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Gli italiani e la spesa: la mappa di Nielsen

Una spesa di valore: è così che la definisce Giovanni Fantasia, amministratore delegato di Nielsen Italia. 

Quello che sta accadendo, infatti, è che il consumatore richiede sempre più spesso una shopping experience che permetta di identificare nell’insegna  i fattori che la distinguono dalle altre. Anche grazie “all’impatto del mondo digitale e della Rete sulla compagine dei produttori e retailer – spiega Fantasia – il processo di scelta del prodotto va allungandosi sia prima di entrare nel negozio che dopo, dal punto di vista della relazione che la multicanalità/multimedialità permette di instaurare con il singolo distributore”.

“Ed è per questo – continua l’Ad di Nielsen – che la domanda si stende sempre di più e sempre più spesso, verso servizi aggiuntivi, come uffici postali, luoghi di ristorazione, stazioni di rifornimento si colloca dunque all’interno di un quadro competitivo più ampio, che vede il momento dell’acquisto sempre più costituito da una molteplicità di fattori. Questo è tanto più vero in Italia, rispetto agli altri Paesi europei, visto che il consumatore considera l’andare a fare la spesa come un’opportunità di svago piuttosto che un obbligo da adempiere”.

Un quadro, questo, supportato dalla recente lobal Survey di Nielsen Retail Growth Strategies eseguita su un campione di 30 mila individui distribuiti in 61 Paesi tra i quali l’Italia da cui emerge, infatti,  che al 60% dei consumatori italiani fare la spesa piace, quota di gran lunga superiore a quella osservata in altri Paesi come Francia (42%) o Regno Unito (44%).

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L’italiano, inoltre, è abbastanza soddisfatto dell’offerta: il 61% degli intervistati dichiara che il punto vendita offre tutti i prodotti  di cui  si ha bisogno e il 54% dichiara di trovare offerte interessanti.

Però ci sono ancora margini di miglioramento: infatti, il 55% del campione è dell’idea che i retailers dovrebbero intercettare in forma più puntuale le esigenze del singolo consumatore (il 49% in Germania) e, nello stesso tempo, che il pdv dovrebbe adattare meglio alle proprie esigenze l’attività di comunicazione relativa ai servizi e ai prodotti offerti (58%).

Gli interessi degli italiani
Il 55% del campione riserva particolare attenzione alle informazioni nutrizionali riportate sulle etichette dei prodotti, mentre ben il 65% ammette di ricercare prodotti con  ingredienti salutari.
Sulla scelta del negozio dove fare la spesa, i fattori che influenzano variano in funzione del prodotto che si desidera acquistare. Se per panificati, latticini, carni, frutta e verdura la ricerca degli ingredienti naturali è importante nella scelta per il 20% del campione, la percentuale risulta del 15% per quanto riguarda frutta o verdura BIO.
Nello stesso tempo, risulta elevato il livello di interesse verso nuovi prodotti: il 48% si orienta preferibilmente verso nuovi brand e il 39% intende essere “fra i primi” a testare le novità offerte dalla GDO, a fronte del 29% di Germania e al 33% di quanto avviene in Francia.

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La scelta del pdv
Se il prezzo è il driver fondamentale per il 48% di chi varca la soglia del supermercato, indipendentemente dalla superficie del punto vendita, sono il 55% coloro che dichiarano che la componente qualità debba essere declinata simultaneamente con quella del prezzo. Inoltre la componente qualitativa cresce di importanza su alcune categorie merceologiche: è indicata da ben il 52% dei consumatori quando devono acquistare prodotti freschi, mentre scende al 39% per ciò che concerne i reparti delle carni.   Ma anche la raggiungibilità del negozio si colloca tra le prime posizioni nelle motivazioni che spingono verso un determinato pdv, tanto per l’acquisto dei generi alimentari (49%) che non (48%).

