Leone d’argento nella categoria Direct al Festival internazionale della creatività Leoni di Cannes per la campagna “The Daily Catch” di METRO Cash & Carry. A premiare la creatività in una categoria come il direct marketing, che di solito non vede grandi novità, è stato l’uso di un packaging tradizionale un po’ in tutta Europa, ripreso e rinnovato.
Alla base dell’idea c’era un’esigenza del Cash& Carry tedesco: promuovere la freschezza del proprio pesce (Metro è il maggiore distributore europeo di prodotti ittici freschi). L’idea è stata semplice (ma bisogna pensarci): quella di utilizzare il quotidiano del giorno stesso in cui è stato pescato il pesce per avvolgerlo, una volta in negozio. Per la precisione, è stato usato il quotidiano locale della località di pesca (ad esempio, Il Secolo XIX di Genova). Oltre al giornale che lo avvolge, e che prova senza ombra di dubbio la “data di confezionamento”, il packaging viene completato con un adesivo con la data di preparazione e un codice a barre che rimanda ai servizi di tracciabilità di Metro e può essere letta con un’App da smartphone.
Semplice, affascinante, e, anche, un modo per alleviare l’attuale crisi della stampa…
Retail e Grande Distribuzione svettano in cima. Ma ottimo piazzamento anche per Risorse umane, Informatica e Manifattura: sono questi i settori maggiormente attivi (agiugno) nella ricerca di personale in Italia, in Germania e nei Paesi Bassi. I risultati emergono dall’analisi condotta da Jobrapido nell’ambito del suo semestrale “Osservatorio sul mondo del lavoro”.
Con i suoi 202 mila annunci di lavoro, in Italia è il settore del Commercio/Retail/GDO quello più attivo nella ricerca di personale. Nella top 3 dei settori “a caccia di talenti”, il secondo gradino del podio va all’ambito Amministrazione/Risorse Umane, presente con 93 mila annunci, seguito dalle 85 mila offerte del comparto dei Servizi. Altrettanto ricercati sono gli impieghi nel settore della Manodopera; nel mese di giugno, infatti, gli annunci specifici per questo comparto lavorativo sono circa 80 mila.
La top 10 degli annunci di lavoro per tipologia in Italia (giugno 2016):
Germania e Baesi Bassi
Secondo lo studio, a guidare la classifica delle offerte di lavoro in Germania è invece il comparto Informatico, con 457 mila job post, il secondo posto lo ottiene il settore Manifatturiero con le sue 388 mila offerte, mentre il settore Logistica e Trasporti, con 327 mila job post, si colloca in terza posizione.
Mentre nei Paesi Bassi, con 153 mila annunci, è il settore Manifatturiero a raggiungere la prima posizione, l’ambito IT (93 mila offerte) a raggiungere la seconda posizione, a cui seguono Commercio ed Export con 59 mila annunci.
“Abbiamo analizzato diversi mercati nel corso del mese di giugno, e in ciascuno di essi abbiamo constatato che la ricerca di personale è in forte attività – ha affermato Rob Brouwer, CEO di Jobrapido – Lo studio che abbiamo condotto ha evidenziato come il comparto Informatico tedesco sia tra i più attivi nella ricerca di personale, insieme all’ambito Manifatturiero (540 mila job post tra Germania e Paesi Bassi) segno di una crescente attenzione non solo verso le attività digitali, ma anche verso la produzione industriale più tradizionale. Il numero di annunci dedicati al comparto Commercio/Retail/GDO presenti in Italia, invece, ci permette subito di avere un’idea della straordinaria forza di questo importante settore economico”.
Gruppo Selex cresce ancora e consolida la sua presenza sul territorio. Nel 2015 il fatturato complessivo è arrivato a 9,95 miliardi di euro, con un incremento del 5,6% rispetto al 2014. Positivo anche l’andamento dei primi quattro mesi del 2016. Da gennaio a fine aprile il Gruppo ha infatti registrato un aumento del + 4,9% se si considerano tutti i canali e le aperture di nuovi punti di vendita. I risultati sono stati presentati nel corso dell’Assemblea annuale Selex, tenutasi il 1 luglio a Siviglia (Spagna), con approvazione del bilancio 2015.
