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Tag: fatturati

La Torinese continua a crescere: fatturato previsto a 15 milioni (+10%)

La Torinese prevede di chiudere l’anno in corso con un fatturato di 15 milioni di euro e un +10% rispetto al 2023. L’azienda dolciaria, che dal 1932 produce lievitati da ricorrenza come il panettone Pandorato e il Piemunteis, oggi si muove a pieno ritmo, complice la sua acquisizione nel 2018 da parte Idb – Industria Dolciaria Borsari, holding specializzata in lievitati delle feste che raggruppa diversi brand legati al mondo dolciario delle tradizioni.

Il passaggio societario dalla terza generazione di questa azienda familiare, composta da Claudio Verri e Milvia, al gruppo Idb, ha consentito una continuità e una nuova prospettiva all’impresa, così come sottolinea Andrea Muzzi, Amministratore Delegato di Idb: “Nel 2018 abbiamo trovato una realtà di grande tradizione artigianale, ma bisognosa di interventi di ammodernamento negli impianti e nelle attrezzature. A Torino abbiamo cercato di portare l’expertise del nostro gruppo sia su tutti gli aspetti della produzione, sia su quelli della logistica pur continuando a mantenere l’unicità delle sue ricettazioni e del suo savoir faire di impronta artigianale”.

In soli sei anni, dalla nuova gestione del 2018 ad oggi, La Torinese ha raddoppiato il suo fatturato ma ha anche raggiunto la saturazione della capacità produttiva che si attesta su un milione e mezzo di kg di lievitati lavorati all’anno. In un ciclo di lavorazione complessiva, che porta al prodotto finito in circa 70 ore, i laboratori de La Torinese producono oltre 50 diverse ricette tra Panettone Classico, glassato alla piemontese, specialità farcite e/o ricoperte, Pandoro classico, il Pandorato, la Colomba classica e altre specialità dolciarie. I prodotti sono ancora confezionati manualmente, per mantenere una connotazione artigianale e una preziosità unica negli incarti che rappresenta la cifra stilistica di Idb.

Consorzio Parmigiano Reggiano, 28 milioni per il marketing. Prosegue la lotta contro i fake

È stato approvato il bilancio preventivo 2025 del Consorzio del Parmigiano Reggiano: la plenaria ha deliberato un bilancio con 51,54 milioni di euro di ricavi. Sul totale, 20,08 milioni di euro andranno a coprire i costi di funzionamento del Consorzio, mentre le risorse destinate alle attività saranno 31,13 milioni, al netto di accantonamenti, ammortamenti e tasse. Gli investimenti per azioni di marketing e comunicazione saranno pari a 28,4 milioni di euro, con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo della domanda in Italia e, in particolare, all’estero. Verrà data priorità agli investimenti per l’acquisto di spazi pubblicitari (tv, radio, stampa e web) nazionali e internazionali, e per il sostegno dei progetti di crescita dei mercati realizzati direttamente con catene distributive italiane ed estere, e con importatori e caseifici. Inoltre 0,30 milioni di euro verranno dedicati al rafforzamento dei programmi di vigilanza di mercato e di tutela legale nei mercati internazionali, con una particolare attenzione dedicata ai canali non retail in Unione Europea e agli Stati Uniti.

Anche per sostenere questo obiettivo, lo scorso 27 luglio (anniversario dei 90 anni dalla fondazione) il Consorzio ha ufficializzato l’apertura di un ufficio operativo negli Stati Uniti per avere una maggiore efficacia nelle operazioni di tutela, di vigilanza, di promozione e di formazione al consumatore. Inoltre, dopo la delibera temporanea del 2021 che aveva elevato a 7 euro a forma il contributo ordinario per il triennio 2022-2024, si è votato per consolidare e rendere senza termine tale contributo dal 2025. Nel corso dell’Assemblea generale ordinaria dei Consorziati è stata anche approvata la proposta di accordo preventivo Filiera Parmigiano Reggiano – Piano Regolazione Offerta 2026-2031, con uno stanziamento di 1,5 milioni di euro destinato al fondo crisi di mercato. Per celebrare i 10 anni dall’introduzione di questo fondamentale strumento, previsto dal Regolamento UE 261/2012 per consentire di regolare l’offerta e assicurare condizioni di equilibrio rispetto alla capacità di assorbimento di prodotto da parte della domanda nazionale ed estera, la cui durata massima è stata allungata a sei anni con il nuovo regolamento comunitario 2024/1143, l’Assemblea ha previsto anche un momento pubblico dal titolo dieci anni di Piani Regolazione Offerta: modello per le filiere di qualità.

