo sviluppo, la ristrutturazione della rete di vendita e per l’innovazione, con investimenti complessivi per 104 milioni di euro. In tutto, saranno coinvolti 102 negozi; solo nei primi quattro mesi dell’anno, gli interventi hanno interessato 22 punti vendita (con 15 nuove aperture e 7 ristrutturazioni), portando il totale dei negozi a 430 (di cui 64 ipermercati). I lavoratori superano, in tutto, le 22.000 unità, il 96% circa dei quali assunti con contratti a tempo indeterminato e sostenuti da programmi di formazione e di welfare.
Il Sud dell’Italia è centrale nel piano di sviluppo con la recente riapertura, dopo la ristrutturazione, di tre ipermercati ad Aprilia (Lt), Avellino e Afragola (Na) e l’inaugurazione del nuovo supermercato di Palermo.
«Coop Alleanza 3.0 è dei soci, e guidata dai soci – dichiara Adriano Turrini, presidente di Coop Alleanza 3.0 – Abbiamo realizzato questa fusione per riuscire a soddisfare in modo sempre più efficace nuovi e vecchi bisogni dei nostri soci. Cambiano le dimensioni e i modi in cui realizziamo il nostro scopo sociale, ma non lo scopo sociale stesso: offrire i migliori prodotti alla miglior qualità e al miglior prezzo possibile. Per questo ci impegniamo ad avere una presenza territoriale sempre più ampia, che va dal paesino di montagna all’isola della laguna veneta, sino alle grandi superfici nelle aree metropolitane: Coop Alleanza 3.0 deve essere presente dove sono presenti i propri soci. La nostra funzione non è puramente commerciale, ma abbiamo una vocazione sociale, e la solidità patrimoniale registrata è garanzia del Prestito sociale e di tutte le nostre attività. Credo, però, che il segnale più importante di questi primi mesi di Coop Alleanza 3.0 sia osservare come i soci abbiano capito e sostenuto una fusione di queste dimensioni, che ha come obiettivo finale quello di essere più grandi e nel contempo più vicini a tutti loro perché più presenti sui territori».

Coop Alleanza 3.0 conta oggi 2.780.000 soci: nel 2015 si sono registrate quasi 110 mila nuove adesioni, e solo nei primi quattro mesi del 2016, i nuovi soci della Cooperativa sono stati più di 48 mila, a conferma dell’ottima accoglienza ricevuta dalla nuova realtà.

Altro caposaldo delle attività previste per il 2016 e per il futuro è la valorizzazione delle produzioni locali grazie agli oltre 3.000 fornitori, suddivisi in 8 settori, dalla carne ai generi vari, dal pesce all’ortofrutta, per più di 3 miliardi di euro di acquisti l’anno. Per sposare al meglio la dimensione nazionale della Cooperativa con i presìdi locali instaurando un rapporto diretto con le specificità produttive e alimentari dei territori, la nuova direzione acquisti della Cooperativa è stata organizzata suddividendo i produttori in 6 poli regionali e dedicando una delle macro aree di settore al “territorio & biodiversità”.
Anche nel 2015 un occhio di riguardo è stato riservato alle iniziative per la tutela dell’ambiente e per la ridurre l’impiego di risorse e i costi energetici grazie ad investimenti su tutta la rete di punti vendita. Al 31 dicembre erano già 71 gli impianti fotovoltaici con un 26% dei consumi elettrici proveniente da energia “verde”.

È previsto un ulteriore sviluppo dei Punti salute, che diventeranno vere e proprie Aree salute e benessere, con oltre 5.700 referenze e superfici fino a 400 metri quadrati. Novità anche per le Aree ristorazione, con un’offerta che supererà quella tradizionale, con yogurteria e gelateria, per seguire i nuovi stili di vita dei consumatori. Infine, ci sarà un’importante riconversione e sviluppo dei negozi di ottica: il piano di estensione porterà, entro la fine del 2018, ad avere 70 corner direttamente gestiti con l’assunzione di 250 ottici diplomati.

Il Prestito continua a essere un istituto apprezzato dai soci prestatori: a fine 2015 i libretti erano 462.677, di cui oltre 12.400 nuovi, per un totale di 4,46 miliardi di euro e quasi 195 mila carte socio attive per i pagamenti.

Il Bilancio 2015 sarà oggetto di approvazione in 214 assemblee separate che prevedono la presenza di circa 80.000 soci e si svolgeranno dal 16 maggio al 3 giugno 2016 in tutti i territori in cui Coop Alleanza 3.0 è presente, e verrà ratificato dall’assemblea generale dei delegati che si terrà il giorno 11 giugno 2016.

Spreco zero: l’impegno decennale di Coop Lombardia, 809 tonnellate recuperate nel 2015

Nel 2015 sono state recuperate 809 tonnellate di alimenti (contro le 635 del 2014) per un valore di 3.886.939 donandole a 79 associazioni lombarde: sono solo i numeri più recenti del progetto di Coop Lombardia “Buon fine”, per la lotta allo spreco alimentare. Coop è infatti da oltre 10 anni attiva nel recupero e donazione delle eccedenze alimentari alle ONLUS vicine ai propri punti vendita. Subito dopo l’approvazione della legge 155/2003, detta del Buon Samaritano, che di fatto facilita la donazione di prodotti alimentari sollevando il donatore dal controllo delle derrate anche dopo la consegna, sono state avviate sperimentazioni che consentissero di applicare la legge, pur in assenza di un quadro normativo coerente.

