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Contraffazione: nel comparto vini e alcolici costa 1,3 miliardi di euro

Contraffazione, quanto ci costi? 1,3 milioni di euro, per l’esattezza. A tanto ammonta ogni anno l’onere delle aziende derivato dalla produzione di alcolici e vini contraffatti.

Ecco quanto emerge  da un nuovo studio dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO). Risulta infatti che il 4,4 % delle vendite legittime di alcolici e il 2,3 % di quelle dei vini vanno persi ogni anno a causa della contraffazione nel settore delle bevande alcoliche. con ripercussioni gravi anche in termini di posti di lavoro persi: 4 800 posti nei relativi settori, poiché i legittimi produttori assumono meno personale di quanto avrebbero fatto in assenza di contraffazione.
E non  basta: prendendo in considerazione anche gli effetti a catena che vini e alcolici contraffatti hanno sul mercato, vanno aggiunti 18 500 posti di lavoro persi per l’economia dell’UE, di cui 8 600 nel settore agricolo e 1 300 in quello alimentare.

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Il Direttore esecutivo dell’EUIPO, António Campinos, ha dichiarato:

«Il settore dei vini e degli alcolici nell’UE è composto per la stragrande maggioranza da imprese di piccole e medie dimensioni che impiegano mediamente 10 lavoratori ciascuna. Lo studio evidenzia l’impatto economico della contraffazione in tale settore e le relative conseguenze per l’economia dell’UE nel suo complesso. Le conclusioni che ne abbiamo tratto sono volte ad assistere i responsabili delle politiche nella risposta che sono chiamati a dare ai problemi causati dalla contraffazione in questo settore cruciale dell’economia».Schermata 2016-07-28 a 14.38.59

Focus su alcuni Paesi
Spagna: lo studio stima pari a 263 milioni di EUR l’anno la perdita per il settore della produzione iberica di vini e alcolici in conseguenza della contraffazione, e a 90 milioni di EUR l’anno quella per l’erario spagnolo per la mancata riscossione delle accise.

Francia: secondo le stime, la contraffazione costa al settore di vini e alcolici d’Oltralpe 136 milioni di EUR l’anno in mancate vendite. A questi si aggiungono 100 milioni di EUR di accise perse a causa della presenza sul mercato di prodotti contraffatti.Schermata 2016-07-28 a 14.39.14

Italia: nel complesso, i settori dei vini e degli alcolici del paese perdono annualmente 162 milioni di EUR, ossia il 2,7 % del mercato complessivo, cui si aggiungono 18 milioni di EUR l’anno in mancate accise.

Germania: lo studio stima pari a 140 milioni di EUR l’anno le perdite per il settore produttivo tedesco, più 65 milioni di EUR in accise non riscosse.

Regno Unito: il totale delle mancate vendite nel settore della produzione di vini e alcolici è stimato a 87 milioni di EUR l’anno, di cui 25 per gli alcolici e 62 per i vini, e quello delle mancate accise a 197 milioni di EUR l’anno.

NOTA SULLO STUDIO

Il lavoro qui citato è l’ottavo di una serie pubblicata dall’EUIPO tramite l’Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, in merito all’impatto economico della contraffazione nei settori industriali dell’UE. Gli studi precedenti di tale serie hanno analizzato settori quali industria discografica, orologi e gioielli, borse e valigie, giochi e giocattoli, articoli sportivi, abbigliamento, calzature e accessori nonché cosmetici e prodotti per la cura personale.

Istat: a maggio calano le vendite di alimentari, e ora soffrono anche i discount

Vendite in calo a maggio, e a soffrire sono soprattutto gli alimentari: è quanto evidenziano i dati Istat sul commercio al dettaglio, che registrano una flessione del -1,3% rispetto a maggio 2015 nelle vendite a valore, con l’alimentare a -1,8% e il non alimentare a -1,0%. Dall’inizio dell’anno le vendite complessivamente segnano un +0,3% a valore sullo stesso periodo dell’anno precedente. Rispetto ad aprile 2016 le vendite al dettaglio registrano un incremento congiunturale dello 0,3% in valore e dello 0,2% in volume (+0,3% in valore e +0,1% in volume per gli alimentari e +0,3% sia in valore sia in volume per i non alimentari).

Nella media del trimestre marzo-maggio 2016, l’indice complessivo delle vendite al dettaglio in valore registra un calo congiunturale dello 0,3%. L’indice in volume diminuisce dello 0,4% rispetto al trimestre precedente.

Come rileva un’analisi della Coldiretti sugli stessi dati, le vendite crollano anche nei discount alimentari, che dopo anni di crescita invertono la tendenza e fanno segnare una riduzione dello 0,2%. “Le vendite dei prodotti alimentari si riducono in tutte le tipologie distributive, dagli ipermercati (-2,5%) ai supermercati (-1,4%), ma a registrare un vero tonfo sono le piccole botteghe alimentari (-3,2%). Si tratta – sottolinea una nota della Coldiretti – dei devastanti effetti della deflazione che si evidenzia particolarmente in campagna, dove le quotazioni per il grano sono praticamente dimezzate rispetto allo scorso anno, ma difficoltà si registrano anche negli allevamenti con il latte pagato ben al di sotto dei costi di produzione”. 