Il Consorzio ha colto l’opportunità offerta dall’UE attivando un proprio Piano Regolazione Offerta già dal 2014. Grazie a ciò, la ciclicità del mercato è stata mitigata, con quotazioni stabili nel tempo e, in media, a livelli remunerativi. Nello scorso decennio, la produzione ha registrato un +2,2% annuo, passando dalle 3,280 milioni di forme prodotte nel 2013 alle 4,014 milioni del 2024, con un prezzo medio che dal 2022 si è mantenuto stabilmente oltre i 10 euro. Grazie allo strumento delle “quote latte Parmigiano Reggiano”, unica Dop in Europa a essersene dotata, i produttori di latte sono diventati una parte “attiva” della filiera e il Consorzio ha potuto attivarsi con azioni e politiche calibrate ed efficaci. In dieci anni le dimensioni aziendali degli allevatori sono passate da 5.200 quintali all’anno a quasi 8.900 q.li/anno con un incremento di oltre il 70%. Inoltre, è stata salvaguardata la produzione in montagna, che nel 2023 ha superato le 861.000 forme (pari a più del 21% del totale) prodotte da 83 caseifici, con un aumento del +11% rispetto al 2016, anno in cui è stata inaugurata la politica del Consorzio di rilancio e valorizzazione, riconfermando il Parmigiano Reggiano come il più importante prodotto Dop ottenuto in quest’area geografica. La percentuale di allevatori di montagna è rimasta invariata nel tempo e rappresenta oltre il 36% del totale, con un’età media che si è mantenuta stabile, favorendone dunque il ricambio generazionale.

“Per creare nuovi spazi nei mercati internazionali, abbiamo stanziato 28,4 milioni di euro per azioni di marketing e comunicazione. Inoltre il Consorzio è proiettato con forza a supportare una cultura nuova e coerente relativa alle Indicazioni geografiche: quella di essere strumento di sviluppo non solo rurale, ma di un intero territorio; un patrimonio collettivo, slegato da interessi di parte o di singole comunità. I nostri 292 caseifici e 2.100 allevamenti danno lavoro a circa 50.000 persone: un numero enorme di famiglie. L’opportunità di sviluppare modelli vincenti per i territori basati sulle denominazioni di origine dipende dalla capacità di combattere a livello globale le contraffazioni e le misure protezionistiche che le ostacolano, che vanno considerate strumenti “non etici”, dannosi per prodotti che non possono essere per loro natura delocalizzati dalle zone di origine e che rappresentano una ricchezza che ne garantisce lo sviluppo e la sostenibilità sociale. Il nostro impegno è affrontare le sfide di oggi e del futuro con la consapevolezza che questa non è solo un’opportunità, ma anche una responsabilità per il ruolo di portabandiera e di esempio che il nostro Consorzio ricopre per una parte assolutamente rilevante di imprese, lavoratori e cittadini italiani” ha commentato Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano.

Grupo Consorcio: +7,9% per il tonno premium nei primi 10 mesi del 2024

A quasi un anno dall’apertura della filiale italiana, il Grupo Consorcio, presente nel mercato del tonno premium e in quello delle acciughe del Cantabrico, vede il segno positivo in entrambi i segmenti, crescendo più della media del settore. Da gennaio 2024 a ottobre, Consorcio ha segnato il +7,9% in Italia, in controtendenza rispetto al mercato del tonno olio <300g che è invece negativo (-7,5% YTD): una crescita al di là delle previsioni fatte all’avvio del nuovo business. Inoltre è aumentata anche la quota di mercato: per il tonno premium + 0,2% raggiungendo il 12%, per le acciughe del Cantabrico +2,1% arrivando al 10,4%.

“Al suo primo anno di attività nella commercializzazione della propria marca, Consorcio Italia ha finora raggiunto risultati superiori al mercato – afferma Dario De Stefano, General Sales Manager Italia Grupo Consorcio. Abbiamo migliorato la nostra quota di mercato e la distribuzione dei prodotti sia nel tonno che nelle acciughe, con una crescita importante, frutto di una strategia commerciale vincente, che ci ha permesso di essere più capillari sul territorio, rafforzando in particolar modo l’area del Centro Italia, e applicando una politica promozionale mirata. Anche l’innovazione è un fattore su cui puntiamo molto: nel 2024 abbiamo introdotto nuove varietà di acciughe e ulteriori novità di prodotto sono previste nel 2025”.

Il mercato premium quindi cresce, a dimostrazione del fatto che il consumatore, nei momenti di crisi, cerca di premiarsi quando possibile con prodotti di alta qualità che, da tradizione, riescono meglio degli altri a reggere le dinamiche inflattive. La performance di Consorcio è il frutto della nuova strategia commerciale, ma anche della scelta di procedere con la sgrammatura dell’olio d’oliva di conserva, che tradizionalmente i consumatori scartano e che non impatta sul prodotto, ma incide notevolmente sui costi di produzione. Da sottolineare che, nel periodo da aprile ad oggi, da quando cioè l’azienda ha il pieno controllo della distribuzione, i dati attestano performance ancora più significative: +16,1% tonno olio premium, +19,2% vaso vetro olio premium, +15,10% latta olio premium; eccezionali poi i risultati registrati nel segmento del tonno naturale (+128,2% YTD e +116,6% da aprile a oggi): dati in linea con la tendenza del consumatore che da una parte ricerca prodotti premium e, dall’altra, è sempre più attento agli aspetti healthy.

Grandi soddisfazioni anche dal segmento delle acciughe del Cantabrico che registra, a volume, una crescita (+16,7%) superiore rispetto a quella del mercato delle acciughe (+2,0% YTD). Consorcio si inserisce in questo trend positivo ottenendo una decisa crescita a volume (+31,4% YTD). Come per il tonno, i risultati da aprile sono ancora migliori, con un +36,4%. I formati di acciughe più acquistati dai consumatori in Italia sono i vasi vetro (con una quota dell’80% del mercato), in particolare i vasi vetro con grammatura inferiore ai 100g, che rappresentano oltre il 40% delle vendite delle acciughe in vaso vetro. Dalla primavera 2024 è stata inoltre incrementata la gamma di acciughe del Cantabrico con nuove varietà – piccante e in olio di girasole. Inoltre, tra le novità di prodotto, anche l’innovativa linea di piatti pronti realizzata con tecnologia HPP (High Pressure Procedure), con le acciughe marinate, le acciughe all’antica e anche un piatto pronto a base di tonno, acciughe, olive e peperoncini verdi.

