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Luca Pagano alla guida del Gruppo BeMyEye

BeMyEye, azienda leader nell’innovativo settore delle ricerche di mercato tramite mobile crowdsourcing, annuncia la nomina di Luca Pagano a CEO del Gruppo.

«BeMyEye” dichiara Luca Pagano, che vanta un’esperienza decennale nel mondo mobile, “è un esempio lampante dove l’uso innovativo di tecnologie di nuova generazione permette di risolvere problemi reali in tempi e modi impensabili fino a pochi anni fa e, potenzialmente, di sovvertire gli equilibri decennali di un’industria importante come quella delle ricerche di mercato. È un’idea geniale con possibilità di sviluppo enormi che ha già dimostrato di poter generare volumi di attività e ricavi significativi. Il nostro obiettivo nel breve è di fare leva sulla leadership nel mercato Italiano per diventare leader Europeo partendo dalla conquista dei mercati chiave dove siamo già attivi, in particolare UK, Germania e Francia. BeMyEye avrà presto una delle più grandi mobile workforce d’Europa».

La società, fondata e presieduta da Gian Luca Petrelli, si avvale di un capillare network di oltre 70.000 rilevatori on-demand in grado di svolgere audit, mystery shopping, interviste e raccogliere lead commerciali su migliaia di punti di vendita, in pochi giorni, annullando le spese di trasferta.

I rilevatori di BeMyEye sono privati cittadini che utilizzano un’app gratuita tramite la quale vengono ricompensati in denaro per svolgere, su base volontaria, micro-lavori nei negozi dei loro dintorni.

Sono oggi oltre 100 i clienti tra cui i principali marchi dei prodotti confezionati (Henkel, Coca-Cola, Barilla, Heineken, Nestlè, Perfetti-Van Melle, Colgate-Palmolive, Kimberly-Clark), della Gdo (Auchan, Conad, Coop, Finiper), della telefonia (Telecom Italia, Vodafone, H3g, Fastweb), e dell’elettronica di Consumo (Nespresso, Sony, HP, Samsung, Lenovo) per misurare e migliorare la propria presenza in supermarket, negozi tradizionali, bar, farmacie, stazioni di servizio e molto altro.

Al cc Val di Chienti il Silver award degli Icsc Solal Marketing Award

Il Centro Commerciale Val di Chienti ha ottenuto un Silver per la Casa della Salute, un progetto a forte contenuto sociale e di grande impatto sul territorio. Candidato nella categoria “customer services”, il progetto ha meritato il podio superando una selezione severissima che, dalle 232 campagne concorrenti, ha decretato 19 vincitori, in rappresentanza delle migliori operazioni di marketing realizzate nei mall di tutta Europa.

“Elemento di spicco di questo progetto è sicuramente la capacità di rispondere alle esigenze della comunità, offrendo un servizio ad alto valore aggiunto non solo per i clienti della galleria ma per il territorio,” spiega Carmen Chieregato, amministratore delegato di Cogest Retail.

Un servizio che, inaugurato nel dicenbre 2013 ha riscosso un successo crescente  che si riassume nei numeri: oltre 4.000 controlli ed esami; più di 800 consulti con medici specialisti (cardiologi, dentisti/odontoiatri, ginecologi/ostetrici, pediatri, dermatologi, oculisti, ortopedici, geriatri, nutrizionisti); oltre 70 incontri su temi inerenti la salute e il benessere.

Gianluca Tittarelli, direttore del Val di Chienti«Grazie alla collaborazione con la Croce Verde di Macerata, abbiamo realizzato all’interno della galleria uno spazio – spiega il direttore del centro commerciale Gianluca Tittarelli, che ha ritirato il premio – nel quale i clienti del centro possono trovare quotidianamente un consiglio professionale sui temi della salute e del benessere, sottoponendosi anche a semplici controlli ed esami di routine (misurazione della pressione, monitoraggio della glicemia e del colesterolo, etc), naturalmente tutto a titolo gratuito. Nel week-end inoltre, la Casa della Salute è presidiata da medici specializzati in diverse discipline che prestano la propria opera con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sull’importanza della prevenzione e di un corretto stile di vita».

