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Obiettivo meno plastica, una delle sfide future. Le iniziative della Gdo

Un’isola grande come la Penisola iberica, al meglio, o come gli Stati Uniti secondo le previsioni più pessimistiche galleggia nell’Oceano. E la Great Pacific Garbage Patch o grande chiazza di immondizia del Pacifico, ed è solo una di cinque grandi isole formate da rifiuti di plastica trascinati dalle correnti e riunitisi in mezzo al mare. Un’altra, più piccola ma più densa, è stata rilevata quest’anno dal Cnr nel Tirreno, tra Toscana e Corsica. Stiamo soffocando in un mare di plastica. Oltre a danneggiare la fauna marina che ingerisce la plastica scambiandola per cibo, il rischio concreto e che questa plastica sotto forma di microparticelle arrivi con il pesce sulle nostre tavole, con conseguenze per la salute ancora tutte da determinare.

Il tema è scottante e di difficile soluzione, tanto che alcuni retailer stanno prendendo posizione. Obiettivo: ridurre l’utilizzo di plastica, quando è possibile.
Partendo da quei sacchetti con i quali ci portiamo a casa la spesa. Biodegradabili o meno, impiegano comunque anni a dissolversi nell’ambiente. Lo ha fatto Rewe in Germania, che ha bandito del tutto i sacchetti di plastica, sostituendoli con buste di carta, cotone, juta o scatole di cartone.

Tesco e Sainsburys nel Regno Unito invece entro il 2017 elimineranno dai loro prodotti a marchio i bastoncini per pulire le orecchie con asticella di plastica, sostituendoli con aste di cartone.

Abbiamo già parlato della questione delle microbiglie in cosmesi, dannosissime perché si disperdono nell’ambiente dove sono praticamente irrecuperabili, proprio per le loro dimensioni infinitesimali. Dopo le australiane Woolworths e Coles, ora anche Tesco ha annunciato che le eliminerà dai suoi prodotti a marchio (scrub e dentifrici soprattutto), mentre il Governo britannico si è impegnato a bandirle dai prodotti cosmetici entro la fine del 2017. Così faranno le multinazionali Johnson & Johnson e Proctor and Gamble.

 

Imballaggi: riduzione e riutilizzo

In Italia si sta lavorando soprattutto sul fronte della riduzione di imballaggi. Come ha fatto U2 Supermercati ridisegnando gli imballaggi delle bottiglie d’acqua da sei. I più “estremi” sono i negozi che li eliminano completamente perché tutti i prodotti, dai detersivi alle farine, sono venduti a peso. Sugli imballaggi si può lavorare fin dal primo livello, quello del design, perché dovrebbero essere concepiti in modo da poter essere meglio e prima che riciclati, riutilizzati più volte.

Un ottimo incentivo è stato provato essere il deposito su cauzione dell’imballaggio, specie nell’industria del beverage, anche per le bottiglie di Pet. Come spiega Silvia Ricci responsabile campagne dell’Associazione Comuni Virtuosi nel sito dell’associazione, «L’introduzione del deposito su cauzione degli imballaggi monouso garantisce ritorni economici ed ambientali importanti, diretti e indiretti. Rende possibile il ritorno quasi totale di materiale di qualità rispetto dell’immesso al commercio, sottrae all’ambiente e ai cestini stradali un 40% dei rifiuti totali costituiti da imballaggi di bevande, riduce le spese di gestione rifiuti dei Comuni, ma non solo. Come suggeriscono studi europei, se in abbinamento al cauzionamento si applicassero dei contributi ambientali per la gestione del fine vita degli imballaggi a perdere e si stabilissero degli obiettivi di riutilizzo per l’industria del beverage, si potrebbe arrestare il declino del sistema refill e ampliare la quota di imballaggi che vengono riutilizzati più volte. Se consideriamo che i modelli di business circolari sono essenzialmente locali, si aprono nuove possibilità di adozione del sistema refill dei contenitori per aziende che hanno una distribuzione diretta al consumatore finale (famiglia o esercizio commerciale che sia)». Un obiettivo più che possibile, visto che ad esempio in Olanda già più del 96% delle bottiglie grandi in PET viene raccolto per essere riutilizzato.
Negli USA infine la maggiore insegna della Gdo mondiale, Walmart, ha stilato, in collaborazione con l’associazione dei riciclatori americani, APR, ha stilato The Sustainable Packaging Playbook, un documento di 20 pagine indirizzato ai suoi fornitori contenente le linee guida per l’ecodesign del packaging. È già stato accolto da 3000 di essi, che assommano il 70% del volume di acquisti totale.