«I prodotti alimentari recuperati sono per circa il 75% freschi e freschissimi (frutta, verdura, latticini, salumi), come banane che si riempiono di puntini e macchie nere, o frutta e verdura fresca preconfezionata, ma con un elemento ammaccato o intaccato: non è possibile aprire la confezione e toglierlo, perché si perderebbe la sua tracciabilità, ma nemmeno venderlo – spiega  Valter Molinaro, Responsabile Innovazione e Gestione Servizi di Coop Lombardia -. Quindi nella GDO o si butta tutto, oppure si recupera la parte buona per la donazione. Inoltre vengono recuperati i prodotti confezionati (sono circa il 25% delle donazioni), se risultano ammaccati o prossimi alla scadenza, senza rotture della confezione che possano intaccare e/o contaminare la qualità del prodotto interno. Le merci, ancora buone e non scadute, sono recuperate giornalmente attraverso procedure interne codificate, le ONLUS sottoscrivono un protocollo che le impegna a riutilizzare i prodotti per i loro assistiti, e sottoscrivono le procedure a cui devono attenersi per gestire correttamente i prodotti, rispettando le norme igienico sanitarie».

 

Il progetto “Buon Fine” esteso a tutta la rete

Il modello di Coop Lombardia è partito dalle amministrazioni locali, che hanno indicato le associazioni presenti nel territorio a cui poter donare i prodotti alimentari. Tutto è partito dal Comune di Sesto San Giovanni, 10 anni fa, attraverso l’Assessorato ai Servizi Sociali, che indicò a Coop due realtà sestesi a cui donare le eccedenze: la Cooperativa Lotta contro l’emarginazione e La Grande Casa; cui nel corso degli anni si è aggiunta l’Onlus Sacumè. Il progetto “Buon fine” è partito proprio dai due negozi di Sesto San Giovanni, e dal 2007 è stato esteso a tutta la rete dei supermercati e ipermercati Coop in Lombardia.

Obiettivo è quello di creare reti di prossimità tra i punti vendita Coop e le associazioni benefiche (Onlus, cooperative sociali, enti ecclesiastici) che operano nel territorio circostante. I prodotti recuperati dai punti vendita giungono agli enti che assistono persone e famiglie in difficoltà e sono poi utilizzati in giornata nelle mense, in comunità alloggio e centri diurni, o distribuiti tramite la preparazione e consegna di pacchi alimentari per indigenti, donne vittime di violenza, immigrati, tossicodipendenti, disabili.

Un momento del carico delle eccedenze in partenza verso le onlus all'Ipercoop Metropoli.
Un momento del carico delle eccedenze in partenza verso le onlus all’Ipercoop Metropoli.
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Un momento del carico delle eccedenze al supermercato di via Palmanova.

Donazione ed educazione

Coop ha anche avviato percorsi formativi con alcuni istituti alberghieri, in modo da diffondere la tematica presso i più giovani, che saranno gli operatori dell’ospitalità di domani. «Il percorso – continua Molinaro – prevede una lezione teorica sulle tematiche dello spreco alimentare, un approfondimento sulle normative, gli impegni di gestione, la sicurezza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti recuperati, la visita guidata presso un supermercato Coop, per seguire il percorso di selezione, recupero, conservazione e consegna prodotti alle ONLUS. In seguito, la visita nella sede delle ONLUS stesse, con sopralluogo nelle mense,  e la preparazione di un pranzo, con i prodotti recuperati, presso la scuola».
Per fare un esempio concreto, nel 2015 il supermercato di via Palmanova a Milano ha donato 18.909 kg di prodotti alimentari a tre Onlus: Suore Francescane Missionarie di Maria; Cooperativa Sociale COMIN e CEAS Centro Ambrosiano di Solidarietà, mentre l’ipercoop Metropoli ha donato 32.927 kg di prodotti alimentari a due Onlus: Associazione Gruppo di Betania e Fondazione Aquilone.

Gli studenti dell'Istituto Alberghiero Vespucci Milano in visita al supermercato Coop di via Palmanova.
Gli studenti dell’Istituto Alberghiero Vespucci Milano in visita al supermercato Coop di via Palmanova.

Incentivi per diffondere la pratica

Spesso le leggi non bastano. Oltre alla questione legislativa (è appena passata al vaglio della Camera una legge, a firma Mariachiara Gadda, che ha lo scopo di semplificare l’iter e le procedure della donazione di alimenti e farmaci) sarebbero utili degli incentivi alla donazione: «Da anni siamo impegnati in un dialogo con le istituzioni locali e regionali perché assicurino un riconoscimento per il lavoro di recupero dei prodotti e la loro donazione, ad esempio riducendo la Tassa rifiuti o affermandone il “valore aggiunto sociale”. Buon fine ha infatti un forte impatto ambientale e sociale in quanto i prodotti recuperati riducono significativamente le quantità dei rifiuti prodotti e consentono alle Onlus di ridurre l’impegno quotidiano della spesa per acquistare beni alimentari agli assistiti» conclude Molinaro.

Tali forme di incentivo potrebbero spingere le insegne che ancora non recuperano quotidianamente i prodotti vicini alla scadenza ad attuare progetti e buone pratiche interne.

In Italia ogni anno si sprecano alimenti per un valore di circa 8 miliardi di euro. A questa quota contribuiscono in larga parte le famiglie, per circa il 42%, il settore della ristorazione per il 14%, i produttori per il 39% e la distribuzione per il 5%.

 

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