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Debutto a Ravenna per “Amici di casa”, nuovo format Coop Alleanza 3.0 per i pet

Un supermercato soltanto per Fido e Micio: è “Amici di casa Coop”, il primo negozio di Coop Alleanza 3.0 interamente dedicato agli animali domestici, aperto nei giorni scorsi a Ravenna all’interno del centro commerciale Esp, prima di una fitta serie di aperture che entro la fine del 2019 dovrebbe portare a contare in tutta Italia 60 negozi dell’insegna “Amici di casa Coop”. Le nuove inaugurazioni previste entro settembre sono cinque, tra cui quelle nei centri commerciali Le Mura di Ferrara e Lame di Bologna.

“Amici di casa Coop” ha un’area di vendita è di 300 metri quadri, l’assortimento propone 5mila articoli tutti dedicati alla cura, al benessere e all’alimentazione di cani, gatti e non solo, con particolare attenzione agli alimenti per cuccioli, per cani di razze mini e alle diete indicate nel trattamento delle principali patologie degli amici a quattro zampe. Ampio spazio anche ai settori non alimentari come l’igiene, la cura, la bellezza e gli accessori. Tra i servizi offerti, la toelettatura per cani, praticata da professionisti esperti su appuntamento. A disposizione della clientela cinque addetti amanti degli animali e appositamente formati dall’Associazione nazionale dei medici veterinari italiani per consigliare soci e clienti con competenza. Ma naturalmente la Coop non rinuncia a uno dei suoi cavalli di battaglia, la convenienza: prezzi concorrenziali e promozioni continue su diversi prodotti.

Non solo. “Amici di casa Coop” si propone come un riferimento per tutti gli amanti degli animali: saranno organizzati eventi e corsi dedicati ai proprietari di animali, incontri con veterinari nutrizionisti ed educatori cinofili. Divertente anche lo spazio shooting con il quale sin dal primo giorno i padroni possono farsi fotografare con il loro animale, scatti che poi sono trasmessi tutto il giorno su uno schermo all’interno del punto vendita.

A Ravenna e in tutti gli altri negozi “Amici di casa Coop” sarà attivata una raccolta permanente di alimenti e prodotti per animali destinato ad aiutare le associazioni che operano sul territorio della comunità che partecipa alla raccolta.

All’inaugurazione ravennate hanno partecipato Massimo Ferrari, amministratore delegato alla gestione di Coop Alleanza 3.0, Matteo Ghetti, presidente del consiglio di zona, e Gianandrea Baroncini, assessore comunale di Ravenna per i Diritti degli animali.

Antibiotici? No grazie, Coop lancia uova, pollo e suini “puliti” con “Alleviamo la salute”

I danni dell’abuso di antibiotici e il conseguente rischio di antibiotico resistenza è stato più volte sottolineato dall’Oms, l’Organizzaione mondiale della Salute, e Coop si spende con il progetto “Alleviamo la salute” lanciata due mesi fa: e sugli scaffali sono già arrivati le uova senza antibiotici, prime in Italia, e i primi prodotti di suino. Mentre è già stato raggiunto il traguardo del 100% pollo allevato senza uso di antibiotici.

Nei punti vendita sono arrivate le uova a marchio Coop prodotte da galline allevate a terra senza uso di antibiotici, sin dalla nascita. Due le referenze disponibili, certificate da due enti indipendenti, ben riconoscibili dai consumatori grazie alle apposite etichette. In totale, a regime, saranno allevate senza antibiotici almeno 2 milioni di galline con una produzione di più di 1.800.000 uova. Un traguardo alla portata di Coop che già nel 2010 ha ricevuto il premio “Good Egg” assegnato dalla “Compassion in World Farming” per le sue uova da galline allevate a terra con animali nati e allevati in Italia. La scelta era già avvenuta nel 2003 per le proprie uova a marchio, poi estesa appunto nel 2010 a tutte le uova di qualsiasi marca presenti sugli scaffali Coop.

 

Coinvolta l’intera filiera avicola, dall’uovo al pollo

Intanto la campagna “Alleviamo la salute” presentata a fine aprile scorso sta dando i suoi primi significativi risultati e Coop, oltre le aspettative, ha coinvolto il 100% della filiera avicola nel processo di allevamento senza uso di antibiotici in anticipo rispetto alla scadenza che si era prefissata. Nei supermercati del gruppo, infatti, sono già presenti a scaffale 25 referenze della linea “Origine” con etichetta “Allevato senza uso di antibiotici”, per una stima di 240mila polli a settimana. E tra poco la linea si arricchirà di altri prodotti per arrivare a 32 referenze.

