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Logistica ed e-commerce, a che punto siamo in Italia

Logistica ed e-commerce sono intimamente legati. Tanto il secondo è destinato a trainare il settore della logistica (già oggi in Italia le imprese operanti nella logistica conto terzi un fatturato di 77 miliardi di euro), quanto la prima è spesso il vero tallone d’Achille del commercio online, non solo nel nostro Paese.

Anzi è il fattore critico di successo su cui si stanno misurando non solo i colossi dell’e-commerce, ma anche i retailer che accanto ai negozi fisici sviluppano un’attività di e-commerce. Tempi di consegna sempre più brevi, tipologie di consegna personalizzate e servizi ancora in fasedi sviluppo come il “predictive shipping” e la consegna tramite droni sono il terreno sul quale si misura la relazione con il consumatore e il successo delle vendite (il tempo di consegna rapido è una delle maggiori richieste degli acquirenti online).

idealo, il portale di comparazione prezzi leader in Germania con una presenza consolidata in Europa, ha provato ad analizzare le soluzioni logistiche più diffuse nel settore e-commerce in Italia sulla base di un censimento effettuato su 50 negozi partner con le migliori performance sulla piattaforma di comparazione italiana.

Quali sono gli operatori logistici più diffusi in Italia? Quali sono i servizi aggiuntivi offerti dagli shop in materia di spedizione e consegna? Quali e quante soluzioni alternative vengono comunemente offerte agli e-shopper italiani? Queste alcune delle domande cui risponde lo studio di idealo.

Tra i servizi di spedizioni disponibili in Italia, una delle scelte preferite degli operatori e-commerce è l’azienda BRT S.p.a., nota anche come Bartolini. Il 62% dei negozi online presi in esame nello studio ha scelto il corriere espresso italiano per le consegne sul territorio italiano. Il 26% dei siti e-commerce si affida completamente a Bartolini per le spedizioni – è il caso di importanti marketplaces come Redcoon e Pixmania. Altri servizi frequentemente adoperati dai merchant italiani sono TNT e UPS.

Scelta del corriere – Nessuno shop tra quelli esaminati, tuttavia, offre agli utenti la possibilità di scegliere l’operatore tramite cui farsi recapitare la merce. Data la diversificazione dei servizi offerti, il consumatore dovrebbe avere maggior voce in capitolo nella scelta dello spedizioniere di fiducia e delle relative offerte logistiche.

corrieri utilizzati

Unica possibilità di scelta è la consegna tramite corriere espresso per ricevere velocemente la merce acquistata: oltre il 70% degli shop online indagati offre questo servizio.

consegna express

Tempi di consegna – Ma sui tempi di consegna c’è ancora poca disponibilità a effettuarla nello stesso giorno, anche se è il tema centrale su cui si discute nel mondo dell’e-commerce, solo tre dei 50 negozi online presi in esame – tutti appartenenti al gruppo Banzai – offrono questa modalità di spedizione.

same delivery

Consegna alternativa – Un altro elemento critico evidenziato dallo studio di ideolo riguarda la possibilità di consegna a un indirizzo alternativo (ufficio, familiare, punto di ritiro): solo Bartolini o TNT danno questa opzione, ma occorre notare che l’espansione sul territorio italiano entro il 2015 della rete di lockers e altre postazioni automatiche presso cui ritirare la merce senza alcun vincolo è destinata ad accrescere ulteriormente il potenziale dell’e-business in Italia.

Servizi a valore aggiunto – Sono relativamente numerosi gli e-commerce che offrono servizi a valore aggiunto in materia di consegne e spedizioni, come ad esempio la consegna al piano, la consegna serale, al weekend, su appuntamento e con spedizioni multiple – circa il 36% degli shop esaminati offre una delle precedenti opzioni. Quelli più diffusi (li propone il 22% del campione) sono la consegna al piano e quella su appuntamento. Solo 4 mechant su 50 consegnano nel week end.

Click and Collect – Uno dei trend più interessanti riguarda il ritiro presso un punto vendita fisico, una filiale del negozio online o un punto di ritiro (Pick-Up Point). In questo modo, i merchant hanno la possibilità di combinare i vantaggi dell‘e-commerce con quelli derivanti da un contatto diretto con i clienti tipico della vendita al dettaglio. Un impulso decisivo in questo senso è la strategia del Click & Collect – l’acquisto online collegato al ritiro presso l’esercizio commerciale del venditore. A seconda del modello di business, la merce viene predisposta in loco per il ritiro o consegnata presso una filiale attraverso un normale servizio di spedizione. Si tratta inoltre di uno degli esempi principali di omnicanalità.

click_and_collect_it

Il 42% dei negozi online presi in esame offre l’opzione pick-up come metodo di consegna alternativo. Il vantaggio per l’acquirente è rappresentato di solito da una tempistica di evasione dell’ordine più breve e dal risparmio sui costi di spedizione. I ‘locker’ risultano invece ancora scarsamente implementati.

