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Rapporto Coop 2015: la ripresa è slow ma l’Italia è bipolare. I programmi del retailer

Schermata 2015-09-03 alle 19.24.51Una ripresa lenta, da seguire con attenzione. Il Rapporto Coop (cui hanno collaborato Ref Ricerche, Nielse, Gfk, Doxa e Demos), come da tradizione, riapre la stagione dopo la pausa estiva e ci restituisce l’immagine di un Paese che dalla soglia del precipizio della crisi dove era attestato nel 2014 si è messo in marcia con “passo di buona lena”.

La recessione è finita, è costata lacrime e sangue alle famiglie italiane che hanno lasciato sul piatto dal 2007 a oggi 122 miliardi di euro (47 miliardi di minori risparmi e ben 75 miliardi di minori consumi).

Rimangono però nubi all’orizzonte come un possibile ritocco alle aliquote Iva, già tra le più alte d’Europa, con effetto ovviamente penalizzante sui consumi appena ripartiti e il persistere dell’elevato tasso di disoccupazione, soprattutto fra i giovani e soprattutto al Sud.

Ma più che la variazione seppur minima di segno positivo del Pil con cui si è aperto il 2015 (la crescita della nostra economia attesa per fine anno è di un +0,7%) è il sentiment degli italiani a essere cambiato. La felicità è di casa nel Nord Europa ma gli italiani, al pari di tedeschi e francesi e prima degli spagnoli, mostrano buoni livelli di soddisfazione per la propria qualità della vita e il 52% delle persone (era il 41% appena un anno fa) considera invariata o addirittura migliorata la propria situazione.

Sette anni di crisi hanno però lasciato cicatrici profonde nel tessuto sociale del nostro Paese, è un’Italia bipolare e schizofrenica; sempre più lunga, il Sud sempre più sud (tra Trento e Calabria corrono più di 1000 euro di differenza nella spesa mensile), la forbice generazionale si è allargata (gli under 35 spendono 100 euro al mese in meno degli over 65) e il lavoro continua ad essere la grande discriminante di genere e la grande chimera.

italia bipolare

Tuttavia siamo i più palestrati e i più connessi d’Europa (12.000 palestre il record in Italia e più di 6 ore al giorno su Internet tra pc e smartphone) se non atei certo più laici e indifferenti, i più evasori e paradossalmente tra i più altruisti (a fronte di una stima di 200 milioni di euro di evasione annua, sono 7 milioni gli italiani che prestano il proprio tempo gratuitamente in attività di volontariato). Con gli euro che ci siamo ritrovati nelle tasche (quei pochi che gli italiani non hanno voluto risparmiare continuando a perpetrare l’immagine -questa sì tradizionale- di un popolo di formiche più che di cicale: nel 2015 il tasso di risparmio è salito dal 8,6% al 9,2), gli italiani sono tornati ai consumi evergreen.

potere d'acquisto

Hanno ripreso a comprare case (complice una stabilizzazione dei prezzi e una ripresa dei mutui), hanno sostituito il parco dei loro elettrodomestici (la lavatrice, mito degli anni Sessanta, ma anche l’asciugatrice + 50% solo nell’ultimo anno), ripartite anche le immatricolazioni delle auto (+ 15% nel 2015 le vendite) anche se la mobilità è sempre più dolce: il raggio d’azione preferito è di appena 5 chilometri dalla propria residenza e la bicicletta un must insostituibile (la bici supera per grado di soddisfazione moto, auto, metro, treni e autobus).

Risultati e strategie Coop

«Per quanto riguarda la dinamica interna – afferma il presidente di Coop Italia Marco Pedroni – i primi segnali di recupero delle vendite non possono che essere accolti positivamente, ma è il quadro complessivo a essere completamente mutato e la cautela è d’obbligo».

Secondo le elaborazioni di Coop, nella distribuzione moderna le vendite totali dei primi sette mesi sono positive a valore (+0,7%) e flat a volume (-0,1%) avendo beneficiato del forte incremento estivo di alcune categorie come le bevande e o gelati.

A parità di rete le vendite sono leggermente negative (-0,1% a valore e -0,9% a volume), mentre a rete corrente si registra +0,7% a valore e -0,1% a volume. In questo contesto Coop si comporta in controtendenza, registrando -1,5% a valore e una parità a volume a rete omogenea, mentre a rete corrente -0,4% a valore e +1,1% a volume.