Premiati anche gli italiani Carosello (Eurocommercial Properties Italia) con un Gold award per l’iniziativa Due cuori e un Carosello e, con un Silver, il Centro Sicilia (CBRE) per My Special Card.

Qui la brochure con tutti i vincitori

Amazon punta sulla sua private label “Elements”. A breve in Italia con Fresh?

Latte, pappe e omogeneizzati, caffè, zuppe, acqua, prodotti per la pulizia della casa e cibo per cani: potrebbero essere questi i primi prodotti (dopo il lancio in sordina per pannolini e salviettine a dicembre) della linea a marchio commerciale di Amazon, “Elements”. Sarebbero venti categorie per le quali Amazon avrebbe, secondo indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, registrato il marchio Elements. La numero uno delle dot com cercherebbe in questo modo di aumentare i profitti, puntando sul fatto che le private label hanno in genere margini più alti sia per il produttore sia per il distributore, e sono ormai in grado di fildelizzare il cliente, anche medio-alto spedente. Amazon l’hanno scorso ha perso 241 milioni di dollari di vendite su un totale di 89 miliardi di dollari, e starebbe puntando ad allargare la sua offerta di alimentari.

Tramite App e QR Code si ottengono informazioni su prodotto e produttore, foto Amazon.

Per certificare la qualità e provenienza delle referenze private label (questione cruciale: dei primi due prodotti, salviette e pannolini, della linea Elements i pannolini sono già stati ritirati per “imperfezioni nel design”) ci sarà un codice QR che, una volta scansito tramite App apposita, rilascia tutte le informazioni sulla fabbrica e il luogo di produzione, ma anche sull’origine del singolo ingrediente nel caso di prodotti alimentari, e in generale sulla “storia del prodotto” (perché “Ogni pacco ha una storia”).

La notizia non è totalmente “aliena”, visto che è di pochi giorni fa il “leak” di MIlano Finanza ripreso dal Corsera che vede l’Italia come primo Paese di ingresso europeo di Amazon Fresh, l’e-commerce per i freschi di Amazon (ne avevamo parlato tempo fa in Amazon un caso da studiare). Proprio quello attraverso il quale, secondo il Wall Street Journal, sarà “molto probabilmente” commercializzata la linea Elements.

Naturalmente, come è suo costume, Amzon non conferma. Ma nemmeno smentisce.

Carpenè Malvolti chiude la partnership con Giv e distribuisce in diretta

Dopo un periodo di oltre quindici anni, in cui la vendita dei propri prodotti sul mercato Italia è stata affidata a partner distributivi di assoluto e riconosciuto valore (e in modo particolare negli ultimi cinque al Gruppo Italiano Vini) – si legge in una nota diffusa dall’azienda –  Carpenè Malvolti ha deciso di ricondurre a se stessa anche la gestione delle dinamiche commerciali attraverso una propria rete vendite dei propri vini spumanti e distillati, a presidio sia del canale moderno che di quello tradizionale nonché del duty free.

Si tratta di una scelta voluta dalla famiglia Carpenè e dal management che, in un più ampio quadro di rinnovamento strategico in ambito commerciale e marketing intrapreso ormai da due anni, si assumono anche la responsabilità del presidio distributivo sul mercato nazionale, da sempre riferimento imprescindibile, che oggi rappresenta ben il 45% del fatturato totale.

L’operazione è stata decisa nella convinzione che una strategia sempre più fortemente consumer oriented non possa prescindere dalla gestione diretta di tutte le dinamiche che la guidano, anche a supporto della brand equity.

Un concetto ribadito da Etile Carpenè, che dopo aver espresso soddisfazione per gli anni di collaborazione con il Gruppo Italino Vini ha detto che la decisione è in linea con «una nuova e più generale strategia di sviluppo su tutti i cinquanta mercati in cui l’Azienda da più decenni opera, in coerenza con gli obiettivi di medio-lungo termine che la nostra azienda si è recentemente posta, in coincidenza peraltro sia con il prossimo avvicendamento con la quinta generazione, rappresentata da mia figlia Rosanna, sia con l’ormai prossima importante storica tappa dei 150 anni nella conduzione diretta e continuativa dell’attività d’Impresa».

