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Crai cresce ancora e chiude il 2016 con fatturato a +9% e 328 nuovi pdv

Il 2016 è stato ancora un anno con il segno più per CRAI, storico gruppo della distribuzione moderna italiana attivo da oltre quarant’anni con un incremento del fatturato di oltre il 9% rispetto al 2015 e un aumento costante del numero di negozi: sono state 262 le nuove aperture nel canale food e 66 nel canale drug.
La chiusura del 2016 segna anche un’importante crescita delle quote di mercato che vede il Gruppo Crai consolidare la propria presenza nei due canali in cui opera, con una quota che ha raggiunto il 2,49% nel food e il 26,03% nel drug dove si conferma come il secondo player del mercato (Nielsen Gnlc e Gnsd Febbraio 2017) e che a livello cumulato food e drug si attesta al 4,15%. In particolare nel canale di prossimità, il formato tipico dei negozi dai 100 ai 399 metri quadri, con una quota di mercato che si attesta all’11,83% il gruppo risulta essere nel mercato in questo canale l’insegna che cresce più velocemente.
«Siamo orgogliosi di archiviare un altro anno di crescita e di successi – afferma Marco Bordoli, Amministratore Delegato CRAI Secom -. Siamo sempre più convinti che quello che ci deve guidare è la logica di sistema che caratterizza le due anime del Gruppo, facendo sinergie laddove possibile e mettendo a terra azioni strategiche che apportino beneficio ai Poli operanti sul territorio e ai punti di vendita».

 

2016 anno di svolta tra nuove aperture e partnership, nel futuro c’è anche il discount

Nell’ambito dei progetti di espansione del Gruppo CRAI, nel 2016 si sono concretizzate diverse operazioni importanti: l’acquisizione del marchio storico di supermercati Pellicano, caratterizzato dal rilancio dell’insegna, con 20 punti vendita già aperti e molti altri in progress nel 2017; la costituzione della società Leader Price Italia S.p.A. grazie all’accordo con Geimex, società del gruppo francese Casinò, accordo che consente al gruppo italiano di fare il suo ingresso nel mondo del discount, con l’obiettivo di posizionarsi tra i principali player.
L’anno scorso è stata anche avviata una partnership con il Consorzio Coralis, con cui si è stretto un accordo di collaborazione pluriennale allo scopo di sviluppare il massimo delle sinergie possibili sulle tematiche commerciali e gestionali.
Costante è poi stata la crescita dei punti di vendita che fanno parte della Centrale CRAI, con un risultato che si assesta su 328 nuove acquisizioni di negozi in tutta Italia tra food e drug.

Il 2016 ha visto anche un potenziamento ulteriore degli investimenti strategici del Gruppo che ha siglato un accordo con la società Dunnhumby, leader globale nei servizi di analisi dei consumatori, per la gestione delle attività di CRM. L’obiettivo è quello di mettere in atto programmi di ampliamento e sviluppo dell’insegna attraverso l’attenzione e la conoscenza dei propri clienti. Il progetto è ambizioso e i risultati dei primi test sono molto positivi, con un aumento nel 2016 del numero di carte fedeltà e delle azioni a favore dei clienti fedeli.

Ottimi risultati arrivano anche dai servizi finanziari offerti dalla centrale a supporto dei punti vendita attraverso CRAI Fidi: su tutti, l’azzeramento del costo degli interessi per i finanziamenti. In particolare, sono stati erogati prestiti per diversi milioni di euro dedicati alle ristrutturazioni dei negozi. I primi dati consuntivi mettono in evidenza che i negozi per i quali il finanziamento si è tradotto in una significativa ristrutturazione, hanno registrato incrementi delle vendite pari a una media del 10%.
Il 2016 è stato anche un anno che ha permesso a CRAI di concretizzare l’attenzione che da sempre riserva alle esigenze della clientela: in questa direzione si inserisce il lancio ed il consolidamento della nuova Linea CRAI Bio, e per il 2017 è in programma un ulteriore rafforzamento della presenza di linee salutistiche a marchio Crai.

Fondamentale è la partnership con i Fornitori del prodotto a marchio rafforzata dalla possibilità di attivare nel rapporto di fornitura un accordo di reverse factoring, servizio attivato dalla Centrale CRAI grazie ad un accordo in essere con Unicredit Factoring. L’accordo offre ai fornitori convenzionati la possibilità di usufruire di un plafond in modalità sia pro soluto che in modalità pro solvendo, a condizioni di interesse e commissioni agevolate. Inoltre consente ai Cedi la possibilità di dilazionare i pagamenti.
«In sintesi, – conclude Bordoli – il gruppo è sempre più concentrato nel far crescere il valore della propria rete ed al tempo stesso volto a migliorare l’esperienza di acquisto dei propri clienti. Il nostro obiettivo è crescere in modo strutturato e sano, con una visione strategica di gruppo molto chiara».

CRAI Secom S.p.A. è presente con i suoi supermercati, superette e negozi alimentari in tutta Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dalla Calabria al Veneto, con una rete di oltre 3.400 punti vendita.

Gruppo Gabrielli cresce nel 2016 a 724 mln (+7%), obiettivo un miliardo nel 2020

Da sinistra il Presidente Luca Gabrielli, la Vicepresidente Barbara Gabrielli, la Vicepresidente Laura Gabrielli e l'AD Mauro Carbonetti.

Numeri positivi sono stati presentati alla convention annuale del Gruppo Gabrielli, che nel 2016 ha fatto registrare un fatturato di 724 milioni di euro con un incremento del 7% rispetto al 2015. Dal 2007, prima della crisi, il tasso medio di crescita annuo del fatturato dell’azienda ascolana è cresciuto del 4,7%. Il canale degli ipermercati Oasi ha generato un volume di vendite pari a 324 milioni di euro con una crescita del 25% rispetto al 2013 mentre i supermercati Tigre hanno generato un volume di vendite pari a 190 milioni di euro (+3%) e i punti di vendita affiliati hanno generato un fatturato pari a 210 milioni di euro con una crescita dal 2013 pari al 46%.