La sfida della consegna green – Tra le aziende leader nel settore della logistica si moltiplicano le iniziative volte a ridurre le emissioni di CO2 all’interno della supply chain. Alcune delle iniziative più note sul tema “Carbon Neutrality” sono i programmi di spedizione eco-friendly promossi da DHL (‘GoGreen‘), UPS (‘UPS Carbon Neutral‘), o Hermes (‘We Do!’). Sorprende, invece, che nessuno tra i negozi online considerati nello studio abbia fatto proprio il tema dell’ambiente e della sostenibilità: nessun riferimento ad eventuali opzioni green in materia di trasporti e al rispetto per l’ambiente nella cultura delle vendite online in Italia.

Nel futuro maggiore flessibilità – Rivenditori online e spedizionieri sono destinati a lavorare sempre più a stretto contatto per sviluppare opzioni di spedizione sempre più comode e allettanti per gli e-shopper. La scelta del partner logistico diventa così di cruciale importanza per posizionarsi nel mercato online con una proposta veloce, flessibile e personalizzata.Attualmente, il settore e-commerce risulta nel complesso ancora poco innovativo in materia di consegna e spedizione. Gli operatori di logistica, invece, sono già in grado di offrire servizi innovativi per rendere l’invio e la ricezione delle merci più semplici e flessibili. I merchant che intendono restare competitivi sul mercato digitale e attrarre nuovi clienti dovrebbero essere aperti alle nuove tendenze. Sarà allora di cruciale importanza:

premere sull’acceleratore per la consegna in giornata;
generalizzare la consegna su appuntamento;
sviluppare l’offerta del ritiro presso ‘locker’ e distributori automatici;
rendere la consegna espressa la modalità di consegna di default.

Infine, se già i maggiori operatori della logistica offrono metodi di trasporto a zero emissioni, lo sviluppo di opzioni di consegna e di imballaggio a ridotto impatto ambientale dovrebbe essere parte integrante dell’e-commerce del futuro.

L’E-commerce degli italiani: fermi ai viaggi, solo l’8% comprerebbe alimentari

La Global Survey di Nielsen fotografa la propensione all’e-commerce degli italiani (e di altri 60 Paesi) rilevando affinità e (soprattutto) differenze con le punte più avanzate.

Come ai tempi pionieristici delle compagnie low-cost dunque, nel nostro Paese chi fa e-commerce pensa soprattutto al biglietto aereo, scelto dal 42% della popolazione. Solo l’8% è favorevole a comperare prodotti alimentari, vini e liquori sul web (in linea in realtà con la media europea fatta eccezione per l’Inghilterra, dove è il 26% che predilige l’online per i prodotti alimentari).

Anche l’abbigliamento nella patria dello stile fatica ad affermarsi: se a livello globale vestiti, accessori e scarpe con il 46% guidano la graduatoria degli acquisti via web, in Italia sono acquistati online solo dal 30%, piazzandosi dietro la prenotazione di alberghi (35%) e i libri cartacei (32%). L’elettronica di consumo è acquistata online dal 24% della popolazione. Il 21% degli italiani compra online gli e-book, e il 17% i prodotti di cosmesi o per l’igiene personale, ricercati però su web dal 19% della popolazione. Per quanto concerne auto e moto accessori, solo l’8% degli intervistati acquista online. in linea con l’Europa con l’eccezione dell’Inghilterra, dove il 19% fa ricerca su internet e il 17% compie l’acquisto online. Tre italiani su 4 preferiscono ricercare di persona giochi e prodotti per l’infanzia.

I social network sono impiegati da un italiano su tre (32%) per tenersi aggiornato sul business in Rete. L’82% acquista da PC (80% dato globale) seguito dal cellulare al 36% (44% globale) e dal tablet al 25% (31% globale).

«In Italia ci sono ancora ampi margini di sviluppo del mercato dell’online soprattutto negli acquisti di alimentari o prodotti per la persona – a detto l’ad di Nielsen Italia Giovanni Fantasia -. È sintomatico il fatto che la maggior parte degli acquisti in Rete venga fatta da PC, a differenza di ciò che avviene in quelle aree con uno sviluppo tecnologico più recente (soprattutto Asia), dove l’acquisto online si espleta in movimento (cellulari e tablet). D’altra parte, anche in Italia si sta affermando una politica di vendita integrata, che vede il web giocare un ruolo complementare al negozio fisico. Occorre accelerare un circolo virtuoso tra punto di vendita e Rete, poiché se da una parte quest’ultima può sostituire il negozio, è anche lo stimolo a visitare il punto vendita».

Comodo e conveniente sì, ma con diffidenza

La ragione principale per cui si ricorre all’online è la comodità, è chiaro. Un motivo citato in media dal 76% degli intervistati globalmente, dal 70% degli europei e dal 75% degli inglesi, ma che in Italia convince solo il 58%, mentre il 42% ancora non si fida a dare le informazioni della carta di credito (media UE 41%). Prima di procedere all’acquisto online il 60% degli italiani legge recensioni del prodotto/servizio.

Altra  motivazione che spinge all’e-commerce sono i prezzi bassi: il 52% pensa sia più conveniente fare acquisti su web che in negozio, e il 50% di potere beneficiare del prezzo migliore. Le spese di spedizione costituiscono però una barriera allo shopping online. Il 36% degli italiani vorrebbe che questa voce venisse eliminata dalle offerte dei vari prodotti. In Europa il valore oscilla tra il 30% della Germania e il 38% della Francia.