La spiegazione è nel riposizionamento commerciale avviato da Coop che ha portato il trend dei prezzi del retailer in territorio deflattivo, a fronte di una parziale ripresa dell’inflazione alimentare di quasi un punto percentuale.

La politica di vendita in atto dal primo trimestre ha infatti generato riduzioni di prezzo (- 6/7%) sulle grandi marche e sulla PL venduti in continuativo («costa meno, non è una promozione») e un cambiamento della politica promozionale («scegli tu»).

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«Non pensiamo certamente di abbandonare le promozioni, ma certamente stiamo dando maggiore enfasi a una politica di scaffale», aggiunge Pedroni. E se Coop riduce le vendite correnti a valore del -0,4%, soprattutto per la forte presenza degli Ipercoop che, pur perdendo meno della media degli Ipermercati italiani, pesano molto nel mix di vendite, la Private Label cresce a volumi (+2,2%), a differenza delle altre MDD, e si conferma leader di mercato.

Così come, presentando un ranking con le quote di mercato della Gdo escludendo le superfici sotto i 400 metri quadrati e i discount, il presidente Coop ribadisce la leadership, nonostante «spesso si senta parlare di sorpasso».

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Al di là delle schermaglie, Coop è anche impegnata sul versante internazionale con Coop Italian Food (v. l’intervista su instoremag.it) e con l’alleanza Coopernic su quello dell’e-commerce in particolare per il non alimentare, su quello della nuova Coop Alleanza 3.0 (la fusione delle Coop emiliane) che ha tra gli obiettivi una crescita al Sud.

Dall’esperienza del Supermercato del futuro di Expo, poi, che ha al suo attivo numeri più che lusinghieri, prende corpo l’idea di un’evoluzione dell’ipermercato dove all’esuberanza degli assortimenti si sostituisce una ottimizzazione della logistica, in modo da poter soddisfare le richieste del cliente con prodotti anche non presenti fisicamente nella superficie di vendita. Un progetto che porta diritto allo sviluppo dell’e-commerce (il Drive aperto qualche mese fa a Bergamo da Coop Lombardia indica una delle direzioni di sviluppo del retailer).

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«Nel 2016 – annuncia infine Pedroni – proseguiremo su questa strategia di convenienza e di modifica della politica promozionale e potenzieremo le azioni distintive sui temi della sicurezza alimentare, della trasparenza informativa, della legalità nelle filiere agro-alimentari e della tutela ambientale».

La supercoop si chiamerà Coop Alleanza 3.0

Dopo l’annuncio, è stato trovato il nome: si chiamerà Coop Alleanza 3.0 la più grande cooperativa italiana ed europea, nata dalla fusione tra Coop Estense, Coop Consumatori Nordest e Coop Adriatica. Un’entità forte di 2.700.000 soci, un fatturato di quasi 5 miliardi di euro, 419 punti vendita e oltre 22.000 dipendenti.
“Un nome che unisce il richiamo alle radici, ai valori e alla secolare storia del movimento cooperativo (con la parola “Alleanza”); ma anche che rimanda al futuro, alle relazioni interattive e in costante evoluzione dei mondi digitali e della rete (evidenziate dal termine “3.0”)” si legge in un comunicato di Coop Nordest.
Pubblicato anche lo statuto della nuova cooperativa. La durata della società è stabilita fino al giorno 31/12/2100. La sede legale e amministrativa sarà a Bologna. L’atto di fusione è invece previsto a fine settembre 2015, dal 1 gennaio 2016 l’unificazione sarà formale e sostanziale.

Coop Consumatori Nordest rileva Cooperative Operaie per 36 mln e aiuta i giovani con la raccolta punti

Oltre un secolo di storia che si era infranto in un fallimento: Cooperativa Operaie, attiva in Friuli Venezia Giulia e con 215.000 soci di cui 27.000 nella sola Trieste, è stata rilevata da Coop Consumatori Nordest, che, salvaguardando tutti i 278 posti di lavoro, ha acquisito dal concordato e inglobato nella sua rete gli 11 punti vendita delle Cooperative Operaie, compreso l’Ipercoop delle Torri d’Europa, il più grande di Trieste.” L’investimento complessivo è stato di 36 milioni di euro “senza un euro pubblico”, come ha tenuto a sottolineare Paolo Cattabiani, presidente di Coop Consumatori Nordest.