«Raggiungere un obiettivo così complesso addirittura in anticipo rispetto alla tabella di marcia è stato possibile -sottolinea Maura Latini direttore generale Coop Italia– grazie al fatto che la nostra politica è sempre stata quella di avere al nostro fianco fornitori consapevoli e coinvolti in processi produttivi e gestionali rigorosi: sono loro i nostri primi alleati».

La politica di riduzione nell’uso degli antibiotici è arrivata anche a interessare i primi prodotti suini che dalla prima settimana di luglio vanteranno l’etichetta “allevato senza uso di antibiotici negli ultimi 4 mesi”. «È un primo obiettivo di riduzione che ci siamo dati per questi animali arrivando a garantire il non uso di antibiotici negli ultimi 4 mesi – continua Latini -. Si tratta di un obiettivo comunque ambizioso e importante sempre nell’ottica della tutela della salute perché si tratta di una filiera particolarmente complessa».

Questi primi prodotti fanno parte della linea “Fior Fiore”, si tratta di animali allevati allo stato brado in due allevamenti toscani (sulle colline del Chianti e in Maremma). In tali condizioni gli animali impiegano molto più tempo per raggiungere il peso stabilito e questo ovviamente significa maggiore qualità delle carni e lavorazione artigianale dei prodotti. Attualmente nella linea sono coinvolti più di 3000 suini.

L’impegno complessivo di Coop è di lunga scadenza, imponente e tale da generare una vera e propria rivoluzione nei metodi di allevamento: complessivamente ne saranno interessati più di 14 milioni di animali ogni anno e oltre 1.600 allevamenti in Italia.

 

Un anno senza palma, Coop conferma la sua scelta per “il principio di precauzione”

Il tribunale di Bruxelles avrà anche dato ragione a Ferrero nella querelle con Delhaize stabilendo che l’assenza di olio di palma non può essere utilizzata come leva pubblicitaria perché i suoi danni per la salute non sono provati, e Coop, che aveva deciso a stretto giro delle dichiarazioni negative dell’EFSA di rendere i suoi prodotti a marchio “palm oil free” conferma la sua scelta che circostanzia in un comunicato ad hoc. Una decisione costata all’insegna 10 milioni di euro.

“Coop ritorna sulla decisione presa più di un anno fa di sostituire l’olio di palma nei prodotti a marchio con olii monosemi, olio d’oliva o burro. La decisione annunciata a maggio 2016 è scaturita da quanto affermato nel dossier EFSA, tuttora riportato sul sito ufficiale, che ha evidenziato l’alta presenza nell’olio di palma di alcuni composti contaminanti, il cui consumo in dosi eccessive viene sconsigliato (soprattutto a bambini e adolescenti).

… in coerenza con il principio di precauzione che orienta le azioni di Coop a tutela dei soci e dei consumatori da maggio a novembre 2016 è stata completata la sostituzione del palma su oltre 200 prodotti grazie ad una loro completa riformulazione nutrizionale. Altri grandi e medi produttori hanno seguito la scelta di Coop. Questo processo ha comportato per Coop anche delle rinunce perché non è stato possibile riformulare qualche prodotto (come nel caso di alcuni gelati) utilizzando altri olii o grassi che garantissero analoghe caratteristiche organolettiche e di durata.

Nessuna demonizzazione del palma, dunque, ma una scelta ragionata che si colloca all’interno di una politica sulla corretta alimentazione. Politica che Coop ha sempre suggerito, promuovendo la riduzione di tutte quelle sostanze, come i grassi, il sale e gli zuccheri che, se assunte in quantità elevate, possono causare problemi alla salute. Non fa differenza in questo l’olio di palma. Tra la vecchia e la nuova ricetta, nella maggior parte dei casi, la percentuale di grassi saturi è stata drasticamente ridotta, in altri casi pur non riducendo questa percentuale si sono ottenuti risultati migliorativi sulla riduzione di quegli specifici contaminanti che nell’olio di palma comunemente diffuso sul mercato sono mediamente più alti rispetto agli altri olii (dato EFSA). Così Coop continua ad operare affinché questi contaminanti siano ridotti al minimo in tutti gli olii e conseguentemente in tutti i prodotti a marchio, grazie ad interventi sulle filiere produttive e a trattamenti che riducano le temperature di lavorazione dei prodotti.