Super, Clear e Social: nasce l’etichetta di Coralis che dà voce alla qualità

Super, Clear e Social: ecco gli aggettivi della nuova etichetta protagonista del nuovo progetto di Coralis: Etichètto, un nuovo modo, immediato e riconoscibile, di identificare i prodotti che rispondono a criteri che assicurino la salubrità di ciò che mangiamo e che ci permettano di risalire tutta la filiera.

Attenzione, non si tratta di una private label. Al contrario, il progetto nasce in nome di una collaborazione con i produttori e vuole essere un programma etico, uno strumento che renda trasparenti e affidabili (clear label) i prodotti alimentari, mettendo queste prerogative al servizio dei consumatori (social label).

Etichètto, insomma, non sostituisce la marca del produttore, ma la integra (super label), attestandone le qualità, i tracciati ed i percorsi.

Ad oggi i prodotti rientrati nella selezione sono circa un centinaio (35 i produttori), ma l’obiettivo è di giungere a 150 entro settembre.

Ma perché Etichètto?

Eleonora Graffione foto 1«Prima di tutto per enfatizzare la radice della parola etica, all’interno di questo progetto. E poi, etichètto si presta anche a qualche calembour. Infatti – precisa Eleonora Graffione, presidente di Coralis – può anche essere considerato un verbo: io etichetto, cioè io scelgo un prodotto perché è tutto quello che dice di essere. In questo modo il cliente torna ad essere protagonista dei suoi acquisti, un protagonista cosciente e libero. E poi perché no, io etichetto potrebbe trasformarsi in un noi etichetto, una community culturale del cibo all’interno della quale far nascere dibattiti, iniziative, nuove idee…».

Quali prodotti potranno essere etichettati?

«I parametri di selezione sono semplici- spiega il presidente– ma tassativi. Perché un prodotto possa rientrare nel progetto Etichètto, deve infatti essere:

  • Trasparente
  • Italiano
  • No OGM
  • Controllato
  • Privo di ingredienti nocivi
  • Dotato di filiera certa

Una volta introdotti a scaffale i prodotti Etichètto non si rischierà di emarginare agli occhi del consumatore quelli esclusi, perché non rispondenti a tutti i sei criteri?

«Ammetto che non sarà automatico spiegare il progetto ai clienti, servirà puntare su una comunicazione efficace – precisa Graffione – ma ritengo che sarà un modo per enfatizzare il valore della Scelta, con la “S” maiuscola».

Quale sarà il posizionamento di prezzo?

«Sarà deciso di comune accordo con i produttori, ma sarà comunque un posizionamento ragionevole, anche perché la sfida di Etichètto è proprio quella di conciliare alta qualità del prodotto con prezzi accessibili». (C.I.)

 

CRAI punta sul format, sulla multicanalità e sul rapporto con la clientela

Con un fatturato della rete totale pari a circa 4 mld e 850 milioni (pari a un incremento del 24% sull’anno precedente e corrispondente a un netto raddoppio rispetto al 2008) e un energico sviluppo della rete (+323 pdv nel settore alimentare) Crai si conferma anche per quest’anno leader qualitativo del mercato di vicinato, in un’ottica di relazione quotidiana e di familiarità con la propria clientela. Non basta: procede a gonfie vele anche il canale drug, che grazie all’apertura di 270 nuovi negozi, oggi può contare su una rete capillare di oltre 3.000 pdv.

“La soddisfazione cresce – dichiara Marco Bordoli, Amministratore Delegato CRAI Secom – se si considera l’attuale situazione economica con trend ancora negativo. Per fronteggiare la crisi dei consumi e attrarre sia nuovi operatori commerciali, sia nuovi clienti, abbiamo attuato alcune azioni per noi determinanti ai fini del successo: nuovo posizionamento strategico della marca “Nel cuore dell’Italia”, nuovo format per i punti vendita; forte spinta alla marca privata con attenzione alla gamma di prodotti di qualità; potenziamento della rete multicanale sul territorio e nuovo assetto organizzativo della centrale. Inoltre, al comparto food si aggiunge la forte presenza anche nel settore Drug, con oltre 1000 negozi in Italia. Oggi – continua Bordoli – siamo tra i principali leader nella formula distributiva multicanale.”