“C’è un patrimonio importante fatto di lavoro, di donne e di uomini, che vogliamo continuare a far vivere. Il passato non torna e il presente ci chiede nuove idee coerenti con i nostri valori: solo così potremo affrontare il futuro a vantaggio dei nostri soci, di tutti i nostri clienti, dei lavoratori e di tutto il tessuto sociale ed economico del territorio” si legge in un comunicato di Coop Consumatori Nordest che invita i soci della vecchia cooperativa ad aderire alla nuova. “Il 56% dei triestini ha ancora fiducia nelle cooperative: da oggi il nostro impegno sarà rivolto a conquistare l’altro 44%. Abbiamo lavorato sodo per riaprire in breve tempo i punti vendita ed abbiamo costruito un ricco piano di iniziative promozionali: nei prossimi mesi Lei potrà vedere crescere attività e servizi”.

La Cooperativa ha anche presentato i risultati dell’innovativo progettp AttivaGiovani, la raccolta punti che nei supermercati di Reggio Emilia ha raccolto più di 149.000 euro per finanziare tirocini formativi per giovani inoccupati o disoccupati del territorio reggiano. Il progetto è stato reso possibiel grazie al coinvolgimento di associazioni quali Alleanza delle Cooperative Italiane di Reggio Emilia, Agci Confcooperative, Legacoop, Legacoop Emilia Ovest e Legacoop Mantova, Confcooperative Mantova, che hanno fatto da ponte tra le domande, gli enti formativi accreditati e cooperative sociali, imprese e cooperative di comunità ospitanti. “Cresce la domanda di etica” come ha dichiarato Cattabiani a ReggioNelWeb “Nonostante questa sia la fase più bassa del paese, della responsabilità sociale, dell’etica e forse anche della reputazione della cooperazione, e noi, attraverso diverse linee di prodotto che offriamo ai consumatori, diamo risposte in linea con il tipo di domanda che ci pongono”.

 

Assemblea Coop, obiettivo migliorare l’efficienza e rafforzare la convenienza

Leadership nazionale confermata (la quota di mercato è sostanzialmente invariata rispetto a un anno fa e si attesta sul 19%) così come il fatturato (12 miliardi e 421 mila), rafforzato l’investimento sulla convenienza mentre continua a crescere la base sociale che sfiora gli 8 milioni e mezzo con un trend in aumento del 3,1% rispetto al 2013. In questi numeri, enunciatoi da Marco Pedroni all’assemblea annuale di bilancio, la tenuta di Coop dopo sette anni ininterrotti di crisi.

Inoltre si irrobustisce il patrimonio netto aggregato delle principali 9 cooperative di ulteriori 30 milioni e migliora significativamente il livello di liquidità della struttura dell’attivo. Buone notizie anche dal prodotto a marchio Coop, perfetta sintesi di convenienza e qualità, che nel totale largo consumo confezionato ha superato quota 26% (in crescita di un punto rispetto al 2013).

Tenuta anche sul versante occupazionale (sono 54.591 i dipendenti con oltre il 90% a tempo indeterminato) con processi riorganizzativi e di efficienza che coinvolgono una parte significativa dei 1189 punti vendita.

Il futuro però presenta, oltre alle difficoltà ereditate dal recente passato, nuove sfide che già si manifestano nei primi mesi del 2015; riduzione dei consumi delle famiglie, nuovi stili alimentari, diffusione delle tecnologie che tutto il comparto della distribuzione dovrà affrontare. E per assicurare scelte di convenienza verso i consumatori e per evitare effetti negativi derivanti dal calo dei consumi e dalla ristrutturazione dei formati, occorrerà affrontare anche il tema dell’efficienza e del differenziale dei costi contrattuali del lavoro tra i diversi operatori.

