CLOSE
Home Tags Digital

Tag: digital

Altavia Watch: i sei punti chiave del retail nel 2014

Con Altavia Watch la società Altavia Group monitora costantemente ciò che di innovativo avviene nel mondo del retail a livello globale. Da poco ha pubblicato una sintesi ragionata di quali sono stati i sei temi chiave che hanno caratterizzato il retail nell’anno trascorso. A suo modo un riassunto, ma anche una guida per capire le cose che verranno, perché molte delle iniziative raccontate si sono avviate nel 2014, ma si svilupperanno lungo quest’anno e anche negli anni a venire.

Schermata 2015-01-30 alle 11.56.37

I sei fattori chiave individuati sono i seguenti.

1) La trasformazione del commercio mondiale con la conferma dei nuovi giganti dell’on-line che spaziano in tutti i campi, in tutti i settori, in tutte le aree. Ma anche i retailer tradizionali difendono i loro territori ed eleaborano strategie multicanali e internazionali, con un forte spostamento del baricentro di interesse verso l’Africa.
(Amazon, Rakuten, Alibaba, Ikea, Carrefour, Costco, Fnac, Accor…).

2) I pure player investono nei codici del commercio tradizionale. Secondo Ecommerce Europe i siti di commercio B2C in Europa a fine 2013 erano 650 mila e dovrebbero continuare a crearee del 15-20% all’anno nei prossimi anni. Ciò che ha segnato il 2014 è stata la moltiplicazione da parte degli e-tailer dei punti di contatto con il cliente. (Birchbox, Promovacances, Zalando, Spartoo, Teleshopping, Airbnb…).
3) I format fisici si reinventano grazie allo sviluppo della multicanalità. Il mantra è l’esperienza del cliente nel punto vendita. (Nespresso, Benetton, Intermarché, WalMart, Colruyt, Waitrose,Tesco…).

4) Gli oggetti connessi (IoT) al servizio di una nuova esperienza-cliente. Un europeo possdeva in media due oggetti connessi in rete che a fine 2015 diventeranno sette (al Cies di Las Vegas più del 70% degli espositori hanno presentato un oggetto connesso in rete per le più svariate applicazioni). Il campo del retail è trovare il modo di coniugare l’Internet degli oggetti con l’esperienza-niente e contemporaneamente utilizzare un nuovo canale di informazione e relazione tra cliente e insegna. (Osh, Macy’s, 7-Eleven, Darty, Waitrose…).

5) Il mobile trionfa nel cuore della relazione con il cliente. Per il retail il mile commerce è diventato un canale di vendita non più rimandabile e i distributori anglosassoni guidano il mercato in materia di investimenti e stratigie sul mobile. Le applicazioni: programmi fedeltà e animazione commerciale, pagamenti, servizi multicanali. (Zappos, Neiman Marcus, Fnac, Wal Mart, Starbucks, Sainsbury’s, Kohl’s…).

6) La personalizzazione tra servizio al cliente e big data. Prodotti personalizzati, dove il consumatore è “co-autore”, relazioni e offerte personalizzate attraverso le tecnologie. L’impegno per i distributori è di avere una vista sul cliente a 360 gradi. (Le Coq Sportif, Galeries Lafayette, House of Fraser, Louis Vuitton…).

Clicca qui per guardare lo slideshow.

 

Click and collect: è davvero più veloce della spesa tradizionale?

Si fa un gran parlare del click and collect, ovvero della possibilità di acquistare prodotti online e ritirarli in negozio. Obiettivo dichiarato è quello di risparmiare tempo naturalmente, tra gli scaffali e alle casse. Ma è davvero così? Proprio nel momento in cui questa modalità sta arrivando nel nostro Paese (Tigros, alcuni Auchan e Carrefour) una società americana specializzata in servizi al cliente, Stella Service, ha calcolato cosa avviene nella realtà confrontando 11 retailer di vari settori che offrono il servizio click and collect (o BOPIS all’americana, acronimo di Buy Online Pickup in Store): Best Buy, Home Depot, Lowe’s, Macy’s, Nordstrom, Office Depot, Sears, Staples, Target, Toys ‘R Us e Walmart, facendo la spesa nelle due modalità e confrontando i tempi.