«La scelta del titolo della Convention di quest’anno,Un futuro di opportunità”, è stato attentamente ponderato – ha detto il presidente Luca Gabrielli –. L’azienda ha deciso di dare attuazione ad un importante piano di investimenti che nel prossimo triennio sarà pari a 120 milioni di euro, tra aperture di nuovi ipermercati e supermercati e riadeguamento di quelli esistenti. Nel corso del 2016 abbiamo aperto il primo ipermercato Oasi a Perugia e nel 2017 dobbiamo portare a termine la realizzazione dell’Oasi di Ancona in località Baraccola, per il quale sono già iniziati i lavori. Il 2017 segnerà anche l’avvio dei lavori per la nuova piattaforma distributiva. Il Cedi sarà estremamente innovativo e al passo con le esigenze e i mutamenti dell’azienda, per soddisfare nel migliore dei modi anche i consumatori finali».

 

Obiettivi di crescita

Queste azioni si tradurranno in un aumento del fatturato, con obiettivi precisi rilevati dal presidente Gabrielli: «I dati previsionali evidenziano nel triennio appena iniziato performance di vendita pari a 773 milioni per il 2017 di 831 milioni per il 2018 e di 924 milioni nel 2019. Entro il 2020 il nostro obiettivo deve essere quello di raggiungere il miliardo di fatturato».

L’adozione delle nuove tecnologie per il Gruppo Gabrielli si concretizzerà nei prossimi anni con una trasformazione del punto di vendita che dovrà portare ad un nuovo engagement con il cliente. «Innovare è stato da sempre il nostro tratto distintivo e lo sarà anche nei prossimi anni – ha detto l’amministratore delegato Mauro Carbonetti – con l’introduzione di forme innovative finalizzate a migliorare il rapporto con la nostra clientela e soddisfare le mutate esigenze dei consumatori, sempre più interessati a individuare le loro scelte di acquisto ancor prima di entrare in un supermercato. Il nostro compito, attraverso l’omnicanalità, è quello di creare una moderna offerta per far vivere ai nostri clienti un’innovativa esperienza di acquisto». La crescita dell’azienda si coniugherà con gli asset distintivi del Gruppo Gabrielli: “Ad esempio il nostro asset legato al territorio ci permetterà di caratterizzare l’assortimento attraverso una costante ricerca delle specificità anche con accordi con fornitori locali. Inoltre punteremo sui prodotti a marchio del distributore con il nostro brand Selezione Qualità e con la private label Consilia”. Obiettivi da raggiungere con il coinvolgimento delle risorse umane. «Nel corso del 2016 abbiamo svolto 19 mila ore di formazione. Nel 2017 tutti i dipendenti del Gruppo Gabrielli saranno impegnati a stupire i nostri clienti andando oltre i loro bisogni».

 

I numeri della sostenibilità Gabrielli

L’attenzione al territorio, l ’ambiente, il sociale sono elementi importantissimi per il Gruppo Gabrielli. Ad esempio tramite l’accordo con Banco Alimentare, attivo dal 2010 con fine di donare ogni giorno l’invenduto per ragioni commerciali ma ancora perfettamente edibile da un punto di vista organolettico alle strutture facenti capo alla Fondazione nelle regioni in cui opera il Gruppo, ha portato nel 2016 la donazione di 26.143,35 chili grazie al coinvolgimento di 18 punti di vendita.

Grazie alla collaborazione con l’associazione Famiglie Numerose il Gruppo Gabrielli può garantire e riservare ai nuclei che rientrano in tale caratterizzazione una speciale scontistica in due giorni della settimana, semplicemente esibendo la fidelity card Carta Unika e comprovando il proprio status. Dal 2012 al 2016 sono state sottoscritte circa 1.600 tessere fedeltà Unika finalizzate alla fruizione del servizio, con un incremento dal 2015 al 2016 del 14% del numero dei clienti che hanno potuto beneficiare di un risparmio medio di circa 210 euro annui, godendo nel contempo di tutte le altre offerte riservate quotidianamente ai fidelizzati.

L’iniziativa “Oasi accanto a te” è dedicata a coloro che vivono uno stato di mobilità o disoccupazione comprovata, ai quali vengono riservati 4 bonus mensili per uno sconto del 10% da spendere ognuno in una settimana del mese su una spesa massima di 100 euro. Nel 2016 i Clienti che hanno beneficiato dell’iniziativa sono stati 745 per un fatturato di circa 826.000 euro.

In conseguenza del sisma dell’agosto 2016 e grazie alla prossimità territoriale l’azienda ha potuto attivarsi immediatamente secondo le necessità segnalate da Protezione Civile e Croce Rossa e concorrere alla grande macchina dei soccorsi. 

«Secondo l’Onu, la Sostenibilità è la capacità di assicurare il soddisfacimento delle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro stessi bisogni – commenta Barbara Gabrielli, vicepresidente del Gruppo – questa definizione incarna i nostri valori, contribuisce a definire i nostri obiettivi imprenditoriali e a orientare il nostro operato futuro avendo chiara la responsabilità delle nostre azioni e il loro impatto sulla società».

Inflazione allo 0,9%, Federdistribuzione contro la “reverse Charge” per la Gdo

I dati  provvisori per il mese di gennaio diffusi oggi dall’Istat registrano un tasso complessivo di inflazione pari al +0,9% rispetto allo stesso mese del 2015.