Accanto agli aspetti salutistici connessi al tema olio di palma si sommano poi le questioni ambientali; molte compagnie della palma da olio hanno acquisito certificazioni di sostenibilità, ma diverse organizzazioni sociali e ambientali contestano l’utilizzo di tali certificazioni considerate portatrici di interessi lesivi dei diritti delle popolazioni locali. Il tema palma  – conclude la nota – resta un argomento estremamente controverso anche dal punto di vista ambientale e sociale. Del resto, la stessa dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Galletti che indica l’obiettivo di rendere sostenibile l’olio di palma al 2020 non suona esattamente come una difesa del palma, ma piuttosto come la conferma che fino ad oggi non sarebbe stato sostenibile.”

 

 

Nova Coop abbraccia il progetto Piemunto, al via in 62 punti vendita i latticini a Km zero

La presentazione dell'accordo a Fiorfood, in Galleria San Federico a Torino. Erano presenti Giorgio Ferrero, Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giancarlo Gonella, Presidente Legacoop Piemonte, Antonio Piscitelli, Responsabile Sviluppo vendite freschi Nova Coop, Enrico Ottobrini, Responsabile Sviluppo vendite freschissimi Nova Coop e alcuni fornitori presenti che partecipano al progetto.

Uno strumento di promozione che possa aiutare nel concreto il mercato lattiero-caseario del Piemonte e un aiuto a un consumatore sempre più interessato all’origine dei prodotti che consuma, meglio se a chilometro zero: è questo il senso del marchio “Piemunto” promosso dalla regione Piemonte e ora adottato anche in 62 punti vendita di Nova Coop.

I prodotti sono facilmente identificabili a scaffale grazie alla presenza del logo “Piemunto” adottato dai fornitori che aderiscono all’iniziativa della Regione Piemonte. I tutto 15 di cui 9 presenti in tutti i punti vendita, con 261 prodotti, di cui 137 confezionati e 124 al banco taglio, comprese alcune proposte già presenti nella selezione d’eccellenza Fiorfiore di Coop, come la Toma di Maccagno. Il consumatore può quindi scegliere fra 88 formaggi stagionati e 43 tipi di yogurt prodotti a partire da 40 diverse derivazioni di latte.

In Piemonte, il 35 % del latte è raccolto e in buona parte lavorato dalle cooperative agroalimentari. La scelta di aderire al progetto “Piemunto” del resto è in linea con l’attenzione di Coop per i prodotti autoctoni, basti pensare al successo del progetto “Ortoqui”, dedicato invece alle produzioni ortofrutticole tipiche e locali dell’area del Nord Ovest. 

«La cooperazione piemontese lavora per filiere alimentari di eccellenza, in questo caso il latte e i latticini – afferma il Presidente di Legacoop Piemonte Giancarlo Gonella – e per la valorizzazione del patrimonio zootecnico e gli allevamenti della nostra Regione».

«L’adesione di Nova Coop, per la sua vocazione specifica all’interno della Gdo – dice l’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero – rappresenta un ulteriore elemento di valorizzazione di Piemunto e, al suo interno, dei prodotti che vengono dall’agricoltura sociale o da allevamenti di montagna, realtà che meritano di essere maggiormente conosciute e promosse».

Il progetto “Piemunto” nasce su proposta dell’Assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, e costituisce il primo esempio di marchio finalizzato alla valorizzazione del latte piemontese e dei suoi derivati di origine regionale; il logo “Piemunto” contraddistingue infatti il latte alimentare, lo yogurt, i formaggi e, in generale, i prodotti lattiero-caseari realizzati solo ed esclusivamente con latte di allevamenti piemontesi. Allo scopo quindi di ampliare le attività di verifica sul corretto utilizzo del marchio e sull’origine del prodotto, la Regione Piemonte ha sottoscritto un accordo di collaborazione con le strutture di controllo del Ministero Agricoltura operanti in Piemonte. L’obiettivo dell’iniziativa “Piemunto” è quindi offrire al consumatore interessato all’origine locale dei prodotti la possibilità di effettuare una scelta consapevole nell’acquisto di latte, yogurt e formaggi; questa scelta si accompagna ad una condivisibile fiducia nei confronti di un sistema regionale pubblico di controlli sulla qualità igienico sanitaria dei prodotti lattiero caseari nonché a una riconosciuta esperienza degli operatori privati regionali del settore lattiero caseario.