Leroy Merlin apre a Torino la terza Ecoisola RAEE del Piemonte

Leroy Merlin Festeggia “l’eco-terzeto” piemontese. Con quello di Torino, infatti sale a tre il numero di pdv dotati di Ecoisole  RAEE del consorzio Ecolight per la raccolta dei piccoli rifiuti elettronici in Piemonte. Dopo quelli di Collegno (TO) e Moncalieri (TO), anche qui – dunque – sarà possibile conferire gratuitamente rifiuti come trapani, piccoli elettroutensili, lampadine a risparmio energetico e neon non più funzionanti, telecomandi, chiavette usb ma anche smartphone, tablet, rasoi elettrici, e piccoli elettrodomestici. Tutti i cittadini, clienti e non di Leroy Merlin, possono così facilmente contribuire alla raccolta dei RAEE e ad un maggiore rispetto dell’ambiente.
«I rifiuti elettronici rappresentano un’importante risorsa perché sono riciclabili per oltre il 90% del loro peso. Se correttamente raccolti e trattati possono fornire significativi volumi di materie prime e seconde come plastica, metalli e vetro», spiega Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei RAEE. «Con le EcoIsole abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sui rifiuti di piccole dimensioni che sono quelli più difficili da raccogliere: meno del 15% di questi rifiuti segue un corretto percorso di raccolta, recupero e smaltimento». Le Ecoisole rispondono a due esigenze importanti: essendo localizzate in aree commerciali ad alta frequentazione, agevolano il cittadino-consumatore nel riciclare correttamente il proprio rifiuto. Inoltre, questo sistema dà una risposta concreta agli obblighi previsti dall’Uno contro Zero. Prosegue Dezio: «In vista dei nuovi obiettivi indicati dalla normativa RAEE, è importante individuare strumenti innovativi per poter intercettare i rifiuti elettronici e agevolare i cittadini al loro conferimento».
«L’attenzione all’ambiente e il coinvolgimento dei nostri stakeholder in questo percorso hanno sempre contraddistinto il nostro operato», premette Davide Alaimo, capo progetto Supply Chain Negozio Leroy Merlin. «Dotando anche il nuovo punto vendita di Torino in via corso Giulio Cesare 424, vogliamo incentivare e sensibilizzare i nostri clienti (e non) verso la raccolta differenziata dei rifiuti elettronici, trasformando un obbligo di legge in un’opportunità per tutta la comunità”.

I numeri delle Ecoisole

Con quest’ultimo posizionamento, salgono a 18 le EcoIsole installate da Ecolight in prossimità dei  punti vendita italiani sono 18:  3 in Emilia Romagna, 5 in Lombardia, 4 in Veneto, 1 in Toscana, 2 nel Lazio e 3 (appunto) in Piemonte. Sono oltre 16 mila le persone che hanno utilizzato questi servizi e più di 13 le tonnellate di piccoli RAEE raccolte.

Le modalità di raccolta
L’EcoIsola RAEE è di dimensioni contenute (1,5×1,2×1,5 metri) e interamente automatizzata. Per conferirvi i rifiuti, al consumatore è richiesto di indicare il tipo di prodotto da smaltire (se un piccolo elettrodomestico o una lampadina) e identificarsi con la carta regionale dei servizi, quindi inserire il rifiuto nello sportello indicato. A conferma dell’avvenuto conferimento, al termine viene rilasciato uno scontrino. Quando i contenitori interni sono pieni, la macchina avvisa i tecnici per lo svuotamento via sms. I rifiuti conferiti vengono tracciati dal momento del conferimento fino al trattamento e recupero, nell’intento di prevenire il traffico illegale dei RAEE. Inoltre, i cittadini avranno sempre la certezza che i materiali conferiti seguiranno la filiera corretta, con grande beneficio per l’ambiente.

Gruppo VéGé annuncia l’ingresso di Supermercati Piccolo tra le imprese socie

Gruppo VéGé festeggia con sprint la fine dell’anno e annuncia per il 2017 l’ingresso nel Gruppo di Supermercati Piccolo, realtà della distribuzione all’ingrosso e dettaglio, attiva da 70 anni principalmente nell’area metropolitana di Napoli.