“Il dato di gennaio conferma la tendenza al rialzo dei prezzi già manifestatasi a dicembre 2016 e si mostra coerente con quanto sta avvenendo in Europa (+1,8%), sebbene su livelli inferiori – commenta Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione – L’uniformità della dinamica inflattiva nel quadro europeo dipende dall’origine degli aumenti, in gran parte dovuti ai recenti incrementi del petrolio, che hanno colpito tutti i Paesi. In Italia, a questa pressione sui prezzi dovuta a fattori esterni, si è aggiunta la tensione generata dalle avverse condizioni climatiche, che ha inciso sul trend dei prodotti alimentari freschi”.

“Siamo quindi di fronte a un fenomeno di impennata inflattiva “insana” – continua il Presidente di Federdistribuzione – dovuta principalmente a componenti stagionali ed esogene, potenzialmente in grado di frenare ulteriormente la ripresa di un sistema economico che è ancora caratterizzato da consumi deboli, come testimoniato dalle vendite al dettaglio Istat, destinate a concludere l’anno 2016 intorno ad una variazione nulla (+0,1% nel periodo gennaio-novembre 2016).

“Del resto la stessa inflazione di fondo oscilla stabilmente negli ultimi mesi intorno a numeri compresi tra lo 0,2 e lo 0,6%: valori sempre leggermente positivi ma molto contenuti, a testimonianza di una domanda che non riesce a essere di vero stimolo  per quell’aumento dell’offerta che potrebbe attivare nuova occupazione e benessere”.

“In questo quadro, che vediamo proiettato anche nei prossimi mesi, occorre evitare interventi che possano ancora deprimere i consumi, come aumenti sulle imposte indirette. Anche la lotta all’evasione dell’Iva, una battaglia che condividiamo e che va combattuta, non può essere fatta scaricando gli oneri di impegni che dovrebbero essere della Pubblica Amministrazione su soggetti privati. Il “reverse charge” sulla GDO, già bocciato dall’Europa nel 2015, significa proprio questo: il settore sarebbe gravato da pesanti costi amministrativi e da perdita di liquidità, in un momento nel quale continua a soffrire l’ancora debole dinamica dei consumi – conclude Cobolli Gigli.

(da comunicato stampa Federdistribuzione).

Esselunga, vendo o non vendo? Gli eredi litigano, a Pasqua lo sbarco a Roma

Per Esselunga il dopo-Caprotti è fatto di litigi sull’eredità e di importanti novità. Prima tra tutte la storica apertura del primo store a Roma, ormai imminente malgrado i tanti problemi che hanno contrassegnato il progetto. Rallentato anche dai conflitti tra gli eredi del fondatore del marchio della grande esse, scomparso nell’ottobre dello scorso anno. Sullo sfondo, il futuro e la continuità del più importante marchio privato della grande distribuzione italiana, che vanta 153 punti vendita, 22mila dipendenti e 7,3 miliardi di ricavi.

Se il fondatore nel testamento era stato categorico circa la vendita a un soggetto internazionale (vedi Esselunga, Caprotti nel testamento caldeggia Ahold, altolà a Coop), secondo Repubblica, “Marina Caprotti, erede universale insieme alla madre del 70% di Supermarket Italiani, sembrerebbe determinata a proseguire l’attività di famiglia col marito Francesco Moncada. Al suo fianco ci sarebbero l’ad Carlo Salza e Germana Chiodi, storica dirigente diventata milionaria, grazie ai lasciti di Caprotti. Sembra invece di diverso avviso la moglie Giuliana Albera che, seguendo alla lettera il testamento del marito, sembrerebbe orientata a intraprendere per gradi un processo di valorizzazione, magari con un disimpegno parziale della famiglia, per affidare la gestione a un altro colosso del settore”.

Le notizie di questi giorni poi vedono gli eredi scontrarsi a colpi di carte da bollo sul patrimonio di Caprotti, malgrado il testamento del fondatore di Esselunga intendesse evitare questa faida. I legali dei due figli di Bernardo avuti dalla prima moglie, Giuseppe e Violetta, con i quali l’imprenditore ebbe per tutta la vita rapporti controversi e che egli non avrebbe ritenuto idonei a prendere in mano il suo impero, puntano a mettere le mani su un patrimonio del valore di alcune centinaia di milioni costituiti da una barca, da alcuni quadri, da immobili e da altri oggetti donati da Caprotti. In particolare nel mirino ci sarebbero alcuni edifici esclusi dall’eredità legittima spettante ai figli di primo letto: quelli di proprietà della Dom 2000, una dozzina in affitto a Esselunga, e lo storico palazzo di famiglia in via del Lauro a Milano, controllato dalla Edilizia del Lauro srl. Immobili che secondo i legali di Violetta e Giuseppe Caprotti sarebbe stati sottostimati rispetto al valore di mercato. Insomma, il testamento di Caprotti senior trascurerebbe molti immobili e i figli di primo letto si riterrebbero danneggiati e potrebbero impugnarlo. Presto un incontro potrebbe porre le basi per un accordo tra Violetta e Giuseppe e la vedova Giuliana Albera e la figlia di secondo letto Marina Sylvia.

E veniamo a Roma. Ci siamo, o quasi. Per la Pasqua 2017 ci sarà finalmente il taglio del nastro del primo ipermercato Esselunga nella capitale, in zona Prenestino. L’inaugurazione sarebbe dovuta avvenire prima dello scorso Natale, ma problemi burocratici e la morte di Caprotti hanno rallentato l’impresa. La struttura, che sorgerà alla periferia Est della metropoli, nella popolosa area tra Via Prenestina e viale Palmiro Togliatti (ironia della sorte vuole che il primo store del marchio fondato da un anticomunista e avversario storico delle coop avvenga proprio nella grande arteria dedicata al leader del Pci…), si estenderà su oltre 8mila mq. L’edificio, ormai completato (si stanno ultimando le infrastrutture esterne come la viabilità e i parcheggi), sorge all’interno del complesso Centro Servizi Prenestino, previsto da un accordo di programma che risale addirittura al 2003 e ratificato nel 2010 dalla Regione Lazio. Nell’area dovrebbero sorgere anche un centro sportivo, un centro direzionale e un edificio per servizi pubblici per un totale di altri 30mila metri quadri di superficie. Un grande progetto in mano alla famiglia di costruttori Mezzaroma, del quale l’ipermercato Esselunga costituisce quindi un’appetitosa anticipazione.