I prodotti Piemunto saranno disponibili in Piemonte e nei punti vendita lombardi di Castano, Luino e Tradate.

Leggi anche:

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La Coop svizzera lancia Karma, nuovo format di supermercato 100% vegetariano

Un supermercato vegetariano e vegano non è una novità. Lo è però la prima insegna di un grande gruppo della grande distribuzione dedicato interamente al mangiare sostenibile. Accade in Svizzera, un Paese sempre all’avanguardia nella grande distribuzione “illuminata”, che spesso lancia le nuove tendenze che vengono imitate dagli altri Paesi vicini. Qui Coop ha inaugurato il primo negozio del concept Karma, pensato per soli prodotti vegetariani e vegani. Il punto vendita, grande 140 metri quadri, si trova a Zug, a Sud di Zurigo, ed è il primo spin-off di quella che finora era soltanto una linea “private label” di Coop. Il suo successo, dovuto al fatto che attualmente il 40% degli Svizzeri si dice flexitariano, ovvero tende a consumare sempre meno carne, ha convinto Coop ad aprire, il 30 maggio scorso, questo negozio nella stazione ferroviaria della cittadina svizzera. Un nuovo punto vendita di questo brand sarà presto aperto nella stessa Zurigo. E preso la Svizzera potrebbe essere invasa da questi negozi.

 

Uno su tre è bio

Il negozio Karma propone prodotti vegani e vegetariani al 100%. A parte i prodotti freschi (frutta e legumi, prodotti da forno) gli altri sono tutti di marchi specializzati, poi naturalmente ci sono quelli della private label Karma. Un alimento su tre è certificato bio o equo e solidale. Il negozio propone anche cosmetici e un assortimento di prodotti di cancelleria.

Una quarantina di prodotti (tra cui pasta, cereali, frutta secca) sono venduti sfusi, per acquistarne solo la quantità necessaria ed evitare quindi sprechi.

Panini, smoothie, insalate e anche gli hot dog vegani sono prodotti sul posto e possono essere anche consumati nel negozio.

Un piccolo bar serve caffè e tè, e un assortimento di miscele vegane è proposto da asporto. C’è anche il Golden Latte Vegano, prodotto che riscuote grande successo nei cantoni.

Sono anche venduti “breakfast bowls” per un pranzo veloce da consumare sul treno, in ufficio, a casa (e in effetti siamo proprio in una stazione). A pranzo e a cena l’offerta è ulteriormente arricchita. Alla fine delle corsie un espositore propone gli ingredienti necessari alla preparazione della ricetta della settimana, che cambierà ogni volta e sarà ideata in sinergia con il sito di ricette di Coop Fooby.

Grande attenzione è rivolta anche all’ambiente, fresco, allegro, colorato. Il negozio è arredato interamente con materiali naturali e di riciclo. La musica diffusa dagli altoparlanti è volutamente rilassante per rendere l’esperienza della spesa meno stressante del solito.

Riapre dopo un restyling da 2 milioni di euro a Bologna la “storica” Coop San Vitale

È “valso” un investimento di 2 milioni di euro il totale restyling di un punto vendita storico della scena retail bolognese, la Coop San Vitale in via Massarenti 100, che ha riaperto le porte dopo i lavori di ristrutturazione iniziati il 30 aprile.  La Coop San Vitale, inaugurata nel novembre del 1978, è un punto di riferimento per i soci e i consumatori della zona. I lavori di ristrutturazione, che hanno interessato anche la facciata esterna, sono stati finanziati da Coop Alleanza 3.0.

Il negozio, di 900 metri quadrati, impiega una cinquantina di lavoratori, ed è pensato per le esigenze della spesa quotidiana, unendo la praticità con un’offerta ricca e varia. Rinnovato anche nel layout espositivo, lo store presenta alcune novità come il nuovo servizio di pane self, che si affianca al reparto del pane e pasticceria, servito da addetti, che propone anche piccola pasticceria e paste da colazione, oltre al servizio di panineria food to go. Nuovi anche il banco della gastronomia assistito e il nuovo reparto dei prodotti freschissimi, in cui troveranno spazio le eccellenze legate al territorio. Presente pure la cantinetta dei vini che dà particolare risalto alle produzioni enologiche locali e alle birre artigianali. Il percorso della spesa, inoltre, è reso più agevole anche dalla presenza dei banchi della macelleria e della pescheria che presentano i prodotti in comode confezioni take away. Presente anche l’intero assortimento dei prodotti a marchio Coop, compresi quelli delle linee Fior Fiore e Vivi Verde, oltre a una vasta offerta di prodotti salutistici e biologici.