I risultati sono sorprendenti. Con le dovute differenze tra le insegne, sembra in realtà che il punto debole della catena sia proprio il “pick-up” ovvero la permanenza alle casse (compreso il tempo impiegato per orientarsi nel pdv e capire dove ritirare la spesa) e soprattutto il pagamento, che sarebbe mediamente più lungo che acquistando normalmente in negozio, con una media di 7 minuti. I tempi della scelta dell’articolo del resto non sarebbero poi così più lunghi in negozio rispetto all’online (5,4 minuti contro 7 minuti), tranne in alcuni casi “virtuosi” come Office Depot (2 minuti, forse per siti particolarmente user-friendly?) e addirittura in tre casi la spesa tradizionale è stata più veloce di quella online.

Altre “zone d’ombra” riguardano i tempi di preparazione del “pacco” o della spesa: se per alcuni è di 10 minuti (giusto il tempo per scendere in negozio), in altri casi è decisamente più lungo, fino a oltre due ore, il che rende il processo meno interessante.

Il vero vantaggio di questa modalità di spesa riguarderebbe insomma la sicurezza di trovare il prodotto desiderato, nella taglia e nel colore richiesto, evitando il classico viaggio a vuoto. Un fattore determinante per alcuni settori (abbigliamento, elettronica), molto meno per la GDO, che però, va detto, registra tempi più lunghi di permanenza in negozio dato il numero di prodotti acquistati maggiore.

Certo consentire di scegliere l’orario esatto del passaggio in negozio con la sicurezza di trovare tutto già pronto potrebbe risolvere vari problemi. Vedremo come andrà in futuro, e quale sarà la percezione degli utilizzatori del servizio: saranno loro a decidere se decretarne il successo o meno. È anche vero che, come ha commentato Kevon Hills, StellaService vice president per l’area ricerca, “Queste iniziative sono ancora relativamente nuove per molti retailer che stanno ancora lavorando per perfezionare il processo. Se il click and collect dovesse prendere piede tra i consumatori, ci aspettiamo che i retailer investiranno tempo e denaro per rendere il processo più efficiente”.

Anna Muzio

Otto tendenze per la supply chain dell’industria manifatturiera e il retail

Non sono previsioni di mercato né tendenze di consumo. Sono considerazioni sul grande cambiamento che il settore manifatturiero sta attraversando e che ha impatti sul cambiamento della supply chain: i vecchi paradigmi che influenzavano produzione e distribuzione sono alle spalle, e si sta delineando un insieme completamente nuovo di sfide e di opportunità. A fare queste considerazioni è Stefano Scandelli, Vice President Sales South Europe di JDA Software, l’azienda che a livello globale è impegnata nella fornitura di soluzioni per la gestione dei processi di supply chain, pianificazione della produzione, retail planning, store operation e category management.

I tempi di attuazione di queste linee di tendenza possono essere variabili, ma ci sembra un serio controbuto per comprendere e affrontare questi cambiamenti anche da parte del sistema del largo consumo, e non solo.

1) I social media guideranno sempre di più la previsione della domanda per le aziende CPG.
In passato, la pianificazione della domanda di prodotti da parte dei consumatori si basava esclusivamente su fattori quali stagionalità, tendenze e dati storici. Poichè i consumatori di oggi sono sempre più online, i social media sono diventati un buon indicatore sui comportamenti di acquisto; le informazioni che arrivano dai canali social sono così significative che le aziende CPG non possono più ignorarle. I dati non strutturati rilevabili dai social media ammonteranno al 20% dei dati utili per la previsioni sulla domanda e le informazioni provenienti dai canali di vendita non sono quindi più sufficienti per prevedere i trend della domanda  e il loro impatto su esigenze di approvvigionamento e produzione.

2) Personalizzazione dei beni di consumo e dell’esperienza d’acquisto si imporranno sempre di più come un fattore competitivo determinante per le aziende CPG.
Tradizionalmente, la nozione di valore dei beni si è basata su riconoscimento di marchio, prezzo, caratteristiche e disponibilità, mentre oggi si estende anche all’esperienza complessiva del cliente. Sebbene nel settore manifatturiero la tendenza a rivolgersi direttamente al cliente non sia una novità, a prosperare saranno quelle aziende che offriranno ai propri clienti un’esperienza di acquisto unica, quale parte integrante della loro proposizione esclusiva di vendita (USP, Unique selling proposition). La personalizzazione svolgerà un ruolo sempre più importante, poiché i consumatori ricercano prodotti esclusivi. Le aziende manifatturiere devono garantire che le proprie supply chain supportino in modo efficace questo cambiamento. I programmi di brand loyalty delle aziende CPG entreranno in competizione con programmi simili dei retailer.