Progetti per il 2015
In un’ottica di sviluppo, crescita e miglioramento, Crai ha stabilito alcune priorità per l’anno in corso. Innanzitutto partendo dal presupposto che il cliente debba stare sempre al centro. Ma cosa vuole esattamente il consumatore? I dati emersi da una recente customer satisfaction, realizzata su un panel di 7300 clienti, rivelano che sul podio dei desideri di chi acquista non vengono messi sconti e promozioni (stabili al quarto posto) ma gentilezza, pulizia, servizio e facilità nel fare la spesa.

Ed è con queste aspirazioni che si deve fare i conti, proponendo iniziative, attività e soluzioni in grado di essere apprezzate e di incrementare la fedeltà all’insegna. Altro elemento strategico in grado di valorizzare le performances del Gruppo è quello di lavorare sul format del negozio. L’obiettivo, con Progetto Format, è quello di uniformare i punti vendita dell’insegna in modo da fornire un format comune e da offrire ai clienti una medesima shopping experience. Partendo dalle metrature più piccole – sotto i 100 mq – fino ad arrivare a quelle più grandi (oltre i 1000 mq). Uniformare quindi i punti focali del negozio, i display, il visual merchandising, le griglie assortimentali, la gestione della comunicazione in-store, le divise, i ruoli strategici dei reparti, la sequenza merceologica, fino ad arrivare al risparmio energetico. Ad oggi sono venti i negozi test, monitorati sulla base di alcuni parametri prestabiliti (come scontrino e margini) e pronti ad essere confrontati con il modello antecedente.

E in questa vision “store centrica”, si innesta il terzo driver di successo: la formazione. Per questo il Gruppo continua anche ad attivarsi con impegno sulle nuove generazioni di imprenditori. Per il 2015 il calendario della proposta formativa prevede:

  • Commercial & marketing retail
  • Il banco ortofrutta
  • Leadership e organizzazione del lavoro
  • La redditività
  • Comunicazione efficace
  • Operatività di punto vendita
  • Giovani Crai “Lo sviluppo della leadership”
  • La gestione del rischio di credito
  • Conoscenza dei vini e valore aggiunto indiretto
  • Il banco SAFO
  • Pane e Pasticceria
  • La gestione delle risorse umane
  • Monitoraggio nuove aperture

Ed eccoci al quarto asset: focalizzarsi sui localismi, un impegno ben sintetizzato dal pay off “Nel cuore dell’Italia” teso a sottolineare il legame con il territorio. E in questa direzione si muove pure il concept “A due passi da qui”, che ha lo scopo di valorizzare i prodotti e le eccellenze locali, dando così la giusta riconoscibilità al territorio, ai piccoli produttori, all’eccellenza italiana. Infine i prodotti a marchio: oggi rappresentano il 19,28% della quota di mercato e registrano un + 1% sul 2013; per questo costituiscono un tavolo di lavoro promettente su cui l’insegna si ripropone di crescere ancora, per superare la soglia del 20%. (C.I.)

Cooperativa Etruria (Simply): bilancio 2014 in crescita a 200 milioni di euro

Bilancio 2014 positivo per Cooperativa Etruria, master franchisee di Simply Italia: il fatturato si assesta oltre 200 milioni di euro. I ricavi da vendite e prestazioni consegnano ai soci una gestione economica in salute, con un trend positivo e un fatturato verso soci e clienti che cresce di 8 milioni di euro, grazie all’incremento ottenuto in tutti i settori merceologici, a eccezione del settore carni che continua a subire la particolare crisi dei consumi che si ripete ormai da anni a livello nazionale.

Utili a 1,9 milioni di euro, che l’assemblea dei soci ha deciso di distribuire agli associati sotto forma di ristorni.