Selex: fatturato 2024 a 21 miliardi. Nel 2025, 490 milioni per aperture e restyling

Per Selex il 2024 è stato un anno all’insegna dell’innovazione e della crescita con un fatturato al consumo stimato di 21,1 miliardi di euro (+4,5% rispetto al 2023) e una quota di mercato del 15,4% (fonte Nielsen – Canali I+S+LS+D). Il Gruppo si prepara a investire sui punti vendita del domani con tecnologie all’avanguardia sempre più in linea con le nuove esigenze dei consumatori. Tra i risultati principali del 2024 si segnala il continuo consolidamento della marca del distributore, con una crescita annua prevista del +6% in termini di cifra d’affari, supportata in particolare dal lancio di due nuove linee specialistiche: Più Pro, relativa a prodotti alto-proteici pensati per la pratica sportiva e Vegetale 100%, il brand dedicato ai prodotti vegani e vegetariani che ha subito un restyling che ha enfatizzato le sue peculiarità specifiche. 

Al centro della strategia per il 2025 c’è un piano di investimenti ambizioso, che destina 490 milioni di euro all’apertura di 67 nuovi punti vendita e alla ristrutturazione di 109 strutture già esistenti. L’obiettivo è rendere l’esperienza di acquisto sempre più innovativa e coinvolgente, grazie all’implementazione di nuove tecnologie digitali avanzate, soluzioni di automazione e progetti orientati all’evoluzione del retail in chiave media.

“Con il 2024 siamo entrati in una fase di mercato più stabile in cui le crescite sono strettamente correlate ad investimenti ed innovazione”, ha commentato Maniele Tasca, Direttore Generale del Gruppo Selex. “Per questo motivo, è stato confermato dalle imprese socie un piano di investimenti che riguarderà l’ammodernamento della rete, da un lato, e lo sviluppo di strumenti e servizi innovativi, capaci di migliorare l’esperienza di acquisto dei clienti e generare nuove opportunità di collaborazione con i nostri partner”.

Gruppo VéGé, 65 anni e non sentirli. Nel 2025 previste 60 aperture

Gruppo VéGé taglia il traguardo dei 65 anni di attività. Con una quota di mercato del 8,1% e una rete di oltre 3.378 punti vendita in tutta Italia​, il gruppo ha archiviato il 2023 con un fatturato di 13,78 miliardi di euro con un aumento del 9,4% sul 2022. Nel 2024 si prevede un fatturato pari a 15,28 miliardi di euro con un ulteriore incremento stimato del 10,88%. Risultati questi che, nonostante le difficoltà legate al mercato incerto degli ultimi due anni, dovute in parte all’inflazione, vedono il Gruppo mantenere un tasso di crescita superiore alla media del settore (+5,1%) e il posizionamento come terzi in Italia in numerica di punti di vendita. In tale contesto gli investimenti per il 2024 si sono assestati complessivamente a 380 milioni di euro, con l’apertura di 79 nuove unità, di cui 6 ipermercati, 21 supermercati, 1 cash & carry, 32 nuovi punti di vendita tra specializzati e libero servizio e 95 ristrutturazioni. Entro il 2030 il Gruppo punta a diventare co-leader della Gdo italiana, con l’obiettivo di superare un fatturato di 20 miliardi di euro. 

Gruppo VéGé riunisce 31 imprese con competenze multicanali che spaziano dagli ipermercati alle superette, dai cash&Carry all’AFH, dai supermercati ai superstore, dai punti vendita specializzati all’on-Line. La strategia del Gruppo si concentra su tradizione, innovazione, digitalizzazione ed espansione della rete di vendita, garantendo qualità e convenienza ai consumatori​​. La forza sta infatti nell’essere una comunità, in cui tutti i soci aderenti sono sullo stesso piano per scambiarsi esperienze e know-how, un gruppo coeso ma che nel contempo lascia piena autonomia a ogni imprenditore, a partire dalla gestione dell’insegna, passando per la marca del distributore e la politica promozionale, continuando con le attività locali di marketing e di digital commerce. Questa libertà nasce dalla consapevolezza che ogni impresa conosce bene il territorio in cui opera e sa rispondere in maniera corretta ai bisogni dei consumatori.

“Abbiamo definito un piano strategico, chiamato VéGé 2030, identificando la strada che dovrebbe portarci ad essere sul podio dei gruppi del retail italiano” commenta il Cav. Giovanni Arena, Presidente di Gruppo VéGé. “Leadership quantitativa, ma soprattutto di qualità. Qualità dell’offerta commerciale, qualità dei punti di vendita e soprattutto qualità delle relazioni di filiera: sia con i nostri partner dell’industria che con i 4,9 milioni di clienti che settimanalmente fanno la spesa nei nostri punti di vendita. Nei prossimi anni, sebbene il mercato sia sempre più complesso, il Gruppo che presiedo giocherà sempre più da protagonista nel panorama economico e politico-associativo”.