Il dato sulla crescita Selex a rete costante sempre nei primi quattro mesi dell’anno è + 0,7%, in controtendenza rispetto al settore della grande distribuzione italiana, che ha invece registrato un trend negativo, pari a – 1,3% ( iper + super, dati Nielsen). Selex rafforza la sua posizione al terzo posto tra i retailer, con una quota di mercato dell’11,6% (dati IRI, gennaio 2016) e conferma una stima di chiusura anno a 10,25 miliardi di fatturato.
Al buon andamento del Gruppo Selex hanno contribuito anche le performance dei prodotti a marca del distributore. In particolare le linee specialistiche premium e quelle salutistiche hanno registrato nei primi quattro mesi dell’anno un incremento delle vendite del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
I risultati positivi conseguiti nei primi quattro mesi dell’anno premiano l’impegno di Selex sul fronte del miglioramento continuo dell’offerta, in particolare nei reparti più strategici come i freschissimi e l’area salute e benessere.
«Abbiamo lavorato in questi mesi per rinnovare la rete, migliorare la specializzazione dei reparti emergenti e rafforzare il posizionamento distintivo delle nostre insegne – ha sottolineato Maniele Tasca, Direttore Generale del Gruppo Selex- Parallelamente abbiamo presidiato attentamente l’area convenienza. Lo scorso anno grazie alle promozioni, i consumatori che hanno fatto la spesa nei nostri punti di vendita hanno risparmiato 450 milioni di euro».
Il programma di sviluppo
Per le nuove aperture (69 le unità previste entro la fine dell’anno) e la modernizzazione di punti di vendita esistenti, che porteranno all’assunzione di centinaia di nuovi collaboratori, sono stati stanziati 152 milioni di euro.
«Nonostante il 2016 non abbia ancora visto l’affermarsi di una ripresa robusta dell’economia – ha detto Dario Brendolan, Presidente del Gruppo Selex – il nostro Gruppo ha scelto di proseguire con decisione sulla strada dello sviluppo, studiando moderni formati di punti vendita radicati nel territorio e sempre attenti alle nuove tendenze di consumo e alle tradizioni delle comunità in cui operano».
Alviero Martini, lo stilista viaggiatore, è stato scelto dall’Antica Distilleria Petrone per “vestire” una collezione di cinque liquori tipicamente italiani.
Il risultato?
Una collezione fashion di liquori il cui packaging riprende la stampa del nuovo pattern con i timbri del passaporto della collezione di pelletteria Passport firmata da Alviero Martini. E così le bottiglie delle creme aromatizzate, espressione della tipica tradizione italiana della distilleria, sono rivestite da un involucro con la stampa dei timbri del passaporto nei colori in tono con il contenuto: bianco per il Limoncello, azzurro denim per la crema al Pistacchio, marrone per la crema Cappuccino, arancione per quella al Melone e infine nero per la Guappa, un’inedita miscela di latte di bufala e brandy invecchiato.
Presentata con successo al recente Vinitaly, la linea di liquori fashion è venduta sia come singola bottiglia sia nell’elegante kit arricchito da un porta passaporto della collezione Passport firmata ALV. La distribuzione avviene in selezionate enoteche e negozi specializzati, nonché presso i duty free shop degli aeroporti per un acquisto o un regalo da esportare nel mondo come emblema di stile e gusto tutto italiano.
Coop primo distributore italiano: ancora una volta l’insegna riconferma il suo primato con il 18,7% della quota di mercato, un fatturato di 12,5 miliardi e un mantenimento dei livelli occupazionali (54.000 dipendenti).