Gdo in crisi: Carrefour annuncia 3 chiusure, UniCoop Tirreno “taglia” in Toscana

Aprono nuovi format e il supermercato si rinnova, ma allo stesso tempo ne chiudono altri, e a soffrire di più sono gli ipermercati: Carrefour ha annunciato la chiusura dei punti vendita di Borgomanero, Trofarello e Pontecagnano come conseguenza di una ristrutturazione che coinvolgerà 500 lavoratori dichiarati in esubero. I sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UILTuCS hanno proclamato lo stato di agitazione e l’astensione dal lavoro per i lavoratori di tutto il gruppo per venerdì 27 e sabato 28 gennaio.

“Sono state anticipate dall’azienda una serie di esigenze organizzative che implicherebbero un ulteriore e grave peggioramento delle condizioni di lavoro per i dipendenti della società”, scrivono le sigle in un comunicato congiunto. “Le argomentazioni dell’impresa hanno portato ad evidenziare rilevanti problematiche sugli andamenti aziendali, quali il fatturato, il costo del lavoro e la redditività dell’anno. Gli ipermercati risultano particolarmente penalizzati”. Argomentazioni che, concludono i sindacati “sono risultate generiche e improvvisate”.

Carrefour “è conscia della difficile situazione e delle ricadute” del proprio piano riorganizzativo e “dichiara fin d’ora la propria disponibilità a valutare il ricorso a strumenti in grado di minimizzare l’impatto di tale piano sui lavoratori coinvolti, sulle loro famiglie e sulle comunità locali. A tal fine, auspica una rapida ripresa del tavolo negoziale”, scrive dal canto suo il gruppo in una nota, nella quale precisa che attraverso il piano saranno coinvolti nella riorganizzazione 32 punti vendita del formato Ipermercati in Italia ed è prevista la chiusura dei punti vendita di Borgomanero, in provincia di Novara e Trofarello, in provincia di Torino, con una revisione del modello organizzativo di altri 30 ipermercati identificati sul territorio nazionale, “di cui è stato dichiarato il relativo impatto occupazionale”. Impatto che secondo i sindacati ammonta a circa 500 posti di lavoro in esubero. La riorganizzazione, spiega ancora Carrefour, “è motivata dalla perdurante difficoltà e dal calo di vendite registrato nel formato Ipermercati, generalizzato nel mercato italiano, che rende necessaria un’azione strutturale per recuperare un equilibrio economico sostenibile, quale unica opzione possibile”.

 

UniCoop Tirreno chiude 12 pdv

Ma non si ferma qui, purtroppo, la mappa della Gdo in crisi, che copre tutto il Paese da Nord a Sud, passando per il Centro. Potrebbe essere ancora più pesante la situazione di UniCoop Tirreno che a metà gennaio ha annunciato un “piano di rilancio” che prevederebbe otto cessioni, 12 chiusure di punti vendita, 481 esuberi full time che potrebbero coinvolgere più di 600 addetti, dato il diffuso uso del part time da parte della cooperativa.

Una manovra “di sola retroguardia che fa pagare ai soli lavoratori il prezzo della crisi – secondo i sindacati – a maggior ragione pensando che tutto ciò avviene nonostante il prestito da 170 milioni di euro avuto da Unicoop Firenze e da Coop Alleanza 3.0”, come ha sottolineato il segretario generale Uiltucs Toscana Marco Conficconi. Confermata la chiusura a Livorno della Coop di via Mastacchi, (13 addetti), e a Piombino Vignale (160 persone). “Se il bilancio di UniCoop Tirreno è stato segnato da forti perdite per troppo tempo – sottolinea la segretaria Filcams – la responsabilità non è dei lavoratori e gli sprechi non sono da ricercarsi nel costo del lavoro, non possono essere quindi i soli dipendenti a pagare le conseguenze di una cattiva gestione della cooperativa”.

 

Conad licenzia in Puglia

Aria pesante anche in Puglia dove Conad lo scorso 4 gennaio ha annunciato un piano di licenziamenti che coinvolgerebbe 55 dei 133 dipendenti dell’ipermercato Conad di Cavallino, gestito dalla società Zeus srl. La comunicazione di avvio della procedura di mobilità – inviata alle segreterie sindacali a due mesi dalla scadenza del contratto di solidarietà vigente in tutte le strutture individuate dal 2013 – non riguarda anche altri 81 addetti (tutti “area vendita”) distribuiti tra il centro commerciale Conforama di Fasano (21 su 58 sono indicati in esubero), e di 30 addetti di San Severo e Monte Sant’Angelo, nel Foggiano.
In totale 136 su 367 posti di lavoro a rischio in Puglia. Le motivazioni? Sempre le stesse: “Calo di vendite e fatturato conseguente al calo dei consumi”.

Acquisizioni e fusioni: il 2016 anno d’oro per il settore food&beverage

Il 2016 è stato un altro anno record per acquisizioni e fusioni nell’ambito dell’industria food&beverage: a dirlo la banca dati di bevblog.net che riporta 614 operazioni (18 in più di quelle effettuate nel 2015 ) con una media di quasi 12 ogni settimana. Salta agli occhi un trend in crescita   del 32% rispetto a 5 anni fa (a parte un calo nel 2013).