L’accordo siglato con Supermercati Piccolo rappresenta un ulteriore successo nella politica di crescita e aggregazione portata avanti da Gruppo VéGé. Con questa mossa infatti, il Gruppo guidato da Nicola Mastromartino rafforza la propria leadership nello strategico scacchiere della GDO della Campania.
Supermercati Piccolo “porta in dote” una rete di vendita profondamente radicata nel territorio dell’hinterland di Napoli, composta a oggi da 13 punti vendita di proprietà, tra superette, supermercati e cash & carry, per una superficie netta complessiva di 12.270 mq, cui a breve andranno sommati i 19.000 mq del nuovo CE.DI.
Le stime del 2016 portano il network di Supermercati Piccolo a registrare un fatturato di oltre 150 milioni di euro. La rete vendita, inoltre, è affiancata da attività produttive nell’agroalimentare articolate su uno zuccherificio e altri opifici.

Supermercati Piccolo, la storia
Impresa con una grande trazione familiare, Supermercati Piccolo, definita da molti “l’esselunga del sud”, è stata fondata nel 1946 a Sant’Anastasia (NA) come piccola attività commerciale nel settore della vendita di cereali e mangimi, cui ben presto ha fatto seguito l’avvio della vendita di generi alimentari.
L’oculata espansione nel Retail intrapresa a partire dal 1988 da Michele Piccolo, figlio primogenito dei fondatori, ha condotto Supermercati Piccolo nel novero delle migliori aziende della Campania per solidità finanziaria e per fiducia riscossa sia presso i fornitori sia presso il consumatore finale.

Michele Piccolo
Michele Piccolo

“Abbiamo individuato in Gruppo VéGé il partner in chiave nazionale più affine per storia, valori e progettualità alla filosofia che guida la nostra azienda da 70 anni a questa parte” – dichiara Michele Piccolo, Presidente di Supermercati Piccolo. ”Insieme a Gruppo VéGé vogliamo proseguire nel piano di potenziamento della rete vendita e costruire il futuro del nostro brand, garantendogli di essere sempre più un punto di riferimento nella cultura del cibo di qualità e nella distribuzione alimentare del Centro-Sud Italia.”

“Accogliamo con entusiasmo l’ingresso in Gruppo VéGé di Supermercati Piccolo, un’impresa che non solo vanta una storia importante di dedizione al lavoro e di crescita sostenibile, ma si colloca anche tra i migliori esempi in Campania di Retail che combina il meglio della tradizione del commercio al dettaglio, una produttività al mq. da primato e una forte apertura all’innovazione” – commenta Nicola Mastromartino, Presidente di Gruppo VéGé.

Simply ai fornelli con Giorgione al Mercato Centrale di Firenze

Simply debutta ai fornelli al fianco di Giorgione nella suggestiva cornice del Mercato Centrale di Firenze. Ricette semplici per riscoprire i sapori di una volta e il piacere di mangiare insieme. Sono stati  gli ingredienti speciali dell’evento “Un giorno in cucina con Giorgione” ospitato alla scuola di cucina Lorenzo de’ Medici, all’interno del mercato fiorentino. L’oste umbro ha cucinato insieme ai 28 fortunati, che hanno partecipato al concorso indetto da Simply Etruria, master franchisee del gruppo Auchan per i negozi a insegna Simply dell’Italia centrale, aggiudicandosi la possibilità di cucinare con Giorgione.ungiornoincucinacongiorgione7

Un regalo super gradito per i cuochi amatoriali che, sotto la guida dell’oste umbro, ci sono cimentati nella preparazione di due piatti: “Maltagliati alle brassiche” come primo e “Petti di pollo alla Giorgione”, come secondo. Ad accompagnare i piatti e la degustazione finale anche il Consorzio Vino Chianti Classico, che ha messo a disposizione dei partecipanti al contest gli spazi dell’Enoteca Chianti Classico all’interno del Mercato Centrale di Firenze proponendo un doppio abbinamento con un Chianti Classico DOCG per il primo piatto e un Chianti Classico Riserva DOCG per il secondo. Tra aneddoti e consigli preziosi per realizzare un perfetto menù delle feste il “gigante buono” ha condito il cooking show con tanti suggerimenti per preparare piatti semplici che riportano ai sapori della campagna.

MD lancia un concorso di Natale “social” dedicato ad aspiranti cuochi

Una sfida digitale per i cuochi natalizi. MD lancia un “Christmas Web Contest” dedicato a tutti gli aspiranti chef che, in occasione delle feste natalizie, hanno voglia di mettersi alla prova condividendo le proprie ricette del cuore.