Il prezzo
Il 74% del campione, si legge ancora nello studio di Nielsen, dichiara di “prendersi del tempo per valutare l’offerta”, segnale del fatto che la scelta del prodotto si può qualificare “complessa”, in quanto su di essa incidono, insieme al prezzo, una molteplicità di fattori, tra i quali segnatamente il brand e il gusto, per quel che riguarda gli alimentari. In Italia questa propensione a riflettere sulle scelte di acquisto è decisamente più alta di quella rilevata nel Regno Unito (58%) e Francia (60%).
Un’ultima osservazione: la ricerca di Nielsen ha testato come cambierebbe il comportamento d’acquisto in presenza di un aumento del prezzo. Ne è emerso che, a fronte di un incremento pari al 10% del prezzo dei prodotti, le reazioni sarebbero diverse in funzione delle categorie di beni acquistati a seconda che appartengano a prodotti di  prima necessità o a quelli di cui si può fare a meno. Il 56% taglierebbe sulla quantità acquistata nel caso dei latticini, il 52% se ad aumentare di prezzo fossero frutta e verdura. Circa la metà degli intervistati dichiara invece che potrebbe rinunciare all’acquisto se l’aumento interessasse i piatti pronti, frutta e verdura in scatola e le bevande alcoliche, generi di prodotto di cui non viene indicata la primaria necessità. In particolare il 47% potrebbe decidere di rinunciare a parte degli acquisti  di frutta/verdura, il 52% a bevande alcoliche e il 59% ai piatti già preparati.

Pagamenti in ritardo: crescono le difficoltà della gdo

Pagamenti ostici per il settore della grande distribuzione. A fine marzo 2016, infatti, solo il 15,7% delle circa 8.500 imprese analizzate ha saldato i fornitori alla scadenza, il 63,6% ha saldato i debiti entro un mese di ritardo, mentre sono ben il 20,7% i ritardi gravi. A diffondere i dati è lo Studio Pagamenti, aggiornato a fine marzo 2016, realizzato da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information.

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Fonte: Cribis D&B

E come se non bastasse ecco un altro dato negativo: le performance del settore GD/DO sono  nettamente inferiori di quelle della media delle imprese italiane, pari al 35,1%, un gap negativo di ben 19,4 punti percentuali. E anche rispetto agli altri comparti del food & beverage, la GD/DO mostra le proprie difficoltà, peggio ha fatto solo l’horeca con un 15,1% di pagamenti alla scadenza.

Emerge quindi chiaramente che rispetto al 2010 i pagamenti puntuali sono calati di 5,6 punti percentuali, mentre i ritardi gravi sono passati dal 16,3% del 2010 all’attuale 20,7% attuale (per fortuna però si nota un lieve miglioramento rispetto ad un anno fa, quando la quota era invece del 23,9%). Rispetto all’anno scorso invece i pagamenti puntuali sono diminuiti del 16,5% e quelli oltre il mese di ritardo aumentati del 2,5%.

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Fonte: Cribis D&B

Le imprese più virtuose della GD/DO sono localizzate nel Nord Est, dove sono puntuali il 31,8%. Segue il Nord Ovest (15,3%), il Centro (16,4%), chiude il Sud (9,8%).

Fuori dall’Italia

Nel confronto europeo del comparto GD/DO, l’Italia si colloca all’ultima posizione nei ranking dei pagamenti. Performance di pagamento problematiche anche per Regno Unito e Polonia, caratterizzate da concentrazioni superiori al 15% nella classe oltre 30 giorni e con pagamenti puntuali rispettivamente del 19% e del 23%.

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Fonte: Cribis D&B

La best performer di settore è la Germania, in cui il 68,9% delle imprese paga regolarmente e i ritardi gravi restano al di sotto del punto percentuale. Bene anche Olanda (58,7%) e Spagna con il 54,9%.

Negli Stati Uniti le imprese che rispettano i termini concordati rappresentano il 48,5% del totale, mentre in Canada solo il 21,7%. Percentuali di pagatori regolari piuttosto contenute per il comparto GD/DO in Asia con valori inferiori al 9% per Tailandia e Filippine.