Non sembra più ottimista Federdistribuzione. «Il dato di maggio conferma le nostre preoccupazioni espresse ormai da molto tempo: siamo lontani da segnali stabili di ripresa dei consumi, con dati altalenanti nei mesi e che complessivamente indicano una dinamica molto debole – commenta il presidente Giovanni Cobolli Gigli – Particolarmente significativo è il calo delle vendite di prodotti alimentari (-1,8% a valore e -2,0% a volume), segno che la situazione economica e il generale clima di incertezza sul futuro frenano gli acquisti anche nella spesa dei prodotti essenziali.

Un quadro che, secondo l’associazione delle aziende della distribuzione moderna, non è destinato a migliorare nei prossimi mesi estivi, per due motivi: la debolezza della domanda interna ma anche il confronto con un 2015 particolarmente dinamico, conseguenza non solo dei fattori metereologici ma anche della spinta di Expo 2015, tanto che “una previsione realistica delle vendite al dettaglio per il 2015 potrebbe dunque essere vicino a una “crescita zero”“.

«Ma con questa evoluzione dei consumi lo sviluppo del Paese è a rischio, come testimoniano anche gli allarmanti dati di maggio della produzione industriale e degli ordinativi comunicati oggi dall’Istat. D’altra parte è del tutto comprensibile la difficoltà del settore industriale, di fronte a un mercato internazionale in frenata e a una domanda interna che non c’è – continua Cobolli Gigli -. La priorità deve essere la ripresa dei consumi, e su questo chiediamo sforzi ulteriori al Governo, chiamandolo a dare segnali di discontinuità con il passato sulle riforme per fornire più certezze sul futuro e a lavorare per aumentare il potere d’acquisto delle famiglie e per semplificare e agevolare l’attività d’impresa».

 

Conad Sicilia parte bene, in cinque mesi fatturato a +4% e 110 nuovi posti di lavoro

Buone notizie arrivano anche da Conad Sicilia, la nuova cooperativa nata nel 2016 dalla fusione tra Sicilconad e Conad Sicilia. Le prestazioni dei primi cinque mesi dalla nascita risultano positive, con 11 nuovi punti vendita in tutta l’Isola, per un totale di 5mila metri quadri, 110 nuovi posti di lavoro, altre 10 nuove aperture in programma nel breve periodo (tra cui gli otto punti vendita a insegna Sigma rilevati, con i quali Conad Sicilia ha salvaguardato 56 posti di lavoro) e il fatturato della rete di vendita in crescita del 4%.

A quasi cinque mesi dalla nascita, la nuova cooperativa conferma la leadership di mercato con una quota del 15% (fonte: GNLC II semestre 2015) e un fatturato stimato alle vendite che supera gli 800 milioni di euro. Risolutive nel portare a questi risultati, che rispetto all’andamento delle vendite largo consumo confezionato 2016 nel mercato siciliano segnano un +5,70%, sono state le prestazioni della marca commerciale con una quota del 21,67%, in crescita rispetto all’anno precedente e superiore di 12 punti percentuali rispetto alla media del mercato che è del 9,97% (Fonte IRI: maggio 2016).

Sono i dati emersi in occasione dell’assemblea di bilancio per l’approvazione dei risultati al 31 dicembre 2015 delle due cooperative Conad prima della fusione.

Il patrimonio netto aggregato di Conad Sicilia ammonta a 56 milioni di euro. Ciò consentirà di affrontare con solidità economica il piano di sviluppo per il 2016, che prevede un investimento di 5 milioni di euro per potenziare, ristrutturare e ampliare la rete di vendita di altri 15mila metri quadri (di cui 5.000 metri quadri già aperti). Attualmente la nuova cooperativa può contare su una rete di 346 punti di vendita (su una superficie di 190mila metri quadri) divisi in vari format. Obiettivo principale sarà quello di razionalizzare, ristrutturare e rendere omogenea la rete di vendita, in modo da rafforzare i fattori distintivi di Conad, aumentare la produttività a metro quadro, ampliare la gamma di servizi offerti ai clienti, che chiedono sempre più convenienza, distintività e fidelizzazione.

«Abbiamo un forte senso del dovere – ha detto il direttore generale di Conad Sicilia Natale Lia – nei confronti del territorio in cui operano i nostri 205 soci imprenditori, per contribuire alla crescita della comunità. Per questo, abbiamo ancora un lungo cammino davanti che vogliamo intraprendere mettendo a punto la nostra organizzazione: per i nostri soci, dando valore al brand Conad, e per i nostri clienti, fornendo loro un servizio sempre più attento ed efficiente».

A livello nazionale, Conad ha archiviato un 2015 positivo con un fatturato di  12,2 miliardi di euro, 490 milioni in più rispetto all’anno precedente (+4%), e la quota di mercato si è rafforzata all’11,9% (fonte: GNLC II semestre 2015).

«I risultati del 2015 confermano la lungimiranza delle scelte strategiche fatte, l’impegno a essere in sintonia con il territorio, valorizzare e fare conoscere le produzioni locali, sostenere le comunità e le economie locali, e sono frutto di una solida coesione di tutti i soci che ci rende fiduciosi per il futuro» sono state le parole dell’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese, presente all’assemblea insieme al presidente di Conad Sicilia Salvatore Abbate.

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Conad Sicilia comprende 34 Conad Superstore, 113 Conad, 85 Conad City, 68 Margherita, 22 Tradizionali, 1 ipermercato, 23 discount Todis. Tra i servizi: 8 Con Sapore Conad, 10 parafarmacie e 4 corner Ottico e a fine luglio sarà inaugurato il primo Pet Store Conad della Sicilia.