Il contest, intitolato “Un Natale da Chef”, è un vero e proprio concorso digitale sviluppato su un minisito ad hoc e collegato a Facebook. Chiunque può realizzare una ricetta a scelta, che va fotografata e poi condivisa sul sito dedicato accessibile dal profilo Facebook di MD oppure dal sito www.mdspa.it. La ricetta deve essere accompagnata da un titolo, dagli ingredienti e dalle indicazioni della preparazione. Inoltre va fotografato lo scontrino che dimostri che almeno tre degli ingredienti utilizzati siano stati acquistati tra quelli in offerta in un punto vendita MD o LD entro il 27 dicembre. Naturalmente sono ammessi anche ingredienti acquistati altrove.

Questa è la prima fase del contest. La seconda ha inizio dal 29 dicembre, quando tutti gli utenti registrati al sito potranno votare la ricetta preferita. La ricetta più votata dai gastronauti fino all’8 gennaio si aggiudicherà un viaggio enogastronomico in Franciacorta. Il secondo un robot da cucina Bimby Vorwerk, il terzo una batteria Lagostina da otto pezzi accompagnata da un set di cinque coltelli. Gli autori delle ricette piazzatesi dal quarto al cinquantesimo posto avranno un buono spesa MD del valore di 50 Euro.

Il concorso, realizzato da New Target, promosso da Incentive Promomedia e comunicato da Lead Communication, è un progetto user generated content “nato per fare un regalo di Natale ai nostri clienti. Soprattutto nel momento dell’anno in cui più che mai è bello condividere e stare insieme. Uniti anche dalla creatività in cucina”, spiegano in MD.

MD, già Lillo Group SpA, ha realizzato nel 2015 oltre 2,2 miliardi di fatturato attraverso le insegne MD e LD. Fondata dal bolzanino Patrizio Podini, nel 1994 sbarca nel Sud Italia con il marchio MD Discount, a cui poi affianca nel Settentrione le insegne della catena LD Market, acquistata nel 2013. Oggi il gruppo vanta oltre 730 punti vendita e oltre 5.300 dipendenti. MD SpA vanta sei depositi distribuiti in tutta Italia; il più esteso, quello di Gricignano d’Aversa in provincia di Caserta con 64mila metri quadri, è all’avanguardia anche da un punto di vista ambientale, con un gigantesco impianto fotovoltaico da 9.720 pannelli solari e l’utilizzo di impianti a luci led anche temporizzati.

Regali e festeggiamenti: le scelte degli italiani secondo il Barometro Coop

Festività casalinghe per la maggior parte degli italiani: 6 su 10, infatti rimarranno a casa a Natale e 8 su 10 a Capodanno.

A rivelarlo il Barometro Coop di Natale, che ha coinvolto un campione rappresentativo di più di 4000 italiani.schermata-2016-12-16-a-12-14-35

Tuttavia sul fronte regali, pare che le cose nadranno meglio: pare infatti che per la prima volta negli ultimi sei anni gli abitanti del Belpaese saranno più propensiad acquistare doni. Soprattutto nel Nord Ovest in crescita del 4% rispetto allo scorso anno.

Direzione Marketing & Comunicazione - Coop Italia
Direzione Marketing & Comunicazione – Coop Italia

Ma quale tipologia di regali andrà per la maggiore? Se i giocattoli caratterizzano soprattutto siciliani, abruzzesi e marchigiani (tutti sopra il 60%), prodotti di profumeria e cura della persona sono invece i preferiti dai pugliesi (li indica il 65% del campione). In Lazio vince la tecnologia (lettori e contenuti digitali) preferita dal 39%, mentre i più golosi e più tradizionalisti rimangono i liguri che regalano in grande maggioranza dolci e prodotti alimentari di ricorrenza (78%). A sorpresa smartphone, tablet, computer tv e fotocamere non sono più tra i 5 oggetti più acquistati, nella top five, piuttosto, entrano i  contenuti digitali (come i pod, kindle etc). L’abbigliamento che ha vissuto un’annata nera sembra ritornare tra i desideri degli italiani, anche se la flessione continua a rimanere costante (-8,3%).

Direzione Marketing & Comunicazione - Coop Italia
Direzione Marketing & Comunicazione – Coop Italia

Sul fronte cibo, invece, il Barometro segnala una crescita importante dei prodotti natalizi (+5% rispetto a un anno fa), gli italiani si scoprono ancora più gourmet e l’alta qualità sale significativamente rispetto a un anno fa (+ 5%) seguita dalle tipicità locali (+ 3%), dai prodotti di marca e dai prodotti a marchio (entrambe le categorie registrano un +2%).