3) La diffusione della produzione personalizzata su vasta scala incrementerà l’esigenza di supply chain sempre più segmentate.
Il desiderio da parte dei consumatori di ricevere un servizio più personalizzato e i progressi in campo tecnologico sono i due fattori che porteranno alla diffusione della produzione personalizzata su vasta scala. Malgrado vi sia sempre meno spazio di manovra per ridurre i costi di produzione, vedremo le aziende manifatturiere ampliare il loro portfolio di prodotti per differenziarsi e offrire valore aggiunto. Essenziale per il successo di un tale approccio sarà la capacità di segmentare le supply chain per conciliare le richieste della clientela con l’esigenza di massimizzare la redditività dei processi produttivi.

4) Smartphone, tablet e mobile: i paradigmi  del mondo consumer guideranno sempre di più anche l’organizzazione dei processi produttivi.
Come accade in molti altri settori, anche in quello manifatturiero osserveremo un passaggio dai tradizionali sistemi software aziendali ad applicazioni business simili a quelle di tipo consumer. Queste app orientate ai ruoli e alle attività, accessibili tramite smartphone e tablet, offriranno alle aziende manifatturiere l’opportunità di ristabilire un contatto con la forza lavoro e ricavare informazioni dalla gestione dei processi per applicarle al reparto produttivo, con evidenti vantaggi e miglioramenti per quanto attiene disponibilità di dati, miglioramento del time to market e del servizio alla clientela, capacità di attrarre forza lavoro altamente specializzata ed avvezza ad utilizzare dispositivi di nuova generazione.

5) Le aziende manifatturiere focalizzate sui costi saranno sempre meno competitive e dinamiche
Chi si focalizzerà esclusivamente sul costo si troverà in una posizione di svantaggio. Innovazione e maggiori profitti, saranno appanaggio di quelle aziende manifatturiere focalizzate sui prodotti e sul servizio clienti.

6) La stampa 3D segnerà la fine del settore manifatturiero di fascia bassa
Mentre il costo della stampa 3D si riduce, vedremo emergere una quantità sempre maggiore di aziende manifatturiere quick-turn, che offrono prodotti industriali di fascia inferiori, come piccole parti di ricambio. Tuttavia, nel lungo termine, proprio come il settore del turismo è passato dalla vendita di biglietti aerei da parte delle agenzie di viaggio a processi di vendita online, così i sistemi di fascia media verranno fabbricati dai negozi 3D, mentre le attività manifatturiere di fascia bassa verranno svolte dai consumatori stessi. Questa evoluzione è altresì riconducibile alla tendenza a rendere i prodotti CPG unici e individuali.

7) La stampa 3D aumenterà la globalizzazione del settore manifatturiero e relegherà nel passato i problemi di inventario
La stampa 3D aumenterà il livello di globalizzazione per molte aziende manifatturiere più piccole, che in passato non potevano permettersi centri di distribuione di prossimità. I prodotti a basso volume saranno prodotti localmente con la stampa 3D, con un impatto positivo sui costi di  realizzazione  e spedizione. Inoltre, le problematiche relative alla gestione degli inventari saranno superate, poiché parti di ricambio e componenti possono essere fabbricati in-country e on-demand. A fronte della riduzione dei tempi di progettazione e dei cicli di produzione, le supply chain nel settore manifatturiero dovranno diventare molto più agili e operare secondo la logica del real-time. In futuro, prodotti semplici quali piccole parti di ricambio, giocattoli in plastica o involucri per smartphone verranno principalmente venduti a livello globale, grazie alla possibilità di scaricare un file di stampa 3D.

8) Internet of Things (IoT) guiderà la comparsa della supply chain intelligente: dalla pianificazione della produzione al servizio post-vendita
Lo IoT avrà un ruolo sempre più preponderante ed offrirà alle aziende manifatturiere un livello maggiore di intelligence per rendere più profittevoli i processi di  supply chain. Grazie a sensori incorporati (ad esempio chip RFID, codici QR) nei prodotti, sarà possibile tenere traccia di questi articoli in tempo reale lungo l’intera supply chain, abilitando una pianificazione e una produzione molto più efficienti. Altri chip intelligenti collegati ai prodotti comunicheranno attivamente ai macchinari e alle apparecchiature produttive quali fasi successive di lavorazione sono necessarie. L’IoT supporterà anche la pianificazione e la soddisfazione future della domanda, poiché la tecnologia sarà in grado di notificare in modo intelligente e preventivo quando è necessario effettuare il rifornimento (ad esempio distributori automatici, cartucce delle stampanti, forniture per frigoriferi). Macchinari e apparecchiature invieranno automaticamente informazioni sulle prestazioni al produttore, al fine di rilevare anticipatamente esigenze di assistenza/manutenzione o sostituzione di parti di ricambio prima che si verifichi il guasto. La maggior parte delle automobili di fascia media e alta è già dotata di questa funzione. La pianificazione automatizzata di appuntamenti per l’assistenza è il passo successivo.