Con il 54% delle vendite l’area senese, grossetana e aretina mantiene la prima posizione per ricavi, seguita dal nord della Toscana, con il 29% e dall’area che raggruppa Umbria, Alto Lazio e Abruzzo, con una percentuale del 17%. Il patrimonio netto supera i 33 milioni di euro e copre il 60% del capitale immobilizzato della Cooperativa, che conta su una rete di 294 supermercati a insegna Simply distribuiti su tutta l’Italia centrale su circa 90 mila mq di superfici totali di vendita; più di 3.000 addetti tra rete diretta e punti vendita associati e quasi 500 dipendenti tra Cooperativa Etruria e società del Gruppo.

La cooperativa Etruria opera con quattro insegne: Simply Store, Simply Market, Punto Simply e La Bottega. I negozi a insegna sono 294, di cui 7 Simply Store, 37 Simply Market, 110 Punto Simply e 140 punti vendita La Bottega. La maggior parte dei supermercati si concentra in Toscana (205 punti vendita), seguita da Umbria (57); Lazio (25); Liguria (4), Abruzzo (2) e Emilia Romagna (1). Al centro di distruzione alimentare, che ha sede a Badesse (Siena), fanno riferimento molti altri negozi tradizionali per il rifornimento quotidiano.

Graziano Costantini, direttore generale Cooperativa Etruria
Graziano Costantini, direttore generale Cooperativa Etruria

«Di fronte a uno scenario difficile –  ha commentato Graziano Costantini, direttore generale della Cooperativa Etruria – segnato da una crisi, iniziata ormai sette anni fa, ci siamo adoperati per continuare ad adottare politiche commerciali a sostegno dei nostri soci. Il 2014 è stato l’anno in cui abbiamo proseguito il piano di crescita, rafforzando il nostro volto di azienda sostenibile, attenta all’eccellenza dei territori, alla qualità dei prodotti e orientata verso uno stile di vita sano. Per il futuro il nostro impegno sarà quello di continuare a essere vicini ai territori e di migliorare la qualità della vita delle comunità in cui operiamo».

 

Export alimentare: anche la gdo si muove e Coop comincia dalla Cina

Per decenni si è detto che la Gdo italiana avrebbe dovuto espandersi all’estero, ma che le imprese non avevan o una dimensione tale da fare il grande salto e confrontarsi con i big internazionali. Poi sono arrivati loro in Italia.

Qualcuno se n’è andato, altri stanno medicando le  ferite. Altri arriveranno. Oggi però nel 2015, se rimane la difficoltà di piantare bandiere all’estero, tra le opportunità dell’e-commerce e l’interesse che in quasi tutti i paesi del mondo viene riservato al cibo italiano, le cose sono un po’ cambiate. Lo ha sottolineato recentemente a Fruit Innovation con forza il presidente dell’Ice Riccardo Monti: «Dall’estero vi è una domanda gigantesca per i prodotti della filiera agroalimentare italiana. Noi oggi siamo leader riconosciuti nella qualità, dobbiamo diventarlo nella quantità».

Maurizio Martina (Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con delega ad  Expo Milano 2015), Carlo Calenda (Vice Ministro dello Sviluppo Economico) e Riccardo Monti (Presidente dell’ICE – Istituto per il Commercio Estero).
Maurizio Martina (Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con delega ad Expo Milano 2015), Carlo Calenda (Vice Ministro dello Sviluppo Economico) e Riccardo Monti (Presidente dell’ICE – Istituto per il Commercio Estero).

È l’obiettivo dei 50 miliardi di fatturato all’export per il 2020, dai 33 miliardi attuali,  che si è dato il Governo. «Un obiettivo alla portata – ha  affermato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – che può contare anche su un logo unico dell’agroalimentare made in Italy”, presentato ieri a Expo. Il segno unico è rappresentato da una bandiera italiana con tre onde che richiamano il concetto di crescita e di sviluppo e dalla scritta The Extraordinary Italian Taste. Il piano seleziona tre fasce: i mercati consolidati, gli emergenti e i nuovi. E proprio a giugno partirà la prima campagna rivolta a Stati Uniti e Canada per un investimento di 30 milioni di euro sui 150 milioni complessivamente previsti.