Tra gli interventi “green” nel supermercato c’è l’illuminazione con luci a led, e frigo e freezer chiusi che consentono un notevole risparmio energetico, così come una migliore conservazione degli alimenti.

Spazio anche alle attività solidali grazie ai soci Coop volontari del gruppo di “Ausilio” che provvedono all’acquisto e alla consegna a domicilio della spesa per le persone anziane o disabili. Nel 2016, il gruppo, composto da oltre 30 volontari, ha consegnato più di 1.140 spese a 34 utenti.

A disposizione dei clienti 6 casse tradizionali e 7 casse automatiche. 

Alla riapertura del punto vendita hanno partecipato il presidente del quartiere San Donato-San Vitale Simone Borsari, il vicepresidente vicario di Coop Alleanza 3.0 Dino Bomben e, in rappresentanza dei soci, il presidente del Consiglio di zona Enrico Ardizzoni.

Coop sbarca in Cina con le sue private label e il mobile commerce di WeChat

Coop sbarca in Cina con le sue private label, e lo fa alla grande sulla piattaforma WeChat, che si porta in dote la bellezza di 880 milioni di utenti attivi. L’obiettivo, dichiarato, è sia di promuovere i prodotti a marchio Coop, sia di allargare la propria rete di business partner a cui affidare la commercializzazione.

WeChat è un’applicazione mobile progettata per gli utenti smartphone che consente di chattare, condividere, navigare e giocare all’interno di un’unica piattaforma. Ben più di un’applicazione di messaggistica, è un sistema integrato di servizi digitali che, oltre a configurarsi come un social media, permette agli utenti di acquistare prodotti e servizi ed effettuare pagamenti online, divenendo a tutti gli effetti Internet per il consumatore cinese. Qui aziende e Brand hanno la possibilità di interagire con i propri follower attraverso l’invio di messaggi diretti e news. 

L’apertura e l’implementazione dell’account ufficiale di Coop, primo tra le principali insegne della Gdo italiana, sono state gestite da Digital Retex, start up italiana specializzata in progetti di digital retail e partner di riferimento ufficiale di WeChat per l’Europa.

«La conoscenza del settore retail e delle dinamiche del mercato cinese, molto diverso dal nostro, ci ha permesso di sviluppare un account su misura per le esigenze di Coop e al tempo stesso interessante per il target di riferimento. Tramite WeChat è possibile raggiungere da subito i principali marketplace cinesi dove lo scambio commerciale online è molto elevato. Nel 2016 infatti, si stima che l’e-commerce tramite mobile abbia raggiunto i 500 miliardi di dollari, erodendo oltre il 10% delle vendite retail tradizionali» spiega Fausto Caprini, amministratore delegato di Digital Retex.

Coop potrà non solo espandere il proprio raggio di azione retail, ma anche avere un accesso privilegiato per conoscere più da vicino le tendenze dei consumi in Cina. WeChat di fatto, grazie all’ampio bacino di utenza attiva, riesce a osservare da vicino i comportamenti del consumatore e la propensione all’acquisto. 

«Il mercato cinese non è solo interessato ai settori di fashion e luxury, ma è sempre più orientato al business del food, e in particolare ai prodotti italiani. WeChat è un canale strategico per comunicare in Cina e con l’aiuto di Digital Retex riusciremo a fidelizzare il target di riferimento» afferma Wainer Stagnini, dirigente di Coop Alleanza 3.0.

WeChat è di proprietà di Tencent, società cinese che offre servizi per l’intrattenimento, i mass media, internet e i telefoni cellulari.

Coop lancia le carni “pulite” e partecipa alla lotta contro l’antibiotico resistenza

Si chiama, utilizzando un efficace gioco di rimandi, “Alleviamo la salute”la nuova campagna di Coop che incrocia esigenze clean label e responsabilità sociale, attivata in concerto con le istituzioni con un obiettivo preciso: contribuire a contrastare l’antibiotico resistenza. Ciò avverrà con una vera e propria rivoluzione nella gestione di 1600 allevamenti allevamenti di animali da reddito, con il fine ultimo della tutela della salute delle persone e del benessere animale. La campagna procederà per step: è già sugli scaffali la nuova linea di pollo a marchio Coop, i 5 avicoli speciali “Fior Fiore” e entro l’estate arriveranno due referenze di uova: tutti da animali allevati senza uso di antibiotici.