Nella sua Assemblea annuale Coop ha quindi deciso di avviare un impegnativo programma di cambiamento organizzativo per meglio sostenere la sua strategia competitiva di un “cibo buono, sicuro e accessibile per tutti”. Alle viste infatti c’è la fusione delle tre cooperative emiliane (Coop Estense, Coop Adriatica e Coop Consumatori Nord Est) per dare vita alla più grande cooperativa italiana con 2.600.000 soci, 4,2 miliardi di euro di fatturato, 334 punti vendita di cui 45 ipermercati e 19.700 dipendenti.

In questo scenario complesso Coop potenzerà le iniziative già avviate nel 2014 a sostegno della convenienza (“Prezzi bassi sempre” e “Scegli tu”), mantenendo intatto l’impegno sulla qualità e sicurezza, sostenendo le produzioni del territorio.

I risultati arrivano anche fuori dal core-business centrale in virtù dell’allargamento dell’offerta in quei settori di mercato parzialmente liberalizzati: 122 sono i Coop Salute dove, rispetto all’acquisto dello stesso paniere di prodotti presso il canale farmacia tradizionale, si è generato nel 2014 un risparmio sul farmaco senza obbligo di prescrizione di oltre 11 milioni di euro (mediamente -25% rispetto a analogo prodotto), mentre Coop Voce, la telefonia mobile a marchio Coop, ha raggiunto 1 milione e 400mila attivazioni.

Sono state rafforzate anche le alleanze internazionali in una logica di ricerca di maggiore competitività. La nuova Coopernic (la centrale cooperativa europea) nata dall’ incontro fra Coop Italia e Leclerc ha visto prima l’adesione di Delhaize e recentemente ha accettato la domanda di ingresso di Rewe: così Copernic si candida a diventare la più grande centrale d’acquisto europea (130 miliardi di fatturato complessivo, oltre 20.000 punti vendita, 630.000 dipendenti). Tutto ciò ha ovvie e positive ricadute commerciali per Coop.

«Continuiamo a svolgere la funzione di presidio di convenienza e qualità per i soci e consumatori del nostro Paese – spiega Marco Pedroni, presidente Coop Italia – benché i timidi segnali di ripresa dei consumi si siano indirizzati fino a questo momento più verso i beni durevoli e i servizi che verso l’alimentare. E questa tendenza se confermata nel corso del 2015 non può che generare preoccupazione sul futuro. Non ci sottraiamo ovviamente all’impegno e rispondiamo alla sfida sulla competitività anche con la ricerca di sinergie con altri operatori a noi affini sul piano internazionale convinti che sia quello lo scenario nel quale sempre più dobbiamo muoverci. In questo contesto viaggia l’esperienza di innovazione che stiamo realizzando in Expo dove testiamo anche applicazioni diverse e nuove di proposta commerciale. I risultati in Expo ci danno ragione e vantiamo numeri importanti: 850.000 biglietti venduti, oltre 400.000 visitatori nel Future Food District di cui oltre il 96% ci ha dichiarato il suo gradimento. Il tutto accompagnato da un programma di incontri sui temi che ci sono propri e che fanno parte del nostro modo di intendere il futuro del cibo: etico, trasparente e accessibile».

Meno volumi, più valore. Il futuro del cibo e i consumi passano da qui

Mentre si celebrano i fasti dell’italian food di cui Expo sta diventando sempre più il portabandiera, si rincorrono le occasioni di riflessione sul cibo, sulla sua produzione e sul suo consumo. Davide Paolini proprio nel corso di un incontro a Expo ha fatto un’affermazione sacrosanta: si parla troppo di cucina, di ricette, di chef e si parla poco della produzione, delle storie che stanno dietro alla materia prima.

È la battaglia pluridecennale di Carlo Petrini che, intervenendo alla presentazione del Food Industry Monitor realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e BSI Bank ribadisce: «Dobbiamo liberarci dal raptus della crescita e concentrarci sul valore, non sulle quantità. È il valore che conta, vale a dire la qualità e, in altri termini, l’economia sana».

CIBO ANAFFETTIVO. Non ci stupiamo allora se  alla presentazione della ricerca voluta da Coop sul Futuro del cibo, il dibattito si è focalizzato sui risultati della ricerca Doxa sui consumatori di otto Paesi che parlano di un mondo futuro popolato di cibo anaffettivo ma utile a stare bene dal punto di vista fisico, più controllato e globale, più pratico e veloce ma non uno strumento di scambio affettivo. Un cibo che ci renderà meno felici, tanto è vero che se  in questo quadro il cibo sarà più “tecnologico”, le paure maggiori dei consumatori intervistati riguardano la manipolazione, l’inquinamento, l’elevato costo del cibo, la sua carenza.

