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Crisi e pandemia: la risposta delle imprese nel Rapporto Istat

È stata pubblicata la nona edizione del Rapporto Istat sulla competitività dei settori produttivi, alla luce dei condizionamenti dell’emergenza sanitaria.

Lo scenario macroeconomico, affrontato nel Capitolo 1, evidenzia come tutte le principali economie (con la sola eccezione della Cina, che nel secondo semestre ha registrato una crescita pari al +2,3 per cento su base annua) sono state interessate da una fase recessiva. La crisi ha avuto un impatto immediato e dirompente anche sui flussi di commercio estero, con flessioni significative in media d’anno sia dell’import sia dell’export. La flessione delle esportazioni del 2020, ha colpito comparti rilevanti del modello di specializzazione italiano: macchinari (-12,6 per cento), tessile abbigliamento e pelli (-19,5 per cento), mezzi di trasporto (-11,6 per cento). Esportazioni in controtendenza, invece, per settori come farmaceutica (+3,8 per cento) e agroalimentare (+1,0 per cento per alimentari, bevande e tabacco, +0,7 per cento per l’agricoltura).

Il calo sensibile della domanda, interna ed estera, ha sottratto liquidità alle imprese: da qui l’introduzione di misure governative di sostegno ai margini di liquidità delle imprese, per fronteggiarne gli effetti sulla gestione finanziaria e creare le condizioni per rilanciare l’attività alla fine dell’emergenza.

Le conseguenze della crisi sui settori produttivi sono analizzate nel Capitolo 2. L’impatto è stato estremamente eterogeneo: più accentuato per i servizi (-12,1 per cento) rispetto all’industria (-11,1 per cento).

È proprio il  terziario la principale vittima della pandemia, in particolare nei comparti legati al turismo (agenzie di viaggio, trasporto aereo, alloggio e ristorazione, con cadute comprese tra il 40 e il 75 per cento).

Sul fronte turismo, in Italia i dati provvisori relativi al 2020 hanno registrato un calo del 59,2 per cento per gli arrivi totali e del 74,7 per cento per i turisti stranieri, interrompendo la tendenza positiva in atto da diversi anni e culminata nel 2019 nel record di presenze negli esercizi ricettivi italiani. La capacità di ripresa di questo settore che, considerando le componenti dell’indotto, nel 2018 rappresentava il 15 per cento del totale delle imprese, il 12,8 per cento degli addetti e il 5,8 per cento del fatturato, appare cruciale.

Il fronte microeconomico, è affrontato nel Capitolo 3 del Rapporto. La crisi pandemica ha innescato un crollo della domanda, ma come hanno reagito le imprese? In ordine sparso e in modo molto differenziato- spiega il Rapporto. Circa il 30 per cento è rimasto “spiazzato”, un quarto ha reagito attraverso l’introduzione di nuovi prodotti, la diversificazione dei canali di vendita e di fornitura (anche attraverso il passaggio a servizi on line e e-commerce), un quinto ha intrapreso misure di profonda riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro, orientandosi verso la transizione digitale o l’adozione di nuovi modelli di business.

L’effetto della crisi a livello territoriale viene infine trattato nel Capitolo 4. Se sul piano strutturale emerge un chiaro dualismo tra le regioni settentrionali e meridionali del Paese è anche vero che la realtà è molto più sfaccettata. Infatti i risultati confermano come in Italia la crisi tenda ad accentuare il divario tra le aree geografiche: delle sei regioni il cui tessuto produttivo risulta ad alto rischio combinato, cinque appartengono al Mezzogiorno, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna) e una al Centro Italia (Umbria), mentre le sei regioni classificabili a rischio basso si trovano tutte nell’Italia settentrionale (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia. Tuttavia esistono elementi di vulnerabilità anche in territori del Centro (Toscana, Lazio e Umbria) e del Nord (Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Bolzano) nei quali, sono più rilevanti le attività maggiormente colpite dalla pandemia.

Analisi metodologica

Tra le diverse iniziative dell’Istat finalizzate a raccogliere le informazioni necessarie all’analisi degli effetti della crisi sanitaria sull’economia e sulla società, nei mesi di maggio e novembre 2020 sono state realizzate due indagini specifiche volte a comprendere come le imprese italiane abbiano vissuto una fase così drammatica, con particolare riferimento all’impatto economico, finanziario e occupazionale. Tali indagini costituiscono un elemento fondante per le analisi proposte in questo Rapporto.

Shopping on line: nel 2018 cresce del 25%. I dati di Trovaprezzi.it

Nel 2018 il mercato dello shopping online in Italia  ha avuto un buon tasso di crescita, registrando un +25% rispetto al 2017.

I dati di Trovaprezzi.it, il comparatore di prezzi online leader in Italia, offrono una fotografia chiara delle intenzioni e delle abitudini di acquisto online degli italiani, e dimostrano come il commercio elettronico nel 2018 abbia raggiunto un buon livello di maturità.

Dalle ricerche di prodotti effettuate dagli utenti si nota come il 40% si concentra in particolare su una decina di categorie.