eCouponing: debutta anche Fabbri

Fabbri 1905, nome storico del settore dolciario italico, debutta nel mondo dell’eCouponing per il Natale 2014 e si affida allo specialista Kiwari per la pianificazione della sua prima campagna sul Coupon Network di Sconty.it, che si estende ai siti partner Alfemminile.com, Scontomaggio.com, Dimmicosacerchi.it e MyVoucher.biz.

Dedicati alle 10 referenze della Frutta al Liquore, una delle linee di punta del brand, i buoni sconto stampabili saranno on air per l’intero periodo delle festività.

L’attività di eCouponing si inserisce in un progetto promozionale multichannel che prevede una serie di attività di comunicazione online, come banner sul sito Fabbri e post sulla pagina Facebook del brand. Ad inizio dicembre la Frutta Fabbri sarà evidenziata sulla piattaforma di eCoupon Sconty.it con una skin dedicata.

«La nostra piattaforma di eCouponing consente ai clienti di elaborare azioni strategiche profondamente legate alla stagionalità dei prodotti o a particolari periodi dell’anno, come il Natale, in genere molto affollato di iniziative promozionali in store – spiega Marco Rivosecchi, Presidente Kiwari -. Attraverso gli eCoupon offriamo a brand e insegne la possibilità di emergere dal coro, proponendosi ai consumatori in modo innovativo, ottenendo nel contempo importanti risultati in termini di awareness, sell out e insight, costantemente monitorati attraverso i nostri sistemi di reportistica in tempo reale».

Secondo la società di ricerca britannica Juniper Research, che considera gli eCoupon elemento “cruciale” per portare i clienti nel punto vendita, nel 2013 sono stati utilizzati attraverso tablet o smartphone 10 miliardi di coupon, il 50% in più rispetto all’anno precedente, e i coupon digitali raggiungeranno entro i prossimi cinque anni un miliardo di consumatori. In Italia Kiwari calcola in circa 5 milioni gli utilizzatori di coupon. Negli ultimi dodici mesi il 20% dei navigatori Internet ha cercato e usato online i buoni sconto per fare la spesa, determinando un +400% di diffusione rispetto all’anno precedente.

Tecnologia e retail: a che punto è la Gdo?

L’innovazione tecnologica nel punto vendita è un tema cruciale perché in grado di (ri)portare clienti nel negozio fisico dialogando con i canali online. Ma la Gdo a che punto è in Italia? Dal confronto con gli altri canali emerge una fotografia tra luci e ombre: molto avanzata in certi casi e su certi tipi di innovazione (self-scanning e self-check out, coupon digitali, in parte App), ma decisamente indietro su altri (vendite online e mobile in primis).

Nell’alimentare, settore caratterizzato da marginalità più ridotte, alta competizione, acquisti ricorsivi a basso valore unitario e filiera lunga, la gran parte dei retailer è ancora concentrata sugli investimenti in back-end, finalizzati soprattutto all’integrazione con i fornitori, alla creazione di operazioni più efficienti e alla gestione efficace delle scorte. Ora però si sta passando al punto di vendita, mentre è ancora molto poco preso in considerazione l’approccio multicanale.

Un confronto con gli altri settori

innovazione nel pdvSe il camerino intelligente è una tecnologia evidentemente tarata sull’abbigliamento, sono anche altre le innovazioni che hanno senso solo in certe situazioni. I tag RFid ad esempio sono scarsamente utilizzati nella Gdo sull’unità di  vendita per il costo troppo alto rispetto al tipo di prodotto trattato.

La velocizzazione del processo di acquisto invece è, secondo l’analisi dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano, uno dei fattori chiave che influenzano l’adozione di tecnologie innovative (insieme a marginalità, internazionalizzazione, competizione con le Dot Com e struttura di filiera). Nell’alimentare il 53% del campione ha già investito in sistemi di self scanning e carrelli intelligenti, che affiancano il cliente nel processo di acquisto, e il 26% ha intenzione di farlo nel 2015. Sviluppate dal 50% dei retailer italiani del mondo alimentare del campione sono i sistemi di self check-out, ossia casse non presidiate capaci di velocizzare il processo di uscita del cliente. Auchan e Coop Estense stanno sperimentando soluzioni di Mobile self scanning in cui l’utente utilizza il proprio telefono cellulare per scannerizzare i prodotti da acquistare.