Acquisizioni food and drink 2011-2016

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Fonte: bevblog.net, Zenith Global

 

 

Acquisizioni per settore merceologico

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Fonte: bevblog.net, Zenith Global


I settori più attivi sono stati: le bevande analcoliche, giunte a ben 74 operazioni, imballaggi (64), prodotti lattiero-caseari (58) e  ingredienti (51). Negli alcolici primeggia il Vino con 49 operazioni finanziarie, in testa rispetto ad alcolici (41) e  birra (37).
Gli incrementi percentuali maggiori rispetto all’anno precedente hanno riguardato i soft drinks (+28%), gli spirits (+46%) e il dairy (+41%)e i prodotti da frono e gli snacks, pressoché raddoppiati. Mentre la birra ha accustao un notevole calo: -34%

Chi vince e chi perde nella Gdo mondiale (che comunque cresce)

Cresce la Gdo nel panorama mondiale. Secondo il rapporto Mediobanca l’aggregato di 12 tra i principali gruppi internazionali che operano nel settore ha chiuso il 2015 con ricavi pari a 1.040 miliardi di euro, con una crescita sensibile, pari all’8,3%, rispetto all’anno precedente. Parliamo di giganti: gli statunitensi Walmart, Kroger, Target, i francesi Carrefour, Auchan e Casinò, il britannico Tesco, il giapponese Aeon, il tedesco Rewe, l’olandese Ahold, il belga Delhaize, questi ultimi due poi recentemente fusi, e lo spagnolo Mercadona. Dodici “big” che in totale gestiscono superfici commerciali per 211,7 milioni di metri quadri e occupano 5,5 milioni di dipendenti. Il loro margine operativo è pure in crescita del 9% e rappresenta il 4% del fatturato, mentre il risultato netto ha un saldo di 22,4 miliardi di euro, pari al 2,1% del fatturato. Inoltre la redditività industriale è pari al 12%, mentre quella netta tocca il 16,3%.

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È il gruppo a stelle e strisce Walmart il più grande, con un fatturato pari circa al Pil della Svezia, vale a dire 439,6 miliardi di euro. Il colosso fondato nel 1962 da Sam Walton in Arkansas, vanta 11.528 punti vendita in tutto il mondo, dei quali il 54,6% all’estero, soprattutto in Messico (dove nel 1991 Walmart aprì il primo punto vendita fuori dagli Usa) e nel Regno Unito. La superficie totale è pari a 106,8 milioni di metri quadri, con superficie media del punto vendita attorno a 9.300 mq, più grandi negli Usa e meno all’estero. Si pensi che Walmart è grande oltre quattro volte il secondo operatore, Kroger, che ha un fatturato di 100,9 miliardi, e fattura quanto i successivi sei operativi messi insieme, che sono, oltre a Kroger, i francesi di Carrefour (76,9 miliardi), i britannici di Tesco (74,2 miliardi), gli statunitensi di Target (67,8 miliardi), i giapponesi di Aeon (55,2 miliardi) e gli altri francesi di Auchan (54,2 miliardi). Da notare che la fusione avvenuta nel 2016 dell’olandese Ahold con i belgi di Delhaize porterebbe il gruppo al quinto posto con un fatturato aggregato di 62,6 miliardi. WalMart è peraltro uno dei solo tre gruppi che nel 2015 hanno registrato una contrazione delle vendite (-0,7%) assieme a Tesco (-12,6%) e Casinò (-4,8%).

Lo studio di Mediobanca analizza anche molti altri risvolti delle performance delle grandi catene internazionali. Tra gli aspetti analizzati è la proiezione internazionale, che è mediamente del 27,8% (percentuale di vendite all’estero rispetto a quelle totali) e vede in testa Delhaize con il 79,6%, seguito da Ahold con 66,8% e Auchan con il 64,0.

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Interessante il tempo di rotazione del magazzino, indice precipuo dell’efficienza gestionale. Ebbene, in questo campo primeggia la spagnola Mercadona con 13 giorni davanti a Ahold e Tesco con 16. La media internazionale è di 30 giorni. Ma il dato più importante è probabilmente quello delle vendite per metro quadro, pur se difficile a volta da calcolare. Primeggiano anche qui Ahold, Mercadona e Tesco con rispettivamente 8350, 8070 e 7340 euro per metro quadro. In coda le catene statunitensi Kroger, Walmart e Target, con dati tra i 3 e i 4mila euro per mq, che però spiccano per redditività industriale e quindi per margini, ben sfruttando le maggiori superfici.

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Inevitabile il confronto con la Gdo italiana (analizzata sempre nello stesso rapporto, vedi Rapporto Mediobanca, svetta Esselunga, su i discount, Coop stabile, lottano le francesi). Bene va Esselunga, con 15.730 euro per metro quadro, si conferma come il gruppo più efficiente, precedendo l’olandese Ahold (12.780 ero per mq), la britannica Tesco con 12.050 euro (negozi nello UK e nella Repubblica di Irlanda), la spagnola Mercadona (8.070 euro) e Carrefour con 7.160 euro. Le Coop italiane si posizionano bene con 6.860 euro per metro quadro, precedendo la belga Delhaize (6.350 euro per metro quadro) e superando ampiamente la cooperativa tedesca Rewe a 4.470 euro.

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Interessante, infine, osservare che i gruppi europei con significativa presenza sul mercato USA vi realizzano vendite per metro quadro superiori a quelle delle grandi catene locali: Ahold con 7.830 euro per metro quadro e Delhaize (5.160 euro) distaccano nell’ordine Kroger, Walmart e Target.