“Da oggi l’agroalimentare italiano – ha spiegato il Ministro Maurizio Martina – sarà più forte e più riconoscibile sui mercati internazionali. Finalmente abbiamo un segno distintivo unico che aiuterà consumatori e operatori a identificare subito le attività di promozione dei nostri prodotti. Partiamo da Expo Milano 2015 per sfruttare questa straordinaria occasione di visibilità e proseguiremo con le azioni previste dal nostro piano di internazionalizzazione sui mercati strategici. Nei prossimi tre anni investiremo oltre 70 milioni di euro per la promozione, imparando a fare squadra e a non disperdere in mille rivoli le risorse. Con il segno unico distintivo vogliamo fare un’operazione di riconoscibilità, creare un filo conduttore che leghi tutte le attività di promozione del vero prodotto italiano sullo scenario internazionale. Il nostro obiettivo è essere al fianco delle imprese che in questi anni hanno messo in campo energie, capacità di fare, passione, aziende che hanno consentito all’Italia di registrare una crescita del 70% dell’export agroalimentare negli ultimi 10 anni. Abbiamo chiuso il 2014 con 34,4 miliardi di euro, nel primo trimestre del 2015 siamo a oltre 8,7 miliardi di euro e il nostro obiettivo è arrivare a 36 miliardi a fine anno. Anche sfruttando bene l’Esposizione Universale di Milano possiamo farcela e puntare all’obiettivo di quota 50 miliardi di export nel 2020”.

Anche la Gdo può fare la sua parte. Infatti qualcosa si sta muovendo, proprio nella direzione di utilizzare le tante ricchezze dei giacimenti agroalimentari italiani per sviluppare business all’estero. Non sono mancati esempi in passato, tanto che Crai è presente in Svizzera e a Malta con 160 punti vendita. Le modalità sono diverse, ma i due maggiori gruppi italiani, Coop e Conad, si sono finalmente mossi.

La Cooperativa di dettaglianti è approdata in Cina a febbraio con una formula mista che prevede per ora cinque punti vendita e una rete di vending machine con un’ampia selezione di prodotti acquistabili anche via internet.

Appena partito è invece il progetto di Coop Italia che ha creato una specifica società – Coop Italian food – per sviluppare contatti con retailer internazionali o distributori di prodotti italiani all’estero,  ai quali proporre i prodotti a marchio e quelli delle piccole aziende fornitrici, come afferma il presidente di Coop nell’intervista.

Il primo episodio di questa nuova avventura è in Cina: è stata costituita, secondo quanto risulta a inStoremag, ItalMenu, società con sede a Hong Kong la cui attività è importare e distribuire i prodotti a marchio Coop di importazione e distribuzione nei canali retail e horeca. Con Ice sono previste tre settimane di iniziative promozionali tra giugno e luglio in 40 punti vendita della catena ParknShop, che fa capo al gruppo Hutchison Whampoa.

In Francia una legge contro lo spreco alimentare nel retail

La grande distribuzione dovrà adoperarsi per evitare lo spreco alimentare (da 20 ai 30 chili all’anno per ciascun cittadino) attraverso donazioni oppure destinando l’invenduto all’alimentazione animale o ad usi agricoli come composto o, ancora, per il recupero di energia. Le medie e grandi superfici a partire dai 400 metri quadrati saranno obbligate a sottoscrivere accordi con una associazione caritatevole allo scopo di facilitare il recupero e la distribuzione di cibo. È quanto stabilisce un voto unanime dell’Assemblea nazionale a tre emendamenti alla legge sulla transizione energetica votata qualche giorno fa.

«Molto bene proibire – ha commentato Michel-Edouard Leclerc, capo dell’omonimo gruppo – ma bisogna organizzare il sistema di raccolta». In particolare Leclerc raccomanda un piano per aiutare le associazioni a dotarsi di frigoriferi e camion per il trasporto e la conservazione del cibo donato. In Italia nulla di tutto ciò, nonostante, secondo alcune stime lo spreco alimentare raggiunga i 76 chili a persona, per un valore di 8 miliardi di euro, secondo Last Minute Market.