 

 

Costco semplifica la vita e la gestione della casa

Interno di un punto vendita Costco

Gary Swindells sembra aver vinto la prima battaglia di una guerra che si preannuncia lunga e logorante: Costco France, di cui è presidente, aprirà il primo punto di vendita, tra 38 settimane, a Villebon-Sur-Yvette, una cittadina 30 km a sud-ovest dal centro di Parigi.

Questo nuovissimo warehouse club sarà raggiungibile con l’autostrada E5, che si raccorda a poca distanza con l’anello esteriore della metropoli, passando per l’aeroporto di Orly: una posizione strategica per attrarre clienti dalla grande metropoli.

È stata dura, però. In un’Europa che predica la libertà di mercato, ma cerca di frenarla con una selva di artifizi burocratici, dare uno spazio (seppur minimo) al colosso Americano di Seattle è apparso oltremodo rischioso.

La Francia, affetta da sempre da un complesso di inferiorità verso gli USA, non poteva però negare la liceità sul piano commerciare di un formato di vendita mancante al suo panorama; un formato comunque troppo difficile da avviare e da gestire da imprese nazionali per le molte ragioni che verranno spiegate più avanti.

Insomma, nonostante i lacci e i lacciuoli e i cavilli politico-amministrativi messi in atto per ritardarne l’avvio, l’avventura francese di Costco è avviata.

Intendiamoci, in Italia a Costco sarebbe andata peggio. Nonostante le ipocrite lamentazioni per il numero crescente di famiglie sotto la soglia di povertà, l’idea di dare spazio a un fuoriclasse del risparmio, ovvero all’archetipo del “price-impact store”, non sfiora neppure i più convinti, sedicenti alfieri del libero mercato.

Una formula vincente
Difficile, d’altra parte, pensare che aziende europee possano anticipare uno specialista dei prezzi bassi tutti i giorni, come Costco. La sua formula di magazzino aperto ai clienti che sottoscrivono una tessera necessita, infatti, per raggiungere il profitto, il superamento di una certa, impegnativa numerica. Il warehouse francese, in realtà, sarà solo il numero 3 nell’Europa continentale, dopo i due spagnoli di Siviglia e Madrid, ma il primo dei dieci previsti, entro il 2025, nell’esagono. Il fatturato che dovrebbero generare raggiungerebbe allora qualcosa in più di 1,5 mld di euro: una cifra contenuta rispetto al mercato totale, ma che risulta comunque pericolosa per il criterio che introdurrebbe nell’Unione Europea.

Di fatto, il concetto elaborato, già nel 1976, dal genio di Sol Price (n. 1916 –m. 2009) è semplice: selezionare un assortimento ristretto di prodotti alimentari e non, ad altissima rotazione e di grande notorietà per venderli, senza alcun servizio aggiuntivo, a un prezzo imbattibile: inferiore almeno del 30% a quello del concorrente più aggressivo.

Metterlo in atto fu più complesso, soprattutto se impegnati ad essere, simultaneamente, “tough in business” e “socially responsible” verso i dipendenti. La formula funziona, infatti, se si perseguono con ferrea coerenza alcune pratiche: a) un controllo feroce dei costi; b) una logistica sempre al limite dell’eccellenza; c) un’elevata produttività del personale. L’altra condizione è: crescere in fretta di dimensione per comprare alle migliori condizioni. Costco è appunto l’azienda che, tra tutte, ha avuto la crescita più veloce nei suoi primi sei anni di vita.

Ad oggi, nel settore dei beni di consumo, l’equazione che prevede due variabili cruciali: a) pagare bene i dipendenti; b) praticare i prezzi più bassi del mercato sembra, però, quasi impossibile da risolvere.

Il ruolo del cliente
L’idea risolutiva resta quella di Sol Price, trasferita poi a Jim Sinnegal (Costco) e a Sam Walton (Sam’s Club). È un principio altrettanto semplice e geniale: farsi anticipare dagli stessi clienti parte del cash-flow necessario. Attraverso la sottoscrizione di una tessera annuale essi hanno accesso ad un magazzino disadorno, ma ordinato e pulito in cui fare grandi acquisti di prodotti di base e godere di altri benefici collaterali come la restituzione del 2% delle somma spesa annualmente. Inoltre, i clienti possono anche approfittare della vendita temporanea di partite fortemente scontate di prodotti di tendenza: elettronica, abbigliamento, accessoristica, giocattoli, ecc.; insomma la base della cosiddetta “treasury hunt” che porta lo scontrino medio oltre i 120 $ e genera la cosiddetta “Costco Frenzy”.