Il marketing diretto è una leva importante utilizzata nel commercio online: il 42% del campione accoglie favorevolmente le e-mail del retailer e il 38% ne chiede l’iscrizione per tenersi aggiornato. Le App sono usate per pianificare la spesa (dal 32%) ma solo il 21% gestisce la spesa nel negozio con un tool online. Il 27% pensa che i siti dei retailer non siano di immediato utilizzo.

Promo, vicinanza e rapporto umano spingono in negozio

Ma cosa spinge oggi il consumatore ad entrare in negozio? Le novità di prodotto sono approcciate grazie alle promozioni (53%) o ad uno sconto tramite coupon (35%), ma anche per provare qualcosa di nuovo (41%) o un gusto nuovo (32%). Il campione gratuito nel negozio funziona solo per il 17% dei consumatori, mentre il display scende al 13%. Per il 24% è attirato ancora dalle formule pubblicitarie classiche (giornali, tv, outdoor), il 18% da un packaging rinnovato.

La leva prezzo spinge il 61% degli italiani a visitare un nuovo punto vendita (media UE 70%, global 68%). Anche se le promozioni speciali attirano nuovi acquirenti (47%), il 55% dei consumatori sceglie il negozio/supermercato in funzione della comodità (vicinanza). La qualità del prodotto motiva il 41% degli acquirenti, mentre il 31% è sensibile all’assortimento dell’offerta. Il 35% sottolinea che il punto vendita deve essere ordinato e pulito mentre il 22% sottolinea l’importanza della presenza di uno staff professionale nel momento dell’acquisto.

L’indagine “Nielsen Global Marketing Effectiveness in the retailer landscape and the impact of e-commerce” è stata eseguita su un campione di 30.000 individui in 60 Paesi.

Supermercato24 fa e-commerce puntando sulla consegna veloce

Supermercato24 è una start up veronese nata nel settembre 2014 che consente di fare la spesa online in un supermercato a scelta e averla consegnata a casa entro un’ora o in giornata. Una sorta di e-commerce per conto terzi, che si avvale di 1200 fattorini ad oggi attivati su 58 province italiane del Centro-Nord (Roma compresa). L’e-commerce nel grocery, lo sappiamo, in Italia non ha mai decollato. Qual è dunque il senso del progetto? Ne abbiamo parlato con il fondatore e AD Enrico Pandian, 35 anni e alle spalle una serie di iniziative online create fin da quando era ragazzo.

Enrico Pandian

“Siamo partiti lo scorso settembre su Verona per vedere la reazione della gente, poi ci siamo allargati ad altre province del Veneto e della Lombardia e a gennaio siamo arrivati a Roma. Ci siamo infilati in un’area di mercato non presidiata: in Italia c’è una sola insegna che fa e-commerce, Esselunga, e qualche sperimentazione. Il nostro modello è stato l’americana Instacart. La nostra forza? La consegna in un’ora”.

Ci spiega come funziona?

Non siamo un supermercato ma una rete logistica che lavora in crowdsourcing. Il cliente va sul sito (non c’è l’app ma è ottimizzato per tablet e smartphone) e trova tutti i supermercati di almeno 600 mq nel raggio di una decina di chilometri. Può scegliere tra 8/15mila prodotti del supermercato che ha scelto, e la consegna a casa in un’ora (la richiede il 25% dei clienti) o in giornata (la vogliono 9 clienti su 10). Grazie a un algoritmo viene contattato il fattorino più vicino al supermercato, che prende l’ordine, fa la spesa e si occupa della consegna. Oggi abbiamo 1200 fattorini che presto arriveranno a 2000, padroncini ma anche privati che iniziano con poche consegne e poi aprono la partita IVA. Il cliente può pagare in contanti e da poco anche con bancomat. La spesa media è infatti ultimamente passata dalle 40 euro iniziali a più di 130, segno che i clienti hanno provato il servizio, si fidano e acquistano di più.

Una sorta di Uber della spesa insomma. Ma cosa ci guadagnate?

Con le insegne abbiamo vari tipi di accordi che vanno dalla comunicazione allo sharing: ogni insegna ragiona secondo le sue logiche. Il nostro obiettivo è garantire al cliente il migliore servizio possibile. Noi prendiamo una percentuale sulla spesa che va dal 5 al 15% mentre al fattorino va la fee di consegna che dipende dal volume e dall’importo della spesa. I prezzi sono indicativi, non possiamo cambiarli in tempo reale ma il cliente può scegliere il supermercato che conosce e sa quali sono i prezzi in quel punto vendita.

Il vostro punto di forza?

La velocità, soprattutto. La gente vede il frigo vuoto e vuole la spesa per cucinare al pasto successivo. Anche le poche insegne che fanno e-commerce consegnano il giorno dopo. I nostri fattorini non hanno un accesso privilegiato in cassa, ma abbiamo i dati dei flussi del punto vendita e sappiamo a che ora arrivare per fare meno coda. Abbiamo poi visto che la provincia, che non è coperta dall’e-commerce, è molto ricettiva. Possiamo consegnare anche nei paesi più sperduti. Non solo. Stiamo iniziando ad ampliare l’offerta con nuove tipologie di prodotto, come il pranzo o la cena. A Verona stiamo testando un accordo con una catena di fast food. E stiamo pensando anche al parafarmaco. Sono i clienti a chiederci quello di cui hanno bisogno, e la nostra idea per il futuro è quella di consegnare qualsiasi tipo di merce, in un’ora.