«Si tratta di una misura di buon senso – annota il presidente di Qui Foundation Gregorio Fogliani – rispettosa dell’ambiente e dei principi di sussidiarietà, finalmente orientata a combattere alla radice lo spreco. Ad oggi, in Italia, donare l’invenduto è quasi una lodevole eccezione che spaventava non poco gli esercenti e le Onlus per le possibili conseguenze legali. La legge approvata in Francia crea un precedente positivo. Viene finalmente riconosciuto il principio opposto, secondo cui non sprecare è il primo dovere di tutti, e le conseguenze legali saranno semmai nei confronti di chi non lo fa. Questa è una legislazione lungimirante. Qui Foundation, da sola, è riuscita a recuperare 200mila pasti nel 2014, e questi si vanno a sommare ai 500mila recuperati e donati negli scorsi anni. Non possiamo che augurarci di vedere tale norma presto introdotta anche nel nostro Paese».

La ripresa c’è: anche i panieri anti crisi di Nielsen rallentano

La domanda che gli uomini d’impresa si pongono, alla ricerca di una lettura degli andamenti futuri della propria attività, è se la ripresa ci sia, sia solida, oppure sia ancora in una zona rossa.

L’odierno intervento del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco sulle “Considerazioni finali” conferma che i miglioramenti dell’economia, anche se la crisi greca è sempre pronta a riattizzare tensioni e rischi di contagio. La notizia, sembra questa volta in via definitiva, è che “il 90% circa del bonus fiscale sarebbe stato speso e che, nei primi mesi del 2015, la quota delle famiglie che segnala di arrivare con difficoltà alla fine del mese si sarebbe lievemente ridotta rispetto a un anno prima”. Altro segnale positivo: ”nella media dell’anno scorso la spesa per consumi delle famiglie è aumentata per la prima volta dal 2010, ma rimane inferiore ai livelli del 2007 di circa l’8%”.

Insomma in prospettiva Bankitalia si attende un consolidamento della ripresa.

Più pragmaticamente e da un punto di vista di attenzione alle spese quotidiane, la rilevazione dei sei panieri del largo consumo elaborati da Nielsen, conferma questa evoluzione positiva.

In particolare l’andamento dei panieri che, nei periodi finanziariamente più difficili, salvavano il portafoglio dei consumatori dal collasso, a marzo mostra un significativo rallentament. Si tratta dei panieri Chef a casa, composto da materie prime e semilavorati per la cucina casalinga, e Basici, quest’ultimo composto da Ingredienti per la preparazione di primi piatti e Prodotti per la colazione.panieri nielsen marzo 2015

“Se Chef a casa continua a tenere un segno positivo – afferma Nielsen – sebbene non cresca più ai tassi degli anni passati, il paniere dei Basici risulta più in sofferenza, con un sotto paniere dei Primi piatti ancora in crescita e un sotto paniere Prima Colazione negativo sia a valore che a volume.  In particolare l’andamento del paniere Prima Colazione, e in generale la tendenza di tutti i restanti, ci lascia ben sperare di essere finalmente giunti ad un giro di boa: i numeri del primo trimestre di quest’anno ci dicono che i consumatori si stanno spostando su panieri più a valore aggiunto, che quindi comportano una maggiore spesa e che alcune abitudini si stanno di nuovo modificando, come quella della colazione a casa. Bisognerà sicuramente attendere il consolidarsi di queste tendenze prima di trarre la tanto sperata conclusione, di essere finalmente di fronte a un periodo di crescita e di ripresa dei consumi”.

Per quanto riguarda gli altri panieri considerati da Nielsen, sono tutti in crescita a marzo, tranne i fori pasto/gratificazione (forse non ce n’è più così bisogno?). Significativo l’incremento dei sottopanieri Secondi pronti (+17,7% a volume e +14,5% a valore) e l’area salutistica con +29,7% a volume e +27,2% a valore.

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