 

Abbigliamento nel web, i marchi al top fanno e-commerce, Made in Italy grande assente

Una conferma della crescente importanza dell’e-commerce nel settore abbigliamento viene dalla classifica mensile di BEM Research, che a giugno ha analizzato l’indice di performance online di 29 marchi dell’abbigliamento. Sul podio, i marchi di e-commerce sono considerati i migliori brand online: Zalando si conferma in vetta e sbaraglia la concorrenza, ma deve fare i conti con l’avanzata di Asos. La società britannica entra nella top-five e balza al secondo posto, migliorando di otto posizioni rispetto a maggio. Al terzo posto c’è Adidas; in quarta e quinta posizione si confermano Zara e BonPrix. Esce dal gruppo dei migliori cinque Kiabi e anche in questo mese non compaiono marchi italiani al top.bem-research-abbigliamento

Chi si occupa di moda e accessori deve fare i conti con un alto grado di competizione sul web, ma l’andamento online del settore cala dello 0,4% su base mensile. Rispetto a un anno fa, invece, le ricerche su Google registrano un aumento vicino al 15%.

«Quello dell’abbigliamento è un settore che segue più degli altri l’andamento stagionale – spiega Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research –. L’arrivo dell’estate, e dei saldi estivi che partiranno nei primi giorni di luglio, porterà un aumento delle vendite in negozio, ma anche online: chi punta tutto sull’e-commerce in queste settimane deve saper sfruttare tutte le opportunità offerte dal web, non potendo contare su vetrine tradizionali in città. Purtroppo, anche in questo mese registriamo l’assenza dei brand italiani ai vertici del nostro indice. La moda made in Italy, un punto di riferimento a livello mondiale, non è ancora in grado di sfruttare al meglio le potenzialità di Internet».

La classifica dei migliori brand online, prodotta da BEM Research, è costruita sulla base di un indice, il BEM Rank, che considera cinque diversi parametri: 1) i brand maggiormente cercati su Google; 2) la visibilità dei siti web su parole chiavi ad alto traffico relative al settore di riferimento; 3) la velocità di caricamento delle pagine web; 4) l’usabilità dei siti web; 5) il grado di competizione online nel settore in cui l’azienda opera.

Il consumatore al centro, grazie alla tecnologia: è questa la sfida del retail in futuro

Un consumatore che cerca un’esperienza sempre più personalizzata di acquisto, ma anche semplificata, veloce e coinvolgente, da intercettare grazie a dotazioni tecnologiche avanzata, ma anche un punto vendita attraente e la capacità di vendere in tutti i mercati e di costituire partnership strategiche: è questa la chiave per interpretare il ruolo del retailer del futuro. Lo rileva un’indagine condotta a livello globale da Economist Intelligence Unit (EIU) per Demandware fra 300 alti dirigenti di aziende retail. I risultati rivelano quelli che, secondo questi leader, sono le quattro dinamiche principali per il settore: la globalizzazione crescente, i rischi sempre più gravi per la sicurezza, il cambiamento del gusto dei consumatori, e l’aumento dei mercati online competitivi a livello mondiale.

Nonostante queste sfide, un segmento di retailer dalle alte performance di vendita sta perseguendo con successo le proprie strategie aziendali, con un approccio capace di offrire un modello di crescita e trasformazione.

“L’innovativa analisi dell’EIU arriva nel momento in cui il settore del retail sta affrontando un periodo di  cambiamenti senza precedenti che richiedono ai retailer di riconsiderare i loro approcci strategici e operativi volti a favorire  la crescita”, afferma Rob Garf, Vice President  of Industry Strategy and Insights  di Demandware. “I cambiamenti radicali nelle dinamiche della vendita al dettaglio influenzeranno la capacità dei retailer di sfruttare la tecnologia, modificare la struttura organizzativa e, infine, raggiungere i propri obiettivi strategici.”