In un periodo come gli ultimi anni ’70, in cui l’inflazione galoppante falcidiava il benessere delle classi medie, l’offerta di grandi risparmi in cambio di una esasperata semplificazione del servizio reso da Price Club e poi da Costco, riscosse comprensibilmente un successo clamoroso. A ciò contribuì soprattutto l’iniezione di coraggio e di energia di Jim Sinegal (n. 1936 -) giovane allievo e poi socio di Sol Price. Partendo da un hangar dismesso dell’aviazione, a San Diego (CA), Jim avviò, nel 1982, la saga di Costco portandolo a divenire oggi il secondo retailer del mondo. La storia susseguente è ben nota negli USA, ma poco in Italia e si riassume in poche cifre indicative: 118 mld di $ di fatturato, 117mila dipendenti, 690 warehouse di cui 493 negli USA e gli altri in Messico, Giappone, UK, Corea, Taiwan e Spagna.

La premessa storica ci è stata utile a comprendere perché questa formula potrebbe avere, nel medio lungo periodo, un enorme e sorprendente impatto commerciale anche nel nostro continente. In un’epoca che prospetticamente sarà caratterizzata da: a) una contrazione relativa del reddito delle classi medie, b) un’elevata disoccupazione; c) salari ridotti dalla ristrutturazione del mercato del lavoro indotta dalle migrazioni planetarie e d) una delocalizzazione produttiva, offrire il 30% di risparmio su un 30% delle spese complessive di una famiglia non è poco. In breve, un cliente fedele potrebbe godere di un risparmio equivalente ad un mese del suo stipendio ogni anno.

Un’offerta sempre più ampia Costco, infatti, non impatta solo sugli acquisti di beni di largo consumo. La sua sfera si è allargata nel tempo (e ora anche grazie agli acquisti online) ai campi delle assicurazioni, delle spese mediche, dei viaggi, dei carburanti, delle autovetture, degli arredi funerari, di quelli per la casa, del giardinaggio e degli accessori domestici di vario tipo. Prendiamo le auto. Dal 1998 a oggi, l’insegna ne ha vendute alcuni milioni (400mila nel 2014), nuove e a km-zero, attraverso accordi con vari concessionari, distribuiti nel territorio. A ciò si aggiungano varie decine di migliaia di piccole imbarcazioni e motoscafi. Alcuni milioni sono le polizze auto e personali sottoscritte da una parte degli oltre 60 milioni di famiglie tesserate.

Estremamente concorrenziali sono anche i mutui e i finanziamenti alle abitazioni, anch’essi stipulati in base alla forza aggregativa di questo retailer unico nel suo genere. Da non dimenticare, inoltre, le assicurazioni mediche e dentistiche consentite dalla tessera “executive”. Costco si è rivelata capace, ulteriormente, di piegare l’innovazione dell’e-commerce, per altri versi distruttiva, a proprio vantaggio. La presenza di 500 warehouse sul territorio statunitense le consente di mettere in atto il principio del “click & collect” in modo semplice ed efficiente: il cliente può ordinare e pagare online e passare a ritirare nel magazzino ciò che ha acquistato. Nel caso di acquisti di grande ingombro: un cancello, la porta di un garage, una caldaia, …l’insegna provvede ovviamente anche alla consegna a domicilio.

Mutui interessi
Tornando alla relazione con la clientela, l’aspetto straordinario dal punto della tecnica di vendita è la perfetta comprensione del reciproco interesse, maturata tra una clientela che manifesta il più alto tasso di soddisfazione. Costco, offre un solo grande formato di prodotti di uso frequente, eliminando ogni costo (anche minuto come le shopping bag) e coalizza almeno 80mila famiglie in ogni area attrattiva di un warehouse. In questo modo pratica prezzi che le garantiscono un margine incredibilmente basso, dell’11% (inferiore a quello del più efficiente discount). I clienti lo sanno e concentrando quanta più spesa possibile in quest’insegna mettono in pratica il claim: “Più spendi, più risparmi”. La cosa che più ci ha colpito però è la capacità, acquisita nel tempo, di gestire le merceologie più contraddittorie: la carne in grandi formati da 5-8 kg, ma anche la personalizzazione di una torta da ricorrenza o l’acquisto di una sola bottiglia di vino (anche pregiatissimo); una memoria USB, ma anche un televisore UltraHD di grandi dimensioni; una T-shirt, ma anche gioielli certificati da 20mila dollari.