Rapporto Mediobanca, svetta Esselunga, su i discount, Coop stabile, lottano le francesi

Una fotografia della Gdo nel periodo 2011-2015 (per i gruppi che operano in Italia) e 2014-2015 (per l’estero, ne parleremo in un articolo successivo): lo propone come di consueto il Centro Studi Mediobanca, che fa un interessante punto della situazione. Niente di nuovissimo, certo, più che altro una conferma di tendenze già ben note. Si scopre così che Esselunga svetta in produttività, gli ex-discount Lidl ed Eurospin godono di ottima salute, molto meno le francesi Auchan e Carrefour con una ripresa però per quest’ultima, mentre la Coop è stabile.

Il report esamina otto tra i maggiori Gruppi italiani della Gdo operanti nella distribuzione alimentare al dettaglio che rappresentano circa il 50% del mercato: Auchan-SMA, Canova 2007, holding della famiglia Brunelli, cui fa capo la Finiper con i marchi Iper e Unes, Carrefour Italia, Eurospin Italia, Lidl Italia s.r.l, Gruppo Pam con i marchi PAM, Panorama e i discount IN’S; Supermarkets Italiani della famiglia Caprotti con il marchio Esselunga; e, infine, l’aggregato delle maggiori cooperative di consumatori operanti a marchio “Coop”. Escluse le principali associazioni di dettaglianti: Conad, Selex, Gruppo VéGé in qaunto “la parcellizzazione dei soci, imprenditori titolari degli esercizi legati a grandi distributori all’ingrosso, o la compresenza di società che svolgono attività al dettaglio e all’ingrosso rendono difficoltosa la produzione di aggregati di bilancio significativi e comparabili”.

 

Fatturato +4,5% in cinque anni

In complesso, il fatturato dei maggiori operatori della Gdo italiana è cresciuto del 4,5% nel periodo 2011-2015 e dell’1,9% nell’ultimo anno. Il record di crescita tra 2011 e 2015 spetta ai discount: Lidl Italia (+43%) ed Eurospin Italia (+42,9%), seguiti da Esselunga (+11,6%) e da Iper-Unes (+7%); le Coop sono rimaste stabili (+0,1%), in arretramento il Gruppo Pam (-4,9%). Gli operatori francesi Auchan-SMA hanno sofferto: Auchan-SMA è in calo del 19,6%, Carrefour del 9,3%, ma con un’importante differenza. Se Auchan-SMA ha perso l’8,9% del fatturato anche nel 2015, Carrefour ha registrato la prima crescita dal 2012, con vendite in ripresa del 6,1%. Anche nel 2015 Lidl Italia (+9,6%) ed Eurospin (+6,7%) hanno confermato la propria leadership di crescita, precedendo Carrefour (+6,1%) ed Esselunga (+4,7%). L’aggregato delle Coop segna ricavi per 10,9 mld., ma Esselunga resta primo operatore individuale per dimensioni, con vendite pari a 7,2 miliardi, seguita da Carrefour a 4,9 miliardi e da Eurospin che con 4,4 miliardi ha scalzato Auchan-SMA, scesa a 4,15 miliardi.

Esselunga è il gruppo più efficiente nel 2015 con 16mila euro di vendite per metro quadro, ma la sua redditività operativa (ROI al 16%) è inferiore a quella di Lidl Italia (23,7%) ed Eurospin Italia (20,6%).

 

Dove vincono i discount

Ma quali sono secondo il rapporto i punti di forza delle insegne che è forse riduttivo definire discount? Per Eurospin: veloce riciclo del magazzino (19 giorni), rapido pagamento dei fornitori (70 giorni), bassa incidenza dei costi del personale (5,8% del fatturato), meno della metà della media degli altri operatori (13%). Simile il quadro di Lidl Italia con veloce rigiro del magazzino (16 giorni) e pagamento dei fornitori (62 giorni), ma un costo del lavoro più elevato (9,6% sul fatturato) avendo una rete commerciale composta esclusivamente da punti di vendita diretti. Per tale motivo il fatturato per addetto di Eurospin (623mila euro) è circa il doppio di Esselunga (328mila) e Lidl Italia (337mila). Eurospin conta 7.100 dipendenti contro i 21.900 di Esselunga e gli 11.000 di Lidl Italia.

Dal 2011 Eurospin ha cumulato utili netti per 635 milioni, circa il triplo di Lidl Italia (206 milioni) ma poco oltre la metà di quanto realizzato da Esselunga che ha toccato 1,1 miliardi. Profondo il rosso di Carrefour (-2,5 miliardi) e Auchan (-559 milioni).

 

 

Un contesto di parcellizzazione e offerta elevata

Nel 2015 le aree di vendita della Gdo italiana sono tornate a crescere (+0,6%), ma il numero dei punti vendita si è contratto del 2,1%. La riduzione è originata dalle attività del libero servizio (<400mq) a minore superficie (-6,4%); stabile il dato degli ipermercati (>2.500mq) mentre hanno realizzato incrementi tutte le altre tipologie: supermercati (tra 400 e 1.499mq) +0,9%, superstore (tra 1.500 e 2.499mq) +1,8% e discount +4,3%. Il superstore si conferma il format più efficiente con vendite mediamente pari a 8.400 euro/mq, seguito dall’iper con 6.000 euro/mq e dal supermercato con 5.400 euro/mq. Le vendite per mq sono in crescita tra il 2007 e il 2015 solo per i superstore (da 7.500 a 8.400 euro) e i discount (da 4.200 a 4.600); gli altri canali hanno perso terreno, in particolare gli iper (da 7.600 a 6.000 euro). Il segmento discount nel 2015 ha rappresentato il 16% della distribuzione organizzata. Al suo interno il Gruppo Eurospin è leader di mercato, con una quota del 32,3%.