C’è voluto un teologo come Vito Mancuso a sottolineare come lo scenario della ricerca sia gravido di preoccupazioni perché occorre pensare al cibo come nutrimento non solo per il corpo. «L’uomo è ciò che mangia – dice Mancuso – ma è anche emozioni e ideali. Il cibo nutre il corpo, la psiche, lo spirito. In una parla è libertà. E se non c’è capacità di relazione affettuosa non c’è l’uomo».

coop il futuro del ciboCIBO E UGUAGLIANZA. E proseguendo nel ragionamento, anche Marco Pedroni, presidente di Coop Italia ribadisce che il cibo è uno scambio di relazioni, di storie. Ed è l’idea di fondo del Supermercato del futuro, dove la tecnologia è al servizio di questa idea di scambio. «Vi è poi un tema sociale. In futuro non è detto che avremo il cibo uguale per tutti. ma il rischi è una dicotomia tra alta gamma per i pochi che se lo possono permettere e il cibo standardizzato e anche poco sicuro per molti. E quindi il tema del futuro del cibo riguarda la disuguaglianza. Oggi il 40%& delle famiglie italiane accetta compromessi sulla qualità e sicurezza di ciò che mangia. Su un altro versante molti guru del marketing ci dicono di occuparci di quel 10-20% di cosiddetti supershopper con ottimo potere d’acquisto. Noi diciamo che il nostro mestiere è offrire cibo buono e sicuro per tutti».

LE RAGIONI DELL’AGRICOLTURA. Da qui a qualche ragionamento sull’agricoltura scevro da prese di posizione di difesa, il passo è breve, perché tutto si tiene. Ebbene sull’agricoltura italiana ed europea le questioni da risolvere sono tante. «Compito della politica – afferma l’economista Giacomo Vaciago – è elaborare un piano di settore che abbia un orizzonte temporale sufficientemente lungo. Lo si può fare solo se si comincia a parlare di comunità. Oggi l’immagine del cibo italiano è alta: se è imitato, è perché è buono e piace. Ma l’agricoltura sconta i problemi strutturali delle dimensioni delle aziende, di un insufficiente raccordo con la vendita, di mancanza di persone, di difficoltà di un ricambio generazionale, anche se oggi molti giovani stanno tornando alla terra. Ma soprattutto occorre un piano strategico che solo la politica può mettere in campo, fatta da governi che durino nel tempo».

I problemi infatti sono molteplici. Li enumera il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina: «Nel mondo agricolo operano soprattutto imprese familiari e la questione fondamentale è come tutelare il reddito di queste imprese. Vi sono problemi su alcune filiere come la zootecnia, dopo la fine delle quote latte. Vi  è un problema generazionale. Ma ricordo che le politiche di sostegno all’agricoltura sono di medio-lungo periodo, non di breve. E se guardiamo l’Italia da mondo, nei prossimi 15 anni 800 milioni di persone della classe media in molti paesi cambieranno dieta e sitile di vita. Se dobbiamo posizionare il prodotto alimentare italiano è lì che dobbiamo guardare».

CIBO DI QUALITA’ E LOCALE. Ancora Petrini fornisce qualche indicazione: «Alcune cose devono essere chiare all’industria italiana e alla distribuzione: a primeggiare sarà la valorialità del cibo, non si vince più applicando le tecniche del marketing. La gente non sposa più le quantità. Le riduce. Noi oggi globalmente produciamo cibo per 12 miliardi di persone. Lo spreco è enorme. E ricordo che Expo non è fatto per rendere forte l’offerta italiana, ma per discutere di questi temi.

Su valore del cibo ricordo solo che nel 1997 in tutti gli Stati Uniti c’erano circa 80 mercati dei contadini. Oggi sono 12 mila. Prima erano riservati alle élite, oggi si trovano anche nei quartieri ispanici delle grandi città. La richiesta è per il cibo di qualità e locale.Stanno cambiando molte cose e il trend del cambiamento è fortissimo. l’industria italiana delle capire in quale direzione va il trend.