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È ancora prodotto, servizio, prezzo: ma ovunque, in tempo reale, su mobile

In questo scenario di cambiamenti senza precedenti, la ricerca svolta dall’EIU indica che i top manager del mondo retail stanno “tornando alle origini” per differenziarsi dalla media. Tra le caratteristiche che i manager considerano più importanti per differenziarsi oggi, il 60% ha indicato un “prodotto d’eccellenza”, mentre il 53% ha menzionato il “servizio senza soluzione di continuità”, offrire un servizio clienti di alta qualità e un’esperienza unificata attraverso i canali. I manager si sono accorti che differenziarsi oggi è più complesso a causa del crescente numero di canali. I dati suggeriscono che gli intervistati si avvicinano a questi fattori tradizionali ponendo il cliente al centro di tutte le attività.

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Opportunità o minaccia? Il futuro è qui               

La ricerca ha identificato in particolare un segmento di retailer dalle alte prestazioni che tende a vedere i cambiamenti in atto come opportunità rispetto ai concorrenti che ottengono risultati inferiori. Ad esempio, il 69% dei retailer di successo vede la globalizzazione come un’opportunità, mentre solo il 43% di chi ottiene risultati inferiori fa lo stesso. Analogamente, il 52% dei retailer di successo considera l’espansione del mercato globale un’opportunità – il nuovo “amico-nemico” – mentre solo il 35% delle imprese con risultati inferiori la considera nello stesso modo.


3496ef32-122f-438f-b623-5d7347eec9a1__OIn particolare, questo segmento vanta tre principali iniziative di crescita: espansione geografica, partnership strategiche, nuovi store e format. Inoltre, stanno introducendo la tecnologia in ogni area in cui operano – indicando l’intenzione di aumentare gli investimenti tecnologici (82%), cifra che supera di gran lunga l’investimento tecnologico previsto da performer inferiori (56%).
“Questi dati ci dicono che la democratizzazione del settore retail, con accesso e controllo apparentemente illimitati da parte dei consumatori, ha avviato l’ondata successiva di crescita per le imprese che sanno adattarsi e cambiare – continua Garf -. I retailer non possono più contare su un maggiore numero di negozi, e mercati più grandi per crescere; devono abbracciare la realtà: occorre raggiungere i clienti ovunque, in qualsiasi momento e in qualsiasi modo essi richiedano.”
Il report Finding Retail Growth: A View from the Corner Office  è disponibile a questo link.

CNCC “Retailer Day 2016”: focus sulle novità di spicco

Le ultime novità nel mondo del retail, oltre ai principali trend e tendenze del settore sono state al centro del consueto appuntamento organizzato da CNCC “Retailer Day 2016”, che quest’anno ha avuto luogo presso IL CENTRO di Arese, inaugurato solo lo scorso aprile e già modello di business di successo.

La location rappresenta nel contempo una scelta strategica e l’emblema di un preciso messaggio di cui CNCC è portavoce: premiare nuovi concept e nuovi modelli di business, focalizzando l’attenzione dei professionisti del settore sull’evoluzione del mercato.

Il Premio CNCC RETAILER AWARDS 2016, giunto alla sua seconda edizione, è stato presentato da Carmen Chieregato, Presidente Commissione Concept e Gestione CNCC e AD Cogest Retail. Anche quest’anno sono in gara le migliori insegne nei vari settori merceologici, con il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera e delle insegne che hanno scelto il canale di vendita dei centri commerciali. La premiazione dei vincitori avverrà durante il Christmas Meeting CNCC, in programma il 15 dicembre.

Nella prima parte della giornata si sono avvicendati gli esperti del settore Luca Pellegrini – TradeLab, Paolo Degl’Innocenti – IBM, Fabrizio Valente – Kiki Lab, per offrire una panoramica sulle innovazioni. Francesco Ioppi – Direttore Immobiliare Gruppo Finiper e Marco Ruzza – Direttore Iper, hanno presentato IL CENTRO, descrivendo i nuovi formati e le nuove tendenze che lo caratterizzano e sottolineando l’importanza dell’esperienza, con l’intervento di Francesco Cassioli, Responsabile Marketing, Comunicazione e Stampa di Vallelunga.