Non avete paura che le insegne si “svegliano” e inizino a pensare seriamente all’e-commerce?

No, perché non sono strutturate per fare consegne in un’ora, tanto che molti dei nostri clienti ci chiedono di fare la spesa all’Esselunga. Piuttosto abbiamo avuto richieste di operatori che vogliono usarci per le consegne delle loro merci.

Come utilizzate i dati?

Sono il nostro bene più prezioso perché sappiamo che tipo di spesa fa un nostro cliente e dove la fa. In futuro li utilizzeremo per fare proposte mirate e personalizzate sul sito, tra un mese partirà il nuovo sito completamente rinnovato. Ma potremmo anche vendere i dati non aggregati alle insegne ad esempio.

Quali i piani futuri?

Stiamo già lavorando per aprire a Londra entro giugno e partire con il servizio a settembre, anche facendo accordi con situazioni analoghe come Just Eat (consegne a domicilio per ristoranti, ndr) e puntando su due zone: il centro di Londra e la provincia, che ha logiche simili a quella italiana. Poi partiremo a Parigi, perché ce lo chiede uno dei nostri investitori, il fondo francese 360 Capital (supermercato24 ha vinto a gennaio i 360mila dollari della 360by360 competition, ndr). In Italia per ora consolideremo le province che abbiamo. Ma stiamo studiando il Sud, in particolare la Puglia dove vediamo delle potenzialità.

Chi è il vostro cliente tipo?

Per ora professionisti, giovani mamme, anziani, gente che non ha tempo o modo di andare a fare la spesa. Ma nei prossimi 6/9 mesi abbiamo intenzione di allargare la base e il target dei nostri clienti. Per questo se oggi facciamo la gran parte della comunicazione online, in seguito inizieremo ad usare iniziative di marketing “da supermercato”, tipo volantini e cartellonistica

Sainsburys testa le etichette digitali e lancia il click and collect

Creare un sistema più efficiente, alleggerire il personale da un lavoro tedioso e ripetitivo come il cambio dei prezzi, e risparmiare carta: questi i motivi che hanno spinto Sainsburys, una delle quattro principali insegne della Gdo britannica, ad introdurre –  cominciando dal punto vendita di prossimità di Shoreditch, il quartiere Hipsters ad alta concentrazione di start-up hi-tech di Londra – le etichette elettroniche. Una relativa novità per il Regno Unito, quanto meno per quanto riguarda il nuovo tipo che utilizza i-ink e consente di visualizzare ogni tipo di immagine o informazione. In particolare, l’idea di Sainsburys è quella di utilizzare sfondi colorati per sottolineare promozioni o iniziative speciali sul prodotto.

Un modo per stare al passo con i tempi e mostrarsi attivi lato interno e lato cliente, con un’obiettivo: parare le bordate dei due grandi concorrenti tedeschi Lidl e Aldi che stanno sconvolgendo il mercato della grande distribuzione inglese. L’iniziativa più recente di Sainsburys è il lancio del sistema clik and collect che entro fine anno raggiungerà 100 punti vendita. La raccolta è gratis per spese superiori alle 20 sterline e la spesa può essere ordinata fino a 20 giorni prima della consegna, che avviene il giorno seguente l’ordine. L’insegna opera nell’e-commerce da 18 anni con un giro d’affari di un miliardo di sterline (il 5% delle vendite) e copre il 98% del territorio britannico.

Olivier Jonvel ad di Leroy Merlin Italia: nuove aperture e cross canalità

L’inaugurazione del rinnovato punto vendita di Leroy Merlin a Solbiate Arno (Varese) coincide per Olivier Jouvel con il compimento di un anno alla guida dell’azienda. L’amministratore delegato di Leroy Merlin, incontrando la stampa, ha sottolineato che a tre anni dall’ultima apertura in Italia, il nuovo negozio Vision di Varese è la prima tappa di un nuovo programma di sviluppo.

«Il 2014 si è chiuso con un fatturato di 1,4 miliardi di euro in crescita del 5%, pur in un momento obiettivamente difficile.

Il 2015 sarà per noi l’anno del rilancio dello sviluppo. A fine maggio apriremo un nuovo punto vendita a Torre Annunziata e abbiamo messo a punto un piano per l’apertura di una ventina di negozi nei prossimi cinque anni. Ma il 2015 è anche l’anno dell’accelerazione verso la trasformazione cross-canale. Già oggi il 60-70% dei clienti consulta il sito web, dove tutta la gamma è visibile, ma solo 8.000 referenze sono acquistabili online. L’obiettivo è quello di arrivare entro l’anno a 15.000 referenze acquistabili. Nel corso dell’anno stiamo testando la formula del click&collect nei negozi di Roma e Seriate (BG) per lmettere a punto al meglio il servizio.

Ma riguardo all’impegno verso il digital non è tutto. A gennaio è stato attivato il sito per i tablet e quest’anno sarà la volta di una App per migliorare l’esperienza d’acquisto online.

Ma il cambiamento più significativo sarà il progressivo abbandono del volantino tradizionale alla comunicazione digital, in contemporanea con un posizionamento dei prezzi verso la convenienza every day good price per venire incontro alle esigenze del mercato più tradizionale.