L’Italia resta un Paese con aspetti contradditori, con una bassa presenza di grandi superfici (solo l’1,4% degli esercizi, mentre il libero servizio arriva a coprire quasi il 50% del totale); un’offerta complessiva elevata (pari a 289 mq ogni mille abitanti, alle spalle della Germania) e una bassa concentrazione, con i primi cinque operatori della Gdo a coprire il 52% del mercato contro il 62% di Spagna, 68% della Germania, 73% di Francia e 76% del Regno Unito.

Le vendite dell’aggregato sono aumentate nel 2015 dell’1,9%, attestandosi a 40,1 mld di euro. La variazione è originata dal diffuso aumento del fatturato di tutti i gruppi ad eccezione di Auchan-SMA che registra una riduzione dell’8,9%; i maggiori incrementi hanno riguardato Lidl Italia (+9,6%), Eurospin Italia (+6,7%), Carreforur (+6,1%) ed Esselunga (+4,7%). Anche nel periodo 2011-2015, Auchan-SMA ha ridotto il fatturato del 19,6%, seguita da Carrefour (-9,3%) e Gruppo Pam (-4,9%); forti gli incrementi di Lidl Italia (+43%) ed Eurospin Italia (+42,9%), seguite da Esselunga (+11,6%).mediobanca-fatturato-gdo

 

Quanto a numero di punti vendita, il maggiore sviluppo della rete ha interessato Eurospin Italia (+19%) e il Gruppo Pam (+10,1%, di cui +8,6% solo nell’ultimo anno), seguiti da Coop (+7,9%) ed Esselunga (+7,8%). Dal 2011 Carrefour ha ridotto del 15,5% i punti vendita complessivi, passando da 1.303 a 1.101 (la rete in franchising si è contratta di oltre 200 unità mentre quella diretta si è incrementata di circa 30 unità); nel caso di Auchan-SMA si è invece avuto un progresso del 4,3%, da 1.817 a 1.895 (+78). La rete più estesa a fine 2015 è quella di Auchan-SMA con 1.895 punti vendita, dei quali oltre l’81% in franchising/affiliazione, formula cui il gruppo francese fa ricorso più estensivo, seguito da Carrefour con 1.101 punti (56% circa in franchising/affiliazione), Eurospin Italia con 1.048 punti (diretti e franchising) e dalla Coop (866, di cui circa l’1% in franchising). Lidl Italia e Esselunga gestiscono solo punti vendita di proprietà (rispettivamente 568 e 152 unità).

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Esselunga, prima della classe in efficienza

Esselunga ha confermato nel 2015 la leadership d’efficienza con vendite pari a 15.732 mila euro/mq, contro i 7.184 euro medi del panel. Gli altri gruppi si collocano tra i 6.850 euro/mq delle Coop e i 3.500 euro/mq di Gruppo Pam. Nell’ultimo anno solo Carrefour mostra un aumento dei ricavi per mq (+6,1%). Flessioni assai importanti sul 2011 hanno interessato Auchan (-15,5%) e Carrefour (- 11,2%). Solo Unicoop Firenze, all’interno dell’aggregato Coop, ha conseguito vendite unitarie prossime a quelle di Esselunga con 14.247 euro per mq. Anche esaminando il fatturato per punto vendita il quadro non muta: Esselunga realizza quasi 48 milioni (+4,5% sul 2011 e +1,6% sul 2014), il fatturato annuo di una media impresa italiana, davanti a Iper-Unes (15,5 milioni, -0,4% sul 2011 e +5,3% sul 2014), Coop (12,3 milioni, +11,6 e -7%), Auchan-SMA (11,6 milioni, -18,4% e -9,8%), Carrefour (8,3 milioni, -15,7% e +4,8%) e Gruppo Pam (4,2 milioni, -15,8% e -4,9%). I livelli sono influenzati dalla superficie per punto vendita: quasi 3mila mq in media per Esselunga, 2.200 mq per Auchan-SMA, 1.800 mq per le Coop, 1.600 mq per Carrefour e 1.100 mq per Gruppo Pam. I dipendenti per 1.000 mq sono massimi per Esselunga (48 unità), intermedi per l’aggregato delle Coop (31 unità), attorno alle 20 unità per i due Gruppi francesi e 16 unità per la Gruppo Pam.

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Coop su grazie alla gestione finanziaria

Il sistema delle maggiori Coop ha chiuso il 2015 con un fatturato aggregato a 10,9 miliardi, in perdita operativa (-0,7% il mon sul fatturato), ma con un risultato corrente positivo (3,1% del fatturato), grazie al contributo della gestione finanziaria (3,8% del fatturato). Sei delle undici società dell’aggregato Coop hanno chiuso il 2015 con una perdita operativa. La Coop Centro Italia è stata la più performante (mon al 2,9% del fatturato). In cinque anni l’aggregato delle coop ha cumulato utili per 109 milioni, rivenienti da proventi finanziari netti per 1.275 milioni, margini industriali per 4 milioni e proventi non ricorrenti per 234 milioni, a fronte di svalutazioni finanziarie per 948 milioni e imposte per 456 milioni. Unicoop Firenze è la cooperativa di maggiori dimensioni (fatturato di 2,3 miliardi) e quella più efficiente (14.250 euro di vendite per mq). Nel 2016 è stata costituita Coop Alleanza 3.0, fusione di tre precedenti cooperative, con ricavi stimati in 5 miliardi di euro. I finanziamenti da soci sono in diminuzione del 3%, da 11,1 miliardi nel 2014 a 10,7 miliardi nel 2015. Le consistenze maggiori sono raccolte da Coop Adriatica (2.265 milioni) e Unicoop Firenze (2.035 milioni). Il portafoglio degli investimenti finanziari è pari a 10,8 miliardi, composto da titoli non immobilizzati per 7 mld (-4,9% sul 2014; di cui 3 mld in titoli di Stato e 2,6 mld in obbligazioni), partecipazioni per 2,2 miliardi e titoli immobilizzati per 1,6 miliardi. Le disponibilità sono pari a 2 miliardi (-0,5% sul 2014).