Gruppo Végé, fatturato in crescita del 14,3% nel 2015

Un fatturato in crescita del +14,3% da 2.900 milioni di euro del 2014 a 3.313 milioni di euro, imprese salite da 21 a 25, aumento del 21,1% nel network di vendita e del 34,9% nella superficie commerciale complessiva: presenta un quadro estremamente positivo il bilancio 2015 di Gruppo VéGé, appena approvato dall’Assemblea dei soci riunitasi a Milano.

Il gruppo per il secondo anno consecutivo registra una crescita a doppia cifra. La stima 2016 è di superare i 5.500 milioni di euro, grazie anche al processo d’espansione del Gruppo nei primi mesi di quest’anno, che ha visto l’ingresso in VéGé di Supermercati Tosano Cerea Srl, Bava Srl, Asta Spa, F.lli Arena Srl, Multicedi Srl, Dolcitalia-Svive Spa e Convì-Geda Srl.

Secondo le rilevazioni Nielsen negli ultimi 12 mesi la quota detenuta da Gruppo VéGé è più che raddoppiata, passando da 1,6% (GNLC Febbraio 2015) a 3,4% (GNLC Febbraio 2016).Per contro, nel 2015 le vendite nella Grande Distribuzione sono cresciute dello 0,5% (Nielsen Trade*Mis Totale Negozio Iper + Super 2015).

Sembra dunque confemata l’efficacia della politica di investimenti in innovazione e di interazione con il cliente finale, come l’ampliamento della rete dei punti vendita dotati di tecnologia Beacon e lo sviluppo di nuove forme di interazione con la clientela tramite il coinvolgimento degli utenti dei social media nella scelta del nuovo logo del gruppo e della marca del distributore. La provate label del gruppo, tra l’altro,ha registrato un incremento del 20% sul giro d’affari, ampliando l’offerta con tre linee: benessere, bio e premium.

«Parlare di semplice soddisfazione dinanzi ai risultati di bilancio è riduttivo perché abbiamo superato un esame impegnativo: confermarci tra le organizzazioni italiane a maggiore tasso di crescita” – ha commentato il presidente di Gruppo VéGé Nicola Mastromartino -. Sapevamo di aver gettato solide fondamenta per sostenere una costante espansione ma, come sempre, la differenza è stata fatta dalla qualità e dalla competenza degli imprenditori e manager che lavorano con noi. Continueremo in questo percorso di crescita e innovazione per rafforzare l’attenzione e la relazione con i nostri clienti che ci hanno premiato e continuano a farlo».

Brexit, chi vince e chi perde nel retail: discount su, ipermercati giù

I discount come Lidl, che già hanno eroso negli ultimi anni quote di mercato alle insegne tradizionali, secondo gli analisti otterranno un ulteriore vantaggio dall'uscita della Grand Bretagna dall'Ue.

Planet Retail ha stilato un report che individua le opportunità e i rischi della Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea decisa con il referendum del 23 giugno, nell’ambito del commercio.

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Un costo aggiuntivo: le etichette “Made in UE” andranno sostituite con etichette “nazionali”

Un impatto a breve e lungo termine che colpirà l’intero vecchio continente, con l’Ue che perderà in un colpo solo il 12,9% della popolazione, il 16,6% del Pil, 18,7% della spesa dei consumatori, il 18,3% delle vendite retail e il 15,2% delle vendite di alimentari. Non solo: i partiti populisti di Danimarca, Olanda e Francia pensano già al loro referendum per l’uscita, con rischi di ulteriore disgregazione.

Di seguito lo scenario con le possibili conseguenze nel Regno Unito (ma non solo):

1. Rallentamento della crescita UK con probabile recessione

Opportunità per:

  • I Discount con la loro forte reputazione per un buon rapporto prezzi qualità
  • I supermercati con tanti punti vendita di prossimità, mentre perderanno le grandi superfici fuori città (si tenderà a risparmiare benzina ed evitare la “tentazione” di comprare il superfluo)
  • I produttori di prodotti Private label specialmente se di livello economico
  • Le insegne con programmi di loyalty forti, in grado di offrire benefici, sconti addizionali o premi
  • I produttori di oggetti di lusso abbordabili, perché i consumatori cercheranno di premarsi con piccole cose
  • I prodotti che costituiscono un’alternativa conveniente ai consumi fuoricasa, come le capsule per caffè

Rischi per:

  • Gli ipermercati con maggiore esposizione verso articoli non alimentari
  • La ristorazione, per la tendenza a cucinare a casa
  • I commercianti Non-food che si specializzano in prodotti non essenziali e il cui acquisto è rimandabile

2. Sterlina più debole

Opportunità per:

  • I fornitori di prodotti locali, regionali e prodotti in Gran Bretagna beneficeranno dell’aumento di competitività
  • I fornitori di prodotti britannici che esportano all’estero
  • I discounter con categorie di prodotto limitate che possono passare la gran parte delle vendite a prodotti locali sostituendo un numero limitato di prodotti
  • Chi è in grado di acquistare dai Paesi a bassi salari sullo scenario globale (ad es. Asda che fa parte di Walmart)
  • Le insegne che hanno operazioni internazionali che vedranno le vendite sui mercati esteri aumentare a causa del cambio con la sterlina bassa (ad es. Tesco)

Rischi per:

  • I retailer che trattano categorie che si basano molto sulle importazioni come gli alimentari (il 39% degli alimentari venduti in UK è importato, e in particolare lo è il fresco come frutta, verdura e latticini)
  • Gli ipermercati che vendono prodotti non alimentari fatturati in moneta esetra (con i rischi maggiori per le transazioni verso il dollaro)
  • La divisione UK degli operatori di e-commerce internazionali, perché i consumatori arriveranno da altri mercati europei per fare acquisti in sterline
  • I negozi che si appoggiano a una scelta di prodotti internazionali come leva di differenziazione (negli ipermercati potrebbero diminuire le categorie di cibi esteri o etnici)
  • Insegne internazionali con operazione in UK (Walmart, Costco, Whole Foods) perché potrebbero diminuire le vendite sul fronte britanico
  • I retailer UK con operazioni internazionali in perdita, perché le perdite saranno aumentate dal cambio sfavorevole

3. Aumento dei tassi di interesse per alleviare la pressione verso il basso della sterlina

Opportunità per:

  • Distributori e fornitori con una forte dipendenza verso le supplì chain internazionali che eviteranno una pressione inflazionistica ancora più alta

Rischi per:

  • Distributori e fornitori di fai-da-te, arredamento, e forniture elettriche per la casa perché è plausibile che il mercato immobiliare sarà duramente colpito

4. Maggiori regolamentazioni e limitazioni nel libero movimento di merci e persone

Opportunità per:

  • I Retailer che dipendono poco delle supply chains estere
  • I Retailer con supply chain intrenazionali capaci di riorganizzare il flusso di merci velocemente
  • I Retailer che beneficiano della condivisione di negoziazioni e best practice a livello regionale europeo (ad es. Asda arte del gruppo d’acquisto EMD di cui fanno parte tra gli altri in Italia Selex e Sun)

Rischi per:

  •  I retailer britannici che dipendono molto da supply chain internazionali con un debole prospettiva di sostituirli con fornitori nazionali (abbigliamento, elettronica di consumo, fai da te)
  • I retailer americani che hanno investito nel Regno Unito come “ponte” per entrare in Europa (Whole Foods, Costco)
  • Le aziende di E-commerce che potrebbero soffrire dalle aspettative fallite dei clienti che non riescono ad ottenere consegne in giornata
  • Fornitori e distributori britannici che si avvalgono di manopdopera europea a basso costo

 

5. Ulteriore frammentazione dell’UE

  • Distributori e fornitori in tutta Europa soffriranno per l’impatto negativo sulle supply chains con tempi di attesa aggiuntivi alle frontiere e maggiori rischi per il cambio delle valute

 

 

 

Brexit: le opinioni nel retail:

Lidl UK: “Apprezziamo e rispettiamo la decisione del Leave fatta dal pubblico britannico. […] Abbiamo lavorato duramente nelle retrovie per prepararci a questa possibilità, così ora siamo pronti. […] Continueremo a investire nei nostri piani di espansione nel Regno Unito con nuovi punti vendita, nuovi magazzini e nuovi posti di lavoro.“

Stefano Pessina, Walgreens Alliance Boots. «Si sceglie di investire nel Regno Unito perché da lì si può facilmente accedere a tutta l’Unione Europea. Ora che il Regno Unito non sarà più parte della Ue, cambierà tutto».

RichardPennycook,TheCo-OperativeGroup: “Il nostro messaggio è positivo: siamo passati per un periodo di incertezza e ora consociamo l’esito. Ora dobbiamo guardare avanti e cogliere le opportunità.”

Alessandro De Felice, Presidente di ANRA, Associazione Nazionale di Risk Manager e Responsabili di Assicurazioni Aziendali. “Se la Gran Bretagna avesse deciso di rimanere nell’Unione Europea, ad esempio secondo le previsioni di Sace, l’export italiano avrebbe messo a segno una crescita media annua del 5,5% nel periodo 2017 – 2019 . Concretizzata la Brexit queste stime potrebbero essere riviste al ribasso di circa 1-2 punti percentuali nel 2016 (fino a 500 milioni € in meno).

Stephen Springham, Knight Frank: “Come ha provato la scorsa recessione i trend di spesa non seguono religiosamente le prestazioni del Pil. I consumatori potrebbero chiudere i cordoni delle borse e ripensare le priorità di spesa, ma non smetteranno di spendere. Le vendite nel retail rimarranno incostanti,. Ma il retail potrebbe beneficiare da investitori esteri a “caccia dell’affare”  pronti ad approfittare di ogni perdita di valore della sterlina.”

Tim Worsall, Forbes: “La causa principale della diminuzione delle vendite nei negozi britannici [a giugno, ndr] non ha a che fare con l’incertezza causata dalla Brexit ma con Amazon”.

Crescita moderata, consumi invariati

“Prosegue la fase di crescita moderata dell’economia italiana sostenuta dal miglioramento dei ritmi produttivi dell’attività manifatturiera e dai primi segnali di ripresa delle costruzioni, in presenza di un recupero della redditività delle imprese e di un aumento dell’occupazione. Segnali meno favorevoli provengono dai consumi, dal clima di fiducia delle famiglie e dalle imprese dei servizi. In questo quadro, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha segnato un’ulteriore discesa, prospettando un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine”. (Fonte: www.istat.it, “Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana”, 5 luglio 2016).

Il pdf è disponibile on line. Evidenziamo, en passant, che “Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono rimasti invariati. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle Famiglie consumatrici è risultata pari all’8,8%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Poiché il deflatore implicito dei consumi delle famiglie è sceso in termini congiunturali dello 0,3%, il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato dell’1,1%”. (Fonte: www.istat.it, “Conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società”, 30 giugno 2016).