Leroy Merlin in Italia

eBay azzera le commissioni nel suo marketplace food

Zero commissioni sul food: con questa mossa, che partirà dal 2 aprile prossimo, eBay.it ha deciso di promuovere l’area del sito dedicata all’enogastronomia “in modo da permettere ai propri venditori di offrire prodotti a prezzi molto più competitivi, soprattutto in vista dell’EXPO”. Vengono annullate insomma le “commissioni sul valore finale” pagate dal venditore professionale sul prezzo del prodotto venduto, pari all’8,7% del prezzo del prodotto. Inoltre i venditori professionali con un negozio premium su eBay non pagheranno le tariffe d’inserzione.
Lo scopo è quello di spingere un’area del sito, quella delle categorie relative ai prodotti enogastronomici, che nel 2014 ha registrato una crescita del 17%, con un valore medio d’acquisto di 31 euro e che si prevede che nel 2015 crescerà ancora, dato che l’e-commerce si sta sempre più affermando tra i canali preferenziali per vendere online anche prodotti enogastronomici e del Made in Italy. È un settore dalla potenzialità immense, che proprio in Italia resta ancora indietro (1% contro il 13% delle vendite online in UK).
Sulla piattaforma italiana di eBay lo scorso anno sono stati venduti 32.792 prodotti nella sottocategoria “Dolci e Biscotti”, 25.733 prodotti in “Pasta e condimenti” e 8.146 prodotti in “Salumi e Formaggi”. In tempo reale, invece, sono oltre 265 mila i prodotti enogastronomici in vendita su eBay.it e ogni 73 secondi si registra un acquisto.

Impegno contro l’Italian sounding
Uno dei problemi più sentiti per quanto riguarda la vendita online dei prodotti alimentari (e non solo) è però quello della contraffazione, flagello del Made in Italy. Per questo lo scorso anno eBay.it, l’AICIG e il Ministero per le Politiche Alimentari, Agricole e Forestali hanno siglato un Memorandum per la protezione dei prodotti DOP e IGP. Numerose le segnalazioni che hanno permesso di rimuovere prodotti non originali o contraffatti.
“Cresce il fatturato interno, l’export e il numero di imprese dell’agroalimentare italiano nel momento stesso in cui è in costante aumento l’attenzione internazionale nei confronti del cibo italiano e della nostra capacità di produrlo in maniera sostenibile e durabile – spiega Maria Letizia Gardoni, Delegato Nazionale Coldiretti Giovani Impresa -. È così che l’Italia diventa un punto di riferimento e un modello economico da imitare; questa tendenza si manifesta però anche con l’ascesa delle falsificazioni e delle speculazioni attorno al nostro bene primario. Per tale motivo è sempre più necessario creare non solo informazione riguardo al tema, ma strumenti che possano permettere al vero made in Italy agroalimentare di raccontarsi e farsi conoscere. Il web è senz’altro il primo di questi e non è un caso che oggi gli imprenditori agricoli investono anche su e-commerce, piattaforme digitali e marketing”.

Logistica ed e-commerce: tracciabilità e ritiro in prossimità i trend del futuro

Netcomm dà in numeri dell’e-commerce in Italia pubblicando un Libro Bianco “Una Nuova Logistica per l’E-commerce. Dal Locker al Drone” e focalizzandosi su un aspetto davvero cruciale, ovvero la logistica. Che sarà in grado nei prossimi tempi di far decollare una modalità di acquisto ormai strettamente legata al commercio tradizionale del punto vendita.
Nel corso del 2014 il commercio elettronico ha movimentato 9,5 milioni di pacchi al mese (+16% rispetto al 2013). A differenza di molti Paesi europei dove ormai la consegna nel punto fisico è assai diffusa, in Italia ancora l’84% dei beni fisici è consegnato a casa, mentre il 7,4% è ritirato nel luogo di lavoro.

Ciò crea ritardi per mancate consegne e inconvenienti vari. Perché in fondo chi fa e-commerce è gente che lavora e non è mai a casa. E spesso trova molto più semplice ritirare il pacco atteso per strada, magari davanti a un supermercato o a una stazione di servizio (“posti d’elezione” per i locker TNT). “Diversi fattori suggeriscono che in futuro le modalità di ritiro avranno un peso decisamente maggiore rispetto all’attuale – dice Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. Innanzitutto, il maggior utilizzo dei servizi di consegna è legato all’attuale offerta dei merchant, ad oggi principalmente costruita attorno al recapito a domicilio. I merchant dal canto loro offrono un insieme di modalità di delivery e di servizi a valore aggiunto contenuto a causa della limitatezza dei servizi a loro proposti dagli operatori logistici, ancora troppo legati al sistema B2B e ai canali tradizionali. Inoltre, un elemento a favore dello sviluppo dei punti di ritiro è la propensione degli acquirenti italiani verso la modalità di pagamento in contanti o comunque alla consegna, in particolare in quella fascia di acquirenti online meno a loro agio con i sistemi di pagamento elettronico. I servizi aggiuntivi alla consegna che i consumatori considerano più interessanti sono poi proprio quelli che permettono di ridurre i disagi insiti nella consegna a domicilio”.