Un’alto messaggio. La sostenibilità e la responsabilità sociale non sono elementi da prendere sottogamba. Ogni processo produttivo deve durare di più nel tempo. La sostenibilità è economica, produttiva, ambientale e la responsabilità sociale si misura sui produttori ben pagati, sui clienti ai quali comunicare non solo il buono ma anche il pulito e il giusto e sui collaboratori che devono essere messi nelle condizioni di trasferire la passione».

Il valore, quindi è l’asse attorno al quale sta ruotando il cambiamento. E anche Gianmario Tondato, Ceo  di un’impresa globale come Autogrill, è sulla stessa lunghezza d’onda quando osserva che anche nella ristorazione la formula del quick service restaurant sta cedendo il passo al casual dining. Il volume sta arretrando di fronte al valore. «I consumatori stanno convergendo a livello mondiale verso questo spostamento. O ce ne rendiamo conto o usciamo dai mercati. Come imprese dobbiamo attenderci risultati nel medio periodo creando storie coerenti a livello di sistema. Dobbiamo sempre porci il problema dove andare, in quale direzione muoverci».

Il 2014 di Coop Liguria: vendite in calo e rafforzata la convenienza selettiva

Nonostante la mancata ripresa economica e la caduta dei consumi, Coop Liguria ha chiuso il 2014 con un utile di 24,311 milioni di euro.

Anche nel 2014 – si legge in una nota sul sito di Legacoop Liguria – Coop Liguria ha nuovamente registrato risultati soddisfacenti, grazie al costante impegno nel ricercare maggiore convenienza a favore dei 554 mila soci e dei consumatori e all’azione di contenimento dei costi aziendali, volta a rendere la gestione più snella ed efficiente a tutti i livelli.

I ricavi delle vendite, pari a 742,442 milioni di euro, sono diminuiti del -2,26%, rispetto al 2013, un risultato negativo, che va però inquadrato in un contesto di crisi aggravata e di ulteriore caduta dei consumi alimentari. I minori incassi sono anche conseguenza della scelta di garantire ancora più convenienza ai Soci e ai consumatori con prezzi più bassi.

Proprio per tutelare il loro potere d’acquisto, infatti, Coop Liguria ha continuato a rafforzare la convenienza selettiva, cioè la politica commerciale che concentra lo sforzo di contenimento dei prezzi sui prodotti più importanti e ricorrenti nella spesa quotidiana dei consumatori e ha ulteriormente intensificato le promozioni, con iniziative dedicate sia alle marche, sia al Prodotto Coop. Particolarmente apprezzata è stata la nuova modalità promozionale ‘Scegli tu lo sconto’, che permette a chi acquista di decidere con parziale autonomia su quali prodotti applicare la riduzione di prezzo.

Grazie a queste azioni, i Soci e i consumatori di Coop Liguria hanno ottenuto complessivamente quasi 88 milioni di euro di sconti, un dato cresciuto del 6,39% rispetto al 2013.

I vantaggi destinati ai Soci, tra sconti esclusivi, erogazione di punti-spesa immediatamente convertibili in sconti e sconti usufruiti dai Soci su quelli riconosciuti a tutti i consumatori, sono stati pari a 74,607 milioni di euro (+6,7% sul 2013).

La quota di prevalenza, che individua la connotazione di Cooperativa a mutualità prevalente ed è costituita dalla percentuale degli acquisti effettuati dai Soci di Coop Liguria, nel 2014, sul totale delle vendite realizzate nello stesso anno, è leggermente diminuita rispetto all’anno precedente: 65,83% contro 66,77%.

Con un ulteriore incremento dello 0,7%, il prodotto Coop ha raggiunto, a fine 2014, la quota del 26,3% delle vendite di Coop in ambito nazionale nel largo consumo confezionato e del 26,2% in Liguria. Attualmente rappresenta il 22% dei prodotti a marchio privato venduti dalla grande distribuzione in Italia. L’assortimento è ulteriormente cresciuto: oggi conta 3.957 articoli, compresi 1.212 prodotti freschissimi (carne, pesce, ortofrutta) e 897 non alimentari.