“Facendo un viaggio a ritroso nella storia del nostro Gruppo, mi sono accorto della capacità degli imprenditori aderenti di essere sempre stati antesignani. Sia nei format, avendo sostanzialmente inventato i discount e i cash&carry in Italia, sia nella comunicazione, primi in comunicazione su Carosello e creatori dei famosissimi bollini VéGé e soprattutto nella responsabilità sociale, tema a me caro, con il Laboratorio Verde Sidis e la sponsorizzazione di opere alla Galleria degli Uffizi” ha aggiunto Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé. “Ma è nella tecnologia che VéGé è sempre stata un passo avanti, avendo sostanzialmente inventato il c-CRM a livello nazionale in Italia. Orbene: un illustre passato che con gli imprenditori attuali trasformeremo in un grandissimo futuro”.

“Leadership quantitativa, sviluppo e imparzialità nelle nostre decisioni, si confermano ancora driver della stagione 2025. Per Gruppo VéGé difatti prosegue la fase di ulteriori investimenti, con 60 nuove aperture fra ipermercati, supermercati, cash&carry e negozi specializzati drug, oltre a 95 grandi e impattanti ristrutturazioni, con il debutto in aree geografiche del Paese che sinora non vedevano le nostre insegne” ha concluso Edoardo Gamboni, Direttore Commerciale di Gruppo VéGé.

Conapi, capitale sociale a 4 milioni grazie a Coopfond e Fondo Sviluppo

Conapi, Consorzio Nazionale Apicoltori, incrementa il suo capitale sociale del 17,5% grazie all’ingresso di due fondi mutualistici, Coopfond (Legacoop) e Fondo Sviluppo (Confcooperative). Ciò consentirà di crescere fino al +17,5%, con un apporto complessivo di 650.000 euro. In termini numerici, il capitale sociale raggiungerà il totale di 4,38 milioni di euro.

L’ingresso di Coopfond e Fondo Sviluppo rappresenta un intervento di grande fiducia nei confronti della solidità e della visione strategica del Consiglio di amministrazione e del management di Conapi. “Questo risultato testimonia il riconoscimento del mondo cooperativo nei confronti del nostro modello di sviluppo, incentrato sulla valorizzazione delle produzioni dei soci apicoltori e sulla sostenibilità ambientale ed economica” ha dichiarato Giorgio Baracani, Presidente di Conapi.

L’annuncio ha fatto da sfondo all’assemblea dei soci tenutasi lo scorso 23 novembre, in cui è stato approvato il bilancio d’esercizio 2023/24. La chiusura del bilancio mostra segnali incoraggianti, con un fatturato complessivo di 23,5 milioni di euro, in crescita del +5% rispetto all’esercizio precedente. Di questi, 22,2 milioni di euro derivano dal valore della produzione caratteristica, costituita da miele e prodotti dell’alveare, un dato particolarmente rilevante e che ha registrato un incremento significativo del +8%.

Il successo di Mielizia
Secondo i dati Nielsen (Totale Italia, 52 settimane al 27 ottobre 2024), il mercato italiano del miele ha raggiunto un valore complessivo di oltre 152 milioni di euro, supportato da una crescita dello 0,9% in termini di valore, del 3,4% a volume (kg) e del 3,1% nel numero di confezioni vendute. Sempre a Totale Italia, Mielizia, marchio premium di Conapi, si distingue con performance positive di mercato, mostrando un incremento dell’11,7% a valore, del 7,8% a volume e del 16,2% per numero di confezioni. Nei canali ipermercati e supermercati, dove il marchio è maggiormente presente, la crescita è del 12,1% a valore, del 7,8 a volume e del 16,4% in termini di confezioni, segnalando una buona penetrazione nelle grandi superfici di vendita.

“Questi numeri confermano la crescente attenzione dei consumatori verso prodotti di alta qualità, tracciabili e sostenibili – spiega Nicoletta Maffini, Direttore Generale di Conapi –. Il nostro impegno rimane valorizzare le produzioni conferite dai nostri soci apicoltori, investendo in innovazione e sostenibilità e consolidando la fiducia dei nostri partner. Questo percorso di crescita non è solo economico, ma anche etico e ambientale: ogni nostro risultato rappresenta un passo avanti nella tutela delle api e nella promozione della biodiversità”.

L’unico neo è rappresentato dall’andamento dei raccolti che per il secondo anno (campagna 2023 e 2024) risultano insoddisfacenti sia per il futuro delle aziende socie, sia per rispondere alla domanda del mercato.

Caffè Borbone incrementa i ricavi grazie a Gdo, e-commerce ed export

Per Caffè Borbone il terzo trimestre del 2024 si chiude con ricavi a 243,1 milioni di euro, in aumento del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Merito dello sviluppo nella Gdo, canale di vendita in cui Caffè Borbone si conferma leader di mercato nel comparto delle cialde e secondo marchio nel settore monoporzionato (fonte Nielsen), e delle ottime performance nelle vendite digitali, con incrementi sia sull’e-commerce ufficiale che su altre piattaforme specializzate e su Amazon dove risulta best-seller in tutta la categoria “alimentari”. In espansione pure il mercato estero, con incidenza sul fatturato in aumento.

“Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti nei nove mesi e ci prepariamo a un 2025 sfidante per il settore del caffè, un futuro che affronteremo con il solito impegno ed entusiasmo nel dare a tutti la possibilità di avere esperienze di gusto uniche, ogni giorno -ha dichiarato Marco Schiavon, Amministratore Delegato di Caffè Borbone -. Amplieremo l’offerta dei prodotti a marchio Caffè Borbone e manterremo alti gli standard di qualità e sostenibilità che contraddistinguono i nostri prodotti, e prospettiamo una chiusura dell’anno con risultati molto positivi. Questi ottimi risultati arrivano in un momento in cui il costo della varietà Robusta è più che triplicato, e quello dell’Arabica è aumentato del 30% rispetto al 2023. Tutto questo è dovuto ad alcune manifestazioni climatiche dannose per le coltivazioni dei principali Paesi di approvvigionamento; a ciò si aggiungono le sfide logistiche, come il blocco dei porti e la carenza globale di container, che ostacolano il movimento del caffè in tutto il mondo, con effetti maggiori in Europa. Nel corso di quest’anno non abbiamo trasferito l’aumento dei costi sul consumatore finale, mantenendo una crescita dei volumi assolutamente positiva, e anche in futuro ci impegneremo per contenere il più possibile l’aumento dei costi del caffè, nonostante le difficoltà di approvvigionamento della materia prima”.

Un occhio di riguardo per la sostenibilità
Caffè Borbone è stata tra le prime aziende ad immettere sul mercato la cialda 100% compostabile, ovvero smaltibile nell’umido, e con incarto riciclabile nella carta. Ultima novità nell’offerta di prodotti amici dell’ambiente, la capsula compostabile Miscela Oro compatibile con macchine a marchio Lavazza A Modo Mio. Smaltibili nell’umido e realizzate in biopolimero con un top in carta filtro, le capsule hanno ottenuto la certificazione del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), che ne attesta la piena compostabilità. L’incarto senza alluminio è ancora più sostenibile e può essere riciclato nella raccolta della plastica. Anche il packaging esterno è realizzato con carta certificata FSC, proveniente da foreste gestite in maniera responsabile.

Branca, sostenibilità al centro della strategia di crescita. Gli obiettivi per il 2025

Nel 2023 il valore generato dal Gruppo Branca ha raggiunto oltre 380 milioni di euro. Questo risultato, sostenuto dalla continua espansione internazionale e dalla forza dei suoi brand storici, dimostra la capacità di crescita dell’azienda. A livello contabile, il valore economico del fatturato consolidato risulta pari a 355 milioni di euro, segnando un -16% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questa apparente flessione è attribuibile all’impatto del tasso di conversione iper-inflattivo dei pesos argentini in euro, applicato per il mercato argentino – da sempre una roccaforte strategica e seconda sede del comparto del Gruppo attivo nella produzione e commercializzazione di spirits. In realtà, al netto dell’effetto di conversione, l’esercizio registra un aumento reale in valore e volumi, a riprova dell’ottima performance del Gruppo. Questo incremento sostanziale si riflette anche nell’utile netto, in crescita del +47%, a dimostrazione della solidità e dell’efficienza della gestione finanziaria del Gruppo Branca.

“Viviamo in un mondo in costante evoluzione, dove non dobbiamo lasciarci sorprendere, ma essere previdenti e proattivi. Il 2023 ci ha messo alla prova con molte sfide, dall’inflazione alla crisi globale, ma abbiamo dimostrato che, quando si è preparati, si può affrontare qualsiasi situazione. Abbiamo continuato a investire nelle persone, nelle tecnologie e nei mercati” ha commentato il Presidente Niccolò Branca, che aggiunge: “Per noi, la sostenibilità non è solo un dovere morale; rappresenta una reale opportunità di crescita condivisa. Il nostro impegno per la qualità e il rispetto verso persone e ambiente si traduce in un modello di business che aspira a generare valore duraturo. Crediamo fermamente che solo un’impresa responsabile possa costruire un futuro migliore per tutti, fondando il proprio successo su radici salde e una visione lungimirante”.

L’azienda prosegue il proprio percorso di crescita responsabile, puntando alla riduzione dell’impatto ambientale e alla valorizzazione delle comunità. Per il Gruppo, il 2023 ha segnato un impegno concreto e continuativo in ambito ambientale, sociale e di governance, dimostrato attraverso risultati significativi che testimoniano l’efficacia delle scelte strategiche e il valore della visione aziendale.

Impegno ambientale
Il Gruppo Branca ha registrato importanti progressi nella riduzione dell’impatto ambientale a livello globale, con una diminuzione complessiva delle emissioni totali di CO₂ pari al 10% rispetto all’anno precedente, ottenuta grazie all’adozione di impianti più sostenibili e al miglioramento dell’efficienza energetica in tutte le aree produttive. In Italia, nello specifico, il Gruppo ha ridotto le emissioni di CO₂ del 13% e i consumi energetici dell’8% rispetto al 2022, dimostrando l’efficacia delle politiche di efficientamento adottate. L’ottimizzazione dei consumi idrici rimane un tema importante, con un incremento dell’uso del 20%, su cui il Gruppo sta attuando nuove strategie di ottimizzazione. L’implementazione di pratiche di economia circolare e l’adozione di tecnologie sostenibili in tutte le sedi produttive confermano il ruolo di Branca come leader nella produzione responsabile e nell’impegno verso la sostenibilità.