Ad attestarlo i Bilanci 2015 delle imprese del sistema. La redditività complessiva dell’aggregato delle grandi Coop è in notevole miglioramento, un trend che dimostra la tenuta di Coop in un contesto economico reso difficile (e non vanno molto meglio i primi mesi del 2016) dalla crescente concorrenza e dalla complessità dei nuovi consumatori.
I punti di forza
Coop nel 2015, in linea con la missione cooperativa, ha rafforzato la strategia sulla convenienza anche a scapito dei margini sulle merci. È in fase di lancio il nuovo Prodotto a Marchio Coopche, generando impatti positivi nel corso del 2015, ha inciso sulle vendite per oltre il 26%, un dato stabile rispetto al 2014. Positiva è l’alleanza internazionale con Leclerc, Rewe e Delhaize; Coopernic sta generando sul fronte degli acquisti significativi risparmi per Coop.
Le iniziative
Continua a crescere la base sociale delle cooperative che supera gli 8 milioni e mezzo di soci, si confermano le principali iniziative Coop sia con il mondo della scuola (i percorsi di educazione al consumo consapevole hanno coinvolto nel 2015 circa 268.000 studenti e oltre 15.000 insegnanti), che sul versante della lotta allo spreco (donate 5.143 tonnellate di merce per un valore complessivo pari a 24 milioni di euro).
La conferma
Marco Pedroni, riconfermato al secondo mandato come Presidente di Coop Italia, afferma: “Siamo di fronte a una sfida che come Coop vogliamo e dobbiamo affrontare rilanciando su una strategia che è quella del “cibo buono e sicuro per tutti”, guardando anche a quel 40% di famiglie che continua ad avere difficoltà. Per farlo manterremo alto il presidio sulla convenienza, senza perdere di vista i valori, rinnoveremo profondamente il Prodotto a Marchio Coop, conterremo i costi e continueremo a lavorare sul versante dell’innovazione, valorizzando l’esperienza avviata un anno fa in Expo”.
Shopping e figli: una contraddizione? Non in Italia, dove ben il 73% dei genitori il più delle volte porta con sé la prole a fare acquisti, e il 29% addirittura sempre (con picchi decisamente più alti al Sud e tra le coppie più giovani). Ecco quanto emerge dalla ricerca realizzata da Neinver, 2° player europeo nel settore degli outlet, in collaborazione con ANPE, l’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani.
DOMANDA: «Lei porta con sé il figlio/a/i a fare shopping (di abbigliamento, accessori)»
Quando
Lo shopping per l’80% degli italiani è concentrato nei weekend e per il 40% è vissuto come un’occasione familiare, percentuale che sale al 47% per i papà. È un momento giudicato positivamente dal 78% dei genitori, perché è capace di rasserenare (50%) e dare felicità (28%).
Dove e perché
Il 40% del campione propende per gli outlet, apprezzati per varie ragioni. Particolarmente graditi: la comodità di parcheggio (75%), le aree gioco (64%), gli spazi aperti per passeggiare (47%).
DOMANDA: «Cosa non deve mai mancare nel luogo dello shopping se si va con i bimbi?»
Laura Andreoletti, Country Manager di Neinver in Italia, ha confermato, con la sua dichiarazione, i risultati dell’indagine “Nei nostri centri il 50% circa dei visitatori viene con la famiglia, più della metà con bambini sotto i dieci anni”.
Dal canto suo, Luisa Piarulli, Presidente ANPE, ha commentato: “In una società complessa, nella quale predomina l’Avere piuttosto che l’Essere, educare allo shopping riveste un ruolo quanto mai significativo. Può rappresentare un’attività educativo-formativa utile nel percorso evolutivo e preziosa nella definizione di un’identità responsabile, purché sia vissuto come un evento piacevole e coinvolgente. Fare shopping con i genitori costituisce inoltre la premessa pedagogica per un’educazione al consumo consapevole e favorisce un primo approccio verso la comprensione dell’economia e dei suoi impliciti (risparmio, scelta, ponderatezza…)
Come
Qual è il comportamento dei bambini, in giro per negozi? È veramente incontrollabile? Contrariamente a quanto si possa pensare, le cose vanno meglio del previsto: solo 1 genitore su 4, infatti, lamenta che il proprio bimbo tocchi tutto ciò che vede, corra per il negozio (23%) o faccia i capricci perché gli si compri qualcosa a ogni costo (23%).Unico vero, grande “nemico” è la noia cui i piccoli reagiscono con broncio (1 su 2) pianti (9) e urla (11%), reazioni che mettono in difficoltà il 44% dei genitori.