Tra le linee tematiche del prodotto a marchio Coop, quelle che continuano a far registrare gli incrementi più significativi sono Fior Fiore, cioè il meglio della cultura gastronomica italiana e non solo, con vendite a valore che hanno superato i 250 milioni di euro (+9% sul 2013) e Vivi Verde, la linea composta dai prodotti biologici, ecologici e rispettosi dell’ambiente, le cui vendite sono cresciute del 17% nel grocery e del 27% nei freschissimi.

Visita al Future Food District di Coop, prove di futuro nel supermercato di Expo

A due settimane dall’apertura e spenti i riflettori sulla “prima” del Future Food District, l’annunciatissimo padiglione che Coop ha dedicato, con la consulenza di Carlo Ratti del MIT, alle tecnologie del futuro nel retail, lo spazio da 2500 mq su tre livelli si sta sempre più comportando come un punto vendita vero e proprio.

Attira per le sue dotazioni tecnologiche e il layout attraente scolaresche e curiosi, che poi spesso si fermano a comprare: ad esempio gli ingredienti per costruirsi un panino, magari con salame di cinta senese per sentirsi un po’ gourmet senza spendere un patrimonio. Ma è utilizzato anche, assicura chi ci lavora, per fare la spesa a fine turno dai lavoratori di Expo o dai turisti stranieri per spedire presenti Italian Style a casa, grazie alla postazione DHL. Un’area di gourmandise fai-da-te e low cost (ma ce ne sono altre, nei padiglioni meno spaparazzati e tra lo street food, basta cercare) proprio nel centro della grande kermesse dell’Esposizione universale milanese.

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Tutto è digitale, dal prezzo alle informazioni di prodotto. I prodotti sono quelli di Coop ma non solo, ci sono vari partner con i loro corner, da Barilla e Ferrari. Poi c’è una sezione dedicata al cibo del futuro, dalla pasta stampata in 3D agli insetti ai nuovi packaging per il fresco. Ma c’è anche il libro di ricette che si costruisce a partire dagli ingredienti. Nel segno della tecnologia e della personalizzazione dell’esperienza culinaria.

 

Tante le suggestioni e le idee, alcune già presenti in alcuni retailer specie all’estero, altre più futuribili.
Tra le prime ci sono gli ologrammi utilizzati con finalità promozionali.

 

Fusioni: nasce la “superCoop”

Sarà la più grande cooperativa del Paese con 2.600.000 soci, 4,2 miliardi di fatturato, 334 punti vendita di cui 45 ipermercati, 19.700 dipendenti la nuova Coop che nascerà dalla fusione di Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest e Coop Estense. I Cda delle rispettive società hanno votato all’unanimità una delibera di indirizzo che dà il via al progetto di fusione fra le tre grandi cooperative di consumatori del Distretto Adriatico i cui obiettivi e contenuti industriali e sociali saranno sottoposti, nei prossimi mesi, al vaglio delle assemblee dei soci delle cooperative stesse.

“Con questa scelta si vuole contribuire a sostenere e rilanciare ruolo ed efficacia della missione cooperativa sia nelle regioni del nord che del sud del Paese, confermando la idoneità e l’utilità del modello cooperativo anche in realtà sociali molto diverse” si legge in una nota.

Le soluzioni Cefla per il punto vendita Smart Coop a Bologna

Per il punto vendita Smart aperto a ottobre da Coop Adriatica a Bologna con aree di vendita dedicate alla spesa quotidiana, al benessere, ma anche al relax e alla ristorazione, Cefla Arredamenti ha realizzato gli arredi e le scaffalature con soluzioni su misura. Il punto vendita di 800 metri quadrati si sviluppa su due piani dove si trovano anche un bar, un ristorante self service, un orto aromatico per raccogliere gratuitamente molte varietà di piantine, una biblioteca “verde” e la parafarmacia Coop Salute.

L’area Food è allestita con le scaffalature Wireplus, nella versione in filo metallico, e con System25, mentre per la barriera casse del punto vendita, invece, è stato scelto Futura Plus, il nuovissimo prodotto Cefla che “rivoluziona il presente del banco cassa”.

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La parafarmacia interna “Coop Salute”è stata invece progettata e realizzata in maniera dedicata con scaffalature nei tipici colori del reparto bianco e azzurro a prova della capacità di Cefla di coniugare mondi diversi tra loro come il farmaceutico e il benessere.