Insomma è la logistica l’elemento cruciale per l’ulteriore diffusione dell’e-commerce nel Paese. “La consegna è l’elemento che maggiormente incide sulla soddisfazione complessiva dell’e-shopper, seguita dalla facilità di individuazione e di acquisto del prodotto e dalla chiarezza delle condizioni di vendita e di consegna offerte dal merchant in fase di acquisto – spiega Liscia -. Inoltre, nonostante gli acquirenti italiani siano mediamente soddisfatti degli attuali servizi logistici offerti dai merchant, diversi elementi mostrano come ci siano interessanti aree di evoluzione”.

 

Cosa vuole l’e-consumatore

Al di là della battuta di Giacomo Fusina di Human Highway che ha effettuato una ricerca proprio sui desiderata degli acquirenti digitali ovvero che il cliente vuole “tutto, subito e gratis”, sicuramente in futuro a fare la differenza saranno i servizi a valore aggiunto come la consegna al sabato o serale, l’avviso della consegna 30 o anche 15 minuti prima e, soprattutto, la possibilità di rispondere all’avviso ed eventualmente riprogrammare l’orario o il punto di consegna o la consegna entro 90 minuti dall’ordine. Tra le innovazioni più futuribili c’è la consegna direttamente nel bagagliaio dell’auto tramite comando da remoto: per ora l’ha testata Volvo.

Ma forse la soluzione è evitare la consegna a casa (che comporta anche notevoli costi per l’operatore logistico) e optare per il ritiro in prossimità, ovvero in negozio, in un pick up point o in un locker.

Possiamo dire che l’e-commerce è evoluto da una prima fase “pura” (acquisto e pagamento su web e consegna a casa) a una fase avanzata ibrida e multicanale. “Oggi, nell’era degli acquisti online di massa, le esigenze degli acquirenti sono più diversificate di una volta e i servizi di consegna a domicilio non sono ancora adeguatamente attrezzati a rispondervi – dice Liscia -. Il miglioramento della logistica potrà avere un significativo impatto positivo anche sulla crescita e sulla nuova occupazione. I progressi che avverranno nella logistica porteranno benefici a tutti gli attori coinvolti nelle attività del commercio elettronico, dai consumatori ai merchant e agli stessi operatori logistici”

Oltre ai driver di sviluppo di natura business, l’evoluzione del sistema logistico richiederà un adeguamento dell’attuale quadro normativo e fiscale che disciplina le attività logistiche. Lo scenario di riferimento risulta infatti complesso ed articolato, non in grado in alcuni casi di disciplinare in maniera efficace ed efficiente la filiera logistica dell’e-commerce. Il Libro Bianco di Netcomm ha individuato diversi ambiti normativi e fiscali sui quali si auspica che il legislatore e le istituzioni di riferimento possano prontamente intervenire, quali la normativa in tema di RAEE e le procedure fiscali per la gestione delle transazioni cross-border.

 

Il grocery sta per arrivare?

Con un solo operatore attivo e una quota di e-commerce che non supera l’ì1% l’e-commerce del grocery è ancora marginale, a differenza di altri Paesi europei. La sensazione, unita a una maggiore dimestichezza degli italiani al commercio online e al successo dei siti food, è che tutto ciò potrebbe a breve cambiare. “Alcuni player si stanno attivando, assistiamo ad iniziative sperimentali che stanno crescendo, ma deve essere un investimento serio, se no l’esperienza ci dice che non funzionerà – dice Riccardo Mangiaracina del Politecnico di Milano -. Sta andando bene il food and wine enogastronomico. Ma è facile pensare che nel campo dei freschi arriveranno presto in Italia le grandi Dot-Com (come Amazon Fresh) mentre cresce il numero di start-up del mondo alimentare”. Nuovi player che cercano di farsi strada approfittando del “vuoto”.

Anna Muzio

 

Comodo l’e-commerce a Natale! Ma un ordine su tre in UK non è arrivato secondo JDA

Aumentano le persone che si rivolgono all’e-commerce, specie in periodi di grande affanno come le feste di fine anno, e parallelamente aumentano le difficoltà dei retailer per soddisfare senza problemi le richieste della clientela online. È ciò che rivela una ricerca svolta per conto di JDA, azienda che fornisce soluzioni per il retail su un mercato assai più maturo del nostro come quello britannico in cui quasi la metà (47%) dei consumatori hanno fatto almeno la metà degli acquisti natalizi online. Durante il periodo natalizio 2014 infatti, rivela la ricerca, il 31% degli inglesi che hanno scelto l’e-commerce ha avuto problemi con il suo ordine: il 49% ha mancato la consegna, mentre il 45% non ha mai ricevuto il pacco o l’ha ricevuto in ritardo. Era andata meglio ne 2013, quando solo un cliente su cinque aveva segnalato disservizi.

L’ascesa del click and collect

Il 39% dei consumatori, più accorto, ha optato per il ritiro in negozio citando due motivazioni: l’assenza di spese di spedizione (per il 61%) e la maggiore convenienza (53%). Un’esperienza generalmente soddisfacente tanto che il 34% ha detto che la utilizzerà anche il prossimo Natale. E un quarto ha dichiarato di avere privilegiato proprio i retailer che offrivano questo servizio rispetto a quelli che non davano la possibilità d ritirare l’ordine in negozio. Anche qui però ci sono delle lamentele che riguardano le lunghe attese in negozio per carenza di personale, l’assenza di un’area appositamente dedicata al ritiro e il troppo tempo impiegato dagli addetti per recuperare in negozio i prodotti ordinati online.