DOMANDA: «Come reagiscono di solito i suoi figli di fronte a un NO? »-«E voi genitori, come reagite di fronte ad un capriccio?»
Naturalmente le reazioni degli adulti sono variegate: si passa per esempio da un 10% che li rimprovera severamente, a un 3%, che, invece, cede alle richieste dei figli pur di metterli a tacere.
Come acquistano i genitori
Anche i piccoli hanno voce in capitolo: tanto è vero che il 58% dei genitori lascia sempre esprimere loro le proprie preferenze, mentre il 22% dichiara di non potersi esimere, visto che i propri figli hanno già dei gusti e uno stile ben precisi e solo il 20%, invece, sceglie senza tener conto di ciò che il bimbo chiede.
Tuttavia ciò non significa che gli adulti siano in balia della prole: solo il 20% dei genitori procede all’acquisto senza che ve ne sia effettiva utilità, ma esclusivamente per il piacere di gratificare i figli e meno ancora (15%) sono quelli che usano l’acquisto come “elemento di negoziazione”, legandolo al rispetto di un patto.
IKEA inaugura a Cagliari il suo primo Pick-Up & Order Point d’Italia, che coniuga l’esperienza di acquisto in negozio all’e-commerce. Le celebrazioni sono avvenute alla presenza delle istituzioni locali e del Console Onorario di Svezia Roberto Corrias, che insieme agli ospiti, sono stati accolti dall’Amministratore Delegato di IKEA Italia Belén Frau.
“Il Gruppo IKEA ha scelto la Sardegna, un mercato di oltre un milione di abitanti da tempo all’avanguardia su temi come web e connettività, per testare un format commerciale che si avvicina sempre di più al centro della città” ha affermato Belén Frau, Amministratore Delegato di IKEA Italia “L’impegno di IKEA sull’isola non riguarda solo Cagliari, visto che per avvicinarci sempre di più ai suoi clienti sardi, da domani sarà attivo anche un punto di ritiro ad Olbia, oltre a quello già presente su Sassari”.
IKEA ha scelto Cagliari e la Sardegna per testare in Italia e in Europa un format commerciale che avvicina il punto vendita ai centri cittadini, unendo alcuni aspetti del negozio classico alla comodità dell’acquisto online da pc, tablet e smartphone.
Un nuovo format di prossimità che risponde alle esigenze d’acquisto dei consumatori e che scommette sull’e-commerce, offrendo punti di ritiro metropolitani con una selezione mirata di prodotti: una strategia commerciale che vedrà prossimamente anche l’apertura di un Pick-Up & Order Point a Roma al quartiere Collatino, dove saranno presenti anche un’area food e un reparto di vendita diretta.
Il nuovo Pick-Up & Order Point IKEA di Cagliari ha una superficie complessiva di 3.200 mq e rappresenta un investimento di 4 milioni di euro.
I primi clienti
La presenza di IKEA in Sardegna ha una ricaduta occupazionale di 104 persone con oltre l’80% di personale sardo, tra occupazione diretta (vendita, logistica, servizio clienti e ristorazione) e indotto (trasporto e montaggio, sicurezza, manutenzione, pulizia ecc), gestito in outsourcing da aziende del territorio coinvolte nella filiera dell’attività IKEA. Le selezioni per l’assunzione dei collaboratori diretti sono state gestite attraverso agenzie di ricerca personale esterne all’Azienda.