Nel periodo 2011-2015 la gestione industriale delle Coop ha prodotto margini cumulati positivi pari a 4 milioni, cui si aggiungono 1.275 milioni rivenienti dalla gestione finanziaria. Il portafoglio di titoli e partecipazioni ha prodotto nello stesso periodo svalutazioni per 948 milioni. Le poste straordinarie hanno comportato introiti per 234 milioni. Tenuto conto delle imposte per 450 milioni, si ottiene un utile netto cumulato di 109 milioni.

Domanda debole, contesto precario: il commento di Luigi Bordoni

“A luglio 2016 le vendite al dettaglio registrano una diminuzione congiunturale dello 0,3% sia in valore sia in volume. La flessione è imputabile ai prodotti non alimentari, le cui vendite calano dello 0,5% in valore e dello 0,4% in volume [….]”. Ecco quanto emerge dalle recenti evidenze ufficiali sui consumi, pubblicate dall’Istat. Prendendo spunto da questa nota, Luigi Bordoni, presidente di schermata-2016-09-26-a-14-30-59Centromarca, evidenzia gli effetti della congiuntura sull’Industria di Marca e chiede all’Esecutivo un più netto cambio di passo nelle scelte di politica economica.

“I dati Istat di luglio confermano la perdurante stagnazione della domanda e non ci sorprendono”, rileva Bordoni. “Sono il riflesso di un’economia debole: evidentemente servono interventi di politica economica più decisi ed efficaci. I mercati scontano il clima complessivo di forte incertezza, che incide sulla fiducia delle famiglie, già penalizzate dalla riduzione del loro potere d’acquisto”.

L’andamento dell’IdM
“Nel primo semestre 2016”, continua Bordoni, “l’Industria di Marca ha manifestato una tenuta complessiva delle vendite e detiene la quota di mercato più elevata in Europa. Inoltre, il 61% delle aziende – secondo le nostre rilevazioni – evidenzia previsioni di crescita tra giugno 2016 e giugno 2017. Ma la dinamica si svolge in un contesto deflativo e le tensioni sui prezzi sono tali da penalizzare la marginalità, con effetti negativi sugli impieghi in innovazione, ricerca, comunicazione. Senza queste risorse, è arduo mantenere un flusso continuo ed adeguato di investimenti, uniche leve per creare uno sviluppo e una crescita sostenibili nel tempo”.

IVA e clusola di salvaguadia
“In più occasioni”, rileva Bordoni, “abbiamo avuto dal Governo conferma che nella prossima Legge di Stabilità saranno disinnescati gli aumenti Iva legati alle Clausole di Salvaguardia. È un fatto positivo, perché l’incremento dell’imposta avrebbe effetti devastanti sulla dinamica della domanda, rendendola ancora più fragile. Ma nella situazione attuale questo non basta: dall’Esecutivo ci aspettiamo iniziative che creino un contesto ambientale più favorevole alle imprese e agli investimenti, con effetti positivi sull’innovazione, l’occupazione, i consumi e l’economia del Paese”.

Il presidente di Centromarca rimarca inoltre l’esigenza di favorire la concorrenza a tutti i livelli: “Il Paese non può più permettersi il lusso di avere segmenti dell’economia pubblica e privata che operano in condizioni protette, agendo sulle loro tariffe in un regime di non concorrenza e accaparrandosi così porzioni consistenti del reddito che le famiglie potrebbero destinare ai consumi”.

Congiuntura e andamento della domanda saranno tra i temi affrontati nel corso della XXV edizione degli “Incontri dell’Industria di Marca con la Moderna Distribuzione” promossi da Centromarca, in programma il 28 e 29 settembre. All’appuntamento, riservato alle sole industrie associate, prenderanno parte oltre 600 manager e i vertici delle più importanti catene distributive.

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Pedon si conferma partner di Whole Foods e lancia due nuove referenze

Pedon prosegue con successo la sua collaborazione con Whole Foods Market e rafforza così la propria presenza sul mercato americano, introducendo due nuove referenze bio per la colazione a marchio Engine2, un mix di avena, quinoa e frutti rossi e uno di avena, quinoa, chia e canapa. Confezionati in una pratica confezione doypack stampata, con sistema apri e chiudi salva-freschezza realizzato dalla stessa Pedon, sono stati pensati per la preparazione di porridge aggiungendo latte, il piatto della tradizione anglosassone più consumato a colazione negli Stati Uniti.

Entrambi i mix sono arricchiti da ingredienti dall’alto contenuto nutrizionale come la quinoa, il sesamo, la chia, la canapa e completati dai frutti rossi. 100% biologici, certificati senza glutine e Kosher, rispondono alle esigenze del consumatore moderno alla ricerca di praticità e benessere, oltre ad essere idonei anche per chi soffre di intolleranze o per scelta segue un regime alimentare restrittivo.

Una nuova importante commessa che conferma la politica vincente di internazionalizzazione di Pedon, frutto della flessibilità e dell’innovazione di prodotto, caratteristiche che hanno permesso all’azienda di divenire un affidabile co-packer anche per la realizzazione di prodotti che non sono parte dalla cultura alimentare e gastronomica italiana.

Pedon, impresa italiana leader mondiale nel settore dei semi, legumi e cereali, collabora da tempo con Whole Foods Market, la prima catena americana negli alimenti naturali e bio, che vanta un fatturato di 14 miliardi di dollari e conta 421 punti vendita negli Stati Uniti, in Canada e Regno Unito.

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