L’e-shopper è impaziente…

“La crescita dell’e-commerce nel Regno Unito non mostra di voler rallentare. Parallelamente, le aspettative dei clienti riguardo al servizio non sono mai stata così alte, tanto che il cliente è pronto ad acquistare altrove (altro sito o negozio fisico) nel momento in cui le sue richieste non sono soddisfatte. E questo pone una grande pressione sui retailer, in particolare durante il periodo natalizio quando la domanda si impenna” chiosa Jason Shorrock, retail strategy director di JDA.

Negozi digitali nei supermercati Sainsbury

Rendering di un negozio Argos: entro l'estate Sainsbury ne ospiterà dieci.

Dieci negozi dell’insegna Argos, tra le prime a ripensare il format in senso digitale per la sua gamma di prodotti non-food (dalla casa all’abbigliamento, dai giocattoli all’elettronica) apriranno entro l’estate all’interno di altrettanti punti vendita della catene di supermercati britannica Sainsbury, la seconda del Paese. Un modo per contrastare il calo di vendite che sta colpendo duramente le GDO inglese, complice il successo di Asdi e Lidl, hard discount che hanno incominciato a puntare su una qualità sempre più alta. Dopo le promozioni di inizio anno (vd GDO UK: è già iniziata la guerra dei prezzi 2015) l’insegna sembra puntare sulla diversificazione dell’offerta per attirare più clienti instore. Il che significa 20mila articoli non food in più che i clienti possono o acquistare direttamente nel negozio (che avrà una superficie variabile tra i 90  e i 450 mq) tramite tablet, o preordinare online e ritirare nel punto vendita. Altri 40mila articoli possono essere ordinati sempre via tablet nello store e consegnati a domicilio. Secondo Mike Coupe, Chief Executive di Sainsbury: “Questi 10 negozi Argos completeranno l’offerta del nostro supermercato dando ai clienti l’opportunità di acquistare una vasta gamma di articoli non-food. Porteranno qualcosa di nuovo e diverso e si inseriscono perfettamente nella nostra stratega di rendere i nostri supermercati più comodi e attrattivi. Oltre ad attivare delle partnership, continueremo comunque a proporre la nostra linea di abbigliamento e di altri prodotti per dare più scelta e più valore ai nostri clienti.”

John Walden, Chief Executive di Home Retail Group del quale fa parte Argos, ha dichiarato: “Il nostro nuovo modello distributivo ci consente di fornire in ogni store Argos una scelta di 20mila articoli entro poche ore, indipendentemente dall’ampiezza delle scorte in negozio. Ciò ci ha dato la possibilità di pensare a nuovi negozi e formati, e ci ha dato la capacità di raggiungere in modo economicamente vantaggioso un maggior numero di clienti e di aree del Paese”.

Ma com’è fatto un “negozio virtuale”? Esploriamolo in Google Maps.

e-Commerce, dove vai? 11 direzioni per il 2015

È ormai chiaro come tra vendite online e instore ci sia una continua contaminazione, quindi quello dell’e-commerce è un canale da seguire con grande attenzione: quali sono le evoluzioni future, le aree di sviluppo e le punte più avanzate ce lo spiega la società di consulenza 2xMedia, che nel suo blog evidenzia 11 tendenze da tenere sott’occhio nei prossimi tempi. Eccole.

1: Consumatori indifferenti al canale richiedono un marketing multicanale.
Sono sempre meno i consumatori fedeli a un solo canale, sempre più vogliono potersi muovere senza intoppi da uno all’altro attraverso i vari dispositivi in loro possesso. Controllano i prezzi nel punto vendita, provano un articolo e poi magari lo ordinano a casa dal Pc. Non importa il canale per loro ma la marca o l’insegna, che deve assicurare una customer experience a 360 gradi se vuole avere successo.

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2: Grandi telefoni, più traffico e più vendite finalizzate.
Ha iniziato Samsung, che resta leader di mercato, poi è arrivato l’iPhone6: i telefoni hanno schermi sempre più grandi e sono sempre meno “telefoni” tanto da essere soprannominati “phablets”, perché con funzioni e potenza aumentata assomigliamo sempre più ai tablet. E sono usati in modo diverso: ad esempio con uno smartphone extralarge si acquista di più (115,86 USD in media nell’ultimo quadrimestre 2014 contro 121,30 USD tramite tablet e solo 100,27 con smartphone “tradizionali”).

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3: Beacon e iBeacon parlano ai telefoni.
Il marketing micro-localizzato si diffonde grazie alla tecnologa Beacon (iBeacon per Apple), che tramite Bluetooth consente di inviare messaggi a un’app dello smartphone in un raggio d’azione molto limitato. Ciò significa che i retailer possono “colpire” il cliente con un messaggio esattamente nel punto desiderato, davanti allo scaffale. Ciò apre la porta anche all’interno del punto vendita a tecniche ormai standard nell’e-commerce, come il cross selling (potrebbe anche piacerti…) e l’up-selling. La prossima frontiera è il pagamento tramite iBeacon, on-spot, e la possibilità di cercare un articolo ed essere guidati nel punto vendita fino al luogo dov’è posizionato. Sono tecnologie già disponibili che nel corso del 2015 si diffonderanno sempre più.