Le previsioni per l’attività commerciale dell’anno fiscale 2017 vedono 27.600 ritiri al Pick-Up & Order Point, 5.400 consegne dirette a casa e 1.470 montaggi di mobili e cucine.
Numerosissimi i sardi che in questi anni hanno fatto acquisti sia presso i punti vendita della penisola che nel sito e-commerce IKEA.it/Compraonline: nel 2015 sono stati fatti acquisti dalla Sardegna per un totale di 3.307.000 milioni di euro, di cui 2.303.000 tramite il canale e-commerce (+455% rispetto al 2013) e 1.004.000 euro attraverso i 21 negozi IKEA Italia (+6% rispetto al 2013).
Il Pick-Up & Order Point rappresenta solo il primo passo del piano di espansione di IKEA in Sardegna e anticipa la successiva apertura di un punto vendita IKEA sull’isola, nell’area metropolitana di Cagliari.
Love It, il primo Experience Store dedicato alla promozione del Made in Italy a più di un anno dal suo debutto brinda al successo della sua formula imprenditoriale e si prepara ad esportare il suo format all’estero scommettendo su Praga. Ma quali sono i suoi ingredienti vincenti? Semplice: passione per la qualità, vocazione per la filiera corta, ma soprattutto, promozione e salvaguardia delle eccellenze eno-gastronomiche del Belpaese.
“Love It – che riunisce in un ambiente dal design raffinato ristorante, pizzeria, caffetteria, gelateria e market – è molto più di un semplice locale di degustazione perché mette al centro le persone e le loro storie, creando un vero e proprio mood di socializzazione e condivisione”, spiega con soddisfazione Marcello Melda, Amministratore Delegato di Love It. “L’anima del nostro store è nel piacere della tavola e della convivialità che rende unica la cultura italiana. Ecco perché la nostra ambizione è quella di esportare il nostro modello imprenditoriale per far conoscere il Made in Italy in tutto il mondo”.
I numeri di un successo tutto italiano
Love It ha al suo attivo un network di 300.000 produttori agricoli dei quali promuove le eccellenze e può vantare un trend in continua crescita. E a confermare il successo della formula Love it sono anche i numeri: nel corso di Expo 2015 sono state servite sotto le cupole di Love It Food più di 700 mila persone e più di due milioni di visitatori sono passati dalla sua area espositiva. E ancora: durante Expo 2015, più di 400 mila persone hanno gustato la pizza firmata Love It. Infine, dall’apertura dell’Experience Store di Via Rugabella, avvenuta a ottobre 2015, il team di Love It ha servito più di 50 mila persone.
Il debutto a Praga
Fra le ambizioni di Love It ora c’è l’Europa: dal cuore della city milanese, Love it si prepara all’importante debutto del suo format a Praga, previsto entro la fine del mese di dicembre 2016 con un locale che si estenderà su una superficie di 380 mq. nel cuore del centro storico della capitale ceca.
“Praga è un mercato strategico per l’esportazione del Made in Italy e sarà la prossima capitale europea nella quale approderemo a fine 2016. Ma il nostro format resterà fedele a se stesso e diventerà un’occasione per promuovere anche all’estero la cultura dell’Italian Food e della convivialità che ci rende unici”, conclude il manager. “All’esterno del nostro store verrà esposto l’Italian Table code, un insieme di regole e suggerimenti che segnalerà ai nostri clienti quali sono le regole per vivere la convivialità italiana. Qualche esempio? Niente cellulari né iPad, tavoli no smoke, ed un tavolo “Social” per favorire incontri e convivialità”.
La formula imprenditoriale La formula imprenditoriale di Love It abbina al valore aggiunto delle materie prime di qualità una selezione esclusiva di prodotti eno-gastronomici italiani. Ispirato dalla filosofia della filiera corta, Love It è costantemente impegnato nella ricerca dei tesori enogastronomici del Belpaese. Grazie ai rapporti diretti con i produttori, Love It elimina ogni tipo di intermediazione nella catena distributiva, abbattendo i costi di prodotto per consentire ai suoi clienti di portare in tavola prodotti di alta gamma.