Valore sociale
Sul fronte sociale, il Gruppo Branca, in particolare nella parte attiva nella produzione e commercializzazione di spirits, ha incrementato la propria forza lavoro dell’8%, raggiungendo un totale di 341 dipendenti, il 99% dei quali assunti a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato, con l’obiettivo di mantenere questa percentuale nel tempo, a conferma dell’impegno verso la stabilità e il benessere delle persone. Il Gruppo ha inoltre investito nella crescita professionale dei dipendenti, con oltre 10.800 ore di formazione erogata nel 2023, includendo programmi su competenze tecniche e trasversali, salute e sicurezza sul lavoro, e benessere psico-fisico.

Governance e resilienza economica
Sotto la guida di Niccolò Branca, esponente della quinta generazione della famiglia, il Gruppo continua a fondare la propria visione sull’Economia della Consapevolezza – un modello gestionale che coniuga crescita economica, responsabilità sociale e rispetto per l’ambiente. Questo approccio, basato sui quattro pilastri di Sostenibilità, Consapevolezza, Qualità e Cura, rafforza l’impegno del Gruppo nel mantenere elevati standard qualitativi e nel perseguire un “utile generativo” che crea valore condiviso.

Mercati e Volumi
Nel 2023 il Gruppo Branca ha consolidato la propria presenza in oltre 160 mercati, registrando una crescita significativa in Europa, Stati Uniti e Argentina, e una recente espansione nel Sud Est Asiatico. I mercati al di fuori dell’Italia rappresentano circa l’80% del fatturato globale, sostenuto da una domanda in costante aumento. La strategia del Gruppo punta a consolidare un forte interesse per i brand in portfolio sia in Italia che sui mercati internazionali, grazie a marchi iconici come Fernet-Branca, Brancamenta, Stravecchio Branca, Antica Formula, Carpano, Punt e Mes, Borghetti e Grappa Candolini, oltre a Vodka Sernova e Gin Spirito Blu, che mantengono un posizionamento competitivo e rilevante. In Italia, Branca ha ulteriormente rafforzato la propria posizione registrando performance positive per tutti i brand. Il volume di prodotto imbottigliato ha raggiunto quasi 80.000 tonnellate, a conferma della solida posizione dei prodotti Branca sia a livello nazionale sia internazionale.

Gli obiettivi per il 2025
Con il 2024 ormai prossimo alla conclusione, il Gruppo Branca si prepara ad aprire un nuovo capitolo di crescita internazionale nell’ambito della produzione e commercializzazione di spirits, che vedrà una progressiva espansione delle occasioni di consumo e una presenza sempre più solida dei suoi prodotti a livello globale. Nel 2025, che celebra il 180° anniversario di Branca, il Gruppo proseguirà su questa traiettoria grazie a una strategia mirata di “de-stagionalizzazione” e “de-regionalizzazione” dei consumi, estendendo il consumo e la distribuzione dei suoi brand a oltre i confini stagionali e geografici tradizionali. Accanto a questo, Branca punta a raggiungere nuove fasce di consumatori, guidata dal motto ‘Novare Serbando’ – un principio che, di generazione in generazione, ha permesso all’azienda di combinare qualità e innovazione nel rispetto della tradizione. Questo motto riassume come il Gruppo gestisca il presente e si proietti verso il futuro, preservando i valori che hanno reso solida l’impresa familiare. Questa espansione proseguirà nel rispetto dei principi ESG, con un modello di business che integra la sostenibilità in ogni fase della catena del valore, rafforzando l’impegno del Gruppo verso una crescita armoniosa e responsabile.

Newlat Food, fatturato a 900 milioni in 9 mesi. Decisiva l’acquisizione di Princes

Con ricavi nei primi nove mesi del 2024 pari a 896 milioni di euro, in aumento del 49,2%, rispetto ai primi nove mesi del 2023 quando erano 600,7 milioni di euro, Newlat Food approva il resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2024. L’EBITDA consolidato del Gruppo è risultato pari a 74,3 milioni di euro, a fronte di 57,1 milioni di euro nello stesso periodo del 2023, con un incremento del 30,1%, mentre l’EBITDA margin si attesta al 8,3%, in lieve diminuzione rispetto al 9,5% registrato al 30 settembre 2023. Al netto dei costi non ricorrenti (costi acquisizione Princes) l’EBITDA normalizzato sarebbe stato pari a € 80,9 milioni con un EBITDA margin pari al 9%. Il risultato operativo (EBIT) consolidato è pari a 194,4 milioni di euro, in netto aumento rispetto ai 31,8 milioni di euro registrato nei primi nove mesi del 2023. A tale risultato ha contribuito il provento da business combination registrato a seguito del consolidamento del Gruppo Princes. Al netto del provento da business combination il risultato netto sarebbe stato comunque pari a 36,4 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto ai 31,8 milioni di euro, grazie ad un’importante crescita operativa del Gruppo. Il risultato netto pari a 170,8 milioni di euro, confrontato agli 18,2 milioni di euro dei primi nove mesi dell’esercizio precedente, conferma che l’acquisizione del Gruppo Princes ha generato un impatto positivo significativo grazie al provento da business combination e all’importante crescita operativa registrata nel corso del 2024. La posizione finanziaria netta adjusted risulta pari a 437 milioni di euro, in aumento di 363 milioni di euro rispetto al dato di chiusura al 31 dicembre 2023 pari a -74 milioni, per effetto dell’acquisizione del Gruppo Princes, ma migliore di oltre 120 milioni di euro rispetto alle stime degli analisti che prevedevano un debito significativamente più alto, considerato il prezzo pagato di GBP 700 milioni per l’acquisizione.