Ci sono dunque sufficienti elementi per dire che, nonostante lo scetticismo della nostra business community, Costco è una delle formule più moderne e in prospettiva più dinamiche concepite per i clienti-consumatori di domani. È un caso di studio semplice e complesso allo stesso tempo, che dietro lo slogan “Simplifying home and life” porterà anche in Europa una ventata di originalità in un settore che sembra a corto di reali idee innovative.

Daniela Tirelli e Loris Tirelli (Amagi)

Breakthrough Innovation Report di Nielsen, innovazione nel segno del packaging

Il packaging è l’X Factor del successo delle offerte innovative nel largo consumo. Del resto il 60% delle scelte di acquisto avviene davanti agli scaffali. Quindi le aziende dovrebbero porre più attenzione a questo aspetto del marketing. Lo dimostra il Breakthrough Innovation Report di Nielsen, azienda leader nel performance management, che fa tre esempi di prodotti supportati da un packaging ottimale: il dentifricio AZ Complete, i cat food Whiskas e la birra Gold Mine

Il design del packaging ha avuto un’importanza decisiva per AZ Complete di Procter&Gamble Italia. Il prodotto, innovativo nell’essere “due in uno”, combinando cioè la funzione di collutorio con quella di dentifricio, è valorizzato da un design vincente che riporta graficamente un dentifricio bianco scintillante e un collutorio che confluiscono vorticosamente nello stesso tubo di AZ. Il business generato dalle vendite nel solo 2014 è stato pari a 9,5 milioni di Euro.

Per quanto riguarda la prima birra russa premium non pastorizzata Gold Mine Zhivoe, della Efes Rus, che può rimanere per breve tempo sugli scaffali ma ha un gusto più fresco e nuovo, l’azienda produttrice ha ideato una bottiglia a forma di bicchiere riempito di birra fresca. Questo “ha contribuito a creare nella mente del consumatore l’idea di associare il prodotto al gusto refrigerante della birra alla spina e a un’atmosfera da bar”, sottolinea Ben Schubert dell’area Innovation di Nielsen e co-autore del Report.

Anche Whiskas ha scelto di rinnovare il packaging del cibo per gatti. Il nuovo packaging è stato disegnato per aiutare i possessori degli animali a scegliere il giusto nutrimento in funzione dell’età del proprio gatto.

Ma gli esempi di prodotti innovativi dal packaging vincente identificati dal “Breakthrough Innovation Report” di Nielsen, che ha preso in esame il lancio di 9.900 prodotti in otto Paesi europei, sono diversi: dalla bevanda di Purè di frutta russa FrutoNyanya Na Progulpuk, che ha usato come packaging un contenitore con beccuccio disegnato in modo tale che i bambini potessero bere senza l’aiuto della mamma, alla torta turca Pladis’ O’lala Sufle, confezionata in fetta assieme a un cucchiaio, allo spray rinfrescante dell’ambiente Air Wick’s Pure, presentato in una bottiglia molto semplice per sottolineare la capacità di non inumidire pelle e vestiti.

Il design del packaging è un fattore spesso trascurato dal marketing delle aziende. Questo malgrado il 60% delle decisioni di acquisto avvenga davanti agli scaffali della grande distribuzione. I consumatori europei vengono a conoscenza dei nuovi prodotti per il 58% da amici/famigliari, per il 56% negli store. La promozione nel punto vendita (display, adv in store e promozioni) è lo strumento più efficace (20%) per raggiungere volumi di vendita considerevoli. Il secondo driver è la promozione sui media (5%), così segmentati: web 34%, TV 31%, stampa 24%, out of home (cartellonistica – manifesti outdoor) 7%, radio 5%. Nel 2015 in Europa sono stati lanciati 35.585 nuovi prodotti, il 9% in più rispetto al 2014. Mediamente ogni nuovo prodotto ha generato un fatturato approssimativo di 160.000 euro nel primo anno. Si rileva un sensibile gap fra i lanci di successo e i rimanenti: il 20% dei prodotti lanciati genera l’80% del fatturato proveniente dalle vendite di nuovi prodotti, Ognuna delle 11 iniziative selezionate dal Report ha prodotto vendite per almeno 7,5 milioni di euro nel primo anno di lancio (5 milioni per i lanci nell’Europa Orientale) e ha mantenuto il 90% di questa performance anche nel secondo anno.