Nella seconda parte della giornata, hanno partecipato alla tavola rotonda retailer internazionali del calibro di KFC (Kentucky Fried Chicken), che ha scelto IL CENTRO per il proprio ingresso in Italia e per confermare le attuali tendenze del mercato che vede i centri commerciali come luogo privilegiato per raggiungere il proprio target. Anche i retailer italiani Bianchi Biciclette, Cioccolati Italiani e Viridea hanno descritto le proprie esperienze e le motivazioni che li hanno spinti a intraprendere questa scelta, nata dalle nuove esigenze del consumatore stesso.

Particolarmente rilevante anche la testimonianza di Humanitas, che ha aperto presso IL CENTRO il nuovo Humanitas Medical Care, un format inedito, che negli ultimi anni ha visto l’attivazione su larga scala di servizi sanitari come laboratori dentistici, poliambulatori e laboratori analisi, all’interno dei centri commerciali.

PetStore Conad, un format in espansione, supportato dalle soluzioni tecniche di Cefla

PetStore Conad: un format che ha da poco debutato, ma che ha già al suo attivo quattro aperture, l’ultima delle quali ad Arma di Taggia (a “La Riviera Shopville”), mentre altre sono in programma nei prossimi mesi. L’obiettivo per il 2016 sarebbe di 15 aperture, per arrivare poi a un centinaio entro il 2019. I PetStore di Conad (format di superfici comprese tra i 250 e i 500 mq e concepiti per ospitare fino a 5.000 referenze) hanno una loro collocazione autonoma, ad esempio nelle gallerie dei centri commerciali, proprio per sottolinearne la specializzazione.

Layout e esposizione
A fornire a Conad le strutture espositive per i suoi PetStore, curandone il layout-tipo, l’organizzazione del negozio e la comunicazione al cliente è stata, fin dallo scorso anno è Cefla Shopfitting che ha utilizzato il proprio prodotto in una logica di massima ottimizzazione per l’esposizione della merce.PetStore1

Cefla è infatti ricorsa a schienali in filo e schienale unico EvoUp, in lamiera, bancarelle in filo e ripiani System10: le scaffalature ultra sottili progettate per soddisfare tutte le esigenze del visual merchandising che, a fronte di uno spessore ridottissimo, garantiscono portate analoghe a quelle degli scaffali tradizionali, necessarie per sostenere il peso delle confezioni di cibo, secco o umido, per gli animali domestici.
Spiccano, nei nuovi PetStore Conad, le innovative casse Futura Proxi Compact, i cui ingombri consentono, nelle metrature più contenute, di disporre di più punti per il pagamento, che avviene in modalità frontale, tra cliente e operatore di cassa.

petStore Andrea Ventura  2“Anche nei PetStore Conad – commenta Andrea Ventura, managing director di Cefla Shopfitting –  abbiamo espresso la nostra competenza nello studio di format personalizzati e per un completo allestimento merceologico. La lunga esperienza e la competenza dei nostri progettisti e le caratteristiche dimensionali ed ergonomiche del nostro prodotto, studiate per l’ottimizzazione degli spazi nelle grandi aree di vendita diventano punti di forza anche quando, nelle superfici ridotte, c’è la necessità di sopperire al minore spazio massimizzando l’esposizione della merce”.

PAYBACK tifa per la Nazionale Italiana e rimborsa il 100% dei punti

PAYBACK tifa per la Nazionale Italiana di calcio agli Europei 2016 e lancia una propozione all’insegna del tricolore.