La volontà di Coop è quella di ridurre, e quando possibile eliminare, l’uso di antibiotici nei 1600 allevamenti in Italia da cui provengono le filiere di carne a marchio Coop interessate da un processo complesso e che andrà avanti per step successivi provocando una vera e propria rivoluzione gestionale su larga scala. Sullo sfondo, la denuncia del problema dell’”antibiotico resistenza”, ovvero la resistenza dei batteri a un numero crescente dei farmaci destinati a neutralizzarli, dovuta all’adattamento evolutivo amplificato da un uso ampio e spesso sconsiderato di antibiotici. Una piaga che secondo alcune previsioni provocherà un aumento della mortalità nel mondo dalle attuali 700.000 a 10 milioni di persone nel 2050. Per questo motivo tutti gli Enti internazionali a partire dalla stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), oltre ai Ministeri italiani competenti, hanno da tempo lanciato l’allarme riguardo la necessità di ridurre l’abuso e l’uso non corretto degli antibiotici negli allevamenti di animali da reddito per preservare la salute pubblica. Se non è possibile né vietare, né superare completamente l’uso degli antibiotici nell’allevamento perché la cura dell’animale è una priorità, li si può ridurre in modo drastico a favore della salute delle persone.

Da anni Coop collabora con le principali organizzazioni che si occupano di benessere animale come LAV e  CIWF (Compassion in World Farming), dalla quale ha ottenuto nel 2010 un riconoscimento internazionale per aver deciso di vendere solo uova di galline allevate a terra, estendendo a tutto l’assortimento quanto aveva già fatto nel 2003 per le proprie uova a marchio.

La più recente azione di Coop in quest’ambito è la richiesta avanzata a gennaio 2017 ai propri fornitori di installare telecamere negli allevamenti e nei macelli, una prassi che è già in uso peraltro in alcuni allevamenti in Italia ed è comune all’estero. Inoltre, l’insegna ha attuato una scelta no-ogm sull’alimentazione delle filiere animali che in termini di maggiori costi di controlli e di certificazione vale oltre 13 milioni di euro ogni anno.

 

Sostenibilità e trasparenza, dall’allevamento allo scaffale 

«Occorre partire dagli allevamenti –spiega Marco Pedroni, Presidente Coop Italia – perché generando un’azione virtuosa su questi si arriva a prodotti migliori a scaffale e conseguentemente al consumatore. È un’azione che procederà per step, ma come Coop partiamo avvantaggiati perché abbiamo sempre riposto grande attenzione alla qualità delle filiere zootecniche. Ora alziamo ulteriormente l’asticella selezionando i partner migliori per l’attuazione delle buone pratiche. La nostra è un’azione volontaria che ci pone a fianco delle istituzioni sensibili al tema, consapevoli della grande attenzione che c’è tra i cittadini, rispetto alla quale riteniamo sia necessario garantire un’offerta trasparente in linea con la missione di Coop. Favoriremo le buone pratiche di allevamento basate sul benessere animale e su metodologie innovative di gestione degli allevamenti; garantiremo che l’uso degli antibiotici negli allevamenti sia ridotto e limitato ai casi di necessità, eviteremo l’uso degli antibiotici più critici impiegati nelle cure per l’uomo. Lo scopo è di contribuire a ridurre l’antibiotico resistenza per mantenere l’efficacia delle cure mediche sulle persone».