4: Retargeting: come costruirsi un’Audience profilata.
Il Retargeted display advertising è esploso nel 2014. Con il retargeting è possibile recuperare il traffico perduto, mostrando annunci pertinenti a chi ha già visitato un sito per rafforzare la brand awareness di un prodotto, recuperare le conversioni interrotte e raggiungere un target già profilato. Tramite Google Analytics è ora possibile creare liste di remarketing e condividerle con le altre piattaforme per la pubblicità di Google: AdWords, AdMob e DoubleClick Campaign Manager. Google Analytics sta anche supportando una lista di remarketing per siti di e-Commerce che vogliono “ridirezionare” pubblicità di prodotti specifici ai visitatori che hanno già visto quel prodotto nel punto vendita. Tali liste (Lookalike Audiences di Facebook e Smart Lists di Google), grazie a macchine che analizzano sempre più a fondo i Big Data, selezioneranno target sempre più precisi e quindi con un grande valore per i brand.

5: Seguire il cliente in tutti i suoi dispositivi.
Sarà sempre più importante. Il cliente dovrebbe essere identificato da una username o id non dal dispositivo con il quale si connette, altrimenti c’è il rischio che non venga riconosciuto come cliente unico ogni volta che cambia mezzo di collegamento, e questo non fa che inquinare i dati. L’analisi dei dati ha poi rilevato come i diversi dispositivi siano usati in diversi momenti della giornata e luoghi, ad esempio il mobile la sera a letto, il tablet in cucina ecc.

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6: L’Email vive ancora, su schermi più piccoli.
Anche nel 2015 ci sarà spazio per il marketing e le promozioni via E-mail. L’invenzione di Ray Tomlinson però sopravvive sopratutto grazie ai piccoli schermi degli smartphone, dove anzi il controllo della posta elettronica sarebbe l’attività più utilizzata. Come conseguenza, le e-mail delle aziende dovranno essere capaci di “saltar fuori” da piccoli schermi, con messaggi evidenti, grandi, semplici e accattivanti, tanto da convincere un distrattissimo cliente ad aprirle.

7: I Marketplaces emergenti: Alibaba, Jet.com  e Rakuten
Il 2015 sarà l’anno dei grandi siti di intermediazione per la vendita. Oltre ai soliti Amazon e e-Bay, a livello globale emergono il cinese Alibaba che ha veduto 8 miliardi di USD di azioni, Rakuten, il numero uno dei marketplace giapponesi, e lo shopping club Jet.com nato con un approccio discount che potrebbe arrivare a minacciare il trono di Amazon. Le opportunità per le aziende di vendere online senza preoccuparsi di gestire un sito e-commerce spingerà ancora più in alto questo tipo di iniziative.

8: Direct to Consumer (D2C) commerce: dal produttore al consumatore, senza intermediazioni.
Le supply chain verticali saranno sempre più diffuse nel panorama dell’e-commerce del 2015.  L’idea è quella di eliminare gli intermediari per arrivare direttamente al consumatore. I prodotti vanno dal produttore al cliente finale senza passare per un magazzino o un negozio, e i prezzi scendono. È una dinamica destinata a diffondersi, anche avvalendosi dei marketplace in espansione.

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9: Se l’ e-Commerce indiano è grande, quello cinese è ancora più grande
L’e-commerce indiano ha incassato nel 2014 3,5 miliardi di USD e nel 2015 potrebbe raggiungere secondo Gartner i 6 miliardi di USD. In Cina si sta lavorando sul sistema delle infrastrutture per le spedizioni con un investimento di 16 miliardi di USD: ma per un mercato che nel 2014 avrebbe fatturato 340 miliardi di USD ne vale proprio la pena. Numeri impressionanti se si considera che solo la metà della popolazione ha al momento accesso a Internet.

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10: I dispositivi indossabili collegheranno l’e-Commerce e il mondo fisico?
Dopo aver fatto un po’ di anticamera negli anni scorsi i dispositivi e la tecnologia Wearable dovrebbe quest’anno decollare. Già lo stanno facendo i dispositivi per il fitness. Secondo Gartner però quest’anno la metà dei consumatori che pensavano di comprare un wristband, finiranno per acquistare uno smartwatch. Per l’e-commerce significa che i potenziali clienti saranno costantemente e senza soluzione di continuità online, quindi le aziende avranno ancora più accesso al consumatore, e potranno interagire con chi si avvicina fisicamente al punto vendita.

11: BitCoin ed e-Commerce
I BitCoin sembrano aver raggiunto la maturità. Sono sempre più i commercianti online che accettano questa valuta puramente virtuale. Purse.io è solo una delle numerose start-up nate recentemente nel settore, e consente di fare acquisti su Amazon.com con i bitcoin.
I vantaggi del loro uso sono vari per l’e-commerce perché, essendo una valuta digitale e non digitalizzata, è esente dai problemi di sicurezza delle carte di credito, che oltretutto richiedono commissioni pari al 2-3%. Il problema è che al momento è una valuta instabile, ma si sta assestando man mano che cresce la sua adozione da parte dei retailer più importanti. In attesa che li accetti Amazon (direttamente)…

Purse Promo Video from PurseIO on Vimeo.

Anna Muzio

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