Scansioni veloci (cruciale nei pdv dove si acquista un numero elevato di pezzi) ma anche pagamenti veloci (che piacciono ovunque): Esselunga ha già abilitato tutte le casse per il pagamento contactless tramite NFC e smartphone, registrando una diffusione lenta ma costante in questa prima fase. Non avrebbe senso nella Gdo invece un altro sistema in ascesa e gradito in grandi magazzini con interazione con il personale di vendita ovvero il Mobile POS, tablet o smartphone trasformati in sistemi di cassa che consentono di modificare significativamente il layout del punto vendita avvicinando la cassa al consumatore.

È forte l’interesse verso i sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty (digitali o Mobile) che consentono l’invio di promozioni in prossimità e la redenzione del coupon digitale direttamente alla cassa del punto vendita. Con un duplice obiettivo: aumentare le occasioni di acquisto dei clienti e spingere l’utilizzo delle carte fedeltà (il 23% del campione ha già investito e il 43% ha intenzione di farlo nel 2015). Bennet e gruppo PaM stanno sperimentando un sistema di Mobile couponing promosso dagli operatori telefonici in modalità interoperabile.

 

Fanalini di coda nell’e-commerce

siti-e-commerceDue o tre lo fanno e solo uno capillarmente: stiamo parlando dell’e-commerce nella Gdo. L’alimentare è il settore che meno lo utilizza (13%) e la quota di mercato resta ancora sotto l’1%, mentre i comparti più evoluti sono informatica ed elettronica di consumo, in cui l’88% del campione vende online, editoria con l’83%, e abbigliamento con il 72%. Evidente in questi casi la concorrenza spietata con le Dot Com più aggressive. Seguono le Profumerie con il 60%, l’arredamento con il 57%, il Fai da te con il 43% e i grandi magazzini con il 20%.

Esselunga, early adopter, dichiara incrementi a due cifre: “L’e-commerce aiuta a portare il cliente in negozio ed è diventato ormai il primo negozio di Esselunga – ha detto Luca Sorichetti, direttore Information Tecnhology – mentre l’App, nata quasi per gioco da alcuni studenti nel 2011, è oggi in pieno lancio e dà la possibilità di personalizzare le offerte sui prodotti da acquistare in negozio, dove sono molto utilizzati i chioschi da chi è ancora legato al pdv fisico”.

Il sistema del click and collect che incomincia ad essere inserito in certe situazioni (Tigros, Auchan, Coop e Carrefour per certi pdv) potrebbe cambiare le carte in tavola, come è avvenuto in Francia (+75% e 4 miliardi di euro di fatturato per il 5% del totale ricavi Gdo).

mobileAnche la presenza nel mobile, sempre più utilizzato dentro e fuori dal pdv, è tra le più scarse: addirittura il 44% non ha alcuna presenza. Va detto che tra le App dei retailer italiani, poche hanno sviluppato funzionalità ad hoc da utilizzare in punto vendita.

I social poi sono nel limbo un po’ per tutti, non sono ampiamente implementati e non sembra esserci nemmeno l’interesse per farlo.

Sguardi sul futuro

Certo, i servizi che possono essere erogati attraverso dispositivi sono molteplici. I famosi chioschi ad esempio sono utilizzati da Tesco per consentire il confronto dei modelli di smartphone presenti in pdv (caratteristiche tecniche e prezzi) mentre Thomas Pink, sempre in UK, usa tavoli digitali per consentire di personalizzare le camicie e svolgere attività ludico-interattive per occupare i tempi di attesa. La catena americana StopandShop con i carrelli intelligenti e un sistema di self scanning e coupon personalizzati propone prodotti correlati a quelli scansiti dal cliente per l’acquisto, e ha in questo modo aumentato del 10% lo scontrino medio.

Il futuro di casa nostra? Secondo Luca Sorichetti sarà nell’adozione dei social “sulla quale non ci siamo ancora mossi”, nel maggiore coinvolgimento del cliente tramite il racconto multimediale delle qualità di un prodotto, nella co-creazione di iniziative con i clienti e nel coinvolgimento della prossima generazione dei “nativi digitali”.

Anna Muzio

Tre retailer su 4 investiranno in tecnologia nel 2015

La presentazione della ricerca: tra gli intervenuti Monica Gagliardi di OVS, Marco Titi di Unieuro, Luca Sorichetti di Esselunga e Lorenzo Tazzi di Patrizia Pepe.