“Real Italian Food”: Love it per i piccoli produttori. Con il claim “Real Italian Food”, Love It dà voce ai piccoli produttori italiani dell’agro-alimentare offrendo loro un potente canale di promozione, visibilità ed esportazione. Grazie al suo network di partner internazionali, Love It fa sistema e aggrega le migliori eccellenze del comparto agro-alimentare. In particolare, Love It è un marchio che mira all’esportazione delle vere eccellenze italiane per combattere l’Italian Sounding, l’economia “sommersa” che si alimenta attraverso la commercializzazione di prodotti Made in Italy contraffatti. La start up collabora, inoltre, con alcune delle Associazioni di riferimento nel comparto agro-alimentare, quali Unasco (Organizzazione Nazionale Produttori Olivicoli), APL (Associazione di produttori lattiero caseari di Copagri Lombardia), e COBI (Consorzio Birre Agricole).
Una shopping experience profondamente mutata dall’uso del mobile e da un approccio multianale: questo è emerso dalla ricerca Shopping (R)evolution, nona edizione del Convegno dell’Osservatorio Multicanalità promosso da Nielsen, School of Management del Politecnico di Milano e Connexia, in sinergia con Hubility.
Dalla ricerca emerge un’Italia multicanale, dove il 60% della popolazione al di sopra dei 14 anni di età perfeziona il processo di acquisto attraverso un mix di touchpoint tradizionali e digitali: i comportamenti si sono evoluti e i consumatori italiani sono ormai abituati a vivere il processo di acquisto in un ambiente unico, composto da una molteplicità di canali cui attingere. Tra questi, però un dispositivo emerge come emergente, e che sembra imporsi sempre più: oggi il 63% degli utenti Internet si connette al web da smartphone. Un dato in crescita che registra un +43% rispetto al 2012. Crescono anche gli utenti che utilizzano il tablet per accedere al web (+14 % rispetto al 2012) e diminuiscono gli accessi da pc (-15% sul 2012).
La ricerca distingue poi due tipi di “navigatori”: gli InfoShopper e gli eShopper. Gli InfoShopper rappresentano quegli individui che utilizzano touchpoint digitali unicamente per ottenere informazioni su prodotto e/o marca. Parliamo di 11 milioni di italiani, che formano il 35% degli Internet Users e si caratterizzano per il grado di “diffidenza” verso l’utilizzo del digitale per finalizzare transazioni online. Gli eShopper sono invece coloro che utilizzano la rete sia per informarsi sia per effettuare acquisti, che prediligono il web al punto vendita fisico e che, nel 2016, rappresentano 20,5 milioni di italiani, pari al 65% degli utenti internet.
«Dalla ricerca emerge un’Italia molto più evoluta e multicanale rispetto al percepito di aziende e istituzioni – dice Cristina Papini, Director Nielsen –. Per 31,5 milioni di italiani Internet è centrale nel customer journey: 20,5 milioni lo utilizzano lungo tutto il processo d’acquisto. Siamo a un punto di svolta nel quale il ruolo del digitale assume connotazioni e intensità diverse nelle varie categorie di prodotto e tra i segmenti di consumatori individuati. Se non stupisce che il 92% degli eShopper ha acquistato viaggi online e il 72% ha speso online oltre la metà, nell’abbigliamento e accessori – in cui l’aspetto sensoriale e l’auto appagamento sono elevati – troviamo un nutrito 66% di acquirenti Internet e un più contenuto 14% che sviluppa online oltre il 50% del valore».
Il punto vendita? Lo si vuole iperconnesso e hub multicanale
In questo scenario, quali sono le aspettative dei consumatori in relazione al punto vendita e alle piattaforme di e-commerce? Nel Largo Consumo, l’aspettativa è per l’avvento di un negozio iperconnesso, all’interno del quale sia possibile testare nuovi prodotti e ordinare online quelli non disponibili. Ciò che i consumatori più avanzati si attendono sono offerte immediate e personalizzate, casse self-service, controlli rapidi per verificare la disponibilità del prodotto, garanzia di WI-FI all’interno dello store e assistenti alle vendite in grado di accettare pagamenti in mobilità, senza dover necessariamente passare dalla cassa.