Consumi e indicatori di fiducia sono quindi sotto pressione, in attesa del dispiegarsi di ulteriori fattori endogeni ed esogeni (a partire dalle conseguenze della Brexit).

In margine, per quanto attiene al circuito dei centri commerciali, dopo un aumento delle vendite del 3,2% nel 2015 (esclusi gli ipermercati), nel primo trimestre 2016 la crescita è stata dell’1,8%, secondo quanto recentemente dichiarato dal Presidente del CNCC Massimo Moretti.

Coralis, 2015 a 1,6 miliardi di fatturato. Il nuovo Cda conferma Graffione presidente

Sabato 19 giugno si è tenuta a Milano l’Assemblea Generale di Coralis, con la presentazione del bilancio 2015 e l’elezione del nuovo consiglio direttivo del consorzio. Con 690 punti vendita e 26 cash&carry, il giro d’affari alla vendita l’anno scorso è stato  di 1,6 miliardi di euro, con un incremento occupazionale sulla rete vendita dell’8%.

L’elezione del nuovo consiglio direttivo ha confermato Eleonora Graffione in veste di presidente ed è costituito da Angelo Bruno della Bruno e Forte che gestisce un Centro Distributivo e una rete di punti vendita in provincia di Cosenza; Francesco Curcio titolare di C.D.C. Centro Distribuzione Curcio che gestisce un Cash&Carry e un’attività di distribuzione a Sanza, in provincia di Salerno; Luigi Giannatempo titolare de La Prima che gestisce una rete di supermercati a Foggia e provincia e Roberto Trapletti titolare di Alimgross con la quale gestisce un Cash&Carry a Ghisalba, in provincia di Bergamo.

L’assemblea è stata anche l’occasione per fare il punto sui progetti messi in campo dal Consorzio in questi ultimi tre anni di gestione. Sono ormai 48 i punti vendita che hanno inserito i prodotti del catalogo Etichètto, la super label che garantisce tutta la filiera e la provenienza dei prodotti e che offre, oggi, un assortimento di circa 230 prodotti selezionati da una quarantina di aziende produttrici che spaziano dal fresco al grocery, al beverage.

Il Consorzio ha anche offerto un programma di formazione che ha visto coinvolti 15 associati e che quest’anno li ha portati a conoscere le realtà americane con un viaggio esplorativo a Chicago, dove hanno potuto visitare alcuni degli store che hanno segnato la storia e che fanno tendenza nel mondo come Whole Food Market, WalMart, Trader Joe’s e Mariano’s.

A pochi mesi fa poi risale è l’apertura del primo punto vendita Lalimentari Italiano a Genova (vedi Debutta a Genova Lalimentari Italiano, il progetto di prossimità Coralis), apri pista per le prossime aperture, previste soprattutto al Sud d’Italia.

Il nuovo Consiglio direttivo si è dunque impegnato a sostenere e incrementare lo sviluppo del Consorzio attraverso progetti capaci di leggere e tradurre i segnali che il mercato e i clienti forniscono.

Conad del Tirreno chiude l’anno con un +5%, piano da 140 milioni per il prossimo biennio

È stato un 2015 positivo per Conad del Tirreno, che cresce del 5% e segna un giro di affari di 2,35 miliardi di euro e un patrimonio netto a 317 milioni di euro. Una solidità economica che permetterà di attuare con tranquillità il piano di sviluppo 2016-2018, che prevede 140 milioni di euro di investimenti, con l’obiettivo di accrescere la quota di mercato e l’efficienza del sistema. Tra le azioni previste, nuove aperture e ristrutturazioni, sostegno all’innovazione, attenzione all’ambiente e ai servizi offerti al cliente, come i distributori di carburanti, le parafarmacie, l’ottica.

L’insegna nel secondo semestre 2015 è risultata, secondo GNLC, il primo gruppo distributivo in Sardegna (con una quota di mercato superiore al 18%) e nel Lazio (23%, assieme all’altra cooperativa Conad che opera in regione, PAC 2000A), mentre rafforza la propria presenza in Toscana, con una quota di mercato del 15%.

«I clienti e il mercato premiano la professionalità e la capacità dei nostri soci imprenditori di dialogare con la comunità dove operano, ponendo massima attenzione al sostegno e alla valorizzazione del loro territorio. È una distintività preziosa, che consente di accrescere le nostre quote anche in una fase economica complessa. Un ruolo decisivo è svolto dall’innovazione, a servizio della continua evoluzione del punto di vendita e dell’offerta di prodotti e servizi, attentamente valorizzati nella nostra multicanalità: supporto decisivo nell’impegno di accrescere esperienza, informazione, qualità, certificazione e, dunque, rassicurare il nostro cliente. In sintesi, un’offerta che coniuga innovazione al gusto e alla tradizione, capace di offrire risposte di qualità ai trend di consumo emergenti: un’attenta specializzazione nei reparti freschi, nel salutistico, nel benessere e nei prodotti del territorio, premium e biologici» dichiara l’amministratore delegato di Conad del Tirreno Ugo Baldi.