Tecnologia e retail: un binomio vincente, ma non sempre facile da affrontare. A che punto siamo in Italia? Il tema è scottante, e non a caso è stato colto dalla School of Management del Politecnico di Milano che ha presentato il primo Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, risultato di una survey sui 250 retailer top nel Bel Paese. La ricerca ha analizzato, in particolare, il livello di adozione delle innovazioni nel 2014 o in precedenza e il potenziale interesse per il 2015. La fotografia che ne è risultata tra luci e ombre conferma il grande interesse e la consapevolezza della necessità di innovare: 3 retailer su 4 dichiarano di voler implementare ben 3 progetti nel 2015. Rimane però ancora confuso il processo di innovazione digitale in Italia: tanti progetti, ma strategie poco chiare.

Finora pochi investimenti, soprattutto nel back-end

back-end Va detto subito che l’investimento in innovazione digitale in Italia è ancora limitato, pari a pochi decimi di punto percentuale del valore del venduto e circa il 15% del totale degli investimenti annuali. Ma l’interesse cresce: nel 2014 si registra un incremento medio dell’investimento del 25%.

Su che cosa si è investito finora? I retailer italiani fino a oggi si sono concentrati sulle innovazioni digitali nel back-end, per la maggiore certezza che possono assicurare in termini di riduzione dei costi e/o miglioramento delle performance.

Un ritardo che si può spiegare anche con la struttura tutta particolare del commercio italiano, estremamente frammentato e fatto di tante piccole realtà con scarse capacità di investire e ancora meno competenze nell’hi-tech. A Giugno 2014 in Italia erano presenti circa 950.000 esercizi commerciali (esclusi ristoranti e bar), di cui l’80% a sede fissa (770.000 negozi, in calo dello 0,1% circa rispetto al 2013). Questi esercizi sono riconducibili a circa 650.000 imprese di vendita al dettaglio, pari al 18% di quelle di tutta Europa (EU 27): una volta e mezza le imprese presenti in Francia, il doppio di quelle in Germania e il triplo di quelle in UK. Di conseguenza, il fatturato medio delle imprese italiane vale la metà di quelle francesi, un terzo di quelle tedesche e un quarto di quelle inglesi.

Tecnologia nel PDV prossima tappa

quali tecnologieI casi esteri lo confermano: la shopping experience è la chiave per battere le Dot Com e passa giocoforza per una adozione “intelligente” della tecnologia nel punto vendita.

Il cliente è sempre più connesso, anche quello italiano. Nel 2014, gli internet user italiani sono 37 milioni e i web shopper 16 milioni, in crescita del 14% rispetto al 2013. E poi c’è il boom del Mobile: 45 milioni di smartphone e 11 milioni di tablet, con il 90% degli utenti smartphone che utilizza il device all’interno del punto vendita: il 42% per confrontare prezzi, il 30% per inviare messaggi o foto relative agli acquisti e il 25% per cercare informazioni aggiuntive sui prodotti appena visti. È chiaro che in un tale contesto le potenzialità della tecnologia all’interno dello store per agganciare e ingaggiare il cliente sono altissime, in un’ottica multicanale. Ad esempio, per acquistare online una referenza non presente in negozio e farsela consegnare a casa o andarla a ritirare in un altro negozio della catena, come consente di fare l’App di OVS. Si va dai camerini smart ai chioschi per richiedere uno sconto personalizzato sul prodotto preferito (molto utilizzato secondo Esselunga), dal digital signage con vetrine intelligenti (per contare chi entra in negozio e chi no, e individuare le aree “fredde” del punto vendita) al grande capitolo dei pagamenti contactless, anche in mobilità effettuati dal commesso in vari punti del negozio. I retailer intervenuti lo hanno dimostrato: qualcosa è già stato fatto, molto resta ancora da fare.

[segue]

Anna Muzio

Accordo Powa-Setefi rivoluziona i pagamenti con lo smartphone

Nel mondo del mobile payment le acque si stanno agitando. Dopo l’arrivo di Apple Pay con l’iPhone 6 è ora la volta di Powa Technologies che ha siglato un accordo di partnership con Setefi per offrire ai retailer un nuovo metodo di accettazione dei pagamenti con smartphone e tablet.

È questo il cuore dell’accordo tra Powa Technologies, la start up inglese specializzata nella realizzazione di soluzioni innovative per l’e-commerce e Setefi, leader nel mercato italiano nel settore dell’acquiring con oltre 290.000 terminali gestiti.