«Dal ‘Breakthrough Innovation Report’ – dice l’amministratore delegato di Nielsen Giovanni Fantasia – emerge che uno dei driver principali per il lancio di nuovi prodotti è quello di soddisfare i bisogni espressi dai consumatori. Questa è una condizione fondamentale per sostenere e incrementare la domanda del prodotto. Tuttavia, lo sviluppo dell’idea di un prodotto ricercato e gradito al pubblico è solo la prima metà del lavoro. La seconda parte consiste nell’implementazione del processo di vendita, che comprende packaging, pricing, azioni negli store, comunicazione. Dallo studio Nielsen risulta che l’ottimizzazione del profilo del packaging genera in media un incremento del 5,5% delle vendite rispetto a prodotti con packaging utilizzato da tempo. Il packaging costituisce uno strumento decisivo del marketing mix per accrescere il livello di conoscenza del prodotto e indurre alla prova. Per poter raggiungere questi risultati, la confezione deve essere innovativa, appealing e deve comunicare la value proposition dell’offerta, così che il consumatore possa immediatamente afferrare il concept del prodotto».

Il Breakthrough Innovation Report di Nielsen fornisce dati e cifre sulle innovazioni indirizzati agli operatori di marketing, basati sulla reale osservazione di casi di lancio di successo di prodotti di largo consumo (Fast Moving Consumer Goods).

Lidl Italia “calca le scene” e diventa set per il film “Poveri ma ricchi”

Lidl Italia si affaccia al cinema italiano con un progetto di marketing innovativo, che si realizza nella partecipazione al film di Brizzi “Poveri ma Ricchi”, nelle sale dal 15 dicembre.

Lidl ha deciso di attivare la partnership con il film, prodotto da Wildside e Warner Bros. Entertainment Italia e distribuito da Warner Bros. Pictures, con l’obiettivo di sfruttare nuovi strumenti di comunicazione e raggiungere un target sempre più ampio.

La sinergica collaborazione tra Lidl e QMI, Agenzia italiana di Entertainment Marketing and Communication, ha permesso di sviluppare un progetto integrato che non comprende soltanto il product placement nella pellicola, ma un inserimento più articolato che ha toccato anche l’intreccio narrativo del film.

Infatti, alcune scene sono state girate proprio all’interno dei punti vendita Lidl, che si sono trasformati per l’occasione nel set del film. Gli attori hanno recitato tra le corsie del supermercato, ovviamente circondati da prodotti Lidl. Anche la trama ha visto l’Insegna protagonista, basti pensare che la figlia della famiglia Tucci, impersonata da Federica Lucaferri, nel film lavora proprio in un supermercato Lidl.

L’Amministratore Delegato di Lidl italia Marcello Candelori, commenta così l’importante iniziativa: “Lidl ha scelto di inserirsi nella commedia “Poveri ma ricchi” per avvicinarsi sempre di più agli italiani, con una forma di intrattenimento che rispecchiasse alcuni valori importanti: essere veritieri, coerenti e integrati nello sviluppo dell’azione cinematografica.” Continua l’AD – “Con questo progetto ci auguriamo di poter essere sempre più vicini alle persone, specialmente in questo momento festivo.

Marca del Distributore: cenone meno caro del 23% secondo le stime ADM

Risparmio? Ma quanto risparmio? Spigolando con oculateza tra gli assortimenti a scaffale, la cifra può essere significativa. Specialmente se si selezionano i prodotti a marca del distributore.

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A dirlo ADM (Associazione della Distribuzione Moderna) che – in concomitanza con le feste natalizie – ha messo a confronto il prezzo della spesa fatta con i prodotti a Marca del Distributore con l’offerta rappresentata dai brand industriali nazionali e internazionali per il pranzo di Natale o il cenone di Capodanno di una famiglia media di 4-5 persone.

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Nello specifico si è considerata una tavola delle feste con antipasti, due primi, un secondo, bevande e dolci.

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Il risultato? Un cenone di questo tipo realizzato con prodotti a Marca del Distributore costerebbe 67,03 euro, mentre salirebbe a 87,47 se imbamdito con brand industriali.

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Ergo, una famiglia potrebbe risparmiare  20,44 euro, con una percentuale di risparmio del 23,37%.

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Fonte ADM

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