La cooperativa ha sviluppato una serie di iniziative che hanno fatto risparmiare ai clienti oltre 200 milioni di euro. La rete è costituita da 341 punti di vendita in Toscana e provincia di La Spezia (192), Lazio (70) e Sardegna (79), con una superficie complessiva di 245 mila metri quadri: 44 Conad Superstore (di cui 18 grandi superfici), 103 Conad, 141 Conad City, 6 Sapori&Dintorni Conad, 47 Margherita. A questi si aggiungono 11 distributori di carburanti, che hanno erogato 82,1 milioni di litri con un risparmio diretto di 7,4 milioni di euro per gli automobilisti, 22 parafarmacie con un’offerta di 480 farmaci da banco, 210 prodotti omeopatici e 60 prodotti veterinari e 4.850 prodotti per la cura della persona, e tre corner Ottico. I 212 soci danno lavoro nei loro punti vendita a 9.500 persone.

I 1.150 fornitori (700 in Toscana, 200 nel Lazio e 250 in Sardegna per un fatturato che supera i 375 milioni di euro, a cui si deve aggiungere il valore delle ricadute sull’indotto locale) consentono di portare in tavola i prodotti della tradizione e della cultura locale. I 6 centri di distribuzione in attività (3 in Toscana, 2 nel Lazio e 1 in Sardegna) coprono una superficie di oltre 140 mila metri quadri di superficie. A questi si aggiungerà il polo logistico attualmente in costruzione a Montopoli (Pi) con un investimento di oltre 20 milioni di euro, che sarà il più grande polo logistico del Centro Italia. Il polo logistico del fresco a Tarquinia (Vt) rifornirà i supermercati laziali e sarà ultimato nel secondo trimestre 2017: avrà una superficie coperta di 20 mila metri quadri (il doppio dell’attuale).

In materia di efficientamento energetico della rete di vendita, Conad del Tirreno ha intrapreso, con la partnership di Officinae Verdi e Unicredit Banca, un progetto che prevede la riqualificazione energetica dei punti di vendita con l’obiettivo, assieme alla riduzione delle emissioni, di realizzare il progressivo passaggio dall’utilizzo di fonti fossili a quelle rinnovabili e di ridurre l’impatto economico della bolletta energetica. Nel 2015 sono state fatte otto operazioni, con un risparmio energetico medio del 35%.

Lo scorso anno la cooperativa e i soci hanno investito 2,4 milioni di euro in iniziative di responsabilità sociale, nel campo dello sport, in particolare a sostegno di squadre sportive giovanili, della cultura, del tempo libero e per sostenere enti, onlus e parrocchie.

 

Conad, +4% e obiettivo leadership

E il 2015 è stato un anno positivo per tutte le componenti della cooperativa. La quale nel 2015, nel suo complesso, ha incassato un fatturato di 12,2 miliardi di euro, 490 milioni in più rispetto all’anno precedente (+4%). Ed è cresciuta anche la quota di mercato, all’11,9% (fonte: GNLC secondo semestre 2015). 

La rete di vendita conta 3.055 punti di vendita per una superficie complessiva di 1.918.013 metri quadri, è costituita da 25 Conad Ipermercato, 216 Conad Superstore, 1.028 Conad, 995 Conad City, 518 Margherita, 13 Sapori&Dintorni, 198 Todis, oltre a 62 punti di vendita con altre insegne e cash&carry. A questi si aggiungono 35 distributori di carburanti, 101 parafarmacie e 20 Ottico a insegna Conad. Consolidata la leadership nei supermercati, al 20,1%, e nel libero servizio, al 13,9% (fonte: GNLC II semestre 2015).

Nel 2015 i 2.673 soci di Conad hanno creato 2.126 posti di lavoro, investendo 289 milioni di euro nello sviluppo della propria rete.

Il patrimonio netto aggregato del consorzio e delle cooperative è aumentato del 10,5% e ora ammonta a 2,1 miliardi di euro. Il piano di sviluppo per il 2016 prevede un investimento di 188 milioni di euro per potenziare e ampliare la rete con 88 nuovi punti di vendita (per un totale di 78.800 metri quadri) e la creazione di 1.300 posti di lavoro (800 nuove assunzioni, il restante ricollocazioni) che porteranno il totale degli addetti a quota 50 mila (48.254 a fine 2015). Per il triennio 2016-2018 gli investimenti previsti sono di 785 milioni di euro.

Tra i fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura del bilancio 2015 ci sono la fusione delle due cooperative siciliane nella nuova Conad Sicilia – quota di mercato al 15,2% (fonte: GNLC I semestre 2015), fatturato stimato di 800 milioni di euro con 386 punti di vendita per oltre 190 mila metri quadri, 210 soci imprenditori e 3.236 addetti, patrimonio netto consolidato di 62 milioni di euro in grado di fornire una solida garanzia per i programmi di sviluppo – e l’inaugurazione dei primi quattro PetStore, la nuova catena di negozi specializzati Conad dedicata agli animali da affezione, vicina agli ipermercati e ai superstore Conad, ma con una gestione completamente autonoma e indipendente. L’obiettivo è aprirne 100 nei prossimi tre anni (15 entro la fine dell’anno in corso).

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Ripresa alimentare: confezionato a 18 miliardi, trainato da bevande, caffè e prodotti vegetali

Cambia il consumatore, che esce sì dalla crisi ma trasformato nelle sue abitudini di acquisto, e cambiano i consumi. Una conferma viene dai dati appena rilasciati da Aiipa, Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari: nel 2015 ha superato i 18 miliardi di euro di fatturato, in aumento del 2,7% sul 2014, l’alimentare confezionato italiano, riunito nelle imprese associate. I settori interessati sono caffè, nutrizione e salute (alimenti per l’infanzia e integratori), surgelati, prodotti vegetali (succhi, conserve, confetture, IV gamma) e alimentari (tè, spezie, snack) e preparazioni alimentari (brodi, salse, preparati per dolci e gelati e per panificazione). Cresce la loro incidenza (pari al 14%) sul giro d’affari sviluppato dall’industria alimentare italiana, fermo a quota 132 miliardi di euro come l’anno precedente.
In aumento anche le esportazioni, che hanno sfiorato i 5 miliardi di euro, con un incremento del +6,3% sull’anno precedente, in linea con gli ottimi risultati registrati dall’industria alimentare nel suo totale che ha toccato quota 29 miliardi.