Setefi, specializzata nei pagamenti con moneta elettronica per tutte le banche del Gruppo Intesa Sanpaolo, di cui gestisce oltre 13 milioni di carte, integrerà i servizi offerti da Powa Technologies, tra cui la rivoluzionaria soluzione di vendita al dettaglio PowaTag, che consente ai commercianti convenzionati di disporre di un  nuovo modo multicanale per vendere i loro prodotti.

PowaTag è un’innovativa soluzione di mobile commerce che consente di effettuare degli acquisti ovunque e in qualsiasi momento con lo smartphpone in due semplici click, attraverso una serie di triggers tra cui Qr code, Audio Tag, beacon Bluetooth, NFC e social media.

L’app, inoltre, consente ai retailer  di coinvolgere  in  maniera interattiva i consumatori che potranno ricevere, direttamente sul loro smartphone,  informazioni sul prodotto e su eventuali offerte speciali e programmi fedeltà.

La partnership prevede  che Setefi  fornirà la tecnologia Powa ai suoi 50 clienti principali nell’arco di 6 mesi.

«I consumatori italiani – ha dichiarato il Ceo e fondatore di Powa Technologies Dan Wagner –  hanno dimostrato un forte desiderio di voler  utilizzare nuovi metodi di pagamento per  gli acquisti online e mobile, perciò i retailer  sono sotto pressione per fornire loro soluzioni in grado di soddisfare il bisogno di semplificare e velocizzare il processo di acquisto».

L’accordo consentirà inoltre ai retailer di offire ai consumatori un nuovo canale di vendita, che  permetterà loro di effettuare un acquisto ovunque e in qualsiasi momento.

«PowaTag – ha aggiunto il Ceo di Setefi, Maurizio Manzotti –  è uno strumento molto importante per i nostri clienti, che possono innovare  le loro imprese  grazie a questo nuovo canale di vendita. La partnership con Powa ci permetterà di consolidare la nostra posizione di leader per il mercato italiano nel settore dell’acquiring e allo stesso modo consentirà ai nostri clienti di rimanere all’avanguardia nel settore in rapida evoluzione dei pagamenti mobile».

Dispens@gusto: la cultura a braccetto dell’eccellenza alimentare sul web

Da sinistra: Stefano Trentini, Responsabile Marketing Sigma; Lorenzo Luciani, Responsabile Commerciale Area Food di San Patrignano; Luca Ruffini, CEO Delverde Industrie Alimentari; Davide Cozzarolo, Direttore Commerciale e Marketing Sigma

Una nuova piattaforma web di e-commerce frutto di un’inedita collaborazione tra retail, industria di marca e impresa sociale: nasce Dispens@gusto, negozio virtuale in cui collaborano la catena distributiva Sigma, il pastificio abruzzese Delverde e la storica comunità di recupero per tossicodipendenti San Patrignano, nata nel 1978 e già da qualche anno attiva nell’enogastronomia come produttrice di eccellenze agroalimentari. Un trittico di expertise diverse, messe in condivisione sotto l’ombrello valoriale della passione per l’alta qualità e del made in italy a tavola e divulgate via web a tutti gli internauti desiderosi di acquistare prodotti alimentari scelti tra un catalogo di 70 referenze in ampliamento.

“Dispens@gusto – dichiara Stefano Trentini, responsabile marketing Sigma – non rappresenta in questa fase solo un canale di vendita alternativo al punto di vendita fisico, che per noi rimane assolutamente al centro della nostra attività ma un approccio innovativo e aperto a una progettualità tra attori di natura differente che ha trovato un primo approdo nell’e-commerce e che ha anche la valenza di raggiungere un target di consumatori che oggi non conoscono l’eccellenza dei nostri prodotti premium”.

Inoltre, ad accomunare ulteriormente realtà in apparenza così diverse, è l’attenzione che le tre aziende hanno da tempo verso i nuovi canali di comunicazione web e social, nella consapevolezza che la multicanalità si imporrà sempre più nei prossimi anni come key factor delle strategie commerciali e di marketing. Per questo la nuova piattaforma internet è vissuta come uno strumento che permette ai consumatori di conoscere meglio le realtà aziendali con un dialogo diretto e un immediato riscontro del gradimento dei consumatori. Grandi le potenzialità: secondo dati dell’Osservatorio eCommerce B2C della School of Management del Politecnico di Milano nel 2013 in Italia l’e-commerce ha raggiunto un valore pari a 13,2 miliardi di euro, con una crescita che a fine 2014 dovrebbe toccare il +17%.