 

Nuove etichette

I primi risultati di questo impegno sono già arrivati a scaffale; non si tratta di pochi prodotti simbolici, ma di intere linee di prodotto che si diffonderanno in tutta la rete di 1.100 punti vendita in Italia. La nuova etichetta “Allevato senza uso di antibiotici” è presente da alcuni mesi sulle confezioni di faraona, cappone, gran gallo, galletto livornese e pollo all’aperto “Fior Fiore Coop” (per una produzione pari a 2 milioni di capi annui): si tratta di razze a lento accrescimento, allevate a terra secondo standard molto rigorosi in termini di benessere animale e di bio-sicurezza e più resistenti a patologie che potrebbero comportare il ricorso all’uso di antibiotici. A giorni debutterà la nuova linea di pollo Coop “Allevato senza uso di antibiotici” (si stimano a regime più di 10 milioni di capi coinvolti), a giugno sarà la volta delle uova da galline allevate a terra senza l’impiego di antibiotici (2 referenze, le galline coinvolte sono circa 1 milione e 300.000 in un anno) e in gastronomia il pollo Fior Fiore (stima a regime 1 milione di polli annui). L’impegno comunque è di lunga scadenza, imponente – complessivamente stiamo già parlando di più di 14 milioni di animali coinvolti ogni anno – e non si limita al pollame; le prossime filiere coinvolte saranno il bovino e il suino.

«La nostra – conclude Stefano Bassi, Presidente Ancc-Coop (l’Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) – è una campagna contro l’antibiotico resistenza e al tempo stesso una campagna di trasparenza che permetterà a chi vuole consumare carne di avere tutti gli elementi per scegliere. In quest’ottica stiamo lavorando per creare già dai prossimi mesi un circuito di “Allevamenti Aperti” che i soci Coop potranno visitare».

Nuovi stili di spesa: Coop studia due modalità, Social e Last Minute

Si chiamano spesa Social e spesa Last Minute due progetti con cui Coop sta esplorando nuove possibilità di fare la spesa nel futuro. Cambiano vorticosamente gli stili di vita e la spesa come la conosciamo, con la lista spiegazzata, il carrello da spingere e la coda alla cassa, potrebbe essere presto un lontano ricordo. Grazie alle nuove tecnologie ma anche alle modalità social e agli stili di vita frenetici che fanno dell’ottimizzazione dei tempi un mantra dei nostri tempi. Non resta con le mani in mano Coop, che tramite la sua consociata Inres, il Consorzio Nazionale creato dalle Cooperative di Consumatori per la progettazione architettonica impiantistica e per la realizzazione delle strutture commerciali (responsabile tra l’altro della realizzazione del supermercato del futuro), sta studiando due nuove modalità di effettuare la spesa, diverse ma complementari. Obiettivo comune: risparmiare tempo (e pensieri) al consumatore.
Con Spesa Social la logica dell’e-commerce si trasforma in condivisione, relazione e servizio. Attraverso l’uso di una piattaforma software, vengono messi in relazione tre soggetti, punto vendita, consumatore, shopper, per garantire un servizio di prenotazione e ritiro della spesa. L’interazione avviene tra gli appartenenti a una comunità virtuale e secondo una logica social, facendo quindi leva su dinamiche di utilizzo fortemente consolidate.
Funziona così: il cliente virtuale (che non vuole o non può fare la spesa da solo) apre la app Spesa Social e inizia a selezionare i prodotti da acquistare. Sceglie quindi il punto vendita presso il quale passerà a ritirare la spesa. A questo punto, viene coinvolto un assistente cui assegnare la spesa da fare, ovvero una persona che si è resa disponibile, attraverso l’app, sul punto vendita selezionato e nel medesimo orario. L’app consente infine di autorizzare il pagamento virtuale ed eventualmente attivare una chat di supporto tra consumer e shopper. Il sistema è costituito da un e-commerce, accessibile attraverso app; uno stoccaggio della spesa effettuata, rappresentato da locker refrigerati (nel caso di spesa alimentare); un sistema di pagamento online; un sistema di social rating attraverso il quale esprimere un giudizio sul servizio ricevuto. I partner che hanno collaborato con INRES allo sviluppo del progetto sono TIM, CISCO, WIB, RetApps, COLIN & Partners, Movincom.
«La remunerazione avverrà con un gettone indipendente dalla dimensione della spesa – chiarisce Riccardo Olmi, Responsabile Progetti Speciali e Innovazione Digitale Ict di Inres – ma stiamo anche ragionando sulla possibilità di girare questo gettone a enti benefici o iniziative sociali. I locker refrigerati saranno smart, ovvero secondo la composizione della spesa decideranno a che temperatura e dove questa deve essere riposta, stiamo pensando di prevedere anche delle colonne indipendenti per i surgelati, eventualmente alla cassa saranno mandate della informazioni su come dividere la spesa».