Cefla Business Unit Arredamenti sarà presente con uno stand dedicato al Cosmofarma Exhibition, in programma dal 17 al 19 Aprile 2015, la manifestazione dedicata agli ambiti Health&Beauty Care, oltre che ai servizi legati al mondo della farmacia.

Le magie di Expo: il supermercato Future Food District di Coop in una fotogalllery

2500 metri quadri di superficie sviluppati su due livelli, uno spazio sperimentale, capace di generare nuove interazioni tra consumatori, prodotti e produttori: un luogo in cui ritrovare un rapporto diretto con la filiera.

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Inizialmente i visitatori entreranno in un corridoio d’ingresso dove prenderanno coscienza di essere in un supermercato Coop (una parete illustra il concetto chiave della proprietà condivisa) e concettualmente effettueranno un viaggio nel tempo, dal magazzino di previdenza a Torino, il primo negozio Coop in Italia datato 1854 ai giorni nostri. Con lo stesso sistema poi si potrà visualizzare l’evoluzione del mercato dal medioevo al prossimo futuro. Arrivando al piano superiore il visitatore trova un mezzanino di passaggio interamente abitato da informazioni e popolato da un presidio di soci Coop cosi come opereranno nel supermercato 40 dipendenti di Coop Lombardia.  Anche qui un’infografica a parete permetterà di ripercorrere alcune tappe significative della storia di un movimento che ha oltre 160 anni di vita. Da questo spazio trasmetterà per tutta la durata di Expo RadioCoop, la radio in store di Coop che fungerà da amplificatore di tutto ciò che succederà nel FFD dentro la rete dei 1200 punti vendita Coop.

Dai soci coop in carne e ossa al primo incontro con YuMi, un robot di nuova generazione realizzato da ABB in grado di interagire con le persone dotato di braccia, vista e tatto, pensato per una nuova era dell’automazione in cui gli esseri umani e i robot eseguiranno congiuntamente le stesse operazioni. YuMi è infatti l’abbreviazione di “you and me” a sottolineare la collaborazione tra robot e uomo, con la sua capacità di manipolare in completa sicurezza qualsiasi oggetto, dai delicati elementi di precisione di un orologio fino a infilare il filo in un ago o interagire con i clienti del Supermercato del Future Food District.

Al piano superiore ci si immerge nella vera e propria superficie di vendita: un mare di prodotti su una struttura a gradoni, disposti su tavoli che seguono un ordine che va dalle materie prime, la frutta, il grano, il latte, ai prodotti via via più trasformati e elaborati, valorizzando il patrimonio agroindustriale italiano. Cinque le filiere: latte e derivati, the, caffè e cacao, cereali e birra, carne e pesce, ortofrutta e vino. Per fare un esempio: si parte dalla farina passando per la pasta i biscotti fino alla birra.

I prodotti sono esposti su ampi tavoli; il  loro semplice sfioro con la mano permetterà all’utente di ottenere informazioni aumentate sui prodotti ovvero tutte quelle informazioni che oggi o non sono disponibili o lo sono parzialmente solo in rete ma che, in ogni modo, non riusciamo a far stare in un’etichetta tradizionale. Attraverso queste “etichette aumentate” il prodotto è in grado di raccontare se stesso, le sue proprietà, la sua storia, il suo tragitto.

Tre sono i livelli di interazione previsti. Il primo permette di ottenere indicazioni sulle caratteristiche primarie dell’articolo, il secondo fornisce l’etichetta aumentata capace di rivelare l’origine delle principali materie prime che compongono il prodotto, e l’eventuale presenza di ingredienti allergizzanti, il dato nutrizionale per porzione e l’impatto ambientale espresso in CO2 equivalente, infine (terzo livello) informazioni in dettaglio sulla storia e sulle sue caratteristiche. Sostanzialmente si applica l’’Internet of Things “ai processi di vendita/acquisto della grande distribuzione.

L’eliminazione delle barriere verticali disegna un paesaggio orizzontale che favorisce il contatto e la relazione, permettendo di utilizzare il supermercato quasi come un’area di libero scambio,  una sorta di baratto delle idee. Lo stesso concetto di filiera apparenta in qualche modo il supermercato di Coop ai cluster tematici presenti in Expo.

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