Semplice la dinamica: i clienti PAYBACK che, nei giorni precedenti a ciascuna partita del girone eliminatorio contro Belgio, Irlanda e Svezia,  richiedono un premio del catalogo tra quelli contrassegnati riceveranno, in caso di vittoria dell’Italia, il rimborso del 100% dei punti utilizzati per richiedere il premio.
Accedere alla promozione è facile e conveniente: basta richiedere, nei giorni che precedono l’impegno della Nazionale, un premio del catalogo PAYBACK tra quelli contrassegnati con il bollone “Il premio partecipa alla Promo Europei”. Se l’Italia vince, PAYBACK restituirà entro 48 ore dal termine della partita due codici promozionali, ciascuno del valore del 50% dei punti utilizzati, che potranno essere utilizzati per richiedere uno dei “Premi Sponsor” nel periodo 27 giugno – 6 luglio.
E in caso di sconfitta o pareggio?
PAYBACK premia i suoi clienti anche in questi casi: se l’Italia non dovesse vincere, coloro che hanno preso parte alla promozione verranno infatti ricompensati con un voucher “Ristorante X2” utilizzabile entro il 30/04/2017.

Le tre partite decisive per l’Italia:
·        Italia – Belgio 13 giugno
·        Italia – Svezia 17 giugno
·        Italia – Irlanda 22 giugno

Gourmé&Bottega ibrida market, food e vino

Gourmé & Bottega: questo il nome del primo ristorante (inaugurato l`8 giugno nel Terminal 1 area arrivi, land side, dell’aeroporto di Malpensa) il cui concept rappresenta l`unione dei due format sviluppati in questi ultimi due anni, rispettivamente, da Chef Express e dal produttore di vino e distillatore trevigiano Bottega spa.

L`offerta, che come spiega l`AD di Chef Express Christian Biasoni: «Rappresenta un perfect match tra food and wine», sotto il profilo gastronomico riprende il menu del ristorante Gourmé, già presente in stazioni ferroviarie e autostrade, con primi tipici regionali e soprattutto i salumi più pregiati del catalogo di Italia Alimentari (Mortadella Grand Ducato e Salame di Felino igp e Culatello dop eccetera) del gruppo Cremonini cui fa capo anche Chef Express.

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La lista enologica invece annovera una ventina di etichette tra le quali non potevano mancare i best seller di Bottega Spa: dalla linea Il Vino dei Poeti (prosecco superiore docg Extra Dry o l`uvaggio rose pinot nero e Raboso Brut) alle altre denominazioni tipicamente venete come il Ripasso Valpolicella Superiore doc o il Soave Classico DOC. Un`articolata selezione sperimentata nei tre locali Prosecco Bar aperti da Bottega a partire dal 2014 sulla nave da crociera Cinderella del gruppo norvegese Viking, nel Resort World Birmingham in UK, nel dehor dell`hotel Intercontinental ad Abu Dabhi. A proposito di questo format che si ispira ai tradizionali “bacari” veneziani dove si servono i “cicheti” (una sorta finger food ante litteram da consumare al bancone), dice Sandro Bottega, titolare della cantina che esporta vini e liquori in 130 Paesi:

«Non esiste un wine bar senza il ristorante collegato per cui riteniamo che un abbinamento come questo -con Gourmé- sia fondamentale».

Tra le novità introdotte anche il market che offre sconti del 20% sulle bottiglie, qualora il cliente ordini un calice di vino al ristorante per assaggiare una bottiglia in lista. Conclude il Direttore commerciale Non Aviation di Sea aeroporti Luigi Battuello:

«Siamo in presenza di uno showcase di quel filone aurifero che è il prodotto della tradizione italiana. I passeggeri extra UE che sbarcano proprio in questa zona si troveranno di fronte il meglio del gourmet italiano». Per Sea si tratta di un altro tassello aggiunto alla road map che entro l`anno porterà a compimento il progetto di restyling del Terminal 1 di Malpensa.

 di Marco Oltrona Visconti

Kiko, un nuovo concept debutta a Oriocenter, tutto bianco con un’anima green

Il taglio del nastro: da sinistra, Jan Heere (Direttore Generale di Kiko), Antonio Percassi (Presidente di Kiko e di Percassi), Laura Barbaglio (Store Manager dello store Kiko di Orio Center) e Stefano Percassi (CEO Kiko).