Diversa ma simile la logica di spesa Last Minute. Prevede una sorta di vending machine con un mini magazzino interno fatto di prodotti precostituiti pensato per chi vuole organizzare un pasto all’ultimo minuto, anche per più di una persona (la tipica cena tra amici del venerdì ad esempio). L'”automated store” avrà un sistema Touch screen user friendly, ci sarà la possibilità di comprare in remoto, con un più l’immediatezza e facilità di ritirare la spesa, che sarà erogata con una ricetta stampata. I piatti proposti? Ricette facili e veloci, stagionali e per varie occasioni: dalle linguine allo scoglio all’hamburger con cipolle caramellate a un più prosaico prosecco e patatine. «Il progetto è in una fase di sviluppo meno avanzata ma è più semplice da avviare – spiega Olmi -: non è ancora stata decisa alcuna location, ma questi automated store potrebbero essere messi anche non in corrispondenza di un punto vendita, ma in luoghi lontani dai supermercati, ad esempio presso i nostri distributori di carburante, per dare un servizio ancora più “di emergenza” in assenza di altre opportunità di vendita».

Un rendering dell’automated store.

La linea di cioccolato Solidal Coop da ora è tutta Fairtrade (10 referenze)

Perù, Repubblica Dominicana, Madagascar (per il cacao) e Costa Rica, Mauritius e Swaziland (per lo zucchero di canna): sono tra i Paesi dai quali provengono gli oltre 12mila produttori della linea di cioccolato Coop Solidal. Come era già successo per il tè, Coop ha convertito una propria linea da filiera convenzionale a filiera certificata Fairtrade e in alcuni casi biologica. Dieci tipologie di cioccolato (al latte, fondente, bianco, senza zuccheri aggiunti, con riso soffiato, con nocciole) le cui materie prime certificate Fairtrade, dopo un’accurata selezione, arrivano in Italia per la lavorazione insieme agli altri ingredienti e la trasformazione dal cacao al cioccolato di qualità.

La coltivazione del cacao e la successiva lavorazione seguono i principi dell’agricoltura sostenibile che evita lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali; a beneficiarne piccoli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo che hanno visto migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita. Ad esempio, la cooperativa Conacado in Repubblica Dominicana, grazie a Fairtrade, ha perfezionato la qualità del cacao prodotto migliorando la tecnica della fermentazione e, con circa 9000 membri, è diventata la principale impresa esportatrice del Paese e tra le dieci più grandi al mondo. Acopagro invece, la cooperativa che produce cacao in Perù, fa parte di quella rete di produttori precedentemente coinvolti nella coltivazione di cocaina, che, grazie ad un programma delle Nazioni Unite e all’intervento di Fairtrade, hanno convertito le produzioni illecite in coltivazioni bio e sostenibili.

Fairtrade garantisce un prezzo minimo ai produttori, oltre a un Fairtrade Premium che interviene direttamente sulla vita delle comunità.

«Con la nuova linea Cioccolato Solidal intendiamo rafforzare un modello sostenibile e cooperativo di fare impresa e dimostrare che c’è un modo per superare i confini dello sviluppo, accorciando le distanze tra chi acquista e chi produce – spiega Vladimiro Adelmi, responsabile della linea Solidal Coop -. Contiamo di trovare alleati i nostri soci e consumatori».

E i consumatori sembrano essere sempre più sensibili all’acquisto di beni equosolidali. Secondo l’ultimo report stilato da Fairtrade Italia il valore dei prodotti venduti nel nostro Paese è pari a 99 milioni di euro con un incremento del 10% sull’anno precedente; nel 2003 tale valore non raggiungeva i 30 milioni di euro. Qui Coop ha sicuramente giocato da apripista; è infatti in Coop che è stato venduto nel 1995 il primo prodotto equosolidale, il caffè per la solidarietà. Da allora, sono diventati 47 i prodotti della linea Solidal Coop. «In questo nuovo impegno di Coop – spiega Paolo Pastore, direttore di Fairtrade Italia – il valore aggiunto è dato dalla collaborazione tra organizzazioni, dei Paesi in via di sviluppo e italiane, per costruire un’economia condivisa che consenta un processo di crescita e consapevolezza dei contadini e dei coltivatori coinvolti nel Commercio Equo, con impatti positivi per tutte le comunità interessate, in termini di accesso ai servizi di base, salute e sviluppo sostenibile. Fairtrade consente un’alleanza con consumatori e cittadini, protagonisti di un consumo sostenibile e responsabile delle sorti del pianeta per tutti i popoli».

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