A partire dal 1° ottobre, la funzione Acquisti del Gruppo è stata centralizzata sotto la guida di Angelo Mastrolia, con l’obiettivo di ottimizzare i processi e rafforzare la gestione strategica delle risorse. Un forte impatto avrà anche la nuova organizzazione in tre business unit per lo sviluppo globale del business, suddivise in tre macro-aree: Regno Unito e Irlanda, Italia, Europa e Resto del Mondo. Questa suddivisione assicurerà una gestione efficace e mirata su tutti i mercati, permettendo di adattare le strategie commerciali alle esigenze specifiche di ciascun Paese, migliorando il rapporto con i clienti e incrementando la capacità di rispondere rapidamente alle esigenze e alle dinamiche di ogni mercato di riferimento.

In Italia, sarà completata l’integrazione di Princes Italia (attualmente concentrata sul settore pomodoro) con l’accorpamento di tutte le attività di Princes e Newlat Food, che comprendono la produzione di pasta, prodotti da forno e prodotti speciali. Questa integrazione mira a creare sinergie produttive e operative, consentendo una maggiore flessibilità nella gestione dei rapporti con i clienti, al fine di offrire al mercato un unico interlocutore per tutte le categorie di prodotto. Tale integrazione migliorerà in maniera significativa l’efficienza produttiva e commerciale tra i diversi dipartimenti, facilitando l’offerta dell’intero portafoglio prodotti, ora più ampio e diversificato. Il completamento dell’integrazione è previsto entro il 1° gennaio 2025. La medesima integrazione riguarderà il business di Symington’s – che è già stato commercialmente accorpato sotto la direzione di Princes, guidata da Simon Harrison –, con l’obiettivo di unificare le attività nel mercato britannico, massimizzando le sinergie operative tra le due aziende. Il completamento dell’integrazione è previsto entro il 31 marzo, in linea con la tradizionale chiusura dell’esercizio fiscale del Regno Unito, per assicurare una transizione fluida e rispettare le scadenze dei retailer britannici.

“I risultati dei primi nove mesi del 2024 rappresentano un traguardo straordinario per il Gruppo che riflette la solida generazione di cassa e dimostra al mercato una decisa ripresa della crescita organica del fatturato, particolarmente evidente nel terzo trimestre. I dati confermano che l’acquisizione di Princes ha creato, in soli due mesi, un valore ben oltre ogni più rosea aspettativa per tutti gli azionisti, ponendo solide basi per una crescita significativa negli anni a venire. La guidance del 2025 conferma una solidità finanziaria che ci dà la possibilità di continuare a ottimizzare il costo del debito, consentendoci di valutare l’opportunità di emettere un prestito obbligazionario a condizioni particolarmente competitive, con una durata fino a sei anni e rivolto sia al pubblico indistinto in Italia sia agli investitori qualificati in Italia e all’estero. La nuova emissione, prevista per il primo semestre del 2025, ci consentirà di ridurre significativamente gli oneri finanziari e di ottenere una maggiore flessibilità per accelerare i nostri futuri progetti di crescita e M&A. Ora stiamo ultimando l’integrazione di Princes Italia, attualmente focalizzata sul settore del pomodoro, con le altre attività di Newlat, ovvero pasta, prodotti da forno e prodotti speciali. Questo processo ci permetterà di sviluppare importanti sinergie operative e commerciali sia in Italia che all’estero e di rafforzare ulteriormente la nostra offerta nel settore ‘Italian Food’. Il completamento dell’integrazione è previsto per il 1° gennaio 2025. Infine, l’integrazione di Symington’s in Princes Limited nel mercato britannico sarà completata anche sotto il profilo produttivo e societario entro il 31 marzo, consentendoci di offrire ai retailer una gestione più sinergica ed efficiente dell’offerta del nostro Gruppo nel mercato UK. Siamo convinti che queste iniziative strategiche rappresentino un passo fondamentale per costruire un futuro ancora più solido, sempre di più orientato alla crescita del business e al miglioramento della performance operativa di Gruppo” ha commentato il Presidente Angelo Mastrolia.

Inflazione e smart working frenano il vending: fatturato a -1,77%

Dopo due anni consecutivi positivi, il settore della distribuzione automatica – per cui il nostro Paese è leader a livello internazionale – registra la prima frenata sia di fatturato (-1,77%,) sia di consumazioni (-3,41%): in termini assoluti, il ricavato si attesta a 1,19 mld di euro mentre le vendite a 2,9 mld. Il dato emerge dalle anticipazioni sullo studio sul settore della distribuzione automatica realizzato da Ipsos per Confida, Associazione Italiana Distribuzione Automatica, associazione di categoria che rappresenta a livello nazionale il comparto.