Sostenibilità, Smart Technology, Design e Social Community: sono i temi, estremamente attuali, che hanno ispirato l’architetto giapponese Kengo Kuma nella realizzazione del nuovo concept utilizzato nello store Kiko all’interno dell’Oriocenter, il centro commerciale di Orio al Serio.

Uno spazio moderno che soddisfa tutti i diktat dello store contemporaneo. Sul fronte della tecnologia, ad esempio, la shopping experience è agevolata dalla presenza di numerosi iPad dotati di un’applicazione apposita in grado di dare suggerimenti per individuare il prodotto più adatto alle proprie esigenze e realizzare diversi tipi di make up. All’interno del negozio non manca un’area social, dove reale e virtuale s’incontrano ed è possibile, ad esempio, condividere il proprio look in tempo reale con i propri contatti online.

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Sostenibilità in primo piano

Il negozio, che si sviluppa su 150 metri quadri, è stato progettato secondo i principi di sostenibilità e i requisiti necessari per ottenere la certificazione LEED, riconoscimento internazionale riservato agli edifici eco-friendly. Vari gli accorgimenti utilizzati. Sul fronte dell’efficienza energetica, sono stati installati climatizzatori a pompa di calore ad alta efficienza, illuminazione è 100% LED, c’è un sistema domotico (BMS) di controllo in remoto per una maggiore razionalizzazione dei consumi.Il consumo idrico è ridotto fino al 40% di acqua potabile. Ove possibile sono stati utilizzati per materiali riciclati o finiture e arredi provenienti da aziende locali, con conseguenti benefici sociali e ambientali legati al minore impiego di carburante.

Kiko Kengo Kuma Oriocenter 3-1Un occhio di riguardo è stato utilizzato, seguendo il grande tema della sostenibilità sociale d’azienda, all’impatto su chi lavora in negozio. Ad esempio, fin dalle fasi di costruzione si è cercato di ottimizzare procedure e scelta di materiali con l’obiettivo di garantire in fase di esercizio una migliore qualità dell’aria all’interno dello store. Sono state utilizzate pitture, colle, finiture e pavimentazione a basso contenuto di VOC (sostanze volatili tossiche presenti generalmente in quantità superiore nell’edilizia tradizionale). Sono inoltre previste azioni di incentivo per i dipendenti che utilizzano mezzi di trasporto alternativo all’auto privata.

Domina il colore bianco, scelto per far risaltare le mille sfumature di colori del make-up Kiko. «Volevo che i visitatori dello store fossero coinvolti e vivessero a pieno lo spirito giocoso, aperto ma allo stesso tempo anche sofisticato di Kiko. Qui il brand prova ad andare oltre i tradizionali ambiti della cosmetica. Si tratta di una grande sfida e ho voluto raccontare questa forte spinta alla modernità nel mio progetto dello store» ha dichiarato Kengo Kuma.

Kiko Milano è un brand ideato nel 1997 da Percassi che offre una linea di make up professionale e trattamenti viso e corpo. È presente con una rete di oltre 700 negozi monomarca in Italia, Germania, Francia, Portogallo, Spagna, Inghilterra, Austria, Svizzera, Belgio, Olanda, Polonia, USA.

Nordiconad: un 2015 all’insegna del + 4%

Nordiconad continua a crescere rafforzando la propria quota di mercato, salita al 7,8 per cento (fonte: GNLC II semestre 2015).

Nel 2015, infatti, benché la domanda interna fosse ancora molto debole, l’insegna ha registrato un fatturato di 1,62 miliardi di euro, in crescita del 4 per cento rispetto a quello dell’anno precedente, con un utile netto di esercizio di 21,7 milioni di euro (+39,2 per cento).