Per quanto riguarda le categorie di prodotti del Largo Consumo ritenute maggiormente affini all’acquisto online, al primo posto ci sono i prodotti per l’igiene della casa (71%), seguiti dai prodotti per la cura della persona (72%), dagli alimenti per animali domestici (65%), dai prodotti per l’infanzia (64%) e, per finire, dagli alimenti confezionati (55%).
Il quadro che emerge da Shopping (R)evolution evidenzia quindi come sia in corso una vera e propria rivoluzione nel mondo del business, dovuta principalmente all’ingresso di digital e mobile nelle logiche e nelle dinamiche di consumo. Il tessuto sociale ed economico appare profondamente permeato dal fattore multicanalità, e i trend evidenziati sono in rapido e costante aumento.
«La Ricerca 2016 fotografa una situazione in cui, da un lato, il consumatore italiano più evoluto dà sempre più per scontata la multicanalità, dall’altro la competizione tra le aziende si sposta in modo decisivo sulla capacità di progettare esperienze di marca seamless e personalizzate – commenta Giuliano Noci, Professore Ordinario di Marketing Politecnico di Milano –. Ingrediente fondamentale per tale processo sarà, in modo crescente, la capacità di raccogliere ed elaborare informazioni generate dal consumatore, ma anche dal contesto competitivo, non tanto in ottica di big data, ma secondo una prospettiva di smart data. Le implicazioni per le imprese sono quindi profonde: si assisterà progressivamente a una ridefinizione dei modelli di business attuali, verso una configurazione in cui la capacità di generare intelligence, anche e soprattutto granulare, diverrà il fattore critico di successo per tutte le attività di marketing, di comunicazione e di gestione della relazione con il cliente, attuale e potenziale».
Dopo i pagamenti person-to-person (p2p) Jiffy, il servizio sviluppato da SIA per inviare e ricevere denaro in tempo reale dallo smartphone, arriva anche nei negozi. Parte infatti nelle città di Milano e Bergamo la fase pilota del progetto di Jiffy person-to-business (p2b), che consente ai clienti di pagare via app nei negozi convenzionati con UBI Banca.
Grazie alla collaborazione tecnologica tra SIA, la società di progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi tecnologici per i pagamenti, e Ingenico, società di progettazione e sviluppo di terminali e soluzioni di pagamento elettronico, con Jiffy a breve sarà possibile effettuare pagamenti “cash in a flash” da smartphone anche direttamente sul terminale POS del negoziante abilitato. In questo modo, oltre ai pagamenti tradizionalmente effettuati con carte di credito e debito, l’esercente può ricevere accrediti in tempo reale direttamente sul proprio conto corrente.
Pagare con un clic ed evitare le code alla cassa
Con questa nuova modalità i clienti possono pagare con un clic ed evitare le code alla cassa. Tramite la geolocalizzazione, possono identificare via app il negozio, sia dall’insegna sia direttamente presso l’esercizio tramite la lettura del QR Code, quindi inserire l’importo di spesa e con un clic avviare l’operazione di invio denaro.
Dal canto suo, il negoziante visualizza in tempo reale la presenza del pagamento, verifica l’importo e conferma la transazione. Il tutto con disponibilità immediata del denaro sul conto corrente. Una notifica dell’esito dell’operazione viene inviata in modo automatico sia al cliente sia al negoziante, e comunica la conferma dell’avvenuto pagamento alla banca acquirer.
Jiffy è disponibile per smartphone con sistema operativo Android, iOS, Windows Phone. Oltre a UBI Banca, altri istituti di credito italiani hanno manifestato interesse ad attivare il servizio Jiffy entro il prossimo autunno.
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