 

Ripresa sì, ma moderata e “mirata”

Dove vanno i consumi alimentari degli italiani? Un quadro lo dà la ricerca di Nomisma “Prospettive di breve e medio termine per l’industria alimentare italiana” presentata all’assemblea Aiipa da Alessandra Lanza. Che ha parlato di “nuova normalità”, con consumi in ripresa ma una crescita più moderata rispetto al decennio pre-crisi. Bene in particolare si muovo alcuni settori come quello delle bevande.

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Nonostante ciò, “per arrivare ai valori pre-crisi sarebbero necessarie crescite a due cifre per anni, e questo non sta accadendo”.

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Cambiano i comportamenti di spesa e diminuiscono le quantità di alimentari per la grande maggioranza della popolazione, perché si assottiglia il ceto medio.

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Cambia anche il paniere, spinto in avanti dalla richiesta dei freschi e degli referenze più sofisticate, che combinano prodotto e servizio, in particolare dalla fascia dei consumatori alto spendenti.

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Va detto comunque che il settore alimentare è ben posizionato verso il consolidamento della ripresa, grazie anche alla ripresa della domanda interna.

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«Le specializzazioni produttive delle aziende associate AIIPA rappresentano una peculiarità nel panorama nazionale – ha sottolineato Marco Lavazza, Presidente di AIIPA – le capacità di affermarsi all’estero e la propensione agli investimenti in Ricerca e Sviluppo ne fanno un paradigma della migliore manifattura italiana. Occorre valorizzare ancora meglio le nostre produzioni e saper sfruttare l’opportunità che ci offre la richiesta crescente nel mondo di prodotti italiani di qualità. Se il commercio internazionale è fra le principali vie di crescita che dobbiamo seguire, è necessario ridare ossigeno alla domanda interna che stenta a ripartire».

 

Obiettivo: 50 miliardi di export entro il 2020

Sul fronte dell’export, l’obiettivo ambizioso, tracciato e condiviso con le Istituzioni, + di arrivare a 50 miliardi di valore di esportazione di prodotti agroalimentari italiani nel mondo, entro il 2020. Determinante sarà la capacità di contrastare fenomeni come la contraffazione e l’italian sounding, stimato ancora in crescita sui mercati internazionali per un valore che oltrepassa i 60 miliardi di euro. L’Unione Europea in questo contesto dovrà giocare un ruolo chiave dettando regole chiare e univoche valide per l’intero mercato unico.

Quanto al TTIP, il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti, l’accordo in fase di negoziato tra Europa e Stati Uniti oggetto di numerose polemiche, secondo Lavazza “è un’opportunità, a patto di salvaguardare le specificità italiane ed europee e di non svendere il nostro patrimonio”. Paolo de Castro, parlamentare europeo nella Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale “nonostante il quadro apocalittico gli USA sono per l’Ue un polmone enorme, con un saldo positivo import export di 100 miliardi di euro, di cui 6 miliardi per l’Italia,ma ormai sarà quasi impossibile cogliere la ‘finestra’ dell’amministrazione Obama, e presumibilmente se ne riparlerà nel 2020. E magari capiremo di aver person un’opportunità”.

100 anni e anche di più: alle aziende storiche italiane va il premio di TUTTOFOOD

Si può chiedere l’età a una signora? Soprattutto quando la più giovane ha appena doppiato la boa del secolo e la più veterana conta… oltre 400 anni? Eppure sono più dinamiche e attrattive che mai.

Sono le signore del food & beverage italiano e non solo, oltre 40 aziende storiche con più di 100 anni di vita che TUTTOFOOD, la manifestazione leader del settore in Italia, ha voluto riunire e premiare perché continuano e esprimere, innovandoli costantemente, valori mantenuti nel tempo di cura, tradizione ed esperienza, tramandati da generazioni. L’essenza di quell’eccellenza del Made in Italy che TUTTOFOOD consolida e porta a professionisti F&B e foodies di tutto il mondo.

Caterina Balivo e l'AD di Fiera Milano Corrado Peraboni

Caterina Balivo e l’AD di Fiera Milano Corrado Peraboni

Organizzata in partnership con Regione Lombardia, DG Sviluppo Economico, l’iniziativa coniuga il riconoscimento previsto da Fiera Milano e TUTTOFOOD per le aziende storiche nel settore alimentare con quella analoga dell’Assessorato allo sviluppo economico a favore delle imprese centenarie della distribuzione lombarda.

La premiazione si è tenuta ieri sera durante un esclusivo gala party, madrina Caterina Balivo, in una location che non poteva essere più simbolica di questa capacità tutta italiana di riproporre storia e cultura in modi sempre nuovi: la Reggia di Monza che, rinata grazie a un magistrale restauro, è oggi insieme museo e sede polifunzionale di eventi.