Nordiconad ha migliorato anche la propria solidità patrimoniale: +5,4 per cento l’incremento del patrimonio netto consolidato, che ammonta a 242 milioni di euro.

“Considerato il difficile contesto economico, i risultati che abbiamo ottenuto sono positivi, superiori al budget che ci eravamo dati e al buon risultato del 2014”, annota il direttore generale di Nordiconad Alessandro Beretta. “Dati che confermano la validità delle scelte strategiche fatte, la capacità di creare valore per i nostri soci imprenditori e convenienza per i clienti, di fare squadra. Alla base c’è una solida forza di coesione che ci rende fiduciosi per il futuro. Il piano strategico di sviluppo va nella direzione di un gruppo sempre più motivato a cogliere nuovi importanti, ambiti traguardi”.

La rete

469 sono i punti di vendita per un totale di 259.826 mq di superficie di vendita, a cui si aggiungono 9 distributori di carburanti (che hanno garantito agli automobilisti un risparmio di 7,6 milioni di euro con un erogato di 77,1 milioni di litri, il 23 per cento in più rispetto all’anno precedente), 26 parafarmacie (responsabili di un risparmio pari a 2,1 milioni di euro) e 5 concept Ottico (per i clienti il vantaggio economico è stato, in questo caso, di 800 mila euro).

A garanzia del passaggio generazionale, e dunque della propria continuità nel tempo, la cooperativa sta promuovendo percorsi di crescita e formazione di nuovi soci imprenditori – in particolare con il progetto “Mentori” – che possano garantire un adeguato futuro alle 185 società attive nel 2015 con i loro 557 soci.

Gli addetti sono 6.636, 5.302 dei quali impiegati nei punti di vendita associati; 120 le nuove assunzioni.

I brand

La marca Conad si conferma leva fondamentale per lo sviluppo e il rafforzamento della fedeltà all’insegna, con tassi di crescita superiori alla media del mercato: è leader nel 45 per cento delle categorie in cui compete, ma la percentuale sale al 75 per cento se si considerano anche le seconde posizioni. Nordiconad ha messo però in atto anche una serie di iniziative finalizzate a dare risposte all’esigenza di risparmio dei clienti, facendo della convenienza un elemento indispensabile per accompagnare una fase ancora delicata dell’economia delle famiglie.

Con i prodotti Conad – uno su tre venduti è a marchio – ha sviluppato un fatturato di 200,2 milioni di euro. In crescita il biologico, a 9,6 milioni di euro di fatturato, e i senza glutine, a 2,6 milioni, segno di una maggiore attenzione dei clienti ai prodotti che hanno un intrinseco maggiore valore salutistico, unito ad un incremento dell’assortimento di prodotti a marchio Conad (168 in più rispetto al 2014).

Altre iniziative

Nordiconad ha rafforzato l’impegno con 409 piccoli e medi imprenditori agroalimentari di qualità, con i quali ha sviluppato un fatturato di 58 milioni di euro producendo una ricaduta positiva sull’economia locale e sull’indotto resa possibile dalla collaborazione con tante aziende del territorio e dal buon rapporto con le istituzioni locali.

La cooperativa ha ampliato il proprio ambito di intervento alle polizze assicurative, voce che nell’economia di ogni bilancio familiare è importante perché costosa. I possessori di Carta Insieme Conad hanno acquistato 83.299 prodotti in convenzione per un totale di premi imponibili di oltre 26 milioni di euro.

Obiettivi futuri

Per il triennio 2015-2017, Nordiconad ha elaborato un piano strategico di sviluppo che prevede investimenti per 46,8 milioni di euro finalizzati a nuove aperture per 17.500 mq di nuove superfici di vendita e oltre 400 nuovi posti di lavoro. Nel corso del 2016, sono in programma 19,2 milioni di euro per 6.310 mq di nuove aperture e 166 nuovi posti di lavoro.

 

 

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