Oltre 160 milioni di ricerche effettuate tra gennaio e dicembre dello scorso anno hanno infatti visto protagonisti:

  • prodotti informatici ed elettronica di consumo (15,6%)
  • piccoli e grandi elettrodomestici (9,5%)
  • prodotti per la salute e la bellezza (6,1%)
  • sneakers (4%)
  • prodotti per il fai da te e bricolage (2,5%)
  • pneumatici (1,3%)

Anche le analisi del Politecnico di Milano legate alla Digital Innovation confermano questo spaccato: nel 2018 sono stati spesi 15 miliardi di Euro per l’acquisto di prodotti online (+25% rispetto al 2017), e il 30% ha riguardato informatica ed elettronica di consumo.

In totale sono 23,5 milioni gli shopper italiani che lo scorso anno hanno fatto acquisti sul web (dei quali 17,8 milioni possono essere considerati consumatori abituali, ovvero con almeno un acquisto al mese). Nel 31% dei casi hanno utilizzato lo smartphone (+6% rispetto al 2017). In calo invece gli acquisti tramite desktop, che sono passati dal 67% al 62% e da tablet (che scendono dall’8% al 7%) nel 2018.

L’identikit dei consumatori
Secondo Trovaprezzi.it nel 57% dei casi i più attivi sono gli  uomini con età compresa tra i 35 ed i 44 anni (16% sul totale degli utenti).
Sono invece più giovani le donne che fanno shopping online: principalmente hanno tra i 25 ed i 34 anni (11% sul totale degli utenti).

Geograficamente le regioni settentrionali contribuiscono quasi alla metà del mercato raccogliendo circa il 49% delle ricerche, a seguire il centro con circa il 28% ed il sud con le isole circa 23%.
E’ però curioso osservare come le intenzioni di acquisto di determinate tipologie di prodotto vedano prevalere le regioni del centro. Prendiamo per esempio la categoria climatizzazione: in questo settore  – se consideriamo le ricerche ogni mille abitant – nella categoria climatizzazione quelle effettuate nelle regioni del centro sono state 55, 39 nelle regioni del nord, 32 per sud e isole.

Lo stesso per quanto riguarda la categoria dei frigoriferi: al centro le ricerche ogni mille abitanti sono state 51, al nord 46 e al sud 24. Anche nella ricerca di elettroutensili hanno dominato gli abitati del centro Italia con 47 ricerche ogni mille abitanti, contro le 31 delle regioni settentrionali e le 22 del sud.

Interessante notare come anche nella ricerca degli smartphone – seppur per poche decine di unità – al centro si siano contate più ricerche rispetto al nord: 285 contro 251 (dato commisurato a mille abitanti), 144 il dato del sud e delle isole.

I prodotti più ricercati

Relativamente alle categorie che maggiormente hanno catalizzato l’attenzione degli italiani, ecco quali sono stati quelle su cui si sono concentrate le intenzioni di acquisto dei nostri conterranei:

  1. Smartphone Samsung Galaxy S9 64gb
  2. Sneakers Saucony Jazz Original
  3. Integratore Armolipid Plus
  4. Pneumatici invernali per auto
  5. Notebook Macbook Air
  6. Climatizzatore Dual Split
  7. Caldaia a condensazione Ferroli
  8. TV Led LG 55”
  9. Lavatrice Beko A+++
  10. Champagne Dom Perignon
  11. Crema corpo Rilastir
  12. Impastatrici Kitchenaid
  13. Trapano Makita
  14. Sacchi Pellet
  15. Frigorifero Candy a doppia porta

Confesercenti: nel 2018 crescita lenta, peggiore risultato dal 2014

Una crescita lenta ferma all’1% e che rischia di avere conseguenze negative sui consumi, infleunzata dal dimezzamento del potere d’acquisto e dal deterioramento della fiducia: questa la “lettura” di Confesercenti dell’anamento dei consumi nel 2018. Una frenata allarmante, la peggiore dal 2014. La crescita prevista per l’anno è inferiore all’1,4% auspicato dal Documento di Economia e Finanza e il risultato più fiacco dal +0,3% registrato nel 2014. E la debolezza di quest’anno proseguirebbe per tutto il prossimo biennio: la crescita dei consumi si dovrebbe confermare al +1% nel 2019 per poi frenare ancora a +0,7% nel 2020. In valori assoluti, si parla di 5 miliardi di euro in media di spesa all’anno in meno rispetto alle previsioni nel triennio 2018-2019-2020.

Il rallentamento dei consumi inciderà anche sul Pil: l’anno si dovrebbe chiudere con una variazione di +1,3% del prodotto interno lordo, due decimi di punto in meno dell’1,5% indicato nel DEF. E la debolezza proseguirebbe per tutto il prossimo biennio: la crescita dei consumi si dovrebbe confermare al +1% nel 2019 per poi frenare ancora a +0,7% nel 2020. La variazione del Pil, invece, dovrebbe rallentare ulteriormente sia nel 2019 (+1,2%) che nel 2020 (+1,1%). Le previsioni macroeconomiche sono state condotte da Cer per Confesercenti.