Il calo dei consumi: inflazione e smart working
Contrariamente al percepito, il lavoro da remoto in Italia nel 2024 non ha subito una battuta d’arresto, ma è stabile con oltre 3,55 milioni di lavoratori che lo praticano e con stime di crescita per il 2025. Questo influisce negativamente sul comparto dato che le vending machine si trovano principalmente nelle pubbliche amministrazioni, negli uffici, oltre che nelle scuole e negli ospedali. Inoltre, nonostante la distribuzione automatica sia tra i settori che ha aumentato di meno i prezzi al consumo, i gestori si sono ritrovati ad affrontare da un lato la crescita dei prezzi delle materie prime (specialmente del caffè che rappresenta il 57% delle consumazioni del settore) e dall’altro il ridursi delle consumazioni a causa della contrazione del potere d’acquisto degli italiani per via dell’inflazione.

Specchio di questa situazione l’andamento dei consumi nei primi nove mesi del 2024: il caffè, da sempre re delle consumazioni alle vending machine, perde il -2,92% rispetto al medesimo periodo del 2023. Male anche le bevande fredde (acqua minerale naturale e altre bevande fredde) che registrano un calo del 3,65%, gli snack (-2,81%) e i gelati (-34,35%). I prodotti a registrare un andamento positivo sono gli energy drink (+0,89%), le bevande a base di frutta con bassa (+8,95%) o alta (+3,12%) concentrazione di frutta, gli snack dolci (+4,77%) e salati (+0,52%), e il confectionery (+5,21%).

Transizione 5.0: Confida chiede una semplificazione al Ministero
La riduzione dei consumi, insieme all’aumento dei costi delle materie prime e dei prodotti e alla diminuzione degli incentivi dell’Industria 4.0, ha ridotto anche la vendita delle vending machine (-20,9% nei primi 6 mesi del 2024) che sono fabbricate in Italia ed esportate in tutto il mondo. Pertanto, l’accesso ai nuovi incentivi del piano Transizione 5.0 rappresenterebbe un’importante occasione per il settore del vending. Purtroppo, però, quest’ultimo contiene delle difficoltà burocratiche e interpretative che ad oggi rende impossibile per le aziende del settore accedere agli incentivi. Tutto questo nonostante il fatto che da anni, la distribuzione automatica sta vivendo una vera e propria rivoluzione digitale: il 30% delle oltre 830mila vending machine d’Italia è dotato di app di pagamento; molte delle macchine di nuova generazione sono dotate di schermi touch (+ 20% solo nell’ultimo anno), sono interconnesse con l’azienda di gestione e in grado di ridurre i consumi energetici sia attraverso l’utilizzo di gas più sostenibili sia con una migliore coibentazione della macchina.

“Le imprese di gestione del vending sono state inserite a pieno titolo tra i beneficiari del Piano di Transizione 4.0. Oggi però, pur avendo tutte le caratteristiche per rientrare anche nella Transizione 5.0, comprese quelle di risparmio energetico, non vi possono accedere a causa di alcune disposizioni fortemente restrittive e di difficoltà interpretative. Chiediamo pertanto al Ministero delle Imprese una semplificazione per salvaguardare una produzione importante del nostro Paese che è un simbolo di eccellenza anche all’estero, qual è quella delle vending machine e per rilanciare l’innovazione in un canale distributivo alimentare che conta più di 3.000 imprese e oltre 33mila occupati in tutta Italia” ha commentato Massimo Trapletti, Presidente di Confida.

“La distribuzione automatica non è più soltanto una questione di “pausa caffè”. Il vending oggi è competenza, innovazione e sostenibilità e sta sempre più andando verso “un vending 5.0”, competitivo, moderno e responsabile. Certo l’accesso all’innovazione non è sempre privo di ostacoli. Penso al Piano Transizione 5.0, che è uno strumento di grande potenzialità. Talvolta, però, le imprese della distribuzione automatica, a causa delle loro specificità e delle complessità burocratiche del piano, incontrano delle difficoltà nell’accedere ai benefici. È fondamentale, quindi, lavorare insieme per superare queste barriere e creare un sistema di supporto che faciliti l’accesso ai finanziamenti e alle agevolazioni” ha aggiunto Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio.

Mancanza di competenze: Confida lancia un progetto di recruiting e formazione con Randstad
In un contesto di mercato già complesso, si aggiunge anche la cronica mancanza di personale specializzato nel settore e in particolare di due figure professionali che rappresentano circa il 70% delle risorse umane impiegate in un’impresa di gestione del vending: gli addetti al rifornimento e i tecnici manutentori dei distributori automatici. Da un recente studio condotto da Confida in collaborazione con l’agenzia per il lavoro Randstad è emerso che la maggior parte di queste figure (56%) si ricercano al Nord e che le prime cinque regioni con maggior necessità di collaboratori sono a Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Veneto, il Piemonte e il Lazio. Per cercare di risolvere questa problematica, Confida insieme a Randstad ha dato vita a una campagna di recruiting in tutta Italia, seguita poi dall’organizzazione di corsi di formazione gratuiti finanziati dal Fondo Forma.Temp. In uno scenario caratterizzato da un tasso di disoccupazione basso (6,8%) e un numero di occupati in crescita, il progetto contempla anche alcuni aspetti sociali molto rilevanti, quali iniziative di mobilità territoriale (favorire il trasferimento dei lavoratori dalle zone in cui c’è più offerta di lavoro a quelle in cui c’è più domanda), di recruiting e formazione di personale proveniente da Paesi extra europei oltre a opportunità per ex detenuti.

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