“La crescente voglia di gusto italiano che vediamo nel mondo – commenta Corrado Peraboni, AD di Fiera Milano – si deve, oltre che alla nostra tradizione enogastronomica unica, anche alla capacità delle nostre aziende di coniugare naturalità e qualità con una ricerca costante, che anticipa l’evoluzione del consumatore. Il ruolo di un business partner a tutto campo come TUTTOFOOD è di supportare con i propri servizi gli operatori, tutto l’anno, nell’incontro con la domanda internazionale più qualificata, ma anche di promuovere i valori alla base di questo loro successo”.

Nel più puro “stile TUTTOFOOD”, l’evento riunirà sotto uno stesso tetto aziende-simbolo del mangiar bene italiano che esprimono le più innovative novità e tendenze.

“Dal 1605 la cura delle botti, la scelta delle uve migliori e la dedizione all’attesa posizionano Giusti come una delle realtà più importanti del mercato del Luxury Food”, esordisce Claudio Stefani Giusti, 17.a generazione alla guida dell’azienda, che propone oggi una collezione gourmet, dall’innovativo formato in perle protette fino ai cioccolatini.

“Il rispetto rigoroso della tradizione per noi significa materie prime di altissima qualità e lavorazione scrupolosa secondo ricette e procedimenti che si tramandano da generazioni”, sottolinea Mariangela Bellei, CEO di Acetaia Bellei.

PAB_6804“Da quasi 300 anni coniughiamo tradizione e innovazione – spiega Mario Fiandino, AD delle omonime Fattorie – e abbiamo rielaborato in chiave contemporanea l’antico metodo del caglio vegetale, dando vita a formaggi con caratteristiche organolettiche uniche”.

Per Chiara Rossetto, AD del Molino dallo stesso nome, “…da generazioni valorizziamo la nostra esperienza ultrasecolare per creare prodotti di grande qualità al servizio delle molteplici esigenze del consumatore moderno”.

“Il Pesto di Prà coltiva il basilico in proprio in serre sul mare dal 1827 che, insieme ad altri ingredienti di qualità, produce il nostro pesto lavorato a mano, fresco e sicuro”, dichiara il contitolare Stefano Bruzzone.

“Accanto ai prodotti nuovi continuiamo la tradizione del nostro territorio: i pani neri alla segala e alla crusca, il brezel, il laugen ma anche le torte tradizionali come la sacher, la linzer, la torta al grano saraceno”, dichiara Mauro Pellegrini, Amministratore Unico di Panificio Lemayr.

Tra le aziende estere premiate, in primo piano quest’anno la Grecia, con aziende come Loux Marlefakas, con le sue bibite e succhi una vera e propria icona del beverage greco, l’Ouzo Tyrnavou, che si produce nell’omonima isola dal 1856.

PAB_6805Spicca anche la Germania con nomi quali Meggle, marchio emblematico della qualità lattiero-casearia tedesca dal 1887, e la Bayerischer Brauerbund, l’associazione dei birrifici bavaresi (molti dei quali con secoli di storia), che continuano a produrre la birra in modo naturale secondo un severo disciplinare che proprio quest’anno celebra 500 anni.

Solo un assaggio delle proposte che saranno presentate alla prossima edizione di TUTTOFOOD, in fieramilano a Rho dall’8 all’11 maggio 2017.

Per informazioni aggiornate sulla manifestazione:

www.tuttofood.it e su tutti i principali social (#TUTTOFOOD, @TuttoFoodExpo).

C’era una volta… 100 anni e più. Tutte le aziende premiate

Acetaia Giusti (Modena, 1605); Acetificio Bellei (Modena, 1654); Fattorie Fiandino (Cuneo, 1700); Molino Rossetto (Padova, 1760); Royal Greenland (Groenlandia, 1771); Casa Vinicola Criserà (Reggio Calabria, 1800); Panificio Lemayr (Bolzano, 1801); Biscottificio Grondona (Genova, 1825); Il Pesto di Prà (Genova, 1827); Acetificio Brivio (Lecco, 1845); Birra Menabrea (Biella, 1846); Prato (Torino, 1848); Forgrana (Reggio Emilia, 1850); Urbani Tartufi (Perugia, 1852); Riso Gallo (Pavia, 1856); Ouzo Tyrnavou (Grecia, 1856); Amaretti Virginia (Savona, 1860); Pastificio di Chiavenna (Sondrio, 1868); Molino Nicoli (Bergamo, 1869); Rocca Luigi & Figli (Sondrio, 1870); Polli (Milano, 1872); Guffanti Formaggi (Novara, 1876); Vergani (Cremona, 1881); Barbero (Asti, 1883); Antica Torroneria Piemontese (Cuneo, 1885); Caseificio Taddei (Bergamo, 1885); Meggle (Germania, 1887); Acetifcio Milano (Napoli, 1889); Fonti di Gaverina (Bergamo, 1890); Frantoio Raguso (Napoli, 1894); Olearia Clemente (Foggia, 1895); Latteria Soresina (Cremona, 1900); Olio Roi (Imperia, 1900); Bergader (Verona, 1902); Food Import (Teramo, 1903); Matilde Vicenzi (Verona, 1905); Rizzoli Emanuele (Parma, 1906); Albergian (Torino, 1908); Cantine Pirovano (Lecco, 1910); Prodotti Orco (Varese, 1911); Pastificio Di Martino (Napoli, 1912); Callipo (Vibo Valentia, 1913); La Campofilone (Ascoli Piceno, 1916); Bayerisches Brauerbund (Germania); Loux Marlefakas (Grecia).

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