Tab. 1: Consumi famiglie e Pil, previsione variazioni 2018-2020. Fonte: modello econometrico Confesercenti Cer

Sono dunque confermate le maggiori difficoltà a superare la recessione registrate dal nostro Paese rispetto ai partner europei. A dicembre 2017, infatti, i consumi delle principali economie europee sono tutte al di sopra del 2007, ultimo anno prima della crisi: in Germania segnano il 10,9% in più, in Francia l’8,6% e nel Regno Unito il 5,5% in più. In Italia, invece, sono ancora al di sotto dei livelli del 2007 del 2,7%; pari a circa 26,3 miliardi di euro in meno. Un gap che, di questo passo, recupereremo solo nel 2021, ben 14 anni dopo la crisi.

 

Ipotesi aumento IVA 

Va sottolineato, inoltre, che queste stime sono state elaborate ipotizzando lo stop agli aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia. Se così non fosse, come tuttora iscritto nel bilancio ‘a legislazione vigente’, il quadro di previsione sarebbe decisamente peggiore: la variazione dei consumi si abbasserebbe allo 0,8% già nel 2019, per arrivare quasi allo stop (+0,3%) nel 2020. Anche la crescita del Pil si indebolirebbe, scendendo a +1,1% nel 2019 e inabissandosi sotto la soglia psicologica del +1% già nel 2020 (+0,8%).

Tab. 2: Consumi e Pil, previsione variazioni 2018-2020 in caso di applicazione aumenti IVA (clausole di salvaguardia)

A pesare sui consumi – e, di conseguenza, sulla crescita dell’intera economia – è il deciso indebolimento del potere d’acquisto, la cui crescita si è dimezzata passando dal +1,4% del 2015-2016 al +0,7% di quest’anno. Ma incide anche il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie consumatrici, che rende improbabile un recupero della spesa nell’ultima parte dell’anno. Tra gennaio ed agosto del 2018, infatti, l’indice di fiducia delle famiglie è sceso dello 0,3%, contro la crescita del 2,6% registrata nello stesso periodo del 2017. Il calo di ottimismo degli italiani – che scoraggia le decisioni di spesa – è dovuto ad un quadro economico percepito come meno favorevole. Disaggregando le componenti relative al clima economico e al clima futuro, infatti, le contrazioni registrate dall’indice di fiducia nei primi 8 mesi di quest’anno sono ancora più accentuate (rispettivamente -4,5 e -1,6 punti).

“I consumi delle famiglie sono, purtroppo, il grande malato della nostra economia – commenta Patrizia De Luise, Presidente di Confesercenti -. Non ci siamo mai ripresi dalla caduta della grande recessione, e l’ulteriore rallentamento previsto per il 2018 non può che allarmare. E non solo i commercianti: senza una ripartenza decisa del mercato interno, infatti, il nostro Pil – che per il 60% è fatto proprio di consumi – è condannato ad avere un andamento asfittico, soprattutto in un contesto di riduzione del valore aggiunto delle esportazioni come quello attuale”.

 

Difficoltà per le piccole imprese

“Con queste prospettive economiche, essere e rimanere una piccola impresa in Italia è sempre più un’impresa”, conclude De Luise -. “Come se non bastasse un’economia in netta frenata, il sistema Paese italiano sembra quasi diventato strutturalmente anti-impresa. Basti pensare alla pressione fiscale sulle PMI, già oltre il 60%. Ma c’è anche l’eccesso di burocrazia, un macigno che pesa 22 miliardi di euro l’anno, e una grave situazione del credito: nonostante il successo nella riduzione delle sofferenze, a causa della stretta a livello europeo delle varie Basilea, il sistema bancario sta smettendo di erogare finanziamenti alle piccole imprese: solo nell’ultimo anno sono spariti 12 miliardi di prestiti vivi alle attività economiche. Poi c’è la Bolkestein, che sta distruggendo il valore delle imprese ambulanti e degli stabilimenti balneari. Elementi che, insieme, formano un vero e proprio percorso ad ostacoli, che sta tramutando il fare impresa in una sfida di sopravvivenza. Serve almeno una svolta netta sul piano fiscale, che ridia fiducia ed ossigeno alle famiglie. O i consumi ed il nostro Pil rimarranno al palo”.

Coca-Cola punta sul caffè e compra Costa, la “Starbucks britannica”

Coca-Cola acquisirà la catena di caffetterie britanniche Costa dalla controllante Whitbread PLC ha un valore di 5,1 miliardi di dollari (4,4 miliardi di Euro). L’annuncio è stato dato oggi dalla multinazionale americana e la transazione dovrebbe avvenire entro la metà di ottobre. L’accordo è soggetto alle approvazioni antitrust nell’Unione Europea e in Cina, e si prevede sarò chiuso nella prima metà del 2019.

Costa Limited, fondata a Londra nel 1971 e cresciuta fino a diventare un importante marchio di caffè in diversi Paesi dell’Europa, Asia-Pacifico, Medio Oriente e Africa con quasi 4.000 punti vendita.
Per Coca-Cola, “l’acquisizione aggiunge una piattaforma di caffè scalabile con know-how e competenze critici in una categoria in rapida crescita e di tendenza.”

Costa è leader nel caffè nel Regno Unito e si sta sviluppando in Cina, tra gli altri mercati. I Costa Express propongono un caffè di qualità in location on-the-go, tra cui distributori di benzina, cinema, stazioni e aeroporti, con vari format.

Coca-Cola è già presente nel settore caffè con Georgia, leader di mercato in Giappone, e con vari prodotti a base caffè.

“Costa offre a Coca-Cola nuove capacità e competenze nel caffè, e il nostro sistema può creare opportunità per far crescere il marchio Costa in tutto il mondo – ha dichiarato il presidente e CEO di Coca-Cola James Quincey -. Le bevande calde sono uno dei pochi segmenti del panorama delle bevande in cui Coca-Cola non ha un marchio globale. Costa ci dà accesso a questo mercato con una solida piattaforma di caffè”.

Alla chiusura, The Coca-Cola Company acquisterà tutte le azioni emesse e in circolazione di Costa Limited, una sussidiaria interamente controllata da Whitbread. Questa filiale contiene tutte le attività operative esistenti di Costa. Il caffè è un segmento crescita del business globale delle bevande. A livello mondiale, il caffè rimane un mercato ampiamente frammentato e nessuna azienda opera su tutti i formati su base globale. 

“Il team Costa e io siamo estremamente entusiasti di entrare a far parte di The Coca-Cola Company – ha dichiarato l’amministratore delegato di Costa, Dominic Paul -. Costa è un’azienda fantastica con collaboratori impegnati e appassionati, una grande esperienza e un enorme potenziale globale. Essere parte del sistema Coca-Cola ci consentirà di far crescere il business di più e più velocemente. Vorrei ringraziare enormemente i nostri clienti e tutti quelli del team Costa che ci hanno aiutato a costruire l’azienda per arrivare in questa posizione”.

 

In Uk sorpasso storico: il caffè supera il tè

Secondo Euromonitor nel 2021 il consumo di caffè nel Regno Unito raggiungerà 91,1 mila tonnellate, superando il tè (90,6 mila) sotto la spinta del boom del cappuccino, che sta modificando il tradizionale “English breakfast” a base di tè, uova e pancetta.

Secondo Coldiretti “Così come gli americani, anche gli inglesi prediligono bere caffè con il latte o soprattutto sotto forma di cappuccino. Si tratta di una ulteriore conferma dell’affermazione dello stile di vita italiano nel mondo ma anche di una sconfitta delle fake news su caffè e latte che rischiano di influenzare i comportamenti a tavola. Inizialmente il cappuccino era una bevanda consumata prevalentemente a colazione, ma in Nordamerica e in molti Paesi europei come la Germania, l’Olanda, il Belgio e il Regno Unito si è diffusa l’abitudine di consumare il cappuccino dopo i pasti e in altri momenti della giornata. Un comportamento che spinge l’aumento dei consumi e ha contribuito a rendere appetibile l’investimento del settore da parte della Coca Cola”.

Conad fatturato oltre i 13 miliardi (+5%), accordo con Enel per 250 colonnine di ricarica

Un giro d’affari 2017 per Conad a 13 miliardi di euro, 600 milioni in più rispetto al 2016 (con un incremento del 5%), spinto dalla performance della marca marca del distributore (che registra un +29%) e l’accordo con Enel che porterà ad installare 250 colonnine di ricarica per auto ad alimentazione elettrica nei parcheggi dei punti vendita entro il 31 giugno 2018: sono queste le principali novità comunicate da un vulcanico Ad Francesco Pugliese e dal management Conad ieri a Milano alla conferenza di fine anno.

Una crescita doppia rispetto al mercato Gdo, che si prevede chiuderà l’anno con un +2,5% (fonte: Nielsen Trade*Mis – Stime Nielsen su dati AdEx). Il secondo attore del mercato italiano (inseguitore di una Coop in affanno) ha anche aumentato la quota di mercato, salita al 12,1% (dal 9,5% nel 2006) e si rafforza la leadership nei supermercati, al 21% (12,7% nel 2006) (fonte: GNLC I° semestre 2017). In crescita anche il patrimonio netto, passato a 2,4 miliardi di euro, 180 milioni in più rispetto al 2016.

Il risultato è frutto degli investimenti nella rete di vendita (con un piano triennale di 413 milioni di euro al termine dell’anno in corso, 402 nel 2018 e 286 nel 2019, per un terzo in ristrutturazioni e due terzi per le nuove aperture). Un ruolo di primo piano l’hanno avuto anche i prodotti a marchio Conad, che oggi rispondono per una quota record per l’Italia nel Largo Consumo Confezionato del 29% contro il 19,5% del valore medio dei supermercati (fonte: IRI, progressivo a ottobre 2017). Il fatturato 2017 della marca del distributore si attesta a 3,2 miliardi di euro (200 milioni in più rispetto al 2016), nonostante la diminuzione della pressione promozionale. In particolare Verso Natura (lanciata a fine 2016) che ha oggi oltre 200 referenze, ha fatturato 150 milioni di euro ma, a regime (già nel 2018) dovrebbe arrivare ai 250 milioni (“e pensiamo che una media impresa alimentare italiana fattura 80 milioni” ha ricordato Pugliese).

La produttività si attesta a 6.140 euro al metro quadro (superiore ai 5.490 della media di mercato) con una dimensione media di punti vendita di 638 metri quadri (fonte: GNLC I° semestre 2017).

Risultati ottenuti nonostante la diminuzione della pressione promozionale, comune a tutto il mercato, anche se l’efficacia di quella Conad continua ad essere più alta rispetto ai competitor. Nell’anno in corso ha generato oltre 715 milioni di euro di risparmio per i clienti Conad nel solo Largo Consumo Confezionato (fonte: IRI). La spesa alimentare mensile delle famiglie (441 euro, fonte Istat) ha tratto beneficio dall’operazione nazionale Bassi&Fissi – nel 2017 ha ribassato in media del 28,8% il prezzo di 421 prodotti rappresentativi delle 80 principali categorie di acquisto – generando un risparmio annuo per famiglia di 1.440 euro.

«Anche quest’anno abbiamo ottenuto risultati buoni, molto buoni, grazie ad un solido piano di investimenti per crescere a tassi superiori alla media di mercato – ha detto Francesco Pugliese -. Abbiamo puntato, ancora una volta, sulla relazione sempre più forte con i clienti. La capacità di entrare in sintonia con i territori e le comunità che lì vivono, la centralità dei nostri punti di vendita in tali contesti ci consentono di dare risposte alle attese di quanti scelgono Conad per la spesa, ma anche per tanti altri servizi che portano qualità e convenienza su altrettanti consumi. Il legame con le comunità è l’identità del nostro modello imprenditoriale cooperativo che punta ad essere sempre più socialmente responsabile».

 

Un futuro di mobilità sostenibile, e Conad si prepara…

Conad ed Enel hanno firmato un protocollo d’intesa per favorire lo sviluppo e la diffusione della mobilità elettrica, che prevede l’installazione, entro il primo semestre 2018, di circa 250 postazioni di ricarica nei supermercati, centri commerciali e ipermercati in tutta Italia. Due le tipologie previste: circa 120 colonnine Pole Station (22 kW), che permettono la ricarica dei veicoli in meno di un’ora (“giusto quella che mediamente si impiega per fare una grossa spesa”), e circa 40 Fast Recharge (50 kW) in grado di garantire un pieno di energia in circa 20 minuti (saranno installate nelle vicinanze dei caselli autostradali). Infatti la prima infrastruttura Fast Recharge è stata installata presso il supermercato Conad di Altopascio, in provincia di Lucca, e rientra nel progetto EVA+, cofinanziato dalla Commissione Ue e coordinato da Enel, che prevede 180 punti di ricarica veloce lungo le strade extraurbane per favorire gli spostamenti di lungo raggio.

Sono sempre più numerosi gli italiani che stanno modificando le proprie abitudini di consumo nell’ottica di un maggiore rispetto per l’ambiente e della conservazione delle risorse naturali. Un trend confermato dall’andamento del mercato delle auto ad alimentazione elettrica o ibrida. Dal 2005 al 2016 il numero degli autoveicoli elettrici BEV (Battery Electric Vehicle) e PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) è cresciuto a un tasso medio del 41% all’anno (Fonte: E-Mobility Revolution, Ambrosetti-Enel).

Il senso della partnership (“siglata in  sole tre settimane con Enel”) lo spiega ancora Pugliese: «Nel nostro Paese sta crescendo in modo significativo l’attenzione verso modelli di consumo più rispettosi dell’ambiente, e Conad da tempo si pone come obiettivo quello di soddisfare questa nuova domanda, dando maggiore forza all’offerta di prodotti e servizi che si inseriscano in un’ottica di responsabilità ambientale. Il servizio di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici è parte di questo disegno. Il nostro Paese ha ancora molta strada da fare per raggiungere un modello di sviluppo davvero ecocompatibile. Per arrivare a questo traguardo è necessario che non solo i governi facciano la loro parte attuando politiche incentivanti, ma che le imprese siano in prima linea e interpretino la sostenibilità come elemento di sviluppo. È doveroso per le aziende iniziare a rivedere i propri modelli di Business, e contemporaneamente incoraggiare consumi eco compatibili. Ed è questo ciò che Conad ha iniziato a fare».

 

Alibaba si allea con Auchan in Cina, e punta sulla rete “fisica”

Dall’online all’offline, passando per la sfida con Walmart: segna un altro passo verso la rete fisica il colosso dell’eCommerce cinese Alibaba, grazie all’accordo con Auchan Retail e Ruentex che prevede l’acquisizione da parte di Alibaba Group del 36,16% del capitale di Sun Art, con un investimento di 22,4 miliardi di HK$ (circa 2,44 miliardi di Euro) per l’acquisto delle azioni precedentemente detenute da Ruentex. Anche Auchan Retail rinforza la propria partecipazione al capitale di Sun Art L’alleanza strategica “permetterà di unire le rispettive expertise nel commercio fisico (offline) e nel digitale (online) per costruire il commercio “figitale” alimentare in Cina” si legge in una nota.
Al termine della transazione, Auchan Retail, Alibaba Group e Ruentex deterranno rispettivamente il 36,18%, il 36,16% e il 4,67% del capitale di Sun Art. Auchan Retail continuerà a consolidare la sua filiale Sun Art nei propri dati finanziari.

Sun Art è uno dei leader della distribuzione alimentare multi-format in Cina, dove opera con una superficie totale di circa 12 milioni di metri quadrati (dati al 30 giugno 2017). Presente in 29 province, regioni autonome e comuni sul territorio cinese, Sun Art conta 446 ipermercati di una superficie massima di 17mila metri quadri con insegna RT-Mart (大润发) e Auchan (欧尚).

Sun art è da poco entrata sul mercato con i mini store digitali automatizzati Auchan Minute (vedi: Auchan Minute, il mini supermercato automatico, parte alla conquista della Cina) con una rete che entro fine anno dovrebbe contare centinaia di punti vendita.

L’alleanza collima con la visione “New Retail” di Alibaba che punta a capitalizzare sul proprio approccio online e le nuove tecnologie collaborando con i propri partner commerciali per rispondere alle attese dei consumatori cinesi e con la Visione 2025 di Auchan Retail “Auchan cambia la vita”. L’obiettivo è offrire a 1,3 miliardi di consumatori cinesi una nuova esperienza di acquisto, “figitale” (in convergenza tra fisico e digitale).

«Insieme ai suoi nuovi partner, il Gruppo Alibaba è lieto di essere in grado di ridisegnare il commercio di domani grazie alla trasformazione digitale – ha dichiarato Daniel Zhang, CEO di Alibaba Group -. I negozi fisici sono un must nel percorso del consumatore. Nell’era digitale, devono essere arricchiti da servizi personalizzati grazie alle nuove tecnologie di elaborazione dei dati. Riunendo completamente i nostri canali online e offline e quelli dei nostri partner, non vediamo l’ora di offrire ai consumatori cinesi un’esperienza di acquisto originale e piacevole».

«L’alleanza con Alibaba è stata facilitata dalla nostra visione condivisa per il futuro del commercio in Cina. Riunire i principali partner commerciali globali, leader nel commercio fisico e nel commercio digitale in Cina, ci consentirà di offrire a centinaia di milioni di consumatori cinesi un’esperienza di acquisto integrata di eccellente qualità» ha spiegato Wilhelm Hubner, CEO di Auchan Retail.

Combinando i punti di forza delle tre società, la nuova alleanza consentirà a tutte le attività di Sun Art di beneficiare dell’ecosistema digitale di Alibaba, che si occuperà di digitalizzare e apportare ai negozi Sun Art (RT-Mart e Auchan) soluzioni “figitali”, come per esempio un processo di fulfillment perfetto e un’esperienza clienti sempre più personalizzata. L’idea è quella di offrire sinergie online e offline che cambieranno la vita dei consumatori proponendo loro nuovi prodotti e servizi più efficienti.

«Negli ultimi anni, la domanda dei consumatori è cambiata radicalmente con l’ascesa di Internet mobile e Sun Art sta integrando la dimensione online nel suo commercio offline» ha affermato Peter Huang, vicepresidente di Ruentex Group.

Il mercato della Gdo cinese fisico vale 4mila miliardi di dollari ed è nelle mire anche dell’insegna numero uno la mondo, Walmart che a gennaio 2017 deteneva 424 punti vendita in Cina, solo quattro in più rispetto all’anno precedente. Anche Walmart ha pensato di integrare la rete fisica con i punti forti dell’eCommerce, le consegne veloci e l’analisi dei dati, acquisendo l’operatore online Jet.com (vedi Walmart compra Jet.com e sfida Amazon sull’e-commerce), e la stessa operazione – sebbene inversa, dal digitale al fisico – è stata effettuata da Amazon con l’acquisizione di Whole Foods Market (vedi Amazon nella distribuzione fisica: acquisiti i supermercati Whole Foods Market).

Alibaba comunque non è nuovo alla strategia omnicanale: negli ultimi due anni secondo Forbes aveva già investito 2 miliardi di dollari nell’acquisizione di catene di supermercati in Cina.

Dico Tuodì, raggiunto l’accordo per la cassa integrazione

Si giunge finalmente a un accordo tra proprietà e sindacati nella travagliata vicenda dei supermercati dell’insegna Dico – Tuodì, con la concessione della Cassa integrazione. Come si legge in una nota dei sindacati, “è stato raggiunto, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, l’accordo tra sindacati e azienda per la concessione della Cassa integrazione. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno trovato un punto di mediazione con l’azienda che, grazie al confronto di questi giorni, ha accettato di anticipare il trattamento di integrazione salariale”.

L’azienda versa in un momento di difficoltà economico finanziario, con gravi conseguenze per i circa 1800 dipendenti. L’intesa concederà alle lavoratrici e ai lavoratori un sostegno, in attesa di conoscere il loro futuro.

La catena discount di proprietà della famiglia Faranda in crisi da mesi aveva annunciato una soluzione entro il mese di giugno, ma l’accordo ha ardato mesi ad arrivare.

Il gruppo Dico-Tuodì nasce dalla catena di discount del gruppo Coop poi finita nelle mani dell’imprenditore Antonino Faranda ed è un’importante realtà del mondo del discount italiano. Con sede a Roma, conta su oltre 400 punti vendita in tutta Italia, con una presenza particolarmente capillare nella capitale. 

 

Conad del Tirreno, il 2016 si chiude a 2,39 miliardi

Un giro di affari in crescita a 2,39 miliardi di euro, un patrimonio netto di 327 milioni e oltre 9.500 occupati: si chiude così il 2016 di Conad del Tirrenio. Ma non si dorme sugli allori: il piano di sviluppo 2017-2019 prevede 161 milioni di euro di investimenti, con l’obiettivo di accrescere la quota di mercato e l’efficienza del sistema. Per questo oltre alle nuove aperture, via a ristrutturazioni, innovazione e attenzione all’ambiente e nei servizi offerti al cliente, tramite i distributori di carburanti, parafarmacie, ottici, sempre connotati dall’impegno a offrire la massima convenienza.

 

Primi in Lazio e Sardegna

Conad del Tirreno si conferma il primo gruppo distributivo in Sardegna (con una quota di mercato di oltre il 18%) e nel Lazio (22%, assieme all’altra cooperativa Conad che opera in regione, PAC 2000A), mentre rafforza la propria presenza in Toscana, con una quota di mercato del 15% (fonte: GNLC II semestre 2016).

«Sono risultati davvero preziosi, la cartina di tornasole che i clienti premiano la nostra politica commerciale, l’evoluzione continua dei punti di vendita, la progettualità e il grande impegno, in particolare, nel valorizzare il prodotto a marchio e il mondo dei freschi – dichiara l’amministratore delegato di Conad del Tirreno Ugo Baldi -. Le nostre scelte strategiche, fondate su convenienza, qualità e rapporto con il territorio hanno reso ancora più forte la fiducia accordataci dai clienti. Il mercato premia la competenza e la capacità dei soci imprenditori di dialogare con la comunità in cui operano, ponendo massima attenzione al sostegno e alla valorizzazione del loro territorio. Confermato l’impegno nell’offerta di prodotti e servizi attentamente valorizzati nella nostra multicanalità: accrescere qualità, informazione, certificazione, esperienza e dunque ascoltare, rassicurare e al contempo gratificare il cliente. In sintesi, un’offerta che coniuga innovazione al gusto e alla tradizione, capace di offrire risposte di qualità ai trend di consumo emergenti. Un’attenta specializzazione nei freschi, nel salutistico, nel benessere e nei prodotti del territorio, premium e biologici. Un ruolo decisivo è svolto dall’innovazione, a servizio della continua evoluzione del punto di vendita così come fattore determinante nell’ottimizzazione del nostro network logistico, in termini di efficienza e sostenibilità ambientale».

 

Risparmi per oltre 200 milioni

I soci imprenditori sono 212 (120 in Toscana e a La Spezia e provincia, 39 nel Lazio e 53 in Sardegna) e oltre 9.500 gli occupati complessivi. I 341 punti di vendita dell’insegna sono presenti in modo capillare in Toscana e nella provincia di La Spezia (193), nel Lazio (69) e in Sardegna (79), per una superficie complessiva di 244 mila metri quadri. A questi si aggiungono 11 distributori di carburanti, che hanno garantito un erogato di 91,3 milioni di litri con un risparmio diretto di 6,2 milioni di euro per gli automobilisti; 22 parafarmacie che vendono i farmaci senza ricetta medica con uno sconto fino al 40% rispetto ai prezzi praticati dalle farmacie tradizionali; 3 corner Ottico e 2 PetStore Conad. Servizi che contribuiscono ad assicurare risparmio e rafforzare nei clienti la fedeltà all’insegna.

Conad del Tirreno ha sviluppato una serie di iniziative di convenienza capaci di far risparmiare ai clienti oltre 200 milioni di euro: prima tra tutte Bassi&Fissi, un paniere di prodotti a marchio Conad basilari nelle abitudini di consumo degli italiani per garantire prezzi bassi lungo tutto l’arco dell’anno, a cui si affianca un programma di risparmio continuo nel tempo dedicato ai possessori di carta fedeltà (Carta Insieme).

Il forte radicamento territoriale dei soci è uno dei punti qualificanti delle attività di Conad del Tirreno a sostegno delle economie locali: 1.208 fornitori (690 in Toscana, 210 nel Lazio e 308 in Sardegna) e un fatturato che supera i 385 milioni di euro – a cui si deve aggiungere il valore delle ricadute sull’indotto locale – consentono di portare in tavola quei prodotti della tradizione e della culturale enogastronomica locale che fanno parte del quotidiano di tantissimi clienti.

«L’impegno per la valorizzazione del territorio rappresenta un tratto distintivo della cooperativa e dei suoi soci; una distintività preziosa, che consente di accrescere le nostre quote anche in una fase economica complessa – dice il presidente di Conad del Tirreno Valter Geri -. Siamo sempre attenti a dare risposte alle comunità e alle mutate esigenze dei clienti, rendendo disponibili prodotti e servizi convenienti, di qualità e sostenendo produzioni e iniziative mirate sul territorio. È il nostro modo di restituire alla comunità parte di ciò che riceviamo quotidianamente in termini economici, di fiducia, di buona reputazione».

Sul fronte della logistica è stata portata a termine la prima delle tre fasi del piano di sviluppo della piattaforma di Montopoli (Pisa) – ufficialmente inaugurata la scorsa settimana – che nel complesso vede un investimento di oltre 20 milioni di euro, finalizzato a rendere l’hub logistico una struttura di eccellenza in termini di costi, trasporti, emissioni. A intervento completato sarà il più grande polo logistico del Centro Italia. L’altro grande progetto è il polo logistico del fresco a Civitavecchia – Tarquinia che rifornirà i punti di vendita del Lazio e sarà ultimato nel terzo trimestre 2017: insisterà su un’area di 67 mila metri quadri e avrà una superficie coperta di 20 mila metri quadri.

Dal punto vista ambientale, positivi gli impianti fotovoltaici nei Cedi di Montopoli in Val d’Arno (Pisa), Monastir (Cagliari), Civitavecchia (Roma) e presto nel nuovo magazzino di Tarquinia. In materia di efficientamento energetico della rete di vendita, con la partnership di Officinae Verdi e Unicredit Banca, Conad del Tirreno ha intrapreso un progetto che prevede la riqualificazione energetica dei punti di vendita con l’obiettivo, assieme alla diminuzione delle emissioni, di ridurre l’impatto economico della bolletta energetica con un risparmio medio del 35%.

Nel corso del 2016 la cooperativa e i soci hanno investito 2,8 milioni di euro in iniziative di responsabilità sociale, nel campo dello sport – soprattutto a sostegno dei settori giovanili delle squadre sportive – della cultura e della scuola, del tempo libero e per sostenere enti, associazioni onlus e parrocchie.

 

Despar, 2016 a +4%, 200 milioni di investimenti previsti per il 2017

Una crescita di vendite al pubblico del 4% nel 2016 rispetto al 2015 a 3,282 miliardi di Euro, e 200 milioni di Euro di investimenti per il 2017: sono questi i dati dell’anno e gli obiettivi annunciati da Despar Italia, consorzio che riunisce sei aziende associate che operano con le insegne Despar, Eurospar e Interspar.

Il 2016 si chiude con 3,282 miliardi di Euro di vendite, supportate dallo sviluppo della rete di vendita per un totale di 1.159 punti vendita (+2,5%) e dall’assunzione di 1.199 nuovi collaboratori (+9,6%). L’azienda, tra le prime dieci insegne della GDO italiana, è anche tra i cinque gruppi che nel 2016 hanno ottenuto una crescita a rete costante.

Per l’anno 2017 Despar annuncia investimenti pari a oltre 200 milioni di Euro volti a finanziare nuove aperture e relative infrastrutture, oltre a ristrutturazioni di punti vendita esistenti.

«Il nostro Gruppo conferma il percorso virtuoso di crescita in atto già da tempo e continua a investire sul territorio – afferma Paul Klotz, Presidente di Despar Italia -. Abbiamo deciso di rafforzare il nostro impegno aprendo nuovi punti vendita e puntando sulle persone; il numero di addetti è aumentato infatti di quasi il 10% per arrivare a oltre 13.700 collaboratori che contribuiscono ogni giorno al successo della nostra insegna».

 

 

MDD, nel 2017 obiettivo 19% con 225 nuove referenze

Un focus importante per Despar è rappresentato dalla Marca del Distributore (MDD), che nel 2016 ha costituito il 18% delle vendite al pubblico. Per il 2017 Despar ha come obiettivo di raggiungere il 19% di incidenza sulle vendite al pubblico.

«Il successo della nostra MDD è confermato dai dati, che testimoniano come i clienti apprezzino la qualità dei nostri prodotti e la segmentazione dell’assortimento – aggiunge Lucio Fochesato, Direttore Generale di Despar Italia -. Solo nel 2016 abbiamo modificato più di 160 ricette per offrire un prodotto in linea con le richieste dei clienti, e abbiamo proposto sul mercato prodotti e formati adatti ai nuovi consumi e stili di vita».

La MDD Despar è composta da oltre 2700 referenze e solo nel 2016 sono stati lanciati 225 nuovi prodotti. Nel 2017 l’azienda prevede il lancio di ulteriori 290 referenze principalmente nei segmenti premium, salutistico, biologico e dei prodotti di filiera, con una crescita prevista del fatturato del prodotto a marchio del 6,5%.

I 100 siti che dominano il world wide web (infografica)

Walmart non sorprendentemente è il primo sito tra i retailer americani anche fisici per traffico.

Quali sono i siti più influenti, quelli che davvero la gente guarda e naviga, e che di fatto “dominano” la rete? A questa domanda risponde l’infografica di Vodien su dati Alexa. Se il podio non rappresenta sorprese (la triade Google-YouTube-Facebook) è interessante vedere quali sono le altre categorie più cliccate e seguite.

 

La classifica non è oziosa: al mondo esistono 1,1 miliardi di siti, ma la maggioranza del traffico è partita tra pochi di loro. Google ad esempio ammassa 28 miliardi di visite al mese, YouTube, che peraltro è proprietà di Google, 20,5 miliardi.

Nell’infografica ci sono i 100 siti più visitati negli Stati Uniti.

È segnalata l’appartenenza al settore per colore. Il retail, identificato dal colore verde, vede svettare Amazon ed eBay (al quarto e ottavo posto assoluti) ma tra i distributori che hanno anche una rete fisica ci sono Walmart (al 21° posto), Best Buy (39°), Target (43°) e Home Depot (73°). Sono abbastanza ben rappresentati, ma mai quanto le news (14 sii su 100) e i social media (12 sui primi 100), 

Sono anche evidenziate le connessioni tra siti “imparentati” tra loro perché della stessa proprietà, ad esempio Google, Youtube, Blogger e Google User Content, oppure Verizon che possiede l’Huffington Post, AOL.com e, tra breve, Yahoo e Tumblr.

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