 

di Pietro Cinti

CRAI Sardegna adotta la piattaforma di Crm VteCrm

Il nuovo CRM gestisce le richieste di intervento dei 120 pdv CRAI sardi. Nella foto il CRAI F.lli Ibba di Oristano.

Per gestire le richieste di assistenza da parte dei 120 pdv della catena CRAI Sardegna (con i marchi CRAI, Simply e Centro Cash) ha scelto la piattaforma di CRM open source VTECRM.

Il sistema di CRM open source, avviato dalla software house ITTWeb partner di VTECRM Ltd, è utilizzato anche per tenere traccia di tutti i terminali che vengono forniti in dotazione ai punti vendita che li utilizzano per effettuare gli ordini ai Centri di distribuzione.

Il CRM utilizza i moduli Assistenza Clienti, Prodotti, Aziende e Contatti oltre a Report e Grafici e viene utilizzato anche per gestire i terminali utilizzati nei centri di preparazione e distribuzione. Viene quindi gestita tutta la vita dei terminali: dall’acquisto alla gestione delle assistenze tecniche fino alla dismissione dei dispositivi. “Il miglioramento principale lo abbiamo avuto nell’assistenza al cliente che ora è più precisa e più rapida – spiega Roberto Deligios di CRAI Sardegna Sistemi Informativi – e ci permette di tenere uno storico di tutte le casistiche di assistenza. Molto importante anche la gestione dei terminali del centro di distribuzione e preparazione, in quanto ci permette di sapere in tempo reale dove si trova un terminale e quale è la sua storia”. In una seconda fase di sviluppo l’utilizzo del CRM sarà esteso al marketing e ad altri settori aziendali.

L’insegna ha annunciato che a breve il CRM verrà utilizzato dal gruppo informatico di Roma, per la gestione dell’assistenza tecnica ai pdv del Lazio.

Con le nuove etichette NFC il pdv diventa multimediale

Una volta era una scocciatura, un costo e un’incombenza notevoli per il personale, oggetto di errori e discrepanze tra il prezzo esposto e quello in cassa. Oggi l’etichettatura, grazie all’introduzione di innovazioni tecnologiche come l’NFC (Near Field Communication), il PPS (Product Positioning System) e il collegamento con i sistemi di display all’interno del punto vendita, è diventata un’opportunità per migliorare la shopping experience offrendo un’esperienza multicanale ma anche personalizzabile nel punto vendita.

Ecco alcune soluzioni recenti che SES, primaria azienda francese che opera nel settore dell’Electronic Shelf Labeling (ESL), e che vanta tra i suoi clienti Auchan, Carrefour, E. Leclerc e Monoprix, presenterà al Forum Retail a Milano il 25 e 26 novembre presso l’Atahotel Expo Fiera.

 

Le etichette elettroniche sono collegate alle casse e gestire anche tramite mobile o tablet dall'ufficio centrale. Fonte SES.
Le etichette elettroniche sono collegate alle casse e gestire anche tramite mobile o tablet dall’ufficio centrale. Fonte SES.

Info e promozioni via etichetta grazie all’NFC
La tecnologia NFC, ormai diffusa nella maggior parte degli smartphone – iPhone 6 compreso – integrata nelle etichette elettroniche viene utilizzata dai retailer per creare un ambiente di vendita connesso ed interattivo. Grazie a questo strumento, il consumatore può fruire di informazioni sui prodotti esposti (oltre al prezzo ingredienti, ricette, avvisi nutrizionali e allergie), gestire l’elenco della spesa e ottenere promozioni personalizzate, il tutto semplicemente avvicinando il proprio smartphone all’etichetta.

Etichette geolocalizzate
Utilizza NFC anche il servizio di geolocalizzazione Product Positioning System (PPS) per individuare con precisione la posizione degli oggetti nel negozio. Una informazione in più che non richiede modifiche operative importanti poiché l’indirizzo e la posizione delle etichette sono in relazione tra loro. L’intero planogramma è così aggiornato continuamente, permettendo applicazioni multiple per i rivenditori, il punto vendita, i consumatori e i marchi. Ad esempio, i consumatori possono localizzare facilmente e con grande precisione i prodotti grazie alle nuove funzioni di geolocalizzazione nelle App mobili del rivenditore.

Prezzi sullo schermo
Media+ è una soluzione plug and play che consente di visualizzazione prezzi e informazioni sulle promozioni direttamente su uno schermo TV. Il sistema è sincronizzato con il back office del negozio e con le casse, e può anche essere gestito attraverso un’applicazione mobile.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare